
di
Epiphanius
1

Poiché è
praticamente impossibile studiare l'occulto senza imbattersi
nel tema dello gnosticismo, abbiamo pensato di pubblicare
questo breve articolo che pur non avendo la pretesa di
essere esaustivo, fornisce al lettore che ne sia sguarnito
gli elementi essenziali per conoscere almeno a grandi linee
le idee-chiave del pensiero gnostico. Leggendo, si scoprirà
che quello che apparentemente sembra essere un movimento
filosofico dei secoli passati ormai estinto, pur cambiando
di forma e adattandosi alle varie epoche storiche, è giunto
sino a noi. Come afferma l'Autore di questo scritto, l'uomo
moderno è - anche se il più delle volte inconsapevolmente -
stato iniziato alla Gnosi e ne mette in pratica i dettami
che consistono essenzialmente nella rivolta satanica contro
Dio e nel rifiuto dell'ordine che Egli ha posto nel creato.
|
Introduzione
Alexandrian, probabile
pseudonimo di un alto iniziato, scrive nella sua
Storia della
filosofia occulta 2 citando uno dei
massimi esponenti moderni del pensiero gnostico,
Henri-Charles
Puech (1902-1986): «Avere la Gnosi (la Conoscenza)
significa sapere che cosa siamo, da dove veniamo e dove andiamo, che
cosa ci può salvare, qual'è la nostra nascita e qual'è la nostra
rinascita». E alla serie delle domande: «Perché sulla Terra
esistono tante religioni, invece di un'unica fede? Quale scegliere e
in base a quale criterio preferirla alle altre? Come stabilire chi
ha torto o ragione, fra il pagano, l'ebreo o il cristiano, fra chi è
sicuro della metempsicosi e chi attende il Giudizio Universale»?,
fà seguire considerazioni degne della massima attenzione: «Una
risposta troppo immediata a queste domande drammatiche e
problematiche trasforma l'individuo in un ateo, che rifiuta
globalmente tutte le religioni proprio per le loro divergenze, o in
un fanatico che si chiude rigidamente nella propria fede evitando di
analizzare le altre, per timore che questa venga intaccata. Lo
gnostico, invece, usa la Gnosi come un filtro attraverso il quale
setaccia e analizza le religioni e le filosofie, per trattenere il
meglio di ognuna. Elabora così una religione intellettuale, basata
su una rigorosa cultura invece di una religione rivelata che
giustifica i proprî postulati inverosimili e assurdi facendo ricorso
a visioni, estasi, allucinazioni auditive» 3.
Gnosi e dottrina gnostica
«La Gnosi nacque in ambiente
giudeo-cristiano nutrendosi di un pensiero specificamente ebraico
preso a prestito da tutto un bagaglio letterario dell'Antico
Testamento, anche se il suo vocabolario proviene dal greco e dalle
formule pseudo-filosofiche dell'Egitto e dell'Iran»
4. Affermazione invero relativamente recente
in quanto fondata sulla scoperta avvenuta in Egitto a Nag Hammadi,
vicino a Luxor, negli anni
Cinquanta, di una biblioteca gnostica in
lingua copta. Prima di tale data era corrente invece definire la
Gnosi come risultato di un miscuglio sincretistico di pensieri
religiosi più antichi di quello cristiano, mutuati dall'India,
dall'Egitto, dalla Persia e dalla Grecia. La Gnosi sviluppò un
insegnamento originale, peculiare, sempre destinato ad una ristretta
sètta di iniziati, mirato a scoprire nell'insegnamento di Gesù
verità più profonde di quelle semplici, evangeliche, alla portata di
chiunque. Serviva cioè distinguere, secondo costoro, fra un
insegnamento esoterico ad usum populi e un insegnamento
esoterico, segreto, da Gesù e dagli apostoli riservato ad una
ristrettissima cerchia di iniziati superiori. Questo in realtà era
il motivo, secondo gli gnostici, la molla segreta dell'esplosiva
espansione del cristianesimo e ad esso occorreva ricondurre le
risposte a problemi esistenziali fondamentali come quello del Male.
