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di
Paolo Baroni
ultima
modifica: 21 aprile 2015
|
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I
primi decenni successivi al Concilio Vaticano II (1962-1965) sono
stati contrassegnati da un'ondata di razionalismo che ha
notevolmente influenzato la riflessione teologica di quegli anni,
soprattutto quella dei teologi più progressisti. Una delle tante
verità di fede messa in discussione - se non apertamente negata - da
questi «teologi» è
stata l'esistenza del diavolo e dell'inferno. Tra le conseguenze di
tale negazione c'è stata la
scomparsa
pressoché totale degli esorcisti diocesani. Se il diavolo è un mito,
a maggior ragione lo è la possessione diabolica. Di questo passo si
è giunti fino agli anni '80 quando, grazie anche all'azione
coraggiosa di esorcisti come
Padre Gabriele Amorth, si è
cominciato a parlare da un lato del problema posto dall'assenza di
esorcisti, e dall'altro del crescente numero di persone bisognose di
questa forma di ministero. Oggi potremmo dire che la situazione è
migliorata, se non fosse per un allarmante fenomeno che sembra
prendere sempre più piede tra quei sacerdoti deputati dagli Ordinari
diocesani ad espellere il maligno dagli ossessi. Mi riferisco in
particolare alla sempre più diffusa pratica da parte dell'esorcista
di rivolgere allo spirito impuro (o agli spiriti impuri) che
possiede l'ossesso (o l'ossessa) tutta una serie di quesiti dettati
più dalla curiosità che dalla necessità, e che esulano completamente dalle poche domande
prescritte dal rito dell'esorcismo secondo il Rituale romano.
Quel che è peggio è che le risposte fornite dal diavolo vengono
spesso prese per oro colato e talvolta persino raccolte e pubblicate
in forma di «insegnamento». Queste opere espongono il pensiero del
nemico a riguardo dei più svariati argomenti. Mi limiterò a due
esempi. A metà degli anni '80 iniziò a circolare negli ambienti
cattolici un opuscolo,
intitolato Un prete dannato mette in guardia contro l'inferno,
curato da Bonaventura Meyer, contenente le rivelazioni
scaturite nel corso di un esorcismo praticato negli anni '70 da circa dodici
sacerdoti (tra cui tre dottori in teologia e in diritto canonico) su
di un'ossessa svizzera. Uno degli spiriti si rivelò essere un certo
Verdi Garandieu, un prete finito all'inferno - vissuto nel XVII
secolo - che possedeva il corpo della donna insieme ad altri demoni.
«Garandieu» rivelò fatti sconcertanti inerenti la storia recente della
Chiesa, tra cui il rapimento di
Paolo VI
(1897-1978), rinchiuso nei sotterranei del Vaticano e sostituito da
un sosia al servizio della Massoneria 1.
Un'altra opera più conosciuta è La catechesi di Satana
(Ed. Il Segno, Udine 1992), un florilegio di rivelazioni demoniache
raccolte da Padre Pellegrino Ernetti o.s.b.
(1925-1994) 2, un religioso benedettino
che per anni ha ricoperto la carica di esorcista nella diocesi di
Venezia.
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Da sinistra:
la copertina di Un prete dannato mette in guardia contro
l'inferno, quella de La catechesi di Satana e una
foto di Padre Pellegrino Ernetti o.s.b.. |
Ci chiediamo: è lecito intervistare il
demonio? Come dimostreremo tra breve, questa pratica è contraria al
Vangelo e alle norme plurisecolari dettate dal Rituale romano.
Il Vangelo
Va da sé che il modello perfetto di
esorcista è Nostro Signore Gesù Cristo. I Vangeli riportano diversi
casi in cui il Signore ha cacciato dei demoni dal corpo di alcuni
ossessi. Ne riportiamo di seguito i passi più significativi. La
prima costante è che Gesù non ha mai «intervistato»
i demoni,
ma ha sempre ordinato loro di tacere: «Allora un uomo che
era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a
gridare: "Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a
rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio". E Gesù lo sgridò: "Taci!
Esci da quell'uomo"» (Mc 1, 23-25). «Nella sinagoga
c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte:
"Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a
rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!". Gesù gli intimò: "Taci,
esci da costui!". E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla
gente, uscì da lui, senza fargli alcun male» (Lc 4,
33-35). In secondo luogo, il Signore si è sempre limitato a
chiedere il nome dello spirito impuro al fine di cacciarlo:
«Era appena sceso a terra, quando gli venne incontro un uomo della
città posseduto dai demoni. Da molto tempo non portava vestiti, né
abitava in casa, ma nei sepolcri. Alla vista di Gesù gli si gettò ai
piedi urlando e disse a gran voce: "Che vuoi da me, Gesù, Figlio del
Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi!". Gesù infatti stava
ordinando allo spirito immondo di uscire da quell'uomo. Molte volte
infatti s'era impossessato di lui; allora lo legavano con catene e
lo custodivano in ceppi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto
dal demonio in luoghi deserti. Gesù gli domandò: "Qual'è
il tuo nome?". Rispose: "Legione", perché molti demoni erano
entrati in lui. E lo supplicavano che non ordinasse loro di
andarsene nell'abisso» (Lc 8, 27-31). Perché mai Cristo
non ha risposto direttamente agli spiriti maligni, ma si è limitato
ad intimargli il silenzio chiedendo unicamente il loro nome?
