Premessa
Il fatto che un importante ebreo sefardita come Avi ben Mordechai insegni contemporaneamente il misticismo della Kabbalah e il Vangelo dovrebbe farci capire che la Kabbalah e la cabalizzazione del cristianesimo non sono storia passata, ma una realtà attuale. Se non fosse per la diffusione di questa dottrina esoterica fatta dai vari media - anche se viene ancora ritenuta «segreta» - questo scrittore non avrebbe avuto accesso così facilmente a molte informazioni. Non illudetevi: le dottrine che vengono divulgate non sono tutto quello che la Kabbalah contiene, né le persone normali ricevono tutte le informazioni che ottengono coloro che sono all'interno della cerchia degli adepti. La Kabbalah viene divulgata per uno scopo.
Scrive il newager Benjamin Creme nel libro The Reappearance of the Christ & The Masters of Wisdom: «Attraverso l'iniziazione massonica e certi gruppi esoterici si giungerà al processo di iniziazione. In questa Nuova Era, milioni di persone potranno accedere alla prima e alla seconda iniziazione attraverso queste istituzioni trasformate e purificate» 2. Nella sua opera Initiation: Human and Solar, la britannica Alice Ann Bailey (1880-1949), terza presidentessa della Società Teosofica, rivela il piano per dispensare l'iniziazione universale all'interno delle chiese cristiane: «Prima che passino molti secoli, gli antichi misteri verranno ripristinati, e si formerà un corpo interno alla Chiesa - il cui nucleo si sta già abbozzando (siamo nel 1922; N.d.T.) - all'interno del quale la prima iniziazione diverrà esoterica, in questo senso, che l'iniziazione stessa, in precedenza molto lunga, sarà la cerimonia più sacra della Chiesa compiuta esotericamente come uno dei misteri rivelati in determinati periodi, svelato a coloro che sono coinvolti» 3.
Prima iniziazione
Molti riferimenti e insegnamenti del Talmud sono presenti anche nella Kabbalah. Alcuni affermano che l'uno non avrebbe nulla a che vedere con l'altro, o che ciò non costituirebbe un problema. Inoltre, si sostiene che poiché la Kabbalah è considerata una forma di «saggezza orale segreta» (e lo è ancora), i pre-iniziati dovrebbero raggiungere una certa età prima di poterla studiare. In passato, c'era stata una grande controversia a riguardo dello studio della Kabbalah, anche quando veniva insegnata rispettando certe restrizioni. C'era stato «un plurisecolare divieto rabbinico riguardante la diffusione di certe pratiche cabalistiche fra coloro che erano sotto i quarant'anni e non conoscevano sufficientemente la Bibbia e il Talmud» 4. Altri scrittori ebrei confermano queste asserzioni: «La Kabbalah e il misticismo ebraico non venivano tradizionalmente insegnati alle persone fino all'età di quarant'anni, ossia fin quando non avevano completato la loro istruzione sulla Toràh e sul Talmud» 5. Secondo lo studioso canadese Colin Low, molti adepti avrebbero iniziato a studiare la saggezza cabalistica in tenera età: «Il cabalista Isaac Luria (1534-1572) iniziò lo studio della Kabbalah all'età di diciassette anni, e morì all'età di trentotto! Il suo famoso contemporaneo Moshe Cordovero (1522-1570) iniziò a studiarla all'età di vent'anni» 6. Low spiega che la restrizione relativa all'età non era molto estesa, ma era richiesta dagli ebrei askenaziti (dell'Europa dell'Est). Tuttavia, gli ebrei sefarditi (spagnoli) non erano della stessa opinione. «Questa proibizione è venuta dagli ebrei askenaziti, e non è mai stata applicata dagli ebrei sefarditi. La base storica di questa "regola" proviene dagli oppositori della Kabbalah all'interno del giudaismo che (con successo) tentarono di restringerne lo studio. Alla radice di tutto questo c'è l'eresia del falso messia Sabbatai Zevi (XVII secolo), la quale diede luogo all'apostasia di un gran numero di ebrei che abbandonarono l'ovile ortodosso» 7.
