VI
GURDJIEFF E IL CRISTIANESIMO
Come
si può immaginare, negli scritti gurdjieffiani il cristianesimo
viene spesso travisato, se non apertamente criticato, come ad
esempio si può notare nel testo di Ouspensky:
«Un'altra domanda era:
come
diventare un cristiano?
Innanzitutto, è necessario comprendere che un cristiano non
è un uomo che si dice cristiano, o che altri dicono
cristiano. Un cristiano è un uomo che vive in conformità
ai precetti del Cristo. Così come siamo, non possiamo
essere cristiani. Per essere cristiani,
dobbiamo essere capaci di "fare". Noi non
possiamo "fare"; per noi, tutto "accade".
Il Cristo dice: "Amate i vostri nemici", ma
come amare i nostri nemici, quando non possiamo
nemmeno amare i nostri amici? Qualche volta "qualcosa
ama", e qualche volta "qualcosa non ama".
Così come siamo, non possiamo neppure desiderare
realmente di essere cristiani, perché, ancora,
qualche volta "qualcosa desidera" e qualche
volta "qualcosa non desidera". E un uomo non può desiderare a lungo una
sola cosa, perché improvvisamente, invece di desiderare di
essere cristiano, gli viene in mente un tappeto molto bello
ma molto caro che ha visto in un negozio.
E invece di
desiderare di essere cristiano, comincia a pensare al modo
di acquistare questo tappeto, dimenticando tutto ciò che
concerne il cristianesimo. O se qualcun altro rifiuta di
credere quale buon cristiano egli sia, sarà pronto a
mangiarlo o a farlo arrostire su carboni ardenti. Per
essere cristiano, occorre "essere".
Essere significa: essere padrone di sé. Se un
uomo non è padrone di sé stesso, non ha nulla e non
può avere nulla. E non può essere un cristiano.
È semplicemente una macchina, un automa. Una macchina non
può essere un cristiano. Riflettete: è possibile che
un'automobile, una macchina da scrivere o un fonografo siano
cristiani? Essi sono semplicemente delle cose controllate
dal caso. Non sono responsabili. Sono delle macchine. Essere
cristiano significa essere responsabile. La responsabilità
viene dopo, quando un uomo, anche parzialmente, cessa di
essere una macchina e comincia effettivamente, non soltanto
a parole, a desiderare di essere un cristiano.
"Qual è
il rapporto dell'Insegnamento che voi esponete con il
cristianesimo quale noi lo conosciamo"?, domandò qualcuno.
"Non so
quello che sapete del
cristianesimo
-
rispose
G., accentuando questa parola - Sarebbe necessario parlare
molto a lungo per chiarire che cosa intendete con questo
termine. Ma per coloro che sanno,
dirò, se volete, che
questo è
cristianesimo esoterico.
Parleremo a tempo debito del significato di queste parole.
Per il momento, continuiamo ad esaminare le nostre
questioni"»
1. |
Vediamo quindi un
altro stralcio, per avere un'idea di cosa intendesse Gurdjieff per «cristianesimo
esoterico»:
«Dovete capire
- diceva - che ogni vera religione, parlo di
quelle create con uno scopo preciso da uomini veramente
sapienti, comporta due parti. La prima insegna
ciò che deve essere fatto.
Questa parte rientra nella sfera delle conoscenze generali e
si corrompe col tempo man mano che si allontana dalla sua
origine. L'altra parte insegna
come fare
ciò che insegna la prima. Essa è
conservata segretamente in certe scuole e col suo aiuto è
sempre possibile rettificare ciò che è stato falsato nella
prima parte, o reintegrare ciò che è stato
dimenticato.
Senza
questa seconda parte, non può esistere conoscenza della
religione o, in ogni caso, questa conoscenza resta
incompleta e molto suggestiva.
Questa
parte segreta esiste nel cristianesimo, così come in
tutte le altre religioni autentiche, e insegna
come
seguire i
precetti del Cristo e ciò che essi realmente significano»
2. |
Se ricordiamo la
trama de I racconti di Belzebù a suo nipote, abbiamo visto
però che in Gurdjieff l'influenza delle dottrine gnostiche, che si
contrappongono radicalmente al cristianesimo stravolgendone i
fondamenti, è notevole. Concetti come l'amore per il prossimo, la
compassione, il libero arbitrio sono del tutto estranei
all'Insegnamento. E soprattutto non dovrebbe esistere un
cristianesimo esoterico, per il semplice fatto che lo stesso Gesù
Cristo lo ha escluso in maniera inequivocabile:
«Non li
temete dunque, poiché non c'è niente di nascosto che debba
esser rivelato, e nulla di segreto che non si debba sapere.
