
di
Michel Poulaert
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ULTIMA
MODIFICA: 1º APRILE 2015
|

Premessa
Ciò che è chiaro, è che i suoni, le
immagini e le vibrazioni eccitano i nostri sensi e influenzano le
nostre percezioni. Il cervello funziona tramite neuroconnessioni.
Schematizziamo questo processo per renderlo comprensibile a tutti. I
neuroni inviano continuamente tutte le informazioni sotto forma di
messaggi elettrochimici che creano delle vie neuronali.
Quando sperimentiamo una nuova sensazione, fisica o emozionale,
questo favoloso organo la memorizza sotto forma di un nuovo «sentiero
neuronale» che rende possibile l'accesso a tale sensazione ogni
qualvolta questa esperienza si rinnova. Allorché questa
esperienza si presenta, il cervello allarga il sentiero che così
diviene una «strada neuronale» che si amplifica con la
frequenza di queste ripetizioni. Alla fine, questa strada neuronale
diventerà un «via neuronale» che si traduce nelle abitudini,
un comportamento ripetitivo provocato dalle emozioni talmente
abituale da divenire inconscio.

- La forza della ripetizione crea
delle abitudini e degli automatismi.
L'industria e i media sfruttano
alla grande tale processo che gli permette di manipolare e di influenzare le masse
mediante un martellamento continuo: è un dato di fatto. Tutti i
metodi sono buoni per il condizionamento e la percezione di ciò che
ci circonda, per spingere al consumo, per controllare la percezione
dei politici, delle credenze e dei valori. L'industria, la politica
e altre organizzazioni ne fanno uso a profusione…
- Il martellamento mediatico
crea dei sistemi di riferimento che diventano «punti di
ancoraggio». Le marche delle pubblicità, gli slogan, le
melodie… sono dei condizionatori che ci spingono a ricordarci delle
marche. Ogni volta che ascoltiamo una melodia associata ad un
prodotto nel corso di una trasmissione… possiamo sempre associarla
al prodotto o al ricordo ancorato nel nostro spirito.
- I condizionamenti pilotano le
nostre credenze, la nostra visione del mondo, la nostra vita e
quella della società a nostra insaputa. Ciò che caratterizza il
cervello - e questo aspetto è stato spesso trascurato - è che esso è
assolutamente incapace di distinguere tra un vissuto reale,
l'immaginario, il virtuale e il simbolico. Per comprendere questo
concetto, pensate per un istante al potere incredibile delle
fantasie o dei sogni che potete vivere come se ciò fosse realmente
accaduto… L'uomo, nella sua fantastica complessità, è capace di
vivere degli avvenimenti reali allo stesso titolo che in senso
figurato. Il cervello tratta tutti questi dati in modo identico.
Il linguaggio rovesciato (backward
masking): di cosa si tratta?
Avete probabilmente sentito parlare di
quelle voci secondo cui certe canzoni nasconderebbero altri
messaggi, una volta che il disco è ascoltato a rovescio. Per alcuni
si tratta del diavolo, per altri di pura suggestione; per altri
ancora si tratterebbe di una coincidenza. Esiste a questo riguardo
una teoria o uno studio valido? Nessuna conclusione od osservazione
riconosciuta dalla scienza è al momento disponibile. Tuttavia, una
delle persone più conosciute, nel mondo anglo-sassone, nel campo del
linguaggio rovesciato, è il ricercatore australiano David John
Oates. Da oltre vent'anni, egli pubblica i risultati delle sue
ricerche qualificate, per alcuni, degne di un Premio Nobel.
Dunque, abbastanza interessante per essere segnalato in questa
sede. Le conclusioni delle sue ricerche hanno fatto scrivere pagine
e pagine negli Stati Uniti e in Australia, dividendo gli esperti.
