
VI
LO STATO D'ANIMO PROTESTANTE
Nel suo libro
Nous serons tous des protestants,
Robert Beauvais ha trattato in modo straordinario questo argomento,
dimostrando che attraverso un'infinita diversità di casi e di
temperamenti emergono tendenze comuni. Ci limiteremo ai seguenti
tre:
Uno stato d'animo anti-intellettuale
Abbiamo visto più sopra l'esempio di
Taizé in cui l'unità (tra cattolici e protestanti) viene perseguita
attraverso l'azione e la preghiera in comune, al di là della
diversità dogmatica; un esempio in cui emerge una scarsa
considerazione per l'intelligenza e un certo disprezzo per la
verità. Le stesse tendenze, più accentuate,
di Lutero. Come spiega Jacques Maritain (1882-1973), nella
sua opera Trois réformateurs («Tre riformatori»)
75,
- «c'è una caratteristica
sorprendente nella fisionomia di Lutero. Egli è un uomo totalmente e
sistematicamente dominato dalle sue facoltà affettive e appetitive;
è un puro volontario, caratterizzato soprattutto dalla potenza
nell'azione. Tutti gli storici insistono sulla sua aspra
energia. Carlyle lo definisce "un
Odino cristiano, un vero Thor".
Senza dubbio, qui non si tratta della
volontà presa in ciò che è più propriamente umano, e che è tanto più
vivace quanto è radicata profondamente nella spiritualità
dell'intelligenza; è la volontà presa in generale, è ciò che gli
antichi generalmente chiamavano "appetito", appetito concupiscente
e soprattutto appetito irascibile»
76.
- «Questo atteggiamento dell'anima
dev'essere stato naturalmente accompagnato da un profondo
anti-intellettualismo, favorito inoltre dalla formazione occamista e
nominalista che Lutero aveva ricevuto in filosofia»
77.
- «Non è solo alla filosofia, ma è
essenzialmente alla ragione che il Riformatore dichiara guerra.
La ragione si applica solo in un ordine esclusivamente pragmatico,
per l'uso della vita terrena. Dio ce l'ha data solo "in
modo che essa possa governare quaggiù, ossia che ha il potere di
legiferare e ordinare su tutto ciò che riguarda questa vita, come
bere, mangiare, vestirsi, anche per quanto riguarda la disciplina
esterna e una vita onesta" 78. "Ma nelle cose spirituali,
non
è solo cieca e oscura" 79,
ma è davvero
"la prostituta del
diavolo, e può solo bestemmiare e disonorare tutto ciò che Dio ha
detto o fatto"» 80.
- «Pertanto, possiamo al
massimo concedere alla ragione un ruolo molto pratico nella vita e
nelle transazioni umane. Ma essa è incapace di conoscere le
verità prime; tutta la scienza speculativa, tutta la metafisica è
un'illusione [...], e l'uso della ragione in materia di fede,
l'affermazione di costituire, con il ragionamento e con usare la
filosofia, una scienza coerente del dogma e dei dati rivelati, in
breve la teologia come intesa dagli scolastici, è uno scandalo
abominevole» 81.
- «In breve, Lutero portò
all'umanità, duecentotrenta anni prima di Jean-Jacques (Rousseau),
una liberazione, un immenso sollievo. Egli ha liberato l'uomo
dall'intelligenza, da questo vincolo opprimente e
ossessivo di pensare sempre e di pensare logicamente»
82.
-
«La grande opera rivoluzionaria e selvaggia, dal protestantesimo
fino ai giorni nostri, si prepara così come "il più benedetto dei
risultati", il non senso puro e semplice. Essa permette alla
ragione di poggiare unicamente nella contraddizione, ponendo in
noi una guerra universale» 83.
|

Sopra: il filosofo
francese Jacques Maritain e la sua opera Tre riformatori.
Primato dell'azione e
disprezzo per la vita contemplativa
«In
principio era l'azione»:
questa formula di Johann Wolfgang Goethe (1479-1832)
contrasta con quella di San Giovanni Evangelista: «In principio
era il Verbo». Discussione eterna: dovremmo dare il primato alla
contemplazione o all'azione? Dobbiamo dare la preminenza a Maria o a
Marta? Sulla scia del Vangelo, la Chiesa - con l'esempio dei suoi
Santi e dei suoi Ordini religiosi - rispose a favore di Maria; e
quando di recente ha voluto dare un nuovo patrono ai missionari, ha
scelto la carmelitana di clausura Santa Teresa di Lisieux (1873-1897).

