di Padre Jean Nicolas Grou s. j. (1731-1803) 1
I. Sono i peccati degli uomini che hanno appeso Gesù Cristo alla croce. I giudei non son stati che strumenti della giustizia divina. Gesù Cristo si era addossati i peccati del mondo, e Dio, dimenticando, per così dire, che era il suo Figlio prediletto, riversò su Lui tutti i rigori della Sua giustizia, e lo diede alla morte. Egli è stato colpito, dice il profeta, dalla mano di Dio a causa dei nostri peccati. Se Gesù Cristo, per espiare dei peccati che non aveva commesso, non ha trovato in suo Padre alcuna clemenza, che sarà dei peccatori stessi, quando una morte impenitente li farà cadere nelle mani di Dio? Se, come ha detto il Salvatore, il più grande rigore è stato esercitato sull'albero ferace e sul legno verde, che farà egli del legno secco e dell'albero sterile e infruttuoso?
II. Il più piccolo sentimento di dolore, la più piccola umiliazione erano nel Figlio di Dio di un merito infinito. Eppure Egli ha voluto, per espiare i nostri peccati, passare per ogni genere di dolore e di obbrobri, reputando necessario di assorbire fino in fondo il calice della collera divina. E come potrà una meschina creatura, colpevole davanti a Dio, trovare dei dolori e dei tormenti infiniti, e delle forze per sopportarli, per soddisfare l'infinita gravità delle sue colpe?
III. Poiché le soddisfazioni di una creatura colpevole verso Dio, sono limitate e senza proporzioni con la infinita sua grandezza, la giustizia divina ne prenderà vendetta infinita nell'eternità senza fine. Avverrà di questa terribile giustizia, come della misericordia divina: questa è infinita, perché dataci dai meriti infiniti del Figlio di Dio, nostro Salvatore; quella sarà infinita, perché i suoi rigori non avranno termine. È dunque una cosa terribile e spaventosa cadere nelle mani del Dio vivente.
IV. Il Calvario è come un teatro dove risplendono l'infinita giustizia e l'infinita misericordia di Dio. Vi troviamo la giustizia infinita di Dio, nella terribile vendetta che egli prende sul proprio Figlio. Vi troviamo la Sua infinita misericordia nell'accettazione del sacrificio della Sua vita, per l'espiazione dei nostri peccati. Senza purificazione dell'anima nel sangue prezioso del Salvatore, noi non potremmo essere oggetto della misericordia, ma bensì diverremo oggetto della giustizia, i cui rigori saranno infiniti in sé e nella loro durata.
Note
1 Cfr. Caratteristiche della vera devozione, Casa Editrice Serafino Majocchi, Milano 1951, pagg. 99-100.
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