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«Non introdurrai questo abominio
in casa tua, perché sarai come esso votato allo sterminio;
lo detesterai e lo avrai in abominio, perché è votato allo
sterminio» (Dt 7, 26). |
Quando leggiamo
nei rotocalchi di cronaca rosa che questa o quest'altra star
di Hollywood si è avvicinata alla Kabbalah non dobbiamo
dimenticare in cosa consista l'iniziazione a questa dottrina
satanica che conduce all'auto-deificazione. Non a caso, questa
pseudo-religione sessualizzante è anche quella praticata dall'élite
occulta degli
Illuminati
che domina Hollywood e tutto il mondo dell'intrattenimento.
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Premessa
Il fatto che un importante ebreo
sefardita come Avi ben Mordechai insegni contemporaneamente
il misticismo della Kabbalah e il Vangelo dovrebbe farci
capire che la Kabbalah e la cabalizzazione del
cristianesimo non sono storia passata, ma una realtà attuale. Se
non fosse per la diffusione di questa dottrina esoterica fatta dai
vari media - anche se viene ancora ritenuta «segreta» -
questo scrittore non avrebbe avuto accesso così facilmente a molte
informazioni. Non illudetevi: le dottrine che vengono divulgate non
sono tutto quello che la Kabbalah contiene, né le persone
normali ricevono tutte le informazioni che ottengono coloro che sono
all'interno della cerchia degli adepti. La Kabbalah viene
divulgata per uno scopo.
Scrive il newager Benjamin Creme
nel libro
The Reappearance of the Christ & The Masters of Wisdom:
«Attraverso l'iniziazione massonica e certi gruppi esoterici si
giungerà al processo di iniziazione. In questa Nuova Era, milioni di
persone potranno accedere alla prima e alla seconda iniziazione
attraverso queste istituzioni trasformate e purificate»
2. Nella sua opera
Initiation: Human and
Solar, la britannica Alice Ann Bailey (1880-1949), terza
presidentessa della
Società Teosofica,
rivela il piano per dispensare l'iniziazione universale
all'interno delle chiese cristiane: «Prima che passino molti
secoli, gli antichi misteri verranno ripristinati, e si formerà
un corpo interno alla Chiesa - il cui nucleo si sta già
abbozzando (siamo nel 1922; N.d.T.) - all'interno
del quale la prima iniziazione diverrà esoterica, in questo
senso, che l'iniziazione stessa, in precedenza molto lunga, sarà
la cerimonia più sacra della Chiesa compiuta esotericamente come
uno dei misteri rivelati in determinati periodi, svelato a coloro
che sono coinvolti» 3.
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Avi ben Mordechai |
Benjamin Creme |
Alice Ann Bailey |
Prima iniziazione
Molti riferimenti e insegnamenti del
Talmud sono presenti anche nella Kabbalah. Alcuni
affermano che l'uno non avrebbe nulla a che vedere con l'altro, o
che ciò non costituirebbe un problema. Inoltre, si sostiene che
poiché la Kabbalah è considerata una forma di «saggezza
orale
segreta» (e lo è ancora), i pre-iniziati dovrebbero
raggiungere una certa età prima di poterla studiare. In passato,
c'era stata una grande controversia a riguardo dello studio della
Kabbalah, anche quando veniva insegnata rispettando certe
restrizioni. C'era stato «un plurisecolare divieto rabbinico
riguardante la diffusione di certe pratiche cabalistiche fra coloro
che erano sotto i quarant'anni e non conoscevano sufficientemente la
Bibbia e il Talmud» 4. Altri
scrittori ebrei confermano queste asserzioni: «La Kabbalah e il
misticismo ebraico non venivano
tradizionalmente insegnati alle
persone fino all'età di quarant'anni, ossia fin quando non avevano
completato la loro istruzione sulla Toràh e sul Talmud»
5. Secondo lo studioso canadese Colin Low,
molti adepti avrebbero iniziato a studiare la saggezza cabalistica
in tenera età: «Il cabalista Isaac Luria (1534-1572) iniziò lo
studio della Kabbalah all'età di diciassette anni, e morì all'età di
trentotto! Il suo famoso contemporaneo Moshe Cordovero (1522-1570)
iniziò a studiarla all'età di vent'anni» 6. Low
spiega che la restrizione relativa all'età non era molto estesa, ma
era richiesta dagli ebrei askenaziti (dell'Europa dell'Est).