Sopra: lo scrittore e
drammaturgo protestante
Johann Wolfgang Goethe. Durante il
suo soggiorno a Weimar, Goethe fu iniziato in Massoneria nella
Loggia «Amalia» il 23 giugno 1780. Un anno dopo, il 23 giugno
1781, diventò «Compagno» e «Maestro» il 2 marzo 1782. Il 4 dicembre
1782 ricevette il quarto Grado Scozzese della «Stretta Osservanza» e
l'11 febbraio 1783 aderì agli Illuminati di Baviera.
|
In
quanto tale, esaminiamo la vita dei Santi più «attivi», come quella di un
San Vincenzo de Paoli (1581-1660) ad esempio: qualunque siano
le loro attività, per quanto numerose possano essere, la preghiera e
la contemplazione in essi hanno sempre avuto la precedenza
sull'azione. E i protestanti?
Nell'opera L'etica protestante e lo
spirito del capitalismo, il sociologo tedesco Max Weber
(1864-1920) spiega cosa ne pensasse Lutero:
«L'unico modo di vivere in modo gradito a Dio non è quello di andare
oltre la morale della vita profana mediante l'ascetismo monastico,
ma esclusivamente adempiendo nel mondo i doveri corrispondenti nel
posto che l'esistenza assegna all'individuo nella società, doveri
che diventano così la sua "vocazione"
[...]. Non solo la vita monastica ai suoi occhi è del tutto priva
di valore come mezzo per giustificarsi davanti a Dio, ma sottrae
l'uomo dai doveri di questo mondo, e quindi appare a Lutero
come il prodotto dell'egoismo e dell'aridità del cuore. Al contrario,
la realizzazione nel mondo del lavoro professionale è per lui
l'espressione esteriore dell'amore del prossimo»
84. |

Sopra: il filosofo e
sociologo tedesco Max Weber e il suo libro
L'etica protestante e lo
spirito del capitalismo (1904-1905).
Da
qui il riassunto del pensiero di Lutero su questo punto, fornito da
Max Weber: «L'adempimento dei doveri temporali è l'unico modo di
vivere gradito a Dio» 85.
La stessa idea, chiaramente espressa,
la
si trova anche in Calvino 86. Il primato cattolico della vita
contemplativa sulla vita attiva è quindi sostituito dal suo
rovescio, riassunto dalla formula già citata del pietista
protestante Goethe: «In principio era l'azione».
L'individualismo
Nel capitolo III, abbiamo fornito una
definizione del protestantesimo basata sui tre principî generali:
l'illuminazione interiore e le sue conseguenze; il libero esame, la
libertà di coscienza, il rifiuto delle mediazioni spirituali, il
rifiuto di un'autorità spirituale esterna e delle leggi che
quest'ultima potrebbe imporre (solo la legge proveniente da se
stessi, in altre parole proveniente dalla coscienza). Da qui,
logicamente, si è sviluppato tra i protestanti un temperamento
individualistico:
«Senza dubbio, il protestante non si aspetta altri che Dio, perché
non c'è nessun altro tra lui e Dio; quindi, la salvezza si presenta
come una faccenda completamente individuale, e non solo individuale
nel senso cattolico del termine, ma in più con la necessità di fare
tutto da solo, poiché i mezzi esterni non hanno per lui - come per
il cattolico - una reale efficacia. Dunque, dev'essere riconosciuto
un individualismo acuto che non è senza nobiltà e senza efficienza,
poiché è un principio di iniziativa e di sforzo personale»
87. |

Il dogma calvinista della
predestinazione ha contribuito ad aumentare ulteriormente
l'individualismo tra i protestanti:
«Nonostante la sua straziante
disumanità, questo dogma ha avuto
il principale effetto di generare, in
coloro che lo hanno accettato,
grandi conseguenze: una sensazione incrollabile di comunione
individuale con Dio, che nulla al mondo potrebbe alterare. Nessuna
predicazione, nessun sacramento, nessuna chiesa, né Dio stesso può
modificare il decreto con
cui un individuo è associato a Dio; poiché questo decreto, una
volta pronunciato, è per l'eternità. È questa irremovibile ed
esclusiva fiducia nella sola decisione di Dio sul destino di ognuno
di noi che è in gioco in un
individualismo
così marcato che
caratterizza tutte le popolazioni influenzate dal puritanesimo. Esso
è inevitabilmente accompagnato da una certa diffidenza nei confronti
di qualsiasi aiuto o amicizia altrui. Non è corretto affidarsi a
terzi, anche al migliore amico, e tanto meno confessargli qualche
scrupolo o qualche colpa: dobbiamo fare di Dio il nostro unico
confidente. Questo isolamento dell'individuo davanti a Dio, questo
sacro individualismo, è una delle caratteristiche che il calvinismo
ha comunicato ad ogni organizzazione sociale che ha creato e che,
anche oggi, rimane viva nello stato di sentimento profano e nelle
popolazioni protestanti laicizzate» 88. |
Dunque, «l'individualismo è al centro della Riforma»
89. Pertanto, «il grande effetto della Riforma fu l'isolamento
dell'anima» 90.
Espansione della mentalità protestante
Se vediamo che il primato dell'azione sulla contemplazione è una
delle caratteristiche del mondo moderno, se notiamo, con André
Malraux (1901-1976), che la civiltà moderna è una
cospirazione permanente contro la vita interiore, ammetteremo
facilmente che viviamo in un mondo protestante. Questo
protestantesimo si traduce in mille aspetti della vita di tutti i
giorni, religiosi e laici, che Robert Beauvais, nel suo succitato
libro, è stato in grado di evidenziare:
«Nel punto del Novecento in cui ci troviamo, il protestantesimo
sta per raggiungere irresistibilmente la mèta che si prefissò mezzo
millennio fa: ha già messo i nostri sacerdoti in borghese, la messa
sembra un qualcosa di indefinibile, le nostre chiese hanno lo stesso
design delle sale per congressi e seminari, e le prediche
assomigliano a consigli di amministrazione. Si da del "tu" a Dio
come nel Tempio protestante, e si prega in volgare da quando la
soppressione del latino ha esorcizzato lo spettro di Roma, l'unico
oggetto del risentimento ugonotto. E i testi liturgici, privati
della loro magia, impongono ai fedeli un francese della domenica
pomeriggio tipo "western" che suona così stranamente»
91. |

