di J. De Sablet 1
Premessa
Un cambiamento climatico sarebbe all'ordine del giorno. Con un'unanimità impressionante i mass media ripetono con insistenza e da tempo la notizia secondo cui sarebbe in atto un riscaldamento del clima della Terra. Una tale unanimità nel concerto stupisce perché non trova una conferma a livello degli scienziati che pubblicano degli studi su questo fenomeno. Vediamo dunque di che cosa si tratta partendo dalle conclusioni presentate dai media come il risultato di ricerche di «esperti» internazionali riuniti in seno al GIEC. 2.
I LA TESI
Prima affermazione: è in corso un cambiamento climatico
- Che cos'è il clima?
In maniera generale, il nostro clima è
definito dalla complessa interazione di numerosi fattori: il Sole,
la Terra, il mare, l'aria, la calotta glaciale della Terra, la fauna
e le altre forme di vita. Esso è solamente uno dei veri processi
globali. Il clima è controllato se non principalmente, almeno
- Attualmente il clima varia, come è variato nel passato La constatazione che siamo in un periodo di cambiamento climatico non deve stupirci poiché, per definizione, siamo probabilmente, come sempre, in un (lungo) periodo di cambiamento climatico. Così, anche nel passato, ci sono state delle alternanze di periodi di glaciazione e di riscaldamento in tempi in cui l'uomo non poteva influenzare tali evoluzioni. Da qui una prima domanda: quale tipo di cambiamento viviamo?
Seconda affermazione: viviamo un periodo di riscaldamento del clima
Quando si parla di riscaldamento climatico, ci si riferisce abitualmente ad un aumento della Temperatura Media Globale (TMG) della superficie della Terra. Essa corrisponde ad un'attenta misurazione delle temperature rilevate con diverse apparecchiature, in condizioni diverse, in località variabili, in data e ora diverse, in diverse stagioni e ad altitudini diverse. Le temperature estreme variano tra i - 60° C e + 60° C. Le variazioni della Temperatura Media Globale vengono calcolate all'1/100º di grado in decine di anni!
- Quali sono dunque i dati? Le pubblicazioni dicono che dal 950 al 1250 (le date possono variare di circa cinquant'anni, perché si riconosce che il fenomeno era diverso a seconda delle regioni) la Temperatura Media Globale ha superato di 1,5° C quella che conosciamo attualmente. Questo periodo «caldo» è dunque circa trecento anni. Dal 1430 al 1850 (sempre con uno scarto di cinquant'anni), la Terra ha subito un periodo di «piccola glaciazione» che è durato circa quattrocento anni. Attualmente siamo in un periodo di riscaldamento. Il 1850 è l'anno in cui gli storici fissano l'inizio dell'era industriale. Alcuni studi mostrano che da allora la produzione antropica 3 è stata grossomodo crescente, ma è diventata notevole solamente a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ora, non si trova traccia di un incremento continuo, e ancor meno di un'accelerazione della salita della temperatura in misure più precise. Infatti, dal 1910 al 1940, la Temperatura Media Globale è aumentata di 0,4° C. Poi è diminuita dal 1960 al 1975 per ritrovare il suo livello del 1940 nel 1980. Ciò sembra difficilmente giustificabile nell'ipotesi di un effetto serra dovuto all'anidride carbonica antropica. Quando questi risultati vengono rappresentati da curve, è possibile cancellare queste variazioni su trenta-quarant'anni adattando la scala presa e i punti scelti per rappresentare il fenomeno. Prendendo come riferimenti gli anni 1800 (freddo), 1900 (un po' più caldo, ma gia nel decennio 1910 il clima era freddo), si può ben evidenziare una crescita continua sul periodo 1950-2000. In effetti, l'apparente pendenza delle curve (linee risultanti scelte spezzate o continue) varia seguendo:
Inoltre, se si paragonano altre curve corrispondenti all'evoluzione di diverse grandezze (l'emissione di anidride carbonica e la Temperatura Media Globale), l'interpretazione diventa assai difficile!
