titolo nietzsche, antenato del satanismo moderno

di Julio Alvear 1

 

postato: 5 giugno 2012

 

friedrich nietzsche

 

Uno dei nomi che spuntano immancabilmente quando si va a grattare la superficie di quel mondo oscuro che è il satanismo, è quello di Nietzsche. La sua profonda avversione verso il Dio cristiano, ma soprattutto la sua idea di auto-deificazione dell'uomo lo collocano tra gli antenati più illustri di questa subcultura. Il suo concetto razzista di Superuomo (l'iniziato), al di là del bene e del male, e al di sopra di tutti gli altri esseri umani considerati come la massa imbelle (i cristiani), lo si ritrova spesso negli scritti di tanti teorici del culto satanico, primo fra tutti Anton Szandor LaVey (1930-1997), il famoso satanista americano fondatore della prima organizzazione satanica a godere di un riconoscimento ufficiale.

 

Del resto, tutta la corrente del satanismo moderno si ispira a questo erede del romanticismo tedesco che con le sue idee di un «uomo nuovo» affrancato dalla religione affascinò non a caso il regime nazista. Leggendo i suoi scritti si percepisce la sua visione profetica di un nuovo tipo di consorzio umano che sembra regolato da quel darwinismo sociale predicato da certi adoratori del maligno o da rockstar del calibro di Marilyn Manson. Un paladino del male ante litteram che alla fine dell'Ottocento ha descritto, con diversi decenni di anticipo, le fasi finali della Rivoluzione anticristiana di cui siamo testimoni.

 

Premessa

 

A volte, rileggere le opere di Friedrich Nietzsche (1844-1900) può risultare molto interessante. Il suo pensiero è rappresentativo della corrente di quella filosofia moderna che esalta l'essenza e la mèta finale della Rivoluzione. Con quest'ultimo termine intendiamo quell'imponente processo di tendenze, di dottrine e di trasformazioni politiche, sociali ed economiche derivante da un deterioramento morale generato da due vizi fondamentali: l'orgoglio e la sensualità. Questi vizi producono nell'uomo un'incompatibilità profonda con la dottrina cattolica. Dall'orgoglio e dalla sensualità proviene una concezione del mondo diametralmente opposta all'opera di Dio.

 

Tale concezione non differisce dall'idea cattolica solamente in questo o in quel punto. Con il passare delle generazioni, questi vizi sono divenuti più profondi e hanno generato una concezione gnostica e rivoluzionaria dell'Universo. I primi passi di questa concezione ebbero inizio storicamente nel Rinascimento, e nel XVI secolo col Protestantesimo. Oggi, questo processo sta giungendo al suo completamento con l'apostasia di quelle che un tempo erano le nazioni cattoliche.

 

Nietzsche, «profeta» dell'era moderna

 

