di Godeleine Lafargue 1
«La liturgia, l'ideologia, le manipolazioni e i comportamenti dei membri della sètta freudiana sono rimasti nell'ombra a causa della scarsità di informazioni sull'argomento che perdura ormai da oltre ottant'anni. Nel leggere ciò che appare negli scambi epistolari, si è colti da sgomento e, come scriveva Ernest Gellner, "si è in diritto di chiedersi se si sta studiando la storia di un'associazione scientifica o quella di un'organizzazione criminale". Si trattava, come disse lo psicanalista francese François Roustang, "in senso proprio, di una banda di delinquenti, o di una gang di assassini", o ancora, "di un'orda selvaggia", secondo le parole di Freud, il cui scopo è stato l'eliminazione della concorrenza del suo pensiero unico» 2.
Disinformazione e totalitarismo del pensiero sono le due parole-chiave che definiscono la storia della psicanalisi freudiana, e ciò con un disegno ben preciso: nascondere una delle più grandi frodi del XX secolo. Sigmund Freud il maestro, Freud il più grande ricercatore, Freud terapeuta straordinario: ecco ciò che sentiamo dire. Tuttavia, questi elogi sono ben lontani dalla realtà. Jacques Bénesteau, nel suo stupefacente libro Mensonges freudiens 3, ci consegna le testimonianze fino ad allora nascoste e ben custodite dai cerberi della psicanalisi. Egli ci fornisce la vera immagine del fondatore di una scienza che non ha ancora finito di causare delle devastazioni. Fortunatamente, il velo comincia a sollevarsi e forse siamo sulla strada che libererà la psicologia da un simile flagello.
«Insuccesso» è la parola che
caratterizzò la carriera medica di Freud. Le sue ricerche sul
problema dei testicoli dell'anguilla iniziarono nel 1877. Dopo avere
sezionato più di quattrocento esemplari di questo animale, egli non trovò
nulla. Poi, nel 1878, nel laboratorio di anatomia sperimentale
Non furono mai rinvenute informazioni sul rapporto tra le dosi di cocaina ingerita (egli stesso fu il soggetto del suo esperimento) e le variazioni della forza. «Si trattò di un lavoro da dilettanti, raffazzonato dalla necessità di riscattarsi e di ricuperare il tempo perduto» 5. Contrariato da questo secondo insuccesso, Freud tentò di compensare i suoi insuccessi e le sue delusioni affermando di avere già richiamato, molto prima di Koller, l'attenzione sulle proprietà anestetiche della cocaina a livello locale. In una lettera del 1934 al Professor Meller, egli dichiarò di avergli trasmesso la sua idea. Tuttavia, Freud non aveva ancora finito con la cocaina. Egli tentò, dopo i suoi esperimenti sulla cocaina e sulla forza muscolare, di guarire, con questa «pozione magica» Ernst von Fleischl-Marxow (1846-1891), divenuto morfinomane a causa di una neuropatia al moncone di un pollice mutilato.
All'epoca, solo la morfina poteva placare i dolori causati dalle neuriti (proliferazioni nervose terribilmente dolorose). Freud pretese di averlo guarito in alcuni giorni dalla sua dipendenza da morfina (un derivato dell'oppio) grazie ad iniezioni di cocaina. Così, oltre agli oppiacei, egli rese questo paziente dipendente anche alla cocaina. Gli importava poco; la cocaina era formidabile e la raccomandava a tutti per le sue virtù euforizzanti ed analgesiche, particolarmente per il mal di stomaco. Il 18 giugno 1884, Freud scrisse il suo celebre articolo «Über coca», redatto frettolosamente, zeppo di errori di ortografia, confuso, sbagliando la formula chimica della cocaina, e mescolando le date e i nomi.
