VI
Nel suo libro Nous serons tous des protestants, Robert Beauvais ha trattato in modo straordinario questo argomento, dimostrando che attraverso un'infinita diversità di casi e di temperamenti emergono tendenze comuni. Ci limiteremo ai seguenti tre:
Uno stato d'animo anti-intellettuale
Sopra: il filosofo francese Jacques Maritain e la sua opera Tre riformatori.
Primato dell'azione e disprezzo per la vita contemplativa
«In principio era l'azione»: questa formula di Johann Wolfgang Goethe (1479-1832) contrasta con quella di San Giovanni Evangelista: «In principio era il Verbo». Discussione eterna: dovremmo dare il primato alla contemplazione o all'azione? Dobbiamo dare la preminenza a Maria o a Marta? Sulla scia del Vangelo, la Chiesa - con l'esempio dei suoi Santi e dei suoi Ordini religiosi - rispose a favore di Maria; e quando di recente ha voluto dare un nuovo patrono ai missionari, ha scelto la carmelitana di clausura Santa Teresa di Lisieux (1873-1897).
In quanto tale, esaminiamo la vita dei Santi più «attivi», come quella di un San Vincenzo de Paoli (1581-1660) ad esempio: qualunque siano le loro attività, per quanto numerose possano essere, la preghiera e la contemplazione in essi hanno sempre avuto la precedenza sull'azione. E i protestanti? Nell'opera L'etica protestante e lo spirito del capitalismo, il sociologo tedesco Max Weber (1864-1920) spiega cosa ne pensasse Lutero:
Sopra: il filosofo e sociologo tedesco Max Weber e il suo libro L'etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905).
Da qui il riassunto del pensiero di Lutero su questo punto, fornito da Max Weber: «L'adempimento dei doveri temporali è l'unico modo di vivere gradito a Dio» 85. La stessa idea, chiaramente espressa, la si trova anche in Calvino 86. Il primato cattolico della vita contemplativa sulla vita attiva è quindi sostituito dal suo rovescio, riassunto dalla formula già citata del pietista protestante Goethe: «In principio era l'azione».
L'individualismo
Nel capitolo III, abbiamo fornito una definizione del protestantesimo basata sui tre principî generali: l'illuminazione interiore e le sue conseguenze; il libero esame, la libertà di coscienza, il rifiuto delle mediazioni spirituali, il rifiuto di un'autorità spirituale esterna e delle leggi che quest'ultima potrebbe imporre (solo la legge proveniente da se stessi, in altre parole proveniente dalla coscienza). Da qui, logicamente, si è sviluppato tra i protestanti un temperamento individualistico:
Il dogma calvinista della predestinazione ha contribuito ad aumentare ulteriormente l'individualismo tra i protestanti:
Dunque, «l'individualismo è al centro della Riforma» 89. Pertanto, «il grande effetto della Riforma fu l'isolamento dell'anima» 90.
Espansione della mentalità protestante
Se vediamo che il primato dell'azione sulla contemplazione è una delle caratteristiche del mondo moderno, se notiamo, con André Malraux (1901-1976), che la civiltà moderna è una cospirazione permanente contro la vita interiore, ammetteremo facilmente che viviamo in un mondo protestante. Questo protestantesimo si traduce in mille aspetti della vita di tutti i giorni, religiosi e laici, che Robert Beauvais, nel suo succitato libro, è stato in grado di evidenziare:
Sopra: lo scrittore e politico francese André Malraux.
E la conquista protestante non si limita alla liturgia:
Come fatti culturali, Robert Beauvais menziona la mania della «rimessa in discussione», del culto del lavoro, del complesso di colpa, dell'idealismo, dell'interventismo moralizzante su tutto, della proliferazione di tribunali dilettanteschi o del tono da predica nei discorsi politici. Ed ecco la sua conclusione:
VII LE Conseguenze liturgiche del protestantesimo
È modificando gradualmente la liturgia che il protestantesimo è riuscito ad imporsi sul popolo fedele. Questo è stato il caso speciale della Riforma anglicana negli anni 1545-1565 94. Dal XVI secolo, queste stesse modifiche liturgiche sono state spesso proposte - o addirittura imposte - ai cattolici in Paesi che erano rimasti fedeli a Roma. La cosa è particolarmente visibile ai nostri giorni. Se non vogliamo subire il destino dei cattolici inglesi nel XVI secolo, è quindi importante conoscere la componente liturgica (o piuttosto anti-liturgica) del protestantesimo.
