
di
Steve Watson 1
postato: 1º
novembre 2012
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La scatola dell'idiozia
Mentre da un lato queste parole
suonano come la solita metafora utilizzata per evidenziare quanta
immondizia ci viene oggi propinata attraverso la televisione, sono
anche una terribile affermazione che descrive in modo letterale la
nostra realtà. Solo in quest'ultimo mese due
studi separati hanno
rivelato che un eccessivo uso della televisione, anche se lasciata
in sottofondo, può avere effetti deleteri sullo sviluppo cerebrale
nei bambini, al punto che, quando crescono, mostrano difficoltà
nelle relazioni sociali. Se a questo aggiungiamo l'impatto
ampiamente documentato che la TV ha su ognuno di noi, il potere che
ha di alterare letteralmente la nostra coscienza e
deprimere il pensiero critico, si può comprendere perché già da
tempo è stata definita la «scatola dell'idiozia». Come
ha riportato in quest'ultimo mese la Reuters, ricercatori
dell'Università della North Carolina Wilmington (UNCW),
hanno scoperto che i rumori di sottofondo emessi dalla televisione
distraggono e confondono a tal punto i bambini da pregiudicare, nel
lungo termine, la loro capacità di interagire con altri esseri
umani, rallentarne il pensiero cognitivo e lo sviluppo del
linguaggio. Lo studio, pubblicato nella rivista Pediatrics,
ha rivelato che i bambini statunitensi sono attualmente esposti a
una media di cinque ore di televisione al giorno. Matthew
Lapierre, che ha coordinato lo studio, ha spiegato che quei
bambini che sono più esposti alla televisione passano meno
tempo a
interagire con i genitori e i coetanei. Lapierre ha anche osservato
che sono i bambini più piccoli quelli maggiormente esposti alla
televisione di sottofondo. «Questo è un chiaro avvertimento per i
genitori: quando non stanno guardando la televisione, la devono
spegnere». Ha detto il Dr. Victor Strasburger, un
pediatra dell'Università del New Mexico di Albuquerque
che in precedenza aveva studiato l'esposizione dei bambini ai mezzi
di comunicazione. E ha aggiunto «É anche un consiglio ai genitori
di evitare totalmente la televisione per i bambini sotto i due
anni». «Avere voci indistinte di sottofondo genera
confusione nei bambini in fase di comprensione ed elaborazione del
linguaggio», ha sottolineato Strasburger, e ha aggiunto agli
intervistatori che quando i genitori gli portano i loro bambini,
riesce facilmente a individuare quali sono più esposti alla
televisione e quali meno. «I bambini ai quali viene spesso letto,
chiacchierano in modo disinvolto, mentre quelli che stanno davanti
alla televisione per lungo tempo, sono più silenziosi», ha
detto. «Questo significa che viene messo in pericolo lo sviluppo
del loro linguaggio. Possono recuperare, sì, ma è comunque un
problema». In un altro studio, alcuni medici del Royal
College of Paediatrics and Child Health («College Reale di
Pediatria e di Salute Infantile») di Londra, hanno scoperto che i
bambini che nascono oggi, all'età di sette anni avranno visto un
intero anno di televisione.
Lo studio ha anche rivelato che in media
i bambini oggi passano più tempo davanti alla televisione di quanto
ne passino a scuola.
Il Dr. Aric Sigman ha pubblicato lo studio negli Archives Of Disease
In Childhood («Archivi di malattie infantili»), una rivista medica
associata al gruppo del British Medical Journal.
Sigman ha evidenziato che una tale esposizione elevata alla
televisione può provocare delle lacune nei rapporti sociali,
problemi di deficit d'attenzione e provocare gravi danni
psicologici. Sigman ha aggiunto che la sovraesposizione a nuove
tecnologie come la televisione in 3D e la console di gioco possono
causare nei bambini gravi difetti nello sviluppo della percezione
della profondità spaziale.
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Matthew
Lapierre |
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Aric Sigman |
Lo studio consiglia di evitare che bambini sotto i tre anni guardino
la televisione tutti insieme, e aggiunge che il tempo dedicato alla
televisione è bene che sia limitato a un massimo di due ore al
giorno. «Avendo appurato che i problemi arrivano quando si supera il limite
massimo delle due
ore di schermo al giorno, e benché i nostri
bambini siano attualmente esposti in media tre volte questo tetto,
una decisa iniziativa mirata a ridurre il tempo giornaliero dedicato
alla televisione porterà certamente dei miglioramenti nella salute e
nello sviluppo infantile», ha
detto Sigman.
In un rapporto pubblicato un anno fa, l'American Academy of
Pediatrics ha evidenziato che numerosi studi precedenti sono
arrivati alle stesse conclusioni; ovvero che esiste un collegamento
diretto tra l'aumento dei tempi televisivi e i ritardi cognitivi dei
bambini.
Nel 2010, un altro studio pubblicato in Pediatrics, riportò che
dall'analisi di oltre 1.000 bambini di età compresa tra i dieci e
gli undici
anni, si scoprì che quelli che passavano almeno due ore al giorno
davanti alla TV avevano il 60% in più di probabilità di sviluppare
problemi psicologici di quegli altri bambini che ne passavano meno o
per niente.
Lo studio rivelò anche che quei bambini impegnati in attività
fisiche, e che comunque guardavano molta televisione, avevano il 50%
di probabilità in più di soffrire di problemi d'iperattività,
difficoltà a relazionarsi con i coetanei e gli amici, cattivo
carattere e comportamenti antisociali.