Sopra: lo scrittore e
politico francese
André Malraux.
E la
conquista protestante non si limita alla liturgia:
«È ben al di là di alcune trasformazioni ecclesiali che si
manifesta tale conquista [...]. È uno stato d'animo
eminentemente protestante che ha influenzato la nostra
civiltà e si è imposto ai nostri costumi. I fatti culturali
che vediamo moltiplicarsi mostrano questa conquista giorno
per giorno» 92. |
Come
fatti culturali, Robert Beauvais menziona la mania della «rimessa in
discussione», del culto del lavoro, del complesso di colpa,
dell'idealismo, dell'interventismo moralizzante su tutto, della
proliferazione di tribunali dilettanteschi o del tono da predica nei
discorsi politici. Ed ecco la sua conclusione:
«Quando le multinazionali del culto riformato avranno finalmente la
pelle del Papa, nemico pubblico numero uno, la loro vittoria sarà
definitivamente consumata da Filadelfia a Ginevra, e il
cristianesimo si risveglierà protestante, se è ancora in grado di
svegliarsi. La vittoria del protestantesimo o, più
precisamente, dello spirito protestante sul mondo
occidentale, corrisponde in effetti allo spettacolare crollo
di quest'ultimo. Esiste una relazione di causa ed effetto?
É
lecito porci questa domanda»
93. |


VII
LE
Conseguenze liturgiche
del protestantesimo
È
modificando gradualmente la liturgia che il protestantesimo è
riuscito ad imporsi sul popolo fedele. Questo è stato il caso
speciale della Riforma anglicana negli anni 1545-1565
94. Dal XVI secolo, queste stesse modifiche liturgiche sono state spesso
proposte - o addirittura imposte - ai cattolici in Paesi che erano
rimasti fedeli a Roma. La cosa è particolarmente visibile ai nostri
giorni. Se non vogliamo subire il destino dei cattolici inglesi nel
XVI secolo, è quindi importante conoscere la componente liturgica (o
piuttosto anti-liturgica) del protestantesimo.
La componente anti-liturgica del protestantesimo
Nella
sua opera Institutions liturgiques 95, Dom Prosper
Guéranger o.s.b. (1805-1875) 96 ha presentato in
modo accurato, in dodici punti, questa componente del
protestantesimo. Ecco un riassunto di questi punti
97:
1 -
L'odio per la Tradizione nelle formule del culto
«In che modo si sono stabiliti e mantenuti nelle masse il
luteranesimo, il calvinismo e l'anglicanesimo? Per ottenere
questo, non si è dovuto far altro che sostituire nuovi libri
e nuove formule ai libri e alle formule antiche, e tutto è
stato consumato». |
2
– La sostituzione delle formule ecclesiastiche con letture della
Sacra Scrittura
«La preferenza data da tutti gli eretici alla Sacra Scrittura
rispetto alle definizioni ecclesiastiche non ha altro motivo che
la facilità di far dire alla parola di Dio tutto quello che
si vuole, mostrandola o nascondendola a seconda delle
esigenze». |
3/4
– L'introduzione
di formule erronee
«La
fabbricazione e l’introduzione di formule diverse, piene di
perfidia, mediante le quali i popoli siano ancor più solidamente
incatenati all'errore». |
5
– L'eliminazione
delle cerimonie e delle formule che esprimono misteri
«Soppressione dal culto di tutte le cerimonie e di tutte le formule che
esprimono misteri. Non vi è più altare, ma semplicemente un
tavolo». |

