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di
Don Curzio Nitoglia
1
Premessa
Basandosi sul libro scritto nel 1997
dall'antropologo e storico ebreo David Israel Kertzer intitolato
The Kidnapping of Edgardo Mortara (pubblicato in Italia
nel 1996 da Rizzoli con il titolo Prigioniero del Papa Re),
il rinomato regista americano (anche lui ebreo) Steven Spielberg
avrebbe voluto girare un film dal titolo The Kidnapping of
Edgardo Mortara. Le riprese avrebbero dovuto iniziare a Bologna,
ma il 21 febbraio 2017 il regista cambiò idea, scartando il
capoluogo emiliano.
Sopra: David Israel Kertzer
e il suo
libro del 1996 Prigioniero del Papa Re.
Dopo aver appreso dell'abbandono del progetto da
parte di Spielberg, non in grado di trovare un attore adatto al
ruolo di Edgardo bambino, nel 2020 il regista italiano Marco
Bellocchio iniziò ad interessarsi al progetto.
Basandosi
liberamente sul libro del 1996 Il caso Mortara di
Daniele Scalise, ha realizzato il film Rapito,
presentato in anteprima al Festival di Cannes 2023, e
distribuito nei cinema italiani a partire dal 25 maggio.
Sopra:
Daniele Scalise e
il suo libro Il
caso Mortara.
Dunque, pur
essendo stato redatto nel 2002, lo scritto che presentiamo è ancora
di grande attualità. Il film, come d'altronde buona parte dei libri
o degli articoli scritti sull'argomento da campioni
dell'anticlericalismo, ripropone la solita tesi del plagio e della
violenza psicologica esercitata su un bambino di sette anni,
vittima dell'orrore, della prepotenza e dell'ingiustizia del potere temporale
della Chiesa.
Sopra: la locandina
del film diretto da Bellocchio Rapito, distribuito in Italia
da 01 Distribution.
|
Bellocchio, naturalmente, si guarda bene dal riportare
la testimonianza autobiografica dello stesso bambino che diventato
adulto volle divenire sacerdote cattolico per poi morire novantenne in odore
di santità. In realtà, il regista, che ha definito il suo ateismo
come «un rifiuto della dimensione metafisica», non fa
che riproporre le solite accuse anticattoliche del passato
consapevole anche del fatto che, a differenza dei tempi in cui la
Chiesa non si lasciava diffamare, oggi dall'altra parte del Tevere (in
Vaticano) non si leverà alcuna voce per difendere la memoria
dell'ultimo Papa-Re e l'onore della Chiesa.
Sopra: un'inquadratura del film Rapito
che ritrae il piccolo Edgardo Mortara in braccio a Papa Pio IX.
|
Non dimentichiamo,
d'altronde, che nel 2000, quando Pio IX venne beatificato, la
comunità ebraica mondiale, memore del «caso» Mortara, levò un grido di
sdegno per quel gesto e minacciò di interrompere il dialogo
ecumenico con Roma.
Prologo
Verso la fine del XIX secolo scoppiava il «caso Mortara». Nel
presente articolo non mi dilungherò tanto sul «caso»
2, quanto sulla conversione miracolosa del
bambino ebreo così come ci è stata raccontata da lui stesso
3.
Il caso
Il neonato venne battezzato mentre si trovava in pericolo di morte
dalla bàlia cristiana, ma poi sopravvisse inaspettatamente; la
Chiesa non lo restituì ai genitori. Il giovane divenne in seguito
sacerdote e morì in odore di santità. La patria potestà del genitore
ebreo non venne violata, poiché in caso di conflitto tra i diritti
della Chiesa (di ordine soprannaturale) e quelli pretesi dei
genitori (di ordine naturale), prevalgono quelli superiori.
È una
verità di fede che il battesimo conferito validamente rende il
neonato soggetto alla Chiesa. Se la Chiesa rinunciasse a questo
solo articolo di fede rinuncerebbe a tutta quanta la fede; essa è
indivisibile, e se violata anche su un solo articolo, è
completamente persa.
