titolo i grandi temi dello gnosticismo

di Jean Vaquié 1

 

postato: 15 giugno 2015

 

simboli dell'occulto

 

Prefazione

 

Per quanto possa apparire paradossale, le ultime generazioni, pur professando l'indifferentismo in materia di religione, manifestano un crescente interesse per le scienze occulte e per l'esoterismo in generale. Le ragioni di questa apparente contraddizione sono molteplici e vanno innanzitutto ricercate nel progressivo rifiuto della religiosità ufficiale in favore di una vaga spiritualità del tipo «faida-te», che ha nel New Age la sua espressione più cristallina.

 

Ma oltre al suddetto motivo di natura socio-religiosa e alla crisi dottrinale in cui si dibattono le confessioni ufficiali (vedi soprattutto il cattolicesimo romano), tale diffusione è stata senza dubbio incoraggiata e sostenuta dalla pubblicazione di una vera e propria marea montante di libri e riviste dedicati all'occulto, che ha invaso le librerie di tutto l'Occidente. I temi trattati da questa ondata di testi occultisti sono tra i più svariati e ce n'è per tutti i gusti: si va dalle idee portanti delle filosofie orientali (Teosofia, tantrismo, reincarnazione, illuminazione, ecc...), alle tecniche di rilassamento derivanti da tali filosofie (yoga, Zen, reiki, qi gong, meditazione trascendentale, ecc...).

 

yoga

 

C'è chi invece al fascino esotico dell'Oriente preferisce lo spiritismo nostrano nella sua variante acquariana (il channeling), dove però le anime dei trapassati sono state sostituite da entità aliene o da misteriosi spiriti-guida provenienti da dimensioni parallele alla nostra. C'è infine chi si lancia a capofitto nella lettura di manuali di magia (bianca o nera, non cambia un gran che...), nei Tarocchi, nella Kabbalah, nella lettura del pendolino, nei cristalli, ecc...

 

Non mancano poi i lettori di un altro genere di opere che ha riscosso ultimamente un certo successo: parliamo di quel filone che va sotto il nome di cristianesimo esoterico, di quei volumi cioè che, oltre a riproporre concetti estranei alla Tradizione cristiana (trasmigrazione delle anime, emanatismo, immanentismo, panteismo, ecc...), sostengono l'esistenza di un insegnamento segreto che Cristo avrebbe confidato solamente a pochi iniziati e che sarebbe stato conservato e tramandato nei secoli all'interno di piccole cerchie iniziatiche.

 

Ed ecco spuntare come dal nulla opere dai titoli più variegati che parlano di un «Gesù proibito», di un «Gesù segreto» o di un enigmatico «quinto vangelo di Tommaso» spuntato miracolosamente dalle sabbie del deserto, libri che pretendono di svelarci la vera essenza del messaggio cristiano, non più in una veste universale, ma per pochi eletti.

 

insegnamento segreto di cristo

Sopra: alcuni esempi (tra i tanti) di libri che pretendono di rivelare un supposto insegnamento «segreto» di Cristo.

 

Naturalmente, il Cristo che questi autori presentano non è più la seconda Persona della SS.ma Trinità, il Figlio unigenito di Dio, il Verbo incarnato e morto per la salvezza degli uomini, ma una sorta di Esseno ispirato, un Maestro cosmico illuminato che trasmette la «Conoscenza», un Gesù che prima di inaugurare la sua vita pubblica avrebbe viaggiato nel Tibet e nel Nepal, un nuovo Gesù insomma, diverso da quello che ci presentano i Vangeli e la Chiesa. Lungi dall'essere «nuovo», questo Gesù è vecchio almeno di diciassette secoli!

 

È il Gesù adulterato degli antichi gnostici degli albori dell'era cristiana e di tutti i nemici occulti della Chiesa, che non riuscendo a soffocarne la luce tentano di alterarne l'aspetto e la dottrina presentandolo falsamente come un mago e un seduttore, come un iniziato e un iniziatore; a dirla in breve, cercano di farne uno di loro. E a giudicare dall'elevato numero di copie vendute sembrerebbe che la manovra sia in parte riuscita.

 

Accanto a queste opere, che si situano in aperta contrapposizione con l'insegnamento della Chiesa, esiste un altro filone di libri, il cui contenuto sembrerebbe in perfetta armonia con la più ferrea ortodossia cattolica. Alludiamo alle numerose opere che affrontano temi come il Santo Graal, l'Ordine dei Cavalieri Templari, gli Angeli custodi, le presunte affinità tra il cristianesimo e l'islam (in cui spesso traspare una malcelata simpatia per quest'ultimo), la «Tradizione Primordiale» o l'«unità trascendente di tutte le religioni».

 

A differenza dei primi, questi autori usano un linguaggio più mellifluo e sfumato, che non conosce gli accenti polemici dell'anticlericalismo, ma che sa presentare il medesimo concetto (un cristianesimo iniziatico svincolato dalla Chiesa gerarchica) in un'accattivante ed elegante cornice in cui, accanto ad elementi genuinamente cattolici, fanno la loro silenziosa entrata in scena nozioni eterodosse, già più volte condannate e proscritte dal Magistero ecclesiastico.

 

unità trascendente di tutte le religioni

Sopra: stampe massoniche che mostrano l'unità trascendente di tutte le religioni.

Non dimentichiamo mai che la Massoneria è figlia della Gnosi.

 

Grazie a questa sua grande capacità di cambiare aspetto e di insinuare gravi errori dottrinali dietro l'affascinante manto della poetica o del falso misticismo, questo genere letterario ha sedotto e inquinato menti illustri, divenute a loro volta portatrici (a volte inconsapevoli, a volte invece coscienti) di questo virus dell'anima. Questo opuscolo di Jean Vaquié (1911-1992) ha il notevole pregio di smascherare questi untori spirituali, fornendo gli strumenti necessari per separare la verità cattolica dalla sua contraffazione satanica.

 

I principali temi gnostici

 

serpente gnosticoCominceremo la nostra esposizione con una constatazione che è alla portata di tutti: l'attuale, e relativamente recente, abbondanza di letteratura detta un tempo «occultista» e alla quale si dà oggi indifferentemente il nome di «esoterica» o «gnostica». Tale copiosità, che ha raggiunto enormi proporzioni, suppone una grande quantità di scrittori gnostici per alimentarla, ma anche una considerevole clientela di lettori che se ne nutrono. Si può parlare di un fenomeno culturale di cui è normale non solo occuparsi, ma anche preoccuparsi. «Esoterismo» è il nuovo nome che si dà all'occultismo. Le due parole sono costruite sullo stesso modello: «esoterico» viene da un radicale greco, che significa «interiore» e «occulto», ed è derivato da un verbo latino che vuol dire «nascondere». Le scienze occulte o esoteriche sono scienze riservate per principio ai soli iniziati. Il movimento di pensiero, di cui questa abbondante letteratura è l'emanazione, si qualifica da sé stesso semplicemente come neo-gnostico o anche come gnostico, rivelando così di adoperarsi per la rinascita moderna della cosiddetta «Gnosi storica», l'eresia che ha avvelenato i primi tre secoli della nostra Era. Nelle pagine che seguono, vorremmo definire i principali temi filosofici e religiosi che vengono propinati, con un'incredibile loquacità, dalla letteratura occultista, esoterica e gnostica contemporanea. Questi grandi temi vengono espressi dagli autori con una sapiente confusione. Li semplificheremo il più possibile perché vogliamo unicamente segnalarli all'attenzione dei lettori. Non abbiamo l'ambizione di dare una risposta esauriente e definitiva alle problematiche che andiamo a sollevare.

 

Si tratta solamente di schemi raccolti in un unico promemoria. Inoltre, in questo lavoro non citeremo - tranne che in alcuni casi - nessuna fonte. Desideriamo unicamente facilitare l'identificazione dei grandi temi gnostici nei documenti che la vita moderna ci mette sotto gli occhi.

 

Cenni sulla Gnosi storica

 

Fin dal I secolo, la Chiesa si è trovata a dover confrontarsi con due avversari di diverso tipo: il paganesimo e la Gnosi. Per la Chiesa, il paganesimo rappresentava il nemico dichiarato da cui si era separata mediante una linea da demarcazione netta e sensibile. I cristiani si rifiutavano di sacrificare agli idoli in quanto dietro ad ogni simulacro risiede e opera un demonio. San Paolo, l'Apostolo dei Gentili, vale a dire delle nazioni pagane, aveva vietato ogni rapporto spirituale con i pagani precisamente per questa ragione:

 

«Che dico io dunque? Che l'immolato agli idoli è qualche cosa? O che qualche cosa sia l'idolo? No, ma quel che sacrificano i gentili, lo immolano ai demoni non a Dio. Non voglio che voi abbiate comunione coi demoni; non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni, non potete partecipare alla mensa del Signore e a quella dei demoni» (1 Cor 10, 20-21).

 

sacrificio di naimali nell'antica grecia

Sopra: sacrificio pagano nell'antica Grecia.

 

L'incompatibilità delle due religioni, la cristiana e la pagana, era ben definita e riconosciuta da entrambe le parti. Essa finì in una guerra aperta. I
cristiani rifiutavano di offrire onori divini agli idoli e i pagani tentavano di estirpare la nuova religione mediante la persecuzione. Gli gnostici, invece, agivano in modo del tutto diverso. Essi non rigettavano assolutamente il cristianesimo, di cui ammettevano certi apporti originali, ma pretendevano di mescolare questi nuovi apporti con il vecchio politeismo e con la filosofia dei pagani, per realizzare una religione sincretista.

 

La sintesi che essi elaborarono presentava certamente delle varianti in quanto ogni scuola gnostica raccomandava vivamente di prendere in prestito dal cristianesimo elementi più o meno importanti. Ciò che variava, da una scuola all'altra, era la composizione della mescolanza. Ma il principio della sintesi pagano-cristiano restò la caratteristica comune di tutte le scuole gnostiche dei primi tre secoli. Con queste premesse, la guerra tra la Gnosi e la Chiesa fu inevitabile poiché quest'ultima volle preservare la purezza della sua dottrina e respingere ogni idea di compromesso.

 

Tuttavia, la guerra che gli gnostici vollero intraprendere contro la Chiesa non fu di natura fisica, ma dottrinale; tra i due schieramenti non si frappose la frontiera visibile degli idoli. La Gnosi fomentò contro la Chiesa una folla di eresie; essa è la madre di tutte le eresie. Questa prima Gnosi, detta «storica», è totalmente scomparsa, lasciando solamente alcune tracce bibliografiche che dovettero aspettare il periodo dell'Umanesimo per essere riesumate e rianimate.

 

pistis sophia

 

La Gnosi moderna

 

La Gnosi moderna opera esattamente come l'antica. Essa non combatte apertamente la Chiesa; non desidera la sua abolizione, ma vuolebene-male semplicemente che le sia subordinata. Essa lavora ad una sintesi del cristianesimo e di tutte le altre confessioni, anche le più lontane, per realizzare una religione universale.

 

Come un tempo, oggi gli gnostici (o neo-gnostici) elaborano diverse varianti della Gnosi a seconda del rapporto tra gli elementi che entrano nella costituzione della sintesi; alcuni, per esempio, aumentano gli apporti dall'induismo; altri quelli dall'islam; altri quelli dalla Kabbalah ebraica. Altri ancora insegnano, con eleganza e autorità, una Gnosi estremamente vicina al cristianesimo, al punto tale che possono presentarla, con una certa verosimiglianza, come compatibile col cattolicesimo più tradizionale.

 

Gli elementi gnostici che essi veicolano sono talmente annegati nella terminologia cristiana e i loro spigoli così finemente smussati che la loro eterogeneità è molto difficile da percepire. E tuttavia questi elementi gnostici figurano nella mescolanza e non possono mancare di produrre quei frutti che producono sempre gli errori dottrinali.

 

Questi dottrinari, per metà cristiani e per metà gnostici, danno essi stessi alla loro impresa il nome di «esoterismo cristiano». Il nostro lavoro consisterà dunque nel proiettare su questi corpi estranei gnostici la luce della fede per identificarli, isolarli e definirli come tali; ciò per evitare ai cattolici sinceri di lasciarsi ingannare.

 

Le definizioni della Gnosi

 

La Gnosi (dal greco «gnôsis», ossia «conoscenza») non viene descritta nello stesso modo sia dai suoi amici che dai suoi nemici. Gli esotero-occultisti gli danno tradizionalmente la doppia definizione di «Scienza» e di «Conoscenza». La Gnosi, ci dicono essi, è una scienza. Essa è la scienza delle cose divine. È una speculazione dell'intelligenza che associa la teologia e la metafisica, e che tende a spiegare i misteri divini. Lo gnostico non contempla i misteri, ma ha l'ambizione di chiarirli e di illustrarli.