Non consideriamo Nietzsche un grande pensatore metafisico, nel senso classico del termine. Tuttavia, egli offre un esempio utile per mostrare gli scopi della Rivoluzione. Nei suoi scritti, Nietzsche esprime un'ammirazione appassionata per l'antico paganesimo: egli ha fornito una nuovaprometeo energia artificiale ai suoi miti riesumati (l'eterno ritorno, la visione dionisiaca della vita, ecc...). Tali visioni rivelano un pensiero privo di ogni metodologia sistematica, ma ricco in aforismi, di metafore e le allegorie che parlano del suo odio per Nostro Signore Gesù Cristo, per il Papato, per il cristianesimo e per la verità filosofica e teologica. Ad esempio, egli presenta le nozioni di morte di Dio, di superuomo e di volontà di potere, e nel contempo attacca vigorosamente il cristianesimo, ritenuto come un insieme di moralità destinata al debole gregge. Questo odio, che nega il passato come portatore della tradizione cristiana e che presenta il futuro come il frutto di una rivolta contro Dio (come nel mito di Prometeo che tentò di rubare il fuoco dal cielo) è tipico della Rivoluzione. Tale odio è riflesso più in Nietzsche che in qualunque altro pensatore, tranne forse Ludwig Feuerbach (1804-1872) o Jean-Paul Sartre (1905-1980). A questo riguardo, Nietzsche è un visionario di un'opera che la Rivoluzione sta tentando di completare ai nostri giorni, e il cantore di uno dei suoi vizi propulsori: l'orgoglio, l'arroganza. Egli porta la superbia al di là della sfera individuale, trasformandola in un valore metafisico, in un principio universale mediante il quale ognuno dovrebbe rifiutare l'ordine dell'Universo come è stato creato da Dio. Non pretendiamo di fare una analisi esaustiva di questo tema in questo breve articolo. Ci limiteremo semplicemente a mostrare il bandolo della matassa nietzschiana a riguardo dell'orgoglio. Ci limiteremo pertanto a sottoporre al lettore alcuni brevi estratti da due opere di Nietzsche ricche di significato rivoluzionario. Si tratta di una specie di test che riguarda la posizione della nostra anima di fronte al grande tema dell'uomo moderno, che con le sue azioni e col suo pensiero pretende di far crollare Dio. Cercate di discernere ciò che Nietzsche sta annunciando come «profeta» della Rivoluzione.

 

Il pazzo annuncia la morte di Dio

Il primo testo proviene dall'opera Die fröhliche WissenschafLa gaia scienza»; 1882). Questo estratto è il nº 125 nella compilazione di Walter Kaufmann (1960), ed è intitolato Il pazzo 2. Scrive Nietzsche: «Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: "Cerco Dio! Cerco Dio"! E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. "È forse perduto"? disse uno. "Si è perduto come un bambino"? fece un altro. "0ppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato" - gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: "Dove se n’è andato Dio"? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi la gaia scienza - nietzschetutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dètte la spugna per strusciar via l’intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto più freddo? Non seguita a venire notte, sempre più notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di più sacro e di più possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatori, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un’azione più grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtù di questa azione, ad una storia più alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi"! A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch’essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. "Vengo troppo presto – proseguì – non è ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate. Quest’azione è ancora sempre più lontana da loro delle più lontane costellazioni: eppure son loro che l’hanno compiuta"! Si racconta ancora che l’uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem æternam Deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: "Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio»?

 

