di don Curzio Nitoglia 1
Stampa antica (Weltchronik d'Hartmann Schedel, 1493) che ritrae il martirio del piccolo Simonino di tre anni avvenuto nella città di Trento nel 1475.
Presentazione
Nel lontano 1893, la prestigiosa rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica pubblicò una serie di articoli sulla morale ebraica a cura di Padre Giuseppe Oreglia s.j. (1823-1895). Nel primo di essi questi affermava:
Padre Giuseppe Oreglia s.j.
Già Dante Alighieri (1265-1321) aveva cantato: «Uomini siate, e non pecore matte, sì che 'l giudeo di voi tra voi non rida»! 3. Anche per me che scrivo su questo scottante argomento (dell'omicidio rituale) il fine non è certo quello di fomentare l'antisemitismo (condannato dalla Chiesa e quindi anche da me), ma solo quello di fare un po' di luce su un tema tanto misterioso.
Continua La Civiltà Cattolica:
La morale ebraica è la causa principale dell'odio degli ebrei contro i non-ebrei
Vediamo allora che cosa dice il Talmud sui cristiani:
Continua Padre Oreglia:
Il precetto dell'amore del prossimo (comandato dalla legge naturale e da quella mosaica) non è - secondo il Talmud - un precetto universale, ma è ristretto ai soli giudei e ai loro amici.
Anche recentemente, in Israele il rabbino Ovadja Yosef (1920-2013) si poneva la questione
Rabbi Ovadja Yosef, capo spirituale del partito ultra-nazionalista israeliano Shas.
Il Sanhedrin afferma che
Pagina del trattato talmudico Sanhedrin (sec. XV).
Riprende La Civiltà Cattolica:
E ancora:
Mosé Maimonide (1135-1204), uno dei loro massimi dottori, insegna loro che «ogni giudeo, il quale non uccide un non-giudeo, viola un precetto negativo» 18. «Il giudeo che uccide il cristiano offre a Dio un sacrificio accetto» 19. La Civiltà Cattolica conclude cosi:
Mosé Maimonide.
A riguardo dell'argomento che stiamo per trattare, vedasi anche H. Desportes, Le mystère du sang chez les jufs de tous les temps («Il mistero del sangue presso gli ebrei di tutti i tempi»), Albert Savine, Parigi 1890 (pagg. 251-365), e A. Monniot, Le crime rituel chez les juifs («L'omicidio rituale presso gli ebrei»), éd. Tequi, Parigi 1914 (pagg. 73-136), e anche L. Ferraro, El ultimo protocolo («L'ultimo protocollo»), Arca de la Alianza Cultural, Madrid 1986 (pagg. 37-76).
La morale ebraica e il mistero del sangue
Cerchiamo allora di far luce dove si è voluto far notte. Scrive La Civiltà Cattolica:
Ebrei confessi in tribunale di omicidio rituale
La Civiltà Cattolica tra i molti processi fatti agli ebrei per assassinio rituale in Francia, Italia, Spagna, Inghilterra, Germania, Baviera, Ungheria, Lituania e Polonia, senza parlare poi dei Paesi orientali, ricorda soprattutto quelli di Trento (sec. XV) e quello di Damasco (sec. XIX). Afferma la prestigiosa rivista dei gesuiti:
Queste sono le conclusioni tratte`dalle confessioni dei rabbini e degli altri ebrei esaminati nei due processi di Trento e di Damasco. Chi volesse accertarsene può leggere per esteso il resoconto dei processi di Trento e di Damasco pubblicati dal La Civiltà Cattolica 24.
Le rivelazioni dei rabbini convertiti al cattolicesimo
Si trova conferma delle conclusioni tratte dalle confessioni rese durante i processi anche nelle rivelazioni fatte dai rabbini convertiti alla nostra fede. La Civiltà Cattolica cita soprattutto l'autorità di tre rabbini convertitisi: Paolo Medici, Giovanni da Feltre e Teofilo monaco moldavo.
I motivi di credibilità di Teofilo moldavo
Sopra: dipinto medievale spagnolo che ritrae due ebrei mentre profanano un'Ostia consacrata pugnalandola.
La storia
Elenco cronologico degli assassinii più conosciuti commessi dai giudei (da La Civiltà Cattolica, del 23 gennaio 1893, pagg. 281-286)
Sopra: a sinistra, il martirio dell'undicenne William (Guglielmo); a destra, una sua immagine santino.
San Domenichino del Val, il chierichetto martire crocifisso ad una parete all'età di sette anni.
Sopra: Sant'Hugh (Ugo) di Lincoln, crocifisso a nove anni.
Il Beato Rudolph (Rodolfo) di Berna ritratto con la palma del martirio.
Il Beato Enrico, martirizzato dagli ebrei in odio alla fede.
Immaginetta sacra del Beato Andrea da Rinn, martirizzato all'età di tre anni.
Il martirio di San Simonino da Trento. Il fanciullo aveva quasi tre anni.
Sopra: sei bambini uccisi a Ratisbona.
Sopra: crocifissione del Beato Niño de la Guardia.
Il piccolo Michele martire dell'odio ebraico.
Sopra: a sinistra, un ritratto dell'ex rabbino moldavo divenuto monaco Teofito; a destra, l'opera Il sangue cristiano, stampato a Prato nel 1883.
Sopra: a sinistra, Padre Tommado da Calangiano e il suo servo Ibrahim Amarath; a fianco, il martirio del religioso cappuccino italiano.
Statua del piccolo Johann (Giovanni) Hegmann posta sulla sua tomba a Xanten.
Obiezioni alla tesi dell'omicidio rituale
Ci sono vari libri assai recenti che cercano di ridicolizzare e confutare l'accusa di omicidio rituale, liquidandola come leggenda o pura superstizione, come, ad esempio, J. Maier-P. Schafer, Piccola Enciclopedia dell'ebraismo (Marietti, Casale Monferrato 1985), alle voci «sangue», «omicidio rituale», «profanazione delle ostie». Anche nel Dizionario comparato delle religioni monoteiste: ebraismo, cristianesimo, islam, alla voce «sangue» si legge: «Benché la favola dell'assassinio rituale sia stata spesso confutata dalla Chiesa, essa è servita più volte come pretesto per pogrom e persecuzioni» 86.
