IV
IL LIBERO ESAME IN AZIONE
La proliferazione delle sètte
Più
sopra, abbiamo menzionato due conseguenze del principio del libero
esame: l'assenza, nella religione protestante, del dogma fisso e
l'anarchia intellettuale. Queste conseguenze possono essere
inizialmente contrastate da forze conservatrici:
«Il libero esame si è scontrato per lungo tempo con la
tradizione che lo neutralizzava: ma, poco a poco, la
tradizione si è sgretolata e il "senso proprio" ha
trascinato con sé la vecchia fede che è collassata e si è
persa, indistinta e irriconoscibile, nel torrente di
opinioni e filosofie effimere»
38. |
Sopra: tabella estratta dal libro Sguardi sul mondo
protestante, di Padre Camillo Crivelli s.j. (Edizioni
della Civiltà Cattolica, Roma 1941, pag. 43). Essa mostra
gli effetti del libero esame delle Scritture, facendo notare
come nel giro di un secolo e mezzo i metodisti si siano
suddivisi in numerose sètte in lotta tra loro. |
Quindi, è inevitabile che il libero esame porti alla
proliferazione delle opinioni religiose, e quindi delle sètte
protestanti. Proliferazione che tutti possono osservare: quasi ogni
anno, infatti, vengono create nuove sètte o denominazioni
protestanti. Esse sono generalmente suscitate da un leader
religioso che crede di essere particolarmente ispirato dallo Spirito
Santo e che mette a frutto la libertà di azione che gli fornisce il
principio del libero esame. Ecco un paio di esempi di denominazioni
protestanti relativamente recenti:
La contraddizione interna del
protestantesimo
La logica del libero esame esige che la proliferazione delle sètte
venga tollerata. La sopravvivenza del protestantesimo presuppone il
mantenimento di alcune strutture stabili e potenti con una certa
unità di fede e di governo. L'opposizione tra questi due requisiti è
spesso evidenziata dagli stessi protestanti. Ecco due testimonianze
a questo riguardo:
- «Il protestantesimo soffre di un'antinomia interna che
deriva dal suo stesso principio. Se non avete una
Confessione di fede chi siete? E se promulgate una
Confessione di fede e volete impormela con autorità,
nonostante la resistenza della mia coscienza, come potete
dirvi ancora protestanti? Che cosa fate di diverso da quello
che fa il cattolicesimo affermando magari che Lutero e
Calvino fecero bene a ribellarsi»?
39.
- «(Lutero) non ha visto o non ha voluto vedere la
spaventosa
contraddizione che sta alla base della sua stessa opera:
ripristinare un'autorità, un dogma e una chiesa a partire dal
libero esame» 40. |
Sopra: stampa dei più
importanti autori della Riforma. Da sinistra:
Filippo Melantone,
Giovanni Calvino, Martin Lutero, Ulrico Zwingli e Giovanni Huss.
I protestanti in cerca di un'unità
che non possono trovare
Sin dalle origini della Riforma, i leader protestanti
(politici e religiosi) hanno voluto combattere contro la
proliferazione delle sètte che costituiva una grave causa di
debolezza, anche se ciò significava violare il principio del libero
esame. Per trovare una certa unità, sono stati usati diversi
stratagemmi:
-
Unità attraverso la supremazia religiosa dello Stato;
-
Unità mediante una Confessione di fede (più o meno
imposta dallo Stato).
-
Unità attraverso la vita e l'azione comune nonostante la
diversità dogmatica.
L'unità attraverso la supremazia religiosa dello Stato
Questo è il metodo più comunemente usato e quello che era già stato
scelto da Martin Lutero (1483-1546). Il 22 marzo 1528, egli
promulgò un'«Ordinanza» o «Istruzione della visita delle chiese»
che è considerata la carta fondamentale della chiesa luterana come
chiesa di Stato:
«Nella prefazione di questo documento, leggiamo alcune righe
scritte dalla mano stessa di Lutero: "La luce del Vangelo è
stata restaurata dalla divina misericordia
[...]. Volevamo che fosse ripristinata la funzione
episcopale e la "Visita delle chiese". Ma poiché nessuno di
noi aveva ricevuto un invito o un ordine per un'opera così
importante, abbiamo pregato umilmente il Serenissimo
Elettore, Giovanni, duca di Sassonia, indubbiamente
costituito da Dio principe della regione, sebbene non
fosse obbligato dalla legge umana ad ascoltarci, in nome
della carità cristiana e per l'amore di Dio, ad occuparsi
della cura del Vangelo e della salvezza dei suoi sudditi e a
delegare a questo scopo uomini di valore e di coscienza".