Quel che vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce del sole;
e quello che vi è stato detto all'orecchio, predicatelo sui
tetti»
(Mt 10, 26-27). |
Ma Gurdjieff non
si limita a smontare solamente l'idea di considerasi cristiani.
Riguardo alla Chiesa espone una teoria assai bizzarra:
«"La
chiesa cristiana è una scuola e nessuno sa più che lo sia. Immaginatevi una scuola, dove
i maestri tengano le loro lezioni e le loro dimostrazioni
senza sapere che si tratta di lezioni e di dimostrazioni e
dove gli allievi o i semplici auditori considerino questi
corsi e dimostrazioni come cerimonie, riti o "sacramenti",
ossia magia. Questo assomiglierebbe molto alla chiesa
cristiana dei nostri giorni.
La chiesa
cristiana, la forma cristiana del culto, non
sono state inventate dai Padri della Chiesa. Tutto è
stato preso in Egitto, ma non dall'Egitto a
noi noto: bensì da un Egitto che non conosciamo.
Quell'Egitto era nello stesso luogo dell'altro,
ma era esistito molto tempo prima.
Solo infime vestigia sono sopravvissute nei tempi storici,
ma furono conservate in segreto, e così bene che non
sappiamo nemmeno dove.
Vi
sembrerà strano se dico che questo Egitto preistorico era
cristiano molte migliaia d'anni prima della nascita
di Cristo, o per meglio dire che la sua religione si
fondava sugli stessi principi, sulle stesse idee del
vero cristianesimo. In questo Egitto preistorico,
vi erano speciali scuole chiamate "scuole di
ripetizione". In
quelle scuole si davano a date fisse, e in alcune di esse
anche tutti i giorni, delle ripetizioni pubbliche, in forma
condensata, del corso completo delle scienze insegnate. La
"ripetizione" durava talvolta una settimana intera o anche
un mese. Grazie a queste "ripetizioni" coloro che avevano
seguito i corsi conservavano il contatto con le scuole e
potevano così ritenere tutto ciò che avevano imparato.
Alcuni venivano da molto lontano per assistere a queste
"ripetizioni" e ripartivano con un sentimento nuovo della
loro appartenenza alla scuola. Nel corso dell'anno, c'erano
giornate speciali consacrate a delle ripetizioni molto più
complete, che si svolgevano con una solennità particolare e
questi stessi giorni prendevano un senso simbolico.
Queste
scuole di ripetizione servirono di modello alle chiese
cristiane. Nelle chiese cristiane le forme di culto
rappresentano, quasi interamente, "il
ciclo di ripetizione" delle scienze che trattano dell'Universo
e dell'uomo. Le
preghiere individuali, gli inni, il responsorio, tutto
aveva, in queste ripetizioni, il suo proprio senso così come
le feste e tutti i simboli religiosi; ma il loro significato
è stato perso da molto tempo
[…]".
L'idea
era che, sin dalle prime parole, la liturgia
ricorda, per così dire, tutto il processo
cosmogonico, ripetendo tutte le tappe e tutte le fasi
della creazione […].
Mettendo in evidenza ciò che era stato conservato fino ai
giorni nostri, G. indicava contemporaneamente ciò che era
stato perduto e dimenticato. Ci parlava delle danze sacre
che accompagnavano i "servizi" nei "templi di ripetizione" e
che oggi non sono incluse nella forma del culto cristiano»
3. |
Anche in un passo
di Incontri con uomini straordinari Gurdjieff raccontava di
aver conosciuto un prete armeno che gli aveva mostrato una
fantomatica mappa, appartenuta alla sua famiglia da diverse
generazioni, raffigurante quello che veniva chiamato «L’Egitto-di-prima-delle-sabbie»
4.
Queste
affermazioni di Gurdjieff sono pura fantasia e del tutto
indimostrabili, per cui lasciano il tempo che trovano. Quello che
Gurdjieff sicuramente conosceva (ma faceva finta di dimenticare) era
il vero significato della liturgia cristiana: non una ripetizione
del processo cosmogonico, bensì il rinnovarsi incruento del Sacrificio di
Cristo sul Calvario presente nell'Eucarestia. Quello che viene chiamato
«cristianesimo esoterico» non avrebbe alcun senso senza la morte e
la risurrezione di Cristo, che sono il cardine del cristianesimo. Si
tratterebbe dunque di un altro culto che non potrebbe assolutamente
definirsi cristiano.
