di Christian Lagrave 1
Premessa
La nascita ufficiale della Massoneria moderna, detta «speculativa» (che si chiama così per distinguerla delle confraternite medievali che raggruppavano i muratori di mestiere che costituivano dalla Massoneria detta «operativa») è tradizionalmente fissata al 24 giugno 1717 con la fondazione della Gran Loggia di Londra. Tuttavia, come vedremo, in realtà la Massoneria speculativa esisteva da circa un secolo. Essa si era costituita poco a poco, mediante l'infiltrazione progressiva di elementi sovversivi che sono riusciti a trasformare una corporazione medievale degli operai cristiani in una società segreta deista e sovversiva, composta da nobili e da borghesi. Per ben comprendere la natura e gli obiettivi della Massoneria speculativa, studieremo le motivazioni dei suoi creatori, così come le loro intenzioni, prima sul piano ideologico, poi sul piano politico; per finire, esamineremo a grandi linee l'azione massonica nel XVIII secolo contro la Chiesa cattolica e contro gli Stati nazionali.
I I padri della Massoneria e la loro ideologia
I Rosacroce all'origine della Massoneria speculativa
La nascita della Massoneria speculativa è indiscutibilmente legata alla movimento dei Rosacroce; quest'ultimo è un'associazione segreta di cabalisti, di alchimisti, di maghi e di teosofi gnostici che hanno iniziato a raggrupparsi in Germania verso la fine del XVI secolo, e che si sono fatti conoscere all'inizio del XVII secolo mediante dei Manifesti 2 stampati, che hanno poi diffuso in tutta l'Europa. Questi Manifesti erano circolati prima in copie manoscritte e in seguito erano stati stampati; ecco le traduzioni dei loro titoli: Riforma universale e generale di tutto il vasto mondo, seguito dalla Fama Fraternitatis 3 del lodevole Ordine della Rosacroce, indirizzato a tutti i sapienti e capi d’Europa... 4; Breve considerazione su una filosofia più segreta, scritta da Philippe à Gabelle, studioso di filosofia, pubblicata per la prima volta con la Confessione della fratellanza Rosacroce 5; e infine Le Nozze alchemiche di Christian Rosenkreuz: anno 1458 6. Questi Manifesti rivelano l'esistenza di una società segreta dedita alla ricerca dei misteri della natura e di un senso ermetico del cristianesimo; essi si distinguono per un rifiuto virulento del cattolicesimo e della tradizione, particolarmente della filosofia di Aristotele (384-322 a.C.), associato ad un grande interesse per le scienze naturali, l'occultismo e la mistica. L'ispirazione è nettamente gnostica; è ciò che riconosce Roland Edighoffer, un universitario contemporaneo vicino all'esoterismo:
In greco, métanoia significa «cambiamento di mentalità»; si tratta di imporre una nuova visione del mondo dopo eliminazione di quella precedente. Come ha scritto assai assennatamente Jean Vaquié (1911-1992):
L'intenzione dei Rosacroce, com'è sviluppata nei Manifesti, è la seguente, come spiega Jean Vaquié:
Ricapitoliamo dunque: si tratta di realizzare, a profitto della Gnosi, una vera rivoluzione universale e totale, sia nella religione che nella politica e nell'insieme delle conoscenze umane.
Da John Dee a Robert Fludd
Ma quale era dunque l'origine di questa Gnosi rosicruciana? Ebbene, era inglese! Infatti, una storica britannica contemporanea, Frances Amelia Yates (1899-1991), ha stabilito che il movimento Rosacroce si era nettamente ispirato ad un'opera intitolata Monas hieroglyphica, pubblicata nel 1564 da John Dee (1527-1608), un mago, cabalista, astrologo e occultista inglese, che aveva viaggiato molto in Germania verso la fine del XVI secolo, ossia una trentina di anni prima dell'uscita dei Manifesti 10. Il secondo Manifesto rosicruciano, la Confessio del 1615, è stato pubblicato con un volantino in latino intitolato Breve considerazione su una filosofia più segreta. Questa Breve considerazione, basata sulla Monas hieroglyphica di Dee, è in gran parte una citazione parola a parola della Monas. Questa esposizione è associata indissolubilmente al Confessio, e il Confessio è indissolubilmente legato al primo Manifesto, il Fama del 1614 di cui riprende i termini. È evidente, dunque, che la «filosofia più segreta» nascosta dietro i Manifesti è quella di John Dee come l'ha riassunta nel Monas hieroglyphica. Si può dunque considerare senza dubbio che il movimento che sottende le tre pubblicazioni rosicruciane è, in ultima analisi, opera di John Dee. L'influenza di Dee dev'essere penetrata in Germania attraverso i contatti dell'elettore palatino con l'Inghilterra e si è certamente estesa fino in Boemia dove Dee aveva precedentemente compiuto una missione 11. Ora, ciò che Frances Yates non dice, ma che peraltro sappiamo, è che John Dee era un agente dei servizi segreti inglesi, che era in servizio come crittografo per il capo del «Segreto Servizio», sir Francis Walsingham (1532-1590), e che compiva anche delle missioni di spionaggio sul continente, particolarmente in Francia, in Polonia, in Russia, in Boemia e in Germania, con un'abilità che gli valse le congratulazioni del segretario di Stato, William Cecil (1520-1598) 12. Vedremo più oltre come questa affiliazione a ciò che più tardi divenne l'Intelligence Service ha avuto una grande importanza. Tuttavia, nel 1614, quando apparvero in Germania i Manifesti rosicruciani, John Dee era morto da sei anni; fu dunque un altro occultista e cabalista inglese, il medico Robert Fludd (1574-1637), chi si occupò di diffonderne lo spirito presso i suoi compatrioti pubblicando due libri a Leida, in Olanda, in latino: Apologia compendiaria Fraternitatem de Rosæ Cruce suspicionis et infamiis maculis aspersam, veritatem quasi Fluctibus abluens et abstergens, nel 1616, e il Tractatus apologeticus integritatem societatis de Rosæ Cruce defendens, nel 1617. In queste opere egli fa l'elogio non solo dei Rosacroce, ma anche dell'ermetismo, della magia, della Kabbalah e dell'astrologia 13. Tutta la sua opera si ispira a queste influenze, e lo storico francese Gustave Bord (1852-1934) ha scritto giustamente che,
Le Manifesti rosicruciani sembrano essere stati ben accolti in Inghilterra e non hanno suscitato reazioni ostili 15, a differenza di ciò che era accaduto in Francia. Alcune società rosicruciane si formarono a Londra sotto l'influenza di Fludd 16. Ma un'altra influenza, anteriore e parallela alla sua, preparò l'entrata in scena della Massoneria speculativa: quella del cancelliere Francis Bacon (1561-1626); infatti, per Gustave Bord,
Da Bacon a Comenius
Francis Bacon, che divenne Lord Verulam e visconte di Saint-Albans, era un politico e un filosofo inglese che si interessò all'occultismo fin dalla giovane età; ambizioso e senza fortuna, egli studiò Diritto, tentò invano la carriera diplomatica, cercò di entrare nelle grazie del conte di Essex, favorito della regina Elisabetta I (1533-1603), lo tradì divenendo in seguito il suo accusatore, e finì per diventare guardasigilli e grande cancelliere d'Inghilterra sotto il regno di Giacomo I (1566-1625). Ma fu ben presto accusato di malversazione e perse definitivamente le sue cariche ufficiali. Egli fu anche uno scrittore prolisso che pubblicò numerose opere sulla politica, il Diritto, la Storia, l'Astrologia, la crittografia e la filosofia. Nel 1605, Bacon pubblicò l'opera Sull’avanzamento e sul progresso del sapere umano e divino, in cui raccomandava di migliorare la conoscenza della natura per alleviare lo stato dell'umanità. Scrive Frances Yates:
Nella sua dedica a re Giacomo I, Bacon dichiarò che
Se l'esame del resto dell'opera di Bacon permette di affermare che il riferimento a Dio è più prudente che sincero, in compenso, l'allusione ad «una fratellanza della conoscenza e dell'illuminazione» è completamente rivelatrice, e come ha scritto Frances Yates,
Ora, Bacon non era affatto
Questa scienza doveva basarsi sulla tradizione occultista e doveva rompere col metodo scolastico, perché Bacon era un grande avversario di Aristotele e della scolastica, la quale attaccò in una delle sue opere, la Sapientia veterum (1609). Ritornare allo stato di Adamo prima della caduta originale dominando la natura per mezzo di tutte le scienze, sia sperimentali che occulte, e creare a questo scopo una fratellanza della conoscenza e dell'illuminazione: ecco dunque il programma di Bacon. É evidente che le sue idee e quelle dei rosacroce erano convergenti. Esse condussero, verso il 1645, alla fondazione di un'accademia delle scienze, la Royal Society, che ricevette il suo nome e la sua approvazione reale nel 1662. Un rosacroce moravo, l'illuminato 23 Jan Amos Komenský, detto Comenius (1592-1670), fu invitato in Inghilterra nel 1640, su iniziativa del rosacroce tedesco Samuel Hartlib (1600-1662), e pronunciò un discorso davanti al parlamento inglese; Comenius era uno dei più ardenti sostenitori della Royal Society, alla quale egli assegnò una funzione tipicamente rosicruciana:
In un altro lavoro, The Way of Light («La via della luce»), scritto in Inghilterra nel 1641, ma pubblicato solamente nel 1668, Comenius prevede che
Lo scopo di Comenius era quello di operare l'unità del genere umano grazie ad una monarchia universale e una religione universale 26. Ora, ecco come salutava, nel 1668, la Royal Society, alla quale dedicava il suo libro:
Ora, dettaglio rivelatore, durante il suo soggiorno a Londra, Comenius era stato ricevuto in una Loggia come «muratore accettato», ossia muratore non professionista 28.
Gli speculativi sostituiscono gli operativi
Si ha la certezza, dunque, che fin dalla seconda
metà del XVII secolo, in Inghilterra, alcuni occultisti, che non
avevano nulla a che fare con il mestiere di costruttori, furono ricevuti
nella Massoneria operativa a titolo di «muratori accettati». Ecco
cosa scriveva l'astrologo e alchimista Elias Ashmole (1617-1692) nel suo
diario personale in data 16 ottobre 1646: «Sono stato ricevuto
come muratore questo pomeriggio alle 16,30»
29. Ora, da una parte sappiamo che Ashmole, grande
ammiratore di John Dee, era un discepolo dei rosacroce perché si era
assunto il compito di ricopiare di sua mano i Manifesti, e inoltre
aveva scritto un'epistola per chiedere di essere ammesso tra loro.
