Prima di diventare un economista e un comunista di fama, Marx era un umanista. Oggi un terzo dell'umanità è marxista. Il marxismo in una forma o in un'altra, è adottato anche da molti nei paesi capitalisti. Marx, si dice, era profondamente umano. Era dominato da una sola idea: come aiutare le masse sfruttate. Ciò che le impoverisce, a quanto egli sosteneva, è il capitalismo. Una volta rovesciato questo sistema corrotto, dopo un periodo transitorio di dittatura del proletariato, emergerà una società in cui ognuno lavorerà in ragione delle proprie capacità, in fabbriche e aziende agricole appartenenti alla collettività, e sarà ricompensato in ragione delle proprie necessità. Non vi sarà uno Stato che governi gli individui; non vi saranno guerre, non rivoluzioni, ma soltanto una fratellanza eterna, universale. Affinché le masse conseguano la felicità, occorre qualche cosa di più che la semplice distruzione del capitalismo. Marx scrive: «L'abolizione della religione, come illusoria felicità dell'uomo, è un requisito della loro reale felicità» 1. Marx era antireligioso perché la religione impedisce l'adempimento dell'ideale comunista, che egli considerava come la sola soluzione dei problemi del mondo: così i marxisti spiegano la loro posizione. Nella sua prima gioventù, Karl Marx si professava cristiano. La sua prima opera scritta è intitolata L'unione dei fedeli con Cristo. In essa leggiamo queste bellissime parole: «Attraverso l'amore di Cristo volgiamo al tempo stesso i nostri cuori verso i nostri fratelli che sono intimamente a noi legati e per i quali Egli dette se stesso in sacrificio» 2. Così Marx conosceva un modo perché gli uomini diventassero fratelli gli uni con gli altri: il cristianesimo. Egli continua: «L'unione con Cristo potrebbe dare un'intima elevazione, il conforto del dolore, una fiducia tranquilla e un cuore suscettibile all'amore umano, ad ogni cosa che sia nobile e grande, non per amore di ambizione e gloria, ma soltanto per amore di Cristo» 3.
Pressappoco nello stesso
tempo, Marx scrive nella sua tesi Considerazioni di un giovane sulla
scelta di una carriera: «La religione stessa ci insegna che l'Ideale
verso il quale tutti tendono, sacrificò Se stesso per l'umanità, e chi
mai oserà contestare questa aspirazione? Se abbiamo scelto la posizione
nella quale possiamo compiere quanto è più possibile per Lui, allora non
potremo mai essere schiacciati dal nostro fardello, perché sono soltanto
sacrifici fatti per il bene di tutti» 4.
Finanche in un libro astruso di economia politica come Il Capitale,
nel quale le considerazioni circa la religione sono ovviamente di scarsa
importanza, il maturo ed anti-religioso Marx scrive, completamente fuori
dal contesto: «Il cristianesimo è la forma più idonea di religione»
5.
Poco dopo che Marx ebbe ricevuto il diploma, nella sua vita accadde qualche cosa: divenne profondamente, appassionatamente anti-religioso. Incominciò a emergere un nuovo Marx. Egli scrive in un poema: «Desidero vendicarmi contro quell'Uno che regna lassù» 6. Così era convinto che lassù ci fosse Uno che regna. Era in lite con Lui. Ma quell'Uno lassù non gli aveva fatto nulla di male. Marx apparteneva a una famiglia relativamente benestante, non aveva sofferto la fame nella propria infanzia. Stava molto meglio di molti suoi compagni di scuola. Che cosa aveva prodotto questo terribile odio contro Dio? A una età in cui ogni giovanotto normale ha sogni di far del bene agli altri e di preparare una bella carriera per se stesso, perché dovrebbe aver scritto questi versi nel suo poema Invocazione d'un disperato?
