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di
Arnaud de Lassus
1
postato: 26
febbraio 2020
|
Sopra: il 31 ottobre
1517, Martin Lutero affigge le sue 95 tesi
sulla porta della
chiesa del castello di Wittenberg (Schlosskirche).
Premessa
Perché dovremmo occuparci del protestantesimo?
Perché questa religione, il pensiero che ne deriva e
le reti che anima esercitano una forte influenza sul
mondo occidentale, compresi i Paesi dell'antica
tradizione cattolica. E, in effetti, quando
esaminiamo i segni caratteristici delle società
europea e nordamericana (in economia il capitalismo
liberale, in politica la sovranità popolare e la
democrazia moderna, nella morale, il primato della
coscienza, nella religione l'illuminazione e la
cancellazione dei dogmi...) constatiamo che questi
segni sono tutti di origine protestante. Se vogliamo
evitare la sventura di diventare protestanti senza accorgecene, prendiamo a cuore lo studio del
protestantesimo e della sovversione protestante
delle nostre società cattoliche.
INDICE DELL'OPERA |
ATTENZIONE:
cliccando sul titolo delle varie Parti (tranne la Prima), si
può andare direttamente alla pagina contenenete la Parte
desiderata. |
PARTE PRIMA |
I - Alcune
idee sbagliate sul protestantesimo.
II - Prima
definizione: un triplice rifiuto.
III - Seconda
definizione: tre principî. |
PARTE SECONDA |
IV - Il libero
esame in azione.
V - Il marchio
di Calvino. |
PARTE
TERZA |
VI - Lo stato
d'animo protestante.
VII - Le
conseguenze liturgiche del protestantesimo.
VIII - Le
conseguenze motali del protestantesimo. |
PARTE QUARTA |
IX - Le
conseguenze politiche del protestantesimo.
X - Le
conseguenze economiche del protestantesimo. |
PARTE QUINTA |
XI - Rapporti
tra protestantesimo ed ebraismo.
XII - Rapporti
tra protestantesimo e Massoneria. |
PARTE SESTA |
XIII -
L'ecumenismo, strumento per la protestantizzazione della
Chiesa.
XIV - Altri
aspetti della penetrazione protestante in ambiente
cattolico.
XV -
Conclusione. |
PARTE SETTIMA |
Appendice I -
Cronologia del protestantesimo.
Appendice II -
La famosa controversia tra San Francesco di Sales e Teodoro
di Beza.
Appendice III
- Alcuni Santi che hanno combattuto contro il
protestantesimo. |
Introduzione
Perché interessarsi al protestantesimo e provare ad acquisirne una
conoscenza basilare, ma sufficientemente precisa? Per diversi
motivi, di cui i principali sono:
Le nostre
idee generali hanno spesso un'origine protestante
Dalla
vittoria americana del 1944-1945, notiamo che nei Paesi cattolici
d'Europa c'è stata una maggiore penetrazione dell'ideologia
statunitense; Ma questa nazione è principalmente protestante.
La nostra
religione si sta protestantizzando
Allo
stesso tempo - soprattutto dopo il Concilio Vaticano II
(1962-1965) - abbiamo assistito ad un'accelerata protestantizzazione
di molti ambienti e istituzioni cattolici. Protestantizzazione che
si manifesta in particolare:
-
Nella nuova catechesi e nella nuova liturgia;
-
Nella tendenza a «democraticizzare» la Chiesa attraverso
la collegialità;
-
Nell'ecumenismo, com'è normalmente vissuto nelle nostre
parrocchie;
-
Nello sviluppo del Rinnovamento Carismatico (che è
protestante fin dalle sue origini e in molte delle sue
tendenze);
-
Nel successo di Taizé nell'ambiente cattolico.
Sopra: il Rinnovamento
Carismatico, uno dei movimenti
in cui è più evidente
l'origine protestante e illuminista.
La nostra politica è influenzata da un «potere protestante»
Oggi
come ieri, ciò che viene chiamato «potere protestante» costituisce
una delle principali forze in gioco nella vita politica della
Francia e di ogni Paese a maggioranza cattolica. Forza la cui
importanza è stata così riconosciuta in un articolo del Nouvel
Observateur intitolato «Le pouvoir des protestants» («Il
potere dei protestanti») 2:
«Nel ruolo d'onore della Francia laica e
repubblicana, i protestanti occupano i primi posti, in particolare
in politica e nell'amministrazione. Infatti, non si è mai visto un
numero così elevato di ugonotti
3
partecipare alla gestione del nostro Paese». |
Il nostro sistema di istruzione nazionale è di matrice protestante
Dobbiamo ricordare che accanto a uomini come Jules Ferry
(1832-1893), i padri fondatori dell'educazione nazionale francese
furono altri tre calvinisti: Ferdinand Buisson (1841-1932),
fondatore e presidente della Lega per i Diritti dell'Uomo;
Théodore Steeg
(1868-1950) e Félix Pécaut (1828-1828), che hanno saputo
imprimere alla loro opera il marchio della Riforma
4. A questi motivi, aggiungiamo un'ultima osservazione.
Sopra:
i padri fondatori dell'educazione nazionale francese;
tutti protestanti!
Come ha osservato il filosofo Antoine Blanc de
Saint-Bonnet (1815-1880), gli errori politici sono quasi
sempre il risultato di errori teologici. È per questa ragione
che alla Riforma protestante corrisponde uno spirito politico che
oggi impregna tutta la società occidentale. Come potremmo capirlo se
ignoriamo la Riforma stessa?
Sopra: busto del
filosofo francese
Antoine Blanc de
Saint-Bonnet.
I
Alcune idee sbagliate
sul protestantesimo
Prima
di riassumere le caratteristiche essenziali del protestantesimo,
segnaliamo alcuni errori frequentemente commessi da molte persone a
questo riguardo:
-
Primo
errore: immaginare una chiesa protestante progettata secondo
le stesse categorie di quelle presenti nella Chiesa cattolica:
una Chiesa con una sua gerarchia, un suo dogma, una sua regola
di fede, una sua unità... Questa è - come vedremo - un'idea che
non ha nulla a che fare con la realtà.