La Chiesa proibisce di battezzare i figli
dei non cattolici contro la volontà dei genitori, ma una volta
che il Battesimo è stato conferito, essa pur punendo il trasgressore
degli ordini (tranne il caso in cui il neonato fosse in pericolo
di vita, come accadde al Mortara), non può negare la realtà e la
verità di fede: che il bimbo battezzato è un cristiano! Il Codice di
Diritto canonico del 1917, al comma 750, paragrafo 1° insegna che:
«Se prudentemente si prevede che il bambino morirà prima di
raggiungere l'età di ragione, si può lecitamente battezzare il
bambino, anche contro la volontà dei genitori. Se la morte è certa,
lo si deve battezzare, purché lo si possa fare senza grave danno
alla Religione. Se la morte è solo probabile è lecito battezzarlo». |
Sopra: il Codice di Diritto
Canonico
promulgato da Papa Benedetto XV
nel 1917.
Perciò la proibizione di battezzare vale solo per i neonati di
genitori acattolici che non vogliono il Battesimo, e per quelli che
non si trovano in pericolo certo o anche soltanto probabile di
morte. Il battesimo del piccolo Mortara fu non soltanto valido, ma
anche lecito, anzi dovuto, data la gravità della sua malattia che
non lasciava più speranze.
La vita
Secondo quanto dichiarò lo stesso don Pio Edgardo Mortara
(1851-1940), Canonico Regolare Lateranense, al processo per la
beatificazione di Pio IX (1792-1878) 4,
attorno al 1912:
«Nato da genitori israeliti (a Bologna il 21 agosto 1851;
N.d.A.), all'età di circa 17 mesi fui sorpreso da una grave
malattia, neurite, che mi ridusse all'estremo [...].
Accortasi del pericolo, la fantesca, Anna Morisi, cristiana
ed ottima giovane di 16-18 anni (abitante in Persiceto; N.d.R.)
che i miei genitori, malgrado le leggi allora vigenti nello Stato
Pontificio ritenevano al loro servizio 5,
prese la determinazione di amministrarmi il Santo Battesimo. Colto
il momento in cui mia madre mi aveva lasciato solo nella culla, si
avvicinò [...] e mi battezzò [...].
Il fatto fu
mantenuto nel più assoluto segreto dalla Morisi, sorpresa della mia
pronta guarigione. Sei anni dopo, un mio fratellino di nome
Aristide, cadde gravemente ammalato. Sollecitata [...] la
Morisi da una sua amica, a battezzare il bambino in extremis, essa
si ricusò di farlo (il bimbo poi morirà; N.d.A.) allegando
per ragione la mia sopravvivenza al Battesimo, e così fu rivelato il
segreto. Giunta in tal modo la notizia del mio Battesimo a
conoscenza dell'autorità ecclesiastica ordinaria, questa giudicando
che il caso era troppo grave per essere della sua competenza, ne
riferì direttamente alla Curia Romana [...].
Sopra: il piccolo
Edgardo
all'età di sette anni.
Il Santo Padre
per mezzo di una Congregazione Romana, incaricò il Feletti
(Padre domenicano e inquisitore in Bologna; N.d.A.) della mia
separazione dalla famiglia, la quale ebbe luogo, "cum auxilio brachii
secularis", cioè intervenendo i gendarmi dell'Inquisizione (i
gendarmi ovviamente non erano della Santa Inquisizione, ma della
Legione Gendarmi Pontifici di Bologna; N.d.A.) [...] il 24
giugno 1858. Fui condotto dai gendarmi a Roma (a Fossombrone il
fanciullo desiderò, miracolosamente, seguire i carabinieri alla
Messa; N.d.A.) e presentato a Sua Santità Pio IX, il quale mi
accolse con la più grande bontà, e si dichiarò mio padre adottivo,
come di fatto lo fu, finché visse incaricandosi della mia carriera e
assicurando il mio avvenire [...].
