di Don Nicolas Pinaud 1
Prefazione
Questo studio, pubblicato per la prima volta sul bollettino Le Donjon (nº 27, novembre 1998), fa il punto sulla questione della cremazione. L'Autore ha ricercato nella storia, nei documenti pontifici e nella teologia le numerose ragioni per cui la Chiesa si è sempre rifiutata di cremare le spoglie dei defunti. Si tratta di un problema di attualità.
L'empia pratica della cremazione, un tempo sostenuta solo dai liberi pensatori e dai massoni, oggi viene adottata da un numero crescente di battezzati, e le autorità ecclesiastiche sembrano averla accettata. Ecco dunque un ennesimo esempio di quella sovversione anticattolica e antinaturale che vuole sopraffare il vecchio mondo cristiano.
Introduzione
Nel mese di novembre, la Chiesa ricorda alla nostra pietà filiale il culto dei nostri morti. Non dimentichiamolo: tra la Chiesa militante e la Chiesa trionfante, c'è la Chiesa purgante che non chiede tanto l'offerta di fiori costosi, quanto piuttosto di pregare e fare penitenza, vale a dire di accumulare meriti per essa, il che per le anime purganti è decisamente impossibile. Il culto dei nostri defunti consiste nel pregare in suffragio delle loro anime che soffrono nel purgatorio perché non hanno fatto penitenza per i loro peccati mentre erano in vita: la Chiesa ce ne da l'esempio il 2 novembre.
«De profùndis clamàvi ad te, Dòmine» (Sl 130). «Dal profondo a te grido, o Signore».
Tale pratica consiste anche nel mantenere vivi i ricordi e le lezioni che abbiamo ricevuto da essi quando erano vivi. Ma uno degli atti capitali di questo culto è il rispetto che dobbiamo ai loro «resti mortali», che si esprime soprattutto nel rito delle esequie. La Chiesa ha sempre professato un grande rispetto per le salme poiché i corpi dei fedeli defunti sono stati i templi di Dio, redenti dal Sangue di Gesù Cristo e santificati dai sacramenti. Essa ha impedito per lungo tempo l'autopsia, ha vietato la cremazione e ha voluto che essi siano deposti in terra consacrata, dove si consumano naturalmente e aspettano la risurrezione della carne.
Un secolo fa, le Logge massoniche si battevano per introdurre la pratica di cremare i corpi dei defunti. La Chiesa si è sempre pronunciata con forza contro questa pratica sanzionandola con le condanne più severe. Di fronte alla fermezza della Chiesa, i sostenitori della cremazione hanno dovuto lavorare nell'ombra e attendere tempi migliori.
Nel 1963, in linea con l'aggiornamento voluto dal Concilio Vaticano II (1962-1965), i vertici della Chiesa cattolica, che si era sempre opposta alla cremazione, hanno attenuato la sua disciplina sotto la pressione di alcuni religiosi progressisti, come Padre Michel Riquet (1898-1993), gesuita e massone! A partire da quella data, la pratica di cremare le salme ha preso sempre più piede. I suoi sostenitori suggerivano che il rilassamento della disciplina ecclesiastica stava ad indicare un'approvazione di questo pratica.
Col passare del tempo, la confusione si è creata in più di una mente, per non parlare dei diversi giudizi erronei espressi su questo tema. Si legge in un libro di don Philippe Sulmont (1921-2010):
Il bollettino La Foi de toujuors ha risposto: «L'atto della cremazione è intrinsecamente malvagio» 3. Quando il sole tramonta scopriamo che la luce si spegne e l'oscurità pervade la terra... E la cremazione ? È ancora condannata? Oppure è consentita, ed entro quali limiti? Chiariamo prima il significato delle parole.
Alla termine «incenerimento» si preferisce quello di «cremazione», «per non confonderlo con il processo di distruzione dei rifiuti» 6. Questa distinzione presa in se stessa getta un fascio luce rivelatrice sulla questione.
I Cosa ci insegna la storia dell'umanità a riguardo della sepoltura dei corpi?
La pratica dei popoli antichi
Mons. Charles-Émile Freppel (1827-1891), Vescovo di Angers e deputato al Parlamento di Brest, intervenendo alla Camera il 30 marzo 1886 contro la cremazione delle salme, riassunse ciò che la storia ci insegna affermando:
Sopra: Tobia da sepoltura ai morti.
Quadro di Andrea de Lione
(1610-1685).
La Sacra Scrittura non incoraggia mai la pratica della
cremazione, e se ciò è accaduto è avvenuto accidentalmente, per motivi di grave
necessità, in tempo di guerra e di
epidemia (1 Re 31, 12; Am 6, 10). Possiamo anche aggiungere
che alcuni reati erano
puniti con il supplizio del fuoco (Lv 20, 14). Acan,
ad esempio,
perché aveva rubato alcuni
oggetti del bottino dopo la cattura di Gerico, fu lapidato e
il suo cadavere venne bruciato per ordine di
Giosuè (Gs 7, 15 e ss.).
Sappiamo con quale cura gli egizi
imbalsamavano i cadaveri, almeno quelli di grandi
personaggi. Anche i persiani erano fedeli alla pratica della
sepoltura. Tacito (55-120), nella sua
Historiæ
(V, 5), ci dice che i greci e i latini seppellivano i
loro morti. Ne abbiamo un'altra prova nella testimonianza di
Plinio (L. VII, cap. 44) che afferma:
«La pratica di
bruciare i corpi non è molto antica in Roma. La sua origine risale
alle guerre che abbiamo combattuto nelle regioni distanti; quando
abbiamo riportato alla luce i resti dei nostri morti, abbiamo deciso
di bruciarli» 8.
Sopra: antico colombarium romano dove venivano deposte le ceneri delle salme cremate.
Presso i romani, l'usanza di bruciare i
morti non sorse che alla fine dei giorni della Repubblica,
quando le credenze cominciarono a scomparire e i costumi a
rilassarsi. Il primo, a Roma, che si è pronunciò contro la
pratica tradizionale, il primo promotore della cremazione
fu il dittatore Silla (138-78 a.C.), un uomo
impregnato di corruzione e di scetticismo.