La risposta ce la dà Cristo stesso che ha detto di Satana: «Egli
è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità,
perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso,
parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna»
(Gv 8, 44).
Sbagliano di grosso, dunque, coloro che credono il diavolo
sia obbligato a dire il vero se ciò gli viene comandato
dall'esorcista in nome di Dio o della Vergine Maria, poiché, come
dice il Signore, «non vi è verità in lui», e quindi non solo
non abbiamo nessuna certezza che egli dica la verità, ma dobbiamo
pensare che menta secondo la sua natura.
Il Rituale romano
Dopo il Vangelo diamo uno sguardo al
Rituale romano, e in particolare alle regole prudenziali che
precedono il rito dell'esorcismo. L'edizione del Rituale romano
da cui abbiamo estratto le regole che l'esorcista è tenuto a seguire
nel corso del rito è quella del 1911, pubblicata sotto il regno di
Papa Benedetto XIV (1675-1758), ma già promulgata per volontà
di Papa Paolo V (1552-1621) 3.
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Da sinistra:
il frontespizio del Rituale romanum, i Papi Benedetto
XIV e Paolo V. |
Ecco di seguito le parti del
Rituale romanum che trattano dell'atteggiamento che deve tenere
l'esorcista (e i suoi assistenti).
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Al capitolo X,
intitolato De exorcizandis obsessi a dæmonio («Sugli
ossessi dal demonio che devono essere esorcizzati»), vengono
illustrate le suddette norme. |
 |
Nº 3 Prima di
tutto non creda (l'esorcista) facilmente che qualcuno è
ossesso dal demonio, ma conosca quei segni mediante i quali
possono essere distinti da coloro che sono affetti da
depressione o da una malattia. I segni dell'ossessione
diabolica sono: parlare una lingua sconosciuta con molte
parole o capire chi la parla; manifestare cose distanti o
occulte; mostrare delle forze superiori alla natura dell'età
o della condizione; e altre cose di questo genere, per cui
gli indizi sono tanto maggiori quanto più vi è il concorso
di questi segni. |
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Nº 4 Per
conoscere meglio tutto ciò, dopo uno o due esorcismi
(l'esorcista) interroghi l'ossesso (quando è in sé, dopo
l'esorcismo) chiedendogli ciò che ha sentito nell'anima o
nel corpo per sapere anche a quali parole i diavoli si
turbano di più col fine di inculcarle e ripeterle in
seguito. |
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Nº 5 Si renda
conto di quali artifici e inganni si servano i demoni per
indurre in errore l'esorcista: infatti, essi
hanno l'abitudine nella maggior parte dei casi di
rispondere in maniera ingannevole […]. |
 |
Nº 14 L'esorcista
non divaghi in molte parole o in domande superflue o curiose,
specialmente a proposito delle cose future e occulte, che
non sono pertinenti al suo ufficio; ma comandi allo
spirito immondo di tacere e di rispondere solamente alle
sue domande; e non gli creda se il demonio simulasse di
essere l'anima di un santo o di un defunto
4
o un angelo buono. |
 |
Nº 15 Le
domande necessarie da fare sono quelle che riguardano il
numero e il nome degli spiriti che possiedono, del
tempo in cui sono entrati e della causa e altre cose simili.
L'esorcista reprima o disprezzi tutte le altre
sciocchezze, scherni o inezie del demonio e ammonisca
i circostanti, che devono essere pochi, che non ne abbiano la
minima cura e che non interroghino l'ossesso; ma
piuttosto che preghino umilmente e assiduamente con
insistenza Dio per lui. |
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Nº 20 Mentre
esorcizza il sacerdote si serva piuttosto delle parole
della Sacra Scrittura che delle sue o di quelle di altre
persone. E comandi al demonio di dire se è detenuto in
quel corpo per un'opera magica, o per un maleficio o per
mezzo di strumenti, e se l'ossesso li ha ingoiati li vomiti;
e se si trovassero altrove al di fuori del corpo sveli dove
si trovano e una volta trovati siano bruciati. L'ossesso sia
anche ammonito di manifestare tutte le sue tentazioni
all'esorcista. |
Dunque, dal Rituale romanum appare
oltre ogni evidenza che la pratica di porre domande inutili o
dettate dalla curiosità al padre della menzogna - e a maggior ragione
su questioni importanti - sia contrario allo spirito della Chiesa
nostra Madre, nonché fuorviante per i presenti o per gli eventuali
lettori di opere contenenti «rivelazioni» diaboliche. Il fedele non
ha bisogno di andare a scuola dal demonio per sapere ciò gli piace o
ciò che gli dispiace, o per conoscere quello che gli
necessita per la salvezza. Per questo, il catechismo basta e avanza
5. Satana non aspetta altro che di essere
messo in cattedra e di pontificare propinando astutamente una
mescolanza di verità e di menzogna a danno di coloro che
imprudentemente gli porgono ascolto 6.
