di Carl Teichrib e Audrey Vanderkley 1
A partire dagli anni '70, la comunità sciistica di Davos, in Svizzera, è divenuta un luogo di ritrovo per le élite globali durante il mese di gennaio. Essa ospita il World Economic Forum (WEF), un'organizzazione a cui è stato concesso uno status speciale dal governo svizzero. La Conferenza di Davos riunisce una serie di potenti broker selezionati; governatori di banche centrali, finanzieri internazionali, capi di Stato, leader delle Nazioni Unite, amministratori delegati delle più grandi aziende e personalità dei media ben piazzate. Essere un «Davos Man» in genere significa aver abbracciato una prospettiva internazionale e avere la capacità di influenzare i cambiamenti a lungo termine nella cultura politica ed economica.
Fare parte di un club d'élite con il compito auto-consacrato di dirigere il cambiamento globale. A causa delle complicazioni dovute al COVID-19, l'incontro annuale del World Economic Forum di quell'anno è stato posticipato, e da allora è stato riprogrammato con la speranza di potersi riunire a Singapore più tardi, in agosto. Tuttavia, l'ultima settimana di gennaio del 2021, Davos ha comunque assistito ad un evento significativo del World Economic Forum: una conferenza virtuale intitolata Davos Agenda, che poteva essere monitorata in diretta da chiunque fosse disposto a prendersi del tempo. Cosa c'era al centro di questo incontro online? Il Gran Reset. Prima di proseguire, è importante notare che questo articolo sfiora solo la superficie di quanto accaduto. E come avrebbe potuto fare altrimenti?
L'Agenda di Davos è durata cinque giorni, ciascuno dei quali è durato dalle dieci alle dodici ore, e la maggior parte degli slot di tempo ha ospitato più di un dibattito simultaneo. Per darvi un'idea del programma, il primo giorno, lunedì 25 gennaio 2021, ha avuto un totale di ventinove sessioni individuali. È stato un sovraccarico di informazioni. Va anche detto che non tutti coloro che hanno partecipato ufficialmente erano sulla stessa lunghezza d'onda degli organizzatori del World Economic Forum.
Ad esempio, il presidente israeliano Benjamin Netanyahu ha tenuto un discorso in cui ha delineato come ha deliberatamente tagliato la burocrazia per garantire i vaccini anti-COVID, assicurandosi che la sua nazione avesse le forniture di cui aveva bisogno. Il suo approccio non si adattava al consenso del World Economic Forum sulla «solidarietà vaccinale», secondo cui bisogna agire a livello globale prima che per i proprî interessi nazionali. Dopo tutto, come ha spiegato un altro relatore, «il vaccino deve essere un bene pubblico». L'espressione «nazionalismo vaccinale» è stata usata per tutta la settimana, un termine spregiativo per coloro che cercavano obiettivi sanitari nazionali al di sopra della collaborazione globale.
Un altro esempio è stato il Ministro degli Esteri brasiliano, Ernesto Araujo, che ha pubblicamente incoraggiato gli Stati Uniti a mantenere la rotta come «superpotenza della libertà». Araujo ha continuato dicendo che il Brasile desidera un'economia aperta basata sulla libertà, notando che ciò avrebbe messo in discussione l'emergenza globale di un crescente «tecno-totalitarismo». «Non sono un grande fan del concetto di Gran Reset», ha affermato Araujo, spiegando che mentre in genere supportava idee come lo sviluppo sostenibile, in questo concetto c'era un problema. Al Gran Reset mancano «libertà e democrazia». Tuttavia, la maggior parte degli altri esponenti era a bordo o comunque è stata al gioco.
