I ricercatori coinvolti
in questo articolo hanno condotto un lavoro indipendente
raccogliendo, analizzando e validando diverse prove
riguardanti il feto. La definizione scientifica del feto
abbraccia l'embrione in sviluppo dalle dodici settimane di
gestazione alla nascita. Le prove fornite da questo scritto
riguardano lo sviluppo umano dal concepimento alla
nascita. Sul piano strettamente biologico, molti ex
abortisti propongono il loro onesto punto di vista in merito
alla procedura dell'aborto. Inoltre, vengono presentate
fotografie di feti abortiti raramente apparse sulla stampa.
Altre prove svelate nel testo riguardano un'intervista
personale con una donna che si è sottoposta ad un aborto,
l'utilizzo commerciale e a scopo di ricerca del feto e la
crescente disobbedienza civile a supporto dei non nati.
L'uso delle
immagini di vittime è un tema molto controverso. La ragione
fondamentale per cui abbiamo deciso di mostrarle è la
seguente: le immagini risvegliano la coscienza, quella
stessa che i sostenitori dell'aborto vorrebbero
diligentemente mettere a tacere. Di fronte a certe
fotografie questi ultimi sono costretti ad ammettere
l'aspetto violento e criminale di ciò che essi
definiscono un «diritto», mentre altri spettatori sono
costretti a riconoscere il loro silenzio colpevole di fronte
a questo terribile olocausto. I corpi smembrati delle
vittime, figlie della nostra cultura di morte, gridano più
potentemente di qualsiasi parola. La Storia offre ampia
evidenza dell'efficacia di tali immagini. La guerra del
Vietnam non sarebbe finita se non ci fossero stati i
reportage a mostrare alla TV nelle case americane cosa accadeva realmente
laggiù ai loro figli.
- Intervistatore:
«Durante i vostri colloqui
all'interno della clinica, lei o i suoi colleghi facevate
riferimento all'abortito come ad un maschio o ad una femmina o come
ad un bambino»?
- Carol Everett:
«Non menzionavamo mai se si trattasse di un maschio o una
femmina. Parlavamo di un bambino. Eravamo soliti dire: "Quanto
bambini uccideremo oggi"»?2.
Sopra: Carol
Everett, un medico che ha lavorato come direttrice di
quattro cliniche abortiste a
Dallas, nel Texas, dal 1977 al 1983. La sua è dunque la
preziosa
testimonianza di una insider.
Battito cardiaco
ben visibile, patrimonio genetico umano unico, capacità di muoversi,
di percepire suoni e perfino di rilevare la luce; questi sono solo
alcuni dei numerosi aspetti biologici che caratterizzano il feto in
utero. Il battito cardiaco può essere rilevato fin dal 18° giorno.
Il patrimonio genetico (ad esempio, quarantasei cromosomi, il
corredo genetico unico caratteristico di tutti gli adulti) è
presente nel feto fin dal concepimento. Il feto inizia a muoversi
nel primo trimestre; a diversi stadi della gravidanza vengono
sviluppati vista e udito. Il feto sviluppa perfino il senso del
dolore. Gli argomenti che verranno trattati in questo capitolo sono:
Biologia e
fetologia;
Dati biologici
di base sul feto;
Patrimonio
genetico del feto;
Prova
scientifica della vita umana in utero;
Dichiarazione
di ex abortisti;
Resti di un
aborto: parti del corpo nella spazzatura;
Utilizzo del
feto a scopi commerciali;
Utilizzo del
feto a scopi scientifici;
Ricerca sui
feti finanziata a livello federale;
Utilizzo di
feti abortiti vivi.
Biologia e fetologia
Una documentazione biologica sul feto
esisteva certamente anche prima del XX secolo. Quella presentata in
questo studio riguarda dati scientifici, medici e ulteriori prove in
merito alla domanda se il feto sia o no un essere umano. Un ex
abortista ha scritto che
«il XIX secolo ha prodotto un numero di
scoperte a livello biologico che indubbiamente ha influenzato le
opinioni dei medici in merito alla moralità dell'aborto. L'idea che
la vita intrauterina iniziasse nel momento in cui la donna sentiva
per la prima volta i movimenti del feto è stata smentita
dall'embriologia, materia che si è sviluppata dopo che nel 1827
Von Baer ha dichiarato di aver visualizzato per la prima volta
un ovulo di mammifero»3.
Sopra: feto umano al
56º giorno di gestazione.
Anche la
documentazione biologica moderna recentemente raccolta è
convincente. Ad esempio, il giudice della Corte Suprema degli Stati
Uniti Sandra Day O'Connor ha scritto:
«Man mano che
le scienze mediche diventano in grado di assicurare un'esistenza del
feto separata dal grembo materno, il momento di viabilità arretra
sempre più verso il concepimento»4.
Sopra: Sandra
Day O'Connor è stata giudice della Corte Suprema degli Stati
Uniti d'America dal 1981 al 2006. È stata la prima donna a
far parte di tale Corte.
Il termine «viabilità» si riferisce alla capacità del feto di
sopravvivere al di fuori dell'utero, situazione che ora può
verificarsi a metà della gravidanza, grazie alle scoperte nel campo
della medicina che permettono ai bambini di sopravvivere a nascite
sempre più premature. Il campo della fetologia è solo uno degli
esempi delle ricerche attualmente condotte sulla vita in utero. Il
fetoscopio, un apparecchio che scatta fotografie del feto in utero,
ora ci permette di esplorare la vita prima della nascita.
Sopra: gli strumenti
utilizzati per la fetoscopia.
Dati biologici di base sul feto
Quelle che seguono sono alcune delle
caratteristiche biologiche fondamentali che riguardano il feto5:
Il cuore inizia a battere già dal
18° giorno;
La struttura dell'intero sistema
nervoso è già presente al 20° giorno;
A quarantadue giorni lo scheletro
è completato e sono presenti i riflessi;
Il cervello e tutti gli apparati
sono presenti all'ottava settimana;
A otto settimane il naso del feto
può essere stimolato e ritrarrà la testa per sfuggire allo
stimolo;
Tra la 9ª e la 10ª settimana il
feto chiude le palpebre, deglutisce e muove la lingua; se gli si
tocca il palmo, reagisce facendo il pugno;
Tra l'11ª e la 12ª settimana, si
succhia il pollice con vigore e respira il liquido amniotico per
sviluppare gli organi della respirazione;
Le unghie sono presenti tra l'11ª
e la 12ª settimana, mentre le ciglia compaiono alla 16ª
settimana;
Il feto si muove in utero prima
che la madre lo percepisca;
Alla 12ª settimana tutti gli
apparati sono funzionanti;
Il feto ha un apporto di sangue
separato da quello della mamma.
Altri dati biologici (riportati dalla
scrittrice Melody Green) sono i seguenti: il feto
«alla
sesta settimana muove le braccia e le gambe e a quarantatre giorni
dal concepimento si possono registrarne le onde cerebrali»6. «All'ottava settimana, il bambino
presenta le proprie impronte digitali, può urinare, stringere forte
il pugno e può sentire il dolore. Ogni stadio di sviluppo, dalla
fertilizzazione all'età adulta, è semplicemente lo sviluppo di ciò
che è presente già dall'inizio»7.
Sopra: un
breve filmato mostra i movimenti del bambino nel grembo
materno. Cliccare sull'immagine per vedere il video o per
scaricarlo.
Un altro autore, il ministro
evangelico Bob Larson, ha fornito ulteriori
informazioni sui primi stadi dello sviluppo fetale:
«A una
settimana dal concepimento iniziano a formarsi le vertebre, la spina
dorsale, i reni, il fegato e l'apparato digerente. Al diciottesimo
giorno, un cuore primitivo inizia a pompare il proprio sangue. Al
tredicesimo giorno, compare un abbozzo di labbra. A un mese e mezzo,
si completa lo scheletro e iniziano i primi movimenti. A cinque
settimane, il cervello si suddivide in tre parti e cresce
rapidamente. Il feto di otto settimane misura appena 2,5 cm. e la
maggior parte dei suoi organi interni sono presenti. Il bambino
afferra oggetti, nuota, si succhia il dito, ha il singhiozzo, si
sveglia e dorme con regolarità»8.
Melody Green
Bob Larson
Inoltre, Larson ha affermato che «a undici settimane, tutti gli
apparati sono formati e funzionanti»9.
Nonostante non sia completamente formato, il feto può essere
paragonato ad un bambino di due anni. Le ossa del bambino, ad
esempio, non si sono ancora interamente formate; così come il feto,
nonostante presenti tutte le parti del corpo, il bambino si trova in
un processo di sviluppo.
Il patrimonio genetico del feto
Nonostante alcuni scienziati affermino
che il feto o l'embrione possa essere paragonato ad un pesce o ad un
girino, il feto assomiglia maggiormente ad un essere umano avendo
organi di natura umana che gli scienziati «raccolgono» per
esperimenti dichiaratamente umani. Il feto è un'unica entità
biologica che, alla pari di un bambino, non è ancora completamente
cresciuta; in ogni caso, ogni persona contiene il medesimo
patrimonio genetico dal concepimento all'età adulta.
Una cellula
fetale presenta il medesimo numero di cromosomi delle cellule di un
adulto e i cromosomi contengono le caratteristiche genetiche uniche
che determineranno le caratteristiche di ogni essere umano. Ogni
essere umano sano ha un corredo di quarantasei cromosomi. Ci sono
delle eccezioni: ad esempio, un bambino con la sindrome di Down ha
quarantasette cromosomi.
In un articolo intitolato Human Life
Begins at Conception («La vita umana inizia dal concepimento»),
Landrum B. Shettles (1909-2003) e David Rorvik
hanno verificato la prova genetica che la cellula di un feto
contiene lo stesso numero di cromosomi della cellula di un adulto.
Landrum B. Shettles
David Rorvik
Il dottor Shettles «per primo ha scoperto e distinto tra lo
sperma che genera un maschio e quello che genera una femmina e
continua ad effettuare ricerche nel campo della fecondazione in
vitro»10. Il loro articolo si può
riassumere come segue:
La natura delle cellule in un essere umano;
La fusione di una cellula sessuale maschile e femminile
(concepimento);
Il feto come vita umana distinta.
-
La natura delle cellule in un essere umano
-
Cellule somatiche (dal greco
«corpo»): la maggior parte dei miliardi
di cellule presenti nel nostro corpo sono cellule somatiche; queste
cellule compongono la pelle, gli organi, i muscoli, ecc...;
-
Cellule sessuali (cellule riproduttive maschili e femminili, sperma
e ovulo):
«Sia negli uomini che nelle donne, ci sono tuttavia altre
cellule, molto più rare, conosciute come "cellule germinali" o
"cellule sessuali" o ancora "gameti". Quando una cellula sessuale di
un uomo si unisce ad una cellula sessuale di una donna, si
concepisce una nuova vita umana»
11.
-
Cromosomi. Ogni tipo di cellula, che sia somatica o sessuale,
contiene i cromosomi, che formano una sorta di schema che definisce
le caratteristiche uniche di ogni essere umano. Un fatto
interessante è che ogni cellula somatica contiene tipicamente
quarantasei
cromosomi, mentre ogni cellula sessuale presenta ventitre cromosomi.
«è
unicamente con la ricombinazione, tramite fusione, che le cellule
sessuali raggiungono il completamento delle unità ereditarie che
definiscono un essere umano»12.
