della Dr.ssa Monica Monaco 1
I principali fattori psico-sociali che hanno alimentato il proliferare dei comportamenti di abuso televisivo riguardano alcune trasformazioni delle funzioni sociali assolte dalla televisione, che è passata dall'essere considerata uno strumento di informazione e di intrattenimento nel tempo libero all'essere trasformata in un vero e proprio educatore di bambini e modello per gli adulti, divenendo uno strumento umanizzato, al punto da rappresentare una vera e propria compagnia virtuale, talvolta preferita in parte o in tutto a quella reale. In tal modo, i due propositi tradizionali della televisione, quello di informare e di intrattenere, sono stati amplificati fino al punto da giungere alla creazione di due atteggiamenti piuttosto diffusi:
Tutto ciò ha comportato, nella sfera
individuale di numerose persone, un impoverimento di esperienze
dirette di confronto con la realtà, a vantaggio del proliferare
delle attività di conoscenza della realtà mediate dai mezzi di
comunicazione di massa, un processo che frequentemente
A questo si aggiunge l'aumento sempre crescente della complessità dell'organizzazione sociale, di fronte alla quale la dimensione virtuale diventa uno spazio dove è facile rifugiarsi alla ricerca di nuovi modi per adattarsi, di modelli alla moda, che consentano di stare al passo con i tempi per mantenere alte le possibilità di successo (La Barbera D., 2002). Le importanti ricadute di questi fattori sociali hanno trasformato le abitudini quotidiane di molte persone, facendo leva anche su alcuni fattori comportamentali che predispongono alla dipendenza.
- Il teleabuso Si intende fare riferimento ad una contemplazione quantitativamente eccessiva della televisione, che viene esercitata in modo regolare, sistematico e quotidiano. A questo proposito occorre sottolineare quanto l'ingresso tra le abitudini quotidiane di tutti dell'uso della televisione abbia reso difficile tracciare la linea di confine tra utilizzo normale della televisione e suo abuso, che può predisporre alla teledipendenza.
É un'altra fonte comportamentale di propensione alla teledipendenza e coincide generalmente con una tendenza alla contemplazione anomala della televisione, in stanze semibuie, con un atteggiamento silenzioso e immobile, da soli o ignorando le persone presenti. Il comportamento descritto è estremamente determinante nell'etiologia della teledipendenza, in quanto comporta una propensione a lasciarsi catturare completamente dal messaggio televisivo, che può diventa facilmente ipnotico. Il potere conferito allo strumento di comunicazione televisivo, attraverso questo atteggiamento passivo di fissazione, raddoppia le potenzialità naturalmente ipnotiche della televisione, che possiede l'intrinseca capacità di saturare tutti i nostri canali sensoriali, creando una situazione di sovraccarico che è un'ottima base per ottenere facilmente una, più o meno lieve, alterazione dello stato di coscienza (Gamberoni G., 2002). Quest'ultima non deve essere considerata né una violenza televisiva, né uno stato negativo, ma può diventarlo se abitualmente diviene una condizione psicologica che media i messaggi televisivi che, in questo stato, non vengono controllati e selezionati attivamente. Il linguaggio televisivo comprende infatti immagini, suoni e sensazioni che possono impegnare tutti i nostri sensi e, soprattutto in soggetti predisposti e in condizioni ambientali adeguate come la penombra e il silenzio che inducono naturalmente uno stato crepuscolare, possono attivare una confusione sensoriale che attiva la parte emotiva del nostro cervello (l'emisfero destro), lasciando meno spazio alle aree del pensiero razionale.
Per le stesse ragioni esposte, un comportamento altrettanto errato è quello della fissazione anomala, ossia quello costituito dall'abitudine di guardare la televisione mentre si svolgono altre attività intellettuali, non tanto perché si possono limitare queste ultime, bensì per il rischio di mantenere troppo impegnato l'emisfero cerebrale sinistro, deputato alla logica e alla critica e molto utile nel filtrare i messaggi ricevuti dalla TV.