Il Presidente della Cina, Xi Jinping, introdotto da Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum, ha sottolineato l'azione collaborativa affermando che dobbiamo creare un nuovo modello economico globale, dobbiamo «abbandonare i pregiudizi ideologici e seguire insieme un percorso di coesistenza pacifica», e dobbiamo portare «prosperità per tutti». Un «futuro condiviso per l'umanità», ha spiegato il leader cinese, è necessario. Ciò includerebbe il rafforzamento della governance economica globale, l'impegno verso il sistema di diritto mondiale delle Nazioni Unite e il supporto all'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nella costruzione di «una comunità globale di salute per tutti». Ma chi guiderà questa transizione? Il resto del suo discorso si è concentrato su come la Cina, in quanto «moderno Paese socialista», stia tracciando la strada, inclusa l'iniziativa Belt and Road 2 e la promozione di un «nuovo tipo di relazioni internazionali». Il suo discorso si è concluso con parole di solidarietà:
Klaus Schwab ha risposto ringraziando Xi Jinping per «un discorso così importante, che in questo momento cruciale della storia ci fornisce un quadro veramente completo per dare forma al futuro». La Cina è stata spesso applaudita durante l'Agenda di Davos, ammirata per il suo balzo in avanti nel campo della tecnologia digitale. Ma sono emerse anche diverse preoccupazioni, sebbene inquadrate attraverso una visione globalista del mondo.
Ad esempio, poche ore dopo il discorso del leader cinese, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha sottolineato la crescente frattura tra Cina e Stati Uniti, notando che entrambi i Paesi stavano dividendo il mondo con i loro programmi separati. Ciò di cui c'era bisogno, ha detto, era «un'economia globale con rispetto universale per il diritto internazionale». Un'altra performance da star è stata quella di Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea. Ci sono voluti solo pochi minuti prima che schiaffeggiasse l'ex amministrazione Trump, dicendo che «negli ultimi quattro anni la democrazia stessa potrebbe essere stata danneggiata in modo permanente». E come altri durante la settimana, ha collegato il COVID al cambiamento climatico. Ursula è stata chiara: «Dobbiamo imparare da questa crisi. Dobbiamo cambiare il nostro modo di vivere e di fare affari».
Il suo discorso ha sottolineato il Green New Deal europeo, la spinta dell'Unione Europea verso la neutralità carbonica entro il 2050, e il modo in cui le aziende private dovranno affrontare una maggiore diligenza normativa. Per quanto riguarda la governance digitale, è fondamentale che le piattaforme online frenino le fake news e affermino la democrazia. La von der Leyn ha chiesto agli Stati Uniti di unirsi all'Unione Europea e, insieme, creare un regolamento digitale mondiale «basato sui nostri valori». Tutto quanto sopra, come la prima collaborazione pandemica tra Unione Europea, World Economic Forume la Fondazione Gates, rappresenta il modo in cui «l'Europa è determinata a contribuire a questo bene comune globale».
Sopra: manifestanti ambientalisti chiedono un «nuovo patto verde».
Alla fine del suo discorso preparato, la von der Layen ha detto a Schwab che saranno necessarie nuove alleanze: «Questo è ciò a cui lavoreremo, e so che posso contare su di te e sul World Economic Forum per aiutarci a costruirlo». Schwab era emozionato, e in seguito ha detto che questo discorso rappresentava il significato pratico del Gran Reset. Egli ha parafrasato un messaggio; ciò di cui abbiamo bisogno è un «sistema di governance sociale basato sui valori» connesso tramite una rete digitale. Con il Reset in mente, l'Agenda di Davos si è concentrata su sette argomenti interconnessi tra loro:
Da questi temi onnicomprensivi è emersa una montagna di spunti di discussione. Tuttavia, ne evidenzieremo solo alcuni:
Negli Stati Uniti, solo pochi giorni dopo Davos, le National Academies hanno pubblicato il loro rapporto sulla decarbonizzazione: «Un progetto tecnico e un manuale politico», creando così una tabella di marcia per le emissioni nette zero entro la metà del secolo 4. E sì, ci sono collegamenti funzionanti tra le Academies e il World Economic Forum! Quindi non è stata una sorpresa che il 27 gennaio - il terzo giorno dell'Agenda di Davos - John Kerry, inviato speciale del presidente Joe Biden per il clima, abbia ricordato al pubblico del World Economic Forum come il suo governo stia «rendendo il problema del clima centrale nella pianificazione della politica estera e nella preparazione alla sicurezza nazionale». Kerry ha spiegato che «un futuro a zero emissioni» porterà nuove opportunità per una crescita verde: «Per usare le parole del presidente, per "ricostruire meglio" uscendo dalla crisi economica globale». Kerry ha ribadito che il clima è una responsabilità di tutti: «Il mondo intero deve sedersi a questo tavolo per risolvere il problema».