Il suo maestro rosacroce era l'alchimista William Backhouse
(1593-1662), che più tardi lo designò come suo figlio spirituale
30. D'altra parte, sappiamo che Ashmole fu
uno dei membri fondatori della Royal Society, in cui fu
eletto «Compagno» nel gennaio del 1661 31.
Jean Lombard nota assai giustamente che
Lo stesso fenomeno si era verificato in Scozia. Il primo riferimento ai noi noto alla parola «massonica» figura in una poesia pubblicata a Edimburgo nel 1638:
Il primo non-professionista accettato nella
Massoneria in Scozia è stato ricevuto in Loggia cinque anni prima
dell'iniziazione di Ashmole in Inghilterra; si tratta di sir
Robert Moray (1608-1673), sottocapo generale dell'esercito
scozzese, che venne iniziato in una Loggia massonica di Edimburgo il
20 maggio 1641 34. Lo storico
britannico David Stevenson ha notato «il suo interesse per
l'ermetismo, per il movimento rosicruciano, per l'alchimia e per i
simboli», così come i «suoi interessi scientifici» e le
«sue tendenze deiste» 35. Quanto
a Frances Yates, essa nota che
Così, come spiega la recente Encyclopédie de la franc-maçonnerie,
Ma la salita al potere dei massoni speculativi sembra essere stata abbastanza veloce; si sa, ad esempio, che «nel 1670, i tre quarti dei membri della Loggia di Aberdeen (erano) dei non-professionisti» 38.
La convergenza delle sovversioni
Esiste un libello massonico, datato 1676, che contiene questa dichiarazione:
Segue la descrizione di un menù comico, e quelli che intendono partecipare sono pregati di portare gli occhiali, «perché diversamente suddette società renderanno, come al solito, la loro presenza invisibile» 39. Al di là dello scherzo, questo testo mostra che, quarant' anni prima della nascita ufficiale della Massoneria speculativa, esistevano già dei contatti tra i rosacroce, gli ermetisti e i muratori accettati, e che queste società rendevano la loro presenza invisibile, ossia che si trattava di società segrete. Fatti simili hanno portato la maggior parte degli storici a concludere che questi muratori «accettati», erano estranei al mestiere e che di cui la maggior parte di essi erano imbevuti della tradizione occultista, alchimista, ermetista e rosicruciana, ed essendo divenuti progressivamente maggioritari, hanno a poco a poco trasformato la corporazione dei muratori in una società di pensiero iniziatica. Tuttavia, altre teorie, elaborate da una trentina di anni dai massoni stessi, danno alla Massoneria un'origine diversa: certuni 40, constatando che esistevano delle Logge non operative in Inghilterra fin dal 1640, stimano che gli speculativi avrebbero preso deliberatamente in prestito il «folclore» dalla muratoria operativa senza avere con essa alcuna filiazione. Se questa ipotesi fosse esatta, si potrebbe pensare che questa presa in prestito fosse in effetti un camuffamento destinato a nascondere delle idee eterodosse o delle attività sovversive. Del resto, certi massonologi mantengono l'idea di una transizione tra operativa e speculativi, dando a questi ultimi l'intenzione di camuffare delle attività illegali favorevoli o agli Stuart 41, o ai protestanti radicali 42. Si deve notare che le diverse ipotesi che abbiamo appena esaminato non si escludono reciprocamente e che questi diversi eventi possono essere avvenuti contemporaneamente. In ogni caso, ciò che sembra evidente, è l'influenza del corrente ermeticocabalistica del Rinascimento e dei suoi due principali vettori: i Manifesti rosicruciani e l'opera di Francis Bacon. Come ha scritto Frances Yates:
È evidente che tutte queste correnti convergevano nello stesso senso (quello della tradizione gnostica), si appoggiavano reciprocamente e che spesso si sono mescolate tra loro.