- Esempi forniti per appoggiare la tesi del riscaldamento a) La banchisa artica scompare a causa della fusione dei ghiacci. Questa constatazione poggerebbe sulla diminuzione della superficie polare, o addirittura sulla liberazione di certe vie di comunicazione marittima! Sembrerebbe, secondo le misure satellitari (che datano solamente a partire dal 1979-1980), che ci sia una diminuzione dei ghiacci. Un esempio. Ecco per primo il commento fatto da un giornalista favorevole alla tesi del riscaldamento climatico, di una curva pubblicata dal senatore democratico e noto ambientalista Al Gore: «La curva che Al Gore riproduce nel suo libro "Una verità scomoda" (2007) richiama alla mente la famosa "mazza da Hockey" 4: si vede una banchisa stabile fino agli anni 1975-1980, la cui superficie in seguito decresce improvvisamente. Ancora un indizio della recente accelerazione del riscaldamento». Ed ecco la critica che ne fà Charles Muller in Pôles, glaces et glaciers: «È tuttavia difficile trovare il riferimento dei dati per questa curva: la versione francese (come la versione americana) del libro di Al Gore menziona come fonte "Hadley Carter". Si tratta probabilmente di un lapsus. Questo individuo o questo organismo ci sono sconosciuti, contrariamente all'Hadley Center, un celebre centro di ricerca inglese sul clima. E infatti, l'Hadley Center ha pubblicato nel 2002 un documento di sintesi sulla sua analisi storica globale della banchisa, così come delle temperature di superficie del mare e delle temperature notturne dell'aria marina. Il suo primo autore è Rayner e non Carter (Rayner 2002). Le diverse opere ricordate di seguito mostrano che la spiegazione è un po' sommaria e che l'arretramento della banchisa è un fenomeno già vecchio, iniziato mentre la forzatura antropica 5 dei gas ad effetto serra era abbastanza trascurabile. Anche oggi, i gas ad effetto serra sono ancora bene lontani dall'essere gli unici fattori determinanti nell'evoluzione artica. In un articolo di sintesi apparso nella primavera del 2006, Mark C. Serreze, Marika Holland et Julienne Stroeve (NSIDC, NCAR) hanno sottolineato che lo stato della banchisa artica è legato alle forzature radioattive 6, ma anche ad una forte variabilità del sistema oceano-atmosfera-gelo. Le pressioni atmosferiche, le temperature e i venti variano a seconda di oscillazioni naturali ben conosciute (NAO): oscillazione nordatlantica; (NAM): modalità anulare boreale, ed è stato scoperto che gli anni 1970-1995 sono stati segnati da anomalie positive molto accentuate, contribuendo a spiegare la china osservata. A complicare ancora di più lo schema, ci sono le correnti marine che hanno il loro peso. Le acque calde del bacino Atlantico entrano nell'oceano Artico tramite lo stretto di Fram e il mare di Barents. Numerosi picchi di arrivi massicci di acqua calda sono stati registrati fin dalla metà degli anni '90, causando delle modifiche dello strato freddo aloclino 7 (CHL). Altre ricerche hanno suggerito che i flussi di caldo oceanico che entrano dallo stretto di Behring avrebbero anche un'influenza sullo stato del ghiaccio permanente artico» 8.
Ricordiamo che in virtù del principio di Archimede, la fusione dei ghiacci galleggianti non può provocare un aumento del livello del mare. Non resta che la scomparsa del pericolo degli iceberg nel periodo estivo! Si rimane sorpresi, peraltro, di sentire affermare che lo spessore della banchisa diminuisce, perché è stato annunciato che la prima misurazione della spessore della banchisa verrà fatta dal Prof. Etienne, nel corso del 2008! 9. La superficie della banchisa è diminuita, ma non c'è affatto unanimità sulle ragioni di questa diminuzione.
b) «Il Kilimangiaro si sta sciogliendo»! (Al Gore). Altro simbolo: il Kilimangiaro. Abbiamo già avuto l'opportunità di ricordare sul sito Climat sceptique questa vetta tropicale africana. Dunque, ricordiamo nuovamente che le ricerche più recenti (Cullen 2006, Kaser 2004, Kaser 2005, Mölg 2003, Mölg 2006) hanno stabilito i seguenti fatti:
Il Kilimangiaro.
c) L'Antartico si sta sciogliendo. Con i suoi 14 milioni di km2 di ghiacci (il 20% delle terre dell'emisfero Sud, ma anche l'84% della criosfera), l'Antartico è il frigorifero del mondo. La sua fusione totale scatenerebbe un aumento del livello degli oceani di circa settanta metri (una sceneggiatura ideale per una film catastrofico). Ma la realtà è ben lontana dalla finzione. Malgrado le previsioni allarmistiche dei media, e in controcorrente rispetto alle previsioni dei modelli climatici, è stato constatato che l'Antartico si raffredda anziché riscaldarsi. La fusione è limitata infatti alla Penisola, che rappresenta solamente il 2% della superficie dell'Antartico, ma che tuttavia mobilita il 100% delle previsioni catastrofiche.
- Prima constatazione per l'Antartico: È fornita dal grafico sottostante (vedi grafico nº 1). Nella sua curva superiore, il grafico mostra, per l'anno 2008, l'estensione, espressa in migliaia di km2, della banchisa antartica, in funzione dei mesi dell'anno. Nella sua curva inferiore, il grafico mostra, per ciascuno dei mesi dell'anno (da gennaio a dicembre) la differenza tra:
Lo scarto è quasi sempre positivo. Ciò che significa che il bilancio dei trent'anni più caldi del secolo, ossia del millennio, si manifesta in un'estensione della banchisa.