A noi risulta invece l'esatto contrario, come dalla decretale Etsi Judæos, di Papa Innocenzo III (1161-1216), con i suoi richiami a «pratiche nefande, contra fidem catholicam detestabilia et inaudita». Oltre al libro dello storico ebreo Paul Johnson intitolato Storia degli ebrei 87, ve n'è uno in particolare che tratta con una certa serietà e in dettaglio il problema del sacrificio rituale riguardo al martirio di San Simonino di Trento, e che pone obiezioni all'apparenza più serie, non avendo la pretesa, come gli altri, di liquidare in due righe l'accusa, ridicolizzandola come se fosse una favola.
Intendo parlare di A. Esposito-D. Quaglioni, I processi contro gli ebrei di Trento 88. Sul quale mi dovrò soffermare a lungo e al quale dovrò rispondere. Vi si trova scritto:
Tornerò su questo punto alla fine dell'articolo. Per quanto riguarda le decisioni della commissione cardinalizia si può aggiungere:
Risposte
Secondo il libro in questione, sostenere la tesi dell'omicidio rituale «non è da uomini sani di mente» 92. Le obiezioni contenute in questo libro vorrebbero dimostrare «il ridicolo e l'assurdo della leggenda dell'omicidio rituale» 93. Ma, anche solo ad esaminare con occhio distaccato tali obiezioni, viene spontaneo rilevare come il Papa, che pur in un primo momento si era mostrato assai scettico sul modo di condurre il processo da parte del Vescovo di Trento, tanto da inviargli un suo delegato, il commissario Padre Battista de' Giudici o.p. per esaminarne l'operato, abbia poi nominato una commissione cardinalizia per vedere da che parte stesse la verità, e come tale commissione cardinalizia abbia allontanato il legato romano e abbia dato ragione al Vescovo di Trento.
Ma vediamo ora di dare delle risposte più dettagliate alle varie obiezioni mosse alla tesi dell'omicidio rituale. Un'obiezione soggiacente al libro in questione è che la passione religiosa, il fanatismo cattolico medievale, è il flagello della Storia: essa infatti o acceca o corrompe lo storico che la scrive. La risposta è facile: le testimonianze di tutti gli storici del mondo non costituiscono più - se si accetta il principio di tale obiezione - un titolo valido e bisogna allora dubitare di tutto ciò che gli storici scrivono. Ma allora la certezza storica non sussiste più, non vi è più un solo fatto in tutta la Storia umana che possa scappare al naufragio. Infatti,
Sopra: l'immagine caricaturale del cattolico fanatico e intollerante, tanto cara ai detrattori della Chiesa di Roma.
L'omicidio rituale si presenta inoltre sotto la copertura e la garanzia di poteri politici di ogni Paese: Filippo Augusto e San Luigi IX in Francia, Sant'Enrico e Massimiliano in Germania, San Ferdinando in Spagna, Enrico III in Inghilterra, Gregorio XIII e Sisto IV a Roma. È lecito allora mettere in dubbio la credibilità di tali uomini?
Ecco una seconda obiezione che si trova nel libro di Esposito e Quaglioni, di cui stiamo trattando. Rispondo dunque che innanzi tutto vi sono tre Santi tra questi uomini; ora, noi cattolici siamo tenuti a credere alla probità di coloro che la Chiesa infallibilmente mette sugli altari come modello di virtù da imitare per andare in cielo. Se costoro avessero mentito non sarebbero dei Santi, ma dei calunniatori, quindi dei peccatori e dei modelli di vizio, e strada che conduce all'inferno (absit!).
Se però il nostro lettore non avesse la fede, tale argomento non varrebbe e, perciò, scendo al livello di ragione naturale. Il problema dell'esistenza dell'omicidio rituale si fonda sull'autorità (io credo che Giulio Cesare o Napoleone sono esistiti anche se non li ho mai visti perché vi è un'autorità che me lo dice, e se tale autorità ha la scienza e l'onestà, posso credere all'esistenza di questi personaggi in virtù di un'evidenza estrinseca che è l'autorità di chi me lo insegna). Ora vi sono autorità giuridiche e autorità scientifiche. Ma prima e più in alto di esse vi è per noi cattolici un'autorità divinamente assistita che è l'Autorità della Chiesa di Roma e del Papa (per chi non avesse la fede darò in seguito argomenti di ordine di ragione naturale).
L'autorità della Chiesa
Nessun cattolico può dubitare che ogni volta che interviene la Chiesa egli deve aderire alle sue sentenze senza esitare. Ora, nel caso dell'omicidio rituale ci si porrà facilmente la seguente obiezione: è lo stupido oscurantismo del Medioevo che ha creato tali favole; i lumi dell'epoca moderna hanno definitivamente liquidato tali leggende dell'ignoranza e del fanatismo medievale. Ma noi rispondiamo che la Chiesa si è già espressa su questo problema (si veda, ad esempio, la commissione cardinalizia eretta da Sisto IV); inoltre, essa ha beatificato le vittime degli omicidi rituali degli ebrei, proponendoli così al culto dei cattolici assieme agli atti del loro martirio.
Sopra: Papa Pio IX, il Pontefice che nel 1867 confermò il culto del Beato Lorenzino da Marostica, vittima di un omicidio rituale.