In un articolo del 1996, Colin Low ha citato rabbi Ariel Bar-Zadok, un ebreo ortodosso sefardita (come Avi ben Mordechai) che ha dichiarato di essere favorevole ad un'età più bassa: «Non sono solidale con qualunque cosa che non sia la Kabbalah pura e autorevole. Ricorda, "Kabbalah" vuol dire "ricevere". Io sono un rabbino ortodosso sefardita, ordinato a Gerusalemme. Insegno solamente a partire dai testi autentici [...]. A proposito, secondo il Rabbino Capo d'Israele, rabbi Ovadiah Yosef (Yehaveh Da'at 4,47), citando rabbi Moshe Cordovero, una persona deve avere vent'anni e non quaranta per poter studiare la Kabbalah. Questo è l'Halakhai»! 8.
Il termine «Halakha» si riferisce al «modo o percorso». «"Halacha" vuole dire "modo" o "percorso". L'Halacha è l'applicazione della Legge (Toràh) nel vivere quotidiano. Il punto di vista tradizionale è che l'Halacha dovrebbe essere deciso da coloro che sono ben informati in tutti gli aspetti della legge ebraica. Poiché l'Halacha di ogni generazione viene deciso dai più grandi studiosi della Toràh - e la Toràh non cambia - di solito c'è stato un piccolo cambiamento nell'Halacha nel passaggio da una generazione all'altra» 9.
Dal Talmud alla Kabbalah
Il collegamento tra gli insegnamenti talmudici e la Kabbalah è confermato nell'«Ipertesto Halacha», di Project Genesis, che è frequentato da ebrei ortodossi e che è collegato a siti come Jewish Roots («Radici ebraiche») o Larry Rowland's Messengers of Truth («I Messaggeri della Verità di Larry Rowland») 10. Ad esempio, nelle meticolose istruzioni riguardanti i capelli delle donne leggiamo nella Mishnah:
Molti paragrafi successivi in questo stesso Siman nella Mishnah del Talmud sono un riferimento allo Zohar, che fornisce istruzioni più particolareggiate.
Nell'opera Jewish Mystical Traditions, Zos Imos spiega la transizione dello studente dall'haggadah talmudica ad esperienze mistiche molto potenti, che si sparsero come un «fuoco» rinnovatore in tutta la Diaspora e portarono allo sviluppo della Kabbalah: «Lo studio di queste misteriose visioni e dei simboli, secondo l'"haggadah" talmudica, o commentario dei "detti" o resoconti del Tanak (le sacre scritture), parla della discesa di quel "fuoco" sull'espositore dei rotoli profetici mentre era in uno stato sacro di contemplazione. In contrasto, tale meditazione potrebbe condurre ad un'"ascesa" (ad imitazione di Elia) che potrebbe condurre fuori strada colui che non è preparato, ma che potrebbe, come nel caso di rabbi Akiva, portare ad un'ascesa e discesa nella "pace perfetta" (Scholem, 1991)». «Questo viaggio del saggio attraverso i regni più elevati (spesso, sette livelli) viene accompagnato dalla preghiera, dal digiuno e dalla recita di salmi sacri. Esso richiede anche la conoscenza dei vari "nomi degli angeli", in modo tale che un "sigillo" o un incantesimo potrebbe essere praticato per facilitare il viaggio (Wald, 1988). L'apice di questa ascesa è la visione del Trono di Gloria, e con essa la "kedushah" o "santificazione" mediante la Presenza Divina. Tuttavia, questa Presenza rimane qualcosa di separato, una realtà così Santa che la visione della sua presenza è la santificazione più elevata, cosicché l'uomo e Dio rimangono distinti, e la visione del "sar ha-panim", il "principe dal volto divino" è la benedizione suprema. Ciò è simboleggiato dal "kavod", o Gloria di Dio. Questo primo sviluppo venne largamente diffuso in tutto il Diaspora nelle comunità ebraiche. A partire dal X secolo, il "Sefer Yezirah" venne composto, e divenne la guida mistica di ogni ebreo contemplativo nel corso degli ultimi mille anni. In questo libro, troviamo menzione delle dieci Sephirot, il "Libro della Creazione" in cui i percorsi della saggezza e le ventidue lettere degli elementi