 

serpente della conoscenzaÈ in ciò che egli è uno «scienziato» («gnostico» vuole appunto dire «scienziato»). Ma allora le spiegazioni che essa fornisce, in un simile campo, sono quelle della semplice ragione umana! In quanto scienza, la Gnosi pratica un vero e proprio razionalismo religioso. Ma la Gnosi, ci dicono, è anche una conoscenza intuitiva delle cose divine. Lo gnostico intrattiene dei contatti personali e sperimentali con la divinità, o con ciò che egli crede di essere la divinità. In ultima analisi, la Gnosi è una scienza mistica. Lo gnostico parla come un uomo che ha delle rivelazioni. Ma diciamo subito che si tratta di una mistica che non sa «discernere gli spiriti» e, di conseguenza, che confonde le ispirazioni demoniache con quelle divine. A noi che siamo suoi nemici (in quanto constatiamo il sottile avvelenamento del cattolicesimo al quale essa si dedica), questa stessa Gnosi appare sotto un altro aspetto, e perciò la definiamo come la teologia della religione universale che le congreghe iniziatiche mettono progressivamente in opera. Più precisamente, per un cristiano, la Gnosi appare come un cristianesimo rovesciato in cui Lucifero prende il posto di Nostro Signore Gesù Cristo. Si può sperare di estirpare totalmente la Gnosi? Certamente no. Essa è come il loglio nel campo. Nessuno potrà mai impedire che ad ogni generazione un certo numero di spiriti falsi si costruisca la propria religione a forza di letture eteroclite e di compagnie solforose. Si tratta di un fenomeno di religiosità che è inerente alla natura decaduta e che terminerà solamente con essa. Per la generazione ventura c'è un'appassionante avventura da vivere: l'avventura dell'ortodossia cattolica. Bisogna che essa trionfi.

 

Per far ciò, occorre spiegarla mostrando al tempo stesso la sua logica soprannaturale e il suo maestoso mistero. Avventura appassionante per due ragioni: innanzitutto perché la battaglia sarà rude, il che è già un'attrattiva per gli spiriti pugnaci; e poi perché la vittoria è certa a causa dell'incomparabile solidità del dogma. È proprio della verità il trionfare. «Abbiate fiducia, io ho vinto mondo», ha detto Gesù (Gv 16, 33). «Io sono la Via, la Verità e la Vita» (Gv 14, 6).

 

Essoterismo ed esoterismo

 

Sotto l'impulso degli scrittori neo-gnostici, vediamo apparire dovunque le due nozioni gemellate di essoterismo e di esoterismo. Questi scrittori pretendono di distinguere, in tutte le religioni, due livelli di dottrine e di pratiche, tutto sommato due religioni sovrapposte:

  • Il livello superficiale e visibile è chiamato essoterico. È quello del popolo, il quale è molto sommariamente istruito sulle cose della religione. L'essoterismo è la forma pubblica e ufficiale della religione; con le sue formulazioni dogmatiche, le sue pratiche liturgiche, le suoi circoscrizioni territoriali, la sua disciplina, ecc...

  • Il livello sottostante, che è riservato ai soli iniziati, è chiamato esoterico. È quello delle spiegazioni più sottili che non sarebbero comprese dal grande pubblico, ma che forniscono una comprensione più approfondita e meno formalista ad un'élite religiosa più universale delle istituzioni ufficiali.

Il livello esoterico formerebbe l'infrastruttura tradizionale di ogni religione, annettendola così, a sua insaputa, alla cosiddetta «Tradizione Primordiale». Tale è la distinzione attualmente ammessa da tutte le scuole gnostiche, ed è ovunque precisato con forza che essa si applica anche alla religione cristiana che avrebbe così la stessa infrastruttura esoterica di tutte le altre religioni. Esaminiamo ora quale sia la fondatezza di questa doppia nozione.

 

gesù cristo insegna pubblicamenteLa distinzione tra gli insegnamenti esoterici e l'insegnamento essoterico è reale solamente nelle religioni che si ricollegano ai misteri dell'Abisso, che sono dei misteri di tenebre e che hanno di conseguenza bisogno di una zona d'ombra per perpetuarsi. Queste religioni comportano infatti un piano inferiore, che deve restare occulto e riservato e che appartiene ai soli iniziati, agli «illuminati» che hanno accettato un'affiliazione a questi misteri dell'Abisso. C'è un esoterismo islamico, come c'è un esoterismo nelle religioni iraniane e orientali. Ed è così perché queste religioni sono alimentate da una mistica di ordine luciferino. Ma la distinzione di questi due livelli non si applica alla religione cristiana, in quanto essa si ricollega ai misteri del Piano superiore, che sono dei misteri di luce: «Io ho parlato apertamente al mondo, ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove s'adunano tutti i giudei, e non ho detto nulla in segreto» (Gv 18, 20); «Quello che io vi dico nelle tenebre, ditelo alla luce del sole; e ciò che vi è stato detto in un orecchio, predicatelo dai tetti» (Mt 10, 27). La luce che Gesù Cristo ha portato non dev'essere nascosta, ma posta sul candelabro per illuminare tutta la casa. La Chiesa cattolica non ha un insegnamento segreto. I Sacramenti iniziano ai misteri del Piano superiore; non sono pratiche di occultismo; li si amministra pubblicamente.

 

Quando vediamo uno scrittore riferirsi alla coppia «esoterismo-essoterismo» e farne la base delle proprie esposizioni, possiamo già solidamente presumere che egli appartenga alla corrente della Gnosi moderna. Una tale posizione gli permette di esporre le verità cristiane in termini nebulosi, ambigui e bizzarri con il pretesto di dar loro una formulazione meno rigida, meno contingente e meno «dogmatica». Tra queste ambiguità e bizzarrie, egli introdurrà alcuni concetti gnostici come quelli che stiamo per passare rapidamente in rassegna. Diffidiamo dunque di quelli che parlano di «esoterismo cristiano».

 

L'Hyperthéos

 

divinità gnosticaGli autori neo-gnostici, anche quelli che amano farsi passare per cattolici di sicura ortodossia, parlano di «Principio supremo». Lo descrivono come la Super-Divinità. Alcuni gli hanno dato anche l'appellativo di «Hyperthéos», collocandolo al di sopra dell'esistenza. Secondo loro, esso non appartiene al campo dell'essenza poiché lo credono «sovra-essenziale». Questo «Principio Supremo» è totalmente indifferenziato, vale a dire che non comporta nessuna determinazione.

 

Esso è superiore e anteriore alle ipostasi, ossia alla distinzione delle Persone divine. Esso è la Virtualità universale che contiene tutti i possibili, quelli che si sono manifestati e quelli che non si sono manifestati, e trascende il bene e il male. In lui, il bene e il male si equilibrano. È più che evidente che questa concezione della divinità suprema non corrisponda affatto al Dio della religione cristiana. Il Dio che si è rivelato è anch'Egli al tempo stesso un Dio esistente e infinito.

 

È un Dio esistente poiché ha detto: «Ego sum qui sum» («Io sono colui che è»; Es 3, 14). E questo medesimo Dio, realmente esistente, è anche infinito, assoluto e onnipotente. Non ci sono due déi, uno infinito e l'altro esistente. Egli è un unico Dio. Ed è proprio qui che risiede il mistero. I neo-gnostici, seguendo l'esoterista francese René Guénon (1886-1951) sulla via del «Principio Supremo», rigettano l'unità divina al disopra e al di fuori della Trinità, che diventa quindi un tipo di hypo-théos, un sotto-Dio, forse creatore, ma secondario e relativo («differenziato», come essi dicono), subordinato in ogni caso all'assoluto del «Principio Supremo» e alla sua logica.

 

Tutto l'opposto di ciò che insegna la fede cattolica. L'unità e l'immensità di Dio non devono essere separate dalla Sua Trinità; esse non devono essere ritenute come più essenziali della Sua Trinità. Citiamo, a nostro sostegno, due testi infallibili: un estratto del Prefatio della SS.ma Trinità tolto dal Messale Romano e una parte del Simbolo di Sant'Atanasio (295-373).

 

- Prefatio della SS.ma Trinità: «Il quale, col Figlio tuo Unigenito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo e un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di un sola natura [...] affinché nella professione della vera e sempiterna divinità, si adori e la proprietà nelle persone e l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà».

 

- Simbolo Atanasiano: «Increato il Padre, increato il Figlio, increato lo Spirito Santo. Immenso il Padre, immenso il Figlio, immenso lo Spirito Santo. Eterno il Padre, eterno il Figlio, eterno lo Spirito Santo. E tuttavia non vi sono tre eterni, ma un solo eterno. Come pure non vi sono tre increati, né tre immensi, ma un solo increato e un solo immenso [...]. E in questa Trinità non v'è nulla che sia prima o poi, nulla di maggiore o di minore».

 

santissima trinità

 

L'unità e l'immensità di Dio non sono maggiori della Sua Trinità. Non gli sono neanche anteriori. Si vede nettamente che la nozione stessa di «Principio Supremo» e di Hyperthéos è respinta da questi due testi di cui non abbiamo bisogno di sottolineare l'autorità poiché entrambi sono liturgici. Attenzione dunque a quelli che arrivano con il loro Hyperthéos...

 

La Manifestazione

 

Gli scrittori esoterici non danno all'Universo il nome di «creazione». Essi lo chiamano «la Manifestazione» facendo dell'Universo un'emanazione esistenziale del «Principio Supremo». Per essi, l'Universo non è stato creato nel senso che viene abitualmente attribuito a questo verbo; esso è la concretizzazione di una delle virtualità contenute nel «Principio Supremo».

 

Questi autori precisano che nella «Manifestazione» ci sono diversi stadi che sono a loro volta le emanazioni gli uni degli altri. Sempre secondo questi autori, l'Universo attuale sarebbe stato preceduto da altre manifestazioni in numero illimitato. E in avvenire esso sarà seguito da un'infinità di altri universi. Ciascuna di queste manifestazioni successive descrive una traiettoria che va da un polo positivo spirituale (mediante il quale perviene all'esistenza) ad un polo negativo materiale (al quale approda dopo una lenta degradazione).

 

serpente attorcigliato ad un uovo

 

Uscita dal «Principio Supremo») sotto una forma spirituale, ogni manifestazione è la sede di un lento processo di materializzazione. Quando la materializzazione universale è al suo massimo grado, si produce un tipo di esplosione, di annientamento e il ciclo ricomincia. Ogni Universo è dunque paragonabile ad un'immensa pulsazione elementare, indefinitamente preceduta e ininterrotta da altre pulsazioni. È così che l'Universo vive, in una successione di sistole e di diastole. La dottrina della Chiesa è molto distante da quella professata dalla Gnosi. E ciò essenzialmente per due ragioni:

  • L'Universo non è «emanato da Dio». Esso non è un flusso esterno della sostanza divina, poiché in questo caso sarebbe lui stesso divino, il che equivarrebbe ad ammettere il panteismo («tutto è Dio»). L'Universo è stato creato ex nihilodal nulla»); più precisamente, Dio l'ha fatto apparire dove non c'era niente. Cosicché esiste, tra il Creatore e le creature, un abisso che solo il Creatore può superare. La cosmologia cristiana non è «emanatista», ma creazionista.

  • Gli universi non si succedono indefinitamente gli uni agli altri. Il mondo, nello stato in cui oggi lo vediamo, detto «stato di natura», è precario, provvisorio e preparatorio. Esso sarà stabilito in uno stato definitivo chiamato «stato di gloria», una condizione assai diversa dallo stato attuale. La natura, pur essendo atta a questo cambiamento, non possiede in sé stessa la forza per glorificarsi spontaneamente. La glorificazione esige un nuovo decreto divino e un nuovo spiegamento della potenza divina che verranno a completare l'atto creatore iniziale che ha suscitato la creazione dal nulla.

Creazione dal nulla in sei giorni.

 

In definitiva, la teoria della Manifestazione è incompatibile col cristianesimo e si imparenta, che lo si voglia o meno, con il panteismo emanatista. Quando vediamo apparire la parola «Manifestazione» per designare l'Universo, siamo vigili e non tarderemo a vedere spuntare, gli uni dopo gli altri, tutti i grandi temi gnostici.

 

La teoria dei cicli

 

Secondo gli gnostici contemporanei, la «Manifestazione» sarebbe sottomessa ad un ritmo ciclico senza fine che realizza un'immane pulsazione universale:

 

«L'immensa architettura del tempo, che risponde a quella dello spazio, appare come un insieme di edifici incastrati gli uni negli altri, corrispondente e rispondente ad una serie indefinita di momenti perfettamente disposti, come grandi organi che emettono non dei suoni, ma dei tempi che si fondono senza confondersi, nella vasca dell'eternità» 2.