Sopra: da sinistra,
cromosomi maschile e femminile.
-
Unione di un uomo e una donna.
Cellula riproduttiva (concepimento)
-
Concepimento. Il concepimento ha luogo quando una cellula sessuale
maschile si unisce ad una cellula sessuale femminile, formando uno
«zigote». Uno zigote, contrariamente alle cellule singole sessuali
(maschile o femminile), è un'entità umana unica
13.
-
Unicità. Ad ogni concepimento viene creato un essere umano unico in
quanto
«il genotipo – l'insieme delle caratteristiche ereditarie di
un essere umano unico – si stabilisce col concepimento e rimarrà
tale per l'intero corso della vita dell'individuo. Non vi è alcun
altro evento nella vita biologica che sia decisivo come lo è questo;
non vi è alcuna ulteriore combinazione di circostanze che possa
anche solo lontanamente essere paragonata al genotipo nel
"contribuire a farci come siamo»14.
Sopra: uno spermatozoo
sta cercando di penetrare nell'ovulo per fecondarlo.
Shettles e Rorvik hanno
affermato:
«Il concepimento conferisce la vita e la rende unica. A meno che tu
non abbia un gemello identico, non c'è praticamente nessuna
possibilità, nel corso naturale delle cose, che ci sia un altro "tu", nemmeno se gli esseri umani insistessero per miliardi di anni»15.
Sull'unicità del concepimento Bob Larson ha scritto:
«Al
concepimento viene creato un essere umano unico e totalmente diverso
con quarantasei cromosomi (come ogni altro essere umano) con la
capacità di sostituire le proprie cellule morte»16.
Sopra: l'ovulo
fecondato (zigote) si annida nella parete uterina.
Anche i moderni testi medici confermano che il risultato del
concepimento è un individuo unico:
«Pertanto, dall'unione di un gamete maschile e
di un gamete femminile si
forma una nuova cellula. La cellula, definita zigote, contiene una
nuova combinazione di materiale genetico, un individuo diverso sia
da entrambi i genitori che da chiunque altro nel mondo»17.
-
Il feto come vita umana distinta
Numero fisso di cromosomi in età adulta. Sia che il feto sia appena
concepito (zigote) o all'ottava settimana, l'unicità dei suoi
cromosomi rimane; dal concepimento all'età adulta non variano. Shettles e Rorvik scrivono:
«Qualunque sia la terminologia
utilizzata, il bambino non nato è sempre un'entità distinta, una
vita umana individuale a pieno titolo»18.
Il feto supervisiona la gravidanza.
«Il fetologo Albert W. Liley ha
affermato: "è il feto che è responsabile della gravidanza". Anche
coloro che si oppongono a restrizioni sull'aborto sottoscriverebbero
questa affermazione. Ad esempio, Daniel Callahan, direttore
dell'Institute of Society, Ethics and Life Sciences ("Istituto di
Società, Etica e Scienze della Vita"), ha affermato:
"Geneticamente, a livello ormonale e per tutti gli aspetti organici,
ad eccezione per la sua fonte di nutrimento, un feto e perfino un
embrione sono separati dalla donna"»19.
Concludendo, basandosi sull'evidenza genetica, come riportato sopra,
una valutazione onesta e oggettiva del corredo genetico del feto
indica che questi è un nuovo essere umano le cui cellule sono
portatrici dei medesimi cromosomi unici, vale a dire del medesimo
materiale genetico dal concepimento all'età adulta.
Prova scientifica della vita umana in utero
Il dottor Bernard Nathanson
(1926-2011), un ex abortista, ha affermato che «praticamente
nessuno nella comunità medica nega ancora apertamente che il bambino
prima della nascita sia biologicamente umano»
20. Il dottor Nathanson ha ricordato che grazie ai
progressi nel campo della medicina nei primi anni '70, si è
sviluppata una finestra biologica sull'utero e ha riassunto questo
sviluppo come segue:
«Nei primi anni '70, abbiamo iniziato ad
utilizzare macchinari, apparecchi e strumenti che ci hanno permesso
di aprire una più grande e sofisticata finestra sull'utero. Ma per
la prima volta, in quanto medico e persona etica, ho iniziato a
capire che nelle procedure di aborto non si trattava semplicemente
di risucchiare una massa cellulare, pochi grammi di tessuto. Ho
iniziato a rendermi conto che in gioco c'era qualcosa che aveva una
densità morale che richiedeva rispetto»21.
Sopra: il Dr. Bernard
Nathanson.
Nathanson ha inoltre affermato: «Non ho più alcun serio dubbio
che vi sia vita umana nell'utero dalle primissime fasi della
gravidanza»22. La
testimonianza del Dr. Hymie Gordon (1927-1995) ha confermato il
convincimento di Nathanson che il feto sia ben di più che «pochi
grammi di tessuto».
Il Dr. Gordon, presidente del Dipartimento di
Genetica Medica alla Clinica Mayo, ha testimoniato davanti al
Senato degli Stati Uniti che «seguendo il criterio della moderna
biologia molecolare, la vita è presente dal momento del
concepimento»23. L'ammissione
forse più eclatante è stata quella di un articolo del California
Medicine del 1971; vi si affermava infatti che, avendo inventato la
nuova espressione «interruzione di gravidanza», invece di «uccisione
di un bambino», «si è curiosamente evitato il dato scientifico,
che ognuno in realtà conosce, che la vita umana inizia dal
concepimento ed è continua sia dentro che fuori dall'utero, fino
alla morte»24.
Altrettanto
sconvolgenti sono le parole del Dr. Alan Guttmacher
(1898-1974), già presidente della Planned Parenthood, che nel
suo libro Planning Your Family («Come pianificare la tua
famiglia») ha affermato che con la fecondazione inizia una «nuova
vita»25. Un medico, citando prove
biologiche dell'umanità del feto, ha dichiarato:
«Undici anni fa,
mentre somministravo un anestetico per la rottura di una gravidanza
extrauterina (a due mesi di gestazione) mi si presentò quello che
credevo fosse il più piccolo essere umano vivente che avessi mai
visto. Il sacco embrionale era intatto e trasparente. Dentro al
sacco c'era un piccolo essere umano maschio che nuotava con vigore
nel liquido amniotico, attaccato alla parete dal cordone ombelicale.
Il piccolo essere era perfettamente sviluppato, con lunghe dita
affusolate, piedi e dita dei piedi. La pelle era praticamente
trasparente e le arterie e le vene erano visibili alle estremità
delle dita. Il bambino era estremamente vitale e si muoveva nuotando
all'interno del sacco più o meno con un movimento al secondo, con
un'andatura tipica del nuotatore. Questo piccolo essere umano non
assomigliava in alcun modo alle foto, ai disegni e ai modelli di
"embrione" che avevo visto, e neppure assomigliava agli embrioni che
avevo avuto occasione di osservare fino ad allora, chiaramente
perché questo era vivo! [...]. Quando il sacco venne aperto,
il piccolo essere umano morì immediatamente e iniziò ad acquisire le
sembianze che vengono solitamente riconosciute ad un embrione a
questo grado di sviluppo (estremità smussate ecc...). Penso che se
il legislatore e la gente si rendessero conto della vita vigorosa
presente a questo stadio, l'aborto forse troverebbe maggiori
obiezioni che l'eutanasia»26.
Sopra: da
sinistra, Hymie Gordon e Alan Guttmacher. Entrambi, seppur
da fronti opposti, hanno confermato che la vita umana inizia
fin dal concepimento.
La
prova scientifica più convincente ci è stata fornita negli anni '80
dal fetoscopio, un microscopio molto evoluto che riproduce immagini
a fibre ottiche del feto in utero. Fino a pochi anni fa, era
impossibile produrre immagini a fibre ottiche. Diamo una scorsa a
questa narrazione dall'interno dell'utero ricca di dettagli:
«Tante decisioni per l'aborto si basano sulla deduzione "lontano
dagli occhi, lontano dal cuore", senza realmente comprendere quello
che sta accadendo o senza nemmeno visualizzare il bambino che sta
crescendo nell'utero della mamma. Ma, con l'utilizzo di una
microscopio altamente sofisticato, il fetoscopio, possiamo vedere
questo bambino iniziare l'avventura della vita [...]. Egli ha
solo poche settimane, ma fino a pochi anni fa, queste immagini a
fibre ottiche erano impossibili da riprodurre. Notate i vasi
sanguigni sulla pelle delicata, la mano e le dita. Questa struttura
a spirale è il cordone ombelicale. È la linea che collega il bambino
alla madre assicurandogli la vita. È un maschio. Si riesce a
distinguere perfettamente l'orecchio. Si è dimostrato che negli
ultimi mesi di gravidanza il bimbo reagisce ai suoni. Qui c'è il
naso [...], la bocca. Questo tipetto lo si può anche vedere
deglutire acqua. Le sopracciglia. E le palpebre ancora chiuse.
Purtroppo, quelle che state vedendo sono le riprese drammatiche in
preparazione ad un aborto che ha posto fine in modo brutale alla
giovane vita. Non posso farvi vedere il resto di questo orrendo
filmato. I dettagli visivi di questa procedura di meno di otto
minuti non sarebbero appropriati in una trasmissione televisiva.
Queste scene sono estratte dal documentario "Eclipse of Reason"
("Eclissi della ragione") [...], uno sguardo impressionante sulla
realtà dell'aborto. Il risultato di quella procedura di aborto è
stata una pila di materiale insanguinato e la distruzione della
giovane vita del bambino. L'aborto comporta senza dubbio
la distruzione di una vita umana. Molti hanno cercato di
respingere la prova scientifica utilizzando un approccio che è
l'equivalente di una teoria volta a dimostrare che la terra sia
piatta. Grazie alle scoperte della scienza medica attuale e della
tecnologia, la comprensione della vita dal concepimento è molto più
chiara rispetto ad un tempo»27.
Albert W. Liley, conosciuto come il padre della fetologia, ha dato
un notevole contributo alla comprensione della vita in utero. Di
particolare importanza a questo proposito è l'articolo intitolato
«The Foetus as a Personality» («Il feto come personalità»).
L'autrice Suzanne M. Rini ha così descritto il suo
lavoro:
«Con [...] strumenti semplici, A. W. Liley, morto
nel 1983, ha esplorato il mondo del feto in utero. Nei suoi "viaggi"
con strumenti semplici, non ha concluso che il feto è una tabula
rasa o un girino, un subumano o un alieno, un estraneo, bensì che,
con crescente stupore, il feto è cosciente, reattivo nell'apprendere
e agli stimoli, è già sia una persona che un paziente. È interessante che A. W. Liley abbia rivolto il suo discorso ai suoi
colleghi alla vigilia della decisione in merito all'aborto in
Australia. È stato un tentativo nobile di esplicitare a tutti questi
contenuti nel momento in cui tutto stava per diventare relativo e
vendibile»28.
Sopra: banner
pubblicitario di una delle tante cliniche
statunitensi in cui si
pratica l'aborto procurato.