Sopra: cena
protestante. L'altare è stato sostituito da un tavolo.
6
– L'estinzione
dello spirito di preghiera
7
–
L'esclusione
dell'intercessione
della Vergine e dei Santi
«Trattando nobilmente con Dio, la liturgia protestante non ha bisogno
di intermediari creati. Essa crede di mancare al rispetto dovuto
all'Essere supremo invocando l'intercessione della Santa Vergine o la
protezione dei Santi». |
8
- L'uso
del volgare nel culto divino
«L'odio
per la lingua latina è innato nel cuore di tutti i nemici di
Roma:
costoro vedono in essa il legame dei cattolici nell'Universo,
l'arsenale dell'ortodossia contro tutte le sottigliezze dello
spirito sèttario». |
9
– La
diminuzione del numero delle preghiere
«Non
più digiuno e astinenza dalle carni, non più genuflessione nella preghiera, per
il ministro del tempio non più offici giornalieri da compiere,
neppure preghiere canoniche da recitare a nome della Chiesa». |
10
– L'odio
verso Roma e le sue leggi
11
–
La distruzione del sacerdozio
12
–
Il potere sulla liturgia attribuito
all'autorità
pubblica.

Sopra:
il benedettino Dom Prosper
Guéranger
e
la sua voluminosa opera Institutions liturgiques.
Questi punti, ad eccezione dell'ultimo, non descrivono forse ciò che
abbiamo visto succedere con i nostri occhi nelle nostre parrocchie?
Dopo il Vaticano II: una liturgia riformata in senso
protestante
Dal
XVI secolo fino al Concilio Vaticano II, la componente
anti-liturgica del protestantesimo ha esercitato, nell'ambiente
cattolico, un'influenza che fortunatamente è stata neutralizzata
dalla Santa Sede. Oggi, invece, sembra aver raggiunto parte dei suoi
obiettivi grazie alla riforma liturgica voluta dal Concilio. Ecco alcune
testimonianze a questo riguardo.
-
Mons. Hans Ludvig Martensen (1927-2012), Vescovo
cattolico di Copenaghen (Danimarca):
«Altre esigenze che Lutero aveva formulato a suo tempo, oggi possono
essere considerate come soddisfatte nella teologia e nella pratica
della Chiesa cattolica: l'uso della lingua volgare nella liturgia;
la possibilità della comunione sotto le due specie; e il
rinnovamento della teologia e della celebrazione dell'Eucarestia»
98. |

Sopra:
Mons. Hans Ludvig Martensen.
-
Hans Küng:
«Il
rinnovamento liturgico del nostro secolo e del Vaticano II ha tenuto
conto delle richieste essenziali dei riformatori»
99. |

Sopra: il
teologo eterodosso svizzero Hans Küng, perito durante il
Concilio. Nel 2007, Küng è stato premiato dal Kulturpreis
Deutscher Freimaurer («Premio
per la cultura del massone tedesco»). Il Gran
Maestro Jens Oberheide ha affermato che l'ideale comune, la
fondazione etica basata sui diritti umani e sull'istanza di
libertà, uguaglianza e fratellanza, che è alla base della
Global Ethic Foundation di Küng, è fondamentale anche
per i massoni. |
-
Gérard Siegwalt, docente di Teologia alla Facoltà protestante di
Strasburgo:
«Non
c'è nulla nella messa attuale rinnovata e riformata che potrebbe
veramente disturbare il cristiano evangelico, o che potrebbe
disturbarlo più di quanto possano infastidirlo certi elementi, reali
o assenti, nel culto protestante»
100. |

Sopra: il teologo
protestante
Gérard Siegwalt.
-
Max Thurian (1921-1996), teologo della comunità calvinista di
Taizé:
«Il
nuovo ordinario della messa, al di là delle sue relative
imperfezioni, dovute al peso della collegialità e dell'universalità,
è un esempio di quella ricerca feconda di unità aperta e di fedeltà
dinamica, di vera cattolicità: uno dei suoi frutti sarà che forse le
comunità non-cattoliche potranno celebrare la Santa Cena con le
stesse preghiere che usa la Chiesa cattolica. Teologicamente,
è possibile»
101. |

Sopra: il «frate»
calvinista Max Thurian.
-
Roger Adolphe Mehl (1912-1997), teologo e sociologo protestante:
«Se
si tiene conto dell'evoluzione decisiva della liturgia eucaristica
cattolica, della possibilità di sostituire il Canone della messa con
altre preghiere liturgiche, della cancellazione dell'idea
secondo cui la messa costituirebbe un sacrificio, della possibilità di
comunicarsi sotto le due specie, non ci sono più di ragioni per le
Chiese della Riforma di vietare ai loro fedeli di prendere parte
all'Eucarestia nella Chiesa romana»
102. |