Sopra: il piccolo
Edgardo viene prelevato
dai gendarmi dello
Stato pontificio.
Pochi giorni dopo il mio
arrivo a Roma, ricevuta l'istruzione religiosa, mi furono supplite
le cerimonie del Battesimo dal Cardinal Ferretti [...]. Otto
giorni dopo si presentarono i miei genitori all'Istituto dei Neofiti
per iniziare le pratiche onde riavermi in famiglia. Essendo stata
data loro piena facoltà di vedermi e trattenersi con me,
prolungarono la loro residenza in Roma per un mese venendo tutti i
giorni a visitarmi [...]. Adoperarono tutti i mezzi per
riavermi [...].
Ad onta di tutto ciò io non mostrai mai la
più lieve velleità di ritornare in famiglia, del che io stesso
non so rendermi ragione, se non mirando alla forza soprannaturale
della Grazia. A questo proposito citerò un aneddoto, nel quale
si rivela questa potenza della Grazia. Avendo io servito la Messa in
Alatri [...] tornando in sacrestia col Sacerdote,
repentinamente si presentarono i miei genitori sulla porta. Io
invece di gettarmi nelle loro braccia, come sarebbe stato ben
naturale, mi ritrassi sorpreso rifugiandomi sotto la pianeta del
Sacerdote [...].
Sopra: Nostro Signore
appare all'ebreo Saulo sulla via di Damasco rendendolo cieco. Una
volta ricevuto il Santo Battesimo, la Grazia lo trasformerà da
persecutore dei cristiani a San Paolo, l'Apostolo delle genti.
|
Il Sommo Pontefice [...] aveva
l'intenzione di affidarmi ai Padri Gesuiti [...], ma
riflettendovi meglio, per non porgere pretesti alle polemiche
[...] mi collocò nel Collegio di San Pietro in Vincoli [...]
diretto dai Canonici Regolari Lateranensi. (Il Papa) mi
prodigava sempre le più paterne dimostrazioni d'affetto, e [...]
ripeteva spesso che gli ero costato molte pene e lacrime.
Incontrandomi a passeggio mi chiamava e come buon papà si divertiva
con me nascondendomi sotto il suo mantello rosso [...].
Intanto nella stampa [...] di tutto il mondo si manteneva
gran chiasso sul ratto del fanciullo Mortara»
6. |
Accese polemiche sul caso Mortara
Infatti dopo
l'allontanamento del fanciullo da Bologna, la prima reazione la si
ebbe in ambiente liberale, poi del caso si impadronì la stampa. Il
punto di vista cattolico fu difeso da La Civiltà Cattolica,
in una serie di articoli dovuti alla penna del Padre Carlo Maria
Curci s.j. (1810-1891) 7.
Anche il giornalista e scrittore Louis Veuillot (183-1883) e
dom Prosper Guéranger (1805-1875), abate benedettino di
Solesmes, si schierarono a battaglia per difendere Pio IX. Per sei
mesi questa polemica divampò nel mondo intero.
Le Comunità
Israelitiche piemontesi avevano interessato frattanto i Concistori
di Francia ed Inghilterra. Quest'ultima, cui Roma rimproverava
l'educazione coatta in asili anglicani degli orfani dei caduti
cattolici irlandesi in Crimea, aveva chiesto la chiusura dei
collegio ove era stato posto il Mortara. Pio IX capì che occorreva
dare una risposta categorica e autorevole, basata sul principio che
lo spirituale deve preferirsi al temporale e che la Chiesa deve
curare la salvezza dell'anima di un fanciullo diventato cristiano
anche senza il suo diretto intervento.