Le credenze,
basate sull'ignoranza della società, dipingono il feto
come un'entità inattiva; perfino alcuni scienziati, negando le prove
evidenti portate dalla fetologia, tentano spudoratamente di ridurre
il feto a pesce o a girino. Comunque, Albert W. Liley è stato uno
dei tanti scienziati che hanno fornito una prova evidente che il
feto è cosciente, membro vigile della razza umana. Il succitato
articolo di Liley, porta i seguenti dati scientifici:
Il feto supervisiona la
gravidanza;
Il feto è cosciente (ad esempio,
già dall'ottava settimana si muove);
Il feto è vigile;
Il feto vede;
Il feto sente.
Molte persone credono che il feto sia
un «passeggero inerte». Nulla potrebbe discostarsi
maggiormente dall'evidenza scientifica. Albert W.Liley ha ricusato
le «congetture» sul feto e ha affermato quanto segue, basandosi sui
suoi studi scientifici:
«Se, con rammarico, dobbiamo abbandonare
una congettura così affascinante, spero che possiamo sostituirla con
una prova parimenti interessante, dato che scoperte recenti nella
diagnosi e nella terapia fetali hanno fornito sia la tecnologia
che l'opportunità di comporre una nuova immagine del feto. Lungi
dall'essere un passeggero inerte nella madre gravida, il feto è un
vero manager della gravidanza. È il feto che garantisce il buon
funzionamento endocrino della gravidanza e che induce i cambiamenti
nella fisiologia della madre per far sì che diventi un buon ospite.
È il feto che, autonomamente, risolve il problema dell'allotrapianto
– cosa non facile se riflettiamo che, biologicamente, la madre è in
grado di ospitare, nel periodo della gravidanza, bambini che pesino
più del suo stesso peso, tutti estranei dal punto di vista
immunologico. È il feto che determina la durata della gravidanza. È
il feto che decide come si posizionerà in gravidanza e come si
presenterà al momento del parto»29.
Come si può dire che
il feto è un «grumo di cellule»?
Ancora più importante, gli studi di Liley si basano su progressi
medici che forniscono un'immagine accurata del feto. Ad esempio, il
feto può essere descritto come un essere conscio. Come
ricorda Liley,
«nel suo microclima caldo e umido, il feto non si
trova né in stato di paralisi né di coma ipossico. Dai pochi studi
dell'elettroencefalogramma, mostra attività clinica in cui i periodi
di maggiore quiete corrispondono nel neonato ad una veglia
tranquilla da cui viene prontamente scosso da una varietà di
stimoli. Come tutti gli organi interni, l'utero è insensibile al
tatto e a tutti gli stimoli ad eccezione dello stiramento. Pertanto i
movimenti fetali non vengono percepiti nell'utero bensì nella parete
addominale e questo spiega perché il movimento non venga percepito
fino alla 16/20ª settimana di gestazione. Il feto muove gli arti e
il tronco dall'8ª settimana, ma devono passare altre dieci settimane
perché questi movimenti siano forti abbastanza per essere trasmessi
alla parete addominale»30.
Prove
biologiche all'interno dell'utero rivelano inoltre che il feto è
vigile. Ad esempio, il feto si ruota (utilizzando la spina
dorsale), definisce la propria posizione in utero (o per il parto) e
reagisce a pressioni e stimoli tattili. Il dottor Liley ha affermato
quanto segue:
«Il meccanismo tale per cui il feto cambia
estremità all'interno dell'utero è molto semplice: si muove con i
propri piedi e gambe. Il meccanismo per il quale cambia lato è molto
più sottile: si muove tramite un'elegante rotazione spirale
longitudinale e nel mezzo della rotazione avvolge la sua spina
dorsale di 180°. Esso [...] può assumere delle posture che
risultano difficili o impossibili per il bambino o l'adulto
[...]. Il feto risponde a pressioni e stimoli tattili.
Solleticare il cuoio capelluto del feto durante l'induzione
chirurgica del parto provoca movimento, colpire il palmo di un
braccio prolassato induce un riflesso di prensione e alla
stimolazione plantare il podalico reagisce alzando le dita dei
piedi»31.
Il dottor Liley ha
inoltre notato che il feto deglutisce liquido amniotico e ha il
singhiozzo. Questo e altri fatti indicano che il feto è cosciente e
vigile, e non un passeggero inerte. I suoi dati indicano che il feto
ha un senso dell'udito sviluppato e presenta il senso visivo. Ad
esempio, Liley ha affermato:
«Quello che manca al feto è
un'illuminazione adeguata e un'immagine per poter esercitare la
vista. Alla nascita vede, ma non sa quello che sta guardando»32.
La vista del feto, nonostante sia
presente, non è affinata neppure alla nascita. Cionondimeno, il feto
ha una capacità visiva all'interno dell’utero. Quella che segue è
un'analisi di Liley che descrive il senso dell'udito del feto:
«Un improvviso rumore in una stanza silenziosa - il vaso che cade o
la voce materna – fà sussultare il feto posizionato sotto ad un
intensificatore di immagini, e almeno dalla 25ª settimana il feto
salterà in sincronia con l'intervento di un timpanista in una
performance d'orchestra»33.
è interessante notare
che perfino le strutture dell'orecchio interno del feto ad uno
stadio iniziale sono molto simili a quelle di un adulto. Inoltre, il
feto sente rumori interni (in utero) oltre ai suoni esterni. In
conclusione, il Dr. Liley ha scritto:
«Questa è quindi la nostra
descrizione del feto. Non vive in un bozzolo ovattato e immutato in
uno stato di privazione sensoriale totale, bensì in una struttura
plastica e reattiva che protegge e filtra, forse distorce, ma non
elimina il mondo esterno. Neppure il feto stesso è inerte e in uno
stato stuporoso, bensì attivo e reattivo»34.
Alcune delle migliori prove mediche che confermano le affermazioni
del Dr. Liley sul fatto che il feto sia attivo e reattivo (e non
inerte) sono state pubblicate il 26 gennaio 1980 sul British
Medical Journal in un articolo intitolato What the Fetus
Feels («Quello che sente il feto»). L'articolo inizia affermando
che l'ambiente «del feto viene disturbato da suoni, luci e
esperienze tattili e reagisce a queste fonti di disturbo muovendosi»35.
Questo articolo propone le prove
scientifiche che dimostrano che il feto è un essere attivo, reattivo
e non semplicemente un ammasso di tessuto «inerte». L'articolo
illustra l'acquisizione da parte del feto di capacità particolari
(come ad esempio il tatto) in periodi specifici dello sviluppo
fetale. A titolo di esempio di tali capacità, l'articolo asserisce:
-
Suono. «Fino alla fine del diciannovesimo secolo,
si credeva che i bambini nascessero sordi e ciechi. In
realtà, l'orecchio interno del feto è completamente
sviluppato a metà gravidanza, e il feto risponde a un'ampia
varietà di suoni»36.
- Vista.
«I muscoli nell'orbita sono presenti già nei primissimi
stadi della gravidanza e gli occhi del feto si muovono
quando questi cambia posizione e durante il sonno»37.
- Tatto.
«Il feto può toccare le parti del proprio corpo con le
mani e con i piedi, e anche il cordone ombelicale viene a
contatto con tutte le parti del suo corpo»38.
- Movimenti
spontanei. «Nonostante il feto inizi a
compiere movimenti spontanei a circa sette settimane dal
concepimento, le mamme non sentono i loro bambini muoversi
che tra la 16ª e la 21ª settimana»39.
- Dolore.
«La frequenza cardiaca fetale e il movimento aumentano
per qualche minuto in seguito allo stimolo tattile durante
l'amniocentesi
40.
Il feto torna poi a calmarsi nuovamente pochi minuti dopo
il termine della procedura. Le alterazioni della frequenza
cardiaca e l'aumento del movimento suggeriscono che questi
stimoli sono dolorosi per il feto»41.
La lista che segue riporta alcune
dichiarazioni del medesimo articolo che rilevano come una
determinata capacità sia mostrata dal feto durante una specifica età
gestazionale:
Deglutizione.
A undici settimane, il feto deglutisce il liquido amniotico che
lo circonda e lo emette urinando42.
Percezione del suono.
A metà della gravidanza, rumori forti provenienti dall'esterno
dell'utero, come lo sbattere di una porta o la musica forte,
raggiungono il feto, che reagisce43.
Tatto. Alla
nona settimana, il feto può avvolgere con le dita un oggetto nel
palmo della mano. A dodici settimane, il feto può chiudere le
dita e il pollice e «aprirà la bocca in risposta alla
pressione esercitata sulla base del pollice»44.
Questa prova biologica mostra che il
feto ha mani, piedi, ecc..., ad uno stadio iniziale all'interno
dell'utero e che risponde agli stimoli (suono, luce e tatto) a vari
stadi dello sviluppo. Si può perfino dire che il feto risponde a
stress emozionali della madre. Prendiamo in considerazione la
seguente affermazione dal succitato articolo:
«Il livello di
attività del feto cresce quando la madre è sottoposta a stress
emozionale. Ad uno stress prolungato corrisponde un aumento dei
movimenti del feto, fino a dieci volte superiore rispetto al loro
normale livello. L'attività del feto sembra crescere anche quando la
madre è stanca»45.
Dichiarazioni di ex abortisti
-
Bernard Nathanson
Il Dr. Bernard Nathanson, ex direttore
di una delle più grandi cliniche abortiste del mondo e uno dei
fondatori della National Abortion Rights Action League, dopo
aver iniziato a ricercare nel campo della fetologia, ripudiò le sue
posizioni abortiste e abbandonò il proprio lavoro come abortista.
Senza dubbio, egli è stato uno dei maggiori proponenti del diritto
alla vita per i nascituri.
- Carol Everett
Carol Everett, che è stata
proprietaria e direttrice di due cliniche abortiste, venne
intervistata dall'Autore martedì 14 Aprile 1989. Seguono alcune
delle domande-chiave poste alla signora Everett e le sue relative
osservazioni.
-
Eric Pastuszeck:
«Basandosi sulla sua esperienza passata di aborti, concorderebbe
con l'asserzione che il feto è un essere umano biologico»?
-
Carol Everett:
«Si può distinguere il bambino fin dal momento in cui la donna si
accorge della gravidanza».
-
Eric Pastuszeck:
«Quando si accorge una donna della gravidanza»?
-
Carol Everett:
«Circa due settimane dopo la mancata mestruazione».
-
Eric Pastuszeck:
«Di nuovo, basandosi sulla sua esperienza, alcune metodologie
abortive (ad esempio la D&C - Dilatation and Curettage46) richiede che vengano individuate parti
del corpo umano distinguibili (ad esempio la testa) al fine di poter
completare l'aborto? Se sì, può specificare quali»?
-
Carol Everett:
«Bisogna che vi siano tutte le parti del corpo perché la
procedura d'aborto sia completata».
-
Eric Pastuszeck:
«Le donne hanno mai riferito di parti del corpo rimaste in
utero»?
-
Carol Everett:
«Una donna venne da noi dopo venti settimane e ci disse che aveva
un piede del bimbo in utero. So di altri casi in cui una donna, in
seguito ad un aborto, ha chiamato dicendo: "Ho appena espulso un
piede", oppure "ho appena espulso una mano"».
-
Eric Pastuszeck: «C'erano altri movimenti o
espressioni fetali (durante o dopo l'aborto) che confermavano che il
feto fosse un essere umano»?
-
Carol Everett:
«Si può vedere il bimbo che si muove. Quando si esegue un aborto
eco-guidato, si riesce a vedere il bimbo che si ritrae quando gli
strumenti vengono inseriti in vagina».