Sopra: antica
urna cineraria romana.
Egli temeva che i
suoi resti mortali fossero oggetto di un trattamento
oltraggioso che i suoi partigiani avevano riservato a quelli
di Mario. Ecco perché ordinò di bruciare i corpi. Da allora
in poi, l'usanza di bruciare i cadaveri predominò a Roma.
Sembrerebbe che la cremazione fosse prevalente tra la
maggior parte degli antichi popoli d'Oriente. Essa è
ancora in uso tra gli induisti e tra i buddisti dell'Estremo
Oriente, che non sono modelli di moralità! Possiamo quindi
concludere:
«Storicamente
parlando, le origini della cremazione non sono tali da rendere tale
pratica raccomandabile; si tratta semplicemente di un ritorno al
paganesimo in ciò che ha fatto di meno morale e inferiore, al
paganesimo materialista [...]. Storicamente, la cremazione
vista come una sorta di sepoltura, se è ancora permesso chiamarla così,
costituisce una vera battuta d'arresto nel cammino della civiltà»
9.
Sia nella civiltà greca che in quella
romana, la sepoltura precede la cremazione, che gli succede
in tempi di decadenza. Sembra che questa sia la regola
generale, e il nostro tempo è qui a dimostrarlo.
Ai tempi della Chiesa primitiva
A poco a poco, con l'avvento del
cristianesimo, la cremazione diminuì fino a scomparire
dall'impero romano intorno al V secolo. Quando apparve il
cristianesimo, la cremazione era usata molto spesso. Lo
straordinario numero di sepolcri in forma di urne cinerarie,
di colombarium,
l'infinita varietà di materiali utilizzati e le numerose
forme indicano sia l'importanza di questo ramo del commercio
che l'usanza generalizzata di bruciare i corpi.
Si calcola che a Roma, al momento dell'arrivo degli Apostoli, la proporzione tra i corpi sepolti e quelli bruciati fosse di uno a cinquanta. Tuttavia, fin dal primo momento, i cristiani ricorsero alla sepoltura e rifiutarono, a costo di grandi difficoltà, di bruciare i corpi:
Perché tanta caparbietà da parte dei primi cristiani che rifiutavano categoricamente la cremazione a rischio di grandi pericoli?
II LE CAUSE
Era una questione di fede? Per comprendere meglio questo ostinato rifiuto, bisogna aggiungere che non era per nulla motivato dal fatto che la cremazione sarebbe contraria al dogma, e in particolare a quello della risurrezione della carne. La fede nella risurrezione dei corpi non patisce danno dalla cremazione: non è più difficile per il potere divino ricostituire un corpo vivente dalle ceneri o dalla polvere in cui i cadaveri finiscono dopo un periodo di sepoltura più o meno lungo. Il Cardinale Louis Billot (1846-1932) insegna a questo proposito:
Quindi, se la pratica della Chiesa di seppellire i cadaveri, cioè di affidarli alla terra abbandonandoli alla decomposizione naturale, è detta «più antica e migliore» 11 di quella della cremazione dal pagano Minucio Felice (che nel III secolo scriveva già che i cristiani «execrantur rogos, et damnunt ignium sepulturas»), o se Tertulliano (155-230) contrappone la «pietà» della pratica cristiana alla «crudeltà» della cremazione 12, non è assolutamente perché la risurrezione della carne è legata all'uso della sepoltura.
Di nuovo, perché i primi cristiani erano così attaccati a questa disciplina fino al punto di rischiare la vita? Rispondere correttamente a questa domanda è della massima importanza per noi oggi. L'aspetto massonico o antireligioso di questa contesa, anche se non irrilevante, non è la ragione di fondo, ma piuttosto il pretesto o la trappola... in cui sono caduti gli uomini di Chiesa, come appare evidente leggendo a tal proposito cosa afferma il nuovo Codice di Diritto Canonico del 1983.
Un precetto apostolico
La pratica della sepoltura presentava tali
difficoltà per i cristiani che essi vi avrebbero certamente rinunciato
se non l'avessero vista come un precetto apostolico. Supponendo che
la sepoltura fosse una cosa libera e indifferente, i primi cristiani,
davanti alle più
grandi difficoltà, che abbiamo elencate, non
l'avrebbero conservata solo allo scopo di imitare i Santi fondatori della
Chiesa.
Ci doveva essere un motivo più serio che comportava il
rischio della vita.
Ne vediamo solo uno:
solamente un'ordinanza disciplinare emanata dagli Apostoli, che imponeva ai
primi cristiani unicamente la
sepoltura può spiegare questa pratica esclusiva della Chiesa primitiva.
Scrive Padre Valentino Steccanella s.j.:
«Ci
troviamo in presenza di una consuetudine di origine
apostolica, di un usanza universale continuata senza
interruzioni fino ai nostri giorni, e che è così investita
di una tale autorità che dobbiamo annoverarla tra gli usi o
gli ordini disciplinari di valore supremo nella Chiesa. Così
Sant'Innocenzo I (401-417) non esitò a dichiarare che la
violazione di tali provvedimenti disciplinari è uno degli
scandali più gravi, e che non si può né abrogarli né
rinunciarvi se non in caso di necessità. Opinione comune,
fin dai primi tempi della Chiesa, che considerava queste
ordinanze superiori a qualsiasi autorità privata, poiché la
loro più forte garanzia era proprio nella Tradizione, cioè
nella loro preservazione fin dagli Apostoli, attraverso
tutti i secoli. Tertulliano, trattando del loro valore,
scrisse che era necessario conformarsi a tali precetti
inviolabilmente con la sola forza dell'argomento della
Tradizione, con la sola forza della consuetudine e la sua
costante osservanza» 13.
Sopra: necropoli paleocristiana ad Agrigento.