Lutero così abdicò nelle mani dello Stato. La sua riforma si
concluse con la Costituzione civile del clero; e
questa stessa Costituzione si basava, in ultima analisi,
sul principio del diritto divino dei prìncipi»
41. |
Sopra: da sinistra,
Martin Lutero e
Giovanni, duca di Sassonia.
Successivamente, l'unione intima della chiesa protestante con lo
Stato (con il predominio dello Stato sulla chiesa) divenne una
pratica sempre più comune. Marie Carré (1905-1984) cita la
testimonianza, su tale questione, di alcuni autori protestanti:
«"È incontestabile", afferma il protestante
Pierre Jurieu
42, "che la Riforma fu attuata dal
potere dei prìncipi; quindi a Ginevra fu il Senato; in altre
parti della Svizzera, il Gran Consiglio di ogni Cantone; in
Olanda erano gli Stati Generali, in Danimarca, in Svezia, in
Inghilterra e in Scozia i re e i parlamenti. I poteri dello
Stato non si accontentarono di garantire piena libertà ai
partigiani della Riforma, ma giunsero al punto di togliere
ai papisti le loro chiese e di vietare loro qualsiasi
esercizio pubblico della religione cattolica. Inoltre, il
Senato proibì l'esercizio, anche segreto, del culto
cattolico in alcune località. In Inghilterra e in Danimarca,
afferma M. Vinet 43,
Enrico VIII e Christiern, due tiranni carnefici; in
Svizzera, la Repubblica di Berna, fortemente dispotica,
divenne più potente dei vescovi introducendo con autorità il
nuovo culto negli Stati. A Ginevra, Calvino fondò una
teocratica Sparta, vale a dire una tirannia sotto forma di
libertà. "Sono stati i governi a fondare le chiese
protestanti", afferma Naville.
Sopra: il
teologo protestante Pierre Jurieu.
Il quotidiano svizzero "Le Fédéral", del 22 gennaio 1889, riconobbe questo abuso
del potere temporale come necessario per la vita stessa del
protestantesimo: "Senza entrare in una discussione
teologica, permetteteci di far notare ai separatisti che il
protestantesimo, continuando a dividere, non tende a
nient'altro che a distruggersi come chiesa e come
istituzione rivale della Chiesa cattolica. Fu grazie alla
sua intima unione con lo Stato che esso fu in grado di
formare vasti corpi in grado di affrontare la grande
associazione romana. Il protestantesimo, abusando
della libertà che lo fondò, si sciolse in innumerevoli
congregazioni indipendenti, ritornando allo stato di natura
in cui si trovava nel Medioevo: non era più un corpo, ma un
agglomerato incoerente di sètte rivali, sottoposto a tutti i
tipi di vicissitudini, a tutte le stranezze, per non dire
altro, che caratterizzavano gli eretici prima della Riforma.
In questo stato, il protestantesimo è sempre esistito, ma in
verità non capiamo in virtù di quale diritto, o per quale
interesse i protestanti lavorano. È un suicidio"»
44. |
Sopra: l'ex
protestante Marie Carré e il suo libro J'ai choisi l'unité.
Ricordiamo la spiegazione fornita dal quotidiano Le Fédéral:
«Fu grazie alla sua intima unione con lo Stato che esso fu in
grado di formare vasti corpi in grado di affrontare la grande
associazione romana», un'unione intima concepita con l'obiettivo
di arrivare alla supremazia dello Stato sulla Chiesa.