-
Eric Pastuszeck:
«Nelle conversazioni all'interno della clinica con i suoi
colleghi, parlavate del sesso del bambino o parlavate semplicemente
di "bambino"»?
-
Carol Everett:
«Non facevamo mai riferimento al sesso. Parlavamo di bambino.
Eravamo soliti dire: "Quanti bambini uccideremo oggi"»?
-
Eric Pastuszeck:
«C'è qualche altra prova, in modo particolare biologica o medica,
dedotta da esperienza diretta, che ci potrebbe fornire per affermare
che il feto è un essere umano»?
-
Carol Everett:
«Erano bambini. Avevano tutti gli organi e i tessuti. Non so di
che altra prova abbia bisogno».
Altri abortisti hanno dato testimonianza sulle parti del corpo
derivate da un aborto47:
La Dr.ssa Beverly McMillan, ex attiva sostenitrice del diritto
all'aborto, ha affermato: «Sono arrivata al punto in cui
semplicemente non riuscivo più a vedere quei piccoli corpi»48.
Il Dr. Anthony Levatino, che eseguiva aborti come medico interno
all'ospedale, ha dichiarato che mentre lui e sua moglie cercavano di
adottare un bambino, «ne buttava nella spazzatura nove-dieci alla
settimana». Alla fine smise di effettuare aborti49.
Debra Harry, un ex assistente abortista in una clinica del Michigan,
passava gli strumenti al dottore durante gli aborti. Ha sentito «il rumore del cranio di un bambino frantumarsi»50.
Inoltre, la Harry ha affermato: «Ero là e ho visto questi bimbi completamente
formati all'età di dieci settimane [...] senza una gamba o senza la
testa [...], ho visto le piccole gabbie toraciche»51.
Beverly McMillan
Anthony Levatino
Sopra: nella
terza fase dell'aborto per dilatazione ed evacuazione
(effettuato nel 2º trimestre di gravidanza), la testa del
bambino viene afferrata con un forcipe dentato e schiacciata. Ecco
perché la Harry sentiva «il rumore del cranio di un bambino frantumarsi».
I resti di un aborto: parti del
corpo nella spazzatura
I racconti degli ex abortisti hanno
descritto le parti del corpo tirate fuori dall'utero durante una
procedura di aborto. Anche al termine della procedura, quando ormai
le parti fetali sono diventate rifiuti, perfino la spazzatura ci
svela la prova dell'umanità del feto: ci sono corpi o parti di corpi
nell'immondizia nei pressi o all'interno delle cliniche. Il resoconto che colpisce
maggiormente è quello della Dr.ssa Olga Fairfax:
«"Richmond's
shame" ("La vergogna di Richmond") ha segnato un nuovo punto
basso nello smaltimento dei rifiuti. Una clinica per aborti riempiva
un alto cassonetto nel retro della sua proprietà con i resti delle
terribili procedure svoltesi nell'arco della giornata. Il suo
compattatore di rifiuti pressava con cura cento corpi di bambini al
giorno che venivano poi messi in sacchetti di plastica e gettati
sul cassonetto. I cani affamati arrivavano e trascinavano via le
sporte. C'erano frequenti liti e il contenuto veniva sparso su e giù
per la strada fino a quando i cani non separavano la garza, le
spugne e i tamponi e divoravano la placenta, le ossa e la carne dei
bambini»52.
Sopra: un cane si
allontana da una discarica di una clinica abortista con un feto
morto tra le fauci.
Questa è la terribile fine di molti bambini uccisi dall'aborto.
Forse l'incidente più
grottesco (tuttavia rivelatore) conosciuto è la tragedia di Woodland
Hills. Si tratta di un fatto avvenuto in California, di cui ha
parlato la stampa; alcuni uomini scoprirono i resti di migliaia di
corpi (e parti di corpi) in un container marittimo. Questo
tragico avvenimento è stato riportato in dettaglio in un libro
pubblicato nel 1980 intitolato The Woodland Hills Tragedy.
Come ultimo esempio, un ministro battista scoprì la prova di corpi
umani in una discarica comunale ad Odessa, nel Texas. Olga Fairfax
ha riportato quanto segue:
«A Odessa, nel Texas, l'ordinanza
comunale 69-91 vieta di mettere un animale morto in un cassonetto.
Questo però non ha impedito ad un abortista di depositare grandi
sporte di plastica marrone piene di sporte di garze nella discarica
cittadina ogni sera prima della chiusura»53.
Sopra: la Dr.ssa Olga
Fairfax.
Il pastore battista ha aperto le sporte e con grande ribrezzo vi ha
trovato
«piccole mani e piedi, perfettamente formati, di un
bambino di tredici settimane e il corpo completo, a pezzi, di un
bambino di diciassette settimane. C'era tutto al di fuori di un
piede: la cassa toracica, gli organi sessuali, la testa, le unghie
delle mani e dei piedi»54.
Sopra: feti
umani a diversi stadi di crescita gettati nell'immondizia. E
pensare che le leggi comunali in vigore attualmente vietano
di gettare il corpo di un animale morto nei rifiuti!
Uso commerciale del feto
Alcune società, in particolare aziende
cosmetiche e farmaceutiche, utilizzano il collagene, un
tessuto simile alla gelatina che si trova nel tessuto, nelle ossa e
nella cartilagine. Il collagene si può anche trovare nella
placenta; comunque, ad eccezione di prodotti con collagene animale e
collagene bovino, prodotti contenenti collagene (ad esempio trucchi,
shampoo) possono contenere collagene umano prelevato da
feti.
Oltre al collagene, a volte nell'industria cosmetica si
utilizzano anche altri tessuti umani del feto. Ad esempio, il giro
d'affari del tessuto fetale, nel 1984, era di almeno un milione di
dollari per feti abortiti con isterectomia (in epoca gestazionale
avanzata). Tra gli altri impieghi a livello commerciale dei feti ha
trovato posto anche l'inserimento di embrioni umani e organi nella
plastica e la loro vendita come fermacarte alla moda.
Inoltre, Olga
Fairfax ha riferito che, in Gran Bretagna, (reminescenza della
Germania nazista) è stato ricavato sapone dal grasso di bimbi
abortiti55. Numerosi sono i
dettagli in merito all'uso commerciale del feto. Le parti fetali
vendute (o trasformate e poi vendute) dimostrano come i vendor
considerino il feto come umano. In un catalogo di una società
francese è stato pubblicizzato «un embrione umano integro» e diversi
organi fetali inalterati56.
Il Chicago
Sun-Times ha riferito che una società di ricerche mediche
americana testava cuori, cervelli e altri organi di cento feti
nell'ambito di un contratto di ricerca del valore di 350.000 dollari
per un pesticida. Secondo una persona, vi era anche «qualche
discussione» in merito al fatto se i feti fossero vivi o morti57.
Nel suo libro Beyond Abortion: A Chronicle of Fetal Experimentation («Oltre l'aborto: cronaca
della sperimentazione fetale»), la giornalista Suzanne M.
Rini ha riferito quanto riportato dal Cork (Ireland) Examiner
in merito alla sperimentazione di feti umani da parte dell'industria
cosmetica. L'articolo del giornale recitava:
«Laboratori in
Europa, che lavorano per l'industria cosmetica nella preparazione di
prodotti di bellezza, stanno effettuando esperimenti su feti
umani vivi. Questa terribile affermazione si trova in un
rapporto non ancora pubblicato per un comitato del Parlamento
Europeo [...]. Nel suo rapporto al Parlamento Europeo, il
parlamentare italiano Alberto Ghergo sostiene che in laboratori
embriologici europei (non citati) vengono condotti esperimenti su
feti di dodici-ventuno settimane. Questi vengono rimossi interi e
vivi per mezzo dell'isterectomia (taglio cesareo) [...]. Gli
embrioni sono sezionati per rimuovere alcuni organi (pancreas, timo,
cervello, ecc...) che vengono congelati con vapori di azoto liquido.
Altri embrioni vengono congelati una volta estratti dall'utero
materno per essere messi da parte per vari usi»58.
Sopra: il libro di
Suzanne M. Rini
Beyond Abortion: A Chronicle of Fetal Experimentation.
Qualcuno può spiegarmi
gentilmente che differenza
c'è tra questo
«scienziato» e il nazista Dr. Mengele?
Vale la pena di sottolineare la presenza
di pancreas, timo e cervello (prelevati dal feto) quando esaminiamo
l'umanità del feto. C'è la prova che vi sono feti abortiti vivi e
che vengono fatti morire senza assistenza medica e dai cui vengono
prelevati organi e tessuti59. Molti
altri sono gli esempi di utilizzi commerciali del feto. Una società
ha elencato feti (qualificandoli come «embrioni») di tre mesi tra i
prodotti dei propri cataloghi.
Il catalogo descriveva i feti come
«separati lungo l'arteria mediana, riordinati e rimontati
naturalmente». Alla stessa voce veniva indicato: «Specificare
età desiderata»60. I feti ben
preservati (spesso ricavati da aborti) sembrano essere abbastanza
richiesti a livello commerciale. Indipendentemente dalla loro
popolarità, questi modelli forniscono ulteriore riprova di quello
che è il risultato di un aborto e poggiano sull'umanità del feto.
Una società con sede a Cannes, in Francia, ha promosso questa
pubblicità:
«La bellezza tramite il congelamento: un trattamento
rivoluzionario di rigenerazione cellulare tramite congelamento. Dal
lavoro del dottor Alexis Carrel sappiamo che cellule giovani
applicate a tessuti vecchi sono capaci di rigenerarle. Queste
cellule sono molto più efficaci se viventi»
61.
Nel 2017 è
scoppiato lo scandalo dei feti venduti negli Stati Uniti dal
Planned Parenthood, un'associazione privata che
gestisce l'industria dell'aborto. Sopra: il listino prezzi
degli organi fetali provenienti da aborti provocati, venduti
dal Planned Parenthood alle industrie per la
sperimentazione.
Sopra: la
montagna di denaro che ogni anno finisce nelle casse
dell'industria dell'aborto gestita dal Planned Parenthood
sia mediante la vendita delle parti dei corpi dei bambini
abortiti che dalle sovvenzioni statali. Un affare da 520
milioni di dollari all'anno!
Lo stesso depliant
pubblicizza: «La bottiglia rossa contiene la placenta,
la milza, il fegato e il timo del feto»
62. In sintesi, l'utilizzo a livello commerciale del feto consiste nel
commercializzare parti del corpo. Tutto il materiale prelevato (ad
esempio, placenta, pelle, collagene e grasso) viene considerato di
valore in quanto umano.
Utilizzo del feto a scopi scientifici
Un'ulteriore area di interesse per il
nostro studio è l'utilizzo del feto a scopi scientifici. La base
logica per l'utilizzo del feto a scopi di ricerca di alcuni
ricercatori è che i feti sono umani e non animali. Il feto presenta
infatti delle parti del corpo (ad esempio, polmoni e fegato) che
sono perfetti per la ricerca e la sperimentazione. Olga Fairfax e
Suzanne Rini hanno riferito i seguenti casi, che hanno coinvolto
l'utilizzo di feti umani:
- «Secondo la FDA63, un vaccino per la rabbia viene
prodotto da virus che si riproducono nei polmoni di bimbi
abortiti, così come un vaccino per la poliomelite, preparato per
mezzo di colture costituite da cellule di bambini abortiti»64.