La componente anti-liturgica del protestantesimo
Nella sua opera Institutions liturgiques 95, Dom Prosper Guéranger o.s.b. (1805-1875) 96 ha presentato in modo accurato, in dodici punti, questa componente del protestantesimo. Ecco un riassunto di questi punti 97:
1 - L'odio per la Tradizione nelle formule del culto
2 – La sostituzione delle formule ecclesiastiche con letture della Sacra Scrittura
3/4 – L'introduzione di formule erronee
5 – L'eliminazione delle cerimonie e delle formule che esprimono misteri
Sopra: cena protestante. L'altare è stato sostituito da un tavolo.
6 – L'estinzione dello spirito di preghiera
7 – L'esclusione dell'intercessione della Vergine e dei Santi
8 - L'uso del volgare nel culto divino
9 – La diminuzione del numero delle preghiere
10 – L'odio verso Roma e le sue leggi
11 – La distruzione del sacerdozio
12 – Il potere sulla liturgia attribuito all'autorità pubblica.
Sopra: il benedettino Dom Prosper Guéranger e la sua voluminosa opera Institutions liturgiques.
Questi punti, ad eccezione dell'ultimo, non descrivono forse ciò che abbiamo visto succedere con i nostri occhi nelle nostre parrocchie?
Dopo il Vaticano II: una liturgia riformata in senso protestante
Dal XVI secolo fino al Concilio Vaticano II, la componente anti-liturgica del protestantesimo ha esercitato, nell'ambiente cattolico, un'influenza che fortunatamente è stata neutralizzata dalla Santa Sede. Oggi, invece, sembra aver raggiunto parte dei suoi obiettivi grazie alla riforma liturgica voluta dal Concilio. Ecco alcune testimonianze a questo riguardo.
- Mons. Hans Ludvig Martensen (1927-2012), Vescovo cattolico di Copenaghen (Danimarca):
Sopra: Mons. Hans Ludvig Martensen.
- Hans Küng:
- Gérard Siegwalt, docente di Teologia alla Facoltà protestante di Strasburgo:
Sopra: il teologo protestante Gérard Siegwalt.
- Max Thurian (1921-1996), teologo della comunità calvinista di Taizé:
Sopra: il «frate» calvinista Max Thurian.
- Roger Adolphe Mehl (1912-1997), teologo e sociologo protestante:
Sopra: il protetante Roger Adolphe Mehl.
- Jean Guitton (1901-1999), filosofo e scrittore, amico intimo di Paolo VI:
Sopra: lo scrittore francese Jean Guitton.
Si comprende come in presenza di una simile rivoluzione liturgica, il Cardinale Charles Journet (1891-1975) abbia potuto affermare: «La liturgia e la catechesi sono oggi le due ganasce della tenaglia con cui si strappa la fede» 104.
Sopra: il Cardinale Charles Journet.
VIII dEL protestantesimo
L'argomento è piuttosto complesso. Ne forniremo una panoramica seguendo il capitolo, con lo stesso titolo, del già citato libro Bossuet et les protestants, di Mons. Eugène Louis Julien (1856-1930) 105.
Moralità e immoralità dei protestanti
Da un punto di vista morale, il protestantesimo sembra portare i segni contraddittori dei suoi principali fondatori; lo vediamo evolversi tra il lassismo di un Lutero o di un Enrico VIII (1491-1547) e l'austerità di un Calvino.
Sopra: re Enrico III, capo della chiesa anglicana.
Alcuni principî che portano ad un rilassamento della morale La massima che non sono necessarie le buone opere per la salvezza ha inevitabilmente portato ad un rilassamento dei costumi. Lutero stesso non ha forse incoraggiato questo permissivismo con l'esempio della sua vita? Il suo incitamento fu seguito fin troppo bene nella Germania del XVI e all'inizio del XVI secolo.
La moralità di molte società protestanti Ma ci sono anche numerose società protestanti che praticano una morale abbastanza rigorosa; esistono molti protestanti con un forte senso del dovere e le cui vite sono agli antipodi del permissivismo. Il protestante, secondo l'immagine classica che si è creata, sembra colpevole non di una vita dissoluta, ma piuttosto di un moralismo eccessivo. Un'altra osservazione da attribuire alla moralità protestante: a causa delle sue caratteristiche (illuminazione interiore, libero esame, soppressione di qualsiasi intermediario tra Dio e il credente), la religione protestante, come abbiamo visto più sopra, ha sviluppato l'individualismo: «Un individualismo acuto che non è privo di nobiltà e di efficienza, perché è un principio di iniziativa e sforzo personale» 106.
