Pressappoco nello stesso
tempo, Marx scrive nella sua tesi Considerazioni di un giovane sulla
scelta di una carriera: «La religione stessa ci insegna che l'Ideale
verso il quale tutti tendono, sacrificò Se stesso per l'umanità, e chi
mai oserà contestare questa aspirazione? Se abbiamo scelto la posizione
nella quale possiamo compiere quanto è più possibile per Lui, allora non
potremo mai essere schiacciati dal nostro fardello, perché sono soltanto
sacrifici fatti per il bene di tutti» 4.
Finanche in un libro astruso di economia politica come Il Capitale,
nel quale le considerazioni circa la religione sono ovviamente di scarsa
importanza, il maturo ed anti-religioso Marx scrive, completamente fuori
dal contesto: «Il cristianesimo è la forma più idonea di religione»
5.
Poco dopo che Marx ebbe ricevuto il diploma, nella sua vita accadde qualche cosa: divenne profondamente, appassionatamente anti-religioso. Incominciò a emergere un nuovo Marx. Egli scrive in un poema: «Desidero vendicarmi contro quell'Uno che regna lassù» 6. Così era convinto che lassù ci fosse Uno che regna. Era in lite con Lui. Ma quell'Uno lassù non gli aveva fatto nulla di male. Marx apparteneva a una famiglia relativamente benestante, non aveva sofferto la fame nella propria infanzia. Stava molto meglio di molti suoi compagni di scuola. Che cosa aveva prodotto questo terribile odio contro Dio? A una età in cui ogni giovanotto normale ha sogni di far del bene agli altri e di preparare una bella carriera per se stesso, perché dovrebbe aver scritto questi versi nel suo poema Invocazione d'un disperato?
Marx sognava di rovinare il mondo creato
da Dio. In un altro poema diceva:
Le parole «Su in alto costruirò il mio trono» e la confessione che da colui che siede su questo trono, emaneranno soltanto terrore e angoscia, ci rammentano l'orgogliosa vanteria di Lucifero: «Io salirò in cielo, eleverò il mio trono al disopra delle stelle di Dio» (Is 14, 13). Ma perché Marx desidera questo trono? La risposta si trova in un dramma poco conosciuto che compose anche durante i suoi inni da studente. Si intitola Oulanem. Per spiegare questo titolo bisogna fare una digressione. Esiste una «chiesa satanica». Uno dei suoi riti è la messa nera, che i satanisti recitano a mezzanotte. Nei candelieri sono poste candele nere rovesciate.
Il «sacerdote» dice tutto ciò che è
prescritto nel libro di preghiere, ma le legge dalla fine verso il
principio; i nomi della divinità vengono letti pronunciandoli alla
rovescia. Un crocifisso è fissato pure alla rovescia, oppure viene
calpestato. Durante la messa nera viene bruciata una Bibbia. Tutti i
presenti promettono di commettere ogni peccato, e di non fare mai nulla
di buono. Segue un'orgia. È caratteristico che Oulanem sia un'inversione
del nome biblico di Gesù (Emanuele) che in ebraico significa «Dio
con noi». Simili inversioni di nomi sono caratteristici della magia
nera; saremo capaci di capire il dramma Oulanem soltanto alla
luce di una strana confessione che Marx fece in un poema chiamato Il
giocatore 9, più tardi rappresentato da
lui stesso e dai suoi seguaci:
Questi versi assumono uno speciale significato, quando apprendiamo che nei riti della più alta iniziazione nel culto satanista viene venduta al candidato una «spada incantata» che garantisce il successo. Egli la paga firmando un patto col sangue estratto dai suoi polsi, per cui la sua anima, dopo morte, apparterrà a Satana. Cito ora dal dramma Oulanem:
Marx desidera trascinare tutta l'umanità nell’abisso riservato per il diavolo e i suoi angeli (Ap 20, 3). Chi parla attraverso Marx in questo dramma? È ragionevole attendersi che un giovane studente mantenga come sogno della sua vita la visione dell'umanità, mentre penetra nell'abisso delle tenebre eterne, mentre egli stesso ride seguendo coloro che ha guidato verso l'incredulità? In nessun luogo al mondo questo ideale è coltivato, eccetto che nei riti iniziatici della chiesa satanista, ai suoi gradi più elevati. Viene il momento della morte, per Oulanem. Le sue parole sono:
Erano piaciute a Marx le parole di Mefistofele nel Faust: «Tutto ciò che esiste, merita d'essere distrutto». Tutto: compreso il proletariato e i compagni. Marx citava queste parole in Il 18 Brumaio 13. Stalin (1878-1953) si è fondato su quelle, e ha distrutto la sua stessa famiglia. La sètta satanista non è materialista: crede nella vita eterna. Oulanem, la persona in nome della quale Marx parla, non contesta la vita eterna. Egli la afferma, però come una vita d'odio esaltato all'estremo. Merita osservare che eternità, per i demoni, significa «tormento». È lo stesso per Marx:
Incominciamo a capire che cosa sia accaduto al giovane Marx. Era partito da convinzioni cristiane, ma non aveva condotto una vita ad esse adeguata. La sua corrispondenza col padre dà testimonianza del suo sperperare grandi somme di danaro in divertimenti e del suo continuo contestare l'autorità paterna circa questo ed altro. Allora verosimilmente può essere avvenuto il suo indottrinamento nella chiesa altamente segreta di Satana, e che sia stato iniziato ai suoi riti. Satana, che i suoi adoratori vedono nelle loro orge allucinanti, parla per loro bocca. Così Marx ne è soltanto il portavoce quando nel suo poema Invocazione d'un disperato pronuncia le parole: «Io desidero vendicarmi contro quell'Uno che regna lassù». Ed ecco la fine di Oulanem:
Marx è stato ispirato probabilmente dalle parole del marchese de Sade (1740-1814): «Aborro la natura [...], vorrei spaccare il suo pianeta, ostacolare il suo procedere, arrestare le orbite degli astri, rovesciare i globi che galleggiano nello spazio, distruggere ciò che serve la natura, proteggere ciò che le nuoce, in una parola desidero insultarla nelle mie opere [...]. forse saremo capaci di attaccare il Sole, privarne l'Universo o adoperarlo per dar fuoco al mondo. Questi sarebbero veri delitti».
Perché de
Sade e Marx volevano propagare cose tanto orribili? Il primo lo dice.
Egli loda gli scrittori che hanno come unico scopo, quando stampano i
loro spaventevoli sistemi, di estendere dopo la loro morte il numero dei
loro delitti. Non possono più commetterli, ma i loro scritti maledetti
fanno sì che gli uomini li compiano, e questa «dolce idea» li conforta
sul letto di morte. In Oulanem Marx segue l'obiettivo del
diavolo: consegnare alla dannazione l'intera razza umana. Oulanem
è probabilmente l'unico dramma al mondo in cui tutti i personaggi sono
consapevoli della loro corruzione, e la ostentano e la celebrano con
convinzione. In questo dramma non c'è bianco e nero, non vi esistono
Claudio e Ofelia, Jago e Desdemona. Qui tutti son neri e rivelano
aspetti mefistofelici. Tutti sono satanici, corrotti e dannati dal
destino.
Nel suo poema La vergine pallida 18 Marx scrive:
Non c'è bisogno di commenti. All'inizio, Marx aveva ambizioni artistiche. I suoi poemi e il dramma sono importanti in quanto rivelano il suo stato d'animo; ma essendo privi di valore letterario non ricevettero nessun riconoscimento. La mancanza di successo nel dramma ci ha dato un Joseph Goebbels (1897-1945), il ministro nazionalsocialista della propaganda; l'insuccesso in filosofia, ci ha dato un Alfred Rosenberg (1893-1946), il filosofo del razzismo tedesco; la mancanza di successo in pittura ed architettura ci ha dato un Adolf Hitler (1889-1945). Anche Hitler era poeta. Si può star certi che non abbia mai letto le poesie di Marx, la somiglianza però è sorprendente. Nei suoi poemi egli cita le stesse pratiche sataniste. Ne cito una:
Wotan è il dio principale della mitologia tedesca. I caratteri runici
erano i segni che a quei tempi si usavano per scrivere.
Hitler abbandonò ben presto la carriera poetica; così Marx, che la
cambiò per quella di un rivoluzionario in nome di Satana, contro una
società che non aveva apprezzato i suoi poemi. Questo, è in modo
persuasivo un motivo per la sua ribellione; un altro motivo, l'essere
disprezzato per le sue origini
Tenendoseli stretti fino
all'ultimo momento. Ma dato che aveva fatto un patto col diavolo, non
c'era scampo.
Il biografo di Marx continua: «Scarsi dubbi possono esservi che quelle
storie interminabili fossero autobiografiche [...]. Egli aveva la visione
del mondo del diavolo, e la sua malignità. Talvolta sembrava sapesse che
stava compiendo opere di male» 23.