Per decenni, non uno scienziato o uno speculatore è stato in grado di
spiegare in cosa risiedono i pericoli dei messaggi subliminali al
contrario nella musica rock e descrivere i processi
neurologici che sono alla base di questa influenza. Si accontentavano di dire: «Il
cervello percepisce questi messaggi, ma come, e quale sia il
processo generato, nessuno lo sa». Non c'era nessuna teoria
capace di legittimare questo processo. Questa spiegazione incompleta
e assai misteriosa è stata l'unica in circolazione per decenni,
dando luogo ad ogni tipo di speculazione, a leggende metropolitane e
ai sermoni violenti di numerosi ministri evangelici anglo-sassoni.
Non si sapeva esattamente cosa credere o se dovessimo ancora
crederci. Si sono sempre accontentati di dire che si trattava di
qualcosa di nefasto e che aveva delle conseguenze sul comportamento;
punto.
Nessun'altra forma di spiegazione valida veniva fornita. Di
conseguenza, queste affermazioni sembravano unicamente alimentare
leggende urbane. Grazie alla teoria formulata da Davide Oates, siamo
di fronte ad una nuova visione rivoluzionaria. Plausibile e
metodica, essa è dimostrata da un migliaio di esempi molto chiari
corredati da un'ipotesi che sembra stare in piedi! Infine, ecco una
risposta disponibile che tenta di demistificare il processo di
manipolazione del nostro subconscio! David Oates viene regolarmente
intervistato dalla stampa e dalla televisione. Il parlare a rovescia
o linguaggio invertito è stato definito ai nostri giorni come la «scoperta
del settimo senso». La telepatia e la chiaroveggenza sono state
archiviate come il sesto senso.
Conclusioni a cui è giunta questa teoria
I messaggi nascosti o segreti (la
teoria del backward masking presente nella musica) non sono
dunque sempre il frutto di premeditazioni, come abbiamo creduto per
anni. Questi messaggi codificati non sono necessariamente tutti
provocati e ispirati dal male o dalle forze occulte. Possiamo
trovare anche dei messaggi subliminali positivi e possiamo lanciare
a nostra volta dei messaggi d'amore, di politica o di altri argomenti in generale.
In questi casi specifici di messaggi inconsci, possiamo definire
questa teoria come «la voce dell'inconscio». Fatto
interessante: la logica ci spinge a pensare che questa teoria si
riveli funzionare in tutte le lingue! 2.
In coloro che non sono in grado di giudicare obiettivamente, questi
messaggi possono
condizionare e tradursi inconsapevolmente in pensieri e
azioni negative che influenzeranno sistematicamente il giudizio, le
percezioni e i comportamenti. Questi messaggi specifici possono
dunque provocare certe derive negli eccessi in coloro che sono più ricettivi ed
emotivamente fragili. Secondo questa teoria, il subconscio si esprimerebbe alla
rovescia. Sarebbe possibile che i filtri neurologici decodifichino
certi messaggi che sentiamo e, tramite il martellamento mediatico, creino determinati
valori e convinzioni negli spiriti. Il comportamento è guidato da
questi valori e queste credenze individuali. Il guru
Aleister Crowley
(1875-1947), uno degli studiosi moderni dell'occultismo, «stregone e
satanista», aveva scoperto questo principio di influenza delle
emozioni e del comportamento molto prima che le teorie e le analisi
moderne potessero dimostrarlo e affermarlo. Ispirato a pratiche
ancestrali e, come in molte scoperte, è il caso che è all'origine
della pratica di invertire tutto nei rituali occulti. Essa
divenne intrigante e impiegata per il suo carattere mistico, segreto
ed esoterico. Tale tecnica misteriosa alimenta tutt'ora ogni tipo di
voci e di psicosi. Il suo utilizzazo in un tale contesto resta
ambiguo. Il desiderio di creare certi rituali segreti e occulti e,
in certi casi, opposti al cristianesimo, è divenuta una motivazione
all'origine di queste cerimonie dubbie e una capacità di creare
frasi comprensibili nei due sensi.
