direttore di uno studio di registrazione sull'aspetto tecnico dei backmasking
a cura di Giuseppe Cosco 1
- Giuseppe Cosco: Quali sono le tecniche usate per inserire messaggi subliminali?
- Lucio Ranieri: «Le tecniche adoperate per la registrazione di messaggi subliminali finora riconosciute sono quattro:
Prima di spiegare le tecniche appena citate, vorrei fare una piccola introduzione, affinché si possa capire meglio la registrazione di tali messaggi. Dobbiamo sapere che un suono è il prodotto di una serie di frequenze, regolari o irregolari. Queste frequenze possono essere alte o basse. L'unità di misura della frequenza si chiama "hertz". Ipotizziamo, per meglio capire, una linea orizzontale dove a sinistra viene indicato un numero zero e a destra un numero 20.000; identifichiamo in questa linea il nostro strumento di misura, quindi, da zero a 20.000 hertz. Questo sarà il nostro spettro audio. Quando viene adoperata la tecnica di registrazione sulle basse frequenze la identificheremo sulla sinistra della nostra linea. Quando invece il messaggio si registrerà sulle frequenze alte la identificheremo sulla parte destra della linea; infine quando la registrazione avverrà sulle frequenze medie (in genere frequenza della voce) la identificheremo sulla parte centrale della linea. Quando il messaggio viene registrato a velocità variabile, potrà andare da destra a sinistra o viceversa della nostra linea.
- Giuseppe Cosco: Come si può definire un messaggio subliminale?
- Lucio Ranieri: «Il messaggio subliminale non è altro che il prodotto di una serie di parole, dette a frequenza variabile e registrate all'interno di una composizione musicale, con una delle tecniche suddette».
- Giuseppe Cosco: Qual è la tecnica più usata?
- Lucio Ranieri: «Quella più riscontrata in diverse composizioni di livello internazionale è la registrazione rovesciata ("backward"). La procedura è la seguente: in genere un gruppo di artisti ha a disposizione un certo numero di tracce audio dove poter registrare la sua musica. L'operazione finale sarà quella di assemblare queste tracce, che daranno vita alla composizione. Una traccia sarà quella contenente il messaggio subliminale, a sua volta registrato al contrario. Ora, la scelta di come fare ascoltare o no questo messaggio può essere: ascolto a volume basso o alto. Ascoltando un brano a volume basso è chiaro che non si avrà nessun disturbo; al contrario, a volume alto si sentirà uno strano suono indecifrabile, appunto il messaggio subliminale».
- Giuseppe Cosco: L'efficacia del messaggio sull'ascoltatore dipende dal volume col quale è ascoltato il disco?
- Lucio Ranieri: «No. L'efficacia del messaggio stesso non viene influenzata da questo tipo di scelta».
- Giuseppe Cosco: E le altre tecniche per inserire dei messaggi nascosti?
- Lucio Ranieri: «Una è quella di registrare il messaggio su una frequenza molto alta, per esempio da 18.000 hertz in su, una frequenza fuori dalla portata di un orecchio umano (tranne rare eccezioni). Allo stesso modo, registrando su una frequenza bassa, il messaggio è facilmente mimetizzabile con, ad esempio, il basso, la chitarra (specialmente se di tipo rock), la cassa della batteria e con quant'altro suoni su questa frequenza. Vorrei a tal proposito spiegare un esperimento da me stesso effettuato: ascoltando un semplice segnale sonoro a circa 32 hertz, con una pressione sonora di circa 105 decibel, ho provato una sensazione di inquietudine, di ansia. Un'altra tecnica di registrazione è la velocità variabile: si effettua una variazione della velocità del messaggio o dell'altezza della frequenza durante il protrarsi di una composizione di tipo ritmico metronomico. Questo tipo di tecnica può assumere, all'interno di una composizione, un carattere ipnotico dato dal variare stesso del messaggio. In questo caso sonoro e non vocale. Per avere un'idea immaginate un suono particolare, variabile come una sirena e facente parte di una musica con un ritmo costante, che martella la testa».
Note
1 Estratto dall'opera Esoterismi del XX secolo: crimini satanici e musica rock, Edizioni Segno, Udine 1996, pagg. 53-55.
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