-
Secondo errore: immaginare che non ci siano differenze
fondamentali tra cattolicesimo e protestantesimo; le divergenze
tra l'uno e l'altro sarebbero nate da dispute tra persone
animate anche da buone intenzioni; oggi, tali divergenze
dovrebbero scomparire. Si tratta di una tesi frequentemente
riscontrata negli attuali «corsi di catechesi». In uno di questi
(il percorso Sequences), possiamo leggere quanto segue:
«Fu per fede che Martin Lutero e i Vescovi
del Concilio di Trento riuscirono a riformare la Chiesa in un
periodo di grandi scoperte»
5. |
-
Terzo errore: immaginare che il protestantesimo sia una
questione puramente religiosa e che oggi non abbia più alcun impatto
politico, il che suppone che possa esistere una separazione tra
religione e politica, e che anche il potere spirituale
protestante abbia smesso di esercitare la sua influenza su
alcuni degli Stati più potenti del mondo occidentale. Per
comprendere appieno la natura del protestantesimo, inizieremo
dando due definizioni parziali su cui concordano sia i teologi
cattolici che quelli protestanti.
Sopra: la santa cena
presso i metodisti.
II
Prima definizione:
un triplice rifiuto
La
stessa parola «protestantesimo» implica l'idea di rifiuto, di
opposizione secolare e fondamentale. Quale rifiuto? Quale
opposizione? La cosa è ben spiegata in una definizione presentata in
un testo di Laurent Gagnebin, professore alla Facoltà di
Teologia protestante di Parigi 6:
«Un triplice rifiuto caratterizza il disaccordo tra protestanti e
Roma. Questo triplice rifiuto può essere espresso con una formula
lapidaria: un uomo, una donna e una cosa; vale a dire: il papa,
Maria e la messa [...]. Con queste tre parole -
un uomo, una donna e una cosa - stiamo toccando direttamente tre
fatti essenziali che caratterizzano in modo molto preciso il
cattolicesimo romano e sono, ieri come oggi, estranei al
protestantesimo. Quest'ultimo, nel suo insieme,
indipendentemente dalle sue componenti e famiglie spirituali, si
riconosce in questo triplice rifiuto. Il protestantesimo è quindi
infinitamente più unito di quanto generalmente si creda»
7. |
Sopra:
Laurent Gagnebin.
Un uomo: il Papa
«I
protestanti possono nutrire per questo o quest'altro papa un vero
rispetto, che non ha nulla a che vedere con una venerazione, ma con
una funzione, l'istituzione pontificia, pur restando in un ambito
che rimane estraneo al protestantesimo. Il papa è, per così dire,
l'immagine per eccellenza di un sistema d'autorità, di una
gerarchia, di un'istituzione piramidale, di un potere che il
protestantesimo rifiuta perché non ne trova i fondamenti, la fonte e
la giustificazione nella Bibbia. Dunque, dire "il papa" significa
anche dire i cardinali, gli arcivescovi, i vescovi, i parroci, i
religiosi, e, con loro, significa porre un vasto problema sempre
irrisolto, ossia quello dei ministeri»
8. |
Sopra: a sinistra, ritratto
satirico del Papa ad opera dei protestanti.
La stessa immagine capovolta
svela il volto del demonio.
Dopo
alcune considerazioni sui ministeri e sulla successione apostolica, Laurent Gagnebin conclude così la sua esposizione del primo rifiuto:
«Bisogna aggiungere che la controversia concernente il papa che
divide i cattolici romani e i protestanti pesa, ahimè, fin dal XVI
secolo. Lutero, Zwingli e Calvino, per non citare che i tre più
importanti Riformatori del XVI secolo, non erano ancora obbligati a
credere nel dogma dell'infallibilità pontificia
[...]. in pieno
periodo di ecumenismo e di irenismo, i protestanti di oggi, a
riguardo della realtà pontificia, hanno dunque più ragioni per
opporsi a Roma dei loro predecessori in piene guerre di religione.
Ciò dev'essere chiaramente percepito e ricordato»
9. |
Sopra: stampa propagandistica protestante contro il potere
pontificio pubblicata a Londra nel 1880. Nella chiesa di
Martin Lutero tutto è pace e tranquillità, mentre in quella
del Papa gli eretici vengono bruciati insieme alla Bibbia. |
Qui
si ritrova espressa in termini più morbidi l'idea della formula
«los von Rom» («via da Roma») dei protestanti tedeschi.
Sopra: stampa
allegorica luterana in cui gli evangelisti lapidano il Papa.
Una donna: Maria
«I
protestanti hanno per Maria, madre di Gesù, tutto il rispetto che si
deve portare alla madre del Signore. I protestanti, nella loro
grande maggioranza, sottoscrivono l'idea biblica della verginità
mariana
[...].
Ciò che la Riforma ha rifiutato senza la minima ambiguità e in
maniera categorica, è il culto mariano. Dio solo è Dio, e la nostra
adorazione, il nostro culto, non può essere rivolto a Maria
divinizzata ed elevata al rango di vera dèa. Ancora una volta, come
con il papa, bisogna dire che Maria è il segno di un problema più
grande. Il protestantesimo, infatti, rifiutò immediatamente tutto
ciò che, direttamente o indirettamente, poteva essere identificato
con il culto dei santi e la venerazione delle reliquie. Il culto
mariano e quello dei santi contraddicono, tradiscono e distorcono
profondamente il rigido monoteismo [...]. "Soli Deo gloria"!
("Per la sola gloria di Dio!), tale potrebbe essere, secondo
Calvino, il motto di tutti i protestanti». |
Sopra: propaganda
protestante antimariana.
Sopra: altro esempio
di propaganda protestante antimariana dei nostri giorni. Nonostante
gli incontri ecumenici, i baci e gli abbracci, i riformati
contunuano a pensare che i cattolici sono mariolatri.
|
Opponendosi al culto della Beata Vergine Maria, i protestanti
respingono - e Laurent Gagnebin lo specifica - la dottrina di Maria
mediatrice di tutte le grazie, così sintetizzata da Papa San Pio
X (1835-1914):
«La conseguenza di questa comunione di sentimenti e di sofferenze
fra Maria e Gesù è che Maria divenne legittimamente degna di
riparare l'umana rovina e perciò di dispensare tutti i tesori che
Gesù procurò a noi con la Sua morte e il Suo sangue»
10. |
Sopra: Maria SS.ma
Mediatrice di tutte le grazie.