Una legge morale evolutiva La morale protestante che è stata appena menzionata non corrisponde ad una legge morale immutabile. Osserva a questo riguardo Eugène Julien:
Ancora oggi, la maggior parte delle chiese protestanti ha posizioni molto indulgenti a riguardo del divorzio, della contraccezione, dell'aborto, ecc... 108. Questi sono i dati da prendere in considerazione quando si parla di etica protestante:
Come si spiega la moralità protestante
Le prime due caratteristiche sono spiegate dai principî stessi del protestantesimo. Come spiegare la terza? Non è facile rispondere a questa domanda. Indubbiamente molti elementi intellettuali e psicologici, mescolati con le circostanze, dovrebbero essere chiamati in causa. Abbiamo visto, ad esempio, nel capitolo V, come il calvinismo avesse, in una certa misura, riabilitato le buone opere e affermato che Dio benedice «visibilmente» i suoi eletti già quaggiù.
Il puritanesimo, questo archetipo del rigorismo morale, proviene dal calvinismo: perseguitato in Inghilterra nel XVII secolo, molti dei suoi seguaci emigrarono negli Stati Uniti di cui sono stati i «padri fondatori». Ma questo non è abbastanza per spiegare l'estensione, nel XVI e specialmente nel XIX secolo, dell'«ordine morale» a tutto il mondo protestante.
La reazione pietista: Kant Ecco come Mons. Eugène Louis Julien spiega la questione nel suo già citato libro Bossuet et les protestants 109. Innanzitutto, ci sono due aspetti diversi:
Poi Eugène Juilien mostra di che «felice incidente» si trattò: la reazione pietista dopo le devastazioni di un secolo di depravazione 110. Il pietismo ricorda le parole del Vangelo: «Se mi amate osservate i miei comandamenti» (Gv 14, 15). Ma non ha messo in dubbio i principî ereditati da Lutero: «Egli insistette maggiormente sull'utilità delle opere, ma senza assegnargli loro il vero posto nella giustificazione».
Sopra: Mons. Eugène Louis Julien e il suo libro Bossuet et les protestants.
Improvvisamente, venne introdotto uno iato tra la moralità e la sua ragion di essere, tra la legge morale e il suo Autore, il Creatore. Immanuel Kant (1724-1804), il famoso filosofo pietista tedesco, codificò le tendenze pietiste in un sistema in cui «il comandamento [...] non era nient'altro che l'"imperativo" della ragione», in cui la moralità «emanava [...] dalla coscienza dell'uomo, d'ora innanzi l'unica regola e l'unica base del dovere». La coscienza regina, concetto che oggi ci è familiare: è il soggetto dell'atto morale, quello che lo pone e che determina il valore per mezzo della coscienza. Siamo in pieno soggettivismo pratico:
Sopra: Immanuel Kant.
Le ragioni del successo morale di Kant
Le idee di Kant si affermarono non solo nei circoli protestanti, ma anche, gradualmente nel corso del XX secolo, tra i cattolici; tanto che oggi la maggior parte delle menti ne è imbevuta. Mons. Eugène Julien ci fornisce le ragioni di questo successo:
Il germe di morte contenuto nel kantismo Autonomia della persona umana, del soggetto morale, che si governa unicamente seguendo la voce della sua coscienza: questo è realmente il principio soggettivo che genera tutto il libertarismo attuale. Dando alla moralità un fondamento soggettivo, Kant l'ha in definitiva separata dalla religione. La rivolta morale, così caratteristica del nostro tempo, è stato il termine ultimo di questo processo:
ossia l'altra faccia dell'America puritana e conservatrice.
Questi testi di Mons. Eugène Julien furono scritti nel 1910. L'evoluzione delle società protestanti da allora conferma l'accuratezza della diagnosi fatta molto tempo fa. Facciamo alcuni esempi riguardanti la famiglia: contraccezione, aborto, omosessualità, educazione sessuale nelle scuole, pornografia (il primo Paese a legalizzarla alla fine degli anni '60 fu la protestante Danimarca...).
Notiamo che nello sviluppo su larga scala di queste aberrazioni morali, le società protestanti hanno sempre avuto un buon vantaggio sulle società cattoliche. Ecco il frutto della «dispersione morale» riguardante il protestantesimo di cui parlava Mons. Eugène Julien. Aggiungiamo che è dal momento e nella misura in cui le società cattoliche hanno iniziato a «protestare» (il Sessantotto) che sono cadute nello stesso permissivismo morale.
Sopra: le femministe italiane manifestano negli anni
'70 in favore della
legalizzazione dell'aborto procurato.