Tuttavia, gli ebrei sefarditi (spagnoli) non erano della stessa
opinione. «Questa proibizione è venuta dagli ebrei askenaziti, e
non è mai stata applicata dagli ebrei sefarditi. La base storica di
questa "regola" proviene dagli oppositori della Kabbalah all'interno
del giudaismo che (con successo) tentarono di restringerne lo
studio. Alla radice di tutto questo c'è l'eresia del falso messia
Sabbatai Zevi (XVII secolo), la quale diede luogo all'apostasia di
un gran numero di ebrei che abbandonarono l'ovile ortodosso»
7.
In un articolo del 1996, Colin Low ha
citato rabbi Ariel Bar-Zadok, un ebreo
ortodosso sefardita (come Avi ben Mordechai) che ha dichiarato di
essere favorevole ad un'età più bassa: «Non sono solidale con
qualunque cosa che non sia la Kabbalah pura e autorevole. Ricorda,
"Kabbalah" vuol dire "ricevere". Io sono un rabbino ortodosso
sefardita, ordinato a Gerusalemme. Insegno solamente a partire dai testi
autentici [...]. A proposito, secondo il Rabbino Capo
d'Israele, rabbi Ovadiah Yosef (Yehaveh Da'at 4,47), citando rabbi
Moshe Cordovero, una persona deve avere vent'anni e non quaranta per
poter studiare la Kabbalah. Questo è l'Halakhai»!
8.
Il termine «Halakha» si riferisce
al «modo o percorso». «"Halacha" vuole dire "modo" o
"percorso". L'Halacha è l'applicazione della Legge (Toràh) nel
vivere quotidiano. Il punto di vista tradizionale è che l'Halacha
dovrebbe essere deciso da coloro che sono ben informati in tutti gli
aspetti della legge ebraica. Poiché l'Halacha di ogni generazione
viene deciso dai più grandi studiosi della Toràh - e la Toràh non
cambia - di solito c'è stato un piccolo cambiamento nell'Halacha nel
passaggio da una generazione all'altra» 9.
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Colin Low |
Sabbatai Zevi |
Ariel Bar-Zadok |
Dal Talmud alla Kabbalah
Il collegamento tra gli insegnamenti
talmudici e la Kabbalah è confermato nell'«Ipertesto
Halacha», di Project Genesis, che è frequentato da ebrei
ortodossi e che è collegato a siti come Jewish Roots («Radici
ebraiche») o Larry Rowland's Messengers of Truth («I
Messaggeri della Verità di Larry Rowland») 10.
Ad esempio, nelle meticolose istruzioni riguardanti i capelli delle
donne leggiamo nella Mishnah:
Molti paragrafi successivi in questo
stesso Siman nella Mishnah del Talmud sono un
riferimento allo Zohar, che fornisce istruzioni più
particolareggiate.
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«MB 14: Egli vuole dire
che a parte il cappello sulla testa, la donna deve indossare una
bandana costituita da un pezzo di materiale che
deve legare
strettamente insieme i capelli in modo da non farli uscire; e
per quella
piccola quantità di capelli che è impossibile contenere e
che potrebbe fuoriuscire dalla bandana, il Rashboh è clemente (vedi Chasam
Sofer Siman 36)».
-
«Lo Zohar (un commentario
mistico della Toràh di origina mishnaica, compilato da rabbi
Shimon bar-Yochai), in "Sidra Noso", è estremamente severo. Non
uno dei capelli di una donna dovrebbe essere visibile, in quanto
"porta povertà sulla sua famiglia, rende i suoi figli privi di
valore rispetto alla loro generazione e causa la presenza di uno
spirito
cattivo nella sua casa. La cosa è ancora più grave se
lei compie questo gesto in pubblico. Perciò, esigiamo che una
donna non permetta anche a quelli di casa sua di vedere un solo
capello della sua testa. E se lei si comporterà così, è scritto
(nei Salmi) che "i suoi figli (saranno) come piante di olivo -
che è superiore agli altri alberi - e i suoi figli supereranno
tutti gli altri figli; la volontà di suo marito, inoltre,
riceverà benedizioni da cima a fondo, sarà benedetto con
ricchezza, con i figli e i figli dei suoi figli". Questa è una
breve versione delle parole dello Zohar. E il "Magen Avrohom"
dice che la donna dovrebbe comportarsi secondo lo Zohar. E il
trattato "Yoma" menziona una particolare donna che a causa della
sua modestia estrema (quelli di casa non videro mai uno solo dei
suoi capelli) che meritò che (sette) Sommi Sacerdoti scendessero
da lei» 12.