Vi è un Ufficio e un culto pubblico di San Simone di Trento, martirizzato dagli ebrei. La Chiesa in questo caso è andata più in là che in tutti gli altri casi di beatificazioni ordinarie; per San Simonino ha fatto ciò che fa soltanto per i canonizzati (pur essendo Simonino solo un Beato): lo ha infatti posto nel Martirologio Romano, al 24 marzo: «Nono Kalendas Aprilis Tridenti passio Sancti Simoni pueri, a judeis sævissime trucidati, qui multis postea miraculis coruscavit». Benedetto XIV (1675-1758) ha fatto un riassunto della storia del martirio del Beato di Trento (chiamato comunemente Santo, anche se non è stato ancora canonizzato, ma soltanto beatificato) nella Bolla Beatus Andrea, del 22 febbraio 1755, nella quale leggiamo:
Infine, per concludere, un'ultima obiezione, mossa, niente meno, dal commissario pontificio Battista de' Giudici o.p. (che mostra o la sua ignoranza colpevole, essendo un Vescovo domenicano, o la sua malafede, come apparirà chiaro dalla nostra risposta). Per il de' Giudici il martirio doveva essere un atto cosciente o volontario da parte della vittima; «in particolare, egli negava che i bambini potessero essere martiri e Santi, in quanto, per definizione, essi non possono fare nessun atto di volontà, quindi non hanno alcun merito proprio anche se sono uccisi» 98.
Anche il lettore che non è sacerdote e domenicano sa benissimo che la Chiesa ha canonizzato i Santi Martiri Innocenti, fatti uccidere da Erode in tenera età. San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) scrive:
San Bernardo di Chiaravalle, Dottore della Chiesa.
L'autorità della Sacra Scrittura e dell'archeologia: i sacrifici umani nell'Antico Testamento
Ora, non essendo più la religione attuale degli ebrei la mosaica, ma la rabbinico-talmudica, contaminata quindi dalla Kabbalah spuria egiziano-babilonese, non ci si stupisce che proprio gli stessi sacrifici umani «che erano praticati nella religione popolare», si siano infiltrati di nuovo tra i figli carnali di coloro che adoravano Yahwéh, di cui non conservano più lo spirito che vivifica, mentre tengono la lettera che uccide. Queste verità vengono confermate, come scrive Mons. Francesco Spadafora (1913-1997), dai profeti ispirati; sono pertanto divinamente rivelate. Sentiamo Geremia: «Hanno costruito l'altare di Tofet, nella valle di Ben-Hinnòn, per bruciare nel fuoco i figli e le figlie» (Ger 7, 31). Moloch
Sopra: un fanciullo offerto in sacrificio a Moloch.
La scienza archeologica conferma dunque anche oggi ciò che Dio ha rivelato e ciò che i nostri occhi stenterebbero a credere, se non vi fossero tante e tali prove che possono essere definite schiaccianti senza paura di esagerare.
Autorità ebraiche: il Talmud
Sopra: la Mishnah ebraica.
Le autorità giuridiche
Dopo aver parlato dell'autorità divina della Chiesa e della Sacra Scrittura scendiamo ora all'ordine naturale, che è il dominio di tutti, credenti o meno. In tale ordine vi sono delle autorità giuridiche e scientifiche. Vediamo le prime. I re che a causa dell'omicidio rituale hanno cacciato dai loro regni gli ebrei, hanno proceduto giuridicamente, altrimenti avrebbero agito da tiranni che non si curano dei loro soggetti, e avrebbero veramente angariato ingiustamente gli ebrei.
Se si obietta che mancano oggi i resoconti dei processi intentati loro riguardo all'espulsione, rispondo che non è possibile farli ritornare all'esistenza dal fuoco che li ha distrutti, o dai terremoti che hanno devastato nel corso della Storia molti archivi in cui si trovavano 104. Va detto inoltre che non vi sarebbero quasi mai criminali condannati giuridicamente se tali fossero solo coloro di cui gli archivi pubblici mantengono il resoconto degli interrogatori. Dove si trovano ora, per esempio, i resoconti degli interrogatori di Verre, il pretore siciliano difeso da Cicerone?
È vero che possediamo le arringhe del suo avvocato, ma queste non sono i resoconti formali di un processo, allora Verre sarebbe il più innocente innocente e il più perseguitato di tutti gli uomini perché oggi non possediamo gli atti del suo processo? No! Per questo si può dire che gli ebrei sono stati condannati giuridicamente (come e più di Verre, nel caso di Trento ad esempio), innanzi tutto perché la Storia ce lo testimonia, in quanto i re cristiani - di cui ho citato i nomi - furono tra i più giusti che la Storia abbia conosciuto e furono canonizzati dalla Chiesa.
Se questi fossero stati ingiusti procedendo non giuridicamente contro gli ebrei, la Chiesa offrirebbe all'imitazione dei fedeli modelli che non porterebbero in cielo ma all'inferno, perché ingiusti e falsi; ma noi cattolici sappiamo che la Chiesa nel canonizzare è infallibile, cioè che è infallibilmente vero che l'imitazione degli esempi di tali Santi porta sicuramente in paradiso! Inoltre, gli atti del processo di Trento erano conservati ancora sotto il pontificato di Benedetto XIV negli archivi di Castel Sant'Angelo e prima che le truppe piemontesi entrassero a Roma, furono trasferiti nella biblioteca vaticana 105. per ordine di Pio IX (1792-1878) e, col permesso di Leone XIII (1810-1903), possono essere esaminati dagli studiosi.
Le autorità scientifiche
La Storia è una scienza, cioè una «cognitio certa», che offre la certezza dell'esistenza del fatto storico, certezza estrinseca o di credibilità, fondata sulla credibilità intrinseca del testimone. Si ha quindi una certezza morale dell'esistenza del fatto storico (qui dell'omicidio rituale). In Storia le autorità sono gli uomini di scienza storica, di probità storica e di discernimento storico. E per quanto riguarda l'omicidio rituale tali autorità sono i Papi e i Bollandisti.
I Papi e la loro scienza storica
Ritengo che non sia necessario insegnare a nessuno (salvo ai Testimoni di Geova e forse a certi «tradizionalisti») che i Papi sono sempre stati stimati tra gli uomini più sapienti della loro epoca; qui presento, a fedeli e non, l'autorità della loro scienza umana e non parlo dell'assistenza dello Spirito Santo che li rende infallibili. Ora, ciò che i Papi conoscono meglio, dopo la teologia e il Diritto Canonico, è la Storia dell'umanità, che coincide in gran parte con quella sacra e con quella della Chiesa.
Pontifex Maximus.