E i genitori Mortara devono
imputare questo fatto spiacevole e straziante a se stessi, in quanto
avevano preso a loro servizio una domestica cristiana, violando così
le leggi dello Stato Pontificio, in cui abitavano, quando successe
il «caso». Il Papa chiedeva soltanto che nel suo Stato si osservasse
esattamente quello che egli stesso avrebbe osservato in tutti gli
altri e asseriva:
«Si perda ogni cosa piuttosto che togliere a Cristo un'anima
che Egli ha comprato col suo Sangue». |
Il Papa essendosi
persuaso, dopo opportune ricerche fatte fare, della validità del
Battesimo, non poteva permettere che un cristiano venisse educato
nella religione giudaica, nonostante il caso fosse umanamente
straziante! La questione si riaprì in Bologna nel 1859, con la
costituzione del Governo Provvisorio che avrebbe preparato i
plebisciti e l'annessione del marzo 1860. Pio IX era irremovibile
sulla decisione di non restituire il fanciullo a chicchessia.
Il 14
novembre 1859 venne abolito in Romagna il Tribunale della Santa
Inquisizione, i ministri di culto vennero assoggettati alla legge
sarda e venne abolito il Foro ecclesiastico. Padre Pier
Gaetano Feletti o.p. (1797-1881)
fu la prima vittima di
queste disposizioni; egli non si era mosso da Bologna, dal suo
Convento di San Domenico, benché prevedesse quanto stava per
succedergli.
Il suo atteggiamento semper idem fu improntato a
grande dignità, mai giunse a compromesso, ripetendo sempre d'aver
agito in modo conforme a quanto la carica che ricopriva esigeva da
lui. Nella notte tra il 2 e il 3 gennaio 1860 il Direttore Generale
di Polizia Piemontese, cav. Curletti, arrestò il Padre
Feletti. Il domenicano fu condotto alle carceri del Torrone e dopo
due mesi di detenzione ebbe inizio il processo. Fin dal suo primo
interrogatorio rispose che
«i giudizi della Chiesa non vanno soggetti a nessun'altra
autorità a lei inferiore [...] non essendo lecito a
nessuno farsi giudice delle decisioni emanate dalla Sede Apostolica
nella materia di fede e di costumi [...]. La coscienza mi
vieta assolutamente di dare alcuna risposta» 8. |
Fu anche preso di mira
l'Arcivescovo di Bologna, il Cardinale Michele Viale-Prelà
(1798-1860).
Il Padre Feletti fu assolto il 16 aprile 1860; sul
giovane Mortara aveva dichiarato:
«Io non posso fare a meno di manifestare quello che concerne la
misericordia di Dio verso questo fanciullo, e i prodigi della sua
Grazia per mantenerlo buon cristiano. Fin dai primi momenti che
[...] venne annunziato al padre [...] e allo stesso
Edgardo che questi essendo stato battezzato doveva consegnarsi alla
Chiesa cattolica e quindi separarsi dalla famiglia, il suddetto
fanciullo rimase, come impassibile e nel mentre che gli altri suoi
fratelli e sorelle piangevano [...] quieto e tranquillo egli
rimaneva [...].
Il Sommo Pontefice ebbe la benignità di far
chiamare in Roma il padre e la madre del fanciullo [...]
affinché si accertassero della volontà del loro figlio Edgardo di
rimanere nella Religione Cristiana [...]. I genitori
[...] ebbero il permesso di parlare col figlio assieme col
rabbino di Roma, i quali si adoperarono [...] di persuadere
il ragazzo di ritornare tra loro. Ma egli solo, creatura di nove
anni circa, seppe schermirsi dalle tentazioni del padre, della madre
e del rabbino rispondendo loro che egli era cristiano, e
voleva vivere e morire da cristiano, che anzi avrebbe pregato
Iddio per la loro conversione» 9.
|
Ma la polemica non si calmò.
Camillo Benso, conte di
Cavour (1810-1861), nell'ottobre 1860 assicurava L'Alliance
Israelite Universelle che il governo sabaudo avrebbe fatto il
possibile affinché il bimbo fosse reso alla sua famiglia.
Intervennero anche i
Rothschild:
«I Mortara
[...] attendevano ansiosamente che la famiglia Rothschild
intercedesse per loro» 10. |
Sopra: il logo dei Rothschild.