Così, nei secoli, la Chiesa ha sempre
continuato a praticare la sepoltura e l'ha imposta ai popoli barbari
che successivamente si convertirono
Ma, nella misura in
cui presero fissa dimora, essi adottarono la pratica della sepoltura,
come evidenziato dai numerosi tumuli risalenti al VI e VII secolo. A
volte, la legislazione del tempo lo imponeva ai recalcitranti. Un
capitolare del 789 di Carlo Magno (742-814) proibì ai sassoni
vinti «di bruciare cadaveri umani, secondo il rito dei pagani,
pena la morte» 14. Gli
scandinavi, i norvegesi, gli svedesi e i danesi adottarono questo
rito nel 1205, e lo stesso fu per i prussiani nel 1245, quando
furono sconfitti dai cavalieri teutonici.
Sopra: l'imperatore
Carlo Magno.
III LA CREMAZIONE: UN'ARMA
CONTRO LA CHIESA
Ci volle molto tempo per sentire nuovamente parlare di cremazione, e
le origini di questa rinascita sono di per sé significative. Scrive
il Dictionnaire de théologie catholique:
«Dobbiamo arrivare a
tempi inaugurati dalla Rivoluzione Francese per assistere ad
un nuovo tentativo da
parte dei cultori della cremazione»
15.
È, infatti, fu tra i più acerrimi nemici della Chiesa che l'idea di
la cremazione riemerse e si sviluppò. Il 21 Brumaio dell'anno V -
ossia l'11 novembre 1796 - una relazione favorevole alla cremazione
fu presentata dal Consiglio dei Cinquecento, che rimase senza eco.
L'Institut de France offrì un premio di 1.500 franchi a chi
avrebbe affrontato meglio la questione dal punto di vista
scientifico.
Nel 1852, il fisiologo e politico olandese Jakob
Moleschott (1822-1893) fece di nuovo questa offerta allettante e
si vide emergere una folla di opuscoli su questo argomento. Tutti
invocavano motivi di economia e di igiene e argomenti (moderni?),
che non arrossivano di invocare la preistoria. Era la dottrina
cattolica ad essere presa di mira, come avviene anche oggi.
Tuttavia, non è stato che alla fine del XIX secolo che l'idea di
cremazione assunse una certa consistenza in Europa, ossia quando le
società massoniche ottennero il riconoscimento ufficiale di questo
rito dai governi. Fu in Italia che venne aperta questa campagna; la
prima cremazione avvenne a Milano il 22 gennaio 1876.
In Francia, la
Camera dei Deputati adottò nel marzo del 1886 un emendamento ad una
Legge sulla libertà dei funerali, secondo la quale ogni maggiorenne
o minorenne emancipato poteva scegliere liberamente tra inumazione e
cremazione. Un forno al cimitero Père-Lachaise fu destinato a
crematorio, riservato esclusivamente alla distruzione dei resti
umani provenienti dagli ospedali, fino alla legge del 15 novembre
1887, che autorizzò formalmente i metodi di sepoltura diversi
dall'inumazione.
Questa legge entrò in vigore con un decreto del 27
aprile 1889, che precisava le modalità della cremazione. L'autore
cattolico François Marie
Algoud (1920-2012) avrebbe potuto menzionare questa data nella
sua Histoire de la volonté de
perversion de l'intelligence et des mœurs
(«Storia della volontà di perversione dell'intelligenza e della
morale»), perché tale pratica può essere tranquillamente annoverata
tra le perversioni dell'era moderna. Con l'intenzione sèttaria di
sostituire il simbolismo spiritualista e cristiano della sepoltura
con un simbolismo materialista e pagano, i presunti motivi o
pretesti erano la preoccupazione per l'igiene, il sovraffollamento
dei cimiteri nelle grandi città, la paura di essere sepolti vivi,
ecc...
Sopra:
François Marie
Algoud e il suo libro Histoire de
la volonté de
perversion de l'intelligence et des mœurs
Oggi
questi falsi pretesti non sono cambiati. Per darvene un'idea,
trascriverò alcune righe da un volantino dell'Association Crématiste
de la Côte Basque, che alla domanda: «Perché scegliere la cremazione»?, così
risponde:
«La cremazione dei corpi dei defunti è un rito funebre largamente
praticato fin dalla preistoria
16.
Nel XIX secolo, basandosi sugli argomenti degli igienisti, la
pratica della cremazione ha avuto un nuovo boom in Europa. Al giorno
d'oggi, essa è in costante aumento nel mondo (parallelamente al
declino della fede; N.d.R.). I mezzi tecnici offrono alcuni
vantaggi: igiene e sicurezza indiscutibilmente, a cui si aggiungono
ovvie ragioni ecologiche 17
- niente inquinamento - e urbanistiche: il posto molto ridotto
nei nostri spazi urbani
18.
Negli ultimi anni, tuttavia, c'è stato un deciso sviluppo in
Francia. Vengono costruiti nuovi crematori (settantanove nel 1996), e ci vorrebbe troppo
tempo per elencare i personaggi famosi dello spettacolo, della politica
e degli affari che optano
sempre più spesso per questa pratica 19.
La cremazione è una scelta individuale e la nostra associazione si
batte per la libertà di funerale 20.
Essa difende anche gli interessi dei suoi
membri e le loro famiglie (il costo di una cremazione è in linea di
principio inferiore a
quello di una sepoltura) indipendentemente dal loro carattere
sociale, politico o
religioso 21.
Scegliere la cremazione significa preferire la purezza delle ceneri
alla decomposizione del corpo. La vera tomba dei morti è il cuore
dei vivi».
«Scegliere
la cremazione significa preferire la
purezza delle ceneri alla decomposizione
del corpo».
L'obiezione igienica è un insulto a tutti i popoli più civili che
hanno praticato o praticano ancora la sepoltura.
Gli ordini monastici adottarono l'usanza di seppellire i
proprî morti dentro
loro chiostri, e non vi è alcuna indicazione che abbiano causato
infezioni o pandemie.
I chiostri dei figli di San Francesco un tempo fungevano da luogo di
riposo per migliaia di
defunti, e questi frati non hanno mai sofferto per l'acqua che
attingevano nelle vicinanze, né dell'aria che respiravano...