 

Nella maggior parte dei sistemi ciclici, l'unità di base è lo Yuga. Quest'ultimo equivale ad un'era di parecchie migliaia di anni che a sua volta si suddivide in quattro età. Lo Yuga al quale apparteniamo è cominciato con l'era del Satya-Yuga, che è l'età d'oro. Si sono poi succedute altre due età: il Treta-Yuga e il Dvapara-Yuga. Giunta al termine, l'era si conclude con l'età in cui siamo attualmente immersi, il Kali-Yuga, che è un'età oscura. Essa è l'ultima età della nostra grande era.

 

È un'epoca di degradazione, assai poco spirituale, dove tutto è desacralizzato e materializzato. È la civiltà occidentale moderna, col suo mercantilismo, il suo socialismo e la sua tecnicità. Come tutti i cicli, il Kali-Yuga deve concludersi con una catastrofe. Parecchi Yuga successivi formano insieme una vasta rivoluzione chiamata Manvatara, che è anch'essa in forma ciclica. A loro volta, diversi Manvatara consecutivi compongono un immenso ciclo globale che porta il nome di Kalpa. Che cosa c'è oltre questi cicli? Le teorie cicliche che abbiamo avuto tra le mani non lo indicano. Si nota che, nell'insieme, ogni ciclo è formato da una serie di sottocicli.

 

teoria dei cicli - yuga

 

Il sistema generale è quello dell'eterno ricominciare. Quale è la posizione della dottrina cattolica in questa materia? Certamente, i dottori cristiani osservano che lo stato di natura comporta dei cicli. I cicli cronologici costituiscono anche una delle principali caratteristiche dello stato di natura. Le costellazioni senza numero hanno le loro rivoluzioni. La sostanza vivente è animata da pulsazioni regolari che sono dei tipi di cicli. Si comprende che i contemplatori dello stato di natura si meravigliano davanti a questa respirazione universale e che, dal canto loro, anche i dottori cristiani la riconoscono. Ma i cristiani sanno che la natura non è fatta per durare per sempre.

 

E di conseguenza non attribuiscono ai cicli naturali un'importanza assoluta. La vita eterna («vita venturi sæculi»), che ci insegna la fede, è un eterno presente che non sarà dunque il proseguimento indefinito della natura e dei suoi cicli. Il Regno dei cieli sarà al contrario una stabilizzazione, un riposo e una pace nella gioia. Il riferimento alla teoria dei cicli cosmici è uno dei sintomi più probanti di appartenenza alla Gnosi.

 

Il Mondo Intermedio

 

Quasi tutti gli esoteristi contemporanei adottano uno dei postulati più importanti dell'occultismo, ossia l'esistenza di un «Mondo intermedio» che sarebbe localizzato tra il mondo fisico e i mondi spirituali. Tenteremo ora di descrivere questo sistema. Ne faremo poi la critica. L'insieme dei tre mondi forma una sfera. Il mondo spirituale occupa l'emisfero superiore e il mondo fisico occupa l'emisfero inferiore. Tra i due emisferi, a livello dell'equatore, il «Mondo intermedio» adotta la forma di un disco piatto dello stesso raggio della sfera globale.

 

Questo disco separatore, ma anche intermedio, mutua le sue caratteristiche con la sua faccia superiore dal mondo spirituale e per mezzo della sua faccia inferiore dal mondo fisico. Tale è, nelle sue grandi linee, la teoria del «Mondo intermedio». In questa costruzione ideale, che ha l'apparenza della logica, il «Mondo Intermedio» sarebbe quello delle vibrazioni sottili che sono all'estremo limite di percezione delle nostre apparecchiature e alle quali gli occultisti attribuiscono la duplice qualità di semi-spirituali e di semi-fisiche.

 

Quali sono per i gnostici i vantaggi di questo «Mondo Intermedio»? Essi ne individuano due. Innanzitutto, questo mondo misto fornisce loro un punto di passaggio, una tappa tra lo spirito e la materia, punto questo che costituisce un grosso vantaggio per gli adepti delle dottrine emanatiste, nemiche di ogni idea di limiti, di generi e di specie. Ma gli gnostici vi trovano un secondo vantaggio. Essi fissano in questo «Mondo Intermedio» la residenza dei demoni. I geni elementari della natura fisica sono gli abitanti di questo «Mondo Intermedio». In questa teoria, i demoni sono dunque delle entità vibratorie, mezzi-spiriti e mezzi-corpi che attirano gli uomini verso il basso. Essi hanno una tendenza «naturale» a materializzare l'uomo, non a causa della loro malizia (non ne hanno), ma per via del loro posto nella scala della natura.

 

mondo intermedio

 

Tutta la demonologia della Gnosi moderna è costruita su questo schema, o su schemi analoghi. Per essa, i demoni sono forze naturali che hanno sull'uomo un potere materializzante. E ci si fa notare che questi demoni sono particolarmente influenti nella nostra età oscura del Kali-Yuga. Questa dottrina è molto distante da quella della Chiesa. Le prime parole del Credo di Nicea (del 325) sono dedicate precisamente alla questione dei due universi, uno spirituale e l'altro materiale: «Credo in unum Deum [...] factorem cæli e terre, visibilium omnium et invisibilium» («Credo in un solo Dio [...] creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili»).

 

Il «visibile» è il mondo dei corpi; l’«invisibile» è il mondo degli spiriti. Nella dottrina cattolica non c'è posto per il «mondo intermedio». Senza dubbio, la sostanza fisica, e soprattutto la sostanza biologica, presentano delle fioriture tenui, delle radiazioni, delle energie imponderabili che da essa emanano. Ma pur essendo sottili e imponderabili, esse non sono meno fisiche, ed è un errore presentarle come intermedie tra lo spirito e la materia. Le «vibrazioni sottili» che circondano la materia compatta sono paragonabili ad una chioma certamente leggera, ma autenticamente materiale. Quanto ai demoni, essi sono di natura totalmente spirituale e non mista.

 

Essi sono degli spiriti riprovati che non cercano di materializzarci, ma di dannarci. Certamente essi entrano in noi attraverso i sensi corporali. Ma quando sono in noi dialogano con il nostro spirito e ci suggeriscono dei pensieri disordinati. Ora, ci sono i disordini del corpo, ma ci sono anche i disordini dello spirito. E le false dottrine sono tra i disordini dello spirito. Diffidiamo di questi riferimenti gnostici ad un mondo intermedio che non esiste.

 

le tentazioni di cristo

Le tentazioni di Cristo.

 

La Sophia

 

pistis sophiaLa Gnosi ha sempre cercato di includere la Madre del Verbo nella sua costruzione teosofica. Andiamo in fondo alle cose e diciamo che Lucifero non si accontenta di soppiantare Cristo; egli vorrebbe scalzare anche Sua Madre. La Sacra Scrittura (Gn 3, 15) ci avverte che il «nemico» per eccellenza, se lo potrà, tenterà di morderLe il calcagno. La Sophia (la «Saggezza») degli gnostici, è la «vergine demoniaca». Essa è letteralmente una vergine pazza, una Saggezza folle. Non ci è possibile, in questo studio stringato, tracciare la storia della Sophia attraverso tutti i sistemi gnostici dei primi secoli cristiani. Prendiamo solamente l'esempio della costruzione elaborata dallo gnostico Valentino (morto attorno al 161 d. C.) perché è una delle più chiare. Al vertice dell'Universo si trova l'Abisso increato, l'Abisso non-generato, e il suo doppione androginico: il Silenzio. Questo coppia prototipo genera «l'Intelletto» e il suo doppione, «la Verità». Ecco già due coppie composte ciascuna da due eoni (dal latino «aeon», ossia «essere che esiste dall'eternità»): la coppia «Abisso-Silenzio» e la coppia «Intelletto-Verità». L'Intelletto e la Verità vanno a generare il Verbo e la Vita, che genereranno a loro volta «l'Uomo» e «la Chiesa». Ecco ancora due nuove coppie che portano ad otto il numero degli eoni superiori. Questi otto primi eoni formano l'Ogdoade. Ma l'Intelletto e la Verità producono di nuovo cinque coppie di eoni, che vanno a formare la Decade. Presa da emulazione, la coppia «Verbo-Vita», produce a sua volta dodici nuovi eoni, sempre disposti in coppie. È la Duodecade. Ora il Pleròma (dal greco «pléres», che significa «pienezza»), vale a dire l'Universo celeste, è al completo e comprende l'Ogdoade, la Decade e la Duodecade, che in tutto fanno trentadue eoni. Nell'ultima fila della Duodecade, si trova una specie di enfant terrible: l'eone «Saggezza», la famosa «Sophia» degli gnostici che va, a causa della sua presunzione, a disturbare tutto l'ordine del Pleròma divino.

 

La Saggezza gnostica non si accontenta di ammirare le meraviglie del Pleròma e la serie delle sue «emanazioni». Da buona gnostica, la Sophia vuole tutto comprendere e tutto chiarire. Essa vuole penetrare l'Abisso non-generato. Peggio ancora: essa si cimenta nel produrre la propria emanazione, senza ricorrere al concorso del suo eone maschio, un certo Thélètos («Volontario»).

 

Essa desidera imitare ad ogni costo l'Abisso non-generato e procreare senza sposo. La sua passione è tale che riesce a generare un aborto, al quale dà il nome di Hachamoth, e che tutti gli eoni del Pleròma detestano immediatamente. Ora si tratta di riparare agli sbagli della Sophia. Si troverà un luogo appartato per nascondere l'aborto Hachamoth, mentre l'Abisso non-generato, un degno Giove, incarica la coppia «Intelletto-Verità» di emanare un nuovo paio di eoni.

 

teschio e serpente

 

Sono il Cristo e il suo eone femmina, lo Spirito Santo. Allora, tutti gli eoni del Pleròma, liberati da Hachamoth (che ora ha il suo sostituto) uniscono i loro poteri e, in uno sforzo collettivo, producono Gesù, il Grande Pontefice e il Salvatore. Tale è l'ossatura della mitologia valentiniana. Ci sarebbero tante altre cose da dire. Ne tratterremo solamente due:

  • La Sophia, che, come abbiamo appena visto, gioca il ruolo di «Vergine Madre», esercita, nel Pleròma, una funzione al tempo stesso grottesca e nefasta.

  • Il Cristo e Gesù sono due differenti personaggi (si ritrova questa stessa distinzione anche nei sistemi gnostici più recenti; ad esempio in quello di Rudolf Steiner 3).

Dove è andato Valentino a cercare tutte queste elucubrazioni? Dai suoi predecessori, beninteso, e in particolare da Simon Mago (I secolo) che aveva già descritto un sistema analogo. Ma è stato certamente ispirato anche dalla sua «conoscenza intuitiva», vale a dire dalla sua mistica. In altri termini, egli ha ottenuto tutto ciò mediante singolari rivelazioni di cui non c'è bisogno di chiedersi da dove provengano.

 

Come non identificare, in questa conoscenza mistica della «Sophia», il sarcasmo luciferino contro la Vergine Madre di cui si fa un personaggio vanitoso, ridicolo e malefico? È così che la Saggezza ha iniziato la sua carriera nella Gnosi antica. Ai nostri giorni, gli gnostici hanno inventato delle entità molto più sottili. Le metamorfosi della Sophia nella Gnosi moderna richiederebbero un studio speciale troppo voluminoso per poter figurare in questo articolo. Dobbiamo quindi accontentarci di attirare l'attenzione su di un problema che passa troppo spesso inosservato.

 

rudolf steiner

simon mago

Rudolf Steiner Simon Mago

 

Nella Gnosi moderna, il personaggio della Sophia è stato sostituito da nozioni più astratte. Il doppio concetto di «Vergine» e di «Madre» è stato ipertrofizzato. Nel bel mezzo di un'esuberanza lirica, che può avere una bella apparenza quando non si sta troppo a guardare, i neo-gnostici hanno amplificato smisuratamente il ruolo di Maria come sposa dello Spirito Santo.

 

Allo stesso tempo, essi hanno, paradossalmente, femminilizzato anche lo Spirito Santo, e, in modo generale, hanno sessualizzato la generazione del Verbo e la processione dello Spirito Santo. Ma fermiamoci qui per il momento. Inventariare, analizzare e riassumere tutti i passaggi e tutti i lavori dei moderni gnostici che si dedicano a tutte queste estrapolazioni teologiche, richiederebbe un lavoro dedicato unicamente a questo argomento.

 

La Tripartizione

 

La Tripartizione è l'applicazione della teoria del «Mondo intermedio» alla costituzione elementare dell'uomo. Come il Macrocosmo (ovvero l'Universo) è composto da tre mondi, così anche il Microcosmo (ossia l'uomo), è composto da tre sostanze. Anch'esso, infatti, possiede i suoi due emisferi e il suo disco intercalare. Da qui il termine di Tripartizione (detta anche «Tricotomia»). Il corpo dell'uomo è l'equivalente dell'emisfero inferiore del globo cosmico; esso appartiene al mondo fisico. Nessuno lo nega.