Tuttavia, la sua reputazione divenne internazionale; i due continenti fecero l'elogio del suo metodo di cura dei morfinomani mediante la cocaina. Freud istituì allora la sapiente società del Procedimento-Freud, destinato a curare la tossicodipendenza dall'oppio e dai suoi derivati come la morfina. Durante questo periodo, Fleischl era in uno stato penoso, al limite del suicidio, lottando al tempo stesso contro il dolore, contro la morfina e contro la cocaina. Freud lo sapeva perfettamente, visto che lo visitava regolarmente. Egli scrisse a Martha: «Con Fleischl, le cose vanno così male che non mi posso rallegrare di nessuno successo» 6. Dopo aver patito orribili sofferenze per numerosi anni, Fleischl morì nel 1891, e il suo ritratto finì per ornare la parete dello studio di Freud fino alla fine della sua vita.
Con questo collegamento, egli pensava di avere dimostrato, in centotrenta casi, il rapporto tra il naso e le manifestazioni di nevrosi: «La nevrosi riflessa - spiega Jacques Bénesteau - provoca delle tensioni muscolari, cefalee, sensazioni di capogiro, intolleranza all'alcol, incubi, problemi di stomaco, sessuali, respiratori o del ritmo cardiaco. La fonte di questi mali è o nel naso o nei genitali. La masturbazione è particolarmente temibile» 9. In quel periodo, Freud trattava una paziente, Emma Eckstein (1865-1924), affetta da crisi isteriche da «conversione», da dolori gastrici e da dismenorrea con emorragie genitali fin dall'adolescenza.
La paziente pensava che si trattasse di disturbi legati a fattori organici, ma Freud negò di ammetterlo e non richiese alcun esame medico perché la causa per lui era fuori discussione: una masturbazione mal repressa e conflittuale. Freud era convinto che si trattasse di una nevrosi nasale e fece visitare la sua paziente a Fliess. Essi decisero allora di operarla. Fu la prima operazione di questo tipo: una trapanazione di un osso delle fosse nasali per guarire la sua nevrosi. Si trattava dell'ablazione del cornetto nasale mediano sinistro. Passò un mese e la malata non si era ancora rimessa: ella soffriva di edema facciale, di emorragie nasali, di secrezioni purulente divenute fetide, di dolori e di un stato infettivo.
L'8 marzo 1895, Freud decise di farla auscultare da un otorinolaringoiatra che, dopo ispezione della fossa nasale, rimosse una garza di almeno mezzo metro dimenticata dal Professor Fliess. Alla poveretta venne un'emorragia folgorante. Emma venne ricoverata e si rimise solo dopo alcuni mesi, ma furono necessarie diverse operazioni per riparare i danni e metterla fuori pericolo. Onde scusarsi per questo errore medico, Freud affermò che questi sanguinamenti erano di natura isterica ed erano legati al desiderio sessuale inconscio di Emma. Quest'ultima si lasciò convincere. In seguito, Emma divenne la prima donna analista, il che la dice lunga sul potere di persuasione del suo maestro. Forse Emma si riebbe dalle conseguenze dell'intervento chirurgico, ma non guarì assolutamente dai suoi dolori addominali e dalle emorragie genitali. Esasperata, ella finì per consultare un medico che le diagnosticò un enorme ascesso addominale.
Sembrava guarita, ma era ancora soggetta ad emorragie genitali. Le venne allora asportato l'utero. Diagnosi: fibroma, ossia un tumore benigno del tessuto muscolare uterino, probabilmente responsabile delle emorragie cicliche avute fin dall'adolescenza. Emma Eckstein, isolata, inattiva e allettata cronica fin dal 1905, sfigurata dalla trapanazione del 1895, morì di ictus cerebrale nel 1924. In seno a queste delusioni, a queste frodi, a questi errori e a questa inesperienza cronica nacque la psicanalisi...