Marx sognava di rovinare il mondo creato
da Dio. In un altro poema diceva:
Le parole «Su in alto costruirò il mio trono» e la confessione che da colui che siede su questo trono, emaneranno soltanto terrore e angoscia, ci rammentano l'orgogliosa vanteria di Lucifero: «Io salirò in cielo, eleverò il mio trono al disopra delle stelle di Dio» (Is 14, 13). Ma perché Marx desidera questo trono? La risposta si trova in un dramma poco conosciuto che compose anche durante i suoi inni da studente. Si intitola Oulanem. Per spiegare questo titolo bisogna fare una digressione. Esiste una «chiesa satanica». Uno dei suoi riti è la messa nera, che i satanisti recitano a mezzanotte. Nei candelieri sono poste candele nere rovesciate.
Il «sacerdote» dice tutto ciò che è
prescritto nel libro di preghiere, ma le legge dalla fine verso il
principio; i nomi della divinità vengono letti pronunciandoli alla
rovescia. Un crocifisso è fissato pure alla rovescia, oppure viene
calpestato. Durante la messa nera viene bruciata una Bibbia. Tutti i
presenti promettono di commettere ogni peccato, e di non fare mai nulla
di buono. Segue un'orgia. È caratteristico che Oulanem sia un'inversione
del nome biblico di Gesù (Emanuele) che in ebraico significa «Dio
con noi». Simili inversioni di nomi sono caratteristici della magia
nera; saremo capaci di capire il dramma Oulanem soltanto alla
luce di una strana confessione che Marx fece in un poema chiamato Il
giocatore 9, più tardi rappresentato da
lui stesso e dai suoi seguaci:
Questi versi assumono uno speciale significato, quando apprendiamo che nei riti della più alta iniziazione nel culto satanista viene venduta al candidato una «spada incantata» che garantisce il successo. Egli la paga firmando un patto col sangue estratto dai suoi polsi, per cui la sua anima, dopo morte, apparterrà a Satana. Cito ora dal dramma Oulanem:
Marx desidera trascinare tutta l'umanità nell’abisso riservato per il diavolo e i suoi angeli (Ap 20, 3). Chi parla attraverso Marx in questo dramma? È ragionevole attendersi che un giovane studente mantenga come sogno della sua vita la visione dell'umanità, mentre penetra nell'abisso delle tenebre eterne, mentre egli stesso ride seguendo coloro che ha guidato verso l'incredulità? In nessun luogo al mondo questo ideale è coltivato, eccetto che nei riti iniziatici della chiesa satanista, ai suoi gradi più elevati. Viene il momento della morte, per Oulanem. Le sue parole sono:
Erano piaciute a Marx le parole di Mefistofele nel Faust: «Tutto ciò che esiste, merita d'essere distrutto». Tutto: compreso il proletariato e i compagni. Marx citava queste parole in Il 18 Brumaio 13. Stalin (1878-1953) si è fondato su quelle, e ha distrutto la sua stessa famiglia. La sètta satanista non è materialista: crede nella vita eterna. Oulanem, la persona in nome della quale Marx parla, non contesta la vita eterna. Egli la afferma, però come una vita d'odio esaltato all'estremo. Merita osservare che eternità, per i demoni, significa «tormento». È lo stesso per Marx:
Incominciamo a capire che cosa sia accaduto al giovane Marx. Era partito da convinzioni cristiane, ma non aveva condotto una vita ad esse adeguata. La sua corrispondenza col padre dà testimonianza del suo sperperare grandi somme di danaro in divertimenti e del suo continuo contestare l'autorità paterna circa questo ed altro. Allora verosimilmente può essere avvenuto il suo indottrinamento nella chiesa altamente segreta di Satana, e che sia stato iniziato ai suoi riti. Satana, che i suoi adoratori vedono nelle loro orge allucinanti, parla per loro bocca. Così Marx ne è soltanto il portavoce quando nel suo poema Invocazione d'un disperato pronuncia le parole: «Io desidero vendicarmi contro quell'Uno che regna lassù». Ed ecco la fine di Oulanem:
Marx è stato ispirato probabilmente dalle parole del marchese de Sade (1740-1814): «Aborro la natura [...], vorrei spaccare il suo pianeta, ostacolare il suo procedere, arrestare le orbite degli astri, rovesciare i globi che galleggiano nello spazio, distruggere ciò che serve la natura, proteggere ciò che le nuoce, in una parola desidero insultarla nelle mie opere [...]. forse saremo capaci di attaccare il Sole, privarne l'Universo o adoperarlo per dar fuoco al mondo. Questi sarebbero veri delitti».