Ciò rafforzerebbe la nozione di
«mistico». Questo processo è estremamente complesso e rappresenta
un'esperienza dominante. Certi artisti conoscono alla perfezione
questa tecnica! 3. Certe voci e leggende
metropolitane si sono rivelate favorevoli a certi gruppi musicali, e
sono diventate degli elementi di marketing e di buzz
mediatico: i dischi si vendono ancora meglio. Una delle domande che
ritorna sistematicamente è la seguente: «sì,
siamo d'accordo, ma quando sento un CD non ascolto le parole»;
oppure: «Ad ogni modo, non capisco l'inglese». Probabilmente,
avrete fatto questa riflessione quando siete incappati in questo
sito… Che cosa sappiamo esattamente sugli effetti dei messaggi
subliminali? Sull'argomento, la scienza ha pubblicato i suoi
risultati più recenti. Le ricerche progrediscono, ed ecco le ultime
pubblicazioni.
Gli studi dell'INSERM
Ecco lo studio recente dell'INSERM
che tende ad accreditare l'influenza reale dei messaggi subliminali.
Nel comunicato stampa del 27 agosto 2008 leggiamo: «Alla fine
degli anni '50, alcuni pubblicitari americani pretendevano di avere
incrementato le loro vendite flashando all'insaputa dei
telespettatori messaggi subliminali del tipo "eat popcorn"
("mangia il popcorn"), prima di confessare che si era trattato di
uno scherzo. Dopo di che, nessuno studio ha mai potuto dimostrare
l'effetto dei messaggi subliminali sulle scelte degli individui.
Tuttavia, il cervello è capace di reagire ad un certo numero di
stimoli incosci. Fino a qual punto? Alcune ricerche condotte da
Mathias Pessiglione, in seno all'unità INSERM 610
"Neuro-anatomia funzionale del comportamento e dei suoi disordini",
in collaborazione con l'University College di Londra, dimostrano che
è possibile, grazie ad un sistema di ricompense, condizionare la
scelta degli individui tramite disegni astratti che non hanno mai
percepito consapevolmente». Questo studio è pubblicato nel
numero del 28 agosto della rivista Neuron. Fino ad oggi, gli
studi di percezione subliminale condotti sull'uomo avevano
evidenziato che l'individuo può percepire un certo numero da
caratteristiche degli stimoli (fino al senso delle parole, ad
esempio) senza averne consapevolezza. Si è giunti anche a scatenare
nell'uomo un apprendistato, detto «pavloviano», diffondendo
determinate immagini subliminali seguite da ricompense o da
punizione. Così, la proiezione ripetuta di immagini subliminali
associate ad un shock elettrico finisce per indurre una
traspirazione cutanea incosciente prima dello shock elettrico. Ma in
questo caso si tratta di una risposta automatica del sistema nervoso
centrale e non di un'azione volontario dell'individuo. Nessuno
studio aveva dimostrato che si poteva indurre un apprendistato di
tipo strumentale, vale a dire di suscitare la riproduzione di
un'azione volontaria per l'ottenimento di una ricompensa, in modo
inconscio.
Parimenti, tutti gli studi seri condotti sulle pubblicità
subliminali hanno concluso che esse non avevano alcuna influenza
sulle scelte dei soggetti. I messaggi subliminali sono realmente in
grado di influenzare le nostre decisioni e dunque le nostre azioni?
È ciò che ha tentato di dimostrare Mathias Pessiglione, incrociando
in modo originale le conoscenze sul condizionamento strumentale e
quelle sulla percezione subliminale. Su venti
volontari britannici
di un'età compresa tra i diciotto e i trentanove anni, i ricercatori
hanno utilizzato un sistema di ricompense/punizioni monetarie per
condizionare la loro scelta. Ad ogni prova, un disegno astratto
contenente un indizio nascosto è stato abbastanza brevemente flashato affinché gli individui non ne avessero una percezione
cosciente. È stato chiesto loro di premere o non premere una bottone
di risposta. Se non premevano il bottone non guadagnavano nulla
(risposta prudente). Se premevano il bottone, potevano guadagnare o
perdere un euro (risposta rischiosa). In realtà, uno degli indizi flashati in modo subliminale annunciava la ricompensa (guadagno di
un euro se si premeva il bottone) e l'altro la punizione (perdita di
un euro se si premeva il bottone). Nel corso del test, i
volontari hanno premuto il pulsante in maniera più significativa in
risposta all'indizio ricompensato piuttosto a quello punito.