Raffaello: La
Disputa sul SS. Sacramento (1509), Stanze Vaticane.
Ma
Gurdjieff non si ferma qui. Ecco cosa afferma riguardo all'Ultima
Cena:
«Durante una riunione qualcuno gli domandò se negli
insegnamenti e nei riti delle religioni esistenti vi fosse
qualcosa di reale o che permettesse di raggiungere qualcosa
di reale.
"Sì e
no", disse G. Immaginate che un giorno ci troviamo qui a
parlare di religione e che la donna di servizio Masha
ascolti la nostra conversazione. Ovviamente la comprenderà a
modo suo e ripeterà quello che avrà potuto capire a
Giovanni, il portinaio; Giovanni la comprenderà anche lui a
modo suo e ripeterà ciò che avrà afferrato a Pietro, il
cocchiere della casa vicina. Pietro se ne va in campagna e
racconta in paese cosa dicono quei signori in città. Pensate
che quello che racconterà avrà conservato qualche
somiglianza con ciò che avremo detto? Questo è precisamente
il rapporto tra le religioni esistenti e ciò che erano
all'origine. Gli insegnamenti,
le tradizioni, le preghiere e i riti non ci giungono
di quinta mano, ma di venticinquesima mano, e
naturalmente quasi tutto è stato deformato al punto da
essere irriconoscibile; l'essenziale si è perso da
lungo tempo.
Per
esempio, in tutte le confessioni cristiane una parte
importante spetta alla tradizione dell'Ultima Cena
del Cristo con i suoi apostoli. Le liturgie e tutta una
serie di dogmi, di riti e di sacramenti traggono di qui la
loro origine. Questa tradizione ha provocato scismi,
separazioni di Chiese, formazioni di sètte. Molta gente è
morta perché rifiutava di accettare questa o quella
interpretazione. Ma resta il fatto che nessuno comprende
veramente ciò che Cristo ha compiuto con i suoi discepoli
quella sera. Non vi è spiegazione che assomigli,
anche approssimativamente, alla verità,
innanzi tutto perché il testo stesso dei Vangeli è stato
snaturato dai copisti e dai traduttori, inoltre
perché essi sono stati
scritti per coloro che
sanno.
Per coloro che non sanno, i Vangeli non possono
spiegare nulla. Più si sforzano di comprenderli,
più affondano nell'errore.
Per
comprendere ciò che accadde durante l'Ultima Cena è
indispensabile innanzi tutto conoscere certe leggi.
Ricordate ciò che ho detto sul corpo astrale?
Riassumiamolo brevemente. Gli uomini che hanno un "corpo
astrale", possono comunicare l'uno con l'altro a distanza,
senza ricorrere a mezzi fisici, ma affinché tali
comunicazioni siano possibili essi devono stabilire qualche
"legame" tra di loro. Con questo intento, quando qualcuno di
loro va in un'altra regione, prende talvolta con sé un
oggetto appartenente alla persona con la quale desidera
rimanere in relazione, di preferenza un oggetto che sia
stato in contatto con il suo corpo e sia permeato delle sue
emanazioni. Nello stesso modo, per mantenere una relazione
con una persona morta, i suoi amici hanno l'abitudine di
conservare degli oggetti che le sono appartenuti. Questi
lasciano in qualche modo una
traccia
dietro di sé, qualcosa come dei fili o dei
filamenti invisibili, che rimangono tesi nello spazio.
Questi fili legano quel determinato oggetto alla persona,
viva o morta, alla quale l'oggetto apparteneva. Gli uomini
hanno avuto questa conoscenza fin dalla più remota antichità
e ne hanno fatto gli usi più svariati.
Se ne
possono trovare tracce nei costumi di molti popoli. Sapete,
per esempio, che sono numerosi quelli che praticano il rito
della
fraternizzazione per
mezzo del sangue.
Due o più uomini
miscelano il loro sangue nella stessa coppa e ne bevono. In
seguito sono considerati
fratelli di sangue.