Se
oggi mancano le vocazioni religiose, è altrove che bisogna cercarne
la causa! I fautori della cremazione vorrebbero farci credere di
avere il cuore tenero. Quindi, insistono su un motivo che potremmo
definire «psicologico». Questo argomento che, come i precedenti, non
lo è, è ben sviluppato nel
Dictionnaire d'Apologétique de Foi
Catholique:
«La
cremazione, dicono i suoi sostenitori, promuove la
conservazione di un ricordo puro del defunto, un ricordo
libero da orrende visioni di sepoltura»
22.
Spettacolo
che Dom Henri Leclercq (1869-1945) riassume goffamente nel
suo
Dictionnaire d'Archéologie
Chrétienne et de Liturgie:
«Ci
siamo mai chiesti se i fedeli non hanno mai sperimentato la
sensazione di invincibile orrore all'idea di decomposizione
e dell'orribile e graduale annientamento di ciò che siamo
noi stessi. Questo lungo dramma di distruzione pezzo per
pezzo nel buio, con le sue nauseanti avventure, i suoi
episodi fetidi, di cui moltitudini di larve senza nome sono
sia attori che testimoni? Questo rivoltante realtà non pare
loro dunque più orribile del rapido annientamento nel
fuoco»? 23.
Secondo la logica, questo ragionamento è un errore perché si basa su di un sillogismo che si conclude in generale, a partire da due constatazioni molto particolari:
Permettetemi di approfondire un po' la questione del «ricordo
puro» della cremazione, rapida certamente, ma un po' calda e
pungente: «Ci vogliono quindici anni sottoterra, contro
settantacinque minuti di autocombustione in forno preriscaldato a
800 gradi», afferma il citato articolo di Southwest.
Innanzi tutto, sono molto sorpreso dal fatto che la menzione del
«forno» non infastidisca quei teneri cuoricini...
Lo stesso vale per
gli 800 gradi: nessuna crema abbronzante può resistere... E se
questo umorismo è inappropriato, sono d'accordo, ma lasciate che vi
esponga la testimonianza dell'accademico Henri Lavedan (1859-1940) che
ha assistito, al crematorio di Milano, ad una di queste distruzioni
con il fuoco 24:
«Certamente è la sensazione di orrore più
struggente che abbia mai provato, tanto che non proverò
nemmeno a descriverla. ricordando solo quel corpo che si contorce,
quel braccio che batte l'aria, implorando pietà, quelle dita
serrate e...
raggomitolate come trucioli, quelle gambe nere che
scalciavano i piedi e ardevano come torce (per un
attimo mi parve di sentirlo urlare...), mentre io tremante,
avevo un sudore freddo sulla fronte e col senno di poi
compatisco la tortura di questo morto sconosciuta la cui
carne ho sentito gridare e protestare»
25.
Violare il corpo del defunto bruciandolo è una profonda mancanza
di rispetto. Quale figlio brucerebbe il corpo di sua madre?
Quale padre lo farebbe con sua moglie o con i suoi figli? Nella
cremazione, come nella sepoltura, si attua infatti la distruzione
del corpo, ma come osservò nel 1886 Mons. Jean-Arthur
Chollet (1862-1952), Arcivescovo di Cambrai:
«Questo lavoro è latente mediante la sepoltura, si compie
impercettibilmente nelle viscere della terra, si attua
mediante l'azione lenta e nascosta della natura, e non per
mano di amici o mercenari indifferenti al dolore dei
genitori o all'orrore di questo spettacolo»
26.
Mons. Charles-Émile Freppel
non ha esitato, dalla tribuna della Camera dei Deputati, a definire
atto di ferocia questo operazione
«che mira a rimuovere il più rapidamente e completamente
possibile possibile le spoglie mortali di coloro che ci sono
più cari, e questo lo stesso giorno del funerale, in mezzo
alle lacrime di tutta la famiglia» 27.
Insisto ancora: con la cremazione si fa tutto in un'ora. Ieri il
defunto era un persona vivente e siamo consapevoli che dopo la morte
è ancora intatto in quella bara. Poi lo vediamo scomparire in un
forno, e vi viene restituita un'urna contenente qualche centinaio di
grammi di polvere. L'urna funeraria implica l'idea dell'annientamento
assoluto; immagino difficilmente me stesso, un padre o una
moglie in lacrime o in preghiera davanti ad un contenitore in cui
c'è una manciata di cenere...
Sopra: il risultato della cremazione:
un pugno di cenere.
La legge normale della psicologia
umana è quella di elevarsi dal sensibile che tocca il corpo
all'intelligibile o all'invisibile. Per questo i nostri cimiteri,
che peraltro sono luoghi sacri, e la terra in cui
giacciono i nostri morti è benedetta, mi sembrano essere un invito alla
preghiera perché il culto dei morti è prima di tutto un costante
richiamo l'aiuto spirituale che i nostri morti ci chiedono.
Non c'è bisogno di sviluppare ulteriormente i motivi che sono
destinati a favorire la cremazione e che, ipocritamente, sono solo
degli attacchi al cristianesimo.
Sopra: Nostra Signora
del Carmelo.
IV
Ma cosa ne pensa la Chiesa?
In presenza delle manovre
in cui erano impegnati alcuni uomini reclutati soprattutto tra i
membri delle sètte massoniche per rimettere in auge le
pratiche pagane della cremazione, arrivando persino a formare
società a questo scopo particolare, la Chiesa reagì con grande
vigore.
I primi interventi del Sant'Uffizio contro le «società di cremazione» risalgono al 12 gennaio 1870 e i suoi moniti o condanne continuarono fino al 19 giugno 1926. I decreti principali sono quelli del 19 maggio e del 15 dicembre 1886, del 27 luglio 1892 e del 3 maggio 1897, a cui va aggiunto il canone § 1203 del Codice di Diritto Canonico promulgato nel 1917 e l'Istruzione del Sant'Uffizio Cadaverum cremationis, del 19 giugno 1926. Possiamo riassumere questi diversi testi con le seguenti proposizioni:
Sopra: il Codice di Diritto Canonico promulgato nel 1917 da Papa Benedetto XV.
Il canone § 1241 ricorda che
Ogni canone del Diritto Canonico del 1917 è l'espressione condensata di tutta la Tradizione della Chiesa sulla materia trattata e, per quanto riguarda la cremazione, la legge è espressione della disciplina costante della Chiesa. Questi decreti chiariscono che la Chiesa intende imporre una disciplina severa che vincola i fedeli sotto pena di peccato mortale.