della natura permettono al saggio di conoscere la divina sapienza. Questo lavoro, insieme alla tradizione della Merkabah, preparò la comparsa di una matura tradizione meditativa, nota come Kabbalah (Bischoff, 1985; Verman, 1992)» 13. Un passo della Prima Lettera di San Giovanni (1 Gv 4, 12) afferma: «Nessuno mai ha visto Dio». Ciononostante, gli iniziati dicono di aver visitato nel corso della loro ascesa il «Trono della Gloria». Il «principe dal volto divino» potrebbe essere il principe del potere dell'aria o Lucifero stesso. Il termine talmudico «haggadah» appena visto è piuttosto notevole. Secondo lo studioso ebreo Hyam Maccoby (1924-2004), «l'Haggada (fondata principalmente sui Midrash) è l'aspetto poetico del fariseismo, e comprende leggende popolari, parabole, fantasie singolari e speculazioni metafisiche» 14. Il pastore giudaizzante Peter A. Michas ritiene che il Nuovo Testamento sia simile agli Halakah e Haggada menzionati più sopra: «Il Nuovo Testamento rientra nel modello dell'opera tradizionale ebraica della Toràh, della Mishnah, dell'Haggadah, dell'Halakah, del Talmud e dei Midrash, ma ispirato da Dio stesso tramite persone comuni» 15. Il summenzionato Merkabah è un riferimento ai mistici che furono i precursori dei cabalisti medievali, e che operarono mediante i poteri planetari (l'Astrologia) 16. L'opera On The Kabbalah And Its Symbolism, di Gershom Scholem (1897-1982), spiega così una porzione del rituale dei cabalisti e il Merkabah dei mistici: «In linea con i principî generali qui esposti, il cabalista si sforza fin da subito di ancorare il rituale del giudaismo rabbinico al mito attraverso la pratica mistica. I primi tentativi riguardano primariamente la liturgia e tutto ciò ad essa collegata. I riti estatici, attraverso cui i primi mistici ebrei merkabah dei tempi talmudici effettuarono l'ascesa dell'anima a Dio, furono sostituiti, attraverso il kavvanah, dal rituale di preghiere che presto rivelò pericoli e abissi insospettati per l'adoratore ingenuo» 17.
La Sacra Scrittura ci dice che nessuno ha visto Dio, o è asceso al Cielo, eccetto Gesù Cristo: «Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo» (Gv 3, 13). San Paolo ritiene che il cercatore di Dio sia Gesù Cristo, «il solo che possiede l'immortalità, che abita una luce inaccessibile; che nessuno fra gli uomini ha mai visto né può vedere» (1 Tm 6, 16). Nonostante l'estremo pericolo spirituale che sono esposti gli studiosi dei Midrash, del Talmud, dell'Haggadah, ecc..., gli allievi di Peter Michas e gli altri leader di Hebraic Roots vengono esortati a studiare questi libri. Certamente, i dirigenti di Hebraic Roots sanno che questi studi hanno a che fare con il misticismo e con l'occultismo pratico.
Il cabalista Colin Low afferma che la dottrina delle Sephirot, o la visione esoterica del modo in cui Dio si manifesta, fu stabilita a partire dal XII secolo, e che questa dottrina segreta è quasi identica a quella che viene insegnata oggi. «Fin dal Medioevo, molti sviluppi teosofici hanno avuto luogo, e soprattutto una descrizione dei "processi" all'interno di Dio, e una prospettiva estremamente esoterica della creazione descritta come un processo in cui Dio si manifesta in una serie di emanazioni. Questa dottrina delle "Sephirot" può essere trovata in forma rudimentale nello "Yetzirah", ma già ai tempi della pubblicazione del libro "Bahir" (XII secolo) era giunta ad una forma leggermente diversa da quella assunta oggi» 18. Le dottrine segrete della Kabbalah violano palesemente il comando di Dio: «Non si trovi in mezzo a te chi immola, facendoli passare per il fuoco, il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o l'augurio o la magia; né chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore» (Dt 18, 10-12).