Perché de
Sade e Marx volevano propagare cose tanto orribili? Il primo lo dice.
Egli loda gli scrittori che hanno come unico scopo, quando stampano i
loro spaventevoli sistemi, di estendere dopo la loro morte il numero dei
loro delitti. Non possono più commetterli, ma i loro scritti maledetti
fanno sì che gli uomini li compiano, e questa «dolce idea» li conforta
sul letto di morte. In Oulanem Marx segue l'obiettivo del
diavolo: consegnare alla dannazione l'intera razza umana. Oulanem
è probabilmente l'unico dramma al mondo in cui tutti i personaggi sono
consapevoli della loro corruzione, e la ostentano e la celebrano con
convinzione. In questo dramma non c'è bianco e nero, non vi esistono
Claudio e Ofelia, Jago e Desdemona. Qui tutti son neri e rivelano
aspetti mefistofelici. Tutti sono satanici, corrotti e dannati dal
destino.
Strani riti nella famiglia di Marx
Nel suo poema La vergine pallida 18 Marx scrive:
Non c'è bisogno di commenti. All'inizio, Marx aveva ambizioni artistiche. I suoi poemi e il dramma sono importanti in quanto rivelano il suo stato d'animo; ma essendo privi di valore letterario non ricevettero nessun riconoscimento. La mancanza di successo nel dramma ci ha dato un Joseph Goebbels (1897-1945), il ministro nazionalsocialista della propaganda; l'insuccesso in filosofia, ci ha dato un Alfred Rosenberg (1893-1946), il filosofo del razzismo tedesco; la mancanza di successo in pittura ed architettura ci ha dato un Adolf Hitler (1889-1945). Anche Hitler era poeta. Si può star certi che non abbia mai letto le poesie di Marx, la somiglianza però è sorprendente. Nei suoi poemi egli cita le stesse pratiche sataniste. Ne cito una:
Wotan è il dio principale della mitologia tedesca. I caratteri runici erano i segni che a quei tempi si usavano per scrivere. Hitler abbandonò ben presto la carriera poetica; così Marx, che la cambiò per quella di un rivoluzionario in nome di Satana, contro una società che non aveva apprezzato i suoi poemi. Questo, è in modo persuasivo un motivo per la sua ribellione; un altro motivo, l'essere disprezzato per le sue origini ebraiche. Due anni dopo le preoccupazioni espresse da suo padre, nel 1839, il giovane Marx scrisse «La differenza fra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro», nella prefazione della quale si allineava con Eschilo: «Nutro odio contro tutti gli dèi» 20. Egli specificava dicendo di essere contro tutti gli dèi in terra e in cielo che non riconoscono l'autoconsapevolezza umana come la divinità suprema. Marx era un nemico dichiarato di tutti gli dèi, un uomo che aveva acquistato la sua spada dal principe delle tenebre, al prezzo della propria anima. Aveva dichiarato che il proprio scopo era l'attirare tutta l'umanità nell'abisso, e seguirla ridendo. Sua figlia Eleanor (1855-1898) dice che, quando erano bambine, Marx aveva raccontato molte storie a lei e alle sue sorelle. Quella che le piaceva di più parlava di un certo Hans Rockle. «Il racconto di quella storia durava mesi e mesi, perché era una storia lunga, lunga, e non finiva mai. Hans Rockle era una strega [...] che aveva un negozio con giocattoli e molti debiti [...] Benché fosse una strega, era sempre in ristrettezze finanziarie. Perciò doveva vendere, contrariamente alla propria volontà, tutte le sue cose belle, l'una dopo l'altra, al diavolo [...]. Alcune di queste avventure erano orribili, e facevano rizzare i capelli» 21. È normale per un padre raccontare ai suoi bambini piccini storie terrificanti circa il vendere al diavolo i proprî tesori più cari? Robert Payne (1911-1983), nel suo libro Marx (1968) 22, racconta anche lui di questo fatto con ampi particolari, come riferiti da Eleanor. Come l'infelice Rockle, la maga, vendesse i giocattoli con riluttanza.