Inoltre, quando gli indizi sono stati loro svelati alla fine del
test, gli individui hanno dimostrato una preferenza per gli
indizi associati alle ricompense. In conclusione, la procedura del
condizionamento ha influenza significativamente le preferenze degli
individui per i disegni astratti che non avevano visto
(consapevolmente) prima. Grazie alle tecniche di iconografia
cerebrale funzionale (IRM), Mathias Pessiglione e i suoi
colleghi hanno identificato certi componenti del circuito cerebrale
che operano il condizionamento subliminale. In particolare, come i
ricercatori avevano mostrato nel 2006 all'epoca di un
condizionamento non subliminale, l'attivazione dello striatum
(un ganglio sotto-corticale) permette di differenziare
progressivamente gli indizi ricompensati dagli indizi puniti, in
modo da guidare le scelte dei soggetti senza che essi ne abbiano
consapevolezza.
Dunque, l'apprendistato strumentale fà parte dei
processi mentali che possono prodursi a nostra insaputa. I
ricercatori stimano che la tecnica utilizzata potrebbe essere
applicata più generalmente per determinare se altri trattamenti
operati dal cervello umano sono accessibili o meno allo spirito
cosciente. È peraltro verosimile che questi meccanismi di
apprendistato siano perturbati nelle patologie che implicano lo
striatum, come il morbo di Parkinson o la sindrome di Gilles de
la Tourette.

Una pubblicazione dell'Università di
Londra
Prima dell'INSERM, la
University College di Londra ha pubblicato gli esiti di una
ricerca. L'articolo è stato diffuso dalla rivista Destination
Santé («Destinazione Salute»), del 13 marzo 2007: «Alcuni
ricercatori inglesi sono giunti a dimostrare il potere delle
immagini subliminali. Con l'ausilio di un'apparecchiatura per la
risonanza magnetica (IRM), essi hanno osservato la traccia che tali
inserti lasciano nel cervello. Ricordiamo che le immagini
subliminali sono chiamate così perché si trovano sotto la nostra
soglia di vigilanza. L'esempio tipico è quello di un'unica immagine
inserita in una sequenza filmata dei ventiquattro fotogrammi che
scorrono al secondo. Essa è "invisibile" ad occhio nudo… ma è
"vista", inconsapevolmente, dal nostro cervello. E quando siamo in
piena canicola, l'immagine sarà quella di una piccola bottiglia
molto fresca». Questa era la teoria. Fino alla scoperta che, a
buon diritto, sembra soggiogarla. Il Dr. Bahador Bahrami,
della University College di Londra, ha affermato: «Ciò che
è interessante, è che il nostro cervello nota delle cose di cui non
ci renderemo mai conto. Siamo riusciti a provare che esso risponde
alle immagini subliminali tramite la
corteccia visiva.
Queste immagini lasciano una traccia nel nostro cervello, mentre non
abbiamo visto niente». Affascinante… e inquietante allo stesso
tempo, perché ciò conferma la teoria poc'anzi evocata! «Queste
immagini possono essere utilizzate dai pubblicitari per aumentare le
vendite. C'è una forte probabilità che possano influenzarci quando
acquistiamo tale o tal'altro prodotto. Al momento, si tratta solo di
speculazioni». Ricordiamocene… Ma che dire delle funzioni del
cervello posto di fronte ai suoni (alla musica)?