Quando Marx aveva finito Oulanem e gli altri suoi primi poemi in cui
scriveva di avere un patto col diavolo, non pensava al socialismo.
Addirittura lo combatteva. Era redattore di una rivista tedesca, la Rheinische Zeitung
24, che «non concede alle idee comuniste neppure
una validità teorica nell'attuale forma, tanto meno desidera la loro
realizzazione pratica, che ad ogni modo considera impossibile [...]. I
tentativi da parte delle masse di applicare le idee comuniste, possono
trovar risposta col cannone non appena diventino pericolosi».
Dopo di aver raggiunto questa fase del suo pensiero, Marx conosce
l'ebreo Moses
Hess (1812-1875), l'uomo che rappresentò la parte più importante nella sua vita, e
che gli fece abbracciare l'ideale socialista.
Hess lo chiama «il dottor Marx, il mio idolo, che darà l'ultimo
calcio alla
Uno dei suoi compagni nella Prima Internazionale era l'anarchico russo Mikhail Bakunin (1814-1876), che scriveva: «Il maligno rappresenta la ribellione satanica contro l'autorità divina, ribellione nella quale vediamo il germe fecondo di tutte le emancipazioni umane, la Rivoluzione. I socialisti si riconoscono l'un l'altro con le parole: "Nel nome di Colui al quale è stata commessa una grande ingiustizia". Satana è l'eterno ribelle, il primo libero pensatore ed emancipatore dei mondi. Egli fà sì che l'uomo si vergogni della sua bestiale ignoranza e obbedienza; lo emancipa, imprime sulla sua fronte il suggello della libertà e dell'umanità, spronandolo a disobbedire e a mangiare il frutto della conoscenza» 27.
Bakunin non si limita a lodare Lucifero; ha un programma concreto di rivoluzione, ma non tale da liberare il povero dallo sfruttamento. Egli scrive: «In questa rivoluzione dovremo risvegliare il diavolo nelle persone, dovremo attizzare in loro le più basse passioni. La nostra missione è distruggere, non edificare. La passione per la distruzione è una passione creativa». Karl Marx formò la Prima Internazionale insieme con Bakunin, e avallò questo strano programma.
Marx e Friedrich Engels (1820-1895) dissero ne
Il Manifesto
del Partito Comunista che il proletario vede la legge, la moralità e la
religione, come «altrettanti pregiudizi borghesi, dietro i quali si
nascondono in agguato altrettanti interessi borghesi»
28.
Bakunin rivela che Proudhon, un
A questo punto è essenziale dichiarare fermamente che Marx e i suoi compagni, sebbene «anti-Dio», non erano atei come si descrivono i marxisti attuali. Infatti, sebbene inveissero apertamente contro Dio e lo insultassero, essi odiavano un Dio nel quale credevano. Non è la sua esistenza che viene contestata; ma la sua supremazia. Quando la rivoluzione scoppiò in Parigi nel 1871, il comunardo Flourens dichiarò: «Il nostro nemico è Dio. L'odio verso Dio è il principio della saggezza». Marx lodava altamente i comunardi, che proclamavano apertamente questo fine. Ma che cosa ha a che fare tutto ciò con una più equa distribuzione dei beni, o con migliori istituzioni sociali? Queste sono soltanto bardature esteriori per nascondere lo scopo reale: lo sradicamento totale di Dio e del suo culto. Le prove di ciò sono nei Paesi come la Cina Rossa, l'Albania, la Corea del Nord, dove sono state chiuse tutte le chiese.
Nei poemi di Marx Invocazione di un disperato e Orgoglio umano, la suprema invocazione dell'uomo è per la propria grandezza. Se l'uomo è condannato a perire attraverso la propria grandezza ribelle, sarà una catastrofe cosmica, ma egli morirà come un essere divino, compianto dai demoni. La ballata di Marx Il Giocatore registra le lamentele del cantore contro Dio. Emerge dai tenebrosi abissi dell'inferno «che tormenta la mente ed ammalia il cuore, e la sua danza è la danza della morte» 33.
Il menestrello sguaina la sua spada e la getta nell'anima del poeta. L'arte che emerge dai tenebrosi abissi dell'inferno, e tormenta la mente... Questo ci ricorda le parole del rivoluzionario ebreo americano Jerry Rubin (1938-1994) in Do It |