Grafico nº 1
d) «I ghiacciai della Groenlandia si stanno sciogliendo» (sempre Al Gore). Questo sarebbe molto più preoccupante se non fosse compensazione, giacché questi ghiacciai sono «terrestri». Ecco ciò che si può leggere a questo proposito sul blog Climat sceptique: «Si è posta molta attenzione, dopo l'ultimo anno di accelerazione, alla fusione della Groenlandia, misurata dal 2002, grazie al nuovo strumento satellitare GRACE. Tuttavia, diverse stime che variano in più di un fattore sono state proposte: 248 Gt/an da Velicogna 2006 (2002-2006), 101 Gt/an da Luthcke 2006 (2002-2005). Una nuova analisi incentrata sull'osservazione di due grandi ghiacciai emissari mostra la forte variabilità annua della loro scarica, e l'impossibilità di dedurne per il momento la più piccola proiezione a lungo termine. Nel 2005, Ola Johannessen (dell'Università di Bergen, in Norvegia) e i suoi colleghi, hanno pubblicato un analisi satellitare dell'Inlandsis (la calotta di ghiaccio) groenlandese, e nel caso specifico degli estratti altimetrici ERS1 ed ERS2 raccolti tra il 1993 e 2003 (ossia durante il recente picco di riscaldamento). Questi ricercatori hanno evidenziato: "Un aumento di 6,4 cm all'anno è stato constatato in larghe zone interiori situate al di sotto dei 1.500 metri di altitudine". Sotto i 1.500 metri, lo strato di ghiaccio avrebbe perso 2 cm all'anno. Ma il bilancio globale resta positivo per la Groenlandia, con un aumento di 55 cm in undici anni (Johannessen 2005). Ricordiamo che Groenlandia significa "la terra verde", e che questo nome gli fu dato dai vichinghi verso l'anno 1000. Non c'è dubbio che a quell'epoca non così lontana la fusione dei ghiacci sulle coste groenlandesi fosse molto più pronunciata di oggi [...]. I ghiacciai Kangerdlugssuaq (KL) ed Helheim (HH), localizzati sulla costa Centro-Est della Groenlandia, sono ghiacciai emissari costieri ("outlet glaciers"). Essi rappresentano da soli il 35% della scarica glaciale verso l'Oceano della regione. Il bilancio di massa dei ghiacciai non si riduce al rapporto guadagno-perdita della superficie (proporzionato alle nevicate e alle fusioni stagionali), ma anche alla velocità di scolo legata alla dinamica dei ghiacci. Il lavoro di Ian M. Howat ed altri è consistito in misurare tramite satellite (ASTER, Terra) il comportamento del KL e dell'HH tra il 2000 e il 2006. In questo periodo, lo scarico totale è stata di 52 Gt per il KL, e di 30 Gt per l'HH. Ma l'interesse di questo studio è di mostrare la variabilità annua della forte velocità di scolo. Così, l'80% dello scarico del KL è avvenuto in un solo anno (2005), seguito da una caduta del ritmo di scarico del 25%. Il ritmo di scolo dell'HH è aumentato di 5 Gt/an tra il 2000 e il 2003, e poi ancora di 7 Gt/an tra il 2004 e il 2005. Ma è sceso di 13 Gt/an nel 2006, in modo che il ghiacciaio ha ritrovato i suoi valori dell'anno 2000. Il loro ritmo combinato di perdita di massa è raddoppiato in meno di un anno, notano gli autori, e in seguito è diminuito nel 2006 ad un livello prossimo al ritmo precedente, probabilmente a causa di un riequilibrio veloce dopo il ritiro. Occorre notare che, secondo Howat ed altri, l'insieme di questi due ghiacciai non può spiegare che il 13% circa delle misure totali della perdita misurata dalla missione GRACE, mentre altri ricercatori avevano fornito delle proporzioni ben più elevate per quella zona (Velicogna 2006). Gli autori suggeriscono che bisogna cercare altrove il deficit del bilancio di massa; forse questo "altrove" si trova semplicemente nella calibratura incerta dello stesso strumento. L'ex vicepresidente degli Stati Uniti non avrebbe forse dovuto spiegare al suo pubblico questo risultato dei modelli, e dire che la Groenlandia è più fredda oggi che all'inizio del XX secolo»?
e) La fusione dei ghiacci causa un aumento del livello dei mari che inghiottiranno le zone costiere. Per dimostrare questa minaccia si porta la prova delle isole del Pacifico o dell'Oceano Indiano: «Alla vigilia di Natale del 2006, nella sua edizione del 24 dicembre, il giornale inglese "The Independent" 11 ha narrato un tristissima storia ai suoi lettori. Con il titolo "Un mondo che sparisce: il riscaldamento climatico trascina le isole tropicali", l'articolo descrive la scomparsa sotto i flutti dell'isola di Lohachara, nella baia del Bengala. "La scomparsa dell'isola di Lohachara […] segna il momento in cui le previsioni più apocalittiche degli ambientalisti e degli scienziati del clima hanno iniziato ad avverarsi". E continua: "La scomparsa di Lohachara, un tempo terra di 10.000 abitanti, è senza precedenti", anche se si menziona l'esilio di Latenza (Vanuatu). Il problema è che l'isola di Lohachara è stata traslocata [...] durante gli anni '80, e non negli anni 2000. A quell'epoca, la progressiva erosione costale delle isolette del delta aveva spinto al trasferimento preventivo delle popolazioni da Lohachara come in parecchie altre terre emerse. I monsoni indiani provocavano in quei luoghi delle inondazioni quasi permanenti per più di un terzo dell'anno, così come le stagioni di fusione dei contrafforti dell'Himalaya, provocando delle piene del Gange, del Brahmaputra e del Meghna 12. È stato constatato che il livello dei mari saliva dopo una glaciazione a causa della dilatazione termica. Ma la velocità di rialzamento è costante, e dunque l'accelerazione è nulla e non si può incriminare l'effetto serra! Il GIEC ha riconosciuto: «Durante questo secolo, non c'è stata alcuna accelerazione rilevabile dell'elevazione del livello del mare»! 13.