Il Male, sentenziavano, non viene dall'uomo,
ma dal mondo divino, da un Dio cattivo, il Dio degli
ebrei-cristiani (i Profeti non annunciavano infatti solo
sventure?), un Dio inferiore, ignorante, che dalla
materia eterna increata avrebbe tratto il mondo così come lo
conosciamo, con un'opera quindi non di creazione, ma di
organizzazione, di trasformazione della materia, da cui
l'appellativo di Demiurgo (ossia artigiano). In essa avrebbe
imprigionato l'uomo, allora essere puro e spirituale, godendo
successivamente delle sofferenze in cui l'uomo si dibatteva nel
tentativo di liberarsi dalla materia che lo degradava a essere
inferiore a Dio. Di converso, gli gnostici, nella loro distorta e
arbitraria teologia, postulavano l'esistenza di un Dio buono,
inaccessibile e indifferente alle cose umane (ma allora dove sarebbe
la sua bontà?), che tutto compenetra e avvolge, da essi di volta in
volta denominato «Straniero», «Abisso originale», «Pleroma»
(ossia «pienezza»), «Gran Tutto». Esso si espanderebbe fuori
di sé per «emanazione» generando una molteplicità di esseri - fra
cui gli Angeli e il Demiurgo - denominati a seconda delle epoche «Eoni»,
«Syzygie», «Arconti», o, nella
Kabbalah ebraica, «Sephiroth».
L'espansione di questo Dio-
Tutto sarebbe perennemente in corso, da
cui il concetto di mondo, Universo in divenire. Il mondo, essenza
stessa del Dio buono, sarebbe dunque divino, in quanto generato e
non creato dal nulla, mentre il processo di espansione con
l'intervento maldestro e indesiderato del Demiurgo avrebbe subito un
rallentamento ostacolando così l'evoluzione verso il
ricongiungimento degli spiriti gnostici col proprio Dio-Tutto. Di
qui il concetto di caduta originale, compiuta però non da Adamo, ma
dal Dio dei cristiani, Yahwéh. Se il Male dunque non proviene
dall'uomo, egli non può esserne responsabile:
inutile allora l'ascesi cristiana che non dà garanzie di salvezza
eterna, inutile ogni lotta alle tentazioni e alle debolezze, inutile
ogni sforzo di perfezionamento; la salvezza, la
liberazione cui tendere è piuttosto quella dalla materia in cui l'ignobile
Demiurgo - il Dio dei cristiani - ha imprigionato l'uomo,
onde riaccedere a quello stato di scintilla divina primordiale,
emanazione del Dio buono 5. La
«via» per giungervi passa, secondo gli gnostici, attraverso
l'insegnamento esoterico del Cristo, il maggiore dei Grandi
Iniziati, che procura la salvezza attraverso la Gnosi (la
Conoscenza). Il mezzo è la magia, che conduce l'uomo al
«risveglio», al suo stato primordiale divino, al contatto con
le entità spirituali superiori. Superfluo osservare che le verità
del Credo sono qui apertamente negate, Passione e Risurrezione di
Nostro Signore Gesù Cristo, ridotte a simboli senza fondamento, dal
momento che l'uomo non ha più bisogno di essere redento in quanto
non in grado di peccare dato il suo penoso stato di vittima del
dispotismo del Demiurgo. Secondo costoro, il Cristo-Lucifero
(Portatore di Luce) gnostico non ha punto indicato una via di
redenzione da percorrere con travaglio e speranza, ma ha bensì
svelato a chi non ne era a conoscenza che l'uomo da sempre
è Dio, e il nemico che gli impedisce, tramite la tenebra e
l'ignoranza religiosa, di accedervi, è Yahwéh, il Dio dei cristiani.
Si postula che nella materia si annidi il male da cui discende che
anche il corpo umano è cattivo e si pone nel contempo il
problema del rapporto con la «scintilla divina», emanazione del
Dio-Tutto, buono; di qui la necessità di scompone l'uomo in tre
parti:
-
la parte carnale, cattiva o,
secondo il linguaggio gnostico, «soma»;
-
una parte psicologica sede delle
passioni o «psiche»;
-
e la parte che si identifica con
la scintilla divina o «pneuma».