- La loro probità storica
Normalmente (salvo qualche rara eccezione, che
conferma la regola) la figura del Papa si presenta nella Storia con
un riflesso di onestà che dovrebbe contraddistinguere ogni ministro
di Dio.
- Il loro
discernimento storico
Parlo di discernimento: infatti, la prudenza
dei Papi è proverbiale; immaginiamoci allora con quale maturità e
ponderazione i romani Pontefici dovettero trattare una materia così
delicata come quella che stiamo esaminando.
I Bollandisti e la loro scienza storica
Dopo i Papi, i Bollandisti sono i più esperti
conoscitori di tale materia storica. Il loro nome deriva da Jean
Bolland (1596-1665), che «si era guadagnato pur reputazione
di brillante professore e le sue conoscenze dell'antichità
giustificavano la scelta dei superiori» 106.
- La loro probità storica
Il carattere di Bolland è al di sopra di ogni
attacco; il primo che lo criticò fu Voltaire (1694-1778), il
meno serio di tutti gli uomini, il cui motto era: «Calunnia,
calunnia qualcosa resterà».
- Il loro
discernimento storico
Se ci fosse un rimprovero da muovere ai
Bollandisti, sarebbe piuttosto di aver difeso ad oltranza i diritti
della Storia. Senza aver nulla in comune con la scuola scettica, i
Bollandisti hanno spinto - nell'esame delle testimonianze - la
severità al massimo, se peccato c'è stato (riguardo soprattutto ai
neo-Bollandisti) c'è stato per eccesso di severità e di critica
storica e non per difetto o credulità; in breve, i Bollandisti non
raccontano favole, ma sono storici seri. Ora, tale estrema severità
non ha impedito loro di scrivere più volte sull'omicidio rituale
107.
Il racconto del martirio
«Nelle loro
confessioni [...] tutti i nove principali imputati fornirono
una versione più o meno concorde degli scopi e del rituale
dell'omicidio "in vilipendium christianæ fidei": condotto il bambino
ancora vivo nella camera che precede la sinagoga [...].
Samuele avrebbe legato un fazzoletto intorno al collo del piccolo,
che il vecchio Mosè, seduto in uno scanno, teneva sulle ginocchia,
perché non si udissero i lamenti. Quindi Mosè con una tenaglia di
ferro avrebbe inciso la mascella destra di Simone, seguito da
Samuele e Tobia, che intanto, alternandosi con Mohar, avrebbero
raccolto il sangue in una scodella. Tutti i presenti avrebbero poi
punto il bambino in tutto il corpo con aghi a pomello, recitando
maledizioni all'indirizzo dei cristiani. Sempre con la stessa
tenaglia sarebbe stata poi incisa la tibia destra, mentre con un
coltello il vecchio Mosè avrebbe praticato al bambino una sorta di
circoncisione. Simone è stato dunque tenuto, "iam quasi semi mortuum",
eretto sullo scanno con le braccia tese "in forma crucifixi", mentre
tutti gli intervenuti avrebbero ripreso a pungerlo con gli aghi per
tutto il corpo, ripetendo le maledizioni all'indirizzo dei
cristiani. Il bimbo sarebbe morto proprio in questi frangenti, dopo
essere stato tormentato per circa mezz'ora. Tutti gli inquisiti
risultano anche bene informati sulle finalità pratiche del rito
omicida [...]. Samuele risponde che nel lontanissimo passato,
prima che la fede cristiana divenisse tanto potente, i più saggi tra
gli ebrei della regione di Babilonia, stabilirono che il sangue di
un bambino cristiano "ita interfectus" sarebbe stato di gran
giovamento alla salute delle anime dei giudei, ma alla condizione
che [...] "interficentur ea forma qua fuit interfectus Jesus"»
108.
Un gruppo ligneo
custodito nel Museo Diocesano di Trento che rappresenta un
gruppo di ebrei che
infliggono torture a San Simonino Unverdorben.
I francescani osservanti e «la
campagna di odio antiebraico»
«A Trento [...]
non c'era bisogno delle prediche di Bernardino da Feltre per dar
vita al sospetto di omicidio rituale, come vuole una tradizione,
oggi peraltro discussa. Abbia o meno Bernardino profetizzata la
triste vicenda della Pasqua del 1475 (l'uccisione di San
Simonino; N.d.R) [...], certo è che il caso di Trento deve
essere messo in relazione con la campagna di odio antiebraico
promossa sul secondo quattrocento soprattutto dai francescani
osservanti, contestualmente alla polemica contro il prestito
usuraio e in favore dei Monti di Pietà. La lotta contro le usure
diviene anzi tutt'uno con la polemica contro gli ebrei, e il Monte
di Pietà l'espediente per sovvenire i poveri [...], e così
"evitare la rabiosa voragine de le usure et rabiosa perfidia et dura
cervice de' Iudii, usurpatori delle substantie et succatori del
sangue de li cristiani". È quanto si legge, ad esempio, nel
proemio degli statuti del Monte Pio di Rieti, dettati dallo stesso
Bernardino da Feltre nel 1489, dove il riferimento all'uso del
sangue cristiano e quindi all'omicidio rituale non è soltanto
un'allusione retorica, ma l'affermazione di una pratica abituale
associata all'esercizio dell'usura. Il nesso tra usura e omicidio
rituale era del resto già presente [...] nella "Storia di
Simone" di Giovanni Mattia Tiberino, uno dei medici che avevano
eseguito la perizia sul cadavere del bambino. Anche Brescia, città
di provenienza del Tiberino [...] aveva visto il violento
intervento dei predicatori francescani, che negli anni 1440 prima,
con la presenza di Bernardino da Siena, e quindi, negli anni 1460,
di Giacomo della Marca e Michele Carcano; predicazione che, dopo i
fatti di Trento, porterà all'espulsione degli ebrei dalla città»
109.
Ma vediamo un po' chi fossero questi terribili
predicatori francescani fomentatori di una «campagna di odio
antiebraico» e operatori di «interventi violenti». Il
primo è il Beato Bernardino da Feltre. Nato a Feltre nel
1439, fu battezzato col nome di Martino e assunse quello di
Bernardino in onore di San Bernardino da Siena, di cui rinnovò la
prodigiosa attività di predicatore e di Santo, entrando il 14 maggio
1456 a Padova, tra i Frati Minori Osservanti della provincia veneta.