Ma l'origine di questa usanza deve essere
ricercata su di un piano più profondo. Nei tempi primitivi
si trattava di una cerimonia magica per stabilire un legame
tra "corpi astrali". Il sangue ha qualità speciali. Alcuni
popoli, per esempio gli ebrei, attribuiscono al sangue un
significato particolare e proprietà magiche. Ora capite che
secondo le credenze di certi popoli, se si stabilisce un
legame tra "corpi astrali", esso non è spezzato dalla morte.
Il
Cristo sapeva di dover morire. Questo era stato deciso
prima. Lo sapeva ed anche i suoi discepoli lo sapevano. E
ciascuno di essi sapeva qual era la sua parte. Ma al tempo
stesso essi volevano stabilire un legame permanente con il
loro Maestro. A questo fine il Cristo diede loro da bere il
suo sangue e da mangiare la sua carne. Non erano affatto
pane e vino, ma realmente la sua carne ed il suo sangue.
La
Santa Cena fu un
rito magico
analogo ad una
"fraternizzazione per mezzo del sangue"
per stabilire un
legame tra i "corpi astrali".
Ma chi saprebbe ancora ritrovarne la traccia
e comprenderne il senso nelle religioni attuali? Da lungo
tempo tutto è stato dimenticato e al senso originale sono
state sostituite interpretazioni completamente diverse. Le
parole sono rimaste, ma il loro significato si è perso da
secoli» 5. |
L'Ultima Cena
(1517), Cattedrale di San Giorgio dei Greci, Venezia.
Certe affermazioni
di Gurdjieff potrebbero sconcertare e al limite far venire qualche
dubbio a qualcuno, specie quando egli afferma che le fonti dei
Vangeli sono di «venticinquesima mano», e che perciò quello che fu
detto da Gesù col passare del tempo è stato stravolto. Ovviamente,
più tempo passa da un accadimento e dalla sua stesura in forma
scritta, più aumentano le probabilità che qualche particolare venga
omesso o distorto, non solo per malafede, ma anche per semplice
dimenticanza o per errori di trascrizione.
Tutti gli storici lo
sanno, infatti uno dei criteri per valutare la bontà di una
qualsiasi fonte storica è la sua vicinanza temporale ai fatti in
essa narrati. E qui possiamo
confutare le affermazioni di Gurdjieff, grazie ad alcune scoperte
archeologiche ed agli studi che seguirono, avvenute più o meno negli
ultimi anni di vita del «maestro». Nel 1947 in una grotta di
Qumran, una località desertica sulla costa occidentale del Mar
Morto, un pastore beduino trovò alcune giare molto antiche,
contenenti dei rotoli manoscritti. Negli anni successivi nella zona
vennero esplorate numerose altre grotte e saltarono fuori altri
documenti. Si trattava prevalentemente di testi ebraici, tra cui
alcune copie dell'Antico Testamento, probabilmente appartenenti
della comunità degli Esseni.
La scoperta fu ovviamente un evento
eccezionale, tanto che i cosiddetti «rotoli del Mar Morto»,
divennero oggetto di studio di tutti i più importanti biblisti
mondiali. Il fatto sorprendente è che mediamente questi testi
coincidono in maniera straordinariamente precisa con quelli
utilizzati oggi.
Sulla
veridicità storica delle Sacre Scritture sono stati scritti poi
molti libri interessanti. Ne suggeriamo un paio dedicate ai Vangeli,
a carattere divulgativo, ma molto ben documentati: Ipotesi su
Gesù (SEI, 1976) e Patì sotto Ponzio Pilato?
(SEI, 1992), entrambi di Vittorio Messori, il quale ricorda
come per gli ebrei vi fosse la particolare preoccupazione di
riportare fedelmente i testi sacri:
«Che
così fosse lo mostra anche l’analisi dei 4.600 antichi
manoscritti greci che ci sono giunti di testi o di parti di
testi del Nuovo Testamento. Il quale conta circa 140.000
parole: ebbene, quelle che danno serie difficoltà perché
tramandate diversamente in qualcuno di quei 4.600
manoscritti sono soltanto 140, pari dunque solo a un
millesimo del totale! Le variazioni irrilevanti o di poco
conto sono ovviamente più numerose, ma il numero
estremamente basso delle difficoltà testuali serie conferma
quale fosse la cura nel trasmettere quanto era stato
ricevuto da chi aveva il compito ufficiale del "servizio
della Parola"» 6. |
Ma quello che
colpisce ancora di più sono i reperti della grotta nº 7 di Qumran.