Circa tre settimane dopo il prelievo di
Edgardo, nel luglio 1858, James Mayer de Rothschild
(1792-1868) scrisse da Parigi al Segretario dì Stato Cardinale
Giacomo Antonelli (1806-1876), per sollecitare il rilascio di
Edgardo. Un mese dopo, nell'agosto del 1858, fu la volta del ramo
inglese della famiglia; Lionel de Rothischild (1808-1879), il
primo ebreo entrato nel Parlamento britannico, scrisse anche lui al
Cardinale Antonelli. Il Cardinale rispose, con prudenza e pacatezza,
che «se la voce della natura è potente, lo sono ancor più i
doveri di religione».
Frattanto,
«comitati ebraici in tutto
l'Occidente organizzavano proteste e raccoglievano fondi, e un
sempre crescente numero di governi stranieri esprimevano la loro
disapprovazione, il Papa non cedeva. Per Pio IX era una questione di
principio» 11. |
Agli occhi dì Papa Mastai ciò che gli si
chiedeva era l'anima di un bambino battezzato e lui non poteva
concederla. Anche la Comunità israelitica di Roma cercò di far
pressioni sul Papa: Sabatino Scazzocchio, segretario
dell'Università israelitica romana assieme ad alcuni rappresentanti
della Comunità, si recarono il 2 febbraio 1859 da Pio IX, ma il Papa
era assai fermo e pronto a non cedere, anzi a passare all'attacco,
infatti, scrive il Kertzer,
«il Papa si stava scaldando
e la sua collera esplose contro Scazzocchio, che rappresentava ai
suoi occhi il culmine dell'irriverenza, l'ebreo che cercava di
costringere il Papa ad agire secondo i suoi desideri [...].
Giacobbe Tagliacozzo, uno dei capi dell'Università
israelitica [...] si rivolse al Papa [...] trascinato
dalla foga [...] alzò il tono della voce. Il Papa lo
interruppe: "Abbassate la voce, dimenticate davanti a chi
state"? L'altro chiese subito perdono» 12. |
Sopra: S. S. Papa Pio IX
l'ultimo Papa Re.
Là ove avevano fallito gli ebrei romani, cercò
di riuscire Sir Moses Montefiore (1784-1885),
un ebreo britannico di origine livornese, che in Inghilterra era
stato creato baronetto.
«All'epoca della cattura di
Edgardo, Sir Moses aveva oramai maturato la fama di essere l'ultima
risorsa alla quale potevano ricorrere gli ebrei perseguitati di
tutto il mondo [...]. Ebreo osservante [...]
Montefiore faceva parte dell'élite della [...] comunità
ebraica britannica, una rete di famiglie legate da vincoli di
matrimonio che controllavano importanti banche e imprese
commerciali. La sorella di sua moglie, ad esempio, aveva sposato
Nathan Mayer Rothschild e Lionel de Rothschild era suo
nipote.
Con la sua ricchezza, le sue aderenze, le sue capacità, i
suoi legami di parentela, egli rappresentava un esempio di spicco
dell'ascesa degli ebrei nei palazzi del potere [...].
L'evento che diede inizio ai viaggi filantropici di Montefiore
[...] avvenne nel 1840 [...] il 5 febbraio di quell'anno,
fra' Tommaso, un cappuccino di origini italiane,
scomparve [in Damasco] insieme al suo servo [...].
Quando fra' Tommaso scomparve, i suoi confratelli diffusero la voce
secondo cui lui e il suo servo erano stati rapiti dagli ebrei, che
volevano cavare loro il sangue da usare per preparare la "matzah",
il pane della Pasqua [...]. Le case degli ebrei vennero messe
a soqquadro per trovare prove [...] finché in una fogna del
quartiere ebraico, si trovarono ossa sospette. Le ossa furono
considerate i resti dello sventurato frate [...]. Alla fine
di aprile (1840), dieci (ebrei) erano stati giudicati
colpevoli di omicidio e attendevano l'esecuzione [...].