- Che cos'è l'effetto serra? L'effetto serra, fenomeno spiegato fin dal 1824 dal matematico e fisico francese Jean Baptiste Fourier (1768-1830), consiste nell'assorbimento degli IR 15, riflessi dalla Terra, dai gas (gas ad effetto serra o GES) che dunque trattengono il caldo. Senza questi gas il caldo del Sole riflesso dalla Terra si disperderebbe nello spazio. Senza questo effetto, al posto di 15° C alla superficie, avremmo -18° C! Dunque, i gas ad effetto serra sono necessari! Ma sembra che ne occorrano un po', ma non troppo.
- L'irradiamento solare gioca un ruolo importante «La maggior parte dei paragoni di insieme di modelli mostrano che il fattore solare ha avuto il suo ruolo nel rialzo del periodo 1850-1950, e numerose ricerche recenti hanno concluso che rappresenta ancora dal 10 al 30% dell'aumento nel periodo 1970-2000. La sola irradiazione totale (i 0,12 W/m2) non sembra spiegare questa lettura 16, e i ricercatori rivolgono oggi la loro attenzione sugli effetti indiretti del Sole (sia gli UV e gli XUV, attraverso l'accoppiamento stratosfera-troposfera, sia mediante l'accoppiamento dell'irradiazione cosmica e dell'effetto sulla nebulosità). Al Sole si aggiungono la variabilità intrinseca del clima, sempre male inquadrata dalla modellazione numerica, e l'obliquità dovuta alle registrazioni di superficie (quasi tutte le stazioni terrestri hanno conosciuto modifiche importanti del loro ambiente naturale durante il XX secolo). In realtà, la grande maggioranza dei glacioloci odierni pensa che l'evoluzione dei ghiacciai tropicali (in Africa e in America Latina) sia dovuta soprattutto all'umidità relativa, alla nebulosità e alle variazioni di insolazione delle cime 17. La squadra di R. Taylor esclude che le precipitazioni ne siano in causa, affermando che esse non presentano tendenze chiare sul periodo [...], ma non fornisce cifre a riguardo» 18.
Effetto serra.
- Riferimenti 19 - Kaser G. e alri (2004), «The Behavior of Modern Lowlatitude Glaciers», in Past Global Changes News, 12, 1, 15-17; - Kaser G. e altri (2005), Low-latitude Glaciers: Unique Global Climate Indicators and Essential Contributors to Regional Fresh Water Supply. A Conceptual Approach. In Huber, U., H. K. M. Bugmann, and M. A. Reasoner (ed.), Global Change and Mountain Regions: A State of Knowledge Overview, Kluwer, New York, vol. XXIII, 185-196; - Mölg T. e altri (2003), «Solar-radiation-maintained Glacier Recession on Kilimanjaro Drawn From Combined Ice-radiation Geometry Modeling», in Journal of Geophysical Research, 108, D23, 4731, doi:10.1029/2003JD003546. Taylor R.G. e altri (2006); - Mölg T. e altri: «Recent glacial recession in the Ruwenzori Mountains of East Africa Due to Rising Air Temperatures», in Geoph. Res. Lett., 33, LI042, doi: 10.1029/2006GL025962.
Quarta affermazione: questo effetto serra è dovuto principalmente alla CO2 antropica
a) Quali sono i gas ad effetto serra? - Innanzi tutto il vapore acqueo: in quantità ed efficacia, esso è otto volte più abbondante in massa nell'atmosfera della CO2 e almeno due volte più forte in assorbimento, e dunque sedici volte più efficace; nessun altro gas offre cifre nettamente superiori! Il Prof. Marcel Leroux (1938-2008; docente emerito di climatologia, ex direttore del laboratorio di climatologia, rischi e ambiente naturale del CNRS) afferma che «il 95% dell'effetto serra è dovuto al vapore acqueo». - Poi c'è l'anidride carbonica: come l'acqua, essa è necessaria alla vita, almeno delle piante verdi. Essa è, come l'acqua, il risultato finale di ogni combustione degli insiemi idrocarbonati. Su 2.500 miliardi di tonnellate di anidride carbonica nell'atmosfera, l'uomo ne introdurrebbe attualmente 5 miliardi di tonnellate all'anno, di cui una parte viene riassorbita dai vegetali e una parte sciolta nell'acqua (in totale, circa la metà). L'uomo, dunque aumenterebbe di 1/1000 per anno la quantità di anidride carbonica, e questo ragionamento non è non cumulativo per più di dieci anni! - Si potrebbe citare il metano, molto meno presente nell'atmosfera della anidride carbonica (circa 500 volte meno) di origine antropica al secondo grado, in particolare nella cultura e nell'allevamento, ma molto più potente (ventitre volte) del gas carbonico 20. Ora, si stima che il livello di metano sia triplicato nell'atmosfera dalla rivoluzione industriale. - A titolo documentativo, citiamo anche l'ossido nitroso (senza dimenticare che l'azoto dell'aria utilizzata nelle combustioni si trasforma parzialmente in nitrito e, è più debole ancora, in ossido di azoto); - E infine i gas C.F.C. (clorofluorocarburi), proibiti sulla Terra per il loro contributo al buco nell'ozono.