 

Lo spirito, al quale gli gnostici danno il nome di Pneuma in greco e di Spiritus in latino, appartiene all'emisfero superiore, vale a dire al mondo spirituale; anche in ciò tutti sono d'accordo. Quanto all'anima, che gli gnostici chiamano Psyché in greco, e Anima (o talvolta «animus») in latino, è rappresentata dal disco intercalare; essa è dunque di natura mista poiché ha una faccia spirituale e una faccia corporale. I sostenitori di questa teoria invocano a loro favore tutti i passi della Sacra Scrittura dove si parla di «anima» e di «spiritus».

 

microcosmo

Il Microcosmo.

 

Tali passi sono numerosi. Senza entrare nei problemi derivanti dall'interpretazione di questi passi, constatiamo per il momento che la teoria della Tripartizione comporta gravi errori dottrinali. Se l'anima umana (chiamata talora «animus» o Psyché), a causa della sua appartenenza al mondo intermedio, è al tempo stesso semi-materiale e semi-spirituale, essa offre un punto di passaggio privilegiato per la risalita della materia verso lo spirito, e quindi verso Dio, senza soluzione di continuità.

 

È precisamente a questa risalita che lavorano gli alchimisti. Essi vogliono mettere in movimento la Trasmutazione dell'Universo, e quella dell'uomo in particolare, come vedremo più avanti. Ciò perché gli alchimisti poggiano solidamente sulla teoria della Tripartizione. Questa stessa teoria è ugualmente preziosa anche per tutti i dottrinari che pretendono che l'uomo possieda, nella sua natura essenziale, un germe divino accidentalmente nascosto nel ganglio corporale. Il corpo è materiale.

 

La Psiché è mista. Il Pneuma è spirituale, e dunque divino. Il concetto di Tripartizione costituisce quindi, per gli gnostici che vogliono fare di ogni uomo un frammento della «divinità», un'eccellente base teorica. Ben diverso è l'insegnamento della Chiesa sull'uomo. Il Magistero ha sempre specificato che l'uomo è composto solamente di due elementi: un corpo fisico e un'anima spirituale.

 

adamo eva e il serpente nell'eden

«Ma il serpente disse alla donna: "Non morirete affatto"! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste,

si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male"» (Gn 3, 4).

 

Il Concilio di Vienna (il V Concilio Ecumenico) l'ha definito con queste parole:

 

«Inoltre, con l'approvazione del sacrosanto Concilio, disapproviamo come erronea e opposta alla fede cattolica ogni dottrina od ogni tesi che affermi temerariamente, o metta in dubbio, che la sostanza dell'anima razionale e intellettuale non sia veramente anch’essa la forma del corpo umano; e noi definiamo, affinché tutti conoscano la verità della pura fede e per sbarrare la porta all'entrata surrettizia di ogni errore, che chiunque oserà d'ora in avanti affermare, difendere o sostenere ostinatamente che l'anima razionale o intellettuale non sia essenzialmente la forma del corpo, sia considerato come eretico» 4.

 

 Quando vediamo un autore imbarcarsi nella teoria della Tripartizione, possiamo essere certi che, qualche pagina più avanti, troveremo altre proposizioni gnostiche.

 

La Liberazione

 

Gli scrittori che appartengono alle diverse scuole esoteriche moderne danno il nome di «Io» all'individualità umana. L'«Io» è il motivo per cui un individuo si distingue da un altro. L'«Io» è soprattutto l'uomo interiore nella relatività dell'esistenza terrestre. Si dice che l'«Io» è «differenziato». Ma nell'intimo di questo «Io» differenziato, gli scrittori gnostici distinguono un elemento assoluto e «indifferenziato», al quale danno il nome di «». Si tratta di un germe di natura e di origine divina, un frammento della divinità.

 

Il «Sé» è detto «indifferenziato» perché partecipante
all'assoluto. Durante l'esistenza terrestre, il «Sé» è immerso nelle scorie corporali. L'uomo deve passare la sua vita terrestre a spiritualizzarsi per liberare il «Sé» essenziale che, dopo la morte, raggiungerà l'assoluto da cui è uscito e che costituisce la sua vera natura. Il «Sé» indifferenziato si dissolverà allora nell'assoluto, che è anch'esso indifferenziato. Che cosa è dunque la Liberazione? Essa è precisamente questo ritorno del «Sé» all'assoluto. È la liberazione del «Sé» dalla prigione materiale.

 

Questa Liberazione si produce dopo la morte, quando l'anima, dopo avere percorso la serie di reincarnazioni, lascia il Samsara, la ruota delle cose e l'eterno ricominciare. Per mezzo della Liberazione, essa raggiunge il Nirvana, che è l'immersione nell'assoluto. Per i grandi contemplativi, la Liberazione può essere ottenuta anche durante la vita mediante un allenamento intensivo alla concentrazione dello spirito. È uno degli effetti dell'iniziazione di affrettare la Liberazione. Gli uomini così «liberati» continuano a condurre una vita apparentemente normale, ma si sentono diversi e dicono di aver acquistato un stato superiore e definitivo.

 

samsara

 

La Liberazione viene chiamata anche con altri nomi a seconda delle scuole gnostiche. La si chiama Reintegrazione quando si vuole far notare che, al momento della Liberazione, il «Sé» raggiunge il «Principio Supremo» di cui era all'origine una delle virtualità. Esso «reintegra» il suo assoluto originario. Lo si chiama anche Realizzazione quando si vuole mostrare che l'«Io» è solamente un'illusione effimera, mentre lo schiudersi del «Sé» fa apparire l'unica realtà che esiste nell'uomo.

 

Quando nelle esposizioni sull'uomo e sulla sua natura vediamo apparire questa terminologia - l'«Io», il «Sé», la Liberazione, la Reintegrazione o la Realizzazione - possiamo prevedere a colpo sicuro che si tratta di un'opera esoterica. Le pagine successive non mancheranno di provarlo. Che cosa dice la sana dottrina in tutto ciò? È sufficiente riandare al Concilio di Trento (1545-1563) e a ciò che esso insegna sulla giustificazione. Ecco i principali passi di questo insegnamento:

 

cristo risorto- Capitolo 7: La giustificazione dell'empio e le sue cause. «Di questa giustificazione, ecco le cause: causa finale: la gloria di Dio e di Cristo, e la vita eterna; causa efficiente: Dio che, nella sua misericordia, purifica e santifica gratuitamente (1 Cor 6, 11) "mediante il sigillo e l'unzione dello Spirito promesso, che è il pegno della nostra eredità" (Ef 1, 13); causa meritoria: il Figlio unigenito molto amato da Dio, il Signore nostro Gesù Cristo che, "mentre eravamo nemici" (Rm 5, 10), a causa dell'amore estremo con cui ci ha amati (Ef 2, 4), ha meritato la nostra giustificazione (nº 592) per mezzo della sua santa Passione sul legno della Croce e ha soddisfatto per noi a Dio suo Padre; causa strumentale: il Sacramento del Battesimo, il sacramento della fede 5; senza la quale non è possibile a nessuno di essere giustificato. Infine, l'unica causa formale è la giustizia di Dio, "non quella per la quale è giusto egli stesso, ma quella per la quale ci fa giusti (nn. 592-593) 6; quella ricevuta da lui in dono che ci rinnova nel più intimo dell'anima affinché non solo siamo reputati giusti, ma veramente giusti e chiamati tali, ricevendo in noi la giustizia, nella misura in cui "lo Spirito Santo distribuisce a ciascuno a suo piacimento" (1 Cor 12, 11) e secondo la disposizione e la cooperazione personale di ciascuno [...].

 

Nella giustificazione, con la remissione dei peccati, l'uomo riceve al tempo stesso, mediante Gesù Cristo in cui è inserito, tutti questi doni innati: la fede, la speranza e la carità. Perché se la speranza e la carità non sono unite alla fede, la fede non unisce perfettamente a Cristo e non rende membro vivente del suo Corpo. È la ragione per cui è detto in tutta verità: "La fede senza le opere è morta" (Gc 2, 17) e inutile (nº 601), e "in Cristo Gesù né la circoncisione né l'incirconcisione hanno valore, ma la fede che opera per mezzo della carità" (Gal 5, 6; 6, 15). Questo è ciò che, secondo la tradizione degli Apostoli, i catecumeni chiedono alla Chiesa prima del Sacramento del Battesimo, quando chiedono "la fede che procura la vita eterna" 7 che, senza la speranza e la carità, la fede non saprebbe procurare. Perciò essi sentono immediatamente la parola di Cristo: "Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti"» (Mt 19, 17).

 

- Capitolo 10: L'accrescimento della giustificazione ricevuta. «Così, i giustificati, divenuti “amici di Dio e membri della sua famiglia (Gv 15, 15; Ef 2, 19), camminando di virtù in virtù (Sl 83, 8), si rinnovano, come dice l'Apostolo, "di giorno in giorno" (2 Cor 4, 16), vale a dire "mortificando le membra della loro carne" (Col 3, 5) e offrendole come armi alla giustizia per la santificazione, per l'osservanza dei comandamenti di Dio e della Chiesa; essi crescono nella giustizia che hanno ricevuto dalla grazia di Cristo, "la fede che coopera alle buone opere (Gv 2, 22), ed essi sono ancor più giustificati (nn. 606, 614), poiché è scritto: "Ciò che è giusto, sarà ancora giustificato" (Ap 22, 11), ed anche: "Non temere di essere giustificato fino alla morte" (Sir 18, 22),ì; e ancora: "Vedete che l'uomo è giustificato dalle opere e non dalla sola fede" (Gc 2, 24). Questo incremento della giustizia, la santa Chiesa lo chiede nella sua preghiera: "Dateci, o Signore, più fede, speranza e carità"» 8.

 

Il Magistero cattolico, quindi, non parla di «Liberazione», ma di giustificazione. L'anima cristiana è giustificata, vale a dire «resa giusta», dalla giustizia di Dio «non quella - dice il Concilio - per la quale è giusto in sé stesso, ma quella per cui Egli ci fa giusti». Nella decisione del Concilio di Trento riportata qui sopra, sono evidenti le meravigliose tappe di questa via della giustificazione: il Battesimo, la fede, la speranza, la carità i Sacramenti... A quale tipo di «Liberazione» può giungere l'anima gnostica (che non ha altro salvatore che sé stessa)? Essa è veramente in uno stato totale di impotenza ed in piena illusione. E se sarà salvata, lo sarà eventualmente in virtù della sua ignoranza invincibile.

 

La reincarnazione

 

Quasi tutte le dottrine esoteriche moderne comportano la credenza nella reincarnazione delle anime. Quando esse non fanno un riferimento esplicito a questa credenza, è in generale perché l'ammettono implicitamente. La reincarnazione è il nuovo sinonimo della metempsicosi. Essa viene anche chiamata la teoria della migrazione o della trasmigrazione delle anime. La si designa anche con il termine palingenesi che, come dice l'etimologia stessa di questo vocabolo, significa la stessa cosa: «palin» in greco vuole dire «di nuovo» e «genesi» suggerisce l'idea di generazione, e dunque di incarnazione.

 

Essa è inoltre detta - ma più raramente - reviviscenza. Tutte queste denominazioni, che differiscono unicamente per impercettibili sfumature, sono praticamente dei sinonimi. È dunque possibile darne una definizione comune: essa è la dottrina secondo cui le anime umane passano da un corpo all'altro. Le anime sopravvivono ai corpi (cosa di cui nessuno dubita); e, dopo avere atteso per un periodo di tempo più o meno lungo e in situazioni diverse a seconda delle scuole, ritornerebbero sulla terra per animare un nuovo corpo al momento della sua nascita. Si sa che si tratta di una dottrina assai antica. Bisogna tuttavia notare che essa non è assolutamente primitiva. Ad esempio, né i testi più vetusti della Bibbia, né i primi scritti vedici (quelli che furono portati in India dagli ariani) parlano della trasmigrazione delle anime. È verosimile che questa concezione sia nata all'epoca in cui il politeismo empirico ha cominciato a sistematizzarsi e ad essere oggetto di teogonie più o meno coerenti. Nondimeno, è difficile assegnare un'origine precisa alla dottrina della reincarnazione. Alcuni dicono che essa provenga dall'orfismo. Altri, non senza ragione, sostengono che si tratti di una teoria egizia. È noto inoltre che il buddismo ha contribuito largamente a diffonderla in Estremo Oriente. Fatto sta che, nonostante l'ostilità di certi filosofi, come ad esempio Aristotele (385-322 a. C.) - che la criticava - e la resistenza che gli oppose il cristianesimo fin dai primi secoli, l'idea di reincarnazione si è diffusa nel mondo intero.