Un Global Social Protection Fund («Fondo Globale di Protezione Sociale») deve entrare in gioco, abbinando la riduzione del debito internazionale ad un'economia sociale universale basata su «salari dignitosi e comunità viventi». Nello stesso quadro, James Quincey, amministratore delegato di Coca-Cola, ha descritto come la sua azienda stia affrontando la giustizia sociale creando un ecosistema economico interno basato sulle diversità razziali e sociali. Inoltre, le aziende leader del settore devono invitare le aziende più piccole a seguire l'esempio, soprattutto quelle nelle loro catene di fornitura. Interi settori devono riallineare i propri modelli economici alle priorità della giustizia sociale: questa è l'essenza del capitalismo degli stakeholder.
In altre parole, il capitalismo si piega alle richieste dei gruppi di interesse particolari e del «governo verde». Aziende, industrie e settori, comprese le istituzioni finanziarie, devono modificare i proprî modelli di business per comprendere e accelerare queste nuove norme globali. Come verrà accertato tutto questo? Nel settembre del 2020, il World Economic Forum ha pubblicato il suo White Paper, intitolato Measuring Stakeholder Capitalism: Metrics and Disclosure («Misurare il capitalismo degli stakeholder: metriche e divulgazione»), che prevedeva uno standard comune per la «creazione di un valore sostenibile» 5. Ne è emerso un insieme di principî e parametri di riferimento che si fondevano attorno a tre ambiti: ambientale, sociale e di governance (ESG). Nel suo complesso, il quadro ESG deve integrarsi con gli UN Sustainable Development Goals («Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite»).
Per usare un acronimo, il processo ESG è il meccanismo del World Economic Forum per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile. A sostegno dell'ESG ci sono quattro pilastri: governance, pianeta, persone e prosperità. A supporto di queste quattro categorie ci sono 21 metriche principali, insieme a 34 metriche estese per consentire un audit più approfondito. Perché questo è essenzialmente ciò che sta accadendo: un audit per garantire conformità e cooperazione. Pertanto, ogni metrica funge da nodo informativo in un processo di revisione dettagliato e, utilizzando questo strumento, aziende e istituzioni possono misurare il proprio scopo e comportamento, tenendo conto delle problematiche ambientali e delle aspettative sociali. Il consiglio di amministrazione è rappresentato da diversità di genere e minoranze?
Ha preso in considerazione il rischio climatico e quali politiche interne vengono implementate per raggiungere l'obiettivo «zero emissioni nette»? Quanti terreni possiede l'azienda e qual è il suo rapporto con aree chiave per la biodiversità? Retribuzione, età e genere, assistenza sanitaria, contratti collettivi, consumo dell'acqua, investimenti comunitari e livelli di tassazione: l'elenco è lungo e include dettagli finanziari, consumo di energia, relazioni con la catene di approvvigionamento, smaltimento dei rifiuti, attività di lobbying, etica sociale, indicatori di diversità, e così via. Quindi, la traiettoria della governance aziendale non sarà più quella del «business come sempre». Al contrario, la governance dovrà sollecitare e integrare il contributo degli stakeholder approvanti, inclusi i gruppi di interesse, i sindacati e le associazioni sindacali, gli enti governativi e le agenzie internazionali.
In altre parole, il capitalismo degli stakeholder è un partenariato pubblico-privato planetario che si basa sulla licenza sociale. Una volta completato e soddisfatto il processo ESG, la tua «azienda orientata allo scopo» verrà certificata all'interno di un ecosistema globale di enti regolatori e associazioni di settore. Questo status sarà la chiave per sbloccare fondi di investimento, prezzi assicurativi vantaggiosi e un riconoscimento positivo da parte dei consumatori. Tuttavia, se non si raggiungono i requisiti previsti dall'ESG, la tua azienda potrebbe essere esclusa da licenze, fonti di finanziamento, catene di fornitura, contratti governativi o accesso al mercato. Attualmente, l'ESG esiste come criterio di selezione utilizzato da alcuni investitori, ma l'agenda del World Economic Forum è destinata ad estendersi ad un ambito più ampio e permanente. Se la tua azienda rispetta la narrativa globale, può generare profitti. Chi non collabora verrà escluso. Benvenuti nella «cultura della cancellazione aziendale».