b) Quanto vale l'affermazione secondo cui l'anidride carbonica antropica avrebbe un ruolo determinante? Nel 1995, Kelling scoprì che, dal 1979 al 1988, i cambiamenti naturali spiegavano certi aumenti superiori a quelli da imputare all'uomo! Jean-Paul Croizé, giornalista specializzato in meteorologia e climatologia, denunciò nel 2004 nel suo libro Climat: la fausse menace («Clima: la falsa minaccia»), l'imperante atmosfera catastrofista. Egli ricordò che le eruzioni vulcaniche liberano nell'atmosfera molto più gas ad effetto serra che l'attività umana. Infine, sottolineiamo che gli anni più recenti mostrano un certo appiattimento nell'innalzamento delle temperature di superficie, come mostra la curva dell'Hadley Center in cui il valore record del 1998 (anno a variabilità naturale segnato dalla presenza di El Niño), non è mai stato superato. E questo nonostante altri dieci anni di aumento dell'anidride carbonica atmosferica (il che contraddice la tesi dominante) e in presenza di un ciclo solare ventitre volte più debole dei precedenti (il che rafforza l'ipotesi di un Sole ancora influente) 21.
- Un'ultima notizia: il pianeta Venere, ispezionato da Venus Express (una sonda lanciata nel 2006), che era coperto di oceani, è soffocato sotto un'atmosfera formata per il 95% da anidride carbonica! Secondo il planetologo David Grinspoon, il suo prosciugamento sarebbe stato dovuto all'effetto serra 22. Si trattava di anidride carbonica antropica? In definitiva, l'anidride carbonica antropica non gioca un ruolo determinante nel riscaldamento del clima.
Quinta affermazione: il riscaldamento provocherà delle catastrofi
Sembra che nel passato ci siano stati dei periodi di riscaldamento senza catastrofi spettacolari. La Groenlandia si è coperta di ghiacci senza perturbazioni per il resto del mondo. «A condizione, sia ben chiaro, che si dimentichino le divagazioni su aumenti di 7 a 8° C, e di innalzamento del livello dei mari di 70 metri in cento anni! In passato si circolava più facilmente nell'Oceano Artico! La Groenlandia è stata verde, e da ciò deriva l'origine del suo nome (e dunque in un'epoca in cui l'uomo viveva). I periodi caldi hanno coinciso con i periodi buoni: i deserti sono arretrati (le pitture rupestri del Sahara provano che era più abitabile). É un deficit della pluviometria che è da temere, ed è il contrario che si vede durante un riscaldamento (almeno sull'Africa che attualmente è un continente in ritardo)» 23. «Budyko, uno dei pionieri della ricerca sull'effetto serra, propone anche di aumentare le emissioni di anidride carbonica»! 24.
La catastrofe climatica annunciata dagli ambientalisti...
II DOMANDE SULL'«IMPARZIALITà» DI QUESTA CAMPAGNA
Innanzi tutto, è stato constatato il silenzio dei grandi media a riguardo delle affermazioni di quegli scienziati che non vogliono dare credito a questa campagna.
Una cospirazione del silenzio
Gli elementi appena riassunti sono ben lungi dall'essere esaurienti. Essi mostrano che l'unanimità strombazzata dai principali media non è affatto un dato acclarato! Certe dichiarazioni che vanno contro «la tesi» si sono fatte strada nelle riviste specializzate, poco lette dal grande pubblico. Com'è possibile che queste notizie non abbiamo alcun eco nella stampa indirizzata al grande pubblico, almeno in Francia? Tranne le cronache dell'ex ministro Claude Allègre, che conserva ancora delle conoscenze che gli permettono di essere pubblicato (su Express e Le Monde). Grazie a queste amicizie egli è riuscito a farsi pubblicare due libri! Ma quali strali si è attirato da parte di certi scienziati e di certi gruppi di pressione legati all'ecologismo militante! Un esempio di disinformazione: le due opere di Labitzke e Friis-Christensen stabiliscono determinati legami tra attività solare e clima. La risposta ufficiale è stata la seguente: «I numerosi risultati (sic) su cui si fonda questa teoria sono dovuti semplicemente al caso»! Come dire: «Circolate, non c'è niente da vedere».
Molti esperti non vogliono essere implicati in questa campagna strumentalizzata!