Le differenze individuali nella suggestionabilità televisiva, la frequente presenza di televisione anche nei locali pubblici frequentati e il suo utilizzo quotidiano per diverse ore, rendono sempre molto difficile comprendere quando si stia abusando della TV e quando si sia soggetti inconsapevolmente alla telefissazione. La difficoltà maggiore nell'individuare i comportamenti di vera e propria teledipendenza sta poi nella iniziale tendenza a negare il problema da parte di chi vi è soggetto in prima persona.
Esistono degli indicatori qualitativi e quantitativi importanti per comprendere se il consumo del mezzo di comunicazione televisivo è eccessivo, di cattiva qualità e se, rispondendo ad alcuni bisogni psicologici, rischia di sfociare persino in una vera e propria dipendenza. L'abuso e la telefissazione, infatti, non coincidono direttamente con la teledipendenza, che si manifesta con una serie di comportamenti simili ad una vera e propria dipendenza da una sostanza e con la presenza persino di crisi di astinenza in assenza del suo consumo. Di seguito vengono descritti alcuni comportamenti che devono far sospettare di essere in presenza di teledipendenza.
La teledipendenza non è un fenomeno
tutto-o-nulla, che o è presente o non lo è. Spesso esistono
manifestazioni intermedie, legate alle caratteristiche di
personalità di un individuo, in cui l'astinenza si manifesta in modo
più contenuto e più come sofferenza interiore. In altri casi, il
Inoltre, esistono due rischi importanti che la teledipendenza, come l'abuso televisivo, porta con sé: la predisposizione ad altre moderne dipendenze nei confronti delle quali la televisione può svolgere un'azione induttiva (ad esempio, dagli acquisti o dal sesso) e la vulnerabilità alle notizie catastrofiche, con conseguente propensione a lasciarsi coinvolgere nelle psicosi collettive, come la paura del contagio di alcune malattie o il terrore di guerre e catastrofi imminenti (Ricciardi M., 2003).
A questo punto si possono tracciare alcune regole che possono aiutare a stabilire un rapporto equilibrato nella fruizione della televisione, al fine di prevenire o ridurre la teledipendenza, soprattutto se si ritiene di rientrare nelle categorie a rischio, anche temporaneamente. Le stesse regole sono utili per migliorare il consumo televisivo nell'infanzia, affinché la TV non diventi quello che è stato più volte chiamato provocatoriamente il terzo genitore, nonché per limitare gli effetti negativi che si associano all'abuso televisivo, tra i quali i più noti sono la passività mentale, il pensiero sintetico, l'obesità, la propensione ad imitare modelli inadeguati e le fobie di eventi catastrofici (D'Amato M., 1997).
Quanto detto fino a questo momento consente di comprendere come la teledipendenza possa rappresentare un fenomeno temporaneo o semplicemente il risultato di abitudini sbagliate e di modalità compensatorie con cui si affrontano alcuni bisogni personali. In alcuni casi è possibile regolare le proprie abitudini autonomamente per far scomparire il fenomeno nel giro di poco tempo, lasciando spazio anche ad altre attività più creative. In altri casi, soprattutto quando questa dipendenza si associa ad altre, diventa necessario un trattamento specifico che può richiedere anche un cambiamento globale delle proprie abitudini di vita.
- AA.VV. (2001). 2° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia, della Preadolescenza e dell'Adolescenza, Eurispes - Telefono Azzurro; - Alonso-Fernandez F., Le altre droghe, Edizioni Universitarie Romane, Roma 1999; - D'Amato M., Bambini e Tv, Il Saggiatore, Milano 1997; - Gamberoni G., Ipnosi, Demetra, Firenze 2002; - La Barbera D., «Dipendenze tecnologiche e abusi mediatici: psicopatologia e psicodinamica», in Psichiatria e mass media, CIC, Roma 2002; - Popper K., Dry J., Cattiva maestra televisione, Reset, Milano 1994; - Ricciardi M., «La paura della SARS», in La protezione civile italiana, 2003, nº 4, pagg. 26-28; - Withey S., Abeles R. P., Television and Social Behaviour. Beyond Violence and Children, Lawrence Erlbaun Associates, New Jersey 1980.
Note
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