L'unità attraverso la «Confessione di fede»
All'unità di governo (assicurata affidando la guida della chiesa
allo Stato) è stata spesso aggiunta una certa forma di unità
dottrinale ottenuta imponendo ai fedeli determinate norme
(dottrinali, liturgiche e morali) spesso chiamate «Confessione di
fede». Si trattava di qualcosa che andava contro il principio del
libero esame che le autorità dovettero ingiungere per le necessità
della vita in comunità. Tra i testi che hanno giocato il ruolo
importante come «Confessione di fede» menzioniamo la «Confessione
di Augusta» (1530), il «Book of Common Prayer» anglicano
(1549) e i trentanove articoli anglicani (1963).
Sopra: da
sinistra,
Book of Common Prayer e la Confessione di
Augusta.
L'unità per mezzo della vita e dell'azione comunemente
Imporre una «Confessione di fede» costituisce un mezzo per
raggiungere l'unità rifacendosi ad un corpo dogmatico coerente
(almeno in apparenza). Esiste un altro mezzo per raggiungere una
certa unità: la diversità dogmatica (dovuta al libero esame) verrà
considerata come un inevitabile ed eventuale arricchimento; si
cercherà l'unità «al di là delle diversità» nella vita e nell'azione
in comune. Come esempi attuali di questo tipo di ricerca menzioniamo
tre iniziative ecumeniche che sono state proposte da Taizé. Esse
consistono:
-
Nell'unire
i credenti attraverso un'«intercomunione» di persone
appartenenti a religioni diverse (essendo la «diversità
dogmatica» considerata come compatibile con l'unità)
45;
-
Nel suggerire che la medesima persona possa aderire a due
religioni diverse, ottenendo la riconciliazione mediante questa
«doppia appartenenza»;
-
Nel superare i dogmi («superare le nostre posizioni
confessionali») per mezzo di un «ritorno all'infanzia»
che permetterà ai cristiani di ricongiungersi.
Queste iniziative manifestano il bisogno di superare le difficoltà
che frenano da secoli la causa dell'unità dei cristiani
affrancandosi dal rigore intellettuale facendo leva sul movimento.
Da qui l'idea che si giungerà all'unità mediante l'azione, la vita e
la preghiera liturgica in comune. Afferma Roger Schutz
(1915-2005), della comunità protestante di Taizé:
«Creando una vita in comune a Taizé, non volevamo altro che
riunire uomini, impegnati sulle orme di Cristo, ad essere un
segno esistenziale dell'unità della Chiesa. Essere autentici
in relazione alla nostra vocazione ecumenica presuppone un
requisito per l'unità nella vita comune. Se alcuni dei miei
fratelli appartengono a varie denominazioni della Riforma o
alla comunione anglicana, ora è possibile per noi avere
anche fratelli cattolici che non hanno in alcun modo segnato una
separazione tra di noi. L'unità della fede è forgiata
attraverso la preghiera liturgica nel corso di in un
lento processo»
46. |
Sopra: frére
Roger Schutz.
Unità
o dall'unione intima con lo Stato, o per mezzo di una «Confessione
di fede», o mediante la vita e l'azione in comune nella diversità
dogmatica: questi sono i tre approcci tipici dei protestanti in
cerca di unità. Il terzo di questi approcci porta a considerare i
dogmi come qualcosa di totalmente secondario. In definitiva,
la religione non è più una questione di verità, ma di sentimento,
di generosità e di impulso del cuore.
V
IL MARCHIO DI CALVINO
Gran
parte delle chiese protestanti - specialmente in Svizzera, in
Francia, in Olanda e nei Paesi anglosassoni - è più legata a Calvino
che a Lutero. Come si è caratterizzata l'influenza di Calvino? Qual
è il contributo dottrinale con cui ha cercato di chiarire, di
estendere e di completare le intuizioni di Lutero?