Sopra: il protetante
Roger Adolphe Mehl.
-
Jean Guitton (1901-1999), filosofo e scrittore, amico intimo di
Paolo VI:
«L'intenzione di Paolo VI, a riguardo della liturgia, a proposito di
ciò che si viene volgarmente detta "la nuova messa", era di
riformare la
liturgia cattolica in modo che essa coincidesse quasi con la
liturgia protestante
[...], con la Cena protestante [...]. Ripeto, Paolo VI ha
fatto tutto ciò che era in suo potere per avvicinare la messa
cattolica - al di là del Concilio di Trento alla Cena protestante
[...]. La messa di Paolo VI si presenta per prima cosa come un
banchetto - non è così? - e insiste molto sull'aspetto della
partecipazione ad un banchetto, e molto meno sulla nozione di
sacrificio, di sacrificio rituale, di fronte a Dio, con il sacerdote
che da le spalle al popolo. Dunque, non credo di ingannarmi dicendo
che l'intenzione di Paolo VI e della nuova liturgia che porta il suo
nome, è di chiedere ai fedeli una più grande partecipazione alla
messa, è di dare più spazio alla Sacra Scrittura e meno spazio a
tutto ciò che c'è - certi dicono "di magico", altri "di
consacrazione consustanziale", transustanziale, e che è la fede
cattolica. In altre parole, c'è in Paolo VI l'intenzione ecumenica
di cancellare - o almeno di correggere, di attenuare - ciò che c'è
di troppo "cattolico", in senso tradizionale, nella messa, e di
avvicinare la messa cattolica, lo ripeto, alla messa calvinista. Si
tratta, evidentemente, di una rivoluzione»
103.
|

Sopra: lo scrittore
francese
Jean Guitton.
Si
comprende come in presenza di una simile rivoluzione liturgica, il
Cardinale Charles Journet (1891-1975) abbia potuto affermare:
«La liturgia e la catechesi sono oggi le due ganasce della
tenaglia con cui si strappa la fede» 104.

Sopra: il Cardinale
Charles Journet.

Sopra: il
nuovo rito della messa, detta «di Paolo VI», celebrata a
partire dal 1969 su di un tavolo e in lingua volgare (alla
maniera protestante). Una messa creata a tavolino
con «l'intenzione ecumenica
di cancellare
[...] ciò che c'è
di troppo "cattolico", in senso tradizionale
(Jean Guitton).
Come scrissero i Cardinali Bacci e Ottaviani nel loro
Breve Esame Critico, «il Novus Ordo Missæ [...]
rappresenta, sia nel suo insieme come nei particolari, un
impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della
Santa Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del
Concilio Tridentino». |

Il 10 maggio
1970, in occasione dell'udienza concessa ai sei pastori
protestanti che hanno collaborato all'elaborazione del
Novus Ordo Missæ, Paolo VI, parlando del loro contributo
ai lavori del Consilium liturgico, ebbe a dire:
«Vi siete particolarmente sforzati di dare più spazio alla
Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura; di apportare
un più grande valore teologico ai testi liturgici, affinché
la “lex orandi” (“la legge della preghiera”) concordi meglio
con la "lex credendi" ("la legge della fede")» (cfr. R.
Coomaraswamy,
Les problèmes de la nouvelle messe, Editions L'Age d'Homme,
Losanna 1995, pag. 36). Non si capisce proprio come dei
protestanti che negano la Presenza Reale di Nostro Signore
Gesù Cristo nell'Eucarestia, l'essenza sacrificale della
Messa, il sacerdozio ministeriale, la mediazione universale
di Maria SS.ma e dei Santi, e altre verità di fede possano
aver apportato «un più grande valore teologico ai
testi liturgici». |

VIII
LE Conseguenze morali
dEL
protestantesimo
L'argomento è piuttosto complesso. Ne forniremo una panoramica
seguendo il capitolo, con lo stesso titolo, del già citato libro
Bossuet et les protestants, di Mons. Eugène Louis Julien
(1856-1930)
105.
Moralità e immoralità dei protestanti
Da un
punto di vista morale, il protestantesimo sembra portare i segni
contraddittori dei suoi principali fondatori; lo vediamo evolversi
tra il lassismo di un Lutero o di un Enrico VIII
(1491-1547) e l'austerità di un Calvino.