«Fanciullo di ingegno precoce, avido di
letture, fece rapidi progressi negli studi umanistici, tanto che a
undici anni leggeva e parlava il latino con facilità [...].
Studente di diritto a Padova, era ammirato da tutti per la serietà
della condotta e l'intelligenza [...]. Quando
predicò nella città il francescano San Giacomo
della Marca, discepolo di San Bernardino da
Siena, la sua parola finì per convincerlo e
Bernardino prese l'abito dei frati minori [...].
Dal 1469 (anno in cui fu nominato predicatore; N.d.R.) fino alla morte non cessò di predicare
e percorse tutta l'Italia centro-settentrionale [...].
Molte volte a piedi scalzi, trovandosi
spesso in frangenti difficili per le avverse
condizioni atmosferiche [...], per l'espulsione da
parte dei prìncipi, l'odio degli usurai e degli ebrei
[...]. Le sue
prediche attiravano uditori senza numero e
se lo contendevano le città più illustri [...].
Promotore dei Monti di Pietà [...] nonostante
la forte opposizione della maggior parte dei
suoi confratelli, sostenne, da esperto
giurista, che era lecito esigere il pagamento
di un modesto interesse sul mutuo, necessario
al funzionamento dell'organizzazione
bancaria. Contro l'usura fu inflessibile. Una
grave lotta sostenne a Trento quando nel
1476 accusò gli ebrei di strozzinaggio,
e al fondo della sua drammatica
cacciata da Firenze [...] ci fu il risentimento
della Signoria contro quel frate [...] che aveva
denunziato le angherie fatte alla povera
gente da prestatori senza coscienza [...].
Bernardino incontrò sereno la morte a Pavia
il 28 settembre 1494 [...]. Venerato subito dal
popolo, il suo culto fu confermato nel 1654
per l'Ordine francescano e le Diocesi di
Feltre e di Pavia. I Minori ne celebrano la
festa il 28 settembre» 110.
«L'implacabile lotta iniziata a Trento nel
1476 contro gli usurai, specialmente ebrei [...] gli valse lo sdegno di alcuni di questi, e perfino
attentati alla vita» 111.
Cerchiamo di vedere in dettaglio la profezia che il Beato fece, del
martirio di San Simonino.
«Nell'anno 1475, Bernardino predicò la
Quaresima a Trento; fu allora che cominciò
a predicare contro i giudei, dei quali non
cessò fino alla morte di denunciare le perfidie
e i crimini [...]. Rimproverò agli abitanti di
Trento di essere troppo familiari con loro [...]. Si
attirò così la malevolenza di alcuni cristiani che pretendevano che
Bernardino avesse torto ad attaccare delle persone che, salvo
la fede, erano perbene. "Voi non sapete - rispose l'uomo
di Dio - quale crimine stanno preparando contro di voi questi
pretesi uomini perbene. Ma Pasqua non passerà senza che i giudei vi
diano un segno della loro bontà". Venne così il martirio della
Settimana Santa, e mentre che i cristiani si preparavano a celebrare
i misteri della Passione del Salvatore, i giudei complottavano di
immolare un fanciullo cristiano e di bere il suo sangue durante le
loro infami cerimonie degli azzimi [...]. Un certo Tommaso
rubò un bambino di due anni e cinque mesi, chiamato Simone [...].
E durante la notte questa vittima innocente fu immolata dal furore
dei giudei» 112.
A Crema Bernardino predicava così:
«Non
bisogna nuocere loro in nulla, né in quanto alle loro persone,
né nei loro beni. La giustizia e la carità devono esercitarsi
anche a riguardo dei giudei, poiché hanno la nostra stessa
natura [...]. Ma non è meno vero che le leggi canoniche
proibiscono esplicitamente di frequentarli troppo assiduamente e
familiarmente; di sceglierli come medici [...]
(ricordo come San Bernardino raccontasse sovente che un medico ebreo
ad Avignone si vantava sul suo letto di morte di aver ucciso, invece
di guarirli, più di duemila malati cristiani...). Di assistere alle
loro feste [...]. Gli usurai
ebrei passano ogni misura; strozzano i poveri e si ingrassano della
loro sostanza» 113.
Il cadavere di
Lorenzino Sossio fu rinvenuto nel 1485 nei pressi di
Marostica (Vicenza).
Anche questo fanciullo fu
ucciso da ebrei di Bassano in odio alla fede. Il suo culto come
Beato fu confermato nel 1867 da
Papa Pio IX e soppresso dopo il Vaticano II.
Ora, come può un Beato che ha operato tanti
miracoli e che ha condotto una vita così santa essere fomentatore di
«odio antiebraico»? Ho riportato le sue stesse parole in cui
afferma che bisogna usare anche verso i giudei la carità
cristiana e che non è lecito far loro del male; però il Beato
raccomanda la prudenza nel trattare con i giudei in quanto essi sono
i persecutori di Cristo e dei cristiani: «Sinagogæ judeorum
fontes persecutionum», diceva già Tertulliano (155-230).
Perciò, né odio, come dicono gli autori del libro sui «Processi
di Trento»; né tantomeno filo-giudaismo o falsa carità, o meglio
ancora sentimentalismo filantropico nei confronti del popolo
deicida. «Siate semplici come colombe, e prudenti come serpenti»
ci ha detto Nostro Signore Gesù Cristo, la Sapienza Incarnata. Per
quanto riguarda gli altri «fomentatori di odio
antiebraico», ebbene essi sono San Giacomo della Marca
(1393-1476) e San Bernardino da Siena (1380-1444); non
occorre qui che scriva delle loro gesta; basta il pronunciamento
infallibile e irreformabile della Chiesa che li ha canonizzati. Ora,
è impossibile che un canonizzato sia un fomentatore di odio,
che è uno dei peccati più gravi che ripugnano e contraddicono alla
Santità vera!