Il nuovo impulso dato da Calvino
Jean Cauvin (italianizzato in Giovanni Calvino) nacque a Noyon
nel 1509 e morì a Ginevra nel 1564. Nel 1536, a ventisette anni,
pubblicò in latino un libro intitolato
Institutio christianæ religionis
(«L'istituzione della religione cristiana»), un libro di cui lo
storico inglese Hilaire Belloc sottolinea così l'importanza:
«Il movimento protestante, che era iniziato come qualcosa
di puramente negativo - una rivolta indignata contro la
corruzione e lo spirito mondano della Chiesa ufficiale –
venne dotato di nuova forza dalla creazione del calvinismo,
vent'anni dopo l'inizio della ribellione
47. Senza dubbio, le forme
luterane di protestantesimo coprivano già un'area molto
vasta; ma, dopo la pubblicazione del suo libro nel 1536, fu
Calvino a costituire la forza motrice e il centro della
vitalità del protestantesimo» 48. |
Sopra: Giovanni
Calvino e la sua opera
Institutio christianæ religionis.
Il movimento calvinista
«Questo potente genio francese iniziò a diffondere il suo
verbo appena vent'anni dopo l'inizio della rivoluzione
religiosa: fu attorno a questo verbo che si combatté la
battaglia tra Chiesa e contro-Chiesa; la distruzione
dell'unità cristiana, che noi chiamiamo "Riforma", fu
essenzialmente, per più di un secolo, il prodotto di uno
sforzo potente ed entusiasta, come l'islam lo era stato ai
suoi inizi, per sostituire la vecchia realtà cristiana con
il nuovo credo di Calvino. Il movimento procedette, come
fanno tutte le rivoluzioni, creando "cellule". Furono
organizzati gruppi in tutto l'Occidente, piccole compagnie
assai disciplinate e determinate a diffondere "il Vangelo",
la "Religione", in altre parole un credo che aveva diversi
nomi» 49. |
L'espansione del calvinismo
«Attraverso l'interazione di circostanze storiche,
l'influenza (di Calvino) si diffuse in lungo e in largo in
tutto il mondo. John Knox ha lasciato un'impressione
duratura in Scozia. Gli anglicani che si rifugiarono a
Ginevra durante la restaurazione cattolica operata da Maria
Tudor (1553-1558) riportarono la teologia calvinista in
Inghilterra durante il regno di Elisabetta I e formarono
l'ala puritana della Chiesa anglicana. Alcuni puritani, più
estremisti, lasciarono la chiesa di Stato per formare la
chiesa dei predestinati. La loro opposizione divenne così
forte che sfociò in una rivoluzione e si concluse con la
decapitazione di re Carlo I e dell'arcivescovo anglicano di
Canterbury, William Laud. La preponderanza
calvinista durò fino alla restaurazione della monarchia, nel
1662. La chiesa anglicana fu consolidata e i più convinti
tra i puritani si separarono nuovamente per dividersi in
diversi rami. Puritani di varie obbedienze, presbiteriani
dalla Scozia, congregazionalisti (discepoli di Robert Browne),
e battisti (discepoli di John Smyth) si stabilirono
gradualmente in America, a partire dal XVII secolo, e furono
i primi coloni e pionieri di questo immenso territorio,
accanto ad altre sètte nate più direttamente dalla chiesa
luterana, come i fratelli moravi, gli anabattisti, i
mennoniti e i metodisti (discepoli di John Wesley, nel XVII
secolo). Per mezzo di queste sètte, che sono diventate le
principali denominazioni protestanti del Nuovo Mondo, la
teologia calvinista ha regnato fino ai giorni nostri su
innumerevoli coscienze» 50. |
Sopra: lo sviluppo e
le ramificazioni del calvinismo. Da sinistra, il calvinista John
Knox (1513-1572),
il congregazionalista
Robert Browne (1550-1633), il battista John Smyth (1566-1612) e il
metodista John Wesley (1703-1791).
Caratteristiche del calvinismo
L'approccio di Calvino
Viene
quindi presentata nel libro di Hilaire Belloc
How
the Reformation Happened
la genesi della
Riforma:
«Calvino fece sua una delle nozioni più antiche e pericolose
dell'umanità: il senso della fatalità. Egli la isolò,
la rese un valore supremo e la introdusse, con il potere del
suo spirito, nel quadro generale che i cristiani,
tradizionalmente, associavano alla santità e all'autorità
della religione ancestrale. Sappiamo che Dio si è fatto uomo
per salvare l'umanità. Ciò non ha nulla a che vedere con
l’antica idea di "Destino Inevitabile"
[...]. Noi che abbiamo la fede
diciamo che lo scopo dell'Incarnazione è di liberarci da
questo incubo pagano (dal "Destino Inevitabile"). Che cosa
ha fatto Calvino? Ha accettato l'Incarnazione, ma l’ha
costretta ad adattarsi al vecchio orrore pagano della
necessità: "Ananke"
51.