Sopra: re Enrico III,
capo della chiesa anglicana.
Alcuni principî che portano ad un rilassamento della morale
La massima che non sono necessarie le buone opere per la salvezza ha
inevitabilmente portato ad un rilassamento dei costumi. Lutero
stesso non ha forse incoraggiato questo permissivismo con l'esempio
della sua vita? Il suo incitamento fu seguito fin troppo bene nella
Germania del XVI e all'inizio del XVI secolo.
La moralità di molte società protestanti
Ma ci sono anche numerose società protestanti che praticano una
morale abbastanza rigorosa; esistono molti protestanti con un forte
senso del dovere e le cui vite sono agli antipodi del permissivismo. Il
protestante, secondo l'immagine classica che si è creata, sembra
colpevole non di una vita dissoluta, ma piuttosto di un moralismo
eccessivo. Un'altra osservazione da attribuire alla moralità
protestante: a causa delle sue caratteristiche (illuminazione
interiore, libero esame, soppressione di qualsiasi intermediario tra
Dio e il credente), la religione protestante, come abbiamo visto più
sopra, ha sviluppato l'individualismo: «Un individualismo acuto
che non è privo di nobiltà e di efficienza, perché è un principio di
iniziativa e sforzo personale» 106.
Una legge morale evolutiva
La morale protestante che è stata appena menzionata non corrisponde
ad una legge morale immutabile. Osserva a questo riguardo Eugène
Julien:
«Il Vangelo, regola dei costumi, non è stato trattato meglio (dalla
Riforma) del Vangelo, regola della fede. Chi non conosce la
scandalosa consultazione in cui Lutero e il suo entourage pensarono
di autorizzare la poligamia, permettendo al Langravio d'Assia di
sposare una seconda donna continuando a convivere con la prima? La
legge evangelica che proibisce il divorzio giunse ad ammettere
eccezioni, tanto che la chiesa anglicana - che è stata fondata da
Enrico VIII, questo Barba-Blu della famiglia reale - andò oltre fino
a prevedere quattro casi di divorzio; le sue mogli dovettero subire l'abbandono, inimicizie capitali e maltrattamenti»
107. |

Ancora oggi, la maggior parte delle chiese protestanti ha posizioni
molto indulgenti a riguardo del divorzio, della contraccezione,
dell'aborto, ecc... 108. Questi sono i dati da prendere in
considerazione quando si parla di etica protestante:
Come si spiega la moralità protestante
Le prime due caratteristiche sono spiegate dai principî stessi del
protestantesimo. Come spiegare la terza? Non è facile rispondere a
questa domanda. Indubbiamente molti elementi intellettuali e
psicologici, mescolati con le circostanze, dovrebbero essere
chiamati in causa. Abbiamo visto, ad esempio, nel capitolo V, come
il calvinismo avesse, in una certa misura, riabilitato le buone opere e
affermato che Dio benedice «visibilmente» i suoi eletti già quaggiù.
Il puritanesimo, questo archetipo del rigorismo morale, proviene dal
calvinismo: perseguitato in Inghilterra nel XVII secolo, molti dei
suoi seguaci emigrarono negli Stati Uniti di cui sono stati i «padri
fondatori». Ma questo non è abbastanza per spiegare l'estensione, nel XVI e specialmente nel XIX secolo, dell'«ordine morale» a tutto il
mondo protestante.

Sopra: i puritani
inglesi, i «Padri Pellegrini» (Pilgrim Fathers in inglese)
sono considerati tra i primi coloni del Nord America; Plymouth, la
colonia da loro fondata nel 1620 sulla costa del Massachusetts,
divenne la seconda colonia dopo la fondazione di Jamestown, in
Virginia, nel 1607, ed è oggi il più vecchio insediamento degli
Stati Uniti abitato continuativamente. |
La reazione pietista: Kant
Ecco come
Mons. Eugène Louis Julien spiega la questione nel
suo già citato libro Bossuet et les protestants
109.
Innanzitutto, ci sono due aspetti diversi:
-
In
che modo, in Germania, il luteranesimo, in linea di principio, non
attribuendo alcun valore alle «buone opere», ha potuto contribuire,
dopo un primo secolo di rilassamento dei costumi, a raddrizzare tale
situazione?
-
Se
questo recupero è dovuto ad un « felice incidente», non c'è il
rischio – una volta scomparso - di ricadere nel disordine?
Poi Eugène Juilien mostra di che «felice incidente» si trattò: la
reazione pietista dopo le devastazioni di un secolo di depravazione
110. Il pietismo ricorda le parole del Vangelo: «Se mi amate
osservate i miei comandamenti» (Gv 14, 15). Ma non ha messo in
dubbio i principî ereditati da Lutero: «Egli insistette
maggiormente sull'utilità delle opere, ma senza assegnargli loro il
vero posto nella giustificazione».