- «Cellule del cervello
verrebbero "prelevate" da bambini abortiti a scopo di trapianto»65.
- «Secondo quanto riportato dal
Journal of the American Medical Association, del 26 marzo
1973, degli antigeni umani fetali sono stati ottenuti dall'omogeneizzazione
di corpi di feti»66.
- «Grazie a una sovvenzione di
600.000 dollari da parte dell'NIH, l'Istituto Nazionale di
Sanità statunitense, si è potuto arrivare a sezionare un bambino
senza anestetico (tra i molti altri coinvolti negli esperimenti
effettuati in Finlandia) in modo da poterne ricavare il fegato.
Il ricercatore incaricato ha affermato che il bambino era
completamente formato e addirittura secerneva urina. Ha negato
la necessità di un anestetico, sostenendo che un bambino
abortito è solo spazzatura»67.
- «È stato inoltre riferito di
uno
studio su teste decapitate di dodici bambini partoriti con
taglio cesareo e tenuti in vita per mesi»68.
Sopra: feto di
dieci settimane tenuto in vita artificialmente per la
sperimentazione. Sfuggiti alla morte per aborto, questi
bambini sono destinati a morire a causa dei pesticidi o dei
nuovi
farmaci testati su di loro. Il dramma di questi piccoli
venne rivelato dalla rivista Life negli anni '70.
I casi elencati sopra rappresentano
soltanto alcune delle molte occorrenze dell'utilizzo scientifico di
un feto abortito, sia esso vivo o morto. L'utilizzo scientifico del
feto si presta a diversi ambiti di discussione, in questa sede ne
prenderemo in esame due: la ricerca finanziata a livello federale e
l'utilizzo di feti abortiti vivi.
La sentenza Roe vs. Wade che nel
1973 aprì la strada all'aborto su richiesta, ha costituito un vero e
proprio lasciapassare per l'utilizzo, negli anni a seguire, di feti
morti (e vivi) per la sperimentazione. I feti utilizzati spaziavano
da bambini sani abortiti in età gestazionale avanzata (di cui si
sono prelevati gli organi in quanto era intenzione abortire il feto)
a tessuti nel primo stadio di sviluppo embrionale nonché organi da
aborti per aspirazione.
Sopra: un piccolo
essere umano abortito destinato
all'industria
cosmetica o a chissà quale altro utilizzo...
I feti non sani, che cioè presentavano
difetti, costituivano una categoria a sé69.
Molti feti con anomalie, rifiutati dai proprî genitori e abortiti a
causa di un difetto, sono stati utilizzati per la sperimentazione.
Ricerca fetale finanziata a livello
federale
Prima di illustrare alcuni esempi di
ricerca finanziata a livello federale su feti morti (e a volte vivi)
vittime di aborti, è necessaria una riflessione preliminare. Lo
sviluppo della scuola di pensiero cosiddetta «tissue» (che
sostiene che i feti siano unicamente tessuto e non esseri umani
vivi), unitamente all'argomentazione che abortire un feto può
salvare o migliorare la vita di feti «voluti», sono diventati le
premesse per la ricerca fetale, compresi stanziamenti economici per
aborti e sperimentazione su feti vivi.
Gli esperimenti fetali
presentati di seguito mostrano come molti «scienziati» siano
impegnati a fare sciacallaggio di organi (in gran parte provenienti
da feti ottenuti da aborti indotti) per contribuire al sapere
biomedico e al progresso scientifico senza considerare se il feto
abbia o meno dei diritti.
-
Ricerca finanziata dall'Istituto Nazionale
di Sanità
L'Istituto Nazionale di Sanità (NIH)
è stata una fonte primaria di finanziamenti federali nel campo della
ricerca fetale. I dettagli di questi esperimenti documentano un
utilizzo scientifico di parti del corpo e organi, tutti provenienti
da feti. Segue una lista di alcune ricerche sul feto finanziate
dall'Istituto Nazionale di Sanità:
«Lo studio "Normal and Abnormal
Utero-Vaginal Development" ("Sviluppo normale e anormale
utero-vaginale") è stato condotto utilizzando tratti
riproduttivi di feti abortiti. Il Dr. Gerald R. Cunha,
dell'Università della California, a San Francisco, ha ricevuto
229.382 dollari per condurre questa ricerca negli anni
1984-1985»70.
Sempre nel biennio 1984-1985, il
Dr. Thomas Shepard, dell'Università di Seattle, ha
ricevuto 100.975 dollari per la «24-hour collection of fresh
abortuses» («24 ore di prelievo su feti appena abortiti»).
Campioni di pelle fetale sono
stati utilizzati dalla Dr.ssa Karen Holbrook,
dell'Università di Washington, Seattle, per uno studio sulla
biologia della pelle fetale («Fetal Skin Biology») che ha
ricevuto fondi per l’importo di 239.740 dollari nel biennio
1984-1985. I campioni comprendevano «sessanta embrioni umani
[...] ottenuti per isterectomia, isterotomia o aborto salino»71.
Gerald R. Cunha
Thomas Shepard
Karen Holbrook
E questi sono solo alcuni degli esempi
di ricerca fetale sostenuta a livello federale negli ultimi
vent'anni. Da uno sguardo dettagliato alle specifiche di queste
ricerche possiamo riconoscere le caratteristiche umane del feto. Il
Dr. Cunha ha riferito di aver utilizzato tratti riproduttivi
«completamente non vitali» da campioni derivati da aborti al
primo trimestre per dilatazione e raschiamento o aborti al secondo
trimestre per dilatazione ed evacuazione; in entrambe le metodologie
il feto viene triturato.
Ha poi preso dei topi nudi e
trapiantato alcuni tratti riproduttivi del feto nel topo72. Sicuramente un «tratto riproduttivo
fetale» è una caratteristica umana. Non è certo l'unico caso in
cui è possibile individuare la presenza di parti umane dal punto di
vista biologico. I campioni della Dr.ssa Holbrook, come ricordato,
erano sessanta embrioni umani derivati da aborti. Si può proseguire
a descrivere i suoi esperimenti in questo modo: per poter utilizzare
pelle fetale nel suo lavoro, la Holbrook ha ottenuto biopsie di
pelle fetale da due fonti.
La prima costituita da normali aborti del
primo, secondo e terzo trimestre. «Quando le venne chiesto di
indicare lo stato abortivo dei feti, essa commentò: "è
auspicabile che i feti non nascano vivi e che la pelle venga
prelevata dopo la morte del feto"»73.
Di certo, «la pelle [...] prelevata dopo la morte del
feto» indica una parte del corpo prelevata dopo un decesso.
L'ironia delle argomentazioni abortiste è che il feto non è
considerato un essere umano durante la procedura di aborto, ma una
volta richiesto per la sperimentazione, viene fornito agli
scienziati per i suoi organi umani e le sue parti del corpo. Anche i
ricercatori stessi ammettono che il feto permette alla scienza di
effettuare sperimentazioni su modelli umani. Forse può rendere
meglio l'idea questa affermazione del Dr. Cunha:
«Esistono
modelli animali per studiare qualsiasi nostra ricerca. C'è la
probabilità che il lavorare sugli animali non ci condurrà ad alcuna
informazione nuova. Ma quando si ottiene un risultato positivo
lavorando sugli umani, lì non ci sono dubbi»74.
Sopra: bambino
ucciso in nome (com'è scritto sulla moneta)
dell'imprescindibile «libertà» di scelta della donna. Sulla
stessa moneta è scritto: In God we trust («Noi
confidiamo in Dio»...).
Utilizzo di feti abortiti vivi
La giornalista Suzanne Rini ha
riferito di alcuni casi di utilizzo di corpi di feti vivi per la
sperimentazione medica:
- «In un test atto a sviluppare
una placenta artificiale, un medico ha verificato e testato l'apparecchiatura
su bambini vivi, abortiti, i quali, tra l'altro, non
erano comunque destinati a sopravvivere all'esperimento».
In pratica, egli «ha volontariamente fornito assistenza
terapeutica sperimentale ad un bambino abortito al settimo mese
di gestazione, ma alla fine non gli ha permesso di
sopravvivere»75.
- «Un'inchiesta del quotidiano
inglese "Cambridge Evening News" ha riferito come si fosse
scatenata "una forte protesta nel Paese quando un parlamentare
venne a sapere che cliniche abortiste private avevano venduto
bambini vivi per la ricerca". Uno dei medici coinvolti ha
affermato: "Stiamo semplicemente impiegando qualcosa destinato
all'inceneritore a vantaggio dell'intera umanità"»76.
- «Un feto che presentava
movimenti e secrezioni, ottenuto da un aborto per isterotomia è
stato utilizzato da un medico dell'ospedale Yale-New Haven per
ricavarne organi. Lo studente in medicina che ha assistito
all'operazione è impallidito e ha accusato dolori allo stomaco
subito dopo l'operazione»77.
- «Secondo quanto riferito da un
osservatore, il Magee Women's Hospital di Pittsburgh "ha
imballato bambini abortiti nel ghiaccio mentre ancora si
stavano muovendo e li ha spediti ai laboratori di
sperimentazione"»78.
- «Wester Anderson ha citato un
servizio pubblicato sul Washington Post il 15 aprile 1973 in cui
si affermava che un certo Dr. Gaull aveva iniettato
"materiale chimico radioattivo nei cordoni ombelicali dei feti".
Mentre il cuore batteva ancora, ne ha rimosso cervello, polmoni,
fegato e reni a fini di ricerca»79.
Sopra: Hillary
Clinton, grande sostenitrice dell'aborto, afferma:
«Le persone non
nate non hanno diritti costituzionali».
Questi sono solo alcuni dei casi di
sperimentazione scientifica su feti vivi. È importante sottolineare
come lo sviluppo delle prostaglandine, una sostanza abortiva
utilizzata per aborti in epoca gestazionale avanzata il cui
risultato è la nascita di un bambino integro e a volte vivo, ha
incrementato la sperimentazione su feti vivi e integri.
II
Prove mediche
Le fotografie di questo capitolo
mostrano i prodotti di un aborto, nel caso specifico tre feti
abortiti legalmente negli stati Uniti. Nonostante la definizione
scientifica ci dica che il nascituro è definibile come feto
all'incirca dalla 12ª settimana di
gravidanza (prima viene classificato come embrione), lo sviluppo
umano è un processo continuo. Le fotografie riportate ritraggono
feti di sei settimane e mezzo, di diciannove e di ventiquattro
settimane e mezzo di gestazione.
In un feto all'8ª-10ª settimana di
gestazione tutti gli organi sono presenti. Il feto più giovane che
viene mostrato, nonostante non abbia tutti gli organi, possiede
quelli principali, come l'organo riproduttivo maschile e il corredo
genetico che è unicamente umano. Gli altri feti hanno
caratteristiche umane marcate (come, ad esempio, capelli, naso e
sopracciglia). Sette sono le procedure principalmente utilizzate per
portare a termine un aborto80.
Descriviamo di seguito le sette procedure.
L'aborto per dilatazione e
curettage (D&C) impiega un coltello di forma
circolare per tagliare a pezzi il feto prima di rimuoverlo
dall'utero. Questa metodologia viene utilizzata su feti di
dodici settimane (o più) di gestazione.