Sopra: vignetta antimassonica che sottolinea l'odio feroce che la sètta nutre per il cristianesimo.
Queste prescrizioni non vanno però interpretate in senso eccessivo o assoluto che suggerirebbe che la cremazione sia intrinsecamente cattiva; cioè, essa non dovrebbe mai essere praticata senza possibili eccezioni. Vi sono alcune circostanze straordinarie in cui la Chiesa, espressamente o implicitamente, ha autorizzato la cremazione per il bene pubblico: in alcuni casi di epidemie o in tempo di guerra 28. Le prescrizioni disciplinari sono chiare, ma non ci indicano le ragioni che le fondano.
Quali sono i motivi su cui si basa la Chiesa nel condannare la cremazione?
La prima ragione che giustifica la legislazione della Chiesa sulla cremazione sono le circostanze particolari che fanno della cremazione una professione pubblica di irreligione e di materialismo. Tuttavia, sarebbe infantile credere che la Chiesa abbia condannato la cremazione solo perché la Massoneria l'ha promossa. Se, domani, la Massoneria promuovesse la sepoltura, la Chiesa dovrebbe condannare la sepoltura?
Quindi, la condanna della cremazione va ben oltre la sètta massonica, ed è molto importante capire e ricordare per poter in seguito giudicare il cambiamento nell'atteggiamento dei vertici umani della Chiesa a partire dal 1963. La cremazione è un fattore di irreligione se viene eseguita per manifestare apertamente la negazione della risurrezione e quindi l'annientamento finale e senza ritorno del corpo. Ma la cremazione è empia in quanto distrugge nelle menti dei fedeli il mirabile simbolismo che la cerimonia funebre rappresenta in relazione alle nostre speranze (anche se il dogma della risurrezione rimane intatto anche con la cremazione).
Sopra: particolare dell'affresco Resurrezione dei corpi nel Duomo di Orvieto ad opera di Luca Signorelli (1441-1523).
Analizzare questo simbolismo ci aiuterà a capire la saggezza della Chiesa nel vietare la cremazione. Questo simbolismo sembra espresso meravigliosamente da queste parole di Nostro Signore:
Nella dottrina cristiana la morte è una punizione che oscura ogni vanità terrena e in cui la carne contaminata dal peccato ritorna dalla polvere da cui è stata tratta. Tuttavia, non è una distruzione assoluta e definitiva. Questo seme mortale che la Chiesa affida al camposanto deve germogliare nell'immortalità: «Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile» (1 Cor 15, 42) 29.
Il cimitero, come suggerisce il suo nome, è un «dormitorio» dove dormono i fedeli, riposando dalla loro giornata nell'attesa di svegliarsi: «Quelli che dormono; riposano dopo il lavoro» (1 Ts 4, 11; Ap 14, 13) 30. Infatti, il «luogo del riposo», il luogo in cui si dorme, ci ricorda che colui che vi riposa non è morto per sempre, ma che si risveglierà più tardi. Scrive infatti San Giovanni Crisostomo (344-407):
Sopra: San Giovanni Crisostomo.
La cremazione distrugge questa dolce e consolante idea di sonno; il
nome «cimitero» non ha più senso. Non è più quel luogo «dove
riposa la polvere dei nostri morti come una stirpe immortale sotto
le ali di Dio», secondo la bella definizione del giornalista
francese Louis Veuillot (1813-1883). Se bruciamo i corpi
invece di seppellirli, tutte queste immagini e le verità che
simboleggiano scompaiono. Così come il grano, se viene cotto, non è
più adatto alla semina, così anche il corpo umano, se è ridotto in
cenere, perde la sua figura di seme e non risponde più alla
concezione divina espressa da San Paolo.
Questo è il motivo per cui
i primi cristiani non incidevano sulle loro sepolcri le espressioni
pagane di «situs» («messo»), «positus» («posizionato»)
e «compositus» («disposto»). Ma nella fede che il corpo del
loro caro defunto non fosse che un deposito affidato alla terra,
essi usavano le espressioni «depositus» («depositato»,
«affidato») o «depositio» («deposto»). La Chiesa ha fatto
prevalere queste idee in tutta la sua liturgia riguardo alla
benedizione dei cimiteri e alla sepoltura dei morti. Santa Teresa
d'Avila (1515-1582) ha detto nelle sue Memorie:
«Darei la vita per la più piccola cerimonia nella Chiesa».
Ma la
contraddittoria opposizione tra la cremazione e l'immagine
tradizionale del corpo che è come un seme affidato alla terra, è
solo il più piccolo dei rimproveri e delle condanne che la Chiesa
formula contro la cremazione. I decreti citati più sopra ci
forniscono motivi per una condanna molto più radicale quando
affermano che la cremazione è «detestabilem abusum» («un
detestabile abuso»; decreto del 19 maggio 1886).
La condanna
solenne dell'Istruzione del 19 giugno 1926 è ancora più ricca. Essa
si eleva contro questo «gravis abusus» («grave abuso»),
e dichiara ripugnante questa barbara usanza non solo alla pietà
cristiana, ma anche alla pietà naturale 32.
A parte i casi straordinari che legittimano l'uso della cremazione e
che sono leciti solamente nei casi di estrema necessità, la
Chiesa ricorda che voler fare della cremazione l'uso comune di
trattare i morti, volendo emanare una norma ordinaria, è
scandaloso e, di conseguenza, gravemente illecito
33.
Ora è impossibile affermare che la
Chiesa vieti la cremazione per per puro motivo di attaccamento alla
sua dottrina, il che non è privo di importanza perché, come diceva
Sant'Ireneo di Lione (135-203), «per vederci chiaro bisogna
interrogare la Tradizione degli Apostoli». È impossibile
affermare che la Chiesa si rifiuti di bruciare i cadaveri solo per
opporsi alla Massoneria. La Chiesa rifiuta la cremazione perché è un
rito «barbaro», riservato ai selvaggi che hanno perso o non hanno
mai avuto il senso della «pietà naturale verso il defunto».
