di Henry Makow 1
Betty Friedan (vero nome Betty Naomi Goldstein; 1921-2006), la «fondatrice del femminismo moderno», finse davanti all'opinione pubblica di essere una tipica madre americana che aveva avuto una «rivelazione» secondo cui le donne come lei che erano state sfruttate, dovevano raggiungere l'indipendenza economica e realizzarsi nella carriera. Quello che la Friedan evitò accuratamente di dire è che in passato era stata una fervente propagandista marxista fin da quando era una studentessa allo Smith College (1938-1942), e che la distruzione della famiglia è sempre stato l'obiettivo primario del piano comunista per la conquista del pianeta. In seguito, la Friedan abbandonò la scuola per fare la reporter in un quotidiano di sinistra. Dal 1946 al 1952, essa lavorò per un giornale della United Electrical, Radio and Machine Workers of America (UE), «la più grande istituzione di stampo comunista degli Stati Uniti». Nel 1947, il Congresso iniziò a prendere di mira l'UE sospettando che fosse un'organizzazione comunista, e la sua appartenenza a questo organismo iniziò lentamente a scemare. Daniel Horowitz, docente di Storia allo Smith College, un personaggio con impeccabili credenziali liberali e femministe, ha documentato tutto questo nel suo libro Betty Friedan and the Making of the Feminine Mystique: The American Left, the Cold War and Modern Feminism («Betty Friedan e la creazione della mistica Femminile: la sinistra americana, la guerra fredda e il femminismo moderno») 2. Horowitz cita un membro dell'associazione che descrisse come una minoranza comunista avesse «preso il controllo dell'ufficio nazionale della UE, dell'ufficio esecutivo, dell'ufficio del personale, del giornale dell'associazione, di un certo numero di consigli di distretto e di locali». Betty Frieden non voleva assolutamente che nessuno sapesse di questi suoi precedenti politici.
In tutta la sua carriera, la Friedan disse di non essersi mai interessata alla condizione femminile prima di aver avuto una sorta di «rivelazione». Essa si rifiutò di cooperare con il Prof. Horowitz e lo accusò di essere un «persecutore di comunisti». Perché mai? Perché il suo libro The Feminine Mystique (1963) non avrebbe venduto oltre cinque milione di copie se il suo passato sovversivo fosse venuto a galla.
A quel tempo i comunisti operavano sottobanco, fingendo di essere esattamente come le altre persone. Questa era la strategia del Popular Front («Fronte Popolare»), che consisteva nel creare movimenti idealistici per prendere in trappola persone ben intenzionate, solitamente studenti, lavoratori, donne, artisti o intellettuali. I membri di questi gruppi ignoravano che la loro associazione era stata creata ed era controllata da persone con obiettivi totalmente diversi da quelli sbandierati. Questo è lo stesso principio che sta dietro la Massoneria, il sionismo e il comunismo. Essenzialmente, gli aderenti sono dei gonzi. Willi Münzenberg (1889-1940), uno dei primi collaboratori di Lenin (1870-1924) - e un membro eminente della Scuola di Francoforte (N.d.T.) - organizzò vari Fronti Popolari negli anni '20 e '30, ed era solito riferirsi ad essi come ai «miei club innocenti». Egli fu un pioniere delle marce di protesta, delle dimostrazioni, delle librerie e delle pubblicazioni di sinistra, dei festival artistici e del reclutamento di celebrità (i «membri viaggiatori»). Secondo lo storico Stephen Koch, «Münzenberg aveva ottenuto uno straordinario successo mobilitando l'intellighenzia occidentale in favore di un insieme moralistico di atteggiamenti politici in risposta alle necessità dei Soviet. In questo processo, egli organizzò e definì l'agenda morale "illuminata" della sua era» 3. In un'intervista del 1989, Babette Gross (1901-1989), la moglie di Willy Münzenberg, descrisse il modus operandi del Popular Front: «Non devi mai approvare Stalin. Non devi mai dichiararti comunista. Non devi mai spingere la gente a sostenere i Soviet. Mai. Devi dire che sei un'idealista di mentalità indipendente. Non capisci molto di politica, ma secondo te quel tipo sta giocando sporco» 4. La Friedan osservò scrupolosamente questo genere di condotta quando favorì la nascita della seconda ondata di femminismo, una forma classica di Popular Front. Il cosiddetto «Movimento per i Diritti della Donna» dice di battersi per l'«uguaglianza», ma in realtà è solamente una facciata fumosa dietro cui si cela una crociata diabolica per distruggere l'istituto familiare.