II Verso un Nuovo Ordine Mondiale
L'Inghilterra crea una macchina da guerra anti-cattolica
Abbiamo appena studiato i motivi e gli scopi ideologici dei principali genitori della Massoneria speculativa; resta da porsi la questione delle loro ragioni e dei loro scopi politici. E qui scopriremo che la Massoneria è stata concepita come il pezzo forte di un grande progetto politico-religioso mondiale che sembra avere preso corpo fin dal XVI secolo. A quell'epoca, sotto il regno di Enrico VIII (1491-1547), il monarca e le élite dirigenti britanniche iniziarono ad applicare i principî machiavellici secondo cui il fine giustifica i mezzi, e cominciarono a manipolare l'opinione pubblica. Le teorie di Niccolò Machiavelli (1469-1527) sulla ragion di Stato e sulla necessità della menzogna come mezzo per governo avevano appena fatto la loro comparsa in Inghilterra. Non si esagererebbe mai l'influenza che esse esercitarono su Enrico VIII e più tardi sulla regina Elisabetta I, così come sui loro ministri. Tale influenza è stata considerata come decisiva da un contemporaneo, il Cardinale Reginald Pole (1500-1558), il più grande difensore dell'unità cattolica che si era rifugiato in Italia, dove fu in grado di risalire fino alla sorgente del male 44. Altra eredità di Machiavelli: l'importanza smisurata data allo spionaggio. Fu sotto il regno di Enrico VIII che il Lord del Sigillo privato, Thomas Cromwell (1485-1540), creò un spionaggio nazionale inglese che fu di primo acchito caratterizzato dal fanatismo protestante e da un'intensa attività anticattolica 45. Dopo la parentesi di ritorno al cattolicesimo sotto il regno di Maria Tudor (1516-1558), l'Inghilterra tornò al protestantesimo sotto Elisabetta I, e il principale artefice di questo ritorno fu il segretario di Stato William Cecil (1591-1668) 46, lo stesso che riorganizzò i servizi segreti; egli era il capo-fila dell'entourage della regina, un ambiente che, secondo lo storico Jean Lombard,
L'agente più importante di sir William Cecil fu sir Nicholas Throgmorton (1515-1571), feroce protestante che venne nominato nel 1559 ambasciatore d'Inghilterra in Francia e «diventò il più serio organizzatore dei servizi segreti all'estero» 48. Throgmorton fu poi sostituito da sir Francis Walsingham (1532-1590), personaggio violentemente anticattolico che giocò un ruolo essenziale 49: innanzi tutto egli fece del controspionaggio in Inghilterra, fu nominamato nel 1570 ambasciatore in Francia, ritornò poi a Londra, a fianco di sir William Cecil come secondo segretario di Stato. Walsingham riuscì ad organizzare una vasta rete di informazione sul continente utilizzando «giovani studiosi patrioti, giovani di principalmente buona famiglia che risiedevano all'estero» 50, soprattutto in Italia, che costituiva una base di spionaggio ideale contro i principali poteri cattolici soprattutto la Spagna e la Francia - contro il papato e contro l'Ordine dei Gesuiti. Secondo Jean Lombard,
L'azione del servizio segreto di Walsingham ha giocato un ruolo essenziale nell'insuccesso del tentativo d'invasione preparata dalla Spagna contro l'Inghilterra con l'Invincible Armada, nel 1588 52. Fu sempre Walsingham che si servì dell'occultista John Dee, non solo come agente segreto, ma anche come agente di influenza in una vera guerra psicologica contro la Spagna 53. In effetti, John Dee sembra essere stato la colonna portante del servizio di Walsingham e le sue attività sono andate ben al di là dello spionaggio 54. Sappiamo, ad esempio, che egli era a Praga nel 1583, che tentò di interessare l'imperatore romano germanico Rodolfo II (1552-1612) «alla sua dottrina di imperialismo mistico a lungo termine e ai suoi altri studi» 55 gnostico-cabalistici, e che riuscì a crearsi un partito in Boemia. La nozione di «imperialismo mistico» è interessante e più oltre vedremo di che cosa si tratta. Rodolfo II, che regnò fino al 1612, era un curioso personaggio, molto tollerante verso i protestanti, gli hussiti di Boemia e gli ebrei, ed era attirato soprattutto dall'alchimia e dalla Kabbalah, tanto che lasciò Vienna per installarsi a Praga, che era «la Mecca» degli esoteristi e dei cabalisti dell'epoca. Il suo atteggiamento costituì una fortuna per i cenacoli occultisti, per il partito protestante - al quale permise di rafforzarsi nell'impero, e particolarmente per la chiesa hussita in seno alla quale comparve Comenius - e un disagio per il partito cattolico e specialmente per la Spagna di Filippo II.
La nascita di un'ambizione politico-religiosa
Oltre a John Dee, Walsingham reclutò numerosi intellettuali, in particolare alcuni studenti di Cambridge, come ad esempio il drammaturgo Christopher Marlowe (1564-1593) che si recò a spiare in Francia facendosi passare per un simpatizzando cattolico 56, prima di essere assassinato, probabilmente per ordine dei suoi capi 57. Ma la più eminente recluta di Walsingham fu il suo futuro genero, il grande poeta elisabettiano sir Philip Sidney (1554-1586) 58, che era anche un alunno di John Dee 59. Dopo avere soggiornato da Walsingham nel periodo in quest'ultimo era ambasciatore a Parigi 60, Philip Sidney viaggiò in Europa, poi fu mandato in 1577 come ambasciatore straordinario vicino al nuovo imperatore romano germanico, Rodolfo II. Egli ne approfittò per rendere visita ai principî protestanti tedeschi per tentare di convincerli a stabilire una lega protestante che li avrebbe federati sotto l'egida inglese contro Roma e la Spagna. Sidney fu sostenuto da Elisabetta I, ma incontrò poche adesioni in Germania, eccetto Casimiro del Palatinato (1543-1592), fratello dell'elettore palatino, e di Guglielmo, langravio di Hesse. Le vedute di Philip Sidney si spingevano molto lontano: in un Discorso alla Regina, egli proponeva di attaccare la Spagna, di distruggere la sua flotta, di provocare una sollevazione il Portogallo (che la Spagna aveva annesso in 1580) e di occupare i punti vulnerabili della costa iberica; in mancanza di questa offensiva brutale, egli consigliava di mantenere una marina agguerrita, di occupare alcuni porti francesi e di imporre un'alleanza al re di Francia che si sarebbe gettato sulla Navarra spagnola e su Napoli.