Nella primavera del 1896, Freud aveva
appena inventato la psicanalisi: «Il nuovo metodo rivoluzionario
è simultaneamente un trattamento e un mezzo di conoscenza delle
cause e delle origini inconsce delle psiconevrosi»
11. Dieci anni dopo la sua cantonata
all'Accademia delle Scienze, Freud si presentò dinanzi alle autorità
della Società di Psichiatria e di Neurologia di Vienna. Egli espose
la sua famosa teoria chiamata dalla tradizione «Teoria della
seduzione», secondo cui l'isteria troverebbe la sua causa in un
trauma sessuale subito nella prima infanzia. Per
I fondamenti della psicanalisi sono
molto fragili, il che non è per nulla stupefacente visto che a
quell'epoca Freud era un grande consumatore di cocaina. Ora, una
delle conseguenze dell'assunzione di questa droga
Il primo caso venne eliminato al primo colpo; si trattava di un caso di omosessualità. Ora, secondo Freud, «la psicanalisi non è chiamata a risolvere i casi di omosessualità» 17. Il secondo caso riguardava Dora (Ida Bauer), nel 1900. La poveretta non ha sopportato le elucubrazioni del sedicente psichiatra. Pose fine alla sua psicanalisi alcune settimane più tardi. Soffriva tra l'altro, come Emma, di disturbi digestivi, attribuiti ancora una volta alla masturbazione. Finì per morire di cancro al colon. Freud ammise il fallimento, ma non lo attribuì assolutamente ad un errore di diagnosi o ad una debolezza del metodo; solo la malata era in causa. Abbiamo poi il doppio caso del piccolo Hans nel 1907 e nel 1909.
Sebbene immunizzato teoricamente contro gli stati nevrotici grazie ad un'educazione freudiana, il piccolo Hans (di cinque anni) soffriva di una nevrosi fobica: la paura del morso di un cavallo rivelava l'angoscia di castrazione. Questo modello di equilibrio - sviluppato nel 1907 in un articolo di Freud - divenne nel 1908 un modello di perversione. Il 19 maggio, Freud dichiarò di avere guarito definitivamente il bambino. Egli non aveva incontrato il piccolo che per alcuni istanti, dirigendo la psicanalisi tramite il padre. Le affermazioni del fanciullo, che non capiva molto bene le domande, venivano interpretate dal padre, e poi corrette da Freud per evitare le contraddizioni. A diciannove anni, Hans non si riconobbe nel racconto del suo caso redatto nel 1909. Freud vide in questa amnesia una prova ulteriore della guarigione della nevrosi infantile. In seguito, il nostro psicanalista dovette preparare in tutta fretta una conferenza di carattere storico, tenutasi il 26 aprile 1908, per dimostrare di fronte al mondo l'efficacia terapeutica del suo metodo.
Freud decise di presentare il caso de «L'uomo dei topi». Constatiamo un'indiscutibile e seria divergenza tra le note cliniche e il caso ufficiale: «Queste distorsioni manifeste fanno del caso ufficiale una confabulazione intenzionale e una trasfigurazione mitologica orchestrata sapientemente» 18. Poi ci fu il caso di Daniel Paul Schreber (1842-1911), ex presidente della Corte d'Appello che sprofondò nella follia. Purtroppo, Freud non psicanalizzò mai il malato. Non si trattò di una psicanalisi in senso rigoroso, ma di una prova interpretativa degli avvenimenti descritti da Schreber. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una ricostruzione mitografica: Freud si sbarazzò deliberatamente dei documenti biografici o medici che avrebbero rimesso in causa il suo sistema di pensiero unico.
Infine,
c'è il caso de «L'uomo di lupi», considerato come il più
dimostrativo, che seguì una psicanalisi durata settant'anni (ci si
chiede dov'è la guarigione!) e portata avanti da dieci psicanalisti
chi si sono dati il cambio fino alla morte del paziente avvenuta nel 1979.
Successivamente,
É sconvolgente; ma lo è ancora di più la fama del freudismo davanti a tanta inesperienza, alla mancanza di obiettività, a tanta fantasia, alle frodi e agli insuccessi terapeutici. Ci rendiamo allora conto dell'ampiezza dell'inganno insito nel sistema freudiano. Molte lettere o conferenze sono state censurate da Freud o nascoste da sua figlia o dai suoi discepoli. Tutto ciò che poteva ostacolare la causa è stato occultato. Guai a colui che, fin dai tempi di Freud, parlava male del maestro. Certuni hanno avuto la carriera stroncata per avere osato criticare il maestro. In definitiva, come il poeta francese Edmond Rostand (1868-1918) diceva del darwinismo che era «una fiaba per persone adulte», allo stesso modo possiamo affermare che «il freudismo è veramente una fiaba per scienziati». Queste due famose rivoluzioni sono solamente delle imposture di statura gigantesca.
