a cura di Padre Pietro Pirri s.j. dell'Istituto Storico della Compagnia di Gesù
Società Segreta a carattere cosmopolita e iniziatico, sorta col fine di affratellare gli uomini di tutte le nazioni e di organizzare la società su basi esclusivamente umanitarie e laiche.
L'origine si ricollega con le antiche corporazioni dei maestri d'arte rnuraria, che ebbero la massima espansione e importanza specialmente dall'XI al XIII sec. Nella febbrile attività edilizia di quell'età si spiega come buoni architetti e buoni muratori, capomastri, lapicidi, ecc..., venissero dappertutto ricercati e allettati con privilegi, immunità e franchigie e come l'arte muraria acquistasse una sorta d'internazionalità e un primato su tutte le altre arti. I Pontefici non si mostrarono meno larghi dei prìncipi secolari: Bonifacio IV (1110), Niccolò III (1277) e Benedetto XII (1331), riconobbero loro il diritto di governarsi secondo i proprî statuti con esenzioni da oneri e obbligazioni locali, di potersi trasferire di Paese in Paese liberamente, di godere di una specie di monopolio per la costruzione di fabbriche religiose di maggior importanza. Di qui l'appellativo «liberi», franc, frei, free, e l'attributo che con legittimo orgoglio le corporazioni murarie si attribuirono di arte reale. A conservare ed accrescere tale prestigio contribuì non poco la rigida osservanza delle norme stabilite negli statuti corporativi circa l'iniziazione di nuove reclute e la promozione dal grado di apprendista, con cui esse venivano ascritte all'arte, a quelli di compagno e di maestro, la solennità di cerimonie e di riti con cui venivano vestite dei simboli dell'arte, squadra, compasso, grembiule ecc..., i solenni giuramenti, l'inviolabile osservanza dei segreto professionale e dei doveri civili, religiosi e morali imposti dagli statuti. Con tale investitura, il fratello (così si nominavano i membri fra di loro), era reso partecipe di una parola d'ordine, di segni di riconoscimento, ecc..., con i quali veniva ricevuto dovunque si recasse ed accolto fraternamente da compagni d'arte, provveduto e aiutato nei proprî bisogni. Gli statuti corporativi erano molto esigenti quanto ai requisiti non solo professionali, ma anche personali dei membri, né permettevano l'ammissione se non a persone le quali avessero giusti natali e condotta religiosa e morale del tutto ineccepibile. Un documento francese della fine del sec. XIV, il Poème maçonnique, in cui si ha una specie di galateo, civile e religioso, del buon libero muratore, insiste in particolar modo sulla devozione che questo deve avere verso Dio, verso i santi e verso la Chiesa. Gli stessi precetti sono inculcati in tutti gli antichi statuti corporativi che si conservano, fino alle Constitutions of Masonry del 1704, che sono le ultime che in Inghilterra si conoscano prima della trasformazione delle Logge da operative in speculative.
L'attaccamento dei franchi muratori alla Chiesa cattolica è dimostrata in Francia dalla parte rilevante presa da essi nel movimento della Ligue, in Inghilterra dalla tenace resistenza fatta agli sforzi di Enrico VIII (1491-1547) e della regina Elisabetta I (1533-1603) per introdurre la Riforma nelle Logge, in Italia dalla frequenza di altari e di cappelle erette dalle corporazioni dei «Lombardi», là dove si ritrovavano in maggior numero. Accanto alle corporazioni di mestiere, esistevano assai spesso confraternite, che il protestantesimo (dice René Le Forestière) riformò, ma che sussistono ancora, osservando il culto della fratellanza, il rispetto alla religione ufficiale e gli usi tradizionali.
L'abbandono dell'architettura religiosa nei Paesi invasi dalla Riforma protestante, nonché le dissensioni intestine che presto si incominciarono a manifestare tra maestri e artigiani (collegati questi in segrete leghe di resistenza - compagnonnage - dai nomi strani, a riti e gergo non meno bizzarri: una sentenza del 14 marzo 1655 della Facoltà teologica della Sorbona ne dichiara empie, sacrileghe e superstiziose le pratiche e i riti), arrecò con la crisi professionale anche il decadimento delle corporazioni. Per rialzare il loro prestigio queste adottarono il sistema di ammettere membri onorari influenti appartenenti alle classi dell'alta società. Fin dal principio del sec. XVII, in Inghilterra si contano non pochi nobili tra i membri delle corporazioni ed era una moda, un gesto di squisita eleganza farsi iscrivere ad esse.
A poco a poco, l'elemento intellettuale e aristocratico costituì il vero elemento direttivo, così da preparare insensibilmente la trasformazione della Massoneria da operativa in speculativa. «Tutto porta e cedere - dice Padre Bertoloot - che dal principio del sec. XVII gli elementi speculativi la vincessero su quelli operativi, sicché la sostituzione già dal principio del sec. XVIII fosse in atto in tutti i grandi paesi d'Europa». Ormai gli storici seri, anche massoni, hanno definitivamente ripudiate come infondate certe mirabolanti versioni, che vorrebbero far discendere la Massoneria da Lameck, architetto del tempio di Gerusalemme, da Zoroastro, da Confucio, da Pitagora, dai misteri d'Egitto e di Grecia, dai Templari e perfino da Noè e da Adamo.