Diversamente dalle altre in cui furono ritrovati documenti
vetero-testamentari, qui vennero alla luce dei frammenti riportanti
alcuni versetti del Vangelo di Marco e della
Prima Lettera a Timoteo di San Paolo Apostolo. La datazione
di questi reperti li fa risalire all’incirca all'anno 50 d. C. In
pratica, questi risultano essere i più antichi frammenti del Nuovo
Testamento mai ritrovati. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che sono
stati scritti quando i testimoni oculari delle vicende di Gesù
Cristo erano ancora vivi, il che ci garantisce un'altissima
attendibilità storica, (anche perché gli avversari del
cristianesimo nascente avrebbero potuto facilmente confutare
eventuali manipolazioni)
7. E questo senza
star qui a ricordare che molti altri passi delle Sacre Scritture
hanno trovato una ulteriore conferma della loro veridicità grazie
alle scoperte archeologiche degli ultimi decenni.
I seguaci di
Gurdjieff non potevano ovviamente sapere queste cose, ma almeno
oggi, chi avesse qualche dubbio, prima di dar retta in maniera
acritica ad un Gurdjieff o ad un Dan Brown qualsiasi, dovrebbe
sfruttare la possibilità di approfondire certe questioni senza
pregiudizi. Alla fine si può
affermare tranquillamente che mentre la tesi di Gurdjieff è di tipo
«dogmatico», non ha cioè alcuna verificabilità scientifica, chi
sostiene la veridicità dei Vangeli ha almeno delle prove storiche
certe. Poi si sa che, come diceva Blaise Pascal, Dio
«ha sparso abbastanza luce per chi vuol credere, ma
anche abbastanza buio per chi non vuol credere».
A sinistra, uno dei
rotoli del Mar Morto ritrovati: a destra, gli scavi di Qumran.
.
In fin dei conti,
si può concordare con quanto scritto da San Paolo nella sua Seconda
Lettera a Timoteo:
«Verrà il tempo in cui gli uomini non sopporteranno più
la sana dottrina, ma solleticati in ascoltar cose
piacevoli, si circonderanno di una folla di dottori
secondo i loro capricci e, distogliendo l'orecchio
dalla verità, si volgeranno a favole» (2
Tm 4, 3-4). |
Purtroppo
però con i suoi
trabocchetti Gurdjieff ha insinuato il dubbio anche tra alcuni
cattolici. Un esempio lo si può vedere a proposito di un simbolo che
nel suo sistema aveva un ruolo assai importante: l'Enneagramma,
come riportato da Ouspensky:
«In
senso generale, bisogna comprendere che l'Enneagramma è
un simbolo universale.
Ogni
scienza ha un posto nell'Enneagramma e può essere
interpretata per mezzo dell'Enneagramma.
Sotto questo rapporto si può dire che un uomo
non conosce
veramente, cioè
non comprende, se non quello che è capace di inserire nell'Enneagramma.
Ciò che non è in grado di porre nell'Enneagramma non lo
comprende. Per un uomo che sappia utilizzarlo, l'Enneagramma
rende libri e biblioteche del tutto inutili; ogni cosa può
essere inclusa e letta nell'Enneagramma. Un uomo isolato nel
deserto che tracci l'Enneagramma sulla sabbia, può leggere
in esso le leggi eterne dell'Universo. E ogni volta egli può
imparare qualcosa di nuovo, qualcosa che prima ignorava del
tutto
[…].
L'Enneagramma
è un diagramma schematico del
moto perpetuo
cioè una
macchina dal movimento eterno. Ma naturalmente è necessario
sapere come leggere questo diagramma. La comprensione di
questo simbolo e la capacità di farne uso dà all'uomo un
grandissimo potere. È il
moto perpetuo
ed è anche la
pietra filosofale
degli alchimisti
[…].
Molto
più tardi, nel 1922, allorché G. organizzava il suo Istituto
in Francia e i suoi allievi studiavano le danze dei
Dervisci, G. mostrò loro degli esercizi che si
riferivano al "movimento dell'Enneagramma".