Altri studi pubblicati in Archives of Pediatrics & Adolescent
Medicine («Archivi di Medicina Pediatrica e Adolescenziale»),
mostrarono che i bambini maggiormente esposti allo schermo
televisivo hanno più probabilità di sviluppare comportamenti
aggressivi e avere uno scarso rendimento scolastico. Inoltre, i dati
mostravano che i bambini che guardano più televisione tendono a
mangiare più cibi non sani e a diventare vittime di atti di bullismo
da parte dei compagni di scuola, conseguenze che causano dei
«corto-circuiti» a livello cerebrale.
Altri studi recenti hanno rivelato che molti programmi televisivi
creati apposta per i bambini possono addirittura avere effetti
dannosi sul loro sviluppo, perché contengono immagini e animazioni
troppo veloci, sovraccaricando quindi il cervello e provocando una
ridotta capacità di attenzione.
A causa di questi effetti della televisione e dei videogiochi, la
mente dei bambini è obnubilata prima ancora di potersi sviluppare.
Quando diventeranno adulti, agiranno sulla base di scelte e
comportamenti presi per lo più a livello inconscio. In pratica,
degli zombie; umani che agiscono secondo un processo mentale
impulsivo e reattivo, penalizzando la logica e il pensiero critico.
E non sono solo i bambini a essere esposti al rischio di creare un
esercito di morti viventi.
É noto che le fluttuazioni luminose
dello schermo televisivo inducono onde cerebrali alpha, cullando il
cervello in uno stato di subconscio simile al sonno, causando una
sorta d'ipnosi che rende più suscettibili alle suggestioni.
Questo è noto fin dagli anni '60 e fu dimostrato chiaramente in un
esperimento del 1969 da
Herbert Krugman. La ricerca intrapresa da
Krugman nel quadro di un più ampio progetto relativo alla
pubblicità, rivelò
che l'emisfero cerebrale sinistro, che elabora le
informazioni in maniera logica e analitica, viene completamente
disattivato quando un individuo guarda la televisione.
La luce radiante e le oscillazioni luminose degli schermi televisivi
riducono l'attività cerebrale a uno stato «theta» (onde theta). Si
riduce il pensiero critico, lasciando attive le parti del cervello
che conservano i ricordi, le sensazioni e le emozioni.
Tutto ciò che arriva dalla TV in qualche maniera
«bypassa» la mente
logica e va a inserirsi direttamente nel subconscio. In altre
parole, la TV fa presa più sulle emozioni che sulla logica. Numerosi
studi hanno anche mostrato che le oscillazioni luminose nei
videogiochi causano stati di alterazione della coscienza. In alcuni
casi l'attività cerebrale si riduce al di sotto della frequenza
delta. Altri studi hanno anche evidenziato un collegamento tra
l'eccessiva esposizione alla televisione e la malattia di Alzheimer.
Lo stato semi-conscio indotto dalla TV pare che influenzi
direttamente i meccanismi della memoria, del linguaggio e delle
percezioni.
Krugman ha anche scoperto che leggere e ascoltare aumentano la
cognizione e costruiscono nuovi percorsi neuronali, poiché quando si
ascolta si è costretti a pensare in modo critico e a visualizzare il
«teatro della mente».
Inoltre, il passaggio dal cervello sinistro al destro indotto dalla
visione degli schermi televisivi, causa un rilascio degli oppiacei
naturali del corpo, simile al rilascio delle endorfine durante
l'attività fisica. Questo provoca nello spettatore un effetto di
piacere. Di conseguenza, quando si spegne lo schermo si scatenano
dei sintomi di dipendenza. E come in ogni situazione di astinenza da
oppiacei, tali sintomi comprendono ansia, frustrazione e
depressione.
Alcuni esperimenti eseguiti negli anni '70 dimostrarono che le
persone che tenevano la televisione spenta per lunghi periodi, dopo
visioni prolungate, tendevano a soffrire di depressione; alcuni si
sentivano come se avessero «perso un amico».
Una combinazione di quattro studi, pubblicati nel Journal of
Experimental Social Psychology («Rivista di psicologia sociale
sperimentale»), concludeva che la televisione può indurre un senso di
dipendenza in spettatori con poca autostima e con scarse relazioni
sociali. Riferendosi all'ipotesi di surrogato sociale, degli
psicologi dell'Università di Buffalo e Miami (Ohio) dimostrarono che
per riempire il vuoto emotivo della privazione sociale, alcune
persone instauravano dei rapporti con i personaggi dei programmi
televisivi.
La TV è davvero l'oppio dei popoli
Ovviamente quello di cui parlo qui è solo un
flash. Oggi siamo
bombardati da ogni parte da distrazioni, sostanze e condizioni
create per trasformare il modo in cui interpretiamo la nostra
realtà. Siamo condizionati fin dalla nascita ad agire sempre più
senza coscienza, proprio la cosa che ci distingue da ogni altro
organismo vivente dell'Universo conosciuto.
Siamo letteralmente programmati a uno stato di sonno vigile,
un'esistenza da zombie. Abbiamo il dovere di agire in modo cosciente
e educare gli altri allo stesso modo, se vogliamo spezzare questa
dannosa «programmazione» e preservare l'umanità.


Note
1
Traduzione dell'articolo originale TV Turns you Into a Zombie
(«La televisione ti trasforma in uno zombie»), a cura di
SKONCERTATA63. Articolo reperibile alla pagina web
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=10988
Steve Watson, di Londra, scrittore e
redattore per Alex Jones in Infowars.com e
Prisonplanet.com. Ha un master in Relazioni
Internazionali conseguito alla Scuola Superiore di Politica
dell'Università di Nottingham in Gran Bretagna.