Ad esempio, la femminista Alison Jaggar ha definito il nucleo familiare «la pietra angolare dell'oppressione delle donne: esso inasprisce la dipendenza della donna dall'uomo, rafforza l'eterosessualità e impone la predominante struttura caratteristica maschile e femminile alle future generazioni» 5.
Il Congress of American Women («Congresso delle Donne Americane»), un'organizzazione del tipo Popular Front fondata nel 1946, raggiunse la quota di 250.000 aderenti. Essa venne sciolta nel 1950 dopo essere aver fatto espressa richiesta al Governo Americano di essere registrata come un «ente straniero». La storica femminista Ruth Rosen ha scritto che le mire del Congress of American Women «prefiguravano molto da vicino il moderno "Movimento per i Diritti della Donna" emerso negli anni Sessanta» 6. L'FBI tenne d'occhio il «Movimento delle Donne», ma non trovò mai un collegamento diretto che riconducesse alla sovversione sovietica. Ruth Rosen, essa stessa una veterana, trova tutto questo sarcastico: «Ironicamente, l'FBI cercò segni di sovversione all'interno del "Movimento delle Donne", ma non fu in grado riconoscere ciò che era veramente pericoloso. Mentre essi cercavano i comunisti e le bombe, il "Movimento" stava facendo letteralmente a pezzi le idee tradizionali di lavoro, di costumi, di educazione, di sessualità e di famiglia. In definitiva, il Movimento risultò essere molto più rivoluzionario di quanto l'FBI potesse mai immaginare. Il femminismo avrebbe lasciato dietro di sé uno strascico di disorientamento, di dibattiti e di disaccordo, creando il caos culturale e un cambiamento sociale per milioni di uomini e donne, e, contemporaneamente, contribuì a scatenare quella guerra culturale (la cosiddetta controcultura; N.d.T.) che più tardi avrebbe diviso la società americana. Ma a quel tempo, queste idee non erano considerate dall'FBI come sovversive» 7. Intaccando il tessuto sociale, le femministe hanno arrecato più danno alla società occidentale di quanto i comunisti avessero mai sognato. La violenza domestica e l'isterismo hanno insinuato il disaccordo tra l'uomo e la donna. Le donne sono state psicologicamente castrate. Esse sono state incoraggiate ad inseguire il sesso e la carriera, e ad evitare la famiglia. Negli Stati Uniti, il tasso di natalità è precipitato dai 3,9 figli per donna nel 1960 ai 2,0 di oggi, il livello più basso nella storia di questo Paese. La percentuale di matrimoni è calata di 1/3, mentre dal 1960 la percentuale di divorzi è raddoppiata.
Più della metà di tutti i primogeniti degli Stati Uniti viene concepita o nasce fuori dal matrimonio 8. Il Cavallo di Troia femminista si è dimostrato estremamente efficace. La domanda è: come mai? Com'è possibile che una filosofia sovversiva e disgustosa che mette la donna contro l'uomo abbia potuto trionfare? La sconcertante risposta è che l'Alta Finanza è dietro al comunismo e al femminismo, e se ne serve per minare le istituzioni politiche e culturali della civiltà occidentale. I cartelli dei Rockefeller e dei Rothschild possiedono la maggior parte delle ricchezze di questo pianeta, e naturalmente presumono di doverlo anche controllare. Essi possiedono la maggior parte dei nostri statisti, dei mass media e degli educatori. La loro mèta è un «Nuovo Ordine Mondiale» (detto anche «globalizzazione»), all'interno del quale potranno ridisegnare l'umanità e portare a compimento i loro scopi nefasti. Un applauso a Betty Friedan.
Note
1 Traduzione dall'articolo originale inglese Betty Friedan: «Mommy» was a Commie («Betty Friedan: "mamma" era una comunista»), a cura di Paolo Baroni. Scritto reperibile alla pagina web http://www.savethemales.ca/000185.html 2 University of Massachusetts Press, 1999. 3 Cfr. S. Koch, Double Lives: Spies and Writers in the Secret Soviet War of Ideas Against the West («Doppie vite: spie e scrittori nella guerra segreta sovietica di idee contro l'Occidente»), New York 1994, pag. 14. 4 Ibid., pagg. 220. 5 Cfr. A. Jaggar, Feminist Politics and Human Nature, 1988. 6 Cfr. R. Rosen, The World Split Open: How the Modern Women's Movement Changed America («Il mondo spaccato: come il moderno movimento della donna ha cambiato l'America»), New York 2000, pag. 28. 7 Ibid., pag. 260. 8 Cfr. W. Bennett, The Broken Hearth («Il focolare spezzato»), pag. 13.
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