di Autori Vari 1
Premessa
In occasione del Congresso su Giordano Bruno che si è tenuto il 7 maggio 2000, il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato della Santa Sede, ha dichiarato che «la Chiesa cattolica rimpiange profondamente questo triste episodio della storia cristiana». Infatti, come non arrossire davanti alle sofferenze patite da quest'uomo odiato, esiliato, incarcerato e infine arso al rogo nel 1600 a Campo dei fiori, a Roma, la città del Papa? Ma al di là delle solite immagini riprodotte nei libri di Storia, cosa sappiamo veramente dell'autore della Clavis Magna?
Sopra: il Cardinale Angelo Sodano.
La storia di un uomo di grandi convinzioni...
Nato nel 1548 nel Regno di Napoli, il giovane Filippo Bruno studiò in questa città, fin dall'età di undici anni, le arti umanistiche, la logica e la dialettica. Quattro anni più tardi, ossia a meno di sedici anni, questo spirito brillante decise di entrare nell'Ordine predicatore dei domenicani, abbandonando il suo nome per quello di Giordano, ispirandosi al Beato Giordano di Sassonia (1190-1237), un illustre domenicano. Tuttavia, fin dal suo noviziato egli attirò l'attenzione per le sue vedute più che originali, e si distinse per le reiterate critiche contro tutto l'edificio teologico.
I suoi superiori gli consigliarono la discrezione, ma Giordano si sentiva troppo brillante per tacere, al punto che dopo la sua ordinazione sacerdotale si vide imputato di eresia formale per avere, tra le altre cose, negato il valore del Sacramento dell'Eucarestia (1576). Gli fu intimato di spiegarsi a Roma, ma egli persistette nel suo atteggiamento. Infine, non potendo più giustificarsi, Bruno fuggì gettando definitivamente il suo saio da dominicano alle ortiche...
Sopra: ritratto di Giordano Bruno.
A partire da quel momento, la sua storia non è nient'altro che il racconto dei suoi vagabondaggi da un Paese all'altro, da una religione all'altra, la narrazione delle amarezze di un uomo incapace di trovare la pace dell'anima. Dopo aver trovato rifugio in diverse città italiane - notiamo en passant che Roma fu molto paziente verso il nostro perseguitato - nel 1579 si fermò a Ginevra dove aderì al calvinismo, un fatto che più tardi negò durante il processo che ebbe luogo davanti al tribunale dell'Inquisizione di Venezia.
Nondimeno, è stato accertato che l'ex dominicano venne scomunicato dal Sinodo di Ginevra a causa del suo atteggiamento irrispettoso verso i responsabili della Riforma protestante, il che prova che egli era in comunione con i calvinisti. Costretto a fuggire dalla città svizzera, in seguito visitò Tolosa, Lione e Parigi (1581). Fu a Lione che terminò la Clovis Magna («La Grande Chiave»), un'opera sulla memoria. A Parigi godeva ancora di una grande libertà e pubblicò diverse opere che manifestano l'influenza esercitata su di lui dagli scritti di Raimondo Lullo (1233-1316) 2 e da tutta la corrente neo-platonica. Nel 1583, egli si recò in Inghilterra e per un po' di tempo ottenne la protezione della regina Elisabetta I (1533-1603), e l'amicizia di Sir Philip Sidney (1554-1586).
Per provare la sua riconoscenza ai suoi nuovi padroni, Bruno pubblicò il più oltraggioso dei suoi attacchi contro il cattolicesimo: Spaccio della Bestia trionfante (1584). Visitò Oxford, dove avrebbe voluto insegnare, ma davanti al rifiuto dei responsabili dell'Università, poco inclini a lasciare una cattedra nelle mani di un uomo così malfermo nelle sue convinzioni, pubblicò un libello vendicatore, intitolato La cena delle ceneri, in cui calunniò il corpo docente, accusandolo di gustare più la birra del greco...
Sopra: i frontespizi dei due libelli scritti da Giordno Bruno: Spaccio della Bestia trionfante e La cena delle ceneri.
Così, nel 1585, Bruno dovette ritornare in Francia. Deluso dalla sua «avventura protestante», egli desiderava riconciliarsi con la Chiesa, ma si rifiutò di rientrare nell'Ordine domenicano come gli venne chiesto. Nel 1587, il nostro vagabondo visitò la Germania, senza avere perso nulla della sua audacia: a Helmstadt, venne nuovamente scomunicato, ma questa volta dai luterani. Dopo aver passato qualche tempo a Francoforte, nel 1591 Giordano Bruno parti per Venezia, su invito di un mecenate della famiglia dei Mocenigo, che nutriva un grande interesse per le sue teorie sull'esercizio della memoria.