La musica produce gli stessi sintomi della
droga
In un articolo pubblicato sul
Guardian dell'11 gennaio 2011, intitolato «La musica produce
gli stessi sintomi del buon cibo o delle droghe», leggiamo che
gli scienziati hanno dimostrano come il cervello reagisca alla
musica preferita. Non avete mai avuto la pelle d'oca o sensazioni
euforiche quando ascoltate un pezzo musicale? Se è successo, secondo
gli scienziati, il vostro cervello ha reagito alla musica nello
stesso modo in cui lo fà quando mangiate qualcosa di delizioso o
assumete una droga psico-attiva come la cocaina. Secondo i risultati
di esperienze condotte da un'équipe diretta da Valorie
Salimpoor, dell'Università McGill di Montreal, nel
Canada, pubblicato il 11 gennaio 2011 sulla rivista Nature
Neuroscience. L'esperienza del piacere è diffusa dai mass
media in tutte le situazioni mediante la liberazione della
ricompensa chimica del cervello: la dopamina
4. La
musica sembra imboccare la stessa strada dei circuiti cerebrali che
stimolano la motivazione dell'uomo. Ogni volta che il cervello vuole
farci fare nuovamente qualcosa (in seguito ad un'esperienza
euforica), secerne la dopamina in questi circuiti responsabili della
«stimolazione». La Salimpoor ha affermato: «Ora, siamo in grado
di dimostrare che questo sistema di ricompensa primitiva
possiede un sistema di adattamento biologico che viene sfruttato da
un sistema di ricompensa cognitiva». Essa afferma che la musica
fornisce una ricompensa intellettuale, perché l'ascoltatore deve
seguire la sequenza delle note per apprezzarla. «Un tono unico,
isolato, non sarà piacevole in sé. Tuttavia, una serie di suoni
semplici, disposti nel tempo, può diventare una delle esperienze più
piacevoli. È stupefacente perché ciò suggerisce in qualche modo che
la nostra corteccia cerebrale segue questi toni col passare del
tempo e deve avere una componente di accumulo, di anticipazione, di
attesa». Durante l'esperimento, i partecipanti hanno scelto
alcuni pezzi
di musica strumentale che provocavano loro la pelle d'oca, ma che non
erano legati a ricordi precisi ad essi legati. Le parole sono
state escluse perché i ricercatori non volevano che i loro risultati
venissero identificati mediante l'associazione con le parole
ascoltate.
I pezzi scelti variavano dal classico al rock, o al punk e musica
dance elettronica. «Un brano musicale venne più volte
ascoltato da diverse persone: l'"Adagio per archi di Barber"», ha dichiarato
la Salimpoor.



Era il
pezzo classico preferito, così come un remix della stessa melodia è
stato il più ascoltato nei generi dance, trance e techno.
Mentre i volontari ascoltavano la loro musica, la squadra
scientifica di Valorie Salimpoor ha misurato una serie di fattori
fisiologici, ivi compreso il ritmo cardiaco e le fluttuazioni dei
ritmi respiratori e la respirazione. Essa ha constatato che i
partecipanti hanno avuto un aumento del 6-9% del livello di
dopamina rispetto ad un punto di controllo in cui hanno ascoltato le
musiche scelte. «Una persona ha avuto un aumento del 21%. Ciò prova che, per
certe persone, questo piacere può essere molto intenso».
Negli studi precedenti con sostanze psicoattive come la cocaina,
la Salimpoor ha osservato che il tasso di dopamina è aumento fino al
22% e oltre, mentre un aumento relativo del 6% è stato registrato mangiando
cibi gustosi. La
Salimpoor e i suoi colleghi sono giunti a questa conclusione: «Se la musica indotta dagli
stati emozionali può condurre alla liberazione di dopamina, come
indicano i nostri risultati, è possibile iniziare a spiegare perché le
esperienze musicali sono così ricercate. Questi risultati spiegano
anche perché la musica può essere utilizzata durante certi rituali,
per questioni di marketing o inserite in un film per manipolare gli stati
edonistici. I nostri risultati offrono prove neurochimiche secondo
cui la risposta emozionale alla musica utilizza i circuiti arcaici
della ricompensa e serve da
punto di partenza per studi più dettagliati dei substrati
biologici che sono alla base delle forme astratte del piacere»
5.
Una scienza recente: il
neuromarketing
Nel Magazine de la Santé Au
Quotidien (mandato in onda da France 5), del 3 maggio
2007, è stato trasmesso un servizio rivelatore: «Les
professionnels du neuromarketing traquent nos réactions» («I
professionisti del neuromarketing vanno a caccia delle nostre
reazioni»). Questo
programma denunciava la nuova scienza del
neuromarketing che viene utilizzata dalle agenzie pubblicitarie.