Dopo
il Papa e la venerazionedella Madonna e dei Santi, ecco il terzo
rifiuto, tanto categorico quanto i precedenti.
Una cosa:
la Messa
Laurent Gagnebin mostra che, per quanto riguarda la Messa, il
«dibattito fondamentale» non verte tanto sulla presenza reale, un
punto su cui i protestanti hanno varie dottrine.
«Ciò
che in maniera unanime il protestantesimo nega e ha sempre respinto
è l'idea del sacrificio della Messa»
11. |
Sopra: la Messa cattolica,
rinnovamento incruento
del sacrificio di Gesù Cristo
sulla Croce.
Laurent Gagnebin riassume la dottrina cattolica sull'argomento con
queste parole:
«Il sacerdote ordinato può trasformare il pane e il vino dell'Ultima
Cena nel vero corpo e sangue di Gesù Cristo [...]. In questo
frangente, la tavola della comunione non è, prima di tutto, la
tavola della comunione, ma letteralmente un altare dove viene
miracolosamente reiterato dal sacerdote ordinato, e da lui solo, il
sacrificio di Cristo sulla croce» 12. |
In
seguito, Gagnebin la confuta con queste parole:
«Fedele alla testimonianza biblica, il protestantesimo non ammette
che un unico sacrificio che ha avuto luogo una volta per tutte e che
nessuno ha il potere di riprodurre. Se la ricerca teologica, sotto
il pontificato di Papa Paolo VI, avrebbe potuto portare a credere in
un indebolimento e in una relativa attenuazione della dottrina
romana del sacrificio della messa, i fermi e vincolanti chiarimenti
dell'attuale papa, Giovanni Paolo II, hanno chiaramente posto fine a
questa speranza. Vi è quindi, soprattutto a riguardo sulla
nozione di sacrificio, un'opposizione fondamentale tra la messa
cattolica romana e il culto protestante» 13. |
Il
triplice rifiuto appena esposto caratterizza il protestantesimo:
«Un uomo (il papa), una donna (Maria), una cosa (il sacrificio della
messa): questi tre dati ci rimandano al cuore di un'opposizione in
cui è permesso trovare, ovviamente, i tre caratteri proprî del
cattolicesimo romano. Nella misura in cui il protestantesimo rifiuta
all’unanimità questi tre punti, è la sua identità che si trova allo
stesso tempo, e in maniera decisiva, definita in un'opposizione a
ciò che può essere definito romanismo»
14. |
Sopra: un opuscolo intitolato
«I cattolici sono cristiani»?, pubblicato
da Chick Publications,
un'editrice protestante ferocemente anticattolica.
In
tal modo è stato dimostrato ciò che il protestantesimo rifiuta e non
ciò che afferma. Da qui l'interesse di integrare la prima
definizione, che è essenzialmente negativa, con un'altra definizione
basata su principî fondamentali.
III
Seconda definizione:
tre principî
È
generalmente accettato di ridurre a tre i principî fondamentali del
protestantesimo:
-
«Sola
Scriptura»:
la Sacra Scrittura e l'unica fonte della Rivelazione e
l'autorità esclusiva in materia di fede;
-
«Sola
fide»: la giustificazione si ottiene tramite la sola fede;
-
L'illuminazione interiore da cui scaturisce la libertà di
coscienza, il libero esame, l'assenza di intermediari tra Dio e
il credente, e il rifiuto di un'autorità esterna in materia
religiosa.
Tale
presentazione del protestantesimo è classica; noi l'abbiamo trovata
sia negli studi cattolici 15 che nei
libri protestanti 16.
«Sola Scriptura»
Esposizione del principio
Il
principio «Sola Scriptura» implica due cose:
«Tutto il dogma dev'essere definito in relazione alla Bibbia e solo
ad essa: "Sola Scriptura". Qualsiasi dibattito dottrinale dev'essere
risolto in relazione alla Sacra Scrittura e solo ad essa. L'unica
autorità chiaramente riconosciuta è quella della Bibbia e non quella
degli uomini: il papa, un vescovo, un Concilio, un sinodo cattolico
romano o protestante, un credente, chiunque egli sia, o un teologo,
non possono in alcun caso essere investiti di un'autorità che spetta
esclusivamente alla Bibbia» 17. |
Esame del principio
-
Sul primo punto (fonte unica):
La
Chiesa ha sempre insegnato:
-
Che la Tradizione è una delle fonti della Rivelazione,
una fonte distinta dalla Sacra Scrittura e più abbondante;
-
Che ci sono quindi due fonti della Rivelazione: la Bibbia e la
Tradizione.
«La
Sacra Scrittura esprime la parola di Dio, come dettata dallo Spirito
Santo agli autori dei Libri Sacri
[...]. La Tradizione è parte della parola di Dio che, prima
insegnata oralmente da Nostro Signore Gesù Cristo e dai Suoi
Apostoli, è stata in seguito trasmessa, nel seno della Chiesa
cattolica, alle generazioni cristiane che si succederanno fino alla
alla fine dei secoli» 18. |
Sopra: la Bibbia nella versione
di re Giacomo, l'unica
considerata attendibile dalla
maggior parte dei protestanti.
-
Sul secondo punto (autorità esclusiva della Sacra Scrittura):
Ecco
il giudizio di Mons. Jacques Bénigne Bossuet
(1627-1704):
«La Chiesa, almeno, non ci dà solo la Bibbia cartacea, la scorza
della parola o il corpo della lettera. Essa ci dà lo spirito, vale a
dire l'interpretazione autentica della Sacra Scrittura; perché darci
le Scritture senza
darcene l’interpretazione autentica significa darci un corpo
senz'anima e una lettera che uccide. La Sacra Scrittura, senza la sua
interpretazione autentica, spogliata del suo significato
soprannaturale, è un coltello per tagliarci la gola. L'ariano si è
tagliato la gola non comprendendo il senso della Sacra Scrittura,
il nestoriano se l'è tagliata, il pelagiano se l'è tagliata
[...]. Dio non vuole che la Chiesa ci dia la Sacra Scrittura senza darcene
l'interpretazione! Essa ha ricevuto entrambe insieme. Lo
stesso mezzo esterno che lo Spirito Santo usa per farci ricevere la
Sacra Scrittura, lo usa per darci il loro vero significato. Tutto
deriva dallo stesso principio; tutto ciò fa seguito allo stesso
scopo. Così ha sempre fatto la Chiesa! "Non crederei al Vangelo -
dice sant'Agostino - se non fosse l'autorità della Chiesa cattolica
a darmelo"» 19. |
Sopra: Mons. Jacques Bénigne Bossuet.