Egli reintrodusse l'inesorabile. Sì (pensava Calvino), Dio
si è fatto uomo ed è morto per salvare l'umanità; ma solo
quella parte dell'umanità per cui ha deciso di soffrire.
L'idea dell'inesorabile venne preservata. I meriti di Cristo
furono attribuiti agli eletti e basta. Dio è Causalità e la Causalità è
un insieme immutabile. L'uomo era dannato o salvo,
e non dipendeva da lui. La tesi secondo cui il male è
uguale al bene che porta rapidamente al culto del male
52 fu adottata da
Calvino sotto un nuova e strana forma. Non venivano posti in
opposizione tra loro, come avevano fatto i manichei, due
principî uguali: quello del Bene e quello del Male. Per
Calvino non c'era che un principio: Dio. Ma è stato a questo
principio che ha attribuito tutta la nostra sofferenza e,
per la maggior parte di noi, la sofferenza necessaria ed
eterna» 53.
|
Punti dottrinali presi da Lutero
«Sui punti essenziali, Calvino seguì fedelmente Lutero:
- Insegnò anche lui che, a causa del peccato originale,
l'uomo è fondamentalmente corrotto "dalla comprensione alla
volontà, dall'anima alla carne";
- Anche per lui c'è salvezza solo mediante la fede, ovvero
senza la partecipazione della libertà umana perché
quest’ultima non esiste più ed è stata sostituita dal servo
arbitrio;
- E questa grazia salvifica di Gesù Cristo ricopre solamente
l’uomo, senza guarirlo, per cui il marcio nell'essere umano continua a
sussistere. Come per Lutero, la giustificazione mediante la
sola fede rimane estrinseca»
54. |
Altri punti dottrinali apportati da
Calvino
Calvino diede un'espressione più radicale e più precisa alle
dottrine di Lutero, spingendo fino in fondo le intuizioni del suo
maestro.
-
La predestinazione
Partendo dall'idea che il marcio nell'uomo continua a sussistere
anche dopo la Redenzione,
«Calvino, più logico di Lutero e soprattutto di Melantone
55 che aveva escluso questo punto dalla
"Confessione di Augusta"» 56,
concluse che se la corruzione dell'uomo e della sua volontà gli
impediscono di partecipare, per quanto poco sia, all'opera della
sua salvezza, solo Dio è responsabile della giustificazione di
alcuni e della dannazione di altri.
È grande merito di Calvino
aver dimostrato che la sua dottrina della predestinazione è una cosa
sola con la dottrina luterana della giustificazione mediante la sola
fede, e che non può essere separata senza cadere nell'illogicità e
nella contraddizione. La sostenne fortemente nonostante lo scandalo
che sollevò:
«Chiamiamo "predestinazione" l'eterno consiglio di
Dio, con il quale Egli ha determinato cosa fare di
ogni uomo. Poiché non li ha creati tutti nella medesima
condizione, ma ne ha ordinati alcuni alla vita eterna e
altri alla dannazione eterna [...]. Secondo ciò che
le Scritture manifestano chiaramente, diciamo che una volta
per tutte il Signore costituì, nel suo consiglio eterno ed immutabile,
coloro che voleva lasciare in rovina. Quelli che chiama alla
salvezza, noi diciamo che li riceve grazie alla sua
misericordia gratuita, senza avere alcun riguardo per la
loro dignità. Al contrario, l'ingresso della vita è precluso
a tutti coloro che vuole consegnare alla dannazione, e che
ciò è fatto secondo il suo giudizio occulto e
incomprensibile, comunque giusto ed equo»
57. |
Sopra: Calvino espone
la sua dottrina sulla predestinazione durante il Concilio di Ginevra
del 1549.