Sopra: da sinistra, San Giacomo della Marca
e San Bernardino da Siena.
San Simonino non è più Beato, il
Vaticano II è arrivato!
Shalom, mensile ebraico d'informazione
114, alla rubrica «Pregiudizio»,
intitola: «Questo Beato è da cancellare». Si riferisce
proprio a San Simonino e dice:
«Si trattava
dell'omicidio rituale e precisamente di quello che sarebbe stato
perpetrato nel 1475 da ebrei di Trento su un bambino che nel 1589
venne beatificato da Papa Sisto V con il nome di Simonino. Il culto
del Beato [...] è continuato fino a non molti anni fa. È
merito di Gemma Volli (ebrea; N.d.R.) se l'Arcivescovo di
Trento, Alessandro M. Gottardi, nel novembre 1963 ordinò di bruciare
tutte le copie di un libretto antiebraico che veniva venduto in
chiesa [...] e nel 1964 fece chiudere la cappella dedicata al
Beato Simonino [...]. In seguito, l'Arcivescovo proibì la
decennale processione, e infine il 4 maggio 1965 la Sacra
Congregazione dei Riti aboliva il culto del Beato Simonino».
Sopra: Mons. Alessandro
Maria Gottardi (1912-2001),
l'Arcivescovo di Trento che
mise al bando il culto del Beato Simonino.
Commenta la Biblioteca Sanctorum:
«La decisione è
stata accolta con soddisfazione anche dal mondo israelita, che vede
così cadere una secolare ingiusta accusa a suo carico e un
argomento che aveva tanto peso nell'accreditare la leggenda
dell'omicidio rituale» 115.
Soluzione: «Roma delenda est»,
questo Beato è da cancellare
Abbiamo già visto come Jules Marx Isaac
(1877-1963), ai tempi del Concilio, abbia chiesto o meglio,
comandato e ottenuto, la modifica delle preghiere liturgiche
riguardanti gli ebrei... «L'affermazione che i giudei non sono
affatto responsabili della morte di Cristo [...], (come)
l'origine dello schema conciliare (Nostra Ætate) fosse dovuto ad una
domanda di Jules Isaac al Vaticano» 116.
Ora invece vediamo come un'altra ebrea, Gemma Volli
(1900-1971), abbia ordinato e ottenuto la cancellazione di un
processo di beatificazione, durante il Concilio Vaticano II
(1962-1965). Ma se solo
«la
canonizzazione è un atto definitivo, solenne col quale il Papa colla
pienezza dei suoi poteri e coll'infallibilità di cui è investito,
dichiara che il Beato è in Paradiso e impone ai cristiani di
venerarlo come Santo, (mentre) la beatificazione è
(soltanto) un atto preparatorio, con cui si permette il culto
pubblico [...] di qualche servo di Dio sotto il titolo di
Beato [...]. Le sentenze di beatificazione non sono definitive,
infallibili, irrevocabili [...]. È però sempre temerario
sostenere in un dato caso che la Chiesa abbia realmente, in
tal giudizio, errato» 117.
Ora, mi sembra lecito di poter concludere che
la nuova religione del Vaticano II ha affermato temerariamente
che la Chiesa di Roma ha errato realmente nel giudizio di
beatificazione di San Simonino di Trento. Ebbene, questa
cancellazione è un'altra tappa nella via del cedimento,
dell'abbandono e della capitolazione da parte cristiana e un
avanzamento del processo di infiltrazione e di penetrazione fino al
vertice della Chiesa della Kabbalah ebraica.
Ma Nostro
Signore ci ha promesso: «Portæ inferi non prævalebunt adversus
eam» («Le porte dell'inferno non prevarranno contro la mia
Chiesa»); umanamente parlando, assistiamo allo scacco e alla
sconfitta (come il Venerdì Santo contempliamo la morte e
l'umiliazione dell'umanità di Nostro Signore Gesù Cristo), ma
coll'occhio della fede crediamo nella vittoria gloriosa (come la
Domenica di Pasqua contempliamo la Risurrezione di Nostro Signore
Gesù Cristo): «Regnavit a ligno Deus» (la
croce è il trono dal quale Dio regna). «Surrexit vere,
Alleluja»! (É veramente risorto, alleluja!).
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Note
1 Articolo estratto dalla rivista Sodalitium, Anno IX, nº 29, marzo 1992 (pagg. 35-51). 2 Cfr. P. G. Oreglia s.j., «La morale giudaica», in La Civiltà Cattolica, serie XV, vol.V, fasc. 1022, del 10 gennaio 1893, pag. 147. 3 Cfr. Divina Commedia, Paradiso, V, vv. 80-81. 4 Cfr. P. G. Oreglia s.j., art. cit., pag. 146. 5 Ibid., pag. 147. 6 Ibid., pagg. 148-149. 7 Cfr. Trattato Baba Metsigna, fol. 114, edizione di Amsterdam, 1645; trattato Barakouth fol. 88; Maimonide, trattato dell'omicidio, cap. 2, art. 2; vedi Mons. I. B. Pranaitis, Christianus in Talmude Judæorum, Petropoli, parte 1ª, cap. II, pagg. 54-61. 8 Cfr. P. G. Oreglia s.j., art. cit., pag. 148. 9 Cfr. M. Maimonide, Hilkhtoh Akum X,6; P. G. Oreglia s.j., art. cit., pag. 159. 10 Cfr. La Stampa, del 17 novembre 1991. 11 Cfr. Sanhedrin 586; vedi Mons. I. B. Pranaitis, Christianus in Talmude Judæorum, parte 2ª, pagg. 76-77. 