L'Adam Kadmon
Avi ben Mordechai, che viene lodato da rabbi James Scott Trimm della Society for the Advancement of Nazarene Judaism (SANJ) e dagli altri leader di Hebrew Roots, si spinge fino ad insegnare ai cabalisti che le Sephirot sarebbero un mezzo per ottenere la grazia: «Ma c'è qualcosa di più nell'uso della parola "grazia" che si lega potentemente ad un insegnamento nel giudaismo chiamato "Torat HaSod", il quale descrive un attributo emanato da Dio detto "Tiferet", che è parte di quel qualcos'altro che sono le sette Sephirot più basse dell'Adam Kadmon» 19. Il Tiferet e le sette Sephirot dell'Adam Kadmon menzionati da Avi ben Mordechai sono chiaramente un riferimento agli insegnamenti talmudici e cabalistici. Per capire e sostenere questi insegnamenti occorre essere coinvolti negli insegnamenti del misticismo ebraico: la Kabbalah e l'occulto. Gershom Scholem collega le Sephirot al Merkabah, che era lo sconosciuto e trascendente «mondo degli archetipi», dove per archetipo si intende «il modello originale di cui tutte le cose sono rappresentazioni o copie»: «...e quando queste dieci Sephirot furono rese manifeste, qualcosa di corrispondente a quella forma suprema divenuta visibile ad ogni altra creatura, come è scritto: "Come un'ombra sono i nostri giorni sulla terra! (Gb 8, 9), ossia, i nostri giorni sono una mera ombra della trascendenza dei "giorni primordiali", e tutti gli esseri creati, l'uomo terreno e tutte le creature di questo mondo, esistono secondo l'archetipo ("dugma") delle dieci Sephirot. Nel linguaggio dei cabalisti, questo mondo degli archetipi è stato spesso chiamato "Merkabah", il "carro di Dio" [...]. Ogni dettaglio nel rituale della Toràh è connesso ad una parte specifica del Merkabah. Queste "parti" formano indubbiamente un organismo misterioso. Ogni comandamento ha un principio elevato e una fondazione segreta che non possono essere dedotte da nessun altro comandamento tranne che da questo in particolare, l'unico che contiene tutti i misteri; ma dal momento che Dio è uno, così tutti i comandamenti formano insieme l'unico potere, quello della vita divina e infinita. La Toràh, come la totalità di questi comandamenti, è radicata in questo mondo divino, il pleroma delle Sephirot» 20.
Nella sua introduzione all'opera The Kabbalah Unveiled, Samuel Liddell MacGregor Mathers (1854-1918), uno dei fondatori dell'Hermetic Order of the Golden Dawn, afferma che l'unità delle dieci Sephirot rappresenta l'Adam Kadmon. «Nella loro totalità e unità, le dieci Sephirot rappresentano l'uomo archetipo, ADM QDMVN, Adam Kadmon, il Protogonos. Se si osservano le Sephirot che costituiscono la prima triade, è evidente che esse rappresentano l'intelletto; per tale ragione questa triade è stata chiamata "il mondo intellettuale", OVLM MVShKL, Olahm Mevshekal. La seconda triade corrisponde al "mondo morale", OVLM MVRGSh, Olahm Morgash. La terza rappresenta il potere e la stabilità, ed è perciò chiamata "il mondo materiale", OVLM HMVTBO, Olahm Ha-Mevetbau. Questi tre aspetti stati chiamati "le facce", ANPIN, Anpin. Ecco formato l'Albero della Vita, OTz ChIIM, Otz Chiim; la prima triade che è messa al vertice, mentre la seconda e la terza sono sotto, in maniera tale che le tre Sephirot maschili sono sulla destra, le tre femminili sulla sinistra, mentre le quattro Sephirot che uniscono occupano il centro. Questo è l'Albero della Vita cabalistico dal quale tutte le cose dipendono. Vi è una considerevole analogia tra questo e l'albero Yggdrasil degli scandinavi» 21. L'Adam Kadmon di cui parla Avi ben Mordechai è il l'insegnamento cabalistico dell'«Uomo Primordiale». The Encyclopedia of Hasidism definisce l'Uomo Primordiale come l'Adamo fisico fatto ad immagine dell'Adamo spirituale, un concetto che esprime il principio occulto «come sopra, così sotto». «Uomo primordiale. I primi mistici deducono da Gn 1, 26 ("Facciamo l'uomo a nostra immagine") che l'Adamo fisico fu creato sul modello di un Adamo spirituale che è esistito nel mondo celestiale. (Vedi anche Ez 1, 26: "...una figura dalle sembianze umane"). Più tardi, questa idea divenne parte della prospettiva mistica del cosmo in cui tutto sulla Terra aveva una sua copia nel regno della Divinità» 22.