Ma non riuscendo ad ottenere da Bruno i segreti della sua «magia», lo denunciò all'Inquisizione che dovette riaprire ancora una volta il suo dossier. Questa volta la misura era colma: Bruno venne arrestato. Durante il suo processo, cercò di rifugiarsi dietro l'argomento della «verità a doppio cassetto»: egli riconobbe gli errori che gli venivano imputati, ma pretese di averli professati in quanto filosofo e non in quanto cristiano, ignorando l'adagio che vuole che la filosofia sia l'ancella della teologia... Comprendendo l'inutilità del suo ragionamento, Bruno riconobbe i suoi errori davanti alla Chiesa e li abiurò solennemente 3.
Sopra: Giordano Bruno davanti ai giudici dell'Inquisizione romana.
L'inquisizione romana, che non lo aveva dimenticato e aveva avuto il tempo di fare esaminare le sue opere, chiese allora la sua estradizione. Nel febbraio 1593, Bruno fu mandato a Roma dove trascorse sei anni in prigione. La Chiesa volle esercitare fino alla fine la pazienza e la clemenza ma, davanti all'atteggiamento di Bruno, ricaduto ancora una volta nei suoi errori, aprì un processo nella primavera del 1599.
Dopo un tentativo estremo di chiamata alla conversione che l'ex domenicano rifiutò, nel gennaio del 1600 fu riconosciuto colpevole di eresia, e, come era d'uso, venne rimesso nelle mani della giustizia civile (il cosiddetto «braccio secolare») che lo condannò ad essere bruciato vivo a Campo dei fiori, nel centro di Roma. Era il 17 febbraio 1600.
Sopra: Giordano Bruno condotto al rogo.
Una «filosofia» superata
Contrariamente a ciò che viene detto, Giordano Bruno non è mai stato condannato per la sua difesa del sistema copernicano, né per la sua teoria sulla pluralità dei mondi abitati, ma per le conclusioni teologiche erronee che trasse da queste idee. Egli cadde nello stesso difetto in cui più tardi cadde anche Galileo Galilei (1564-1642): utilizzare la scienza contro la fede, mentre entrambe hanno la propria estensione, vale a dire che occupano un loro dominio esclusivo, che non possono né contraddirsi, né confondersi, ma che si completano in un tutto armonioso.
D'altra parte, il suo sistema filosofico era assai incoerente: per Bruno Dio e il mondo sono una cosa sola. Materia e spirito, corpo e anima sono le due facce della stessa sostanza. Anche il globo terrestre ha un'anima, come le pietre... Ma per che conosce i principî fondamentali della filosofia speculativa, il pensiero di Giordano Bruno è incoerente: infatti, com'è possibile confondere il Motore Primo, Dio, con la creazione che ha messo in movimento senza cadere nell'assurdità? Ciò significa non distinguere l'effetto dalla causa.
Come sostenere che le pietre hanno un'anima quando il possesso di un'anima è proprio di chi chi detiene il movimento di sé? E infine, come confondere materia e spirito, sapendo che ogni sostanza opera secondo ciò che è: i frutti dello spirito (pensieri, idee, giudizi, ecc...) non sarebbero dunque separati da quelli della materia (sensazione, ecc...)?
Alla base di tutti questi errori, si ritrova l'antica concezione sostenuta dagli eleatici quattro secoli prima della nostra era. Per questi filosofi, la pluralità degli esseri non poteva provenire dallo stesso Essere: ad esempio, la differenza che esiste tra l'acqua e il vino è sono solamente di ordine superficiale, giacché l'essere in sé è unico. Tutto è uno, Dio, l'uomo e il mondo...
Si finisce rapidamente nel panteismo, l'errore che identifica Dio e il mondo 4. Ma Bruno intendeva fare tabula rasa di ogni tradizione: egli criticò Aristotele (384-322 a.c.) senza portare un solo argomento decisivo contro la sua dottrina; disprezzava gli scolastici, eccetto San Tommaso d'Aquino (1225-1274) che pretendeva di rispettare, mentre quest'ultimo fu il più fedele commentatore di Aristotele!
Invano si cercherebbe una logica nei passi di Giordano Bruno. In effetti, il suo atteggiamento verso la religione è largamente imbevuto di razionalismo. Persino un pastore protestante contemporaneo ha affermato di scorgere in lui «un uomo di grande capacità, dotato di un scibile immenso, ma privo di un'oncia di spirito religioso».