Tenendoseli stretti fino
all'ultimo momento. Ma dato che aveva fatto un patto col diavolo, non
c'era scampo.
Il biografo di Marx continua: «Scarsi dubbi possono esservi che quelle
storie interminabili fossero autobiografiche [...]. Egli aveva la visione
del mondo del diavolo, e la sua malignità. Talvolta sembrava sapesse che
stava compiendo opere di male» 23.
Quando Marx aveva finito Oulanem e gli altri suoi primi poemi in cui
scriveva di avere un patto col diavolo, non pensava al socialismo.
Addirittura lo combatteva. Era redattore di una rivista tedesca, la Rheinische Zeitung
24, che «non concede alle idee comuniste neppure
una validità teorica nell'attuale forma, tanto meno desidera la loro
realizzazione pratica, che ad ogni modo considera impossibile [...]. I
tentativi da parte delle masse di applicare le idee comuniste, possono
trovar risposta col cannone non appena diventino pericolosi».
Dopo di aver raggiunto questa fase del suo pensiero, Marx conosce l'ebreo Moses Hess (1812-1875), l'uomo che rappresentò la parte più importante nella sua vita, e che gli fece abbracciare l'ideale socialista. Hess lo chiama «il dottor Marx, il mio idolo, che darà l'ultimo calcio alla religione» 25. Ecco, dunque, il suo primo scopo era dare un calcio alla religione, non era il socialismo. Georg Jung, altro amico di Marx in quell'epoca, nel 1841 scrive ancor più chiaramente che Marx di certo scaccerà Dio dal suo cielo e gli farà addirittura causa. Queste erano dunque le aspettative di coloro i quali iniziarono Marx alle profondità del satanismo. Non era affatto vero che Marx albergasse ideali sociali elevati al proposito di aiutare l'umanità, che la religione fosse un ostacolo per l'adempimento di questo ideale, e che per questa ragione Marx avesse abbracciato un atteggiamento antireligioso. Marx già odiava ogni nozione di Dio, e in particolare il cristianesimo. Era disposto ad essere l'uomo che avrebbe cacciato Dio. Tutto ciò prima ancora che avesse aderito al socialismo. Il socialismo era soltanto l'esca per indurre proletari e intellettuali ad abbracciare questo diabolico ideale. Quando i sovietici, ai primi tempi, adottarono lo slogan «scacciamo i capitalisti dalla terra e Dio dal cielo», non facevano che adempiere il retaggio di Karl Marx. Una delle peculiarità della magia nera, come abbiamo già detto, sta nell'inversione dei nomi. Le inversioni permeavano a tal punto tutto il modo di pensare di Marx, che egli le adoperava dovunque. Rispose alla Filosofia della miseria di Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865) con un altro volume intitolato La miseria della Filosofia; scrisse anche «Dobbiamo usare anziché l'arma della critica, la critica delle armi» 26, ecc... Marx non parlava molto, pubblicamente, di metafisica, ma possiamo dedurre il suo modo di vedere dalle persone con le quali si incontrava.
Uno dei suoi compagni nella Prima Internazionale era l'anarchico russo Mikhail Bakunin (1814-1876), che scriveva: «Il maligno rappresenta la ribellione satanica contro l'autorità divina, ribellione nella quale vediamo il germe fecondo di tutte le emancipazioni umane, la Rivoluzione. I socialisti si riconoscono l'un l'altro con le parole: "Nel nome di Colui al quale è stata commessa una grande ingiustizia". Satana è l'eterno ribelle, il primo libero pensatore ed emancipatore dei mondi. Egli fà sì che l'uomo si vergogni della sua bestiale ignoranza e obbedienza; lo emancipa, imprime sulla sua fronte il suggello della libertà e dell'umanità, spronandolo a disobbedire e a mangiare il frutto della conoscenza» 27.
