titolo massoneria e istruzione pubblica

postato: 21 febbraio 2011

ultima modifica: 27 luglio 2012

 

la massoneria istruisce tuti i popoli

Sopra: allegoria massonica in cui la sètta viene rappresentata

come colei che, con la sua dottrina, istruisce tutti i popoli.

 

Gli estratti che seguono sono tratti da Juravit, rivista massonica, purtroppo non più disponibile sul sito del Grand'Oriente d'Italia. Il numero in questione risale al mese di dicembre del 1978. Nel primo articolo riportato, i Fratelli massoni celebrano la figura di Michele Coppino, illustre massone che alla guida del suo ministero pose le basi per lo sviluppo della nostra moderna istruzione pubblica 1. Una volta scoperta la paternità della cosiddetta «scuola pubblica» non è difficile comprendere i veri motivi della guerra sferrata contro la scuola privata, prima della Massoneria e in seguito dalla Sinistra. All'indomani dell'unità d'Italia, una cricca di massoni, consci dell'enorme sfera d'influenza esercitata dalla Chiesa di Roma tramite le scuole cattoliche, imposero alla popolazione del neonato Regno una forma di istruzione laica intesa a «liberare» le giovani generazioni dal «condizionamento clericale» e dalla «superstizione» 2. E questo, da notare, in un Paese ancora a maggioranza cattolica (ma in democrazia il popolo non è «sovrano»?) e in nome della «laicità» (leggi ateismo) promossa da una sètta che si presenta ai suoi adepti come la sola religione dell'Uomo...

 

 

«Michele Coppino (1822-1901), il Ministro che legò il nome alla citata legge del 1877 e che al governo dell'Istruzione Pubblica dell'Italia unita impresse un impulso di durevole efficacia [...]. Questo insigne letterato e uomo politico, che in Parlamento fece segnare la sua presenza dal 1860 al giugno 1900, quando, ottantenne e malato, accorse a pronunziare il suo assenso per la "svolta liberale" guidata dal governo Zanardelli-Giolitti, incoraggiato dal conforto delle forze ispirate dal Grand'Oriente di Ernesto Nathan [...]. Dell'Uomo è presto detto. Cinque volte Ministro dell'Istruzione Pubblica (una prima volta con Urbano Rattazzi, nell'anno di Mentana; poi sempre con Agostino Depretis e nel primo Governo Crispi: 1876-1878 e 1884-1888) Coppino resse il governo della scuola italiana per un periodo di oltre sette anni: per pochi mesi inferiore alla durata in carica di Guido Baccelli - a sua volta autorevole dignitario massonico [...]. Candidato "democratico" nelle elezioni del 1857, con le quali Cavour sbaragliò la presenza clericale nel Parlamento subalpino, solo nel 1860 - in occasione della prima elezione del Parlamento nazionale - Coppino venne eletto deputato. Due mesi prima (17 febbraio 1860) egli aveva fatto ingresso nella prestigiosa Loggia madre della risorgente Massoneria italiana: l'"Ausonia". Fervore civile e rinnovamento individuale andavano di pari passo: ed entrambi si fondevano in una vigorosa capacità d'iniziativa pubblica, d'impegno culturale e, infine, di azione politica intesa ad aprire una nuova età storica [...].

 

michele coppino ernesto nathan urbano rattazzi
Michele Coppino Ernesto Nathan Urbano Rattazzi
guido baccelli agostino depretis giuseppe zanardelli
Guido Baccelli Agostino Depretis Giuseppe Zanardelli

 

Il programma di scolarizzazione di massa - sancito dalla legge del 15 luglio 1877, che coronò il prolungato sforzo legislativo di De Sanctis, Bargoni, Scialoia, Correnti e dello stesso prudente Bonghi - si prospettò - in tal guisa, quale grande operazione di pedagogia politica in direzione squadra e compassodella liberazione dai convergenti ceppi dell'analfabetismo e della devozione superstiziosa. L'opera dal Coppino svolta al Ministero dell'Istruzione Pubblica può venire sintetizzata nella lapidaria sentenza da lui stesso pronunziata sui proprî obiettivi di civiltà, il 4 aprile 1872: "Clericali non siamo. Siamo uomini i quali pensiamo che la libertà non va desiderata solamente per noi, ma per tutti". Perciò negli anni dei governi Crispi - quando provvide al riordinamento degli Statuti di numerose Università e, mentre gettò le basi dell'istruzione professionale moderna, costruì le stabili fortune dei licei classici - Coppino si distinse per equilibrio, e lungimiranza, tanto da esercitare un vero e proprio magistero intellettuale e morale [...]. Coppino pose in opera con più incisiva efficacia la fervida vocazione a superare i confini dello Stato nazionale e ad inverare il messaggio di fratellanza universale in due direzioni ugualmente preziose e feconde: coltivare l'uomo nel cittadino e sublimare la spiritualità creativa nell'uomo positivo, faber, della società industriale [...]. Attorno a Coppino, in quell'ora decisiva della storia italiana, confluirono Zanardelli, Giolitti e decine di figure di primo piano della Libera Muratoria, mentre da parte sua il Gran Maestro Ernesto Nathan sviluppava un'azione consonante per mettere al sicuro da ritorni integralistici e dal rischio di blocchi clerico-reazionari le nascenti alleanze liberal-democratiche e radicalsocialiste. Tanto l'anziano statista quanto il più giovane Gran Maestro erano mossi dalla convinzione che l'attribuzione di responsabilità amministrative alle più giovani ed animose forze politiche "progressive" del Paese avrebbe contribuito ad accelerarne l'accostamento allo Stato e a completare il disegno di educazione politica e di moralità pubblica tracciato da Cavour, proseguito da Coppino sino agli anni di Giolitti, ma poi inceppato e rimasto a mezza via».