Non è affatto inverosimile. La traiettoria generale è una più profonda integrazione con l'Intelligenza Artificiale, con le valute digitali emesse delle banche centrali, con le reti di dati sanitari universali, con le catene di approvvigionamento intelligenti e con una maggiore automazione. Ci attendono imprese ancora più grandi: grazie alle tecnologie blockchain, tutto ciò che può essere catalogato ha il potenziale per diventare un bene numericamente assegnato. Pertanto, il ciclo di vita di qualsiasi cosa può essere teoricamente tracciato, dalla risorsa grezza al produttore fino al punto di consumo. Anche tu puoi diventare un numero nell'era dell'«armonia gestita». Tuttavia, ciò che non è armonioso è il pensiero e il comportamento contrari: tutto ciò che non è allineato con le narrazioni globali approvate.
Sopra: nella Cina di Xi Jinping il riconoscimento facciale tramite telecamere è già una realtà.
Valori conservatori, determinismo nazionalista e nozioni tradizionali di sovranità, diritti personali legati alla proprietà privata: se tali concetti e convinzioni sono antitetici al Gran Reset, allora sono parte del grande problema. L'ultimo giorno, la senatrice statunitense Kirsten Gillibrand ha chiesto che le testate giornalistiche con tendenze conservatrici si assumano le proprie responsabilità. Inoltre, ha sottolineato la necessità di una supervisione delle piattaforme dei social media, chiedendo loro di rispondere del fatto che permettono la proliferazione di messaggi anti-globalisti. Essa ha poi ribadito queste posizioni facendo appello alla sua fede: la necessità di amarci gli uni gli altri.
Per i cristiani che vogliono conservare la loro fede e la loro identità, l'idea del Gran Reset tocca qualcosa di più profondo dei discorsi visti fin qui. La vera questione diventa quella della salvezza. Chi salva il mondo in ultima analisi? Gesù Cristo è il nostro Messia, oppure l'umanità collettiva si redimerà da sé salvando il pianeta? Sembra che ci troviamo ad un bivio di fronte alla questione se adorare e servire la creazione o il suo Creatore. Il Gran Reset ci sta innanzi: una partnership pubblico-privata globale che segue il percorso mistico dei sentimenti sociali, la «bibbia» della politica del consenso e dei profeti auto-consacrati della finanza internazionale... tutti sorvegliati dai sacerdoti della tecnologia digitale. È il sistema operativo del New Age collettivo, una rivoluzione algoritmico-tecnocratica, dotata di una massima efficienza per un'armonia gestita, e naturalmente, tutto per un «bene superiore»...
Sopra: Klaus Schwab, sommo sacerdote del Gran Reset...
Permettetemi di fare alcune brevi osservazioni in margine a quanto riportato in questo articolo, di per sé ben fatto e assai interessante, ma povero di conclusioni 6. Innanzi tutto, ricordiamoci che mentre l'evento descritto aveva luogo, nel 2021, gli italiani - letteralmente terrorizzati giorno e notte dai telegiornali su tutte le reti - erano stati messi in quarantena (i lockdown) e privati dei loro diritti costituzionali per via di un'influenza che poteva (e doveva) essere curata con i farmaci già in commercio. Ma i due governi che in Italia hanno gestito quel periodo hanno vietato che venisse applicata ai contagiati qualsiasi cura, e imposto con la forza («se non ti vaccini non ti do lo stipendio») una vaccinazione di massa iniettando nel corpo della maggior parte della popolazione un siero genico sperimentale (e non un vaccino) che ancora oggi a tre anni di distanza è causa di migliaia di «morti improvvise» (anche se la TV naturalmente non ne parla) e reazioni avverse.
Quanto al World Economic Forum (quelli di chi «non possederai più nulla e sarai felice»), ricordiamo che si tratta di un'iniziativa privata il cui fondatore, Klaus Schwab, non è stato eletto da nessuno, e di conseguenza non ha ricevuto alcun mandato popolare ed è privo di qualsiasi autorità. Ciononostante, personaggi di primo piano della politica, dell'alta finanza, dell'economia e del giornalismo vengono abitualmente invitati a questi incontri in cui si decidono le sorti dell'umanità. In questo forum risuonano tante belle parole (almeno in apparenza), e le persone chiamate a parlare sembrano sinceramente preoccupate per la nostra salute e per il nostro futuro. Ma accanto a quelli che sembrano essere buoni propositi ci vengono sempre ricordate diverse emergenze, come quella rappresentata dal cambiamento climatico.