Sopra: feto ucciso con
aborto D&C.
L'aborto per dilatazione ed
evacuazione utilizza un forcipe dentato. È un metodo simile
al D&C. Dato che questa metodologia viene utilizzata su
feti di epoca gestazionale più avanzata (da dodici a venti o più
settimane di gestazione), il cranio del feto dev'essere
schiacciato e il corpo lacerato per poterli estrarre dall'utero.
L'aborto per isterotomia è
simile ad un taglio cesareo sia perché il feto viene rimosso
tramite un'incisione addominale e perché spesso viene estratto
un bambino vivo. Il feto viene poi messo in un secchio dove
viene lasciato morire. Metodo usato su feti di otto-diciannove
settimane di gestazione.
Sopra: bambino
soppresso mediante isterotomia.
L'aborto con prostaglandine
avviene tramite iniezione e conseguente induzione del travaglio.
Usato su feti di dodici-venti settimane di gestazione e oltre, è
pratica diffusa anche per aborti al settimo, ottavo o nono mese
di gravidanza. Se il bambino espulso è vivo (come spesso
accade), quasi sempre sarà lasciato morire.
Sopra: feto ucciso
mediante assunzione di prostaglandine.
L'aborto per avvelenamento
salino consiste nell'iniettare una soluzione salina
concentrata in modo da avvelenare e bruciare il feto, che viene
solitamente partorito morto spontaneamente. Questo metodo viene
utilizzato per feti di quattordici o più settimane di
gestazione.
Sopra: due bambini
uccisi mediante avvelenamento salino.
Notate come la pelle è
totalmente bruciata.
Il curettage per
aspirazione è un aborto che utilizza un aspiratore per
smembrare il feto nell'utero ed aspirarne i pezzi che vengono
raccolti in un contenitore. Questo metodo è utilizzato per feti
di tredici (o meno) settimane di gestazione.
Sopra: corpicini di
feti tritati dall'aborto per suzione o metodo Karman.
Questa tecnica
abortiva viene usata in Italia fino al 90 giorno di gestazione.
La procedura per dilatazione ed
estrazione impiega un catetere di estrazione per rimuovere
il materiale cerebrale da un feto vivo la cui testa è ancora
dentro all'utero (il resto del corpo è già stato rimosso), alla
fine del secondo trimestre e perfino all'inizio del terzo.
L'operazione permette la riduzione di volume del cervello per
facilitarne la rimozione ed azzera il rischio che nasca un feto
vivo. Il materiale cerebrale fetale potrà poi essere utilizzato
per la sperimentazione.
Sopra: aborto per
«nascita parziale»; la testa del bambino
viene svuotata
mediante una cannula come fosse un uovo.
Stephen (così chiamato da chi si è
occupato del feto) era più o meno a sei settimane e mezzo di
gestazione, misurava all'incirca cinque centimetri e pesava da 28 a
85 grammi. Il suo corpo è stato immerso in una soluzione di
formaldeide per essere conservato. A questo stadio dello sviluppo il
feto presenta la maggior parte degli organi. Gli arti sono ben
visibili e sono presenti minuscoli genitali maschili vicino al
cordone ombelicale.
Esther era più o meno alla
diciannovesima settimana di gestazione, misurava trentacinque
centimetri e pesava 283 grammi. L'aborto era avvenuto per iniezione
di una soluzione salina ad alta concentrazione che le ha bruciato lo
strato più esterno della pelle e l'ha avvelenata. Nella fotografia
sono visibili capelli e unghie. Le zone nere sono bruciature della
pelle. A questo stadio il feto è pienamente sviluppato e con tutti
gli organi presenti.
Grace era a circa ventiquattro
settimane e mezzo di gestazione, misurava quarantotto centimetri e
pesava 519 grammi. Grace è stata abortita con le prostaglandine. In
fotografia sono visibili capelli e unghie. Si può inoltre ben
riconoscere come il feto a questo stadio sia pienamente sviluppato,
nel senso che tutti gli organi sono presenti.
III
Prove emotive
-
Eric Pastuszeck:
«Hai avuto l'impressione che venisse distrutta una vita umana? Se
sì, potrebbe spiegare»?
-
Pamela Carr:
«Ricordo che mi era stato chiesto di firmare un modulo in cui si
affermava che la struttura aveva il diritto di eliminare qualsiasi
tessuto o materiale fetale. Mi ero chiesta perché questo modulo
fosse necessario. Dopo essere stata portata in sala operatoria e
aver fatto due più due mettendo insieme altri segnali, è caduto il
velo di ignoranza. Ho capito che avevo ucciso il mio bambino»81.
Sopra: Pamela Carr,
una ragazza di colore
che abortì quando
aveva diciassette anni.
Oggi è una attivista
pro-life.
Le donne che si sono sottoposte ad un
aborto, i loro mariti o compagni, così come il personale medico
preso in esame in alcuni studi, hanno rivelato un senso di perdita
umana e altre emozioni negative relative all'aborto. Dopo un aborto
si sperimentano anche pensieri suicidi.
I documenti e le
testimonianze riportati di seguito illustrano le emozioni che
entrano in gioco quando una donna abortisce, assieme ai riscontri
psicologici nei diversi momenti critici, cioè prima, durante e
soprattutto dopo l'aborto. Riportiamo anche estratti di
un’intervista personale.
Le sezioni del capitolo sono:
Trauma post aborto;
Donne e aborto;
L'effetto dell'aborto sui padri
mancati;
Il disturbo post traumatico da
stress;
Dichiarazioni del personale
medico;
Prove emotive: una testimonianza
personale
Trauma post aborto
Il trauma post aborto comprende quelle
emozioni tipiche che seguono un aborto. Il termine «trauma post
aborto» comprende, fra gli altri, quanto segue:
Depressione;
Rimorso;
Tristezza;
Senso di colpa;
Senso di smarrimento;
Orrore (sperimentato in incubi e/o
flashback).
Donne e aborto
Resoconti apparsi di recente su
giornali e riviste svelano le condizioni emotive e psicologiche
delle donne in seguito ad un aborto. Questi racconti, pur
differenziandosi fra loro, sono stati raccolti partendo dalle molte
donne che hanno espresso emozioni negative sulla loro decisione di
abortire. Queste emozioni si manifestano con gravi depressioni,
sensi di colpa, rimorso, tristezza, senso di smarrimento, ecc...
Sebbene alcuni dei resoconti mostrino che le donne coinvolte non
presentavano sintomi di trauma post aborto, molti studi concludono
che queste spesso sopprimono o reprimono le emozioni dolorose in
seguito ad un aborto. Ad esempio, uno studio canadese ha verificato
come le donne che durante l'intervista hanno negato qualsiasi
rimorso in seguito ad un aborto, spesso sopprimevano o reprimevano
conseguenze emotive/psicologiche. La citazione che segue, tratta da
Abortion… Questions and Answers («Aborto… Domande e
risposte») di John C. (1925-2015) e Barbara Willke
(1923-2013), analizza
questo studio:
-
Domanda: «Ma
la maggior parte delle risposte rilevano pochi problemi a livello
emotivo, solo un senso di sollievo».
-
Risposta:
«Sì, ma "quello che le donne realmente provano in seguito ad un
aborto non è quello che dichiarano rispondendo ai questionari". Uno
studio canadese ha preso in considerazione un gruppo di donne, le ha
sottoposte al questionario e poi ne ha scelte a caso la metà per una
psicoterapia introspettiva, nonostante negassero ogni tipo di problema»82.
Sopra: i coniugi
pro-life John C. e Barbara Willke.
I risultati dello studio canadese
hanno rilevato che «quello che è emerso dalla psicoterapia era in
forte contrasto (rispetto ai questionari), anche se la donna aveva
razionalmente accettato l'aborto come soluzione inevitabile, l'unica
strada percorribile». È stato dimostrato che la decisione
consapevole e razionale per l'aborto può coesistere con un forte
rigetto a livello più profondo83.
Lo
stesso articolo continuava affermando che «nonostante quello che
appare in superficie, l'aborto lascia sentimenti più profondi, di
intenso dolore e che coinvolgono lutto e un senso di identificazione
con il feto»84. Seguono alcuni
esempi dei molti casi che hanno presentato sintomi a livello
emotivo/psicologico riferiti da donne reduci da un aborto:
- Depressione
In seguito ad un aborto, le donne
soffrono di depressione, a volte perfino di pensieri suicidi. Sono
stati documentati migliaia di casi, incluse le testimonianze che
seguono. Una donna ha affermato:
«È stato difficile quando ho
iniziato a soffrire di depressione. Il pensiero dell'aborto ha
iniziato ad affiorare. Era stato represso per molti anni.
Mio marito non sapeva quello che avevo fatto. Era qualcosa di cui
non avevo mai parlato ad alcuno. Era semplicemente parte del mio
passato. È arrivato però un momento in cui ho dovuto dirglielo
perché ero essenzialmente "fuori servizio". Non facevo nulla se non
stare seduta su una sedia guardando il muro tutto il giorno,
pensando a come avrei potuto uccidermi»85.
Un'altra donna ha confessato:
«A quel tempo ho lasciato la
scuola. Ho tentato il suicidio. Non riuscivo a portare avanti alcun
tipo di relazione, né con la mia famiglia, né coi ragazzi, né con
gli amici. A causa di questo tutto andava in pezzi»86.
Una terza testimonianza mostra un caso
di depressione altrettanto grave: «Studiavo in una famosa
Università e ancora non riuscivo a liberarmi di questo odio per me
stessa. Così ho deciso di uccidermi, dopo che la mia famiglia mi
aveva respinta»87. Una relazione
ha perfino riportato come due madri adolescenti in seguito al loro
aborto «abbiano tentato il suicidio nelle date in cui i loro
bambini sarebbero nati»88. Come
ultimo esempio della moltitudine di donne che hanno sperimentato una
depressione grave, spesso accompagnata da impulsi suicidi in seguito
ad un aborto, proponiamo il ricordo di una donna in merito al suo
stato post aborto:
«Verso la fine del mio quinto semestre al
college, saltavo tutte le lezioni. Ero diventata dipendente da droga
e alcool, e spesso avevo spinte suicide. Mi odiavo e non avevo
alcuna ambizione o desiderio di vivere»89.
Ricerche scientifiche mostrano come una donna in seguito ad un
aborto sia più incline alla depressione durante una seconda
gravidanza. Willke descrive un altro studio:
«È interessante che
all'inizio della gravidanza "in otto delle ventun donne che avevano
abortito in passato sono state clinicamente rilevate ansia e
depressione. Al contrario, solo otto delle novantotto che non
avevano abortito erano depresse»90.
- Rimorso,
tristezza
Altri sintomi spesso rilevati in donne
che hanno abortito sono rimorso e tristezza.
«Dopo il mio aborto,
al mio risveglio, provavo rimorso e angoscia, e mi ricordo di aver
gridato e non riuscivo a sopportarlo. Dovevo andare via da lì»91.
Un'altra donna ha affermato:
«Sentire
il mio bambino venire strappato via dal mio utero è stata una delle
sensazioni peggiori che io abbia mai sperimentato. Mentre la
macchina cercava di aspirare quello che avevo dentro, tutto nel mio
ventre spingeva verso l'alto per evitare di essere strappato fuori.