12 Cfr. Abhodah Zarah 54a; Baba Metsigna c. V, par. 6 pag. 14; vedi Mons. I. B. Pranaitis, Christianus in Talmude Judæorum, parte 2ª, pagg. 96-100. 13 Cfr. Babha Kama 113b. 14 Cfr. Babha Bathra 54b. 15 Cfr. Baba Metsigna, fol. 111. 16 Cfr. P. G. Oreglia s.j., art. cit., pag. 151. 17 Cfr. Talmud, vol. III, lib. 2, cap. IV, art. 5, pag. 279. 18 Cfr. Sepher Mitzvot, fol. 85, c. 2, 3; in La Civiltà Cattolica, art. cit., pagg. 156-157. 19 Cfr. Sepher Or Israel 177b. 20 Cfr. P. G. Oreglia s.j., art. cit., pag. 160. 21 Cfr. P. Costant, Les Juifs devant l'église et l'histoire («Gli ebrei di fronte alla Chiesa e alla Storia»), Parigi 1891, Arthur Savaete éditeur, pagg. 227-228. 22 Cfr. «La morale giudaica e il mistero del sangue», in La Civiltà Cattolica, serie XV, vol. V, fasc. 102, del 12 gennaio 1893, pag. 269. 23 Ibid., pagg. 270-272. 24 Cfr. La Civiltà Cattolica, serie II, vol.VIII-IX-X, nella Cronaca sotto la rubrica «Roma» (1881-1882). Per il processo di Damasco si veda anche: A. Laurent, Relation historique des affaires de Syrie depuis 1840 jusqu'en 1842 («Relazione storica dei fatti della Siria dopo il 1840 fino al 1842»). Ormai quasi introvabile. E anche: Aceldama, Processo celebre contro gli ebrei di Damasco, Premiato Stab. Tipografico G. Dessì, Cagliari-Sassari, 1896. 25 A pag. 323, 6ª edizione di Torino Tip. Borri, 1874. 26 Cfr. La Civiltà Cattolica, serie II, vol. VIII, pag. 230 e ss. 27 Ibid., pagg. 273-276. 28 Ibid., pag. 278. 29 Ibid., pag. 280. 30 Cfr. Monumenta historica Germaniæ: Scriptorum, vol VI, pag. 500. 31 Cfr. Bollandisti, vol III di marzo, 588; Monumenta Monumenta historica Germaniæ: Scriptorum, vol VI, pag. 500. 32 Cfr. Monumenta historica Germaniæ: Scriptorum, vol VI, pag. 500. 33 Cfr. Bollandisti, pag. 591. 34 Cfr. Pagi all'anno 1881, nº 15; Bollandisti, 25 marzo, pag. 589. 35 Cfr. Blanca Hispania illustrata, vol. III, pag. 657. 36 Cfr. Richeri, Acta Senonensia Monum. XXV, pag. 324 e altrove. 37 Cfr. Baronio, nº 42 sopra quell'anno. 38 Cfr. Giovanni da Lent, De Pseudo Messiis, pag. 33. 39 Cfr. Bollandisti, vol. VI di luglio, pag. 494. 40 Cfr. Laurent, Les affaires de Syrie, vol. II, Parigi 1846, pag. 326. 41 Cfr. Cluverio, Epitome hist., pag. 541. 42 Cfr. Annal. Colmar, Monum. XVII, 191. 43 Cfr. Bollandisti, vol. II, di aprile, pag. 838. 44 Cfr. Baronio, nº 61: Acta Colmar. Monument. XVII, pag. 210. 45 Cfr. Radeurs, Bavaria sancta, vol. II, pag. 331; Monum. XVII, pag. 415. 46 Cfr. Bollandisti, vol. II di aprile, pag. 697: Monum. XVII, 77: Baronio, 1287 nº 18. 47 Cfr. Bollandisti, vol. II di aprile. 48 Cfr. Ann. Colm., vol. II, pag. 30. 49 Cfr. Monum. XI, pag. 658. 50 Cfr. Ann. Colm. II, 32. 51 Ibid., pag. 39. 52 Cfr. Baronio, nº 64. 53 Cfr. Radero, 351. 54 Cfr. S. Habiki, Storia del B. Alberto di presso i Bollandisti, vol. II di aprile. 55 Cfr. Question Juive, pagg. 59, 60. 56 Ibid. 57 Cfr. Baronio, nº 31. 58 Cfr. Baronio, nº 31; Bollandisti, vol. III di aprile 978. 59 Cfr. S. Habiki, op. cit. 60 Ibid. 61 Cfr. Bollandisti, vol. III di luglio 462. 62 Ibid. 63 Cfr. Baronio, pag. 569. 64 Cfr. Bollandisti, vol. II di aprile. 65 Cfr. Radero, vol. III, pag. 174. 66 Cfr. Bollandisti, vol. I, aprile 3. 67 Cfr. Bollandisti, vol. II, aprile 838. 68 Cfr. Bollandisti, vol. II, aprile 830. 69 Cfr. Efele Scriptores, l. 138. 70 Cfr. Bollandisti, vol. II, aprile 839. 71 Cfr. Radero, vol. II, pag. 231; vol. III, pag. 179. 72 Cfr. S. Habiki, op. cit. 73 Ibid. 74 Ibid. 75 Ibid. 76 Ibid. 77 Ibid. 78 Tentzel, gennaio 1694. 79 Tentzel, giugno 1693. 80 Processo: Parigi 1670; Feller, giornale 1788, 2° 428. 81 Cfr. Laurent, op. cit. 82 Cfr. Chiarini, Teoria del giudaismo, vol. I, pag. 355. 83 Cfr. Amblagen der Suden: Leipsig 1864. 84 Cfr. Laurent, op. cit., pag. 301. 85 Cfr. Hamont, L'Egitto sotto Mehemed Ali, Parigi 1843. 86 Cfr. Dizionario comparato delle religioni monoteiste: ebraismo, cristianesimo, islam, Piemme, Casale Monferrato 1991, pag. 529. 87 Longanesi, Milano 1987, pagg. 233-236. 88 Cedam, Padova 1990. 89 Per quanto riguarda la liceità della tortura, leggasi: P. Palazzini, Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano 1954, vol. XII, col. 342-343. «La liceità o meno della tortura si può presentare sotto due aspetti: quello dell'applicazione della tortura come pena; l'altro come mezzo di indagine. Non si può dubitare della liceità della tortura; come pena afflittiva supposta la liceità della pena di morte [...]