-
Presenza di una volontà unica nell'Universo; negazione
della libertà umana
«Non solo il Creatore sa chi sarà salvato e chi sarà
dannato; non solo lo conosce da tutta l'eternità; ma deve
anche averlo voluto. Calvino ammise solo una volontà
nell'Universo; ed è per questa volontà, non per volontà
propria, ancor meno per le azioni dell'uomo, che l'uomo viene
salvato o dannato»
58. |
Il
risultato è una fatalità assoluta, l'assenza di libertà
per l'uomo e la concezione di un dio Moloch che sarebbe
l'autore sia del bene che del male. Si noti che la stessa teoria si
trova in Lutero, in particolare nel suo libro De Servo Arbitrio
59.
Sopra: l'opera di
Lutero del 1525 De servo Arbitrio,
in cui anticipa la
dottrina di Calvino sulla predestinazione.
-
L'elezione divina e i segni che la testimoniano
Come
sapere se si fa parte del numero degli eletti? Sperimentando la
«conversione»:
«L'individuo sa, tramite una rivelazione personale che gli
viene trasmessa in privato, in un dato momento, che egli è
uno degli eletti di Dio, predestinato alla gloria e alla
beatitudine, mentre intorno a lui sta la grande massa di
coloro che Dio ha condannato all'eterna sventura»
60. |
Un
altro modo per sapere se si fa parte del numero degli eletti: il
successo nelle opere temporali.
«Non dobbiamo dedurre (dalla predestinazione) che, poiché
i giochi sono già fatti in anticipo, il comportamento umano
sia indifferente. Se, sull'esempio di Calvino, si vive una
vita austera e virtuosa, ansiosa fino all'estremo dell'onore
di Dio, non è certo che essa valga qualcosa per la salvezza,
non essendo il merito di alcun valore, ma testimonia
l'elezione divina. È il segno. Ne da la certezza»
61. |
Questo ruolo delle buone opere è una delle chiavi del pensiero
calvinista:
- «Certamente i riformati volevano essere salvati
mediante la sola fede. Ma poiché, secondo il punto di vista
di Calvino, i sentimenti e le emozioni pure e semplici sono
ingannevoli, la fede dev’essere attestata dai suoi risultati
oggettivi al fine di costituire il sicuro fondamento della
"certitudo salutis"» 62.
- «Per quanto le buone opere siano assolutamente inadatte
come mezzo per ottenere la salvezza (il prescelto stesso è
una creatura e quindi tutto ciò che fa è lontano da ciò che
Dio esige), tuttavia esse rimangono indispensabili come
segno di elezione. Un mezzo tecnico, probabilmente non tanto per
comprare la salvezza, ma per sbarazzarsi dell'angoscia della
salvezza» 63. |
Di quali buone opere si tratta? Opere essenzialmente temporali,
buone imprese temporali. Spiega il pastore protestante svizzero
André Bieler (1914-2006):
- «I puritani
64 hanno fatto propria la
moralità dell'Antico Testamento secondo la quale Dio
benedice visibilmente i suoi eletti quaggiù e in modo
misurabile in tutti i loro sforzi»
65.
- «Dunque, la prova del successo nelle attività
temporali sta a testimoniare che la fede è autentica. Se
è riprovato, l'uomo apparirà visibilmente come tale nel modo
in cui si comporta nei suoi doveri profani; al contrario, se
è un eletto, tutte le sue attività recheranno il segno delle
benedizioni divine» 66. |
Sopra: con Calvino, la
ricchezza diviene segno dell'elezione divina.
Pertanto, la prosperità materiale e il successo negli affari
temporali sono un segno di elezione. Da qui certi tratti di
temperamento che troviamo negli eredi di Calvino: la ricerca della
ricchezza (come segno e non per goderne) e il rifiuto della povertà
e dell'umiltà.
L'usura
riabilitata in linea di principio
Che
cos'è l'usura? È un furto commesso in occasione di un prestito.
Richiamo alla dottrina cattolica
Essa
si fonda sulla Sacra Scrittura e sugli argomenti sviluppati da
Aristotele e dai Padri e dai Dottori della Chiesa, un'argomentazione
secondo cui il denaro, semplice mezzo di scambio, non è produttivo
in se stesso; esso è solo la causa strumentale 67
di un possibile guadagno per chi lo fa fruttare; è il lavoro che è
il titolo redditizio essenziale. Nel contratto di prestito, il
prestatore non fornisce alcun lavoro poiché ha trasferito la
proprietà dell'importo prestato al mutuatario.