Nell'opera
Jewish Mystical
Traditions, Zos Imos spiega la transizione dello studente
dall'haggadah talmudica ad esperienze mistiche molto potenti,
che si sparsero come un «fuoco» rinnovatore in tutta la Diaspora e
portarono allo sviluppo della Kabbalah: «Lo studio di
queste misteriose visioni e dei simboli, secondo l'"haggadah"
talmudica, o commentario dei "detti" o resoconti del Tanak (le sacre
scritture), parla della discesa di quel "fuoco" sull'espositore dei
rotoli profetici mentre era in uno stato sacro di contemplazione. In
contrasto, tale
meditazione potrebbe condurre ad un'"ascesa" (ad
imitazione di Elia) che potrebbe condurre fuori strada colui che non
è preparato, ma che potrebbe, come nel caso di rabbi Akiva, portare
ad un'ascesa e discesa nella "pace perfetta" (Scholem, 1991)».
«Questo viaggio del saggio attraverso i regni più elevati
(spesso, sette livelli) viene accompagnato dalla preghiera, dal
digiuno e dalla recita di salmi sacri. Esso richiede anche la
conoscenza dei vari "nomi degli angeli", in modo tale che un
"sigillo" o un incantesimo potrebbe essere praticato per facilitare
il viaggio (Wald, 1988). L'apice di questa ascesa è la visione del
Trono di Gloria, e con essa la "kedushah" o "santificazione"
mediante la
Presenza Divina. Tuttavia, questa Presenza rimane qualcosa di
separato, una realtà così Santa che la visione della sua presenza è
la santificazione più elevata, cosicché l'uomo e Dio rimangono
distinti, e la visione del "sar ha-panim", il "principe dal volto
divino" è la benedizione suprema. Ciò è simboleggiato dal "kavod",
o Gloria di Dio.
Questo primo sviluppo venne largamente diffuso in
tutto il Diaspora nelle comunità ebraiche. A partire dal X secolo,
il "Sefer Yezirah" venne composto, e divenne la guida mistica
di ogni ebreo contemplativo nel corso degli ultimi mille anni. In
questo libro, troviamo menzione delle dieci Sephirot, il "Libro della
Creazione" in cui i percorsi della saggezza e le ventidue lettere
degli elementi della natura permettono al saggio di conoscere la
divina sapienza. Questo lavoro, insieme alla tradizione della Merkabah, preparò la comparsa di una matura tradizione meditativa,
nota come Kabbalah (Bischoff, 1985; Verman, 1992)»
13. Un passo della Prima Lettera di San
Giovanni (1 Gv 4, 12) afferma: «Nessuno mai ha visto Dio».
Ciononostante, gli iniziati dicono di aver visitato nel corso della
loro ascesa il «Trono della Gloria». Il «principe dal
volto divino» potrebbe essere il principe del potere dell'aria o
Lucifero stesso. Il termine talmudico «haggadah»
appena visto è piuttosto notevole. Secondo lo studioso ebreo Hyam
Maccoby (1924-2004), «l'Haggada (fondata principalmente sui
Midrash) è l'aspetto poetico del fariseismo, e comprende leggende
popolari, parabole, fantasie singolari e speculazioni metafisiche»
14. Il pastore giudaizzante Peter
A. Michas ritiene che il Nuovo
Testamento sia simile agli Halakah e Haggada
menzionati più sopra: «Il Nuovo Testamento rientra nel modello
dell'opera tradizionale ebraica della Toràh, della
Mishnah, dell'Haggadah, dell'Halakah, del Talmud e dei Midrash, ma
ispirato da Dio stesso tramite persone comuni»
15. Il summenzionato Merkabah è un
riferimento ai mistici che furono i precursori dei cabalisti
medievali, e che operarono mediante i poteri planetari
(l'Astrologia) 16. L'opera
On The
Kabbalah And Its Symbolism, di Gershom Scholem
(1897-1982), spiega così una porzione del rituale dei cabalisti e il
Merkabah dei mistici: «In linea con i principî generali
qui esposti, il cabalista si sforza fin da subito di ancorare il
rituale del giudaismo rabbinico al mito attraverso la pratica
mistica. I primi tentativi riguardano primariamente la liturgia e
tutto ciò ad essa collegata. I riti estatici, attraverso cui i primi
mistici ebrei merkabah dei tempi talmudici effettuarono l'ascesa
dell'anima a Dio, furono sostituiti, attraverso il
kavvanah, dal rituale di preghiere che presto rivelò pericoli e
abissi insospettati per l'adoratore ingenuo»
17.