Dio è morto in Così parlò Zarathustra
 

Il secondo gruppo di testi è estratto dall'opera popolare Also sprach Zarathustra (1885), del quale abbiamo selezionato sei paragrafi dalle varie parti dell'opera: «Zarathustra scese da solo dalla montagna e non incontrò nessuno. Ma quando giunse nella foresta, improvvisamente si imbatté in un vecchio, che aveva lasciato la sua capanna per cercare radici nella foresta [...]. "E che fà mai il santo nella foresta"?, chiese Zarathustra. Il santo rispose: "Compongo canzoni e le canto, e quando compongo canzoni, rido, piango e borbotto fra me stesso. Così innalzo le mie lodi a Dio". Ma quando Zarathustra fu solo, così parlò al suo cuore: "E mai possibile? Questo vecchio santo nella sua foresta non sacosì parlò zarathustra - nietzsche ancora che Dio è morto"» 3. «E sarà il grande meriggio, quando l'uomo starà a metà del suo cammino tra la bestia e il Superuomo e celebrerà il suo viaggio verso la sera come la suprema speranza: questa infatti è la via per un nuovo mattino. Allora il tramontante benedirà sé stesso, perché egli è Colui che passa oltre; e il sole della sua conoscenza starà allo zenit. Tutti gli dèi sono morti: ora vogliamo che viva il Superuomo: questo sia nel grande meriggio il nostro ultimo volere»! 4. «Dio è una supposizione; ma io voglio che la vostra supposizione non si estenda più lontano della vostra volontà creatrice [...]. Potreste voi pensare un dio? Ma questo significa proprio volontà di verità, questo convertire tutto all'umanamente pensabile, all'umanamente sensibile! Voi dovete pensare i vostri sensi fino in fondo! E ciò che voi chiamate mondo, prima voi dovete crearvelo [...]. Ma lo voglio farvi conoscere tutto il mio cuore, amici miei: se esistessero gli dèi, come io sopporterei di non essere un dio? Pertanto non esistono gli dèi. Ho tratto la conclusione; ora la conclusione trae me [...]. La bellezza del Superuomo è giunta a me come un'ombra. Ahimè, fratelli miei! Che mi importa ormai più degli dèi»? 5. «Che cosa sa oggi ognuno"?, chiese Zarathustra. "Su per giù questo, che il vecchio Dio a cui un giorno ognuno credeva, non c'è più"? [...]. Meglio nessun dio, meglio crearsi il destino con le proprie mani, meglio esser pazzo, meglio esser noi stessi dio»! 6. «Quel Dio che vedeva tutto, anche l'uomo, doveva morire! L'uomo non sopporta vivo un testimone di questo genere» 7. «Ma ora questo Dio è morto! O Uomini Superiori, quel Dio era il vostro più grande pericolo. Solo ora, che ormai giace nel sepolcro, siete di nuovo resuscitati. Ora soltanto giunge il grande mezzogiorno, ora soltanto l'Uomo Superiore diviene padrone. Comprendete queste parole, fratelli miei? Voi siete spaventati: i vostri cuori vanno soggetti a vertigini? Vi si spalanca l'abisso? Vi abbaia addosso il cane infernale? Orsù, dunque, Uomini Superiori! Soltanto ora la montagna partorisce, l'avvenire dell'uomo. Dio è morto: vogliamo, ormai, che viva il Superuomo»! 8.

 

Nietzsche finì i suoi giorni nella follia. Egli era solito firmare alcune delle sue lettere con «dio», o «il crocifisso». Si tratta di un'efficace lezione morale che non ha bisogno di nessun ulteriore commento. Senza dubbio, coll'avanzare della sua pazzia, Nietzsche vide anche certe cose. Culturalmente parlando, egli visse in un ambiente protestante soffocato dall'incredulità e dal razionalismo; un mondo in cui quella falsa religione non dà alcuna risposta a qualsiasi interrogativo. Messo di fronte al cattolicesimo – forte della sua magnifica azione nella seconda metà del XIX secolo - Nietzsche gli si rivoltò contro e, senza alcuna evidenza, dichiarò la sua morte. In Così parlò Zarathustra, l'ultimo Papa parla alla festa dell'asino, un commento ironico su come la religione sarebbe apparsa vuota davanti all'autonomia dell'uomo moderno e alla civiltà.

 

Una Nuova Era basata sul non serviam di Satana

 

non serviam di luciferoIl filosofo tedesco proclamò che l'uomo religioso non sarebbe sopravvissuto nella nuova civiltà. Inoltre, egli disse che i tempi moderni avrebbero prodotto la morte di Dio. Egli sarebbe morto perché gli uomini lo avrebbero ucciso. Come? Affermando la loro libertà dinanzi a Lui e asserendo il potere della loro razionalità. Così Nietzsche annuncia l'alba di un uomo nuovo che si inventa mediante la sua volontà di potere, liberando sé stesso dalle catene delle virtù cristiane che lo costringono alla rassegnazione e alla morte. In Così parlò Zarathustra si intravede l'aspettazione messianica di un grande giorno nuovo che deve venire per l'umanità, qualcosa che è già arrivato per l'illuminato. Egli afferma: «E sarà il grande meriggio», vale a dire la realizzazione dell'atteso regno di Dio sulla Terra è ormai prossima, e sarà realizzata unicamente dalla mano dell'uomo. Dio non è più necessario. Possiamo attuare la nostra felicità senza di Lui. Dal punto di vista teologico, questa affermazione di Nietzsche è estremamente espressiva: «Se esistessero gli dèi, come io sopporterei di non essere un dio»? Ecco l'orgoglio dell'angelo caduto sulle labbra di un uomo. A causa della sua natura, l'uomo si sente finito e limitato. Per questa ragione, egli si volge naturalmente verso Dio in un atteggiamento religioso di umiltà. Ma Nietzsche situa la ribellione dell'uomo su di un piano diverso: quello della Rivoluzione e del grido luciferino di rivolta: «Non posso sopportare di non essere Dio; quindi, Dio non esiste». Il filosofo tedesco usa la logica pervertita da un orgoglio egualitario in cui la creatura nega la sua condizione di creatura prima ancora di negare l'esistenza del suo Creatore. Ad un livello più profondo, egli sta dicendo: «Io sono l'orgoglio. Sono la ribellione. Sono la Rivoluzione». Com'è possibile giungere a questo punto estremo? Sant'Agostino (354-430), che comprese così bene il cuore umano, spiega che quando l'uomo vive per sé stesso e non per Dio, vive secondo Satana.