Questa scienza ha lo scopo di
osservare i comportamenti del cervello
in certe situazioni provocate. Grazie ad apparecchiature IRM,
le zone più eccitate diventano visibili e possono essere studiate. In seguito, questi risultati vengono tradotti per trasformarsi in «marketing
sensoriale», in cui tutti i cinque sensi vengono sollecitati. Si
arriva ad eccitare certe zone specifiche del cervello che possono
addirittura influenzare la vostra percezione, ossia il vostro
comportamento nei confronti di una pubblicità. Da questo
reportage, apprendiamo che si acquista una percezione, e da quel
momento percepiamo ciò che un prodotto rappresenta e non ciò che è.
Questo concetto finisce chiaramente per accarezzare i nostri sensi
per spingerci ad acquistare. Tale tecnica viene utilizzata dai
pubblicisti per colpire direttamente il nostro cervello. Si è ben
lontani dall'epoca in cui un manifesto pubblicitario vendeva un
prodotto. Se si presta fede ai test comparativi, la cosa
funziona. Esempio: seguita dalle immagini IRM, una cavia beve
due bevande diverse. Risultato: la sua attrattiva per l'una o per
l'altra non è guidata unicamente dal gusto.
Olivier Oullier,
ricercatore in neuroscienze dell'Università della Provenza, spiega:
«Quando si beve l'acqua di soda preferita, una parte specifica
del cervello anteriore viene attivata più delle altre. Se prima di
bere l'acqua di soda si presenta al consumatore il logo di ciascuna
delle due marche, per la marca meno conosciuta il funzionamento del
cervello non mostra variazioni. Mentre per la marca più conosciuta,
si evidenzia un'attivazione nella parte del cervello chiamato
"ippocampo", un'area che è legata ai nostri processi di memoria, e
che è conosciuto per la sua capacità di intervenire nei cambiamenti
del comportamento della scelta rispetto ad informazioni sociali».
Dunque, i nostri acquisti vengono direttamente guidati dai nostri
ricordi. Ma i ricercatori hanno identificato altre zone che
partecipano alla nostra decisione, come la preferenza, la ricompensa
o la perdita.
Si tratta di zone che essi tentano di attivare o di
disattivare. È precisamente questo ciò che vendono certi uffici di
marketing alle grandi marche francesi. Un buon punto di
merito per queste marche, che tuttavia non si vantano di praticare
tali
esperimenti. I nomi di queste società sono assolutamente
confidenziali perché sono coscienti che questa tecnica è una forma
di manipolazione. Continua Olivier Oullier: «Oggi, è dunque
possibile prevedere il tipo di acquisto di qualcuno: è il lavoro di
questi specialisti in marketing e in comunicazione. Tuttavia, ciò
che è molto importante nelle nostre decisioni d'acquisto, è al tempo
stesso ciò che accadere nel nostro cervello, ma è anche il modo in
cui andiamo ad interagire nell'ambiente naturale a giocare un ruolo
primordiale nelle nostre decisioni d'acquisto. Allo stesso modo
della nostra storia, la nostra esperienza personale gioca un ruolo
preponderante». Il bottone che scatena l'atto d'acquisto non è
ancora stato scoperto. Ciò nonostante, i pubblicitari sono vicini a
scoprire ciò che fà il nostro cervello in queste situazioni… Questa
tecnica è praticata generalmente nella pubblicità. Le grandi ditte
si rivolgono ai neuromarketers che conoscono sempre più a
fondo questa scienza in evoluzione grazie alle tecniche disponibili.
La pubblicità è diventata una scienza che sa come attivare le
strutture del nostro cervello che comandano il nostro comportamento.