 

Sempre a proposito di istruzione, nell'articolo seguente intitolato «La prima cura dei massoni dopo l'Unità: l'istruzione», si può leggere: «Nella tornata del dì 19 agosto 1864 E.V. il Fr. Secretario Oscar Pio faceva alla R. L. Libbia d'oro la seguente proposta. "CC. FF., la Massoneria si ridurrebbe alla meschinità delle forme accademiche o al più si svilupperebbe nelle egoistiche proporzioni di una società di mutuo soccorso quando non estendesse la sua sfera d'azione nel campo sociale, volgendo tutte le sue forze ad affrettare lo svolgimento del benessere progressivo nella Umanità. È perciò che io credo strettissimo dovere dei LL. MM. di concretare le aspirazioni massoniche. Ciò posto, io nonmassoni credo che alcuno possa mettere in dubbio che bisogno supremo dell'epoca nostra e del nostro Paese non sia quello di sviluppare quella istruzione popolare ch'è fonte prima di concordia e libertà vera e di moderanza civile. Non anderemo errati adunque se noi massoni italiani volgeremo i nostri sforzi al conseguimento di questo scopo. La istruzione popolare è tale un intento da raggiungersi più presto colle forze intime della nazione che coi provvedimenti officiali del governo». Dopo l'unità d'Italia, quindi, le forze massoniche occupano i più alti posti di governo, e si impegnano in primis per una decisa riforma dei programmi scolastici, con l'obiettivo di eliminare i residui superstiziosi della precedente egemonia clericale ed a diffondere il verbo del laicismo. In un articolo successivo della stessa rivista, intitolato «Simbolismo, Diabolismo e Bibbia», si legge però quanto segue: «Altrettanto semplicistico, per quanto dicemmo, ci sembra il considerare l'iniziazione massonica un tentativo di rinverdire le iniziazioni precristiane od una derivazione dalle stesse già surrogate nel cristianesimo da una semplice abluzione nel Giordano, vademecum per passare dal regno delle ombre - il limbo - a quello dell'Eternità [...]. Considerando che la prima scomunica è seguita, non alla istituzionalizzazione dell'Ordine, ma a quella del Grado di Maestro ed alla adozione della Cerimonia della morte di Hiram, non è escluso che l'atteggiamento della Chiesa di Roma sia in parte attribuibile al sospetto balenato ad un Papa che nella terra della Albione di Blake fosse per nascere un nuovo sistema di religione cristiana che celebrasse misteri analoghi a quelli della messa. E può anche essere che, per altro verso, analoghe considerazioni siano state fatte dai cosiddetti atei - era facile allora considerarsi atei più di quanto sia oggi considerarsi credenti - che si sono associati alla Massoneria. È comunque unanimemente ammesso che sia sempre esistita in Massoneria una componente antroposofica, almeno in senso lato, e certo prima che fosse codificata in disciplina o in sètta misteriosofica. Non mancò inoltre chi, sia dagli inizi, sostenne, non smentito, che la Massoneria, pur proclamandosi cristiana, è la Scienza e la Religione dell'Uomo».

 

La Massoneria scienza e Religione dell'Uomo (notare la «R» maiuscola). Una forza laica e progressista che combatte l’«oscurantismo clericale e superstizioso» e che tuttavia va fiera delle sue componenti misteriosofiche e non nega il suo carattere di religione. Una forza che ha saputo prendere in mano le redini del governo della nazione ai suoi albori e che considerò l'istruzione pubblica una priorità. Quell'istruzione pubblica che a distanza di due secoli celebra i Padri della Patria, massoni, quali le massime figure morali della storia moderna del Paese. L'istruzione pubblica che insegna ai giovani scolari il rispetto e la devozione verso la «laicità» dello Stato, una laicità fortemente voluta e costruita anche grazie, soprattutto grazie, ad un ordine che non ha problemi a definirsi «religioso».


banner centro culturale san giorgio ccsg

 

Note

 

1 Scritto reperibile alla pagina web

http://santaruina.splinder.com/post/16915254/Massoneria+e+Istruzione+Pubbli

2 Poiché nell'Italia preunitaria l'istruzione era affidata ai religiosi e alle religiose, prima lo Stato Sabaudo (1866) e in seguito il Regno d'Italia, provvide alla confisca dei beni ecclesiastici e alla soppressione degli Ordini religiosi. Angela Pellicciari, ne Il Timone (nº 95 del 2010), con un articolo intitolato «150 anni dopo» scrive: «Le conseguenze sociali delle leggi eversive furono anche queste: in nome della libertà, 57.492 persone (i religiosi) furono privati di tutto quello che possedevano: del letto, dei mobili, del tetto, degli oggetti di culto, degli archivi, delle biblioteche, dei terreni, di tutto. Così successe anche per 24.166 opere pie che non più serviranno al sollievo diretto della povertà. Lo Stato solleva le sue finanze, ma i cittadini si abitueranno a vedere nello Stato un intruso da cui difendersi o dinanzi al quale rimanere indifferenti. Anche questa fu una causa del distacco degli italiani dallo Stato che usò violenza»!

 

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