Sopra: Mons.
Eugène Louis
Julien e il suo libro Bossuet et les protestants.
Improvvisamente, venne
introdotto uno iato tra la moralità e la sua ragion di essere, tra
la legge morale e il suo Autore, il Creatore. Immanuel Kant
(1724-1804), il famoso filosofo pietista tedesco,
codificò le tendenze pietiste in un sistema in cui «il
comandamento [...] non era nient'altro che l'"imperativo"
della ragione», in cui la moralità «emanava [...]
dalla coscienza dell'uomo, d'ora innanzi l'unica regola e l'unica
base del dovere». La coscienza regina, concetto che oggi ci è
familiare: è il soggetto dell'atto morale, quello che lo pone e che
determina il valore per mezzo della coscienza. Siamo in pieno
soggettivismo pratico:
«Per dare un fondamento alla moralità, Kant non fece altro che
trasporre nell'ordine pratico il soggettivismo soprannaturale del
suo maestro Lutero. Tutto accade interiormente, e sebbene tutto
supponga l'intervento di un Dio giusto e buono, tutto accade come se
Dio non esistesse e non avesse da chiedere all'uomo conto delle sue
azioni. La coscienza non deve rendere conto che a se stessa: essa
stessa è la sua regola, la sua legge, la sua sanzione e la sua corte
suprema»
111. |

Sopra:
Immanuel Kant.
Le
ragioni del successo morale di Kant
Le
idee di Kant si affermarono non solo nei circoli protestanti, ma
anche, gradualmente nel corso del XX secolo, tra i cattolici;
tanto che oggi la maggior parte delle menti ne è imbevuta. Mons. Eugène
Julien ci fornisce le ragioni di questo successo:
«Questa dottrina conservava ancora
abbastanza cristianesimo per esercitare una felice influenza sui
buoni costumi; essa poteva concordare con la fede dei protestanti,
che cercavano di soddisfare il bisogno di moralità che il misticismo
della giustificazione luterana non offriva loro. Tale idea ha preso
il posto della religione per coloro che volevano trasporre la
religione in filosofia; ha lusingato l'affermazione di quelli che
pensano che la persona umana sia per definizione "autonoma" e non
possa essere governata che da se stessa» 112. |
Dalla moralità kantiana all'immoralità
moderna
Il germe di morte contenuto nel
kantismo
Autonomia della persona umana, del soggetto morale, che si governa
unicamente seguendo la voce della sua coscienza: questo è
realmente il principio soggettivo che genera tutto il libertarismo
attuale.
Dando alla moralità un fondamento
soggettivo, Kant l'ha in definitiva separata dalla religione. La
rivolta morale, così caratteristica del nostro tempo, è stato il termine
ultimo di questo processo:
«Poco a poco, gli assiomi
fondamentali della moralità sono stati rimessi in discussione; è
stata contestata la fissità, l'universalità della regola dei
costumi; le sanzioni nell'al di là sono state respinte; alla legge
morale è stato negato il suo carattere di obbligo. Nella mente delle
persone è andata sempre più affermandosi una sorta di anarchia, in
attesa che essa si affermasse definitivamente negli spiriti»
113. |

Sopra: la testata della famosa
rivista pornografica softcore Playboy,
ossia l'altra faccia
dell'America puritana e conservatrice.
Dispersione morale
«Ancora una volta, la filosofia del libero esame protestante ha
costruito la Torre di Babele, la punizione di coloro che vogliono
pensare la stessa verità, parlare la stessa lingua e vivere la
stessa vita, senza ricorrere all'illuminazione o all'autorità di
Dio. Dispersione morale dopo dispersione dogmatica e religiosa:
questo fu l'ultimo termine del soggettivismo luterano»
114. |
Questi testi di
Mons. Eugène Julien furono scritti nel 1910. L'evoluzione
delle società protestanti da allora conferma l'accuratezza della
diagnosi fatta molto tempo fa. Facciamo alcuni esempi riguardanti la
famiglia: contraccezione, aborto,
omosessualità, educazione sessuale
nelle scuole,
pornografia (il primo Paese a legalizzarla alla fine degli anni '60 fu
la protestante Danimarca...).
Notiamo che nello sviluppo su larga scala di queste
aberrazioni morali, le società protestanti hanno sempre avuto un
buon vantaggio sulle società cattoliche. Ecco il frutto della
«dispersione morale» riguardante il protestantesimo di cui parlava
Mons. Eugène Julien. Aggiungiamo che è dal momento e nella misura in cui
le società cattoliche hanno iniziato a «protestare» (il Sessantotto) che sono cadute
nello stesso permissivismo morale.

Sopra: le femministe
italiane manifestano negli anni
'70 in favore della
legalizzazione dell'aborto procurato.