Note
1 Traduzione dall'originale francese Freud, un charlatan démasqué («Freud, un ciarlatano smascherato»), a cura di Paolo Baroni. Articolo estratto dalla rivista Action Familiale et Scolaire (nº 189, pagg. 32-44). Apparso sulla rivista dell'Association Catholique des Infirmières, Médecins et Professionnels de santé Les Cahiers St Raphaël (nº 71, giugno 2003), con il titolo «Psychanalyse, l'idole vacillante» («Psicanalisi, l'idolo vacillante»). L'Autrice dell'articolo è laureata in Filosofia. 2 Cfr. J. Bénesteau, Mensonges freudiens («Bugie freudiane»), Mardaga, 2002. 3 Per avere un'idea del dominio totalitario esercitato sugli spiriti dalla propaganda degli psicanalisti che impongono il loro «politicamente corretto», si pensi che l'Autore, in occasione di un'intervista mandata in onda da Radio Courtoisie con Serge de Becketch il 30 maggio 2003, ha affermato che nessun editore francese volle pubblicare il suo manoscritto. Così, egli fu costretto a farsi stampare il libro in Belgio. 4 Così Siegfried Bernfeld; cit. J. Bénesteau, op. cit., pag. 179. 5 Cfr. J. Bénesteau, op. cit., pag. 145. 6 Lettera di Freud a Martha, del 12 maggio 1884; lettera evidentemente proibita, citata da Jacques Bénesteaux. Da notare che quest'ultimo ricevette nel 2002 per il suo libro Mensonges freudiane, ed all'unanimità, il 1º Premio della Société Française d'Histoire de la Médecine. 7 Lettera di Freud a Fliess, del 1º febbraio 1900; lettera eliminata non trovandosi nell'edizione delle corrispondenze tra i due uomini; cit. J. Bénesteau, op. cit., pag. 173. 8 Cfr. J. Bénesteau, op. cit., pag. 180. 9 Ibid., pag. 122. 10 Così Krafft-Ebing, psichiatra che fece parte della Società di Psichiatria e di Neurologia di Vienna, in occasione della presentazione della «teoria della seduzione», nell'aprile 1896; cit. in J. Bénesteau, op. cit., pag. 254. 11 Cfr. J. Bénesteau, op. cit., pag. 254. 12 Breuer aveva trattato con Freud il famoso caso di Anna O. (Bertha Pappenheim). Egli aveva applicato il metodo detto «catartico» che consiste nel verbalizzare la sofferenza psicologica, esprimerla, prendere coscienza della sua origine e assumerla. Poi venne trattata da Freud. Quest'ultimo, senza vergogna, si servì di questo caso per confermare il suo metodo. Ora la verità costringe a dire che Anna O. non fu mai guarito né da Breuer, né da Freud. Tuttavia, quest'unico caso clinico sarà «la prima menzogna storica» della psicanalisi, secondo le parole di Roudinesco. Infatti, Freud e Breuer mentirono nella loro opera Studi sull'isteria. Peggio ancora: fu a partire da questo caso che nacque il mito freudiano e il suo metodo terapeutico. 13 Cfr. J. Bénesteau, op. cit., pag. 255. 14 Ibid., pag. 257. 15 Così Frederick Crews, il 14 settembre 1999, durante un incontro con Harry Kreisler all'Università di Berkeley. La qualifica di ciarlatano («quack») era già stata pronunciata in una prestigiosa rivista medica da Raymond Tallis: «Il verdetto è costantemente negativo: come scienziato, metapsicologo diagnostico della società. Freud rimane un ciarlatano» (cfr. R. Tallis, «Burying Freud», in The Lancet, marzo 1996, pag. 669); cit. J. Bénesteau, op. cit., pag. 251. Vedi pagina web http://globetrotter.berkeley.edu/people/Crews/crews-conO.html 16 Cfr. J. Bénesteau, op. cit., pag. 59. 17 Cfr. Über die Psychogenese eines Falles von weiblicher Homosexualität, pag. 270; cit. in J. Bénesteau, op. cit., pag. 263. 18 Cfr. J. Bénesteau, op. cit., pag. 273.
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