 

Gli gnostici dei primi tre secoli hanno insegnato la metempsicosi sotto diverse forme. Ma il cristianesimo, che non è compatibile con questa dottrina, riuscì ad evacuarla completamente dall'Occidente. Questa credenza non è rimasta in terra cristiana, dunque, che marginalmente. Essa è stata professata, in sordina, unicamente dagli occultisti di tutte le epoche. Nel XIX secolo, sono stati gli spiritisti e i teosofi che hanno ricominciato ad insegnarla pubblicamente e a farne uno dei punti principali dei loro sistemi. Occorre ora esaminare quali siano le diverse fasi del ragionamento reincarnazionista.

 

Facciamo una prima constatazione. La reincarnazione suppone la credenza nella sopravvivenza dell'anima dopo la morte. Dunque, un esame, anche rapido, ci insegna che i sostenitori della reincarnazione sono quasi sempre sostenitori anche della dualità dell'anima. Pensano tutti, o quasi tutti, che l'uomo possieda due anime: il «principio vitale» («animus» o «Psyché»), che è generato dai genitori, e un «principio pensante» («spiritus» o «Pneuma») che proviene dall'al di là. Per essi, il «principio vitale», a vocazione vegetativa, muore nello stesso momento in cui muore il corpo, o gli sopravvive solamente per poco tempo. Al contrario, il «principio pensante» è dotato di una sopravvivenza a lungo termine. Le cose si complicano maggiormente nelle scuole che ammettono la «coppia astrale».

 

E tuttavia, qualunque sia la scuola, presso i reincarnazionisti c'è sempre un principio spirituale che sopravvive al corpo. In una seconda constatazione, noteremo che la reincarnazione è evocata come base di ragionamento da tutti quelli che pretendono di sdrammatizzare la morte. In questi ultimi tempi è facile sentire parlare di questa «sdrammatizzazione» da parte di chi milita in favore dell'aborto o dell'eutanasia. Manovre lenitive, essi dicono, poiché la morte non è un dramma. Essa costituisce solamente un cambiamento di stato. È l'acquisizione di un nuovo stato che presenta i suoi vantaggi e i suoi inconvenienti, come per lo stato terrestre.

 

reincarnazione

 

Ora, per «sdrammatizzare la morte», niente di meglio che la reincarnazione. In questi sistemi, infatti, l'anima non lascia definitivamente la terra e la natura, ma è destinata a ritornare per seguire un processo automatico di purificazioni successive. Non c'è giudizio particolare dell'anima, né sentenza immediata di ricompensa o di castigo. Lungi da noi queste superstizioni medievali! La scienza moderna della psicologia umana ha ripescato queste antiche nozioni che il cristianesimo aveva gettato nell'oblio.

 

Da qui gli innumerevoli libri che trattano della sopravvivenza, della trasmigrazione delle anime e di sedicenti ricordi che affiorano dalle nostre vite anteriori. La «sdrammatizzazione» della morte ci fornisce l'esempio di un caso di applicazione della teoria della reincarnazione. Ma vediamo ora come questa teoria sia architettata nel suo insieme. La versione più completa della metempsicosi è quella professata dall'induismo. Per l'induista, l'esistenza terrena è un male.

 

Essa è un esilio e un decadimento in quanto, nell'esistenza terrestre, le anime individuali sono separate dall'anima universale, di cui esse diventano così delle frazioni eccentriche. Esse si trovano temporaneamente «fuori dalla loro via». Perché è solamente nell'anima universale che si realizza l'essere perfetto, la totalità dell'essenza, l'unità assoluta, e dunque l'ineffabile felicità. Le anime allo stato individuale, separate come sono dal centro cosmico, sono trascinate nel turbinio esterno che si chiama Samsara e che costituisce l'immensa «ruota cosmica».

 

La legge che incorpora le anime individuali alla ruota del Samsara viene detta la legge del «Karma». Secondo la legge del Karma, ogni azione operata dall'uomo comporta delle conseguenze terrestri all'infinito, come i cerchi che un sasso provoca cadendo nell'acqua. Le buone azioni provocano delle conseguenze liberatrici e le cattive azioni, al contrario, consolidano i legami che assoggettano l'anima al Samsara. Ma l'anima umana è abitata dalla «sete dell'esistenza», che si chiama «Trishna».

 

ruota delle reincarnazioni

Ruota delle reincarnazioni.

 

É da questa sete dell'esistenza che viene tutto il male, poiché trascina l'anima nella concatenazione delle conseguenze delle sue azioni terrestri, o Karma. Ma allora, come mettere fine a questa catena di conseguenze che legano l'anima alla «ruota cosmica»? Ci sono due mezzi:

  • Il primo consiste nel lasciare trascorrere la catena delle reincarnazioni finché la somma degli atti riprovevoli operati durante le vite successive sia compensata da quella delle buone azioni liberatrici;

  • Il secondo mezzo è suscettibile di essere utilizzato fin da questa vita. Esso consiste nell'eliminare dall'anima la sete di esistenza mediante un'inoperosità totale e per mezzo dell'evacuazione di ogni pensiero e di ogni volizione. L'uomo interrompe così la catena di conseguenze karmiche e la sua anima lascia il Samsara, e dunque anche l'eterna necessità di rivivere.

In entrambi i casi, l'anima, o più esattamente la sua parte spirituale, raggiunge l'«anima universale» di cui era solamente un frammento eccentrico. Essa perde la sua individualità distinta, che è stata la sua disgrazia sulla terra, e si fonde nel Nirvana dove regna l'unità assoluta senza nessuna distinzione individuale.

 

É evidente che, nell'induismo, la reincarnazione appartiene ad un vasto meccanismo grazie al quale è l'anima stessa che opera la propria liberazione. L'induismo ignora la Redenzione e non ne prova il bisogno, in quanto le reincarnazioni operano un tipo di redenzione automatica. Si comprende così l'impermeabilità dell'Estremo Oriente alla predicazione cristiana. Abbiamo visto come la metempsicosi si incontri anche nell'Occidente mediterraneo, sebbene inglobata in sistemi leggermente diversi. Ma questi sistemi presentano in comune i seguenti tratti:

  • La metempsicosi è comunemente fondata sul principio della preesistenza delle anime. Tutti gli spiriti sarebbero stati creati nello stesso momento, sia le anime, che gli angeli e gli altri geni. Il numero delle anime sarebbe dunque fisso e non potrebbe aumentare.

  • Inoltre, le anime umane sono state sottoposte ad una brusca proiezione sulla terra, nei corpi carnali, in seguito ad un processo e per ragioni che sono diverse a seconda delle scuole. Talvolta, è il loro appetito che le ha condotte lì. Secondo gli gnostici, ciò è avvenuto è in seguito ad una mancanza di destrezza del «Demiurgo» 9. In ogni caso, questa incarnazione dell'anima è una cosa nefasta per l'anima stessa.

  • Le anime entrano così nel susseguirsi delle reincarnazioni che, nel loro insieme, hanno un valore espiatorio. La metempsicosi costituisce un sistema di auto-retribuzione. Essa diluisce la nozione di «giudizio» fino a farla scomparire.

  • Bisogna poi constatare che i sistemi reincarnazionisti suppongono che l'anima umana sia polivalente, nel senso che essa è capace di adattarsi ad ogni tipo di corpo. In alcuni di questi sistemi, le anime si reincarnano sia nei corpi animali che nei corpi umani, sia nelle piante che nelle pietre.

anima umana

 

Gli autori esoterici fanno notare che la Chiesa non ha mai condannato esplicitamente la dottrina della reincarnazione. In effetti, ciò è vero, ma di tutto questo c'è una ragione evidente. La metempsicosi viene considerata da tutti gli scrittori ecclesiastici e dal Magistero come incompatibile con l'insegnamento comune concernente il «composto umano». Tale incompatibilità appare in due punti di dottrina particolarmente incontestabili.

  • Prima incompatibilità. La reincarnazione suppone la preesistenza dell'anima. Nell'ipotesi reincarnazionista, ogni anima umana ha già animato un altro corpo in un passato più o meno remoto. Ora, la Chiesa cattolica insegna la non-preesistenza dell'anima. Nel 543, il Sinodo di Costantinopoli ha dichiarato:

«Se qualcuno dice o pensa che le anime degli uomini preesistano, nel senso che prima esse erano degli spiriti e delle sante potenze che, stancatesi della contemplazione di Dio, si sarebbero volte verso un stato inferiore; che, per questo motivo, la carità di Dio si sarebbe raffreddata in esse, e che per tale ragione sarebbero divenute (in greco) "anime" e che sarebbero state mandate nei corpi per loro castigo, sia anatema» 10.

 

 L'anima è la forma sostanziale del composto umano e viene creata al momento della concezione. Bisogna poi precisare che Dio, creando le anime successivamente (e non tutte insieme all'inizio del mondo) non fa che moltiplicare la specie umana in conformità con la legge che Egli stesso ha imposto alla fine del Sesto giorno della Creazione: «Crescete e moltiplicatevi».

  • Seconda incompatibilità. Essa appare non più al momento della nascita, ma in quello della morte. La sentenza emessa al momento del giudizio particolare, al quale ogni anima è sottoposta dopo la morte, è immediatamente esecutiva. Il II Concilio di Lione (del 1274) ha stabilito che le anime dei giusti «sono ricevute immediatamente in cielo». E secondo il Concilio di Firenze (del 1439), «le anime dei dannati scendono immediatamente all'inferno a soffrire il castigo di pene ineguali». Quanto alle anime che non sono né immediatamente elette, né immediatamente condannate al momento del giudizio particolare, esse entrano nel purgatorio.

giudizio particolare

Sopra: da sinistra, morte del giusto e morte del peccatore impenitente.

 

Ora, né il Magistero, né nessun dottore della Chiesa hanno mai insegnato che il purgatorio consista in una migrazione delle anime di corpo in corpo. È evidente, dunque, che il sistema della reincarnazione è doppiamente incompatibile con l'ortodossia cattolica 11.

 

L'Illuminazione

 

Gli scrittori delle diverse scuole gnostiche parlano spesso di un episodio particolare della psicologia individuale che chiamano «Illuminazione». Colui che è illuminato percepisce, come suggerisce il termine stesso, una certa commozione cerebrale accompagnata da un'impressione luminosa più o meno intensa e più o meno soggettiva. Ma soprattutto egli contrae, sotto l'effetto di questa piccola commozione, una mentalità nuova. A partire dalla sua illuminazione, il soggetto non vede più il mondo come lo vedeva prima.

 

Questo cambiamento di ottica è duraturo e, spesso, definitivo. In certe scuole gnostiche si parla dell'acquisizione, da parte dell'«illuminato», di un'influenza spirituale. Quali sono le circostanze in cui avviene l’«Illuminazione»? Essa può essere sia iniziatica che spontanea. L'«Illuminazione» è detta «iniziatica» quando si produce dopo una cerimonia di ammissione ad un società iniziatica (capita anche che essa si possa verificare durante la cerimonia stessa). L'impressione luminosa non è sempre molto netta; talvolta è inesistente.

 

Ma il cambiamento di mentalità è percepito quasi sempre con acutezza. L'«illuminato» ha l'impressione di essere diventato un altro uomo. Per lui il mondo esterno è illuminato da un'altra «luce». L'«Illuminazione» è detta spontanea quando si produce al di fuori di un'affiliazione cerimoniale, in individui che si dedicano ad intense meditazioni o ad una passione intellettuale prolungata. È una specie di spasmo dell'intelligenza che sopraggiunge dopo una forte attenzione o dopo un vigoroso giubilo dello spirito.

 

illuminazione

 

Questo fenomeno della psicologia umana era già conosciuto presso gli antichi che gli davano il nome di «momentum intelligentiæ», espressione che si può tradurre con «istante di comprensione», in cui si ritrova l'idea dell'acquisizione di una mentalità nuova. Qual'è l'agente di questo fenomeno illuminativo? Si possono designare due agenti diversi. O il contemplativo è bruscamente sottoposto ad un'influenza demoniaca, generalmente euforizzante, e ciò può prodursi sia nel caso dell'illuminazione iniziatica che in quello dell'illuminazione spontanea.

 

Oppure egli è semplicemente influenzato da forze mentali che provengono dal proprio intimo; in questi frangenti, il soggetto è impressionato dalle proprie cogitazioni che prendono una forma parossistica a causa dell'intensità della preparazione. In questo caso, si darà alla sua illuminazione il nome di «estasi», per evidenziare che ci sono stati un'auto-stimolazione e un ripiegamento su sé stessi, e per distinguerla dall’«estasi» che è un fenomeno obiettivo. Nell'illuminazione per «estasi» è lo spirito che implode su sé stesso.

 

La parola «estasi» è relativamente recente. Interroghiamo ora i dottori spirituali del cristianesimo sul fenomeno dell'«Illuminazione» e del giudizio che se ne deve dare. Il vero illuminatore dell'anima, è il Verbo incarnato. Egli è l'illuminatore per eccellenza perché è Lui che ha reso visibile ciò che è invisibile facendoci conoscere quel Dio «che nessuno ha mai visto»: «Chi vede me, vede anche il Padre mio» (Gv 14, 9). Chi non conosce anche la «grande antifona»:

 

«O Oriens splendor lucis æternæ et sol iustitiæ; veni et illumina sedentes in tenebris et umbra mortis»?