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Hyam
Maccoby |
Peter Michas |
Gershom Scholem |
La Sacra Scrittura ci dice che nessuno ha visto Dio, o
è asceso al Cielo, eccetto Gesù Cristo: «Eppure nessuno è mai
salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal
cielo» (Gv 3, 13). San Paolo ritiene che il cercatore di
Dio sia Gesù Cristo, «il solo che possiede l'immortalità, che
abita una luce inaccessibile; che nessuno fra gli uomini ha mai
visto né può vedere» (1 Tm 6, 16). Nonostante l'estremo
pericolo spirituale che sono esposti gli studiosi dei Midrash,
del Talmud, dell'Haggadah, ecc..., gli allievi di
Peter Michas e gli altri leader di Hebraic Roots
vengono esortati a studiare questi libri. Certamente, i dirigenti di
Hebraic Roots sanno che questi studi hanno a che fare con il
misticismo e con l'occultismo pratico.
Il cabalista Colin Low
afferma che la dottrina delle Sephirot, o
la visione esoterica del modo in cui Dio si manifesta, fu stabilita
a partire dal XII secolo, e che questa dottrina segreta è quasi identica a quella che
viene
insegnata oggi. «Fin dal Medioevo, molti sviluppi teosofici hanno
avuto luogo, e soprattutto una descrizione dei "processi" all'interno
di Dio, e una prospettiva estremamente esoterica della creazione
descritta come un processo in cui Dio si manifesta in una serie di
emanazioni. Questa dottrina delle "Sephirot" può essere trovata in
forma rudimentale nello "Yetzirah", ma già ai tempi della
pubblicazione del libro "Bahir" (XII secolo) era giunta ad una
forma leggermente diversa da quella assunta oggi» 18.
Le dottrine segrete della Kabbalah violano palesemente il
comando di Dio: «Non si trovi in mezzo a te chi immola, facendoli
passare per il fuoco, il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita
la divinazione o il sortilegio o l'augurio o la magia; né chi faccia
incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi
interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al
Signore» (Dt 18, 10-12).

L'Adam Kadmon
Avi ben Mordechai, che viene lodato da
rabbi James Scott Trimm della
Society for the Advancement of Nazarene Judaism (SANJ)
e dagli altri leader di Hebrew Roots, si spinge fino
ad insegnare ai cabalisti che le Sephirot sarebbero un mezzo
per ottenere la grazia: «Ma c'è qualcosa di più nell'uso della
parola "grazia" che si lega potentemente ad un insegnamento nel
giudaismo chiamato "Torat HaSod", il quale descrive un attributo
emanato da Dio detto "Tiferet", che è parte di quel
qualcos'altro che sono le sette Sephirot più basse dell'Adam Kadmon»
19. Il Tiferet e le sette Sephirot
dell'Adam Kadmon menzionati da Avi ben Mordechai sono
chiaramente un riferimento agli insegnamenti talmudici e
cabalistici. Per capire e sostenere questi insegnamenti occorre
essere coinvolti negli insegnamenti del misticismo ebraico: la Kabbalah
e l'occulto. Gershom Scholem collega le Sephirot al
Merkabah, che era lo sconosciuto e trascendente «mondo degli
archetipi», dove per archetipo si intende «il modello originale
di cui tutte le cose sono rappresentazioni o copie»: «...e quando
queste dieci Sephirot furono rese manifeste, qualcosa di
corrispondente a quella forma suprema divenuta visibile ad ogni
altra creatura, come è scritto: "Come un'ombra sono i nostri
giorni sulla terra! (Gb 8, 9), ossia, i nostri giorni sono una mera ombra
della trascendenza dei "giorni primordiali", e tutti gli
esseri creati, l'uomo terreno e tutte le creature di questo mondo, esistono
secondo l'archetipo ("dugma") delle dieci Sephirot. Nel linguaggio
dei cabalisti, questo mondo degli archetipi è stato spesso chiamato
"Merkabah", il "carro di Dio" [...]. Ogni dettaglio nel
rituale della Toràh è connesso ad una parte specifica del Merkabah.