 

L'unica verità diventa quello che voglio. Partendo da questo desiderio, un mondo intero è stato costruito come se Dio non esistesse. Se poi quello che voglio non è secondo ciò che vuole Dio, diventa necessario negare Dio. Questo ribelle pensante non conosce limiti. Egli segue l'azione di Satana che si esaltò al posto di Dio: Non serviam! («Non ti servirò»!).

 

La Rivoluzione segue il percorso di Nietzsche

 

Ecco una delle grandi promesse che la Rivoluzione avanza per ingannare le società moderne: «Se vuoi essere libero, abbandona i Comandamenti di Dio e i precetti della Chiesa». Nietzsche fu uno degli araldi di questo pensiero a livello filosofico: è necessario che Dio muoia affinché l'uomo nuovo possa vivere liberamente. Ma ciò che Nietzsche poté solamente gridare, altri, dopo lui, lo stanno gradualmente mettendo in pratica armati dello stesso intento radicale.

 

Cos'è un governo, un'economica e una società senza Dio se non la realizzazione integrale del pensiero nietzschiano? Questa è la triste storia del XX secolo che continua in questo nuovo millennio. Sant'Agostino avverte l'uomo e la società: «Tu perdi te stesso cercando te stesso, e diventi schiavo delle cose fuori di te stesso». Che è come dire: «Hai abbandonato la chiamata che Dio per diventare indipendente da Lui, ma sei diventato solo uno schiavo del demonio, del mondo e della carne». Quest'ultima considerazione ci mostra che la supposta libertà promessa dalla Rivoluzione ha incatenato l'uomo moderno in una suprema agonia.

 

nietzsche impazzito

 Nel 1889 Nietzsche ebbe un crollo mentale. Il filosofo era affetto fin dalla gioventù dal disturbo bipolare, frequente nella sua famiglia, che sarebbe infine degenerato in follia; secondo alcuni, la causa che lo spinse alla pazzia fu una malattia venerea contratta in un incontro con una prostituta. Ecco la fine del Superuomo!


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Note

 

1 Traduzione dall'originale inglese Nietzsche, Herald of the Revolution's Pride («Nietzsche, araldo dell'orgoglio rivoluzionario»), a cura di Paolo Baroni. Articolo reperibile alla pagina web

http://www.traditioninaction.org/religious/e021rpNietzsche_Alvear.htm

2 Cfr. F. Nietzsche, The Gay Science (1882, 1887), § 125; Walter Kaufmann, Vintage, New York 1974, pagg.181-182. Traduzione presa da Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1976, vol. XXV, pagg. 213-214.

3 Prologo di Zarathustra, 2.

4 Della virtù che dona Zarathustra, 3.

5 Parte II, Nelle isole beate.

6 Parte IV, Jubilado.

7 L'uomo più brutto.

8 Dell'Uomo Superiore, 2.

 

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