Sopra: Sant'Ireneo di
Lione.
Qualunque cosa dicano i
suoi detrattori, in materia di civiltà, la Chiesa cattolica ha
dimostrato di essere maestra in questo campo. Confidando in Lui,
essa ha ricevuto luce da Dio per illuminare le nazioni e non ha
nulla da aspettarsi da «coloro che acconsentono ad essere
arrostiti come maiali»! 34.
I
massoni non sono quindi condannati per mancanza di senso cristiano,
ma soprattutto per mancanza di umanità, per l'assenza di virtù
naturali. Ciò deve risultare assai sgradevole per i presunti
specialisti della stessa «fratellanza». Ma non abbiamo
nulla di cui essere sorpresi. Ditemi: chi conosce meglio l'uomo, chi
lo vuole più buono e felice della Chiesa? In definitiva, la lotta per
il riconoscimento della cremazione o, ancora per l'abolizione della
sepoltura si unisce, in fondo alle Logge, alla lotta per il
riconoscimento dell'aborto, dell'eutanasia, delle
coppie omosessuali...
Mi fermo; la punizione di Dio sarà terribile! E
questi selvaggi hanno il coraggio di dirci che entrare in
un'associazione per la cremazione significa entrare «nella catena
di unione umanistica universale che si batte in difesa dei valori
umani...». Questa catena è formata solo da anelli distruttivi:
la vita nascente viene distrutta dall'aborto, la vita che si sta
spegnendo viene distrutta dall'eutanasia, e il corpo, opera di Dio,
viene distrutto dalla cremazione.
V
La nuova disciplina
ecclesiastica
Logicamente, potremmo
pensare che visto il Magistero perenne ecclesiastico la cremazione
sia stata definitivamente «incenerita», ossia «sepolta»...; e che la
Chiesa è e sarà sempre contraria alla cremazione dei corpi. La
Chiesa sì, ma gli uomini che oggi indegnamente la rappresentano non
lo sono... Le «due Città» sono sempre in presenza l'una dall'altra.
L'odio satanico di cui i nostri cimiteri sono spesso oggetto
da qualche anno a questa parte lo sta a dimostrare.
All'inizio del 1963, al Sant'Uffizio fu chiesto di riconsiderare la
questione
della cremazione «secondo le nuove situazioni» e per
attenuare la
disciplina rigida che abbiamo visto.
I Cardinali del Sant'Uffizio si riunirono in sessione plenaria l'8
maggio 1963 e il
5 agosto dello stesso anno il testo redatto fu presentato dal
Cardinale Alfredo Ottaviani (1890-1979) a Paolo VI
(1897-1978) che
lo
approvò lo stesso giorno.
Curiosamente, questa istruzione non fu promulgata che quindici mesi
dopo e fu
inserita nel nº 13 degli Acta Apostolicæ Sedis recante la
data del 24 ottobre 1964.
Perché un tale ritardo?
Questo lasso di tempo indica forse delle reazioni?
In ogni caso, quando questo testo è apparso, molti hanno tratto la
conclusione che d'ora in poi la Santa Sede «autorizzava» la
cremazione.
Cosa dice questo testo?
Esso ricorda
l'attaccamento della Chiesa alla sepoltura:
«La
Chiesa ha sempre voluto incoraggiare la pia e costante consuetudine
cristiana di seppellire i corpi, o circondando questo atto con riti
destinati a mettere in risalto la significato simbolico e religioso,
o pronunciando sanzioni canoniche contro coloro che si ribellavano
contro una pratica così salutare, specialmente quando l'opposizione
fu ispirata da uno spirito ostile ai costumi cristiani e alle
tradizioni ecclesiastiche, suscitate da un sèttarismo che si
proponeva di sostituire la cremazione funeraria come segno di
violenta negazione dei dogmi cristiani [...]. Il
miglioramento di detto stato d'animo, unito alla
ripetizione sempre più frequente di circostanze chiare che oggi si
oppongono alla sepoltura, spiega che molte richieste sono state
rivolte alla Santa Sede per l'adempimento della cremazione, non per
odio alla Chiesa o per protestare contro le usanze cristiane, ma
solo per motivi di igiene, economia, o altro come l'ordine pubblico
o privato [...]. La nostra santa madre, la Chiesa [...]
ha deciso quanto segue:
I. - Si avrà cura di mantenere fedelmente l'usanza di seppellire il
corpo dei fedeli defunti. Gli Ordinari, mediante istruzioni e
avvertimenti a tempo opportuno, faranno sì che il popolo cristiano
non incenerisca e non abbandoni, se non in casi di effettiva
necessità, l'uso della sepoltura, a cui la Chiesa è sempre stata
attaccata e ha consacrato con riti solenni.
II. - Tuttavia, per non aumentare più del necessario le difficoltà
derivanti da circostanze attuali e per non aumentare il
numero dei casi di esenzione dalle leggi vigenti, è sembrato
opportuno attenuare le prescrizioni di legge canonico sula
cremazione. D'ora in poi, le prescrizioni di canoni 1203 § 2
(divieto di eseguire un mandato di cremazione) e 1240 § 1 (rifiuto
sepoltura a colui che ha chiesto la cremazione), non sarà più
osservata in tutto casi, ma solo quando si scopre che la cremazione
è desiderata come a
negazione dei dogmi cristiani, per spirito sèttario o per odio della
religione cattolica o della Chiesa.
III. - I sacramenti e le preghiere pubbliche seguono lo stesso
addolcimento.
IV. - Per non indebolire l'attaccamento del popolo cristiano alla
tradizione ecclesiastiche e per manifestare l'avversione della
Chiesa alla cremazione, i riti della la sepoltura ecclesiastica e i
successivi suffragi non possono mai essere celebrate nel luogo in
cui avviene la cremazione. Non si dovrà nemmeno accompagnare il
corpo in quel luogo».
Questo è il succo di questo testo, che è un tipico esempio di
ambiguità modernista. Innanzitutto, un richiamo alla verità: la consuetudine
costante della Chiesa, i lati positivi della sepoltura, l'avversione
ispirata dalla Chiesa verso la cremazione, il desiderio della Chiesa
che i fedeli siano sepolti.