Aggiungiamo due osservazioni:
-
Non
si può parlare della Sacra Scrittura senza fare - almeno
implicitamente - riferimento a quello che viene chiamato il «canone
delle Scritture», vale a dire l'elenco dei libri sacri che
le compongono. Questo documento non fa parte della Sacra
Scritture. Dove trovarlo? I cattolici dicono: è fissato dalla
Chiesa, autentica interprete della Tradizione.
-
Difficilmente i protestanti sembrano avere una risposta
soddisfacente a tale questione. In ambiente cattolico,
specialmente nel campo della catechesi, oggi c'è la tendenza ad
eliminare la Tradizione e fare riferimento solo alla Bibbia. Si
tratta di un atteggiamento tipicamente protestante.
«Sola Fide»: la
giustificazione mediante la sola fede
Esposizione del principio
«L'insurrezione religiosa del XVI secolo [...] pose fin
dall'inizio [...] la questione vitale della giustificazione:
come può l'uomo peccatore, dopo il peccato originale, essere redento
nelle profondità del suo essere e rivestirsi di giustizia e santità?
[...]. La prima teologia protestante di Lutero a Calvino
[...] aveva il suo centro nella dottrina della giustificazione
senza le opere [...]. Si metteva l’accento
sull'inefficacia delle opere: la fede - generalmente liberata dalla
carità, dalla preghiera e dalla penitenza - conta e agisce da sola
nella giustificazione. Che la carità nasca dalla fede giustificante,
come una mela nasce da un melo o dal fuoco nascano calore e fumo,
Lutero lo ammetteva, a rischio di contraddirsi (e non senza una
certa preoccupazione per risolvere la contraddizione); che un
sentimento di penitenza accompagni e segua la fede giustificante,
senza esserne condizionato, anche Calvino lo concedeva. La fede
rimaneva comunque per loro la condizione esclusiva di giustizia.
Chiunque aderisca a questa verità secondo cui Dio, prima di tutto
Misericordia, rimette i peccati a causa di e attraverso Cristo, è
dichiarato giusto da Dio: ossia, secondo Lutero, che Dio vede il
peccatore solo attraverso Cristo e ornato dei meriti di Cristo; vale
a dire, secondo Calvino, che comprende per la sua stessa fede la
giustizia di Gesù Cristo, che ne è rivestito, che appare così
davanti a Dio, non come un peccatore, ma come giusto. Qual è allora
la natura della fede che opera tale meraviglia? Domanda difficile da
chiarire. Per Lutero e Melantone, è piuttosto una "fiducia". Per
Calvino, la fiducia si unisce alla "ferma e certa conoscenza della
buona volontà di Dio", conoscenza che si basa sulla libera promessa
data in Gesù Cristo, rivelata alla nostra comprensione dallo Spirito
Santo ed espressa mediante la parola di Dio contenuta nelle Sacre
Scritture» 20. |
Spiegazione aggiuntiva:
«Quando Lutero proclama il suo dogma di salvezza mediante la sola
fede ("sola fide"), senza le opere, si deve capire che ciò significa
senza la volontà umana. La fede è un dono di Dio che salva
l'uomo senza la sua collaborazione e nonostante la sua
volontà malvagia. Fino ad allora, si credeva che la salvezza
umana richiedesse una duplice azione: quella, suprema della grazia
divina e quella, subordinata, della libertà umana. Lutero rimosse
uno dei due termini dopo essersi opposto alla Chiesa, come se la
grazia di Dio e la volontà umana potessero entrare in competizione tra loro, in
modo tale che riconoscere un qualsiasi ruolo della libertà umana
nell'opera di salvezza avrebbe potuto privare di qualcosa
l'efficacia della grazia divina» 21. |
Esame del principio
Su
questo punto fondamentale, ricordiamo le principali caratteristiche
della dottrina cattolica rimessa in causa e negata dalla Riforma
luterana e da quella calvinista.
Differenza di natura tra fede cattolica e
quella protestante
Cattolici e protestanti non hanno la stessa concezione di fede.
«La Chiesa cattolica insegna infallibilmente che la fede è
essenzialmente un assenso soprannaturale dell'intelligenza alla
verità rivelata da Dio (Vaticano I, Dz. 1789). Naturalmente,
l'intelligenza è spinta a questo consenso sotto l'azione
della grazia; questo assenso è certamente accompagnato da umiltà,
fiducia, abbandono (l'atto di fede non è un freddo giudizio
scientifico), ma l'atto di fede rimane soprattutto ed è
essenzialmente un atto dell’intelligenza, l'adesione dello spirito
ad una verità, oscura nel suo "perché" e nel "come", e tuttavia
molto certa perché rivelata da Dio che non si inganna né può
ingannarci. Al contrario, il protestantesimo attuò una vera
rivoluzione copernicana: per Lutero l'atto di fede non è un atto
cognitivo o intellettuale (la ragione sarebbe, in materia
di religione, completamente cieca
22 e la Chiesa cattolica avrebbe sbagliato a fidarsene
troppo), ma un semplice atto affettivo o emotivo; non più l'adesione
a tutte le verità rivelate (fede dogmatica), ma un
semplice sentimento di benessere spirituale, fiducia di essere
perdonati e salvati (fede fiduciale). La rivoluzione
copernicana di Lutero trovò la sua sistematizzazione filosofica nel
kantismo, che svaluta la ragione (agnosticismo) e
ricorre alla volontà o "ragion pratica" per dare una base alla
religione» 23. |
Sopra: la virtù di Fede,
dipinta da Moretto da Brescia (XVI secolo).
Ricordiamo che la fiducia nella fede dei protestanti è di altra
natura rispetto alla virtù teologale della fede che l'Atto di
fede esprime con queste parole: «Mio Dio, credo fermamente in
tutte le verità che avete rivelato e che la santa Chiesa ci propone a credere...».