Un documento: Giordano Bruno preso in castagna
Per mettere fine ad ogni polemica e per rimanere ai fatti, lasciamo la parola ad un uomo che ha conosciuto di persona Bruno, senza per questo frequentarlo assiduamente e prendere posizione pro o contro di lui: si tratta di Guillaume Cotin, un religioso dell'abbazia del Saint Victor, a Parigi. Nato ad Orléans, egli entrò a Saint Victor nel 1564 dove occupò successivamente l'ufficio di sotto-cantore, cantore e bibliotecario. Amante delle novità, il nostro uomo era molto curioso: egli scrisse nel suo diario ciò che vide, che sentì, le persone che incontrò...
Naturalmente, si interessò al «caso» Giordano Bruno all'epoca del suo secondo lungo soggiorno a Parigi nel dicembre del 1585 (o giugno-luglio del 1586), o subito dopo il suo distacco dagli anglicani. Alcune pagine del suo diario sono state pubblicate; in esse emerge il carattere violento e volubile dell'ex frate...
- 7 dicembre 1585
- 28 e 29 maggio 1586
Questo triste episodio della storia cristiana - per riprendere le parole del Cardinal Sodano - è ricco di insegnamenti a più di un titolo. Esso manifesta soprattutto la pazienza della Chiesa verso un uomo che ha potuto insegnare per decenni i suoi errori senza essere realmente infastidito. Ma la bontà non deve degenerare nella debolezza. Non si può voler vivere in una società e al tempo stesso rovinare le fondamenta soprannaturali che la vivificano.
Attaccando tutto l'edificio cattolico, Giordano Bruno si mise in qualche modo «fuorigioco», e da allora scelse di assumersene tutte le conseguenze. Se dobbiamo rimpiangere qualcosa, è che uno spirito così brillante come Giordano Bruno si sia distaccato a poco a poco dalla realtà e abbia abdicato alla sua attitudine di conoscere e possedere la vera felicità che «risiede nell'umile contemplazione delle cose divine» 8.
Com'é nella logica delle cose, per il fatto di essere stato condannato dalla Santa Inquisizione, come d'altronde Galileo Galilei, e prossimo alla magia, anche Giordano Bruno è diventato un «eroe» della Massoneria, la corifea del libero pensiero e la vera nemica della Chiesa cattolica. Le immagini sottostanti testimoniano questa vicinanza spirituale.
Logo della Loggia Giordano Bruno, di Ferrara in occasione del 40º Anniversario di fondazione. Questa Loggia (nº 852) appartiene all'obbedienza del Grand'Oriente d'Italia.
L'interno del tempio massonico di questa Loggia ferrarese.
Sopra: sorta di francobollo massonico dedicato a Giordano Bruno, «martire del libero pensiero» fatto stampare del Grand'Oriente d'Italia in occasione del quarto centenario della morte dell'ex frate.
Sopra: Roma, Campo dei Fiori, 9 giugno 1889, inaugurazione della statua di Giordano Bruno, opera di Ettore Ferrari (1845-1929), Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia dal 1904 al 1917 e Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico e Accettato dal 1917 al 1929 anno della sua morte. «A Bruno, il secolo da lui divinato qui dove il rogo arse» è l’iscrizione del filosofo Giovanni Bovio (1837-1903) alla base del monumento. Bovio, massone, fu oratore ufficiale della cerimonia di inaugurazione.
Sopra: da sinistra, Ettore Ferrari e Giovanni Bovio.
Note
1 Traduzione dell'originale francese del capitolo «Giordano Bruno, martyre de la pensée moderne» (pagg. 117-122), estratto dall'opera Croisades, Inquisition... Faut-il demander pardon? (éditions du M.J.C.F., Parigi 2001). 2 Raimdondo Lullo è stato un filosofo, uno scrittore, un teologo, un logico, un mistico e un missionario spagnolo, ma anche un alchimista e un astrologo. Nonostante le sue idee eterodosse e la sua filosofia (neo-platonica), Lullo è stato beatificato da Papa Pio IX per la sua morte eroica. 3 Cfr. D. Berti, Doc. XII, 22 e Doc. XIII, 45. 4 Aristotele distrusse tutto questo edificio filosofico mediante la distinzione dell'atto e del potere (l'essere capace di possedere tale perfezione, ma non che non l'ha ancora - l'acqua fredda, ad esempio, capace di ricevere il caldo - distinto dell'essere che la possiede - l'acqua effettivamente calda). 5 «Poiché questo è il mio corpo»: formula consacratoria dell'ostia durante la Messa. 6 Il collegio di Cambray era situato nell'area dell'attuale Collegio di Francia. 7 Cfr. L. Auvray, Giordano Bruno à Paris d'après le témoignage d'un contemporain («Giordano Brunoa Parigi secondo la testimonianza di un contemporaneo»), Parigi 1901, pagg. 10-11; 14-15. 8 Cfr. Aristotele, Ethique à Nicomaque, X, 7.
|