In queste condizioni,
rivendicare interessi sul denaro prestato, per il bene stesso del
prestito, è rivendicare una parte del frutto su qualcosa che non si
possiede; è quindi un furto; è un delitto chiamato usura.
Quando l'interesse richiesto per il prestito può essere giustificato
da un titolo estrinseco al prestito 68,
non vi è alcun reato. La Chiesa condanna l'usura in linea di
principio 69, pur garantendo regole
sufficientemente ampie ai fedeli da tenere conto delle attuali
difficoltà legate ad un regime economico basato sull'usura .
La tesi di Calvino
Su
tale questione di principio, Calvino ha preso la posizione opposta
alla dottrina cattolica. Scrive André Bieler:
«(Calvino) è il primo dei teologi cristiani che ha
liberato il prestito ad interesse dalla condanna morale e
teologica che la Chiesa aveva fino ad allora fatto pesare»
70. |
E,
aggiungeremo noi, che continua a far pesare. Calvino respinse la
classica tesi secondo cui il denaro, un semplice mezzo di scambio,
non produce frutti da se stesso affermando:
«Il denaro è produttivo come qualsiasi altra merce. E se
proibiamo ogni forma di usura, condanniamo i prestatori
onesti insieme ai veri usurai»
71. |
Sopra: usurai in un
dipinto del 1540.
Il
fatto di aver riabilitato l'usura in linea di principio ha
facilitato, come vedremo, lo sviluppo del capitalismo liberale,
un regime economico basato sull'usura 72.
Cosa rimane oggi della dottrina calvinista
La teologia propriamente calvinista che è stata appena riassunta è
parzialmente sbiadita nel corso dei secoli.
«Eppure lo stato d'animo spirituale che Calvino ha creato è
sopravvissuto fino ai giorni nostri. Tutto ciò che è perenne
ed efficace nel temperamento protestante deriva ancora oggi
da Giovanni Calvino. Le dure affermazioni calviniste (l'affermazione
chiave è riconoscere l'esistenza del male all'interno della
natura divina, conseguenza del fatto che ci sarebbe una sola
volontà nell'Universo) sono diminuite; ma rimane la visione
di Calvino di un dio Moloch. Sopravvive ancora oggi, in pieno
vigore, la ricerca calvinista del successo materiale, e l'antagonismo
calvinista verso la povertà e l'umiltà. Senza Calvino l'usura
non avrebbe invaso il mondo moderno
[...]; senza di essa, il monismo scientifico non avrebbe
dominato il mondo (come ha fatto fino ad oggi), uccidendo la
dottrina del miracolo e paralizzando la libertà umana»
73. |
Quindi, possiamo concludere con Hilaire Belloc:
«Furono le principali dottrine di Calvino e il suo
atteggiamento verso l'Universo a dare tono e colore
all'intero movimento protestante; e sebbene i
protestanti siano influenzati dallo spirito calvinista in
modo assai diverso [...]. Ovunque troviamo lo stato
d’animo protestante, è Calvino che è all’opera»
74. |
Sopra: Giovanni
Calvino.
Note
38 Cfr.
Mons.
E.
Julien,
op. cit.,
pag. 63.
39
Così August
Sabatier (1839-1901), decano della Facoltà di
Teologia protestante di Parigi; cit. in M.
Carré,
op. cit.,
pag. 260.
40 Così
Henri Hauser, protestante contemporaneo;
cit. in M.
Carré,
op. cit.,
pag. 260.
41
Cfr.
A. d'Alès,
op. cit.,
voce «Riforma», pag.
608.
42
Pierre Jurieu (1637-1713), pastore calvinista
francese che sostenne polemiche contro Bossuet.
43
Alexandre Vinet (1797-1847), teologo protestante e critico
letterario svizzero.
44 Cfr.
M. Carré,
op. cit.,
pag. 200.