Sopra:
il frate cappuccino
Tomaso da Sardegna e il suo servitore Ibrahim Amarath, uccisi
ritualmente da ebrei nel 1840. A fianco, la lapide tombale.
|
Sir
Moses [...] partì il 7 luglio [...]. Montefiore chiese
che gli fosse accordato il permesso di andare a Damasco per iniziare
un'inchiesta e reclamò il rilascio immediato degli ebrei detenuti
nella prigione siriana. Tre settimane dopo [...] fu raggiunto
un accordo. Gli ebrei sarebbero stati scarcerati [...] e il
pascià avrebbe condannato i falsi racconti sugli omicidi rituali
perpetrati dagli ebrei [...]. Per Montefiore fu una grande
vittoria e per gli ebrei in Europa e negli Stati Uniti [...]
quel successo segnò l'atto di nascita di un nuovo campione della
loro causa, il baronetto ebreo» 13. |
Nel 1858, Moses Montefiore ricevette la
richiesta di aiuto da parte degli ebrei piemontesi per ottenere il
rilascio di Edgardo Mortara. Sir Montefiore giunse a Roma il
5 aprile 1859. Incontrò il Cardinale Antonelli il quale gli disse
che le leggi della Chiesa impedivano di restituire un bambino
battezzato a dei genitori infedeli, però, raggiunta la maggiore età,
verso i diciotto anni, Edgardo sarebbe stato libero di fare come
preferiva.
«Avvilito,
Montefiore tornò al suo alloggio e spedì a Londra un
telegramma che riferiva le scoraggianti notizie»
14. |
La vita del Mortara nella sua autobiografia
«La Comunità Israelitica di Alessandria in
Piemonte, fece appello a tutte le sinagoghe del mondo e organizzò
una vera campagna contro il Papa e contro la Chiesa [...],
interpellando le potenze e supplicandole di intervenire e protestare
diplomaticamente. Di fatto furono inviate proteste; insomma per
quasi sei mesi durò questa polemica violenta [...] nella
quale si davano convegno tutti i nemici del Papato e della Chiesa
romana [...]. Pio IX, come diceva egli stesso in mezzo a
quella furiosa tempesta, ad esempio del Divin Redentore
tranquillamente dormiva: "ipse vero dormiebat".
Gesù dorme durante la
tempesta (Mt 8, 24).
L'11 marzo 1868
[...], trovandomi a San Gregorio in Monte Celio [...] si
annunziò la visita di Sua Santità. Mi prostrai [...] sulla soglia
della Basilica, e al passaggio del Santo Padre, volendo baciare il
piede, con giovanile precipitazione con la fronte detti di cozzo nel
suo ginocchio con tal forza, che il Sa Padre perdette l'equilibrio,
e fu sul punto di cadere [...]. Sul momento il Papa si contentò di
fissare l'occhio su di me. Arrivato poi nel cosiddetto triclinio,
[...] mi interpellò soavemente: "Ma che hai fatto oggi? Sarebbe
bella che si andasse in giro dicendo che Mortara ha voluto ammazzare
il Papa"...». |
La paterna sollecitudine del Santo Padre si palesò
soprattutto ad occasione degli sconvolgimenti politici del 1870.
«Dopo l'entrata delle truppe piemontesi in Roma, in quei giorni
d'anarchia [...] la ciurmaglia che la polizia era incapace di
raffrenare, dopo aver strappato a viva forza dal Collegio degli
Scolopi il neofito Cohen (l'Ermanno Cohen volle poi rientrare in Convento dai
Padri Carmelitani, dove nel 1887 si fece sacerdote e morì nel 1939,
un anno prima del Mortara; N.d.A.) 15, si dirigeva a San Pietro in
Vincoli per rapire anche me [...].
Pio IX informato della mia evasione,
disse queste precise parole: "Ringraziamo il Signore che il Mortara
è partito".