Sul
pavimento della sala in cui questi esercizi avevano luogo,
era stato tracciato un grande Enneagramma e gli allievi
occupavano i posti contrassegnati dai numeri dall'1 al 9. Ad
un dato momento essi si misero a muoversi da un posto
all'altro secondo l'ordine indicato dal periodo dei numeri,
in un movimento molto affascinante, girando l'uno intorno
all'altro nei punti di incontro, cioè nei punti di
intersezione delle linee dell'Enneagramma»
8. |
Enneagramma.
Non è chiara
l’origine di questo simbolo. Alcuni la attribuiscono al sufismo, ma
non tutti sono d’accordo con questa ipotesi. L'Istituto Arica di
Oscar Ichazo e lo psicologo Claudio Naranjo lo hanno utilizzato per
classificare i tipi psicologici umani. Questo simbolo purtroppo è
diventato popolare anche in certi ambienti cattolici, tanto che in
un documento ufficiale emesso dal Pontificio Consiglio della Cultura
e dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, dal titolo Gesù Cristo portatore dell'acqua viva. Una riflessione
cristiana sul «New Age» ne viene espressamente indicata
l'inconciliabilità con la fede cattolica.
«Un adeguato discernimento cristiano del
pensiero e della pratica
"New Age"
non può non
riconoscere che, come nello gnosticismo del secondo e terzo
secolo, esso rappresenta una specie di compendio di
posizioni che la Chiesa ha identificato come eterodosse.
Giovanni Paolo II mette in guardia sulla "rinascita delle
antiche idee gnostiche nella forma del cosiddetto
New Age.
Non ci si
può illudere che esso porti a un rinnovamento della
religione.
È soltanto un nuovo modo di praticare la gnosi, cioè
quell'atteggiamento dello spirito che, in nome
di una profonda conoscenza di Dio, finisce per
stravolgere la Sua Parola sostituendo parole che sono
soltanto umane.
La gnosi non si è mai ritirata dal terreno del
cristianesimo, ma ha sempre convissuto con esso, a volte
sotto forme di corrente filosofica, più spesso con modalità
religiose o parareligiose, in deciso anche se non dichiarato
contrasto con ciò che è essenzialmente cristiano".
Se ne può vedere un esempio nell'Enneagramma,
lo strumento per l'analisi del carattere secondo nove
tipi, il quale,
quando viene utilizzato come mezzo di crescita spirituale
introduce ambiguità nella dottrina e nella vita della fede
cristiana»
9.
|
Del resto, non si
dovrebbe dimenticare che lo stesso San Paolo aveva messo in guardia
i cristiani nella sua Lettera ai Colossesi:
«Vi dico
questo perché nessuno vi inganni con discorsi seducenti.
Poiché, sebbene sia assente da voi col corpo, sono con voi
con lo spirito, mentre godo nel vedere il buon ordine che
regna fra di voi e la fermezza della vostra fede in Cristo.
Vivete dunque in Cristo Gesù, il Signore, quale vi è stato
fatto conoscere. Siate in lui radicati e su di lui
edificati, sostenuti e resi stabili dalla fede, quale vi fu
insegnata, sovrabbondando nel rendimento di grazie. State
attenti che nessuno vi faccia sua preda con sottili
ragionamenti filosofici e con vane astuzie basate sulla
tradizione degli uomini o sugli elementi del mondo,
ma non su Cristo; perché è in lui solo che abita
corporalmente tutta la pienezza della divinità, ed è in lui
che voi siete ripieni, essendo egli il capo di ogni
Principato e Potestà»
(Col 2, 4-10). |
Note
1
Cfr.
P. D.
Ouspensky, op. cit., pagg.
115-116.
2
Ibid., pagg. 337-338.
3
Ibid., pagg. 335-337.
4
Si veda
G. I. GURDJIEFF, Incontri con uomini straordinari,
Adelphi, 1977. Nella ristampa del 2008 (collana Gli Adeplhi)
la vicenda viene raccontata da pag. 145 a pag. 149.
5 Cfr.
P. D.
Ouspensky, op. cit., pagg.
110-111.
6
Cfr.
V.
Messori, Patì sotto Ponzio Pilato, SEI, 1992, pag.
291.
7
Ibid.
pagg.
353-368. Il cap. XXXVII è interamente dedicato agli studi sui
frammenti dei rotoli di Qumran che abbiamo citato.
8
Cfr.
P. D.
Ouspensky, op. cit., pagg.
326-327.
9 L'intero documento è
reperibile al seguente indirizzo:
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/interelg/documents/rc_pc_interelg_doc_20030203_new-age_it.html
|