Queste "parti" formano indubbiamente un organismo misterioso. Ogni
comandamento ha un principio elevato e una fondazione segreta che
non possono essere dedotte da nessun altro comandamento tranne che
da questo in particolare, l'unico che contiene tutti i misteri; ma
dal momento che Dio è uno, così tutti i comandamenti formano insieme
l'unico potere, quello della vita divina e infinita. La Toràh, come
la totalità di questi comandamenti, è radicata in questo mondo
divino, il pleroma delle Sephirot» 20.
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James
S. Trimm |
Merkabah |
Nella sua introduzione all'opera
The Kabbalah Unveiled,
Samuel Liddell MacGregor Mathers
(1854-1918), uno dei fondatori dell'Hermetic
Order of the Golden Dawn, afferma che l'unità
delle dieci Sephirot rappresenta l'Adam Kadmon.
«Nella loro totalità e unità, le dieci Sephirot rappresentano l'uomo
archetipo, ADM QDMVN, Adam Kadmon, il Protogonos. Se si osservano le
Sephirot che costituiscono la prima triade, è evidente che esse
rappresentano l'intelletto; per tale ragione questa triade è stata
chiamata "il mondo intellettuale", OVLM MVShKL, Olahm Mevshekal. La
seconda triade
corrisponde al "mondo morale", OVLM MVRGSh, Olahm Morgash. La terza
rappresenta il potere e la stabilità, ed è perciò chiamata "il mondo
materiale", OVLM HMVTBO, Olahm Ha-Mevetbau. Questi tre aspetti stati
chiamati "le facce", ANPIN, Anpin. Ecco formato l'Albero della Vita,
OTz ChIIM, Otz Chiim; la prima triade che è messa al vertice, mentre
la seconda e la terza sono sotto, in maniera tale che le tre Sephirot maschili sono sulla destra, le tre femminili sulla
sinistra, mentre le quattro Sephirot che uniscono occupano il
centro. Questo è l'Albero della Vita cabalistico dal quale tutte le
cose dipendono. Vi è una considerevole analogia tra questo e l'albero Yggdrasil degli scandinavi»
21. L'Adam Kadmon di cui parla Avi
ben Mordechai è il l'insegnamento cabalistico dell'«Uomo
Primordiale». The Encyclopedia of Hasidism definisce
l'Uomo Primordiale come l'Adamo fisico fatto ad immagine dell'Adamo
spirituale, un concetto che esprime il principio occulto «come
sopra, così sotto». «Uomo primordiale. I primi mistici
deducono da Gn 1, 26 ("Facciamo l'uomo a nostra immagine") che
l'Adamo fisico fu creato sul modello di un Adamo spirituale che è
esistito nel mondo celestiale. (Vedi anche Ez 1, 26: "...una figura
dalle sembianze umane"). Più tardi, questa idea divenne parte della
prospettiva mistica del cosmo in cui tutto sulla Terra aveva una sua
copia nel regno della Divinità» 22.
