Quando
all'inizio degli anni Sessanta il satanismo penetrņ nella
cultura popolare, sulle note dei
Beatles e dei
Rolling Stones,
non era altro che una innocua forma di ribellione alle
convenzioni sociali. Era perņ l'inizio di un pericoloso
legame che avrebbe avuto conseguenze estreme negli anni
Settanta, con la diffusione e il successo planetario del
Black e del Death Metal: per alcuni le
suggestioni musicali divennero la base di veri e proprī
culti satanici. Gli adepti, europei o americani, avevano una
sorta di venerazione per i criminali autori di efferati
delitti, e talvolta finivano per emularli, compiendo
omicidi, stupri, mutilazioni, necrofilia. In questo
sconvolgente saggio Moorhouse ricostruisce gli ultimi,
sanguinari quarant'anni di satanismo, attraverso le gesta
degli assassini, dei serial killer, degli stupratori,
noti e meno noti (Charles Manson, David Berkowitz, in arte
«Figlio di Sam», Richard Ramirez), facendo luce sulle
motivazioni e le pulsioni che li animarono, e rivelando in
che misura la musica rock sia stata la colonna sonora
dei loro crimini. |