La dottrina cattolica sulla giustificazione
«(La dottrina cattolica) sostiene innanzitutto che la natura
umana non è intrinsecamente e irrimediabilmente corrotta e viziata
dal peccato originale. Quest'ultimo è stato permesso perché Dio
voleva essere amato con un amore di preferenza che attribuiva un
valore più grande alla libera scelta dell'uomo. Dopo la caduta,
questa libertà si è indebolita, ma spetta ancora all'uomo scegliere
il suo destino con l'aiuto della grazia divina. Senza dubbio, con le
sue sole forze, la volontà umana sarebbe impotente, ma, appunto, non
deve fare il bene contando sulle sue sole forze. Essa può
essere toccata e ravvivata dalla premura della grazia divina. Nel
movimento che strappa l'uomo dall'impero delle tenebre per
trasferirlo nel regno di Dio (Col 1, 13), l'assentimento che è dato
a Dio dev'essere attribuito alla sola grazia divina (come vorrebbe
Lutero) o alla sola volontà umana (come diceva Pelagio), o dev'essere
diviso tra la grazia divina per una certa parte e la volontà umana
per una parte complementare (come dicevano i maestri nominalisti e
il e semi-pelagiani di Lutero)? Tutte queste soluzioni sono false
nel senso che pongono la grazia di Dio sullo stesso piano e allo
stesso livello dell'azione della volontà umana come due locomotive
che si scontrerebbero sullo stesso binario. Uno delle due può
vincere solo a spese dell'altra. In realtà, dobbiamo considerare che
la grazia di Dio e la volontà umana non sono né contrapposte né
concorrenti, ma ordinate e concordanti. Il "sì" che l'uomo dice a
Dio proviene sia interamente da Dio (come causa primaria) che
interamente dall'uomo (come causa secondaria), così come, secondo un
esempio classico, la rosa viene tutta da Dio (come prima causa) e
della rosa (come seconda causa subordinata) e non solamente da Dio o
solamente dalla rosa o da metà di entrambi. Proprio come Dio dà la
rosa per produrre la rosa, egli dà all'uomo, con l'azione della sua
grazia, la capacità di dirgli "sì" in completa libertà. L'uomo viene
salvato tutto d’un colpo? Dio poteva farlo con un movimento
miracoloso ed eccezionale, come nel caso di San Paolo. Ma
normalmente, l'atto di giustificazione suppone una prima fase
preparatoria in cui, sotto l'azione premurosa della grazia, l'uomo
si dispone alla giustificazione mediante atti di fede, di timore di
Dio, e di speranza».
Sopra: la parabola
evangelica del figliol prodigo.
«È così che il figliol prodigo della parabola
torna in se stesso, riconosce i suoi errori e meditando di chiedere
perdono a suo padre (Lc 15, 17-19). Quindi, l'atto di
giustificazione reale può avere luogo laddove, sempre sotto la spinta
della grazia, scaturisce l'atto di amore di Dio sopra ogni altra
cosa. Infine, in una terza fase, all'uomo ora giustificato, viene
chiesto, sempre insieme al moto della grazia preveniente, di
riparare ai disordini della sua vita passata. Nella seconda e terza
fase della giustificazione, l'uomo è sotto l'influenza della "fede
operante mediante la carità" (Gal 5, 6). Egli può compiere "buone
opere" e acquisire meriti nel vero senso del termine, vale a dire
non come un contabile che li inserisce nella colonna dei crediti, ma
come un buon albero produce buoni frutti, proporzionati alla vita
eterna. Questa è la dottrina cattolica espressa da Sant'Agostino:
"La vita eterna che erediteremo alla fine di questa esistenza è concessa ai
meriti che l'avranno preceduta. Ma questi meriti non provengono
dalla nostra stessa sufficienza: essi sono fatti in noi dalla
grazia. Ecco perché la vita eterna è essa stessa una grazia, vale a
dire un dono gratuito. No, ancora una volta, essa non è data per via
dei meriti; i meriti sono essi stessi doni" (Epistola 194, nº 19).
Non si potrebbe esprimere meglio che la volontà umana, lungi
dall'essere fondamentalmente imperfetta, possa essere raddrizzata e
prosperare nella grazia. Abbandonando l'impero delle tenebre per il
regno di Dio, essa rinuncia a se stessa per compiere la volontà di
Dio. Ma le opere che compie sotto il movimento della "fede operante
mediante la carità" sono veramente meritorie per la vita eterna
perché, come dice ancora Sant'Agostino, "chi ti ha fatto senza di
te, non ti giustifica senza il tuo desiderio" (Sermone 169, nº 13)»
24. |
Sola gratia: solo la
Grazia e la volontà di Dio salvano l'uomo
senza che vi sia il suo libero
concorso mediante le buone opere.
In
sintesi, per essere salvati, è necessario avere fede ed opere,
essendo la necessità delle opere nell'Atto di speranza:
«Mio
Dio, spero dalla bontà vostra, per le vostre promesse e per i meriti
di Gesù Cristo, la grazia necessaria e le buone opere che
io debbo e voglio fare».
L'illuminazione interiore
Come abbiamo visto, per i protestanti la Bibbia è l'unica fonte
della Rivelazione. Come si comportano i protestanti a questo
riguardo?
Esposizione del principio
Anche
in questo caso, ascoltiamo il professor Laurent Gagnebin
nell'esposizione che gli definisce il «terzo principio: lo
Spirito Santo e la libertà di coscienza; la testimonianza interiore
dello Spirito Santo».
- «L'uomo, mediante la sua ragione o il
suo spirito, non può conoscere la verità della
Bibbia. Per fare ciò dev'essere illuminato da
Dio stesso. Quest'opera divina è ciò che Calvino chiama
"la testimonianza interiore dello Spirito Santo"»
25.