La vibrazione mi ha creato un forte senso di nausea. Non ero certa
di quanto avrei potuto sopportare. La counselor deve aver compreso
la mia sensazione di panico perché mi ha rassicurato che era quasi
finito tutto. Le ho afferrato la mano e l'ho stretta fino a quando
la macchina non si è spenta [...]. Mentre uscivo da quella
clinica, mi sentivo come se avessi appena avuto un incubo. Mi
sentivo umiliata, degradata, rovinata, trattata con sufficienza,
provavo vergogna; tutte le sensazioni peggiori che una donna può
sperimentare. Stavo così male che non riuscivo nemmeno a sentirmi
sollevata»92.
- Senso di colpa
Il senso di colpa è un altro
sentimento doloroso che le donne sperimentano frequentemente in
seguito ad un aborto. Una donna riferisce:
«Il dolore con cui
avevo cercato senza successo di convivere per tre, quattro mesi dopo
l'aborto, l'odio per me stessa e il tremendo senso di colpa che era
nato in me e di cui non riuscivo in alcun modo a liberarmi»93.
Anche ricerche mediche confermano che
spesso dopo un aborto compare un senso di colpa. Ad esempio, l'American
Journal of Psychiatry ha affermato che «le pazienti non
presentavano problemi prima dell'aborto e più tardi hanno
sperimentato psicosi causate dal senso di colpa rispetto all'aborto»94.
Sopra; queste donne
portano un cartello su cui è scritto: «Mi pento del mio aborto».
- Senso di
smarrimento,flashback, incubi e altre emozioni
negative
In seguito ad un aborto, le donne
sperimentano un senso di perdita, che implica flashback,
incubi ecc... Nel suo libro Choices in Matters of Life and Death
(«Scelte in materia di vita e di morte»), parlando delle
«complicazioni di un aborto», Judie A. Brown afferma:
«Uno studio della Dr.ssa Anne Speckhard, dell'Università del
Minnesota, ha rilevato che più della metà delle donne che hanno
abortito soffrono di incubi e flashback relativi alla loro
esperienza dell'aborto. Circa un quarto ha avuto allucinazioni; il
35% crede che il bambino morto torni a visitarle nei sogni o per
mezzo di visioni»95.
Sopra: Judie A. Brown,
presidente e
co-fondatrice dell'American
Life League.
Un'attenta
analisi di altri studi psicologici su questo argomento fornisce
ulteriore prova del disturbo chiamato «stress post aborto».
Gli effetti dell'aborto sui padri mancati: disturbo
post-traumatico da stress
Cosa dire degli uomini che sarebbero
stati padri di un bambino se non vi fosse stato un aborto? Le
ricerche indicano che anche un uomo, specialmente quando realizza
che la sua prole è stata abortita, sperimenta gravi emozioni
negative. Per vari motivi, l'uomo coinvolto nel concepimento a volte
non viene mai a sapere dell'aborto. Questo innanzitutto per il
desiderio della donna di mantenere l'aborto segreto.
Per questo sono
pochi i racconti delle reazioni degli uomini all'aborto dei propri
figli. Segue il racconto tipico dell’effetto traumatico dell'aborto
su un uomo consapevole che il suo bambino è stato abortito. Ancora
più importante, la seguente testimonianza fornisce un'ulteriore
prova dell’umanità del feto.
«Probabilmente avrete letto di cosa
il senso di colpa e le emozioni represse abbiano fatto ai veterani
del Vietnam. Viene definito "disturbo post-traumatico da stress". È
praticamente il risultato del tentativo di cancellare o sopprimere
la reazione intensa alla morte e alla violenza che li ha circondati.
È lo stesso tipo di reazione che ho avuto quando mia moglie ha
abortito. Per me non era finito tutto quando siamo usciti dalla
clinica dopo l'intervento»96.
Questo mancato futuro padre, che ha acconsentito alla decisione
della moglie di abortire, ha paragonato l'esperienza vissuta
entrando in clinica al subbuglio di emozioni che lo pervadeva nella
guerra del Vietnam. Ha raccontato:
«Non dimenticherò mai cos'è
stato fare il mio ingresso in quella sala d'attesa [...].
Sono dovuto uscire a causa delle sensazioni che provavo [...].
Avevo già sperimentato sulla mia pelle quello che provavo in quel
luogo. Ero stato un soldato in Vietnam (1970-1973) dove avevo
lavorato in squadre di salvataggio dopo aver lasciato l'esercito.
Quello che percepivo in quella clinica abortista era un'aria
di morte. L'assenza di speranza e la disperazione impregnavano
la sala d'attesa come fossero nebbia. Non riuscivo a sopportare di
essere lì. E non volevo nemmeno che mia moglie fosse lì»97.
Sopra: clinica
abortista negli Stati Uniti.
L'uomo e sua moglie hanno lasciato la
clinica senza abortire; tuttavia, avevano deciso di andare da un
medico che praticasse aborti nel proprio ambulatorio. All'inizio,
l'atmosfera «amichevole» e «gradevole» dello studio medico sembrava
splendida. L'intervento si è concluso «senza intoppi e quel
pomeriggio che io e mia moglie abbiamo passato insieme è stato uno
dei momenti di maggiore vicinanza nel nostro matrimonio. Era tutto
finito, o perlomeno così pensavamo»98.
Come molti degli uomini che hanno acconsentito all'aborto,
quest’uomo ha «soppresso» o «sepolto» i proprî sentimenti. Egli ha
affermato:
«Ma fin dalla nostra visita nella prima clinica
abortista, nel profondo sapevo che quello che volevamo fare non
era giusto. Non riuscivo davvero a trovare pace nella nostra
decisione»99.
Come per tanti
uomini e donne, gli effetti emotivi persistenti dell'aborto hanno
distrutto il matrimonio di questa coppia. Si svilupparono rabbia e
amarezza, che il marito descrive così:
«Durante tutto quel tempo
il senso di colpa mi consumava dentro fino a quando non ho dovuto
fare quello che avevo imparato bene nell'esercito; ho indurito il
cuore e sepolto i miei sentimenti. Ma non riuscivo a tenerli sempre
sotto controllo. Come il dolore e il risentimento del mio servizio
militare, che tenevo sepolti e a volte esplodevano come un vulcano,
così succedeva con l'amarezza di aver perso un bambino»100.
La coppia si è separata un anno
dopo l'aborto e ha divorziato dopo pochi mesi. Nonostante
non sia stato l'unico motivo del divorzio, l'aborto ha contribuito
alla rottura101. Nel concludere il
suo racconto, l'uomo ha affermato:
«Quando io e mia moglie
stavamo affrontando (la decisione in merito all'aborto), gli
elementi non ci sono stati forniti né dallo studio medico, né dalla
clinica abortista. Nessuno ci ha informati di quali sarebbero stati
gli effetti a lungo termine dell'aborto. Nessuno ci ha detto quante
persone coinvolte in aborti soffrono di senso di colpa, depressione
e rimorso, molto tempo dopo l'intervento di aborto»102.
Lo stesso uomo è arrivato a credere
che l'aborto sia «una di quelle decisioni della vita che hanno
conseguenze di vasta portata»103.
Dichiarazioni del personale medico
Le emozioni negative (ad esempio,
tristezza e senso di perdita di vita) sono evidenti anche nelle
dichiarazioni del personale medico implicato in interventi di
aborto. Queste informazioni avvalorano ancora di più le prove
emotive. Prendiamo ad esempio in considerazione il racconto sincero
della procedura di aborto da parte di un'infermiera:
«Qui
facciamo aborti; è tutto quello che facciamo. Ci sono momenti
pesanti e cupi in cui sento di non poter sopportare un'altra
bacinella di resti sanguinosi o pronunciare un'altra frase gentile
di rassicurazione. Così mi lascio dietro la stanza dell'intervento e
prendo un'altra cartella clinica. Mi preparo a un'altra bacinella,
un'altra breve e terribile sensazione di perdita»104.
L'infermiera ha inoltre ammesso:
«Guardo la pancia rigonfia delle donne diventare molle in pochi
istanti e sento la mia sussultare dal dolore»105. E ha continuato: «Ma una fonte di
dolore sembra aprirsi in molte donne quando sentono quel rumore
sordo»106. Un altro articolo ha
mostrato come il feto non sia semplicemente «una forma indistinta».
L'articolo riguarda un medico che compiva aborti e affermava:
«In
seguito ad un aborto, il medico deve ispezionare i resti per
verificare che tutte le parti fetali siano state rimosse. Qualsiasi
tessuto lasciato dentro all'utero può essere causa di infezione. Il
Dr. Bours ha rovesciato il contenuto della sacca in una bacinella e
l'ha rigirato con un dito e ha detto: "Si può vedere una pallida
manina"»107.
Sopra: le
cantanti Cyndi Lauper e Debbie Harry (dei
Blondie)
manifestano pubblicamente nel 1992 a New York in favore
della libertà di aborto. Esse non sono che due delle tante
celebrità che appoggiano l'infanticidio.
Il 5 giugno
2019, la popstar Miley Cyrus ha postato sul suo
profilo Instagram una fotto in cui sta leccando una
torta su cui è scritto «L'aborto è assistenza sanitaria»,
schierandosi inoltre in favore della Planned Parenthood.
Un altro dipendente
dello stesso ambulatorio ha dichiarato: «Tutti noi vorremmo
fosse informe, ma non lo è[...], e fa star
male. Ne scaturisce tanto dolore»108.
Queste dichiarazioni confermano il senso di perdita umana in un
aborto. Il personale medico descrive spesso sentimenti di tristezza
e altre emozioni negative.
Magda Denes, medico, ha affermato
nella ricerca da lei condotta pubblicata che l'aborto è sia
disperazione che necessità: necessità perché le donne ne hanno
bisogno, e disperazione perché viene spezzata una vita umana109. Un altro medico, dopo aver visto un
filmato ben noto di un'ecografia, The Silent Scream («L'urlo
silenzioso»), un video sulla procedura d'aborto, ne è rimasto
completamente disgustato.
Questo medico è stato un collega del
creatore del filmato, il Dr. Nathanson. Comunque, mentre il Dr.
Nathanson ha smesso di eseguire aborti, questo medico ha continuato,
fino a quando non ha preso visione di
The Silent Scream.
L'effetto emotivo del film su questo medico è stato descritto dal
giornalista Jim Edwards:
«È bastato vedere una volta il
filmato. Come il tecnico ecografista, il medico che aveva eseguito
l'aborto è rimasto talmente disgustato da quello a cui aveva
assistito sullo schermo che è stato obbligato a voltarsi per
ricomporsi. Non ha mai più eseguito un altro aborto»110.
Interessanti
sono anche le dichiarazioni dell'American Journal of Obstetrics and
Gynecology e dal Family Planning Perspective rispettivamente:
«Le
infermiere faticavano emotivamente soprattutto negli aborti per
amniocentesi (avvelenamento salino o prostaglandine) in cui a loro
spettava anche un compito di sostegno e incoraggiamento alla
paziente, oltre a quello di assistenza nella procedura abortiva»111.