Sottinteso: un equilibrio a profitto dell'Inghilterra e del protestantesimo contro la Spagna e il cattolicesimo. I progetti di Philip Sidney non si realizzarono, almeno come lui li aveva concepiti, e morì prematuramente nei Paesi Bassi guerreggiando contro gli spagnoli, ma l'idea di una lega anticattolica destinata a rimaneggiare l'equilibrio europeo aveva ricevuto, mentre era ancora vivo, un inizio di messa in pratica. Lo sappiamo grazie ad un curioso manoscritto che non fu mai stampato e che è conservato alla Landesbibliothek di Stoccarda; esso fu scritto nel 1604 da un occultista protestante tedesco di nome Simon Studion (1543-1605), che era protetto dal suo sovrano il duca di Wurtemberg, il quale era un appassionato di occultismo. Intitolato Naometria (che significa «la misura del tempio»), questo testo si presenta come una profezia apocalittica che annuncia che, negli anni 1560-1590, è iniziato il tempo dello Spirito Santo, vale a dire una «nuova riforma» che porterà il regno dello Spirito Santo e che sarà opera dei Cruci Signati, una fratellanza che, secondo Studion, si è riunita a Lüneburg il 15 luglio 1586 tra «certi prìncipi ed elettori evangelici», ossia protestanti - tra che figurava il duca di Wurtemberg - e alcuni rappresentanti del re di Navarra (il futuro Enrico IV), del re di Danimarca e della regina d'Inghilterra, per fondare la Confederatio militiæ evangelica, ovvero una lega di difesa protestante in opposizione alla Lega cattolica. Dato che il manoscritto è dedicato al duca di Wurtemberg, è probabile che si trattasse di un documento confidenziale a lui solo destinato ed è poco verosimile che l'autore abbia inventato questa conferenza di Lüneburg, la quale deve aver avuto luogo il 15 luglio 1586. È possibile che Philip Sidney abbia assistito a questa riunione, poiché in quel periodo si trovava sul continente e che è morto solamente il 17 seguente ottobre, ma, anche se egli non ha potuto assistervi, la sua influenza ha agito certamente sui protagonisti di questa riunione, e, come andremo a vedere, la sua grande idea non morì con lui.
Barnaud e il «grande disegno»
Alcuni anni più tardi, questi progetti furono ripresi dal re di Francia Enrico IV e dal suo ministro, il protestante Maximilien de Béthune duca di Sully (1559-1641), sotto l'ispirazione del rosacroce Nicolas Barnaud (1538-1604). Quest'ultimo, un medico protestante nato a Crest, nel Delfinato, si occupò costantemente di alchimia e viaggiò molto. Egli era amico dell'eresiarca italiano anti-trinitario Fausto Socino o Sozzini (1539-1604) e tradusse una delle sue opere, Dell'autorità della Sacra Scrittura, in 1592. Le sue idee prefiguravano quelle che furono applicate due secoli più tardi dalla Rivoluzione Francese; le conosciamo grazie uno dei suoi libri, Le Miroir des François 62, pubblicato nel 1582, in cui, scrive il Padre gesuita François-Xavier de Feller (1735-1802),
Alcuni anni prima, nel 1574, ossia l'anno in cui Enrico III succedette a Carlo IX, Barnaud aizzava all'insurrezione contro il governo reale in un libello intitolato Le Réveille-matin des François et de leur voisins 64. Egli soggiornò in Germania nel 1590 e nel 1601, e il teologo protestante Johann Salomo Semler (1725-1791) 65, che pubblicò una Recueil sur l'histoire des rose-croix («Raccolta sulla storia dei rosacroce»), gli viene attribuita la fondazione di una società segreta di alchimisti ed ermetisti che sarebbe all'origine della Rosacroce 66; in effetti, è più che probabile che la società di Barnaud si sia congiunta alle reti create in Germania da John Dee, così come con diversi gruppi occultisti, alchimisti, cabalisti e talmudisti ai quali si aggiunsero alcune sétte anticristiane come i socciniani, e che la Rosacroce è stato il collettore di tutte queste sovversioni. Jean Lombard ha studiato Barnaud in modo approfondito e gli attribuisce, a buon diritto, una grande importanza:
Quali erano i dettagli di questo progetto di Repubblica Universale? Jean Lombard ce lo spiega:
Il progetto ebbe un inizio di messa in pratica:
Ma il 14 giugno 1610, il pugnale di François Ravaillac (1578-1610) - che uccise Enrico IV - mise fine al progetto, e la reggente, Maria de' Medici (1575-1642), pose termine alla guerra alcuni mesi dopo.