Il Prof. Richard Lindzen, del Massachussets Institute of Technology (MIT), un luminare della climatologia unanimemente rispettato, bardato di onorificenze e di premi prestigiosi, membro dell'Accademia delle Scienze americana ed ex rappresentante presso il GIEC, ha scritto sul Wall Street Journal, dell'11 giugno 2001: «Presso il grande pubblico, la scienza viene comunemente utilizzata come fonte di autorità mediante la quale si possono ridurre al silenzio gli oppositori politici e fare propaganda presso i nostri concittadini poco informati. È ciò che è stato fatto con i rapporti del GIEC e dell'Accademia delle Scienze. Si tratta di una pratica riprovevole che distrugge la nostra capacità di prendere delle decisioni ragionevoli. Una visione della scienza più equilibrata mostrerà che esiste ancora un grandissimo margine di incertezza, ben più grande di quello che vorrebbero farci credere i sostenitori del trattato di Kyoto». Nel giugno del 2005, Yuri Izrael, direttore dell'Istituto dell'Ecologia e del Clima del Globo dell'Accademia delle Scienze russa e vicepresidente del GIEC, ha contraddetto la posizione ufficiale di quel gruppo di «esperti» che affermavano che la tendenza del clima del globo può essere attribuita alle cause che risultano dall'attività umana. Alla vigilia della vertice del G8 del 2005, egli ha dichiarato: «Il legame tra l'attività umana e il riscaldamento globale non è provato. La temperatura del globo è aumentata durante gli anni '40, poi è calata negli anni '70, prima di iniziare ancora ad aumentare. Il riscaldamento globale attuale assomiglia a ciò che si è prodotto nel corso degli anni '40, quando le navi potevano navigare facilmente attraverso l'Artico, quando a quell'epoca, l'impatto dell'attività umana era molto meno importante di quanto lo sia ora. Una spedizione russa di ritorno da uno studio nella parte centrale dell'Antartico ha dichiarato che le temperature hanno iniziato ad abbassarsi. Queste scoperte sensazionali non sono nient'altro che una delle sorprese che ci riserva Madre Natura».
I media non hanno detto una sola parola a riguardo di questa presa di posizione, che tuttavia era quella del vicepresidente del GIEC! Il Prof. Wallace Broecker, titolare di tutte le onorificenze possibili e, in particolare del Premio Craaford 2006 (consegnato in Svezia, l'equivalente del Premio Nobel per le Scienze della Terra) ha dichiarato: «Ho dedicato tutta la mia vita allo studio del clima della Terra, e questo mi ha colmato di umiltà. Sono convinto che abbiamo grandemente sottovalutato la complessità di questo sistema. In definitiva, le previsioni sul cambiamento del clima del globo derivano essenzialmente dalla masturbazione intellettuale».
Il Prof. Pierre Leroux, intervistato dalla Nouvelle Revue d'Histoire, nel luglio del 2007, ha citato un caso di dimissioni nelle seguenti circostanze: «Il 24 settembre 2004, Christopher Landsea, esperto del NOAA (Nazionale Oceanic and Atmospheric Administration) saltò sulla sua sedia quando le più grandi catene teletrasmesse del mondo (e tutte le agenzie e i giornali al loro seguito) riportarono le dichiarazioni di Kevin Trenberth - lo scienziato nominato portavoce principale del capitolo su cui lavorava Landsea - che, in una conferenza stampa convocata espressamente, affermò a nome dell'IPCC (sigla anglosassone del GIEC), che gli uragani che avevano recentemente devastato le coste americane erano dovuti al riscaldamento climatico. Dopo aver verificato attentamente le sue fonti, vale a dire la registrazione integrale delle dichiarazioni di Trenberth, Landsea ebbe un copioso scambio corrispondenza con i dirigenti dell'IPCC per avere delle spiegazioni su tali affermazioni che contraddicevano chiaramente le conclusioni degli scienziati dell'l'IPCC, e tutta la letteratura scientifica sull'argomento».
Ecco il seguito della storia: «Le risposte del presidente dell'IPCC, Rajendra Pachauri 28, sono state sconcertanti: egli minimizzò la questione parlando di esagerazione dei giornalisti (come all'ONU, la colpa è sempre dei giornalisti), e del diritto degli scienziati di difendere la loro opinione. Landsea insistette: l'evidenza dei fatti era opprimente: i giornalisti avevano riportato esattamente i propositi di Trenberth, che ha parlato a nome dell'IPCC, e non a titolo personale. Ma dovette arrendersi all'evidenza. Egli cozzò contro un muro e dovette scegliere: tradire la sua credibilità scientifica e umana per rimanere nell'Olimpo degli scienziati "ufficiali" del clima - quelli che vanno alla televisione e all'ONU - o restare uno scienziato autentico e licenziarsi. Landsea scelse la secondo opzione (si dimise nel gennaio 2005), ma spiegò ai suoi colleghi cos'è veramente l'IPCC e perché essa spiegherà che il prossimo uragano sarà dovuto al riscaldamento climatico causato dall'uomo» 29.