(«O Oriente, splendore della luce eterna e sole di giustizia; vieni ed illumina quelli che sono seduti nelle tenebre e all'ombra della morte»).

 

Il cristiano è «illuminato» dai Sacramenti, soprattutto da quelli che imprimono nella sua anima un «carattere» (Battesimo, Cresima e Ordine). La liturgia della Santa Messa, del Breviario e dei Sacramenti ci ha abituati a questa idea di illuminazione. Nella Chiesa, a causa della fede dell'individuo e della grazia che possiede la sua anima fervente, egli può raggiungere un'illuminazione reale, vale a dire un contatto obiettivo con la luce divina. «Io sono la luce del mondo», ha detto Gesù (Gv 8, 12). Gli scritti dei grandi mistici cattolici testimoniano dell'illuminazione che essi hanno ricevuto da Dio.

 

santa teresa d'avila

Sopra: Santa Teresa d'Avila illuminata dallo Spirito Santo.

 

L'Alchimia

 

Il tema dell'Alchimia è molto sintomatico dell'appartenenza alla scuola gnostica moderna. Esistono due alchimie: l'Alchimia operativa e l'Alchimia speculativa, o spirituale. L'Alchimia operativa ha per scopo la trasmutazione dei metalli, e più particolarmente la trasformazione del «vile piombo» in oro. Questa complicata trasformazione, lunga e aleatoria, è una delle forme della magia. È indubitabile che essa, oltre ad avvalersi di certe forze naturali poco maneggevoli, si serva anche di forze diaboliche. L'Alchimia speculativa mira invece ad un obiettivo spirituale.

 

Non si tratta più di trasformare il metallo, ma l'uomo. Essa è una scuola di vita interiore che ha per scopo la spiritualizzazione dell'«Io» individuale e di elevarlo all'altezza del «Sé» metafisico. In altri termini, l'Alchimia spirituale aspira a far sbocciare il germe di assoluto che si suppone sia celato nell'intimo più profondo di ogni uomo. Questo metodo di germinazione viene circondato, dall'alchimista, da un folclore molto speciale. La «via contemplativa» dell'Alchimia si presenta in termini di scienza naturale, di astronomia e di laboratorio. Si parla di essiccamento, di soluzione, di distillazione, di sublimazione e di quintessenza, ma anche di Zodiaco.

 

Il fondamento di questo metodo è una mistica naturalistica. L'Alchimia operativa e l'Alchimia speculativa hanno in comune una stessa mentalità: quella della trasmutazione. La mentalità alchemica tende a sublimare la natura (fisica o umana) utilizzando le forze di sublimazione incluse nella natura stessa. Questo perché la letteratura esoterica moderna, che adotta largamente lo stato d'animo alchemico, allude spesso alla trasfigurazione e all'assunzione. Sono l'uomo e il mondo tutto intero che devono essere «assunti» e trasfigurati. L'operazione viene sempre presentata come imminente o già iniziata. Notiamo bene che la mutazione alchemica dell'Universo non richiede l'intervento divino.

 

alchimia

 

É un'auto-sublimazione che resta nell'ordine della natura e che l'alchimista deve solamente agevolare e accelerare, utilizzando, come abbiamo visto, strumenti di ordine magico. Se ci si riferisce a Dio, lo si fa parlando di un Dio che opera fuori dalla Chiesa ed indipendentemente da essa. È lecito dunque chiedersi se si tratti del Dio vero. Analizziamo ora la mistica e la mentalità alchemica alla luce della fede.

 

Nessuno dubita del fatto che il Creatore abbia destinato la creazione ad essere trasformata. La Sacra Scrittura ci insegna che alla fine dei tempi, con un decreto che completerà e supererà in potenza quello della Creazione ex nihilo («dal nulla»), Dio farà nuova ogni cosa: «Ecce nova facio omnia» (Ap 21, 5). Già Isaia aveva predetto nello stesso senso: «Non rammentate più quello che è passato, e non pensate più a quello che è stato! Ecco che io farò cose nuove ("Ecce ego facio nova"); ora spunteranno e voi di certo le saprete» (Is 43, 18-19).

 

Questo nuovo stato dell'Universo è lo «stato di gloria». Certamente la natura possiede un'attitudine alla glorificazione poiché le opere di Dio preparano le une alle altre. La natura aspira a questa trasformazione. Aspira, ma è incapace di operarla con le sue sole forze. Il decreto divino e la potenza che metterà in opera sono indispensabili per realizzare il passaggio allo «stato di gloria». È Dio che l'opererà («Ecce ego»). È questa necessaria operazione divina che gli alchimisti non vogliono ammettere.

 

Essi vogliono «assumere» e «trasfigurare» il mondo senza la fede, senza la grazia e senza Dio. Vogliono precedere i Suoi decreti. Questo è un tipico atteggiamento luciferino. Stiamo attenti a non lasciarci trarre in inganno da parole come «trasfigurazione» o «assunzione» che la letteratura gnostica adopera a sproposito. Esse appartengono alla terminologia cristiana, ma applicandole ad una pretesa trasformazione spontanea della natura, gli alchimisti attribuiscono ad esse un significato che non è cristiano, ed essi le incorporano a dei ragionamenti totalmente falsati.

 

alchimia

 

L'Androgino

 

Quello dell'Androgino è uno dei temi più frequentemente trattati dagli autori esoterici. Secondo questi ultimi, l'uomo, com'era allo stato di progetto nel pensiero divino anteriore alla sua venuta all'esistenza, sarebbe stato al tempo stesso uomo e donna. L'Archetipo dell'uomo sarebbe androgino. Talvolta, questo Androgino archetipico riceve il nome di «Uomo universale». Nell'attuale letteratura gnostica, le esposizioni su questo argomento sono assai frequenti, molto abbondanti, ma anche alquanto confuse. Si arriva a distinguere tre tipi, o piuttosto, tre livelli di androginia:

  • Innanzitutto, c'è l'androginia archetipica, di cui abbiamo appena parlato. L'uomo ideale, nel pensiero di Dio, sarebbe androgino. Ma allora perché non è rimasto tale?

  • Si distingue poi un'androginia primordiale o ancestrale. Adamo sarebbe stato androgino prima della creazione di Eva; la distinzione dei sessi daterebbe dalla formazione di Eva.

  • Ci si fa infine intravedere anche un'androginia che chiameremo escatologica: quando interverrà la «ricostituzione di ogni cosa», l'uomo rivestirà di nuovo la forma androginica poiché, a quanto pare, gli è essenziale.

androgino - rebisQueste considerazioni, presentate del resto più con lirismo che buonsenso, (senza contare un'inesauribile loquacità), sono tipiche della letteratura gnostica moderna. Ma la nozione stessa è molto antica; essa data dai primi tempi della «Gnosi storica». La si ritrova anche nel paganesimo antico (e nella Kabbalah). Quale è la dottrina della Chiesa su questo argomento? A dire il vero, il Magistero non si è mai molto occupato di questa ipotesi talmente essa è stupida. Si può tuttavia ricordare un certo numero di verità incontestabili che militano contro questa mostruosità. L'uomo ha solo archetipo: il Verbo incarnato. Non ce n'è un altro. Egli è «il primogenito di ogni creatura» (Col 1, 15). Gesù Cristo è il modello su cui tutta la specie umana è stata modellata. La stessa Vergine Maria, che è la seconda Eva, è stata plasmata sul modello di Cristo; Ella è «l'aiuto simile a lui» (Gn 2, 18) di cui parla la Sacra Scrittura.

 

Ora, Nostro Signore non era androgino, essendo vero Dio e vero uomo: «Un bambino è nato. Un figlio ci è stato dato» (Is 9, 6). Nella distinzione dei sessi, che è una delle grandi leggi della natura vivente, Dio vuole, evidentemente, farci meditare un mistero di dualità. Nel quarto giorno della creazione vediamo apparire simultaneamente due grandi astri. Il Sole è la figura di Nostro Signore Gesù Cristo, che verrà chiamato «il sole di giustizia». E la Luna è la figura della Vergine Maria, che verrà chiamata «lo specchio di giustizia» perché riflette la luce del Sole, non splendendo di luce propria. Non è mai stato scritto da nessuna parte che il Sole e la Luna proverrebbero da un astro anteriore che li avrebbe contenuti entrambi e che si sarebbe sdoppiato in seguito. Ciò che vediamo di primo acchito sono due astri, di cui uno, più piccolo, trae la sua luce dall'altro. È questo mistero di dualità, espressa nei fatti, che dobbiamo meditare, senza andarne ad inventare un altro che né la Scrittura, né la natura ci forniscono. Né la Sacra Scrittura, né la Tradizione, né i Padri della Chiesa (salvo alcune eccezioni che si contano sulle dita di una sola mano), né il Magisteroandrogino hanno mai parlato di un essere umano al tempo stesso uomo e donna che avrebbe costituito la tappa preparatoria dell'umanità.

 

In compenso, l'Androgino figura abbondantemente tra le divinità pagane che, secondo i salmi, sono delle entità sataniche: «Tutti gli dèi dei pagani sono dei demoni» (Sl 95, 5). Nel mondo del politeismo si ha solamente l'imbarazzo della scelta per trovare degli antenati all'Androgino. Perché Dio è ricorso a due sessi differenziati per realizzare la procreazione? Tale è il mistero che Egli ci dà a meditare. È possibile trovare a questo proposito alcuni cenni di spiegazione, ma non lo si può comprendere totalmente.

 

Quello che è certo è che l'Androgino, con il pretesto di gettare luce su questo mistero, l'oscura in modo singolare e sono più i problemi che esso crea di quelli che risolve. L'Androgino è il tipo stesso della mostruosità demoniaca. Esso è un modo, per Lucifero, di prendere il posto di Gesù Cristo nella religione mondiale. Poiché, in questa concezione, sarebbe il mostro androginico - cioè Satana - a generare, per sdoppiamento, Gesù Cristo e Sua Madre, che in questo modo avrebbero un antenato comune, che sarebbe dunque Lucifero. Chi è il cristiano, degno di questo nome, che accetterà una simile dottrina?

 

Il Graal

 

Il tema del Graal, che è eminentemente cavalleresco, è trattato molto spesso dagli autori esoterici e soprattutto da quelli che hanno delle pretese di professare il cattolicesimo più ortodosso. Questo tema, infatti, è veramente ideale per veicolare in modo inavvertito delle idee gnostiche facendole passare per cristiane e persino particolarmente tradizionali. Bisogna dunque riconsiderare l'intera faccenda, riassumendola e tentando di determinare dove finisce il cristianesimo e dove comincia la Gnosi.

 

In sintesi, di che cosa si parla nella storia del Graal? Originariamente, il Graal della leggenda era il calice che raccolse il Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo versato sulla Croce, che sarebbe stato raccolto dagli Angeli e in seguito consegnato a Giuseppe d'Arimatea. Questo «santo vaso» sarebbe stato portato in Europa e nascosto in una lunga serie di misteriosi castelli della Bretagna e dell'Inghilterra. I racconti graaliani riferiscono le peripezie della «Cerca del Graal», vale a dire della sua ricerca e della sua scoperta per opera di un cavaliere senza macchia. Tale è l'ossatura cristiana di tutta la leggenda. A prima vista, niente è più cristiano, più cavalleresco e più edificante di questo tema.

 

In linea di massima, esso si ricongiunge con il genere del meraviglioso cristiano, che consiste nel ricamare su di una trama reale abbellendola e aggiungendo, ad esempio, dei miracoli alla vita di un Santo. Ora, è incontestabile che la venerazione degli strumenti della Passione sia un sentimento autenticamente religioso. È a questo zelo che si deve la scoperta della Croce operata da Sant'Elena (257-335ca.), così come la conservazione del cartello recante il motivo della condanna posto in cima alla Croce di Cristo (a Roma), della Santa Tunica (ad Argenteuil) o della Santa Sindone (a Torino). Allo stesso modo, il ritrovamento del Santo Graal sarebbe una scoperta meravigliosa!

 

il santo graal

 

E se la leggenda fosse vera? A dirla in breve, non c'è niente di più rassicurante del tema della Cerca del Graal. Vediamo ora sotto quale forma questa leggenda sia entrata nella letteratura. Si sa che esiste un intero stuolo di poesie e di romanzi detti «graaliani». Tale stuolo costituisce ciò che gli storici letterari definiscono il «sottociclo graaliano», che si inserisce a sua volta nel grande «ciclo arturiano». Di conseguenza, le poesie e i romanzi dedicati al Graal non devono essere classificati tra le opere del «ciclo carolingio», che è anteriore e che tratta delle gesta di Carlo Magno (742-814), i cui componimenti principali sono le Geste de sainte foy («Le gesta della santa fede») e la Chanson de Roland («Canzone di Rolando»; sec. XI). Ci chiediamo: per quale motivo il ciclo graaliano è divenuto un sotto-ciclo delle gesta arturiane?