In tal modo i conti tornano: la psiche
è la forza cattiva che sostiene la materia, mentre lo pneuma,
essendo consustanziale al Dio-Pleroma, rimane indifferente e
impassibile alle vicende del corpo. L'uomo nella sua essenza non è
dunque responsabile dei suoi atti, che sono invece da
imputare alle
forze di quella psiche materiale di cui, senza volerlo, si è
ritrovato dotato. In nuce troviamo tutto il protestantesimo
di
Martin Lutero (1483-1546): le opere sono inutili all'uomo,
essendo per sua natura incapace di atti buoni, la salvezza può
giungere solo attraverso la fede, una fede s'intende iniziatica. Il
pensiero gnostico precorre anche la moderna psicanalisi, che
intende sollevare l'uomo dal problema del Bene e del Male, rinviando
a un non ben definito inconscio situato nella psiche (ma come
avranno fatto questi geni a parlarci così diffusamente
dell'«inconscio» se esso è tale?) la responsabilità delle azioni
intrinsecamente cattive condotte dall'«Io». Per gli psicanalisti,
l'inconscio, o Super-Io, di cui l'individuo è dunque vittima
innocente, sarebbe sede delle pulsioni istintive alle quali, secondo
costoro, è bene l'uomo dia libero sfogo per non crearsi perniciosi
«complessi» di colpa. Di qui il libero accesso al peccato attraverso
la liberazione sessuale, la droga e ogni altra perversione
ben nota 6. L'avversione al mondo
materiale suscitò negli gnostici due atteggiamenti solo
apparentemente antitetici: l'astinenza da ogni rapporto sessuale e
il libertinaggio orgiastico più sfrenato. Entrambi infatti erano
espressione di odio e disprezzo per il corpo, sia negandogli le
soddisfazioni che esso esigeva, sia col trascinarlo in ogni rovinoso
eccesso. Regola generale gnostica fu però in ogni epoca il
rifiuto della procreazione dal momento che il Demiurgo aveva
esortato gli uomini a crescere e moltiplicarsi solo per perpetuarne
l'odio e l'infelicità su questa Terra.
Di qui l'astinenza forzata,
l'abolizione del matrimonio, l'uso dei contraccettivi,
l'aborto,
la sterilizzazione, la
sodomia, fino all'orgia rituale che collettivamente
sostanziava il rifiuto della vita. Tutti atteggiamenti che nel
pensiero gnostico tendono ad
interrompere la continuazione della
specie umana, vista come penosa sventura, liberando invece
attraverso la morte il pneuma, l'anima, l'essenza divina prigioniera
del corpo. Si spiegano in tal modo anche le vere motivazioni dei
suicidi dei catari, degli infanticidi degli anabattisti e, forse, di
tante guerre e rivoluzioni moderne i cui moventi riportati nei libri
di Storia sono a dir poco irrealistici. E quanta attualità del
pensiero gnostico dei primi secoli dopo Cristo! L'uomo
moderno,
infatti, è iniziato alla Gnosi senza che se ne renda conto.
L'aspetto più preoccupante, tuttavia, dell'inarrestabile espansione
della Gnosi nella società moderna, deriva dalla diffusione,
effettuata con un'abilità seconda solo alla perfidia, di un
opportuno état d'esprit, favorevole all'affermazione e alla
glorificazione del Male, della distruzione, della perversione,
dell'irrazionale in quanto tale, e ostile ad ogni forma di Bene, di
azione costruttiva, di virtù, di razionalità, di buon senso. Facendo
leva sul conformismo, sullo spirito di emulazione e
sull'istinto gregario dell'uomo (e del giovane in particolare)
questi viene indotto a conformarsi a questo état d'esprit con
comportamenti istintuali, autodistruttivi e innaturali.
Il tutto avviene senza che l'uomo ne sia conscio, se ne renda conto,
anche se esso avverte quasi sempre un certo disagio del quale non
riesce tuttavia a definirne e riconoscerne la natura e le cause, e
che determina in misura crescente crisi, depressione, follia
suicida.