Accanto a questi dissociazioni dalla tesi ufficiale, si notano anche misure di ritorsione contro i dissidenti
Questo modo di fare assomiglia a ciò che ha imperversato per anni in certi regimi e che non si pensava di rivedere nel mondo libero. Del resto, è interessante notare che l'ex ministro socialista francese Claude Allègre ha rivendicato il «diritto al dubbio scientifico», come certi intellettuali di sinistra si sono recentemente opposti all'insegnamento obbligatorio di una verità storica ufficiale che pone fine ad ogni critica! 31. Ci sono naturalmente più «esperti» che possono parlare di tutto che veri conoscitori del loro campo particolare! Il presentatore televisivo Nicolas Hulot è più credibile del fisico Allègre! Ricordiamoci delle liti del grande vulcanologo Haroun Tazieff con certi pretesi «esperti» scientifici!
Qual'è lo scopo di questa propaganda?
Ora che abbiamo visto i metodi, cerchiamo di comprendere il perché. Si possono dunque supporre due motivazioni:
Più avanti analizzeremo questo aspetto ideologico in modo più esplicito 32.
- Sul piano economico L'aspetto economico era più chiaro nella questione del buco nell'ozono, il quale è servito come test di prova, ma non ha procurato Premi Nobel (per la Pace! Perché mai non c'è n'è ancora uno per l'ambiente naturale?). All'epoca, un centinaio di scienziati, tra cui Haroun Tazieff, firmarono, su Le Figaro, del 23 novembre 1992, un appello fondato su sette buone ragioni per ritornare sul protocollo di Montreal che bandisce i clorofluorocarburi; Melvyn Shapiro, della NOAA (Agenzia Governativa Americana di Studio dell'Oceano e dell'Atmosfera), dichiarò: «Se non ci fosse un problema di denaro dietro questo affare, sarebbe stato trattato razionalmente e con onestà intellettuale» 33.
Finanziariamente, per ciò che riguarda il riscaldamento globale, si può supporre che i grandi gruppi che lavorano nell'energia, recalcitrano ad impegnare enormi spese nelle ricerche sui sostituti dei combustibili fossili, senza essere assicurati di ritorni redditizi. Un finanziamento pubblico sarebbe il benvenuto. Inoltre, una regolamentazione che obbligasse a passare alle energie dette «rinnovabili» (tutte più costose) garantirebbe enormi profitti. Quei due sentimenti irrazionali che sono la paura e l'emozione permettono di costringere l'adesione a questa tesi.
- Sul piano ideologico Esistono due motivi per giungere allo stesso scopo: il Governo Mondiale.
a) Un motivo politico Il riscaldamento climatico è presentato come un qualcosa destinato ad avere delle conseguenze spaventose per tutti gli uomini di tutti i Paesi della Terra. Questa drammatizzazione in corso è finalizzata ad instillare la paura per questo fenomeno attribuito esclusivamente all'azione dell'uomo. Si genera così il sentimento che c'è bisogno di un Governo Mondiale per regolare l'attività umana nel mondo intero. Nel 1985, ebbe luogo la conferenza di Villach sull'effetto serra: il comitato americano «suggerì» che il problema dell'anidride carbonica poteva «stimolare una cooperazione efficace nel campo dei problemi mondiali».
Nel 1987, la Fondazione Rockefeller finanziò un seminario su questo tema a Bellagio. E nel 1988, l'OMM (Organizzazione Meteorologica Mondiale) e il PNUE (Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente) crearono un gruppo di lavoro: il GIEC. Ecco perché quando analizziamo questa campagna che vuole farci accettare un Governo Mondiale totalitario, constatiamo che mette a tacere tutto ciò che la contraddice. Le sue affermazioni sono false, menzognere, e servono a giustificare una cattiva causa.
Il 12 marzo 2007, il quotidiano The London Paper ha pubblicato un articolo intitolato «Un Nuovo Ordine Mondiale per salvare la Terra».
Il politico francese Jean Jaurès (1859-1914) diceva: «Il coraggio consiste nel cercare la verità e nel dirla, nel non subire la legge del messaggio trionfante che passa e nel non fargli eco con la nostra anima, con la nostra bocca, con le nostre mani e con applausi imbecilli e grida fanatiche». Gesù Cristo ha detto: «La verità vi renderà liberi» (Gv 8, 32). La forza dei malvagi risiede nella debolezza dei «buoni»! L'ecologismo non ha lo scopo di sviluppare l'umanità, di apportare il cibo spirituale senza il quale non c'è felicità. D'altronde, si può notare che si sviluppano strumenti di morte sempre più perfezionati: aborto, sterilizzazione, eutanasia, eugenetica, perché si vuole ridurre la popolazione mondiale dai 6 miliardi attuali a 600 milioni circa (una delle cifre proposte dall'ambientalista Jacques Cousteau), il che significa distruggere quasi il 90% della popolazione attuale, ossia 5,5 miliardi di esseri umani.