Christian de Anhalt e il Palatinato
Alcuni anni più tardi, fu messo in atto un nuovo tentativo da parte degli illuminati più fanatici, questa volta nel Palatinato. Si ricorda che nel 1577, Philip Sidney aveva cercato di creare una lega protestante in Germania e che aveva incontrato un pieno successo nell'Hesse e nel Palatinato; da allora un solido legame era stato stabilito tra le corti di Heidelberg, capitale del Palatinato, e i successori inglesi di Philip Sidney 70. Il consigliere supremo del governo palatino era il calvinista Christian de Anhalt (1568-1630), il quale sostenne vivamente il «grande disegno» di Barnaud e di Enrico IV 71. Poco prima della morte di questo ultimo, Anhalt riuscì a far salire sul trono il giovane elettore palatino Federico V (1596-1632) - che era il nipote di Guglielmo d'Orange (1533-1584) - e metterlo a il capo dell'Unione Evangelica, la coalizione protestante organizzata da Enrico IV contro gli Asburgo per strappare loro il controllo del Sacro Romano Impero 72. Anhalt era stato influenzato dalle idee di John Dee:
Inoltre, Anhalt era «profondamente impegnato in movimenti mistici e paracelsisti» 74, e aveva amici occultisti e cabalisti, specialmente il suo medico, Oswald Croll (1563-1609), e il conte Wilhelm von Rosenberg (1535-1592) 75. Il suo progetto era quindi di ispirazione occultista, ed era stato sostenuto dai Rosacroce che avevano un motivo in più per far salire il primo Elettore Palatino sul trono di Boemia, e in seguito di farlo eleggere imperatore al posto del candidato degli Asburgo, così da fare della Germania un «corridoio» protestante tra l'Olanda a Nord e Venezia al Sud. In effetti, Venezia fu invasa sia dalla propaganda illuminata che da quella protestante per opera dell'ambasciatore britannico, in modo tale che gli iniziati speravano di separarla dal cattolicesimo. Un evento del genere avrebbe smembrato Europa cattolica che non era stata sotto il dominio protestante, e avrebbe minacciato direttamente lo Stato della Chiesa. In particolare, il calvinismo avrebbe assicurato agli illuminati più eterodossi un completa sicurezza perché non li avrebbe sanzionati e li avrebbe messi al sicuro dal pericolo dell'Inquisizione 76. Scrive la Yates:
Fu questo imperialismo gnostico-mistico che venne così ripreso dai Rosacroce. Nel 1613, essi credettero che fosse venuta l'ora del loro trionfo: infatti, quell'anno, il loro campione, l'Elettore Palatino Federico V, sposò la principessa Elisabetta, figlia di re Giacomo I d'Inghilterra; fu allora che scoppiò l'entusiasmo tra i protestanti e gli illuminati che speravano che re Giacomo avrebbe sostenuto suo genero contro gli Asburgo. Infatti, l'anno prima, nel 1612, l'imperatore tedesco Rodolfo II, che era allo stesso tempo re di Boemia, era morto; abbiamo visto che egli era un seguace dell'occultismo e un praticante dell'indifferentismo religioso. Egli aveva riconosciuto ufficialmente il protestantesimo in Boemia mediante una Lettera di Maestà nel 1609, e aveva costantemente protetto gli illuminati. Ma suo fratello, Matthias II (1557-1619), che gli succedette, aveva cinquantacinque anni e non aveva figli. Quindi all'interno della Casa d'Asburgo di decise di scegliere come suo successore il cugino del duca dalla Stiria, Ferdinando d'Asburgo (1503-1564). Ma quest'ultimo, un ex allievo dei gesuiti di Ingolstadt, era un devoto cattolico e un principe energico che, in base alla legge del tempo, aveva iniziato in Stiria a portare i suoi sudditi ad abbracciare la sua religione. Egli non nascose la sua intenzione di fare lo stesso in Boemia, che non era il caso della nobiltà ceca, prevalentemente protestante e spesso arricchita da beni ecclesiastici confiscati ai cattolici. L'imperatore Matthias riuscì a far riconoscere Ferdinando come suo successore ai Bohemi Uniti nel mese di giugno del 1617. Ma un nuovo cancelliere, il principe Zdenko Adalbert Lobkowicz (1568-1628) si impegnò a limitare l'esercizio del culto protestante in Boemia e fece chiudere due templi costruiti illegalmente. I protestanti reagirono con forza, e dopo vari incidenti, il 23 Maggio 1618 i loro leader invasero il palazzo reale e gettarono fuori dalle finestre i rappresentanti dell'imperatore: la famosa «defenestrazione di Praga» segnò l'inizio della Guerra dei Trent'anni. L'imperatore Matthias morì l'anno seguente, nel marzo 1619, e Ferdinando di Stiria gli succedette sul trono di Boemia. I protestanti cechi lo dichiararono quindi deposto e offrirono la corona all'elettore palatino Federico V, capo dell'Unione evangelica, che l'accettò e fu incoronato a Praga dal clero hussita. Era il risultato delle manovre di Christian de Anhalt che aveva ideato questo progetto sin dal matrimonio di Federico V 78. Ma il suocero di quest'ultimo, Giacomo I Stuart, non aveva alcuna intenzione di impegnarsi in una guerra contro gli Asburgo e, invece di sostenere il genero, si mise ad ostacolare i suoi affari 79. Il nuovo re di Boemia non regnò a lungo: i suoi eserciti furono sconfitti nella battaglia della Montagna Bianca 80, l'8 novembre 1620, battaglia che pose fine alla sua effimera regalità; egli dovette fuggire in Olanda, mentre il Palatinato fu confiscato e attribuito a Massimiliano di Baviera (1573-1651). Come scrive Frances Yates,
«questa
avventura non fu semplicemente un evento politico anti-asburgico.