Bakunin non si limita a lodare Lucifero; ha un programma concreto di rivoluzione, ma non tale da liberare il povero dallo sfruttamento. Egli scrive: «In questa rivoluzione dovremo risvegliare il diavolo nelle persone, dovremo attizzare in loro le più basse passioni. La nostra missione è distruggere, non edificare. La passione per la distruzione è una passione creativa». Karl Marx formò la Prima Internazionale insieme con Bakunin, e avallò questo strano programma.
Marx e Friedrich Engels (1820-1895) dissero ne Il Manifesto del Partito Comunista che il proletario vede la legge, la moralità e la religione, come «altrettanti pregiudizi borghesi, dietro i quali si nascondono in agguato altrettanti interessi borghesi» 28. Bakunin rivela che Proudhon, un altro dei principali pensatori socialisti, che in quell'epoca era amico di Karl Marx, «adorava anche lui Satana» 29. Hess aveva presentato Marx a Proudhon, che aveva adottato per la sua capigliatura lo stesso stile tipico della sètta satanica del XIX secolo di Joanna Southcott (1750-1814). Proudhon ne La filosofia della miseria, dichiarava: «Vieni, Satana - egli esclama - calunniato dai piccoli e dai re. Dio è stupidità e codardia; Dio è ipocrisia e falsità; Dio è tirannia e povertà; Dio è malvagio [...]. Io giuro, Dio, con la mano distesa verso il cielo, che non sei niente più che l'esecutore della mia ragione, lo scettro della mia coscienza» 30. Simili pensieri non sono originali, sono il contenuto usuale delle prediche nel culto satanista. Più tardi Marx litigò con Proudhon, e scrisse un libro per contraddire La filosofia della miseria. Ma Marx contraddiceva soltanto dottrine economiche di minore importanza. Non aveva obiezioni alla ribellione demoniaca di Proudhon. Heinrich Heine (1797-1856), il celebre poeta ebreo tedesco, era un terzo amico intimo di Marx. Era anche lui un appassionato di Satana, che descriveva come «delizioso e affascinante» 31. Marx la pensava come queste persone del suo ambiente. Anatoly Lunacharsky (1875-1933), un filosofo eminente che era stato ministro dell'Educazione nell'Unione Sovietica, scrisse in Socialismo e Religione che Marx aveva messo da parte ogni contatto con Dio e aveva portato Satana alla testa delle colonne in marcia del proletariato 32.
A questo punto è essenziale dichiarare fermamente che Marx e i suoi compagni, sebbene «anti-Dio», non erano atei come si descrivono i marxisti attuali. Infatti, sebbene inveissero apertamente contro Dio e lo insultassero, essi odiavano un Dio nel quale credevano. Non è la sua esistenza che viene contestata; ma la sua supremazia. Quando la rivoluzione scoppiò in Parigi nel 1871, il comunardo Flourens dichiarò: «Il nostro nemico è Dio. L'odio verso Dio è il principio della saggezza». Marx lodava altamente i comunardi, che proclamavano apertamente questo fine. Ma che cosa ha a che fare tutto ciò con una più equa distribuzione dei beni, o con migliori istituzioni sociali? Queste sono soltanto bardature esteriori per nascondere lo scopo reale: lo sradicamento totale di Dio e del suo culto. Le prove di ciò sono nei Paesi come la Cina Rossa, l'Albania, la Corea del Nord, dove sono state chiuse tutte le chiese.
Nei poemi di Marx Invocazione di un disperato e Orgoglio umano, la suprema invocazione dell'uomo è per la propria grandezza. Se l'uomo è condannato a perire attraverso la propria grandezza ribelle, sarà una catastrofe cosmica, ma egli morirà come un essere divino, compianto dai demoni. La ballata di Marx Il Giocatore registra le lamentele del cantore contro Dio. Emerge dai tenebrosi abissi dell'inferno «che tormenta la mente ed ammalia il cuore, e la sua danza è la danza della morte» 33.
Il menestrello sguaina la sua spada e la getta nell'anima del poeta. L'arte che emerge dai tenebrosi abissi dell'inferno, e tormenta la mente... Questo ci ricorda le parole del rivoluzionario ebreo americano Jerry Rubin (1938-1994) in Do It |