Per avere una idea della grande evoluzione che si ebbe in seno alla Massoneria operativa, si deve tener conto di ciò che avvenne nella vita politica e sociale in Inghilterra dalla fine del sec. XVII, al principio del seguente, e alle alterne vicende cui soggiacquero i due grandi partiti in contrasto, dei Tories, partigiani degli Stuart e fedeli alle tradizioni cattoliche, e dei Whigs, fautori del parlamentarismo e della Riforma. Le Logge massoniche, sia per il segreto di cui si circondavano, sia per la loro medesima natura che non ispirava sospetti, offrivano terreno assai propizio alle cospirazioni, sì all'uno come all'altro partito.
Quando alla morte di Anna Stuart (1 agosto 1714) i Tories, e con essi le Logge scozzesi o giacobite, decisero di tentare uno sforzo supremo in favore di Giacomo III (1688-1766), fu giocata l'ultima carta non solo della dinastia, ma anche della Massoneria. Nel 1714, il trionfo di Giorgio I d'Hannover (1660-1727) e il sopravvento dei Whigs segnarono la fine del giacobitismo e della Chiesa cattolica, e il primo grande successo della Massoneria inglese e protestante.
Durante questi avvenimenti, quattro Logge operative dissidenti, esistenti in vari quartieri di Londra, dietro ispirazione di un protestante immigrato francese, John Theophilus Désaguiliers (1686-1744), membro della Royal Society, si unirono in un'unica grande Loggia; ciò avvenne il 24 giugno 1717, festa di San Giovanni Battista. Così ebbe origine la Gran Loggia d'Inghilterra, destinata a diventare la Gran Loggia madre mondiale: ed ebbe così principio anche la vera Massoneria speculativa.
Le Logge giacobite subirono allora invasioni, i loro archivi vennero dispersi e bruciati. Fonte principale d'informazione restano i pochi cenni lasciati da James Anderson (1678-1739) nella prefazione delle Costituzioni del 1738, ma non vi si può dare cieca fede. Uno dei primi fondatori della Gran Loggia, William Stukeley (1687-1765), attesta che molto contribuì alla voga della nuova istituzione il mistero di cui si circondava, nonché la suggestiva nomea che vi si coltivassero scienze occulte. Del vero carattere che la Massoneria veniva assumendo, non pare che quei primi membri avessero ancora percezione ben chiara. L'incarico di compilare nuove costituzioni fu affidato subito a James Anderson, pastore protestante; il 27 dicembre 1721 egli presentò il lavoro, che fu ufficialmente approvato il 17 gennaio 1723.
La Massoneria vi è concepita come un «centro d'unione e un mezzo di stabilire una sincera amicizia fra persone le quali, altrimenti, si sarebbero trovate sempre separate le une dalle altre». Nel primo capitolo («Circa Dio e la religione») si esprimeva il concetto: un massone che «intende bene l'arte», non diverrà mai né un «ateo stupido» né un «libertino irreligioso». Mentre anticamente si faceva obbligo al massone di «praticare dappertutto la religione del Paese», ora si riconosceva più opportuno di non imporre «altra religione che quella nella quale tutti si trovano d'accordo», lasciando «pienamente libero ciascuno sulle opinioni personali».
Ad opera del medesimo Anderson le Costituzioni nel 1738 vennero riformate, e nel capitolo relativo ai doveri religiosi venne introdotta una notevole variazione secondo la quale il massone deve impegnarsi ad «osservare la legge morale come un vero noachita», e «riconoscere i tre grandi articoli di Noè come sufficienti a preservare il cemento della legge». In ambedue le redazioni delle Costituzioni appare manifesta la preoccupazione di rimediare in qualche modo ai funesti effetti della Riforma protestante, con lo stabilire pacifica convivenza, sulla base della aconfessionalità e in spirito di tolleranza; ma, anzitutto, come pensa Albert Lantoine (1869-1949), di staccare definitivamente la Massoneria dal cattolicesimo per inserirla nell'anglicanesimo. Il primo passo è costituito dalle Costituzioni del 1723, il secondo da quelle del 1738, dove si fa richiamo alla Bibbia come norma dottrinale e morale, ma in una forma così vaga e indeterminata da potervi accogliere persone d'ogni sètta ed opinione religiosa.
Si può spiegare la rapida diffusione della Massoneria nel mondo solo mettendola in relazione con la potenza e il prestigio raggiunto in quegli anni dall'Inghilterra. Le antiche Logge del Galles, come quelle d'Irlanda e di Scozia, furono le prime a sottomettersi alla Gran Loggia di Londra e costituirono ciascuna una Gran Loggia provinciale. Alla metà del secolo, la Massoneria era penetrata in tutti i principali Paesi di Europa: Francia (1721), Olanda (1725), Spagna (1726), Russia (1732), Italia (1733), Svezia (1735), Svizzera (1736), Polonia (1739), Austria (1742), Danimarca (1743), Norvegia (1745), e inoltre Calcutta (1728), Gambini e Capo Coart-Castle (1735), Massachussets (1735).
|