La benedizione di Pio IX mi accompagnò dappertutto. Anzitutto mi
ottenne la forza [...] per non cedere alle ingiunzioni e minacce delle
autorità liberali che volevano costringermi [...] a tornare in
famiglia. (Dopo aver lasciato Roma: N.d.A.) proseguii fino a
Bressanone (Tirolo Austriaco), ove trovai la più calorosa ospitalità
presso i confratelli della Canonica di Nova Cella.
Si vorrà sapere quali furono i miei rapporti con i miei genitori
dopo la loro partenza da Alatri. Io non ebbi più notizie di loro.
Scrissi più volte delle lettere parenetiche, trattando di religione
e adoperandomi di convincerli della verità della fede cattolica
[...]. Tali lettere restavano senza risposta.
La paterna affezione di Pio IX a mio riguardo fu inalterabile fino
alla morte. Egli dopo la soppressione delle Case Religiose, mi
raccomandò al santo Vescovo di Poitiers, Mons. Pie
[...] (che più tardi divenne Cardinale; N.d.R.).
Soffrendo
di debolezza di nervi a motivo di un eccesso di lavoro, fui
costretto di smettere ogni sorta di applicazione e di dedicarmi ad
esercizi manuali. Nel fausto giorno della mia prima Messa mi onorò
di una lettera firmata da lui [...]. Io non rividi più Pio IX. Dal 1870,
più volte nel ritornare nell'eterna Città mi sono recato nel Campo
Verano e profondamente commosso mi sono prostrato sulla sua tomba
[...]. Egli, nel suo epitaffio, invitava i fedeli a pregare per lui:
"Orate pro eo". Io confesso che, quante volte ho letto quelle parole,
altrettanto dissi nel mio cuore: "Sante Pie, ora pro me"»
16. |
In seguito, il Mortara rimase per due anni a Nova Cella presso
Bressanone, dai Canonici Regolari Lateranensi, sotto il falso nome
di Pie Pillon; il 2 agosto 1872 passò in Francia nella nuova
fondazione di Beauchesne ove ricevette gli ordini religiosi:
suddiaconato il 1° settembre, diaconato il 28 ottobre 1873,
sacerdozio il 20 dicembre.
Sopra: Edgardo
Mortara,
sacerdote cattolico.
La deposizione del Mortara termina con il
1878 (anno della morte di Pio IX); ma da vari altri suoi scritti è
possibile ricostruire il seguito della sua vita:
«Da sacerdote egli si distinse non soltanto
per zelo, pietà e coerenza di vita, ma altresì per le eccezionali
doti di predicatore poliglotta e per la cultura biblica. Capace di
predicare in nove lingue, don Pio Mortara tenne il suo primo
discorso, il 25 novembre 1874 nella Cattedrale di Poitiers per il
giubileo episcopale di Mons. Pie [...]. Nel frattempo
essendogli morto il padre, don Pio rivide sua madre a Perpignan e
poi a Parigi, pregandola perché si convertisse e ritirasse in un
convento [...] (ma invano; N.d.A.).
Sopra: don Edgardo
Mortara
incontra la madre.
Altri dolori lo avevano
colpito in quegli anni: la morte di Pio IX e del Cardinal Pie
[...]. Infine una nuova malattia che lo portò a due passi dalla
morte, dalla quale uscì, egli afferma, miracolosamente guarito, dopo
la visita di don Bosco e un'invocazione a Pio IX. Il 19 agosto 1878,
partiva per l'Italia, da dove raggiunse la Spagna fino al 1888
[...]. Nel 1894 sbarcò in America [...]. Nel 1899 è a
Cracovia, quindi in Oriente [...]. Il 13 novembre 1906 aveva
fissato la sua residenza all'Abbazia di Bouhay (da cui si recò due
volte in Italia nel 1908 e 1912), dove celebrò il 50° e 60°
anniversario della sua ordinazione sacerdotale.