Un utile ruolo depistante è qui giocato dalla psicoanalisi
e dalla psicologia, che quale terapia a tale disagio suggeriscono
dosi ulteriori degli stessi comportamenti che hanno già causato il
disagio medesimo. Gli artefici di questo état d'esprit, che
si basano su consolidate tecniche di violazione della coscienza,
si servono per crearlo degli autori che si susseguono sulla ribalta
dell'attualità, comparendo e scomparendo sotto la loro attenta regia
e interpretando il ruolo a ciascuno assegnato. Personaggi dello
spettacolo, della
musica rock, della
televisione, dello sport, della politica, del mondo
scientifico e letterario, si susseguono incessantemente sotto le
luci della ribalta, funzionali a questa o quella parte della tragica
commedia, siano essi consapevoli o inconsapevoli vittime. Gli
effetti tremendi dell'immersione totale e costante, per anni, del
pubblico in un ambiente artificiale finalizzato alla diffusione di
modelli banali, morali, perversi e negativi, sono rilevati e
apprezzati, ormai, solo da quell'infima minoranza che, bandendo TV,
cinema, concerti rock, discoteche, ecc..., percepiscono il
progressivo degrado morale e intellettuale di coloro che li
circondano. Dal carattere totalizzante di questa immersione della
massa della società deriva pure l'incapacità dell'uomo comune di
realizzare o ricordare modelli comportamentali assai più virtuosi;
che fino a poco tempo fa esistevano quasi ovunque e sono stati
distrutti. Modelli che gli assicuravano una vita serena e pacifica,
della quale è rimasto solo un vago e nostalgico ricordo, che
riaffiora però con prepotenza nelle rare pause del suo vivere
convulso e artificioso. Senza tema di smentite, si può dunque
affermare che l'origine di questa autentica tragedia è da ricondurre
all'iniziazione dell'uomo moderno al pensiero gnostico, pensiero
che, nel corso di quest'opera, si tenterà di tracciare nella sua
storia, sviluppo e diffusione.

Giova ricordare che lo gnostico per
definizione è antinomista (dal greco anti «contro», nomòs
«legge»). Cos'è infatti la legge in una società sana se non una
regola, un mezzo per disciplinare i comportamenti dei suoi membri e
volgerli al Bene colpendo i trasgressori, quindi impedire il Male? E
poiché il Bene Sommo è Dio, la legge dovrà coniugarsi sulla Sua
legge, in tal modo orientando gli uomini a conoscere e amare il Bene
su questa Terra onde acquisire i meriti indispensabili per accedere
alla ricompensa eterna. Non così per lo gnostico. Egli sa,
egli è Dio, perché è riuscito a liberare il «pneuma»
dall'involucro della materia cattiva che lo avvolgeva. Egli è
convinto di possedere di già tutti gli attributi di Dio e non deve
sottomettersi ad alcuno, essendo ormai parte del Gran Tutto in cui
si perde e si confonde 7. Eloquente in
proposito la dichiarazione di un satanista bolognese che, a quanto
riferisce La Stampa, ama proclamarsi figlio di Satana e che
inizia i nuovi adepti tracciando sulla loro fronte per tre volte il
numero sei col sangue che si è tolto 8.
Costui si definisce: «Uno che crede nel principio filosofico del
satanismo, e cioè che la divinità risiede all'interno dell'uomo
e della donna, non in un'entità astratta». Il
vero gnostico in realtà è colui che ha accolto in toto l'eco
del non serviam, il grido di Lucifero che riecheggiato fra
gli angeli e gli uomini fu udito anche da Nostro Signore quando,
venuto sulla terra, raccontò Egli stesso la parabola: «Un uomo di
nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo
regale e poi ritornare [...]. Ma i suoi cittadini lo odiavano
e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: "Non vogliamo che
costui venga a regnare su di noi"» (Lc 19, 12-14).
Lo
gnostico è il perpetuatore dello spirito di rivolta che animò
l'antico tentatore quando sussurrava ad Adamo ed Eva l'eritis
sicut Dei («sarete come Dio»), solo che mangiate dell'Albero
della Conoscenza (la Gnosi). Tanto basti, che gli stessi adepti
delle sètte gnostiche degli ofiti o naasseni (ophis in greco
e naas in ebraico significano «serpente») ammettevano:
«Noi veneriamo il Serpente perché Dio l'ha posto all'origine della
Gnosi per l'umanità: egli stesso ha insegnato all'uomo e alla donna
la completa conoscenza degli alti misteri» 9.
Così, conclude lo studioso Etienne Couvert, tutto è chiaro.
Ogni elucubrazione ostentatamente sapiente è in realtà destinata a
distogliere i cristiani dall'adorazione del vero Dio e a portarli
verso l'adorazione del Serpente, scopo supremo della sètta
10.

Il presente
articolo è stato estratto da un'edizione piuttosto datata
dell'opera di
Epiphanius Massoneria e sette segrete: la faccia
occulta della storia. Nel maggio del 2008, è stata
pubblicata un'edizione accresciuta (pagg. 989 contro le 659
dell'edizione precedente) della stessa opera di cui
consigliamo caldamente la lettura. |

Note
1
Estratto dall'opera Massoneria e sètte segrete: la faccia occulta
della Storia, Editrice Icthys, Albano Laziale s.d., pagg.
19-22.
2
Ed. Mondadori, 1984.