La ricostruzione di sezioni fetali dopo la rimozione è necessaria
per assicurare la completezza della procedura di aborto. È chiaro
come la procedura per dilatazione ed evacuazione trasferisca gran
parte del possibile trauma psicologico dal paziente al personale
medico112. Infine, un articolo dell'Obstetrics and
GynecologyNews, del 1978, ha
presentato un'ammissione sincera di un abortista:
«L'agitazione
che dal
punto di vista emotivo la procedura suscita inevitabilmente su
medici e personale [...]. Non c'è possibilità di negare che sia un atto di
distruzione da parte dell'operatore [...]. Le sensazioni di smembramento
corrono lungo il forcipe come fosse corrente elettrica»113.
Prova emotiva:
una testimonianza
Quello che segue è un aborto in
retrospettiva: l'intervista dell'Autore con Pamela Carr nel
settembre del 1990. La signora Carr ha raccontato le sue emozioni
prima, durante e dopo l'aborto. Essa fà parte attiva dei Black
Americans for Life e American Victims of Abortion, così come di
altre organizzazioni.
-
Questionario emotivo/psicologico sull'aborto
1. Prima
dell'aborto
-
Eric Pastuszeck:
«Quali sono stati i tuoi pensieri iniziali e le emozioni che hai
provato quando hai preso in considerazione un possibile aborto»?
-
Pamela Carr:
«Il mio primo pensiero nei confronti di un possibile aborto è stata
la negazione della mia gravidanza. Veramente non credevo che avrei
abortito perché ero in stato di shock. Non riuscivo a credere di
essere incinta».
-
Eric Pastuszeck:
«Riassumeresti le tue emozioni prima dell'aborto come più
negative (ad esempio tristezza) che positive (ad esempio felicità) o
viceversa»?
-
Pamela Carr:
«Prima dell'aborto avevo sentimenti contrastanti. Ero triste perché
ero incinta e credevo che la mia vita intera sarebbe stata rovinata
se fossi diventata madre. La tristezza è arretrata quando ho
iniziato a negare il fatto che c'era un bambino che stava crescendo
dentro di me. Ridurre il mio bambino ad una massa informe di tessuto
mi ha fatto sentire meglio rispetto a quello che avevo intenzione di
fare».
-
Eric Pastuszeck:
«Ti sei sentita spinta dal punto di vista emotivo o psicologico
ad abortire»?
-
Pamela Carr:
«Sì, mi sono sentita sotto pressione. Sentivo di non avere altra
scelta, prima di tutto perché non volevo che la mia famiglia e i
miei amici lo scoprissero. In quel momento l'aborto era una scelta
accettabile e la mia unica alternativa».
-
Eric Pastuszeck:
«Ti sentivi a disagio emotivamente e/o psicologicamente riguardo
la possibilità di abortire? Se sì, puoi descrivere»?
-
Pamela Carr:
«Mi sentivo estremamente a disagio. Continuavo a combattere contro
l'idea che stavo privando qualcuno della vita. Rifiutavo di
permettere a me stessa di credere che potesse essere così. Cercavo
di razionalizzare che era solo una massa informe di tessuto e non un
bambino».
-
Eric Pastuszeck:
«Prima del giorno dell'intervento, eri preoccupata per la vita
che avevi in grembo»?
-
Pamela Carr:
«Ero molto preoccupata. Volevo sapere con certezza se dentro di me
avevo un bambino. Sembrava che la mia curiosità non potesse essere
soddisfatta. Ero tormentata da quello che provavo. Mi ricordo che la
notte prima non sono riuscita a dormire perché la decisione che
avevo preso mi faceva stare male».
2.
Durante l'aborto
-
Eric Pastuszeck:
«Puoi riassumere il tuo vero stato emotivo/psicologico durante
l'aborto»?
-
Pamela Carr:
«Durante la procedura ero sedata pesantemente e inconsapevole di
quello che stava succedendo. Pochi istanti prima ero terrorizzata.
Mi ricordo che il medico mi invitava a non avere paura o essere
nervosa, vedendo l'espressione di terrore sul mio volto. Ero
spaventatissima»!
-
Eric Pastuszeck:
«Hai pianto durante l'intervento? Perché»?
-
Pamela Carr:
«Durante l'intervento non ho pianto perché ero addormentata. Quando
mi sono svegliata ero però molto depressa perché sapevo che avevo
tolto la vita al mio bambino. Mi odiavo per quel che avevo fatto, ma
non c'era nulla che io potessi fare per riportare indietro il mio
bambino. Ero così affranta. Piangevo. Non riuscivo a sopportare il
senso di colpa».
-
Eric Pastuszeck:
«Avevi la sensazione che fosse stata distrutta una vita umana? Se
sì, puoi spiegare»?
-
Pamela Carr:
«Ricordo che mi è stato chiesto di firmare un modulo in cui si
affermava che la struttura aveva il diritto di scartare qualsiasi
tessuto o materiale fetale. Mi ero chiesta perché questo modulo
fosse necessario. Dopo essere stata portata in sala operatoria e
aver fatto due più due mettendo insieme altri segnali, è caduto il
velo di ignoranza. Ho capito che avevo ucciso il mio bambino».
3. Dopo l'aborto
-
Eric Pastuszeck:
«Nel 1989, i più importanti giornali hanno scritto dei sentimenti
e delle emozioni di parecchie donne in seguito al loro aborto.
Nonostante alcune delle donne dichiarino di non provare alcun senso
di colpa o rimorso (o altre emozioni negative) per la loro scelta di
abortire, molti studi indicano che le donne spesso tendono a
sopprimere o reprimere emozioni negative per un passato aborto.
Tendendo questo in considerazione, hai provato alcune delle emozioni
elencate di seguito (che molte donne dichiarano di aver provato
perfino ad anni di distanza)? Se sì, utilizzando una scala da 1 a 10
(10 rappresenta la maggiore intensità), puoi classificare e
commentare le tue risposte relative alla lista proposta di seguito.
Scala: 1=minore intensità; 10=maggiore intensità».
4. Prima,
durante e dopo l'aborto
-
Eric Pastuszeck:
«Ripensando alla tua decisione di abortire, ti ricordi di aver
cercato di sopprimere o reprimere emozioni negative (ad esempio
tristezza, senso di colpa, rimorso) in qualsiasi momento prima,
durante o dopo l'intervento? Se sì, puoi descriverlo»?
-
Pamela Carr:
«Ho represso le emozioni negative per riuscire a convivere con la
perdita del mio bambino. Immediatamente dopo l'aborto rifiutavo di
pensare al fatto che avevo ucciso il mio bambino».
5.
Conclusioni
Le informazioni riportate in questo
capitolo confermano che uomini e donne coinvolte nella procedura di
aborto provano emozioni negative (e spesso molto negative). Queste
emozioni indicano che il feto è molto di più che un oggetto;
infatti, il feto abortito è spesso causa di trauma emotivo.
Secondo
l'Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno nel
mondo ci sono circa 40-50 milioni di aborti. Ciò
corrisponde a circa 125.000 aborti al giorno.
In Italia, secondo gli ultimi dati ISTAT e la
relazione del Ministero della Salute, 60.000 figli
di mamme italiane sono morti per aborto. Il numero
totale di aborti eseguiti nel 2016 (dati più recenti) è
stato di 84.874. Si tratta di 232 bambini
morti al giorno, in media. Quasi 10 bambini ogni ora,
circa un bambino ogni 5 minuti. Dal 1978, anno in cui
è entrata in vigore la legge 194, al 1997 (più di vent'anni
fa), in Italia ci sono stati 5.814.625
aborti. Peggio di una guerra! E meno male (?!) che ci
sono i figli dei migranti a colmare questo vuoto!
Nell'orto del
Getsemani, Nostro Signore si è addossato sulle spalle - come
se li avesse compiuti Lui - tutti i peccati dell'umanità,
compresi milioni di aborti. Quale tremendo dolore avrà
provato il Salvatore nel vedere tutte quelle vite innocenti
spezzate nel grembo materno? Preghiamo, dunque, cercando di
riparare alla tristezza che questo peccato personale e
sociale provoca al Sacro Cuore di Cristo, e affinché Egli si
degni di interrompere al più presto questa carneficina che
grida vendetta al suo cospetto come il sangue di Abele.
1
Estratto (pagg. 1-41) dall'opera Is the Fetus Human? («Il
feto è umano»?), Tan Books Publishers,
Rockford 1991.
Traduzione a cura di Giulia Lazzaretti, che ringraziamo.
2Questa
domanda e relativa risposta è stata estratta da un'intervista con
Carol Everett, che in passato è stata proprietaria e ha condotto due
cliniche abortiste. Il grassetto è sempre redazionale.
3 Cfr. B.
Nathanson, Aborting
America, Doubleday, Garden City 1979, pagg. 174-175.
4 Cfr. Akron v.
Akron Center for Reproductive Health, 462 U.S., da 416 a 458.
5
Termine che in latino significa
«giovane essere».
6
Cfr. M. Green,
Children... Things We Throw Away?, Pretty Good Printing, Lyndale
1986, pag. 2.
10
Cfr. L. B. Settles-D.
Rorvik, «Human Life
Begins at Conception», in Rites of Life, Zondervan, Grand
Rapids 1983; cit. in Abortion: Opposing Viewpoints,
Greenhaven Press, St. Paul 1986, pag. 16.
80
Ne è stata introdotta una nuova, quella con il farmaco RU-486,
che è stato sviluppato recentemente, ma non è trattato in questa
sede. Nel 1992 non ne era ancora stato autorizzato l'uso negli Stati
Uniti.
81
Questa domanda e la relativa risposta provengono dall'intervista del
1990 dell'Autore con Pamela Carr, che si era sottoposta ad un
aborto.
82
Cfr. J. C.-B. Willke,
Abortion... Questions and Answers, Hayes Publishing,
Cincinnati 1986, pag. 124.
83
Cfr. I Kent, «Abortions
Has a Profound Impact», in Family Practice, giugno 1980,
pag. 80; cit. in J. C.-B.
Willke, op. cit., pag. 124.
94
Cfr. J. Spaulding-J.
Cavernar, «Psychosis
Following Theraputic Abortion», in American Journal of
Psychiatry, vol. CXXXV, nº 3, marzo 1978, pag. 364; cit. in J. C.-B.
Willke, op. cit.,
pag. 131.
95
Cfr. J. Brown,
Choices in Matters of Life and Death, Magnificat Press, Avon
1987, pag. 33.
96
Cfr. «A Man's Viewpoint on Abortion», in Great
Expectations, Autunno 1988, Pegnancy Center, pagg. 1, 4.
109 Cfr. M. Denes,
In Necessity and Sorrow: Life and Death at an Abortion Hospital,
Basic Books, New York 1976.
110 Cfr. J.
Edwards, «Ultrasound Videotape Shows Unborn in Death
Throes», in Union Leader, del 20 novembre 1984.
111 Cfr. N.
Kaltreider, «The Impact of Midtrimester Abortion
Techniques on Patients and Staff», in American Journal of Obstetrics and
Gynecology, vol. CXXXV, 1979, pag. 235; cit. in J. C.-B.
Willke, op. cit.,
pag. 135.
112 Cfr. J. Roaks-W.
Cates, «Emotional
Impact of D&E vs. Instillation», in Family Planning
Perspective, dicembre 1977, pagg. 276-277; cit. in J. C.-B.
Willke, op. cit.,
pag. 195.
113 Cfr. W. Hern,
«Meeting of Amer. Assoc. Planned Parenthood Physicians», in
Obstetrics and
Gynecology News, 1978; cit. in J. C.-B.
Willke, op. cit.,
pag. 196.