- «Se la regola della Sacra Scrittura [...] ci
riporta all'autorità della Bibbia, la testimonianza
interiore dello Spirito Santo ci riporta alla libertà di
coscienza, in cui dobbiamo riconoscere il terzo
principio del protestantesimo. La certezza religiosa, che ci
viene dallo Spirito di Dio che illumina il nostro spirito
quando leggiamo la Bibbia, ha quindi sia un carattere
esteriore - lo Spirito di Dio - che interiore - lo spirito
dell'uomo. Questo riconoscimento dell'opera di Dio in noi è
personale; non può essere fatto al mio posto e,
soprattutto, nessuno può, con la coercizione e con la forza,
o mediante un'autorità esterna ufficiale, sostituire, da un
lato, questa illuminazione interiore proveniente da Dio e,
dall'altro condividere questa convinzione interiore che è
soltanto mia. Nessuno, ossia, come sosteneva Lutero, né
un papa né un concilio» 26. |
In
questo principio di libertà del protestantesimo dovremmo vedere la
salvaguardia della sovranità divina:
«Consegnare il credente ad un'autorità umana, che
contemporaneamente annulla l'autorità di Dio e la nostra
libertà di coscienza, non è solo, quindi, una violazione dei
diritti umani, ma anche e soprattutto un attacco a quelli di
Dio. Tra i rischi dell'autorità, che culmina negli
esorbitanti privilegi dell'infallibilità pontificia, e
quelli della libertà, che talvolta culmina negli eccessivi
privilegi del libero esame, il protestantesimo ha scelto, una
volta per tutte, i rischi della libertà»
27. |
Riassumendo: lo Spirito Santo illumina interiormente la coscienza
in materia religiosa:
-
Essa è libera (libero esame: la coscienza stessa interpreta la
Sacra Scrittura, un'interpretazione che dovrebbe essere fatta
sotto l'illuminazione dello Spirito Santo);
-
Non ha bisogno di un intermediario tra Dio ed essa, essendo la
comunicazione diretta (da qui il rifiuto della mediazione della
Vergine Maria, dei Santi e della Chiesa);
-
Non deve sottoporsi ad alcuna autorità.
Libero esame, rifiuto delle mediazioni spirituali, rifiuto di una
singola autorità spirituale esercitata dagli uomini: queste sono le
logiche conseguenze del principio di illuminazione interiore
28. A causa di questo principio, il
protestantesimo può essere considerato una forma di illuminismo.
Esame del principio
Il
principio dell'illuminazione interiore, secondo cui lo Spirito Santo
illumina in modo permanente il nostro spirito, è penetrato anche in
certi ambienti cattolici. Ecco come l'amletico Paolo VI (1897-1978)
giudicò l'applicazione da parte dei cattolici di questo principio
che definì «profetismo»:
«Un altro pericolo è la profezia. Oggi, molti, quando
parlano della Chiesa, dicono di essere ispirati da un soffio
profetico; affermano cose rischiose, a volte inammissibili,
e fanno appello allo Spirito Santo, come se il divino
Paraclito fosse continuamente a loro disposizione. Si
pretende di esprimere il proprio giudizio personale o, come
spesso accade, l'esperienza soggettiva o persino
l'ispirazione del momento, il criterio che guida la propria
religione o il canone in base al quale viene interpretata la
dottrina religiosa (2 Pt 1, 20), come
se fosse un dono carismatico e un respiro profetico. Dio
non voglia che una simile affermazione porti così tante
anime valorose e ben intenzionate fuori dalla buona strada!
Avremmo quindi un nuovo "libero esame", che
moltiplicherebbe le opinioni più varie e discutibili in
materia di dottrina e disciplina ecclesiastica»
29. |
Prima conseguenza: il libero esame
Come
è stato detto, il libero esame è la teoria secondo cui un credente
interpreta la Sacra Scrittura, supponendo che tale interpretazione
sia fatta sotto l'ispirazione dello Spirito Santo. Di fronte alla
Bibbia, l'atteggiamento del protestante è quindi radicalmente
diverso da quello del cattolico:
-
Il cattolico dispone dell'interpretazione autentica della Sacra
Scrittura fornita dal Magistero della Chiesa, cui deve
sottomettersi; l'interpretazione è uguale per tutti essendo una
sola la verità religiosa 30;
-
Il protestante si ritrova solo di fronte al Libro Sacro; egli
deve sviluppare da se stesso la verità religiosa, senza dubbio
aiutato dai pastori della sua congregazione, ma senza che nessuno sia
in grado o possa imporgli le sue opinioni. Quindi, la
«verità» religiosa diventa molteplice e si cade
inevitabilmente nel soggettivismo.
Ecco
alcuni testi che mostrano dove conduca questo sistema. In un
articolo apparso su Le Figaro, del 30 maggio 1974, il pastore
Richard Molard ha così definito «la vera natura del
protestantesimo»:
«Il protestantesimo, estraneo ad ogni dogma fisso, ad
ogni morale immutabile e soprattutto ad ogni regola
definitiva, deve rispettare nelle parole e nei fatti i
requisiti del Vangelo nella società così com'è». |
Sopra:
il pastore protestante Richard Molard.
«La libertà di opinione illimitata»
«"Chi sono i riformati?" È una riunione, sotto un nome
comune, di uomini che non hanno una vera comunità di
sentimenti se non su alcuni principî relativi alla
religione naturale: l'esistenza di Dio e l'immortalità
dell'anima; ma che, a riguardo della religione rivelata, hanno
solo una comunità di sentimenti negativi: intendo
dire che hanno in comune di non essere cattolici
[...], e che, inoltre, non hanno in comune alcun
principio chiaro e fisso. Non si tratta di un insulto,
ma di un dato di fatto. Alcuni credono che la Bibbia sia di
origine divina, altri credono che sia un'opera umana
[...]; alcuni la interpretano in un modo, altri in modo
opposto. Anche coloro che non credono che essa sia di
origine divina sono divisi tra loro [...]. Ciascuna
di queste divisioni viene ulteriormente suddivisa; cosicché
i riformati sono alcuni ortodossi, altri ariani, altri sociniani,
altri deisti, altri incerti. Alcuni [...]
professano la libertà di opinione illimitata come carattere
distintivo della Riforma»
31. |
«L'anarchia intellettuale»
Nel suo libro
Nous serons tous des protestants
(«Diventeremo tutti protestanti»), lo scrittore e giornalista
francese Robert Beauvais (1911-1982) cita un testo sul libero
esame del filosofo Alfred Fouillée (1838-1912):
«Non essendoci limiti al libero esame, il protestantesimo
ha creato una religione illimitata, quindi indefinita, e
dunque indefinibile, tanto che il giorno in cui il
libero esame portasse all'ateismo il protestante non
saprebbe se l'ateismo stesso ne faccia parte o meno; una
religione che non sa dove si ferma né dove va [...].