3
Ibid., pag. 46.
4
Cfr. E. Couvert, De
la gnose a l'œcumenisme,
éditions de Chiré, 1983, pag. 9; a questo testo fondamentale
e ad altre opere del Couvert si farà spesso ampio riferimento
trattando il tema gnostico.
5
Ciò che colpisce in simile guazzabuglio, espresso per lo più in
termini oscuri e arcani, è la mancanza di logica e collegamento nei
vari passaggi. Ad esempio, porre la creazione fuori di Dio, come un
qualcosa che però Gli appartiene facendo parte del «Gran Tutto», ma
nello stesso tempo è contro di Lui in quanto definita quale Caos,
Tenebra, Vuoto, è limitare Dio, restringere proprio là dove la
sovranità è il Suo precipuo attributo in quanto puro Essere. Così
come affermando che la materia è infinita, quindi è Dio (panteismo,
ossia Dio ovunque), non si capisce come essa possa incorporare allo
stesso tempo il male, dal momento che essa appartiene al Pleroma, il
Gran-Tutto definito come Dio-buono.
6
«Ciò che è sorprendente nei sistemi gnostici è che essi sono
esclusivamente basati sulle manifestazioni dell'Inconscio e che i
loro insegnamenti morali non arretrano dinanzi agli aspetto meno
chiari della vita (fra parentesi questo inconscio è la psiche degli
gnostici, sede delle passioni che agitano il corpo). lo non credo di
andare troppo lontano dichiarando che l'uomo moderno, contrariamente
al suo fratello del XIX sec., si rivolge verso la psiche con grandi
speranze e senza far riferimento ad alcuna credenza tradizionale, ma
piuttosto nel senso di un'esperienza religioso-gnostica». (cfr.
C. G. Jung,
Problème de l'âme moderne, Ed. BuchetChastel 1987). «Non si
poteva dir meglio - commenta il Couvert - la Gnosi attraverso
la psicanalisi ha fatto un rientro in forze in un mondo
scristianizzato [...]. In effetti, la Gnosi urtava contro
delle incoerenze, delle contraddizioni che durava fatica a
risolvere. La psicanalisi se ne ride di queste difficoltà. Ad
esempio, il problema del Male. Gli gnostici non sapevano come
conciliare il Bene e il Male nella Divinità. Non v'è differenza fra
Bene e Male, dicono gli psicanalisti. In Dio il Male è la perfezione
del Bene, il compimento della Divinità. Satana stesso fà parte
integrante di Dio. È questo essere divino che ha insegnato agli
uomini che erano padroni di sé stessi, capaci di discernere il Bene
e il Male. Gli gnostici affermano che il nostro animo (pneuma),
scintilla divina, deve rimanere indifferente, impassibile di fronte
alle agitazioni e pulsioni della psiche. Gli psicanalisti al
contrario affermano che l'uomo deve dare libero corso a queste
pulsioni, poiché i movimenti della psiche sono essi pure simboli
della Perfezione divina. Ciò che un tempo era riservato a qualche
iniziato nel corso di una cerimonia sacra, sarà oggi correntemente
praticato da ciascuno. La pratica dell'ascesi presso gli gnostici, i
Perfetti, i Puri, i Catari, era un tempo non un mezzo per attingere
alla divinità, ma il segno che essa era già stata raggiunta, che
l'uomo aveva realizzato l'Unità perfetta con Dio; la pratica della
dissolutezza presso gli gnostici moderni sarà dunque il segno che
l'Uomo ha oltrepassato le categorie del Bene e del Male, che è
finalmente pervenuto alla totale padronanza di sé, capace pertanto
di darsi lui stesso la legge, stabilire il suo piacere senza dover
renderne conto ad alcuno: la libertà totale senza alcuna
responsabilità. Come sovversione di tutto l'Ordine naturale e divino
non si poteva trovare di meglio» (cfr. E.
Couvert, op. cit.,
pagg. 42, 43).
7
Carl Gustav Jung, psicologo israelita morto nel 1961, caposcuola
della psicanalisi e studioso di esoterismo, affiliato del Rito
Scozzese Rettificato, alla domanda: «Ma in Dio crede»?,
rispondeva: «Non ho più bisogno di credere. Ora so» (cfr.
Il Giornale, dell'8 dicembre 1986).
8
Cfr. La Stampa, del 30 novembre 1995.
9
Cfr. E. Couvert,
op. cit., pag. 21.
10
Ibid.