Note
75 Cfr.
J. Maritain,
Trois Réformateurs, Parte Prima, «Lutero o l'avvento
dell’io», éd.
Plon, 1925.
76
Ibid., pagg. 39-40.
77
Ibid., pagg. 42-43.
78 Cfr.
Erlang,
49, 229 (1538).
79
Ibid.,
45, 336 (1537-1538).
80
Ibid.,
29, 241 (1524-1525); cit. in J.
Maritain, op. cit.,
pagg. 45-46.
81 Cfr. J.
Maritain, op. cit., pag. 47.
82 Ibid., pag. 49.
83 Ibid., pag. 72. Il grassetto è nostro.
84
Cfr. M. Weber,
op. cit.,
pagg. 91-92.
85
Ibid.,
pag. 93.
86
Vedi, a questo riguardo, il già citato libro di
André Bieler,
La pensée économique et sociale de Calvin,
e in particolare il capitolo VI intitolato
«Calvinisme e capitalismo».
87
Cfr.
Mons.
E. Julien,
op. cit.,
pag. 329.
88
Cfr. A. Bieler,
op. cit.,
pagg. 485-486.
89
Cfr. J.
Baubérot,
Le protestantisme doit-il mourir?
(«Il protestantesimo deve morire» ?), pag. 217. L'autore è un
protestante.
90
Cfr. H. Belloc,
Europe and the Faith,
pag. 183.
91
Cfr. R.
Beauvais,
op. cit.,
pag. 10.
92
Ibid.
93
Ibid.,
pag. 11.
94
Vedi, a questo riguardo, l’ottimo libro di Michael
Davies Cranmer's Godly Order.
95 Opera in tre volumi pubblicata dal 1840 al 1851.
96 Dom Guéranger è stato il restauratore dell'Ordine
benedittino in Francia, nonché il fondatore dell'abbazia di
Solesmes.
97 Vedi il testo completo alla pagina web
http://www.unavoce-ve.it/04-04-24.htm
98
Dichiarazione della Commissione mista
cattolico-luterana del 6 maggio 1983, che Mons Martensen ha firmato
a titolo di co-presidente.
99 Cfr. H.
Küng, Le concile
épreuve de l'église
(«Il concilio prova della Chiesa»),
éditions du Seuil,
Parigi 1963, pag. 123. Affermazione inesatta per quel che riguarda
le riforme fatte al tempo di Pio XII.
100 Cfr. «L'intercommunion»
(«L'intercomunione»), in Documentation catholique, n° 1555,
del 18 gennaio 1970, pag. 96.
101 Cfr. M.
Thurian, «Le nouvel
ordre de la messe va dans un sens profondement oecuménique» («Il
nuovo ordinario della messa va in un senso profondamente
ecumenico»), in La Croix, del 30 maggio 1969, pag. 10. Senza
rinnegare la sua adesione all'eresia protestante, Max Thurian fu
ordinato sacerdote cattolico il 3 maggio 1978, e nel 1992 Giovanni
Paolo II lo nominò membro della Commissione Teologica Internazionale
(N.d.T.).
102 Cfr. R. A. Mehl, «Catholiques
et protestants peuvent-ils se retrouver dans la communion
eucharistique»?
(«Cattolici e
protestanti possono ritrovarsi nella comunione eucaristica»?), in
Le Monde, del 10 settembre 1972, pag. 12.
103 Jean Guitton, partecipando ad un
dibattito radiofonico organizzato da Lumière 101, una
trasmissione mandata in onda la domenica dall'emittente
Radio-Courtoisie, il 19 dicembre 1993, e riportata sul libro di
Yves Chiron intitolato Paul
VI, le pape
écartelé
(«Paolo VI, il papa dilaniato»; Via Romana, 2008).
104 Cfr. L.
Méroz, L'obéissance
dans l'église, aveugle
ou clairvoyante? («L'obbedienza nella Chiesa, cieca o
chiaroveggente»), Martingay, Ginevra 1977, pag. 104.
105 Superiore
dell’Istituto Saint Joseph di Havre, e futuro Vescovo di Rouen. Il
suo libro fu pubblicato nel 1910.
106 Cfr.
Mons. E.
Julien, op. cit.,
pag. 299.
107 Ibid.,
pag. 321.
108
Segnaliamo in questa sede la posizione ufficiale
della maggior parte delle chiese protestanti; questo non deve
tuttavia farci dimenticare l'efficace lotta condotta contro l'aborto
da molte organizzazioni protestanti, principalmente nei Paesi
anglosassoni.
109
Cfr.
Mons.
E. Julien, op. cit.,
pagg. 323-325.
110 «Pietista» era
detto ogni membro di una sètta luterana (all’inizio riunita in
«Collegi di pietà»), fondata dal teologo luterano tedesco Philipp
Jacob Spener (1635-1705), nella cui opera Pia Desideria
insistite più sulla necessità di pietà personale e del sentimento
religioso che sulla rigorosa metodologia dottrinale (cfr. Dizionario
Le Robert, voce «Protestantesimo-pietista»).
111 Cfr.
Mons.
E. Julien, op.
cit., pag. 324.
Parliamo del
pensiero di Kant, ma anche di quello di Rousseau, che Kant aveva
letto molto.
112
Ibid., pag. 325.
113
Ibid., pag. 326.
114
Ibid.