Poi vengono concesse strutture per
praticare la cremazione, per ragioni capziose in quanto si tratta di
«igiene, economia o altro» 35. Ma
il § 1 ricorda tuttavia che si tratta unicamente di casi di
«effettiva necessità». Questo atteggiamento contraddittorio è
stato codificato nei canoni del nuovo Codice di Diritto Canonico
promulgato nel 1983 da Giovanni Paolo II (1920-2005):
• «La Chiesa raccomanda vivamente che
si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti;
tuttavia non proibisce la cremazione, a meno che
questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina
cristiana»
(Can. 1176 § 3).
•
«Devono essere privati
delle esequie ecclesiastiche: coloro che scelsero la cremazione del
proprio corpo per ragioni contrarie alla fede cristiana»
(Can. 1184 § 2).
Sopra: Giovanni Paolo II e il
nuovo Codice di
Diritto Canonico da lui
promulgato nel 1983.
Il
nuovo Codice di Diritto Canonico del 1983 facilita la cremazione ancora
più ampiamente dell'Istruzione di 5 luglio 1963, poiché non richiede
più nemmeno l'«effettiva necessità». La grande innovazione
introdotta nel 1963 e rafforzata nel 1983 è che la cremazione,
di per sé, non è più considerata un peccato, salvo per i
sèttari che lo scelgono come manifestazione della loro incredulità o
del loro odio per la religione cattolica.
UN ACCORDO
TRA UN CARDINALE E UN MASSONE...
Sappiamo con
certezza che il barone Yves Marsaudon (1899-1985),
33º Grado della Massoneria, membro del
Supremo Consiglio del Rito
Scozzese Antico e Accettato, collegato alla Gran Loggia
Nazionale Francese, negli anni '50 divenne amico dell'allora
Nunzio Apostolico a Parigi, il Cardinale Angelo Roncalli
(1881-1963). La loro amicizia è testimoniata da
numerosi documenti, e Roncalli continuò a frequentare Marsaudon anche dopo essere divenuto Giovanni XXIII, colui
che indisse il Concilio Vaticano II per attuare l'«aggiornamento»
della Chiesa... Nel suo libro L’Œecuménisme vu par
un Franc-Maçon de Tradition (éditions
Vitiano, Parigi 1964), scrive Marsaudon (pag. 121):
«Essi
(i cattolici) non dovranno dimenticare che ogni strada
(ossia ogni religione)
conduce a Dio
e mantenersi in questa coraggiosa nozione di libertà di
pensiero, che - a tale proposito si può veramente
parlare di rivoluzione partita dalle nostre Logge
massoniche - si è estesa magnificamente sotto il
Duomo di San Pietro».
«In una
lettera, Mons. Bruno B. Heim, collaboratore a suo tempo del
Nunzio Mons. Angelo Giuseppe Roncalli (futuro Giovanni
XXIII) alla nunziatura di Parigi, scrive che il barone
Yves Marsaudon, amico di Mons. Roncalli, "venne (a
trovarlo) per proporre la soppressione del divieto della
cremazione; a suo dire ciò non aveva più nulla a che
vedere con l'ideologia massonica"».
(in
Controrivoluzione,
nn. 67-68, 2000, pag. 28).
«L'8
dicembre 1869, il Congresso Internazionale dei Liberi
Muratori ha imposto a tutti i suoi membri il dovere di
fare tutto ciò che è in loro potere per cancellare il
cattolicesimo dalla faccia della terra.
La cremazione è stata proposta come un mezzo idoneo a questo
fine, poiché è stata voluta per minare gradualmente la
fede del popolo nella risurrezione della carne e nella vita
eterna».
-
(P. J. Laux m.A.,
Catholic Morality, 1932 pag. 106).
Tuttavia, questo nuovo
atteggiamento mostra una grande ingenuità da parte del uomini di
Chiesa, che possono essere corretti, a meno che non si tratti di
voler compiacere i nemici della Chiesa. La cremazione, si
dice, non è diretta contro la vera religione, ma si oppone solo alla
sua contraffazioni; ecco una musica che si suona ogni volta o tutte
le volte in cui si vuole creare un rinnovato anticattolicesimo.
Se è
vero che non tutti coloro che scelgono la cremazione lo fanno in
primo luogo per ragioni anticristiane, non si dovrebbe essere così
ingenui da ignorare che quelli che gestiscono le associazioni per la
cremazione e chi diffonde questa pratica sono persone ispirate da
idee anticristiane e per lo più massoniche.
Sopra: «messa» (sic!)
celebrata il 20 agosto 2012 da don Geraldo Magela Silva, parroco di
Bom Jardim, nello Stato di Pernambuco, in Brasile, alla presenza di
diversi massoni, i quali si sono pure comunicati. Queste foto danno
un'idea di quanti uomini di Chiesa si siano stoltamente avvicinati
alla sètta massonica nel tentativo ecumenico di compiacere i nemici
infernali di Nostro Signore Gesù Cristo.
Non dobbiamo dimenticare
che il già citato gesuita Padre Riquet, che i
circoli per la cremazione onorano per aver operato in loro favore,
era massone. L'Istruzione del 5 luglio 1963, anche se concede
facilitazioni per la cremazione ammorbidendo la disciplina
precedente, è tuttavia ben lungi dall'essere un riconoscimento di
questa pratica verso la quale la Chiesa non può che provare
«avversione» poiché è un «rito barbaro» praticato da quei selvaggi che
ignorano la «pietà naturale».
«La pietà filiale, l'amore coniugale,
l'amore fraterno, e anche l'amicizia non vanno molto d'accordo con
questa frettolosa e brutale distruzione di un corpo che, durante la
sua vita, è stato circondato da tanto affetto e considerazione»
36.