 

Perché molti personaggi dei romanzi arturiani si ritrovano in quelli del Graal, in particolare lo stesso re Artù, il Mago Merlino e il cavaliere Lancillotto, senza contare alcuni altri di inferiore importanza. Ecco dunque com'è situato il sotto-ciclo graaliano rispetto alle altre opere letterarie medievali. Il ramo graaliano si è sviluppato sul tronco arturiano ringiovanendolo, ma sfruttando un tema completamente indipendente dalla leggenda arturiana, ossia la storia del «Santo Vaso» di Giuseppe d'Arimatea. È abbastanza facile ricostruire l'elenco dei libri indecifrabili - «l'arte confusa dei nostri antichi romanzieri» - da cui è stata attinta la storia di questo «Vaso».

 

Le fonti graaliane sono: il Proto-Vangelo apocrifo di Giacomo, lo Pseudo-Vangelo di Nicodemo, le Gesta Pilati, il Vindicta salvatoris, detto anche Storia di Vespasiano, e infine una serie di documenti antichi riuniti sotto il nome di Storia della Santa Croce. Nessuno di questi documenti è canonico (e quindi riconosciuto come autentico dalla Chiesa); essi sono tutti apocrifi. Tra essi, sembra che la principale fonte sia lo Pseudo-Vangelo di Nicodemo. I racconti del Graal sono apparsi in due ondate successive. La prima conserva le belle apparenze cristiane che l'argomento impone e che il pubblico medievale desiderava sentire.

 

Tuttavia, essa presenta già alcune bizzarrie immaginative che ne accrescono certamente il fascino letterario, ma che obbligano a constatare l'esistenza di alcune allusioni più o meno eterodosse. Gli storici moderni della letteratura sono concordi nel riconoscere un'influenza cistercense, per la parte cristiana, e un'influenza catara per la parte eterodossa. Cinque autori sono all'origine di questa prima fioritura: Robert de Boron (XIII secolo), Chrétien de Troyes (1135-1190), Wauchier de Dandin, Manessier e Gerbert de Montreuil (XIII secolo).

 

Sopra: il Graal al centro della Tavola Rotonda.

 

Essi appartengono quasi tutti all'inizio del XIII secolo. Ciascuno racconta a modo suo il percorso del Graal e la «Cerca» per ritrovarlo intrapresa da mitici - e soprattutto tipici - personaggi. Le varianti del racconto sono notevoli. Ma la costante è rappresentata dagli eroi che riappaiono in tutti i romanzi e in tutte le poesie. Il più caratteristico è Galaad, che incarna la perfezione cavalleresca. Quanto ai temi che sono sviluppati dai cinque scrittori di questa prima fioritura graaliana, ecco i principali:

  • Il «Palazzo spirituale» in cui si svolgono le grandi scene; esso è costruito nella misteriosa città di Sarraz. Perché proprio «Sarraz», parola in cui non si può fare meno di ritrovare il radicale di «saraceno»? Questa allusione ha ricevuto numerose spiegazioni. In essa si intravedono due elementi: il primo è costituito dall'idea, molto medievale, di conversione dei musulmani; il secondo è una tacita ammirazione per la cultura musulmana.

  • Alcune cerimonie più o meno eucaristiche si svolgono in imprecisati castelli, seguite da cortei impeccabilmente regolati per accompagnare la lancia di Longino o lo stesso Graal. Certe descrizioni sono di una grande bellezza. In esse si ritrova il gusto dei benedettini e dei cistercensi per il cerimoniale.

  • Un «sacerdozio spirituale» appare come indipendente dai poteri di San Pietro. Si tratta di un «nuovo sacerdozio» che è stato conferito a Giuseppe d'Arimatea direttamente da Nostro Signore Gesù Cristo. In queste scene, molto mistiche, si vede apparire un «meraviglioso vaso di oro» che si confonde ora col Graal, e talora con qualcosa di diverso. Non si parla mai del clero parrocchiale, né del Vescovo, né della cattedrale. In compenso, si incrociano degli enigmatici eremiti più o meno illuminati.

  • Un «piccolo popolo», rigenerato da poco da una «nascita spirituale», ascolta le profezie dell'eremita Nascien e assiste talvolta a delle visioni del futuro.

  • Il castello di Corbenyc è uno dei principali teatri degli episodi graaliani. In esso si vedono all'opera tre tipi di cavalieri: il guerriero grossolano e crudele, il cavaliere peccatore pentito e infine il vero cavaliere senza macchia - che è spesso personificato da Galaad, il quale giunge al più alto grado della vita interiore: «l'unione mistica».

la cerca del graal

 

parzivalQuesti sono i temi sviluppati più frequentemente dai primi cinque cantori del Graal. Non c'è dubbio che, in uno scenario cristiano di grande bellezza, si svolga una storia ricca di doppi sensi: un «nuovo sacerdozio», il possesso di un segreto, un «piccolo popolo» scelto per affiancare un'entità misteriosa, delle reiterate allusioni ad un insegnamento segreto di Cristo e l'idea che la perfezione naturale e razionale coincida col principio del soprannaturale senza soluzione di continuità. Nel bel mezzo del XIII secolo, un seconda fioritura graaliana venne inaugurata da Wolfram von Eschenbach (1170-1220) che scrive il famoso Parzival. Alcuni anni più tardi, Albrecht (1270) gli succedette con il Nouveau Titurel. L'esoterismo del mito era ormai allo scoperto. Wolfram von Eschenbach si ispirò ancora a Chrétien de Troyes, dando continuità e ripetendo in parte quanto aveva già scritto.

 

Ma egli attinse anche ad un'altra fonte: l'opera di Kyot il Provenzale, una leggenda analoga a quella del Graal, ma di tonalità e di spirito nettamente arabi. Di lui, lo stesso von Eschenbach ebbe a dire: «Kyot, il noto maestro, trovò a Toledo la materia di questa avventura annotata nella scrittura araba». In altre parole, Wolfram von Eschenbach associò la leggenda cristiana del Graal alla «materia» di un racconto arabo. In esso, non c'è più posto per Giuseppe d'Arimatea... Le nuove avventure abbandonarono anche il mondo e i personaggi arturiani per sostituirli con il mondo orientale e con nuovi protagonisti. Il castello di Corbényc è sostituito da quello di Montsalvage (o Monte salvifico). Lo stesso Graal cambia di natura; esso diventa una «pietra cava che possiede le più meravigliose virtù»; si apprende anche che questa pietra non è nient'altro che lo smeraldo che ornava il diadema di Lucifero e che è precipitato sulla terra al momento della caduta dell'arcangelo. Anche il tempio del Graal non si trova più sulla terra. Una certa tonalità cristiana è ancora presente in alcuni episodi come, ad esempio, la discesa annuale di una colomba che viene a rinnovare l'ostia del nuovo Graal.

 

Ciononostante, tutto il Parzival giace in una strana atmosfera imbevuta di Astrologia e di Alchimia.. Ecco dunque compiuta la mutazione; il mito del Graal della seconda fioritura è divenuto positivamente esoterico. Ma bisogna riconoscere che questo esoterismo era già in germe nelle produzioni dei primi cinque poeti. Quando nel XIX secolo Richard Wagner (1813-1883) riaccese la fiaccola del Graal, si ispirò al Parzival di Wolfram von Eschenbach. Wagner inaugurò l'ondata graaliana dei tempi moderni. Dopo di lui, apparve un'abbondante letteratura graaliana nella quale non rimasero che delle vaporose vestigia del Calice di Cristo. Il Graal dell'antica leggenda cristiana aveva prodotto due entità. La prima:

  • La Pietra caduta del Cielo, con tutte le interpretazioni luciferine che ciò comporta (lo smeraldo caduto dal Cielo altro non è se non il simbolo di Lucifero stesso).

  • La seconda: il Corno dell'abbondanza con tutti i commenti che si possono fare sulla riapertura del paradiso terrestre.

richard wagner - parsifal

A sinistra, Richard Wagner; a destra il suo Parsifal.

 

Tutti questi temi sono stati ripresi ai nostri giorni e ampiamente sfruttati da una grande quantità di opere, di riviste, di congressi e di società graaliane. Il volume che segna nettamente il punto di conclusione di tutto questo «movimento graaliano» è l'opera di Julius Evola (1898-1974) intitolata Il Mito del Graal e l'Idea imperiale ghibellina, titolo dietro cui si sente fremere l'ambizione di un Santo impero gnostico. Sia sotto forma dell'antica leggenda che sotto quella del mito moderno, il Graal è uno dei temi favoriti dagli esoteristi cristiani perché permette il passaggio dal cristianesimo alla Gnosi mediante una serie di transizioni impercettibili.

 

La Gnosi universale

 

Dopo avere adoperato per molto tempo delle circonlocuzioni prudenziali, soprattutto nei tempi in cui la Chiesa incuteva loro ancora un certo timore, gli scrittori gnostici dei nostri giorni si esprimono apertamente. Essi proclamano che la Gnosi è la teologia della futura e imminente religione universale. Solo che la Gnosi è una dottrina esoterica, almeno in teoria, vale a dire una dottrina riservata ad un'élite.

 

Un'élite relegata per molto tempo in misteriose congreghe iniziatiche, ma che oggi va allargandosi ad ogni tipo di cerchia intellettuale e universitaria, e ciò nel mondo intero. La Gnosi, ancora esoterica, lascia sussistere al disopra di essa, sulla superficie sociale, le religioni essoteriche, ossia le grandi confessioni ufficiali. Per il momento, essa si accontenta di unificarle insensibilmente. Per ora, quindi, non abbiamo ancora abbandonato la fase del pluralismo. È questo pluralismo religioso che l'ecumenismo conciliare mette in pratica con una notevole docilità. La diversità delle religioni ufficiali è mantenuta fintanto che la soggiacente Gnosi non sarà riuscita ad unificarle sostanzialmente.

 

ecumenismo sincretista

Maggio 2014, Muro del Pianto (Gerusalemme): Francesco I

abbraccia il rabbino Abraham Skorka e l'imam Omar Abboud.

 

Attualmente, esse resistono a questa uniformazione perché il loro clero, com'è naturale che sia, ci tiene ancora ad occupare il proprio ruolo dirigente. Bisognerà tuttavia arrivare a quel giorno in cui, sotto la pressione delle società gnostiche, avverrà questa unificazione finale, ovvero all'instaurazione di una religione sincretista. È attraverso di essa (molto di più che tramite il pluralismo) che Lucifero proclamerà pubblicamente il suo trionfo. Il pluralismo ecumenico è solamente una tappa.

 

La religione sincretista sarà la Gnosi universale. Quali saranno gli agenti del passaggio dal pluralismo al sincretismo? Semplificheremo enumerando solamente i tre principali agenti che si vedono apparire così spesso tra i temi della Gnosi moderna. Che cos'è necessario unificare nelle diverse religioni mondiali per fonderle in un'unica religione mondiale? Diciamo subito che è sufficiente uniformare la tradizione, la mistica e il simbolismo. Analizziamo dunque ciascuno di questi tre agenti di aggregazione.

 

La Tradizione Universale

 

Gli gnostici si dicono depositari della cosiddetta «Tradizione immemorabile» che conterrebbe, secondo loro, le fedeli vestigia della «Rivelazione Primordiale». Questa è una, tra le altre, delle grandi idee di René Guénon. Tale «Rivelazione Primordiale» si è trasmessa, ci dicono gli gnostici, nelle congreghe iniziatiche, le quali hanno ispirato, con più o meno efficacia, le forme religiose essoteriche che hanno avuto origine sulla superficie sociale, e che sono evidentemente diverse da un continente all'altro e da un millennio all'altro.

 

La «Tradizione Primordiale» può dunque portare anche il nome di «Tradizione Universale» perché è essa che si ritrova, più o meno fedelmente, nel fondo esoterico delle grandi confessioni ufficiali. Tutti sono concordi sul fatto che è in Oriente che la «Tradizione Universale» si sarebbe conservata con la più grande fedeltà. È là che si ritrovano le sue forme più arcaiche, e in particolare negli scritti vedici. Questi scritti sono: i quattro libri dei Veda, gli Upanisad, che sono i commenti dei Veda, e infine il Vedanta che è una spiegazione metafisica e mistica più tardiva dei Veda. È dunque soprattutto in Oriente che bisogna ricercare la «Tradizione Universale», ma senza trascurare il fondo esoterico e gnostico delle altre religioni, laddove lo si ritrova.