Era anche l'espressione di un movimento religioso che aveva raccolto
le sue forze in Europa, un movimento che tendeva alla soluzione dei
problemi religiosi e
Note
1 Traduzione dell'originale Les origines du Nouvel Ordre Mondial (éditions Le Sel de la Terre, 2009), a cura di Paolo Baroni. 2 Vedi J. Vaquié, «Les Manifestes rosicruciens» («I Manifesti rosicruciani»), in B. Demotz-J. HAUDRY, Révolution Contre Révolution: Actes du colloque de Lyon 1989 («Rivoluzione Contro Rivoluzione: atti del colloquio di Lione 1989»), éd. du Porte-Glaive, Parigi 1990. 3 Ossia la tradizione della fratellanza. 4 Cassel, Wilhelm Wessel, 1614. 5 Cassel, 1615. 6 Strasburgo, 1616. I titoli assai lunghi di tali Manifesti vengono spesso abbreviati e designati come Reformatio, Fama Fraternitatis, Breve considerazione, Confessio e Nozze alchemiche. 7 Cfr. R. Edighoffer, Les Rose-croix et la crise de la conscience européenne au 17º siècle («I Rosacroce e la crisi della coscienza europea nel XVII secolo»), Dervy, Parigi 1998. 8 Cfr. J. Vaquié, art. cit., pagg. 13-14. 9 Ibid., pag. 16. 10 Vedi F. A. Yates, La Lumière des rose-croix: L'illuminisme rosicrucien («La luce dei Rosacroce: l'illuminismo rosicruciano), éd. Retz, Parigi 1986, pag. 57 (opera assai documentata ma molto confusa contenente in appendice il testo della Fama e della Confessio; esso contiene anche delle precisioni interessanti su Dee in un altro dei suoi libri, La Philosophie occulte à l'époque élizabéthaine («La Filosofia occulta all'epoca elisabettiana»; Dervy Livres, Parigi 1987); ma tutta l'opera di questa storica inglese - che ha studiato minuziosamente le correnti ermetico-cabalistiche e rosicruciane è favorevole all'occultismo ed è fortemente anti-cattolica. Per uno studio d'insieme delle influenze occultiste e rosicruciane sull'Inghilterra dei secoli XVI e XVII, si consulti l'eccellente lavoro del cartista Jean Lombard Cœurderoy intitolata La face cachée de l'histoire moderne («La faccia nascosta della storia moderna»), vol. I, Rivadeneyra, Madrid 1984, cap. IX, pagg. 107125. 11 Cfr. F. A. Yates, op. cit., pag. 57. 12 Vedi R. Deacon, Histoire des services secrets britanniques («Storia dei servizi segreti britannici»), Buchet-Castel, Parigi 1976, pagg. 17-18, 21, 24, 28, 30-33. 13 Cfr. F. A. Yates, op. cit., pagg. 101-103. 14 Cfr. G. Bord, La Franc-Maçonnerie en France des origines à 1815 («La Massoneria in Francia dalle origini fino al 1815»), vol. I; Les Ouvriers de l'idée révolutionnaire (1688-1771) («Gli operai dell'idea rivoluzionaria - 1688-1771»), Nouvelle Librairie Nationale, Parigi 1908, rieditato da Slatkine, Ginevra-Parigi 1985, pag. 27. Gustav Bord, cattolico monarchico, era ostile alla Massoneria, ma putroppo ha pubblicato solo il primo volume della sua opera. I massoni stessi riconoscono che «le sue opere continuano ad essere autorevoli» (cfr. Dictionnaire de la franc-maçonnerie, voce «Bord», pag. 150). 15 Cfr. F. A. Yates, op. cit., pag. 149. 16 Cfr. G. Bord, op. cit., pag. 27. 17 Ibid. 18 Cfr. F. A. Yates, op. cit., pagg. 149-150. 19 Ibid., pag. 150. 20 Ibid. 21 Cfr. P. Rossi, Francis Bacon: From Magic to Science («Francis Bacon: dalla magia alla scienza»), Londra 1968 (nota di F. Yates). Paolo Rossi (1923-2012) è stato un filosofo contemporaneo che ha trattato in diverse opere il periodo rinascimentale. 22 Cfr. F. A. Yates, op. cit., pag. 150. 23 Utilizziamo il termine «illuminato» nel senso di iniziato ad una società segreta superiore di ispirazione luciferina. 24 Cfr. S. Karov, voce «Comenius», in Contre-Encyclopéclie, pubblicata dalla rivista Lectures Françaises, nn. 447-448, luglio-agosto 1994, pag. III. 25 Cfr. F. A. Yates, op. cit., pag. 208. 26 Cfr. S. Karov, voce «Comenius», in Contre-Encyclopéclie. 27 Cfr. F. A. Yates, op. cit., pag. 219. 