Tutto il libero pensiero implicito nel libero esame, tutto
il filosofismo e tutta l'anarchia intellettuale sono entrati
a far parte del protestantesimo non appena esso ha cessato
di essere un cattolicesimo radicale». |
Sopra: Robert Beauvais
e il suo libro
Nous serons tous des protestants.
Ed
ecco il suo commento:
«Queste parole sono prese da André Gide, che ben
sapeva di cosa stava parlando. Quindi, l'idea che il
pensiero protestante sia uno dei motori del degrado del
mondo occidentale si presenta a noi sotto l'egida di uno dei
protestanti più illustri, più affascinanti, più singolari e
più provocatori, in quanto si tratta di un personaggio
particolarmente rappresentativo di quello spirito calvinista
francese, così accattivante e provocatorio, se non illustre»
32. |
Sopra: lo scrittore André Gide,
cresciuto nel protestantesimo
e in seguito divenuto un
personaggio dalla pessima moralità.
Seconda conseguenza: il rifiuto di mediazioni spirituali
Illuminato dalla «testimonianza interiore dello Spirito Santo», il
protestante può fare a meno delle varie mediazioni a cui fa ricorso
il cattolico (la Beata Vergine Maria, i Santi e la Chiesa). Quindi,
niente ricorso a Maria Mediatrice e niente devozione ai Santi:
sarebbero intermediari inutili.
«La salvezza non è legata a nessun corpo intermedio, ma
solo al Vangelo e ai sacramenti voluti da Cristo (battesimo
e Cena del Signore). Essa non deriva quindi dalla mediazione
di una gerarchia sacerdotale, nè sacramentale, né dalla
venerazione dei santi e dalla loro intercessione, o dagli
sviluppi teologici. La salvezza risiede completamente ed
esclusivamente nella sola fede, nella fede che è fiducia,
vale a dire nel prendere possesso con fiducia travolgente
della giustificazione realizzata in Cristo crocifisso, il
quale giustifica direttamente ogni credente collegandolo a
Dio senza gradi intermedi»
33. |
Terza conseguenza:
il rifiuto di un'autorità esterna in materia di fede
Il credente che è collegato a Dio senza gradi intermedi, essendo lui
stesso il proprio «magistero», non ha motivo di sottomettersi, in
materia di fede, ad un'autorità esterna. Ecco la testimonianza su
questo argomento dello storico protestante Gabriel Monod
(1844-1912):
«La Riforma è stata un movimento filosofico,
distruttivo del cristianesimo positivo e del principio di
autorità in materia di fede: non esiste autorità o
certezza dogmatica al di fuori della tradizione
ecclesiastica rappresentata dal cattolicesimo; mentre il
protestantesimo è solo una serie e una raccolta di forme
religiose di libero pensiero»
34. |
Sopra: lo
storico protestante Gabriel Monod.
Vediamo le conseguenze che ne derivano per l'organizzazione del
protestantesimo, per la natura delle denominazioni protestanti e per
il ruolo dei loro pastori. Essendo il magistero dottrinale
appartenente unicamente ai fedeli (che tuttavia devono essere
illuminati interiormente dallo Spirito Santo), e riducendosi
l'amministrazione dei sacramenti al battesimo e alla Cena del
Signore (essendo gli altri Sacramenti stati soppressi), i pastori
protestanti si dedicano essenzialmente alla predicazione.
Poiché non
beneficiano del Sacramento dell'Ordine, essi sono posti sullo stesso
livello dei fedeli e si distinguono solo per una conoscenza più
approfondita delle cose divine. Ogni società ha bisogno di una
struttura. Quale sarà dunque la struttura ideale della società
protestante? Un'assemblea di eguali che delegano poteri limitati di
leadership ad alcuni di essi. Tutto ciò conduce ad un
governo democratico in cui i capi ricevono la loro autorità
dalla base e possono essere rimossi da essa in qualsiasi momento.
Fu quindi nel protestantesimo che nacque e fu realizzata per la
prima volta l'idea moderna di democrazia. Vi è dunque un
contrasto tra la struttura democratica delle varie chiese
protestanti e il carattere monarchico del governo pontificio.
Alcuni vorrebbero porre fine a tale contrasto introducendo forme
democratiche di governo nella Chiesa cattolica, con il pretesto
della collegialità. Questo è uno dei tanti - e non l'ultimo -
tentativi di protestantizzazione della Chiesa di Roma.
Quarta conseguenza: l'isolamento
dell'anima
Niente mediazioni spirituali, niente autorità esterna in materia di
fede: il cristiano si ritrova solo davanti a Dio. Da qui la
conseguenza così presentata dallo scrittore Hilaire Belloc
(1870-1953): «Il grande effetto della Riforma fu l'isolamento
dell'anima» 35.
Presentando questi tre principî fondamentali («Sola Scriptura»,
«Sola fide», illuminazione interiore che definisce «la
testimonianza interiore dello Spirito Santo»), il professor
Laurent Gagnebin sottolinea così la loro importanza:
- «I principi del protestantesimo [...]
corrispondono [...] sia ad un metodo che ad una
pietà; di conseguenza, essi definiscono uno stile e uno
stato d'animo [...], caratterizzando così ciò che
potrebbe essere definita l'essenza stessa del
protestantesimo, la sua anima in un certo senso, la sua
natura» 36.
- «I tre principî fondamentali che abbiamo proposto sono
immutabili nel protestantesimo. Essi hanno definito la sua
identità per secoli» 37. |
Sopra:
Hilaire Belloc.
Gagnebin ne conclude che, grazie alla fedeltà a questi principî, il
protestantesimo è molto meno mutevole e variabile e molto più unito
di quanto si pensi..., e in definitiva molto più unito del
cattolicesimo romano. Curioso sofisma quello di trovare un fattore
di profonda unità interiore nella fedeltà a quell'elemento di
divisione e di anarchia intellettuale che è l'illuminazione
interiore che si traduce nel libero esame! Queste due definizioni
generali rappresentano solo una parte delle caratteristiche del
protestantesimo. Esse hanno il merito di presentare elementi che i
protestanti in genere riconoscono come proprî, secondo una
schematizzazione che è sempre loro.
Note
1
Traduzione
dall'originale francese Connaissance élémentaire du
protestantisme (Action Familiale et Scolaire, Parigi), a cura di
Paolo Baroni.