Lo stesso Cousteau pensava che per raggiungere questo obiettivo bisognerebbe uccidere 300.000 persone al giorno: il diavolo è bugiardo e omicida fin dal principio (Gv 8, 44). La Carità è la più grande delle virtù teologali. I missionari non hanno aspettato gli ONG (organismi non governativi) per curare i malati, portare l'educazione e lottare contro le privazioni! La lotta contro le malattie implicava degli atteggiamenti di cambiamento di stile di vita, in particolare l'accesso all'acqua potabile e il risanamento.
b) Un motivo ideologico I protagonisti di questa campagna pretendono di liberare il mondo del dominio della Legge di Dio. «Dimostrando» che l'uomo può agire sulla natura, si dimostrano due cose:
Dio ha creato la natura e l'ha affidata all'uomo affinché la utilizzi come un buon amministratore. Non è il cattolicesimo che ha creato il consumismo o il produttivismo. La religione cattolica può resistere a questo progetto totalitario, perché è rivelata da Dio e presenta una struttura molto solida attorno ad un unico capo. Ecco perché tutti i mezzi sono buoni per tentare di screditare questo capo o di «democratizzare» la struttura! Abbiamo il coraggio di guardare la verità in faccia, perché il potere del mondo non ci fà paura. Diceva Gilbert Keith Chesterton (1874-1936): «Sono già quattro o cinque volte che la religione viene data in pasto ai cani. Ma ogni volta sono i cani che finiscono per scoppiare».
III CONCLUSIONE
Esaminando le divergenze tra ciò è ufficiale e quello che cova sotto la cenere si può dire che tutto l'andazzo di questa campagna odora di frode:
Propaganda ecologista:
«Salva il pianeta: suicidati».
Note
1 Traduzione dell'originale francese Le réchauffement climatique: Une grande escroquerie?, a cura di Paolo Baroni. Estratto (pagg. 9-36) dalla rivista Action Familiale et Scolaire, nº 201, febbraio 2009. 2 La sigla GIEC. 11 sta per Groupement International d'Etudes Climatologiques («Raggruppamento internazionale di studi climatologici»). 3 Antropica significa «dovuta all'attività dell'uomo». 4 http://www.climat-sceptique.com/article-2166837.html 5 Essa designa un strato più ricco di sale, dunque più denso, più profondo e più freddo. 6 Variazioni esterne al sistema, dovuto all'uomo, che costringe tale sistema a modificarsi. 7 Variazioni esterne al sistema, dovute alle radiazioni che costringono tale sistema a modificarsi. 8 Citeremo spesso questo giornalista scientifico attingendo al suo ottimo blog Climat sceptique, che consigliamo di consultare per avere delle curve e una miniera di riferimenti con commenti. 9 Testo scritto prima del 2008. In seguito, questa esperienza è stata rinviata sine die a causa della distruzione causata da una tempesta del pallone che doveva servire a questa esperienza. 10 Citazione estratta dal blog Climat sceptique, di C. Muller. 11 http://news.independent.co.uk/environment/article209997/.ece 12 Citazione estratta dal blog Climat sceptique, di C. Muller. 13 Cfr. Rapporto del GIEC 90 e 95. 14 http://www.climat-sceptique.com/article-5654147.html 15 IR: sigla che sta per raggi infrarossi. 16 Lettura che sembra essere una traduzione inadatta; bisognerebbe leggere: il valore di questo parametro. 17 Vedi Mölg 2003, Kaser 2004, Kaser 2005. 18 Citazione estratta dal blog Climat sceptique, di C. Muller. 19 Ibid. 20 Ciò corrisponde al 4,6% dell'anidride carbonica supplementare. 21 Dato estratto dal blog Climat sceptique, di C. Muller. 22 Cfr. Bollettino di André Noël, n° 2074, settimana del 15 dicembre 2007. 23 Citazione estratta dal blog Climat sceptique, di C. Muller. 24 Citato da Ellsaesser in Atmosfera, vol. III, 1990). 25 http://www.financialpost.com/story.html?id=3711460e-bd5a-475d-a6be-4db87559d605 26 http://virtedit.free.fr/article.html 27 Cfr. P. Bernardin, L'empire écologique ou la subversion de l'écologie par le mondialisme («L'impero ecologico o la sovversione dell'ecologia tramite il mondialismo»), éditions N.-D. des Grâces, 1998. 28 Più volte Pachauri si è presentato come un attivista del rispetto dell'ambiente naturale che imputa tutti i problemi del pianeta all'uomo. Ad esempio, alla fine del 2004, egli firmò la prefazione del rapporto allarmistico redatto dalla New Economics Foundation britannica, dichiarando all'agenzia Reuters che sperava che il prossimo Rapporto dell'IPCC, quello del 2007, «lanci un messaggio ancora più forte». Detto fatto. Pachauri ha ottenuto ciò che desiderava. Ma attenzione: questo «messaggio forte» non è scientifico, ma ideologico e politico. Ed è una truffa. 29 Citato da Fabrizio Proietti sul sito http://www.libertepolitique.com 30 Citato da Claude Allègre nel suo libro Toute vérité est bonne à dire. Propos d'un homme libre («Ogni verità va detta. Propositi di un uomo libero»). 31 Si trattava del riconoscimento del genocidio armeno, e di non discutere sulla verità ufficiale sulla storia della Shoah. 32 Vedi soprattutto il caso di Nature, citato da P. Bernardin. 33 Cfr. P. Bernardin, op. cit.
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