 

Le grandi religioni faranno un grande passo verso la loro unità coltivando la loro fonte comune che è la «Tradizione Universale». Le società esoteriche si incaricheranno di fargliela conoscere. Tale è, molto schematicamente definita, la «Tradizione Universale» secondo gli gnostici odierni. Chiediamoci ora qual'è la dottrina della Chiesa a proposito di questo argomento così importante. Il filo della «Tradizione Primordiale» è stato miracolosamente conservato da Abramo. Il punto focale di questa antica tradizione era l'annuncio di un Salvatore che doveva venire «nei tempi compiuti».

 

tradizione primordiale

Sopra: opere di vari autori che esaltano la Tradizione Primordiale.

 

Annuncio che si è perpetuato intatto unicamente presso il popolo di Israele. I grandi picchetti di questa tradizione autentica sono dunque: Adamo, Noè, Abramo e Mosé. Essa è contenuta nell'Antico Testamento e termina con Nostro Signore Gesù Cristo che ne è la realizzazione, essendo il Salvatore annunciato. Gesù Cristo ci ha dato una nuova Rivelazione, contenuta nel Nuovo Testamento e nella Tradizione apostolica. Due tradizioni antitetiche sono fondamentalmente in lotta sotto i nostri occhi.

 

Lungi dal veicolare lo stesso contenuto nozionale, queste due tradizioni sono antagoniste. Una trasmette, senza dissimulazione, la religione del vero Dio, ed è la Tradizione apostolica nella quale l'autentica tradizione primordiale è inclusa tutta intera. L'altra, chiamata dai neo-gnostici «Tradizione Primordiale», trasmette, sotto un travestimento di luce, la religione tenebrosa di colui che vorrebbe prendere il posto di Dio.

 

La mistica universale

 

Per conseguire l'unificazione delle religioni, gli uomini della Gnosi cercano contemporaneamente di uniformare la loro mistica, vale a dire i loro metodi contemplativi. Ecco come essi procedono. Prima di tutto constatando (il che è perfettamente esatto) che l'uomo è naturalmente dotato di facoltà contemplative, e che queste facoltà si ritrovano all'opera con una grande uniformità. L'apparato mistico dell'uomo è sempre lo stesso, qualunque sia la religione che professa.

 

Dunque, gli gnostici partono da una constatazione esatta. Andiamo ora a vedere come essi devino subito dopo. Da questa uniformità dell'apparato mistico, essi concludono che anche il contenuto nozionale che se ne può dedurre è uniforme. Spieghiamoci. Per essi, dal momento in cui si affaccia sul mondo degli spiriti, l'anima può captare solamente dei messaggi divini. Se c'è l'esercizio della facoltà mistica, ossia della capacità di relazionare col mondo spirituale, è inutile chiedersi con quali entità l'anima entri in contatto; può essere solamente col mondo divino.

 

meditazione orientale

 

La Gnosi, sia la moderna che l'antica, ne conclude che tutte le religioni sono capaci di contemplare il divino. Ogni tipo di mistica non può che avere un unico ispiratore: Dio. Ne consegue che gli gnostici si rivolgono ai cristiani dicendo loro: «Voi pretendete che i vostri mistici comunichino con Dio; avete ragione. Ma anche i mistici di tutte le altre religioni comunicano con Dio». Nel campo della contemplazione tutte le religioni si equivalgono. L'affermazione dell'equivalenza mistica universale è uno dei mezzi più sicuri per unificare le religioni.

 

Ecco la posizione cattolica in questa materia. L'anima cristiana si distingue da quella che non lo è. Tale distinzione si fonda essenzialmente sulla la fede di cui essa ha ricevuto l'impronta al momento del Battesimo. Da allora è la grazia divina che la illumina e la istruisce. L'anima non cristiana di buona volontà può ricevere da Dio alcune grazie adattate alla sua situazione, ma non giungerà mai con le proprie forze alla contemplazione del Dio Uno e Trino e del Verbo Incarnato Redentore dell'umanità. I maestri della vita spirituale cattolica hanno dettato alcune regole conosciute per esercitare il cosiddetto «discernimento degli spiriti». Una delle principali è che le «consolazioni mistiche» non devono essere ricercate. Quando esse si presentano bisogna gustarle, ma non si deve fare nulla per provocarle. Ora, la mistica di tutte le altre religioni è precisamente fatta di ricette per provocare la visione, l'estasi e il commercio sensibile con l'al di là.

 

Il simbolismo universale

 

Ecco dunque che tutte le religioni, compresa quella cristiana, devono essere unificate livellando la loro tradizione e la loro mistica. La Gnosi, che si intrufola ovunque, tenta di unificarle anche per mezzo del loro simbolismo. Secondo gli gnostici, il cristianesimo non è in diritto di rivendicare la singolarità del suo simbolismo; il simbolismo cristiano si confonderebbe infatti col simbolismo universale. Come può la Gnosi pervenire a questa conclusione? Ancora una volta, essa parte da un postulato esatto per poi deviare durante la strada.

 

Nessuno dubita del fatto che le opere di Dio siano in armonia le une con le altre e che l'Universo testimoni un'universale corrispondenza. Le opere di Dio sono in armonia nello spazio perché Egli ha infuso l'unità tra le diverse parti della sua creazione. Esse lo sono anche nel tempo, in quanto le opere di Dio si chiamano e si ricordano. Tutti i saggi del mondo hanno preso coscienza di questa armonia e di questa corrispondenza universale. La Tavola di Smeraldo 12, che è il codice degli alchimisti, contiene questa famosa proposizione:

 

«Ciò che è in alto è come ciò che è in basso

e ciò che è in basso è come ciò che è in alto».

 

baphomet - tarocco del mago

Sopra: a sinistra il Baphomet; a destra il Tarocco del Mago.

Entrambi ripropongono con le braccia lo stesso gesto:

As above so below («Come in alto così in basso»).

 

Sottoscrivendo questa massima, la Gnosi moderna non dice niente di più di ciò che dicono molti scrittori di Chiesa. Il pensatore gnostico, paragonando le opere di Dio tra loro trova evidentemente delle armonie in numero illimitato. Egli inventaria un Universo indefinitamente armonioso. Ciò facendo, egli dichiara che pratica un simbolismo aperto poiché non si impone nessuna regola.

 

Il suo pensiero, che è cosmocentrico, guarda l'Universo come se esso fosse il simbolo di sé stesso. Per lui, il cosmo, il cui «alto» corrisponde al «basso» e ne fornisce il tipo, sarà auto-significante. Ed egli sceglie, come emblema di questa «auto-corrispondenza», il Serpente circolare che si morde la coda. È il Serpente «Uroboro», ovvero il Serpente che si divora da sé stesso. E lo gnostico conclude la sua meditazione simbolica chiedendo alla Chiesa di sottoporsi anch'essa a questo «simbolismo aperto», universalmente accettato.

 

il serpente uroboro

 

A fronte di questo simbolismo aperto, quali sono i principî del simbolismo cristiano? Il punto di partenza è il medesimo. Esso è la constatazione dell'armonia che Dio ha messo tra le diverse parti delle sue opere. Il pensatore cristiano dice: «Il cielo che noi vediamo è l'immagine del Cielo in cui crediamo». Ma egli va al di là del creato perché l'asse del simbolismo cristiano non è «cosmo-centrico», ma «Cristo-centrico». Esso si preoccupa innanzitutto di sapere da chi e per chi un edificio così armonioso è stato costruito.

 

sacro cuore di gesù cristo


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Note

 

1 Traduzione dell'originale francese Occultisme et foi catholique (Action Familiale et Scolaire), a cura di Paolo Baroni.

Sito web Action Familiale et Scolaire: https://www.afs.ovh/

2 Cfr. J. Biès, Passeport pour des Temps Nouveaux («Passaporto per dei tempi nuovi»), pagg. 33-34.

3 Rudolf Steiner (1861-1925) fu il fondatore e l'Imperator dell'Antroposofia, una Società occulta derivante dalla Teosofia di Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891). Convinto dell'«idea di rinnovamento del cristianesimo alla luce del buddismo esoterico, Steiner impostò il suo movimento direttamente sull'esoterismo cristiano e muovendo alla Chiesa cattolica l'accusa di aver tradito la sua missione deformando il messaggio iniziale del fondatore, votandosi così ad una rapida scomparsa che solo l'Antroposofia poteva evitare» (cfr. Epiphanius, Massoneria e sètte segrete. La faccia occulta della storia, Ed. «Ichthys», s.d. Albano Laziale, pagg. 150-151; N.d.T.).

4 Cfr. G. Dumeige, La foi catholique («La fede cattolica»), § 265. Alcuni sostengono che la teoria della tripartizione anima-spirito-corpo la si ritrova anche in Sant'Agostino, Padre della Chiesa. A costoro ricordiamo che questo grande Santo in passato era stato un adepto dell'eresia catara (un prodotto dello gnosticismo) di cui forse probabilmente aveva conservato alcuni tratti filosofici.

5 Cfr. Sant'Ambrogio di Milano, De Spiritu Sancto, 1. 1, C. 3, 42: PL 16, 714 A; Sant'Agostino di Ippona, Epist. 98 ad Bonifacium episc., C. 9 s. v.:PL 33, 364.

6 Cfr. Sant'Agostino di Ippona, De Trinitate, 1. 13, C. 12, 15: PL4 2, 1048.

7 Cfr. Rituale romano del Battesimo, n º 1.

8 Cfr. Messale Romano, 13ª domenica dopo la Pentecoste, Colletta; tutta la citazione dal Concilio di Trento è estratta da G. Dumeige, op. cit., § 562, 566 e 569.

9 Secondo la dottrina gnostica, «il male non viene dall'uomo, ma dal mondo divino, da un Dio cattivo, il Dio degli ebrei-cristiani, un Dio inferiore, ignorante, che dalla materia eterna increata avrebbe tratto il mondo così come lo conosciamo, con un'opera quindi non di creazione, ma di organizzazione, di trasformazione della materia, da cui l'appellativo "Demiurgo" ("artigiano"). In essa avrebbe imprigionato l'uomo, allora essere puro e spirituale, godendo successivamente delle sofferenze in cui l'uomo si dibatteva nel tentativo di liberarsi dalla materia che lo degradava ad essere inferiore a Dio» (cfr. Epiphanius, op. cit., pag. 17).

10 Cfr. G. Dumeige, op. cit., ed. del 1961, pag. 159.

11 È bene rispondere ad un'obiezione che gli gnostici sollevano frequentemente. Essi pretendono che il profeta Elia si sarebbe reincarnato nella persona di San Giovanni Battista, offrendo così, essi dicono, l'esempio di una reincarnazione registrata e certificata dalla Sacra Scrittura. In realtà, si tratta di una falsa interpretazione. Ecco il testo del Vangelo di San Matteo. Subito dopo la Trasfigurazione e mentre scendono dalla montagna, i tre discepoli che hanno assistito interrogano Nostro Signore dicendo: «"Perché dunque gli scribi dicono che prima ha da venire Elia"? Ed egli rispose loro: "Elia deve infatti venire a riordinare ogni cosa; ma io vi dico che Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto, ma l'hanno trattato come hanno voluto; nello stesso modo faranno soffrire anche il Figlio dell'uomo". I discepoli compresero allora che egli aveva loro parlato di Giovanni Battista» (Mt 17, 10-13). Commento di Padre Fillion: «Nella sua risposta Gesù distingue due apparizioni successive di Elia. Una reale e personale, alla fine dei tempi, l'altra figurativa e già compiuta nella persona di San Giovanni Battista». Dunque, San Giovanni Battista non è una reincarnazione di Elia. Egli è stato solamente il precursore giocando un ruolo analogo a quello di Elia. Il Battista è il precursore di Gesù sofferente. Elia, nella sua apparizione della fine dei tempi, sarà il precursore di Gesù trionfante. È a causa del suo ruolo di «precursore» che Giovanni Battista può essere definito «un Elia». Quello che invece emerge dalla lettura di un altro passo è che ai tempi di Cristo certi ebrei credevano alla reincarnazione. Nel Vangelo di San Matteo leggiamo che il Signore chiede agli Apostoli: «"La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo"?. Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti"» (Mt 16, 13-14). Ora, sia il Battista che Geremia erano morti, e quindi alcuni ebrei credevano che Cristo fosse un'anima reincarnata (N.d.T.).

12 La «Tavola di smeraldo», o «Tavola Smeraldina», è uno dei più famosi e conosciuti testi alchemici. Essa tratta della preparazione della «Pietra Filosofale», naturalmente in modo talmente nascosto ed «ermetico» da celare questo segreto ai soli iniziati. Essa è attribuita al mitico Ermete Trismegisto, incarnazione del dio egizio Thot. In realtà, si tratta con ogni probabilità di un testo composto da un anonimo nel Medioevo, tipico di una certa corrente culturale di quel tempo (Nicolas Flamel, Adam l'Ebreo, ecc...; N.d.T.).

 

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