Note
75 Cfr. J. Maritain, Trois Réformateurs, Parte Prima, «Lutero o l'avvento dell’io», éd. Plon, 1925. 76 Ibid., pagg. 39-40. 77 Ibid., pagg. 42-43. 78 Cfr. Erlang, 49, 229 (1538). 79 Ibid., 45, 336 (1537-1538). 80 Ibid., 29, 241 (1524-1525); cit. in J. Maritain, op. cit., pagg. 45-46. 81 Cfr. J. Maritain, op. cit., pag. 47. 82 Ibid., pag. 49. 83 Ibid., pag. 72. Il grassetto è nostro. 84 Cfr. M. Weber, op. cit., pagg. 91-92. 85 Ibid., pag. 93. 86 Vedi, a questo riguardo, il già citato libro di André Bieler, La pensée économique et sociale de Calvin, e in particolare il capitolo VI intitolato «Calvinisme e capitalismo». 87 Cfr. Mons. E. Julien, op. cit., pag. 329. 88 Cfr. A. Bieler, op. cit., pagg. 485-486. 89 Cfr. J. Baubérot, Le protestantisme doit-il mourir? («Il protestantesimo deve morire» ?), pag. 217. L'autore è un protestante. 90 Cfr. H. Belloc, Europe and the Faith, pag. 183. 91 Cfr. R. Beauvais, op. cit., pag. 10. 92 Ibid. 93 Ibid., pag. 11. 94 Vedi, a questo riguardo, l’ottimo libro di Michael Davies Cranmer's Godly Order. 95 Opera in tre volumi pubblicata dal 1840 al 1851. 96 Dom Guéranger è stato il restauratore dell'Ordine benedittino in Francia, nonché il fondatore dell'abbazia di Solesmes. 97 Vedi il testo completo alla pagina web http://www.unavoce-ve.it/04-04-24.htm 98 Dichiarazione della Commissione mista cattolico-luterana del 6 maggio 1983, che Mons Martensen ha firmato a titolo di co-presidente. 99 Cfr. H. Küng, Le concile épreuve de l'église («Il concilio prova della Chiesa»), éditions du Seuil, Parigi 1963, pag. 123. Affermazione inesatta per quel che riguarda le riforme fatte al tempo di Pio XII. 100 Cfr. «L'intercommunion» («L'intercomunione»), in Documentation catholique, n° 1555, del 18 gennaio 1970, pag. 96. 101 Cfr. M. Thurian, «Le nouvel ordre de la messe va dans un sens profondement oecuménique» («Il nuovo ordinario della messa va in un senso profondamente ecumenico»), in La Croix, del 30 maggio 1969, pag. 10. Senza rinnegare la sua adesione all'eresia protestante, Max Thurian fu ordinato sacerdote cattolico il 3 maggio 1978, e nel 1992 Giovanni Paolo II lo nominò membro della Commissione Teologica Internazionale (N.d.T.). 102 Cfr. R. A. Mehl, «Catholiques et protestants peuvent-ils se retrouver dans la communion eucharistique»? («Cattolici e protestanti possono ritrovarsi nella comunione eucaristica»?), in Le Monde, del 10 settembre 1972, pag. 12. 103 Jean Guitton, partecipando ad un dibattito radiofonico organizzato da Lumière 101, una trasmissione mandata in onda la domenica dall'emittente Radio-Courtoisie, il 19 dicembre 1993, e riportata sul libro di Yves Chiron intitolato Paul VI, le pape écartelé («Paolo VI, il papa dilaniato»; Via Romana, 2008). 104 Cfr. L. Méroz, L'obéissance dans l'église, aveugle ou clairvoyante? («L'obbedienza nella Chiesa, cieca o chiaroveggente»), Martingay, Ginevra 1977, pag. 104. 105 Superiore dell’Istituto Saint Joseph di Havre, e futuro Vescovo di Rouen. Il suo libro fu pubblicato nel 1910. 106 Cfr. Mons. E. Julien, op. cit., pag. 299. 107 Ibid., pag. 321. 108 Segnaliamo in questa sede la posizione ufficiale della maggior parte delle chiese protestanti; questo non deve tuttavia farci dimenticare l'efficace lotta condotta contro l'aborto da molte organizzazioni protestanti, principalmente nei Paesi anglosassoni. 109 Cfr. Mons. E. Julien, op. cit., pagg. 323-325. 110 «Pietista» era detto ogni membro di una sètta luterana (all’inizio riunita in «Collegi di pietà»), fondata dal teologo luterano tedesco Philipp Jacob Spener (1635-1705), nella cui opera Pia Desideria insistite più sulla necessità di pietà personale e del sentimento religioso che sulla rigorosa metodologia dottrinale (cfr. Dizionario Le Robert, voce «Protestantesimo-pietista»). 111 Cfr. Mons. E. Julien, op. cit., pag. 324. Parliamo del pensiero di Kant, ma anche di quello di Rousseau, che Kant aveva letto molto. 112 Ibid., pag. 325. 113 Ibid., pag. 326. 114 Ibid.
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