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MacGregor Mathers |
The Kabbalah... |
La succitata opera di Gershom Scholem On the Kabbalah and Its
Symbolism identifica il dio delle Sephirot come Adam
Kadmon, il Primo Uomo. Riferendosi alle Sephirot, egli spiega il
simbolismo utilizzato che conduce all'inganno secondo cui Dio è
l'uomo e l'uomo è il dio nascente. «Ma in
nessun
altro luogo, credo, c'è il contenuto mitico più evidente che nel simbolismo che
identifica questo Dio delle Sephirot con l'uomo nella sua forma più
pura, l'Adam Kadmon, l'Uomo Primordiale. Qui, la divinità che può
essere conosciuta dall'uomo è l'uomo stesso, il
Primo Uomo. Il grande nome di Dio nel suo spiegamento
creativo è Adamo, come affermano i cabalisti a proposito
della forza della Gematria, o equazione numerica (l'isopsefia)
[...]. Il Bahir aveva parlato delle "sette forme sacre di Dio",
che corrispondono ognuna ad una parte del corpo umano. Da qui
all'Adam Kadmon il passo è breve, una concezione dalla quale
l'antropomorfica prospettiva mitica di Dio non ha mai cessato di
tracciare una nuova giustificazione [...]. Il pensiero
esoterico dello Zohar [...] riguarda principalmente il mondo
primordiale dell'uomo, sia come creatura che come l'increato
Adam Kadmon. Questo mondo segreto della Divinità manifestato nel
simbolo dell'uomo è duplice; è il mondo dell'uomo "interiore", ma è
anche il regno che si svela solamente alla contemplazione del
credente, e che lo Zohar chiama il "segreto della fede", raza
de-mehemanutha» 23. L'Adam
Kadmon viene spesso collegato alle luci che emanano dalle
orecchie, dalla bocca e dal naso dell'Uomo Primordiale, o
Dio. «Nel Pleroma, sorgono gli archetipi di ogni essere - le
forme - determinati dalla struttura delle Sephirot, dall'Adam Kadmon
e dal Dio creatore che partecipa alla Creazione [...]. Dalle
orecchie, dalla bocca e dal naso dell'Uomo Primordiale escono luci
che producono configurazioni profondamente ignote, stati dell'essere
e mondi interiori che vanno oltre la penetrazione della mente umana,
anche nella meditazione. Ma il piano centrale della Creazione è
originato dalle luci che risplendono in una strana rifrazione dagli
occhi dell'Adam Kadmon. I vasi, che consistono in
misture di luci più basse, furono progettati per ricevere la luce
possente delle Sephirot dai suoi occhi e servire da vasi e strumenti
della Creazione» 24.
L'Adam Kadmon
viene anche descritto come colui che ha «cinque facce». «...in
cinque figure, o configurazioni, che Luria chiama "partsufim", "facce
di Dio" o dell'Adam Kadmon, l'Uomo Primordiale ricostruito nel mondo
di "tikkun". Queste cinque facce sono l'"arikh", "che soffre da
molto tempo"; il
Padre; la Madre; lo "ze'l'ir' l'anpin", l'"impaziente"; e
il suo complemento femminile, la "Shekhinah...»
25.
Una divinità
androgina?
I cabalisti insegnano che Dio è
contemporaneamente maschio e femmina, e quando parlano
dell'«uomo» si riferiscono sempre a questi due aspetti. Secondo
l'interpretazione cabalistica dei versetti del Libro della Genesi,
l'Adam Kadmon è androgino: «Maschio e e femmina li
creò» (Gn 1, 27), così come viene detto nel
Theosophical Glossary e in The Secret Doctrine di
Helena Petrovna Blavatsky
(1831-1891):
«Adamo, come presunto grande "Progenitore della razza
umana", è, come Adam-Kadmon, fatto ad immagine di Dio - e quindi
un'immagine priapica. Le parole ebraiche "Zãkhãr" e "Nëqebãh"
vengono letteralmente tradotte in "linga" ("fallo") e "yoni",
nonostante la loro trascrizione biblica sia "maschio" e "femmina".
Come è detto nella Bibbia, "Dio creò l'uomo a sua immagine, a
immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò" [...]:
l'androgino Adam-Kadmon. Ora, questo nome
cabalistico non è quello di un uomo vivente, né quello di un Essere
umano o divino, ma dei due sessi od organi procreativi,
chiamati in ebraico "Zãkhãr" e Nëqebãh, essendo questi due esseri
l'immagine in cui di solito il "Signore Dio" è apparso al suo popolo
eletto. Che questo sia così è provato innegabilmente da quasi tutti
gli esperti in simbologia e dagli studiosi ebrei, così come dalla
Kabbalah. Perciò, in un certo senso, Adamo è Yahwéh»
26. Nel suo libro
The Rod of An Almond
Tree in God