Sito web Action Familiale et Scolaire:
https://www.afs.ovh/
2 Cfr. Le Nouvel
Observateur, del 31 ottobre 1991.
3 Con il termine
«ugonotti» si intendono i calvinisti francesi.
4 Ecco alcune
osservazioni di Daniel Halévy su questi personaggi: «Tre
calvinisti, forti di una fede comune e della loro amicizia, sono
alla fonte, sono la fonte stessa. Essi seguono il loro genio, una
milizia, un Ordine, uniti nella sua organizzazione, nel suo spirito,
come un ordine romano, ma eretto contro Roma [...]. I maestri
addestrano i 150.000 insegnanti chiamati a riformare la Francia, a
combattere contro le influenze cattoliche per cancellarle dalle
tracce e dalla memoria» (cfr. A.
Roul, L’Église et le
droit commun, pag. 168).
5 Cfr. Montrez-nous
des chretiens («Mostrateci dei cristiani»), pag. 177.
6 Testo intitolato
«Qu'est-ce que le protestantisme? Trois définitions
possibles»
(«Che
cos'è il protestantesimo? Tre possibili definizioni»), pubblicato
prima nel quaderno nº 13 della rivista Évangile et liberté, e
in seguito nell'opuscolo di L. Gagnebin e A. Gounelle intitolato
Le protestantisme: ce q'u'l est, ce qu'il n'est pas
(«Il protestantesimo:
che cos'è, cosa non è»), di cui costituisce la prima parte. Le
citazioni in questo capitolo sono tratte da questo opuscolo.
7 Cfr. L.
Gagnebin-A.
Gounelle,
Le
protestantisme: ce qu'il est, ce qu'il n'est pas,
Éd.
La
Cause, Carrières-sous-Poissy, 1990, pag. 9.
8 Ibid., pag.
10.
9 Ibid., pagg.
13-14.
10 Cfr.
Papa San Pio X,
Enciclica Ad diem ilium, del 2 febbraio 1904.
11 Cfr. L.
Gagnebin-A.
Gounelle,
op. cit.,
pag. 17.
12
Ibid.
13
Ibid.,
pagg. 17-18.
14 Ibid., pag.
19.
15 Ad esempio, alla
voce «Riforma», in A.
d'Alès,
Dictionnaire apologétique de la foi catholique
(«Dizionario apologetico della fede cattolica»).
16 Ad
esempio, nel succitato libro citato di L. Gagnebin e A. Gounelle.
Talvolta, il terzo principio viene scomposto in due parti: il libero
esame e la libera coscienza, e l’assenza di intermediari tra Dio e
il credente.
17 Cfr.
L. Gagnebin-A.
Gounelle,
op. cit.,
pag. 26.
18
Cfr. Card. D.
Mercier,
Code Abrigé de vie chrétienne
(«Codi abbreviato di vita cristiana»).
19
Cfr. Mons. J. B.
Bossuet,
Conférence avec M. Claude, conclusions
(«Conferenza con M. Claude, conclusioni»); cit. in
Mons.
E.
Julien,
Bossuet et les protestants
(«Bossuet e i protestanti»),
pagg. 74-75.
20
Cfr.
A. d'Alès,
op. cit.,
voce «Riforma».
21
Cfr.
L.
Méroz,
«Le protestantisme»
(«Il protestantesimo»), in
Una Voce Helvetica,
luglio-agosto 1993, pag. 19. Questo articolo è la riedizione di un
opuscolo apparso nel gennaio del 1962, che era stato visto e
approvato dal Cardinale Journet e munito del suo
«nihil obstat».
22
Una confutazione completa dell'errore protestante sulla
giustificazione mediante la sola fede si trova nei trenta Canoni del
Concilio di Trento (Sesta sessione, 13 gennaio 1547).
23
Cfr. «Pseudo-mysticisme
moderniste»,
in
Courrier de Rome,
giugno 1995.
24
Cfr.
L.
Méroz,
art.
cit.,
pagg. 19-21.
25 Cfr.
L. Gagnebin-A.
Gounelle,
op. cit.,
pag. 37.
26
Ibid.,
pagg. 40-41.
27
Ibid.,
pag. 41.
28 Principio
talvolta descritto come quello del filo di collegamento diretto con
il Cielo.
29
Parole pronunciate durante l'udienza generale del 24 settembre 1969;
cit. in
Documentation catholique,
del 19 ottobre 1969, pag. 903. Peccato che lo stesso Paolo VI, che
con la solita ambiguità che lo ha sempre contraddistinto, nel 1975,
abbia ricevuto in udienza, nella Basilica vaticana, i partecipanti
al III Congresso Internazionale del Rinnovamento Carismatico, un
movimento ecclesiale imbevuto di quel «profetismo» di origine
protestante da lui stesso precedentemente condannato (N.d.T.).
30
L'autentica interpretazione dataci dalla Chiesa ci consente di non
limitarci al significato storico (o letterale) della Sacra Scrittura
e di conoscerne altri tre significati:
- senso anagogico (prefigurazione del nostro fine: la
Città Celeste);
- significato analogico (prefigurazione del Nuovo
Testamento nell'Antico);
- senso morale (lezioni per la nostra vita
personale).
31
Definizione del protestantesimo fornita nel 1830 dal pastore Alfred
Monod e citata da Marie Carré nel suo libro
J'ai choisi l'unité
(«Ho
scelto l'unità»; DPF, pag. 221). In questo libro, Marie Carré, una
protestante che si è convertita al cattolicesimo all'età di
vent'anni, racconta le più importanti tappe intellettuali della sua
conversione.
32 Cfr.
R. Beauvais,
Nous serons tous des protestants,
Plon, pagg. 11-12.
33
Cfr.
S. Ronchi,
Le protestantisme, Parte I,
L'essence de
la Réforme»,
éd. Mame,
pag. 14.
34
Cfr.
Revue Historique,
maggio 1892, pag. 103; cit. in
Mons.
E.
Julien,
op. cit.,
p.59.
35
Cfr. H. Belloc,
Europe and the Faith
(«L'Europa e la fede»),
pag. 183.
36
Cfr. L. Gagnebin-A. Gounelle,
op. cit.,
pag. 24.
37
Ibid.,
pag. 45.