La succitata opera di Gershom Scholem On the Kabbalah and Its Symbolism identifica il dio delle Sephirot come Adam Kadmon, il Primo Uomo. Riferendosi alle Sephirot, egli spiega il simbolismo utilizzato che conduce all'inganno secondo cui Dio è l'uomo e l'uomo è il dio nascente. «Ma in nessun altro luogo, credo, c'è il contenuto mitico più evidente che nel simbolismo che identifica questo Dio delle Sephirot con l'uomo nella sua forma più pura, l'Adam Kadmon, l'Uomo Primordiale. Qui, la divinità che può essere conosciuta dall'uomo è l'uomo stesso, il Primo Uomo. Il grande nome di Dio nel suo spiegamento creativo è Adamo, come affermano i cabalisti a proposito della forza della Gematria, o equazione numerica (l'isopsefia) [...]. Il Bahir aveva parlato delle "sette forme sacre di Dio", che corrispondono ognuna ad una parte del corpo umano. Da qui all'Adam Kadmon il passo è breve, una concezione dalla quale l'antropomorfica prospettiva mitica di Dio non ha mai cessato di tracciare una nuova giustificazione [...]. Il pensiero esoterico dello Zohar [...] riguarda principalmente il mondo primordiale dell'uomo, sia come creatura che come l'increato Adam Kadmon. Questo mondo segreto della Divinità manifestato nel simbolo dell'uomo è duplice; è il mondo dell'uomo "interiore", ma è anche il regno che si svela solamente alla contemplazione del credente, e che lo Zohar chiama il "segreto della fede", raza de-mehemanutha» 23. L'Adam Kadmon viene spesso collegato alle luci che emanano dalle orecchie, dalla bocca e dal naso dell'Uomo Primordiale, o Dio. «Nel Pleroma, sorgono gli archetipi di ogni essere - le forme - determinati dalla struttura delle Sephirot, dall'Adam Kadmon e dal Dio creatore che partecipa alla Creazione [...]. Dalle orecchie, dalla bocca e dal naso dell'Uomo Primordiale escono luci che producono configurazioni profondamente ignote, stati dell'essere e mondi interiori che vanno oltre la penetrazione della mente umana, anche nella meditazione. Ma il piano centrale della Creazione è originato dalle luci che risplendono in una strana rifrazione dagli occhi dell'Adam Kadmon. I vasi, che consistono in misture di luci più basse, furono progettati per ricevere la luce possente delle Sephirot dai suoi occhi e servire da vasi e strumenti della Creazione» 24.
L'Adam Kadmon viene anche descritto come colui che ha «cinque facce». «...in cinque figure, o configurazioni, che Luria chiama "partsufim", "facce di Dio" o dell'Adam Kadmon, l'Uomo Primordiale ricostruito nel mondo di "tikkun". Queste cinque facce sono l'"arikh", "che soffre da molto tempo"; il Padre; la Madre; lo "ze'l'ir' l'anpin", l'"impaziente"; e il suo complemento femminile, la "Shekhinah...» 25.
Una divinità androgina?
I cabalisti insegnano che Dio è contemporaneamente maschio e femmina, e quando parlano dell'«uomo» si riferiscono sempre a questi due aspetti. Secondo l'interpretazione cabalistica dei versetti del Libro della Genesi, l'Adam Kadmon è androgino: «Maschio e e femmina li creò» (Gn 1, 27), così come viene detto nel Theosophical Glossary e in The Secret Doctrine di Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891): «Adamo, come presunto grande "Progenitore della razza umana", è, come Adam-Kadmon, fatto ad immagine di Dio - e quindi un'immagine priapica. Le parole ebraiche "Zãkhãr" e "Nëqebãh" vengono letteralmente tradotte in "linga" ("fallo") e "yoni", nonostante la loro trascrizione biblica sia "maschio" e "femmina". Come è detto nella Bibbia, "Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò" [...]: l'androgino Adam-Kadmon. Ora, questo nome cabalistico non è quello di un uomo vivente, né quello di un Essere umano o divino, ma dei due sessi od organi procreativi, chiamati in ebraico "Zãkhãr" e Nëqebãh, essendo questi due esseri l'immagine in cui di solito il "Signore Dio" è apparso al suo popolo eletto. Che questo sia così è provato innegabilmente da quasi tutti gli esperti in simbologia e dagli studiosi ebrei, così come dalla Kabbalah. Perciò, in un certo senso, Adamo è Yahwéh» 26. Nel suo libro The Rod of An Almond Tree in God |