45 Ecco
un testo di Taizé in cui viene preconizzata l'intercomunione nella
diversità dogmatica:
«Il cattolicesimo
e l'ortodossia sembrano orientarsi verso un'unione tra Chiese-sorelle che sarà consacrata mediante l'intercomunione nella
diversità teologica, dogmatica e liturgica compatibile con un'unità
più vivente e reale del puro e semplice ritorno all'unità romana»
(cfr. M. Thurian,
La
foi en crise,
pag. 93).
46 Cfr.
R. Schutz,
Dynamique du provisoire
(«Dinamica del provvisorio»),
pagg. 135-137.
47
Ricordiamo che solitamente la data usata come punto di partenza per
il protestantesimo è il 1517.
48 Cfr.
H. Belloc,
The Great Heresies,
pag. 118.
49
Ibid.,
pag. 116.
50
Cfr.
L.
Méroz,
art. cit.,
pag. 37.
51
«Ananke»,
in greco «necessità».
52 Fu
la grande eresia manichea, le cui radici sono antiche quanto
l'umanità stessa, e che fu la fonte permanente della paura.
53
Cfr. H. Belloc, How
the Reformation Happened («Come avvenne la Riforma»), pag. 78.
54
Cfr.
L.
Méroz,
art. cit.,
pag. 36.
55
Melantone (1497-1560) fu il principale discepolo di Lutero.
56
Prima «Confessione di fede» redatta da Melantone nel 1530.
57
Cfr. G. Calvino,
Institutio christianæ religionis,
III, cap. VIII;
L.
Méroz,
art. cit.,
pag. 36. Anche Lutero,
che nega la libertà dell'uomo e che la considera come un soggetto
puramente passivo di un conflitto tra Dio e Satana, aderisce in
alcuni dei suoi testi alla teoria della predestinazione, ma meno
chiaramente di Calvino. Ecco un passo estratto dal suo libro
De Servo
Arbitrio
(7, 113):
«Tutto ciò che accade, accade secondo i decreti
irreversibili di Dio. È quindi la necessità e non la libertà il
principio guida della nostra condotta. Dio è l'autore di ciò che è
cattivo in noi e di ciò che è buono, e così come chiama alla
felicità coloro che non lo meritano, così maledice gli altri che non
meritano il loro destino»
(cfr. Mons. P. O'Hare,
The
Facts About Luther,
Tan Books, pag. 267).
58
Cfr.
H. Belloc,
Characters of the Reformation
(«Personaggi della Riforma»),
pag. 172.
59
Cfr.
Mons. P. O'Hare,
op. cit.,
pagg. 265-270.
60
Cfr.
H. Belloc,
Characters of the Reformation,
pag. 172.
61
Cfr.
L.
Méroz,
art. cit.,
pag. 36.
62
Cfr. M. Weber,
L'éthique protestante et l'esprit du capitalisme
(«L'etica protestante elo spirito capitalista»), Plon, pag. 138.
63
Ibid.,
pag. 140.
64
Il puritanesimo è un ramo uscito dal calvinismo.
65
Cfr. A. Bieler,
La pensée économique et sociale de Calvin
(«Il pensiero economico e sociale di Calvino»),
éd.
Georg, Ginevra 1961, pag. 490.
66
Ibid.,
pag. 486.
67
La
causa strumentale è ciò che agisce solo attraverso
l'impulso di un altro.
68
Ad esempio, rischio di perdita, danni causati, costi di gestione,
ecc...
69
Dal
Catechismo di San Pio X:
«L'usura si commette con l'esigere senza legittimo titolo un
illecito interesse per una somma prestata, abusando del bisogno e
dell'ignoranza altrui».
70
Cfr. A. Bieler,
op. cit.,
pag. 168.
71
Ibid.,
pag. 472.
72 Questo è il giudizio del politico
cattolico francese René de La Tour du Pin (1824-1934):
«L'attuale
secolo porta il segno dell'usura e merita di portarne il nome»
(cfr.
Vers un ordre social chrétien,
1889, pag. 71).
73 Cfr.
H. Belloc,
The Great Heresies,
pag. 115.
74
Cfr.
H. Belloc,
Characters of the Reformation,
pag. 171.