Testimonianza del
Prof.
Nevio Paolo Brunetta
avvocato in
utroque iure: Foro Statale ed Ecclesiale della
Diocesi di Treviso
All'inizio
degli anni 2000, quando mi sono attivato anche
professionalmente in materia di occultismo, ho avuto
l'opportunità di assistere ad un esorcismo per una causa di
diritto di famiglia che avrebbe avuto, come poi ha in
effetti avuto, anche conseguenze e risvolti in ambito
ecclesiale. Quel pomeriggio di circa dieci anni fa, mi
trovavo in una città dell'Italia, all'interno di una piccola
cappella adiacente una Chiesa, assieme ad un sacerdote
esorcista, nominato dal Vescovo di quella città, un laico e
un uomo posseduto da un demone che a causa di ciò aveva
dilapidato il patrimonio di famiglia e creato gravi
inimicizie con la tutta la sua famiglia d'origine e con
quella dei suoi prossimi congiunti: fratello e sorella.
Siccome, all'epoca conoscevo il Rituale degli
esorcismi approvato dalla Chiesa, essendomi anche laureato
in Diritto Canonico, ricordo l'imbarazzo che provai
quando, forse per inesperienza o altro, l'esorcista iniziò a
fare domande al diavolo anche se non erano giustificate e
pertinenti, rispetto alle indicazioni del rituale degli
esorcismi della Chiesa cattolica. Ricordo anche che c'era un
laico che addirittura, per incarico dell'esorcista,
rivolgeva lui stesso al diavolo domande di vario genere e
tipo, come se avesse un incessante desiderio di conferma o
di smentita in ordine a talune tematiche anche spirituali.
Peraltro, la mia professione, nel corso degli anni, mi ha
portato ad assistere ad altri esorcismi che fortunatamente
sono sempre stati compiuti nel rispetto delle norme del
Rituale romano della Chiesa, anche se talvolta è
capitato ancora di sconfinare nelle interrogazioni
arbitrarie al diavolo. Tuttavia, devo veramente ringraziare
la stragrande maggioranza degli esorcisti per il lavoro che
fanno, auspicando che la Chiesa provveda alla loro nomina
anche in quelle Diocesi che non conoscono ancora il valido
ministero degli esorcismi. Del resto, il diavolo è
menzognero per sua natura. Ciò nondimeno, nel Nome di Gesù
Cristo, il diavolo è veritiero su questioni che interessano
la liberazione dell'ossesso: chi ha compiuto la legatura o
fattura, dove si trova e per conto di chi è stata fatta, e
il nome del demone, da cui dipendono anche le gravi
conseguenze psichiche e fisiche del posseduto. |
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Note
1
Questa storia strampalata era
già venuta a galla nel corso delle «apparizioni» (mai approvate
dalla Chiesa) nel
1970 di Bayside, negli Stati Uniti, durante le quali la «veggente»
Veronica Lueken (1923-1925) avrebbe appreso dalla Madonna stessa del
rapimento e della sostituzione di Paolo VI.
2
In tempi relativamente recenti ha fatto scalpore la notizia
pubblicata sui mass media a partire da un'intervista a Padre
Ernetti del 1972 nella quale egli affermava che sin dalla seconda
metà degli anni cinquanta, insieme a un gruppo di famosi scienziati,
avrebbe progettato e infine costruito il «cronovisore», una macchina
che avrebbe permesso di vedere e riascoltare avvenimenti accaduti
nel passato, che Padre Ernetti chiamava «macchina del tempo»...
3
Purtroppo non sono riuscito a procurarmi il nuovo Rituale del
1998, che d'altronde Padre Amorth ha definito «inefficace, una beffa, un
incredibile legaccio che rischia di impedirci di operare contro il
demonio». Tuttavia, le norme plurisecolari che regolano
l'esorcismo non possono essere cambiate.
4
Quindi, lo spirito che si è presentato come l'anima del prete
dannato Verdi Garandieu ha mentito e ha ingannato gli esorcisti...
5
Molto spesso, dietro questa curiosità quasi morbosa di conoscere
cose occulte o dietro la ricerca dello straordinario in generale si
nasconde una fede molto debole che necessita di rivelazioni
soprannaturali (dal basso, in questo caso) che la confermino nel suo
stato.
6
Persino il film L'esorcista (1973), diretto da William
Friedkin, pur essendo una finzione, ripropone diligentemente queste
norme. Infatti, Padre Merrin (interpretato da Max von Sydow) non presta la minima
attenzione agli insulti e alle provocazioni lanciate dal demonio che
possiede la piccola Regan, né pone allo spirito immondo quesiti
vani, ma continua imperterrito a recitare le preghiere dettate dal
rituale.
|