Sopra: una delle
ultime fotografie
di don Pio Edgardo
Mortara.
In tale circostanza
ricevette la benedizione di Pio XI. Non poté esaudirsi il suo ultimo
desiderio, quello di morire in Italia [...]. La guerra impedì
la realizzazione del progetto e, quasi novantenne, don Pio Mortara
cristianamente spirava l'11 marzo 1940 nell'Abbazia di Bouhay in
Belgio (l'Abbazia è stata venduta recentemente e il corpo del
Mortara riposa nel cimitero di Bressaux Liege, nella tomba dei
Canonici Regolari Lateranensi; N.d.A.)» 17. |
Note
1
Estratto (pagg. 1-8)
dall'opera Dalla Sinagoga alla Chiesa (Centro Librario
Sodalitium, Verrua Savoia, 2002). Il grassetto è nostro.
2
Cfr. Deutch, Mortara
case («Il caso Mortara»), in The Jewish Encyclopedia, vol. IX,
New York-Londra, Funk and Wagnalls Comp., 1905, pagg. 35-36;
Shmidt, Mortara, in
Lexicon für Theologie and Kirche, VII, Freiburg in Breisgau,
1935, pag. 33; A. Navarotto,
L'affare Mortara nell'incubazione della guerra
austro-franco-italiana, Vita e Pensiero, n. s. XXVI (1940), pag.
269-273; S. Furlani,
voce «Mortara», in
Enciclopedia Cattolica, vol. VIII, pag. 1427.
3
Cfr. P. M. Mortara
C.R.L., Une page de ma vie dédiée aux personnes pieuses («Una
pagina della mia vita dedicata alle persone pie»), Strasburgo, 1893;
G. L. Masetti Zannini,
«Nuovi documenti sul "caso Mortara"», in Rivista di storia
della Chiesa in Italia, 1959, pagg. 239-259;
Don P. E.
Mortara, El niño
Mortara y Pio nono. Narraciòn autografa, sine loco et data («Il
piccolo Mortara e Pio IX. Narrazione autografa, senza luogo e
data»); V. Messori,
Le cose della vita, San Paolo, Milano 1995, pagg. 322-326.
4
Cfr. S. R. C. Summaries super introductionem Causæ
Beatificationis et Canonizationis Servus Dei Pii IX Summi Pontificis,
Roma, 1954, pagg. 511-523.
5
Cfr. N. L. Ferraris,
Bibliotheca canonica juridica moralis theologica, nº 69, tomo
IV, Venetiis 1772, pag. 294: «Inquisitores libere procedere
possunt contra judeos si nutrices christianas retinuerint»
(Nicola IV).
6
Cfr. Deposizione di don Pio Edgardo Mortara C.R.L. al processo
per la beatificazione e canonizzazione del S. D. Pio IX, Roma
1954, pagg. 511-516.
7
Vedi, ad esempio, «Il piccolo neofito Edgardo Mortara», in
La Civiltà Cattolica, IX, serie III, vol. XII, 1858, pag. 387.
8
Cfr. Atti Processo... foglio 22, in F.
Jussi, Studi e
ricordi del foro criminale, Bologna, 1884, pagg. 282.
9
Cfr. Archivio di Stato di Bologna, Atti del processo... fogli
36-41.
10
Cfr. D. I. Kertzer,
Prigioniero del Papa Re, Rizzoli, Milano 1996, pag. 133.
11
Ibid., pagg., 134-135.
12
Ibid., pagg. 233-234.
13
Ibid., pagg. 242-243.
14
Ibid., pag. 249.
15
Cfr. F. Ceccarelli,
«1870: la riconsegna del giovinetto Coen alla famiglia», in
L'Urbe, XII, 1949, n° 5.
16
Cfr. Deposizione di don Pio Edgardo Mortara C.R.L. al processo
per la beatificazione e canonizzazione del S. D. Pio IX, pagg.
516-523.
17
Cfr. G. L. Masetti Zannini,
op. cit., pagg. 258-259.