28 Cfr. M. Denis, Un certain Comenius («Un certo Comenius), Parigi 1992, pag. 53; cit. in S. Karov, voce «Comenius», in Contre-Encyclopéclie. 29 Cfr. É. Saunier, Encyclopédie de la franc-maçonnerie («Enciclopedia della Massoneria»), Le Livre de Poche, Parigi 2000, voce «Ashmole», pag. 53.Questa enciclopedia è stata redatta da massoni. 30 Cfr. G. Bord, op. cit., pag. 55; J. Lombard, op. cit., pag. 123. 31 Sul ruolo di di Ashmole, vedi G. Bord, op. cit., pagg. 53-54 e F. A. Yates, op. cit., pagg. 221-231. 32 Cfr. J. Lombard, op. cit., pag. 200. 33 Cfr. F. A. Yates, op. cit., pag. 241. 34 Cfr. D. Ligou, Dictionnaire de la franc-maçonnerie («Dizionario della Massoneria»), P.U.F., Parigi 1987, pag. 820. 35 Cfr. É. Saunier, Encyclopédie de la franc-maçonnerie, voce «Origini», pagg. 632-633. 36 Cfr. F. A. Yates, op. cit., pag. 241. 37 Cfr. É. Saunier, Encyclopédie de la franc-maçonnerie, voce «Scozia», pag. 236. 38 Cfr. J. Lombard, op. cit., pag. 200. 39 Cfr. F. A. Yates, op. cit., pag. 242. 40 Così E. Ward, nel 1978. 41 Tesi di F. W. Sean-Coon. Ricordiamo che la guerra civile tra Carlo I e i suoi avversari parlamentari e puritani era iniziata nel 1642. 42 Tesi di C. Dyer. É possibile trovare una riassunto delle tesi più recenti nell'Encyclopédie de la franc-maçonnerie, voce «Origini», pagg. 630-634. 43 Cfr. F. A. Yates, op. cit., pag. 248. 44 Cfr. E. de Moreau, P. Jourda, P. Janelle, Le crise religieuse du XVI siècle («La crisi religiosa del XVI secolo»), pag. 336; cit. in Fliche e Martin, Histoire de l'Église («Storia della Chiesa), vol. XVI; Bloud & Gay, 1950. 45 Cfr. R. Deacon, Histoire des services secrets britanniques («Storia dei servizi segreti britannici»), Buchet-Chastel, 1976, pagg. 10-12. 46 Cfr. E. de Moreau, P. Jourda, P. Janelle, op. cit., pag. 420. 47 Cfr. J. Lombard, op. cit., pag. 108. 48 Cfr. R. Deacon, op. cit., pag. 13. 49 Ibid., pagg. 14-28. 50 Ibid., pag. 23. 51 Cfr. J. Lombard, op. cit., pag. 108. 52 Cfr. R. Deacon, op. cit., pagg. 26-27; J. Lombard, op. cit., pag. 108. 53 Cfr. R. Deacon, op. cit., pagg. 37-39. 54 L'importanza del ruolo di Dee traspare nelle opere di Richard Deacon e di Frances Yates. 55 Cfr. F. A. Yates, op. cit., pag. 55. 56 Cfr. R. Deacon, op. cit., pagg. 35-36. 57 Ibid., pag. 39. 58 Ibid., pag. 36. 59 Cfr. F. A. Yates, op. cit., pag. 55. 60 Cfr. M. Poirier, Sir Philip Sidney, le chevalier poète élizabéthain («Sir Philip Sidney, il cavaliere poeta elisabettiano»), Bibliothèque Universitaire de Lille, 1948, pag. 89. 61 Ibid., pag. 104. 62 Cfr. N. de Montrand , Le Miroir des François («Lo specchio dei Francesco»), 3 vol., Contenant l'état et maniement des affaires de France, s.l., 1582. De Montrand è uno pseudonimo di Nicolas Barnaud. 63 Cfr. P. F.-X. Feller s.j., Biographie universelle («Biografia universale»), Outhenin-Chalandre, Méquignon, Leroux et Gaume, Besançon e Parigi 1844, vol. I, voce «Barnaud». 64 Le Réveille-Matin des François et de leurs visins. Composé par Eusèbe Philadelphe cosmopolite, en formes de Dialogues, à Édimburg, de l'imprimerie de Jaques James (Bernard Jobinl, Strasburgo 1574). Questo pamphlet protestante è stato probabilmente redatto da più autori; il catalogo della Bibliotèque Nationale propone Teodoro di Beza e Hugues Donneau. 65 Su Semler, vedi A. Barruel, Mémoires pour servir à l'histoire du Jacobinisme, éd. de Chiré, Chiré-en-Montreuil 2005, vol. II, pagg. 409-410. 66 Cfr. É. Sablé, Dictionnaire des Rose-Croix («Dizionario dei Rosacroce»), Dervy, Parigi 1996, voci «Barnaud» e «Semler». 67 Cfr. J. Lombard, op. cit., pag. 114. 68 Ibid., pagg. 152-153. 69 Ibid., pag. 152. 70 Cfr. F. A. Yates, op. cit., pag. 29. 71 Ibid., pag. 30. 72 Ibid., pagg. 30 e 34. 73 Ibid., pag. 55. 74 Ibid. 75 Ibid., pagg. 44 e 55. 76 Ibid., pag. 43. 77 Ibid., pag. 34. 78 Ibid. 79 Ibid., pagg. 20-21, 39-40.
80
Su questa battaglia vedi Le Sel de la terre, nº 65, Estate
2008, pagg. 161-169. |