Conclusione
È quindi ovvio per noi che resta moralmente illecito per qualsiasi cristiano di fare il selvaggio chiedendo di essere
cremato, e che nessuno è tenuto a rispettare la volontà
depravata di un defunto che ha chiesto di essere cremato. A meno
che non vi sia un vero caso di necessità, continueremo ad
applicare le leggi del Diritto Canonico del 1917, espressione
della costante disciplina della Chiesa cattolica fin dai tempi apostolici:
I corpi dei fedeli defunti devono essere sepolti, essendo la
loro cremazione proibita;
Saranno privati della sepoltura
ecclesiastica coloro che hanno ordinato che i loro corpi di
vengano cremati.
Non manchiamo,
soprattutto nel mese di
novembre, di attenerci a tutti i nostri doveri verso coloro che non ci
sono più, senza dimenticare che «seppellire i morti» è,
come ricorda San Tommaso d'Aquino (1225-1274) 37, la settima ed ultima
opera di misericordia corporale.
Note
1 Traduzione dall'originale francese Incinération. Ce qu'en pense l'église. Quelle conduit tenir? (Le Sel 2007), a cura di Paolo Baroni. 2 Cfr. P. P. Sulmont, Curé à Domqueur, pag. 90. 3 Cfr. La Foi de toujours, nº 42, novembre-dicembre 1992. Bollettino della FSSPX delle Antille. 4 Cfr. Dictionnaire Catholicisme, vol. III, col. 294. 5 Cfr. Dictionnaire Catholicisme, vol. V, col. 1636. 6 Informazione estratta da un articolo pubblicato sulla rivista Sud-Ouest, consacrato all'Association Crématiste de la Côte Basque. 7 Cfr. Mons. C.-é. Freppel, Œuvres polémiques, vol. VIII, pag. 536 e ss. 8 Vedi Dictionnaire de Théologie Catholique, voce «Crémation», di E. Valton, col. 2316; Dictionnaire de la Bible, vol. II, col. 110, voce «Crémation», di F. Vigouroux. 9 Cfr. Mons. C.-é. Freppel, op,. cit., pagg. 535, 538. 10 Cfr. Card. L. Billot, De Novissimis, pag. 136. 11 Cfr. M. M. Felix, PL III, col. 347, Octavius, cap. XXIV. 12 Cfr. Tertulliano, PL II, col. 737 e 795; De anima, II; De resurrectione carnis, I. 13 Cfr. P. V. Steccanella s.j., La Guerre aux morts («La guerra ai morti»), pag. 152. 14 Cfr. S. Baluze, Capitularia regum Francorum, vol. I, col. 252; L'Ami du clergé, 1965, pag. 220. 15 Cfr. Dictionnaire de théologie catholique, voce «Cremazione», col. 2319. 16 Dichiarazione completamente gratuita senza alcun riferimento verificabile. L'incenerimento, come abbiamo visto, avvenne solo nei periodi di declino. Parlare della preistoria è un modo facile per impressionare gli ignoranti, ma anche un modo pericoloso, perché è riferirsi alla fin troppo famosa evoluzione dell'uomo! In realtà, la cremazione è una grave battuta d'arresto per la civiltà. 17 Non così ovviamente. Alcuni si interrogano sui fastidi che potrebbe provocare fumo dai forni crematori... perché alla fine niente si crea e niente si distrugge, ma tutto si trasforma (N.d. R.). 18 «Vediamo che il posto riservato ai morti si estende, mentre i viventi vivono in aree sempre più ristrette». Questa osservazione è in parte falsa: in molti cimiteri i morti sono «ammassati»; ma bisogna aggiungere che i cimiteri non sono in alcun modo responsabili del sovraffollamento umano nelle città e dell'inquinamento dello strato di ozono o delle falde acquifere… Ovviamente gli ambientalisti hanno ancora molte cose più preoccupanti dei nostri cimiteri! 19 Purtroppo non abbiamo gli stessi modelli! E temo che queste persone provengano da quel mondo per cui Nostro Signore non ha nemmeno voluto pregare! Non ho mai sentito di un solo Santo che sia stato cremato... 20 Dal 1889, i funerali sono gratuiti, quindi la lotta è per qualcos'altro: la scomparsa di ogni traccia di cristianesimo! 21 Per chiarire, basta leggere sullo stesso foglietto: «Aderire all'Associazione per la Cremazione significa entrare a far parte della catena d'unione umanistica universale in difesa dei valori umani». Questa è la definizione stessa, o almeno in parte, della Massoneria. 22 Cfr. Dictionnaire d'Apologétique de Foi Catholique, voce «Cremazione», col. 630 e ss. 23 Cfr. Dictionnaire d'Archéologie Chrétienne et de Liturgie, voce «Cremazione», 1927, vol. VIII, col. 505. 24 Lo spettacolo della cremazione, in contrapposizione all'«orribile visione della sepoltura», era un tempo visibile; peccato che oggi le famiglie dei defunti non possono assistere a questa scena. 25 Cfr. Questions actuelles, vol. LXXII, pag. 290. 26 Cfr. Revue des sciences ecclésiastiques, 1886, vol. LIV, pag. 500. 27 Ibid., pag. 549. 28 «Quamvis igitur cadaverum crematio, quippe non absolute mala…»; Istruzione del Sant'Uffizio, del 19 giugno 1926. 29 «Seminatur in corruzione, surget in incorrupione». 30 «Eos qui dormierunt; requiescant a laboribus». 31 Cfr. San Giovanni Crisostomo, «Omelia sulla parola Cimitero e sulla croce», in Œuvres complètes traduites en français, éd. Jeanin, vol. III, pag. 210. 32 «Barbarum hunc morem, necdum christianæ sed e naturalis erga defunctorum corpora pietatis» (in Atti di Pio XI, Ed. BP, vol. III, pag. 305). 33 «Communiter tamen ac veluti ex regula ordinaria eidem operam vel favorem præstare, impium et scandalosum ideoque graviter illicitum esse nemo non videt». 34 Cfr. Dictionnaire pratique des connaissances religieuses, vol. II, col. 585. 35 Sarebbe stato interessante specificare questi «altri» motivi, anche se le «circostanze» che li giustificano sono «manifeste». 36 Cfr. Dictionnaire de théologie catholique, voce «Cremazione», col. 2322. 37 Cfr. Somma Teologica, II-II, q. 32, a. 2.
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