. La questione della liceità dell'applicazione della tortura come mezzo di indagine giudiziaria, su individui già indiziati più o meno gravemente, allo scopo di carpirne la confessione giudiziaria, ha avuto soluzioni diverse. Per alcuni [...], il bene comune può esigere che l'imputato venga sottoposto anche a mezzi costrittivi, quali la tortura [...]. Lo svantaggio di non riuscire a scoprire l'autore di un determinato delitto provocherebbe a volte danni ben maggiori alla società di quanti non ne possano venire dalla violazione della libertà nell'esigere e volere la manifestazione di un determinato individuo» (cfr. J. De Lugo, De iustitia et iure, disp. XXXVII, Ed. Fournialis, VII, Parigi 1869, pag. 724). «Tuttavia, è fuor di dubbio che anche in tal corrente di pensiero, per essere lecita la tortura deve essere contenuta entro limiti ben definiti» (cfr. Sant'Alfonso M. De' Liguori, Theologia moralis, IV, cap. 3 a 3, n° 202, II). Vi è stato inoltre il pronunciamento del Magistero pontificio che rendeva lecito l'uso della tortura (cfr. Innocenzo IV, Bolla Ad extirpanda, del 15 maggio 1252; Clemente IV, Bolla Ne Inquisitionis, del 13 gennaio 1266; Clemente V, Decretali del Concilio di Vienna; Urbano IV, Bolla Ut negotium, del 1262). E infine la pratica della Chiesa, che per secoli e secoli si è valsa della tortura come mezzo di indagine giudiziaria. 90 Cfr. A. Esposito-D. Quaglioni, op. cit., pagg. 12-32. 91 Cfr. D. Quaglioni, Introduzione a: Battista de' Giudici, «Apologia judeorum invectiva contra Platinam», RR inedita, Roma 1987, pagg. 34-35. 92 Cfr. A. Esposito-D. Quaglioni, op. cit., pag. 49. 93 Ibid., pag. 50. 94 Cfr. P. Constant, Les Juifs devant l'église et l'histoire («Gli ebrei di fronte alla Chiesa e alla Storia»), Savahete éditeur, Parigi 1898, pagg. 230-232. 95 Cfr. Parente-Piolanti-Garofalo, Dizionario di Teologia dommatica, Ed. Studium, Roma 1957, 4ªed., pag. 49. 96 Questa sospensione momentanea del culto pubblico non inficia la tesi dell'omicidio rituale; infatti, questo culto pubblico era nato spontaneamente presso i fedeli di Trento. La procedura regolare non era ancora iniziata e la Santa Sede non era ancora intervenuta ufficialmente. Intervenne poi sotto Sisto V, ed è soltanto a partire da allora che la beatificazione di Simonino conta come giudizio ufficiale della Santa Sede, e da allora tutto è restato fuori discussione, fino al Concilio Vaticano II, come vedremo oltre. 97 Cfr. P. Constant, op. cit., pagg. 241-246. 98 Cfr. A. Esposito-D. Quaglioni, op. cit., pag. 75. 99 Cfr. Roberti-Palazzini, Dizionario di Teologia morale, Ed. Studium, Roma 1968, 3ª ed., vol. II, voce «martirio», pag. 962. 100 Cfr. F. Spadafora, Dizionario biblico, Ed. Studium, Roma 1963, 3ª ed., voce «sacrificio», pag. 536. 101 Ibid., voce «Moloch», pag. 419. 102 Cfr. Kortleitner, De polytheismo, pagg. 216 e ss; I. Schuster-G. B. Holzammer, Manuale di storia biblica, il Vecchio Testamento, SEI, Torino 1951, pag. 794. 103 Cfr. G. Ricciotti, Enciclopedia italiana Treccani, Roma 1951, vol. XXIII, voce «Moloch», pag. 587. 104 Nel caso di San Simone di Trento, invece, il resoconto è ancora esistente negli archivi segreti vaticani. 105 La Civiltà Cattolica li ha pubblicati per esteso negli anni 1881 e 1882. 106 Cfr. Enciclopedia Italiana Treccani, vol. VII, voce «Bollandisti». 107 Per quanto riguarda il martirio di Simonino vedi Bollandisti, vol. X degli Atti dei Santi, vol. III, 24 marzo. 108 Cfr. A. Esposito-D. Quaglioni, op. cit., pagg. 71-72. Per avere maggiori dettagli si può consultare lo stesso volume da pagina 109 a 454, che riporta gli atti del processo. Oppure La Civiltà Cattolica, Serie XI, vol.VIII, fasc. 752, (8 ott. 1881) - fasc. 753 (29 ott. 1881) - fasc. 754 (12 nov. 1881) - fasc. 755 (26 nov. 1881) - fasc. 756 (10 dic. 1881); vol. IX, fasc. 757 (31 dic. 1881) - fasc. 758 (14 genn. 1882) - fasc. 759 (28 genn. 188") - fasc. 760 (11 febbr. 1882) - fasc. 761 (25 febbr. 1882); Vol. X, fasc. 761 (8 apr. 1882) - fasc. 763 (24 mar. 1882) - fasc. 766 (13 mag. 1882) - fasc. 767 (27 mag. 1882) - fasc. 768 (10 giu. 1882). 109 Cfr. A. Esposito-D. Quaglioni, op. cit., pagg. 61-63. 110 Cfr. G. Sabbatelli, Biblioteca Sanctorum, Città Nuova Ed., Roma 1962, vol. II, pagg. 1289-1293. 111 Cfr. F. Casolini, in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano 1949, vol. II, pag. 1406. 112 Cfr. Mons. P. Guerin, Le palmier séraphique, Bar-le-Duc éd., s. l. 1873, vol. IX, pagg. 515-516. 113 Ibid., pagg. 518, 522-524. 114 N.° 5, maggio 1991, pag. 35. 115 Cfr. I. Rogger, Biblioteca Sanctorum, Ed. Città Nuova, Roma 1968, pag. 1187. 116 Cfr. Sodalitium, n.° 28, 1991, pagg. 9-10. 117 Cfr. Roberti-Palazzini, op. cit., vol. I, pag. 188.
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