Questa tecnica rende possibile allo spirito di prendere il potere
sull'istinto. Nella rivista Cerveau et Psycho («Cervello e
psiche»), Annette Schäfer ha dichiarato: «Ecco il motore
del commercio. La corteccia prefrontale mediana ci fà amare ciò che
amano gli altri. Riuscire a stimolarla, dunque, potrebbe essere un
obiettivo maggiore di una perfetta campagna pubblicitaria».
Attivando questa zona del cervello, i neuromarketers cercano
di trovare un'alchimia perfetta che influenzi le nostre pulsioni
su comando 6.
Le altre ricerche, studi,
articoli e colloqui apparsi in lingua francese
Ci sono poche ricerche in francese su
questo argomento specifico. Tuttavia, esse diventano sempre più
numerose. Una di esse proviene dall'Università di Nizza Sophia
Antipolis. Lo studio è stato pubblicato sul loro sito. Uno dei
più grandi pensatori ha riassunto i suoi studi sulle masse in un
libro intitolato
Psicologia delle folle. Gustave Le Bon
(1841-1931), sociologo e psicologo, descrisse nel 1895, in un
linguaggio
straordinariamente moderno, il processo che induce un
cambiamento di stato quando un individuo si muove in una folla. I
più grandi psicologi si sono ispirati ai suoi studi che restano il
riferimento per eccellenza. Lo stesso
Sigmund Freud
(1856-1939) si è ispirato a quest'opera nelle sue osservazioni e
teorie. Tra le altre cose, Le Bon spiega il processo di propagazione
di idee o di notizie che trascinano progressivamente un'azione
incosciente. Si tratta esattamente dell'effetto della propaganda.
«La nascita progressiva del potere delle folle è stata creata
mediante la propagazione di certe idee che si sono lentamente
stabilite negli spiriti, poi mediante l'associazione graduale degli
individui per
portare alla realizzazione delle concezioni teoriche».
Secondo Le Bon, l'inconscio sostiene un ruolo preponderante nel
funzionamento dell'intelligenza. «La vita cosciente dello spirito
rappresenta solamente una parte molto debole rispetto alla sua vita
incosciente. L'analista più sottile, l'osservatore più penetrante
non arriva a scoprire che un piccolissimo numero dei moventi
incoscienti che la guidano. I nostri atti coscienti derivano
soprattutto da un substratum incosciente creato dalle influenze di
eredità […]. Dietro le cause confessate dei nostri atti, ci
sono probabilmente le cause segrete che non confessiamo, ma dietro
queste cause segrete ce ne sono altre ancora più segrete, che noi
stessi ignoriamo. La maggior parte delle nostre azioni giornaliere
sono solamente l'effetto di moventi nascosti che ci sfuggono».
Più di cento anni fa, questo sociologo aveva compreso che
l'inconscio - oggi parliamo anche di subconscio - domina le nostre
azioni coscienti. Ai nostri tempi, la tecnologia IRM ha
confermato che il nostro cervello può essere eccitato da questo
famoso inconscio. Nel peggiore dei casi, quando la musica è stata
composta per manipolare i nostri spiriti, quando siamo in gruppo,
come avviene durante i concerti, possiamo trovarci letteralmente in
un stato di ipnosi di massa.
In seguito, Le Bon spiega anche il
fenomeno della cecità cognitiva (ossia il non vedere qualcosa
di esistente o vedere cose diverse dalla realtà mediante la sola
forza della suggestionabilità). L'osservatore vede solamente
l'immagine evocata nel suo spirito e falsa la sua capacità di
giudizio. Senza parlare degli effetti subliminali (non li
conoscevano a quell'epoca), Le Bon fà riferimento al processo di
«penetrazione» negli spiriti di idee o di concetti tramite diversi
mezzi: «Quando, mediante procedimenti diversi, un'idea finisce
per penetrare nell'anima delle folle, o di un individuo, essa
possiede un potere irresistibile e provoca tutta una serie di
effetti che bisogna subire». Claude Allard, psichiatra e
psicanalista, è consigliare presso il CSA. La sua pratica e
la sua riflessione quotidiana vertono sul rapporto dei bambini col
piccolo schermo.
Nel suo ultimo libro
Qu