Memori di quanto successo con il COVID, sappiamo già che quando da queste persone utilizzano la parola «emergenza» dovremmo ormai sapere che si sta facendo leva sul senso di paura e di insicurezza della popolazione. Poiché i giornalisti (sarebbe meglio chiamarli «giornalai», o prostitute al servizio dei poteri forti) hanno la bocca ben cucita, vogliamo ricordare, a titolo di esempio, che tutte le previsioni apocalittiche degli ambientalisti a riguardo dell'innalzamento del livello dei mari o dello scioglimento dei ghiacci, sono state ampiamente smentite. Lo stesso dicasi per i livelli di CO2 di origine umana, che come hanno rivelato diversi studi (anche questi ignorati o censurati) costituiscono una percentuale insignificante dell'atmosfera 7.
Ad appena quattro anni da questa riunione, oggi possiamo constatare come il green deal abbia provocato una crisi industriale senza precedenti, e di come la cosiddetta «transizione ecologica» si stia dimostrando sempre più come qualcosa di utopistico e dannoso. Per finire, la società tecno-digitale in cui Schwab & soci vorrebbero rinchiuderci più che un sogno rischia di trasformarsi in un incubo distopico, con un controllo totale dell'individuo da fare invidia al romanzo 1984 di George Orwell (1903-1950). Senza parlare del nuovo cibo che, per «salvare il pianeta», dovrà essere a base di insetti o di carne sintetica (Bill Gates docet...).
Quel che più spaventa in questo nuovo modello di società è l'esclusione dalla vita sociale di chiunque manifesterà il proprio dissenso a riguardo delle regole imposte da questi auto-proclamati sacerdoti della globalizzazione. La tanto sbandierata «inclusione» e il «rispetto per le diversità» non saranno dovuti a chi si ribellerà a quella che si presenta in prospettiva come una sorta di tirannia algoritmico-digitale e transumanista. Per i «cospirazionisti» e per chi vuole continuare a pensare con la propria testa (non importa se di destra o di sinistra) non ci sarà posto in questa nuova società. Dio ce ne scampi!
Note
1 Traduzione dall'originale inglese The Reset agenda. The Davos Revolution and the Re-Making of Civilization, a cura di Paolo Baroni. Articolo reperibile alla pagina web https://www.forcingchange.org/the-reset-agenda/ 2 La Belt and Road, o «La Nuova via della seta» (in cinese comunemente significa «una cintura, una via») è un'iniziativa strategica della Repubblica Popolare Cinese per il miglioramento dei suoi collegamenti commerciali con i Paesi dell'Eurasia. Essa comprende le direttrici terrestri della «zona economica della via della seta» e la via della seta marittima del XXI secolo (N.d.T.). https://it.wikipedia.org/wiki/Nuova_via_della_seta 3 Cfr. Mainstreaming the Transition to a Net-Zero Economy («Integrare la transizione verso un'economia a zero emissioni nette»), Group of Thirty, 2020. 4 Cfr. Accelerating Decarbonization of the U.S. Energy System («Accelerare la decarbonizzazione del sistema energetico degli Stati Uniti»), National Academies of Sciences, Engineers, and Medicine, 2021. 5 Cfr. Measuring Stakeholder Capitalism: Towards Common Metrics and Consistent Reporting of Sustainable Value Creation, World Economic Forum, 2020. 6 Al termine dell'articolo, uno dei due autori (Carl Teichrib) rimanda alla lettura del suo libro Game of Gods: The Temple of Man in the Age of Re-Enchantment, che probabilmente contiene conclusioni più esaustive. Il libro può essere acquistato al seguente indirizzo: https://www.amazon.com/dp/1999492900 7 A chi vuole approfondire l'argomento suggeriamo la lettura dei diversi articoli del dossier «La bufala del riscaldamento globale», reperibile alla pagina web https://neovitruvian.wordpress.com/la-bufala-del-riscaldamento-globale/
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