di Monasticus 1
Sopra: ritratto di Cristo del pittore armeno Ariel Aggemian.
Prefazione
Anche in questi tempi di grande confusione e di smarrimento, soprattutto dopo il crollo delle grandi ideologie che hanno dominato per tutto il secolo scorso, e nonostante una crescente propaganda razionalista e anticristiana, l'uomo continua a porsi le stesse domande: Gesù Cristo è veramente esistito o è un mito? È realmente il Messia, inviato da Dio, il Redentore dell'umanità o un ingannatore?
Chi è? Un uomo straordinario, o forse qualcosa di più: Dio fatto Uomo, l'Uomo-Dio? Dato che abbiamo a nostra disposizione una sola breve vita, e che Gesù Cristo ha promesso che dopo la nostra morte ci giudicherà e ci premierà o castigherà a seconda delle nostre opere, non possiamo permetterci di ignorare questi interrogativi di importanza capitale.
Per poter rispondere a tali quesiti, dobbiamo in primo luogo studiare la persona di Gesù Cristo, come la Storia sacra e profana ce l'hanno tramandata, per sapere se dobbiamo ragionevolmente credere in Lui e nella Sua dottrina, e seguire la via che, secondo Lui, ci condurrà alla vita eterna. Tale è lo scopo di questo agile articolo che tratta, anche se in maniera sintetica, uno ad uno i quesiti che abbiamo appena elencato fornendo una risposta concreta.
Premessa
Questa attestazione di fede di San Pietro nella divinità di Gesù Cristo mantiene ancora, dopo duemila anni di Storia, tutta la sua attualità. Eppure, nel corso dei secoli, molti uomini si sono adoperati per smantellare tale credenza. I primi furono i contemporanei stessi di Gesù Cristo, i capi religiosi del popolo ebraico, i quali, nonostante i segni strepitosi che compì davanti ai loro occhi e la Sua dottrina sublime, non vollero credere alla Sua filiazione divina, lo dichiararono un seduttore e un bestemmiatore, e lo fecero condannare da Pilato.
I primi tre secoli della Storia della Chiesa furono tormentati dallo gnosticismo, una sorta di religione sincretista impregnata di dottrine di origine ebraica e pagana. Gli gnostici negavano la divinità di Cristo, e affermavano che Egli fosse un'emanazione (un Eone) uscito dal Pleroma primordiale e inviato sulla Terra ad insegnare agli uomini la verità sulla loro natura 2. Nel contempo, si svilupparono alcune correnti di pensiero che si concretizzarono nelle cosiddette «eresie cristologiche». Due furono le tipologie più diffuse di tali errori:
Si privilegiava la natura umana di Cristo:
Si privilegiava la natura divina di Cristo:
Sopra: lo gnostico Marcione insieme ai suoi discepoli.
Durante il XIII secolo, l'eresia gnostica rispuntò, anche se con sembianze diverse, nella Linguadoca, una regione situata nel Sud della Francia, con gli albigesi (o catari), che, come i loro antichi predecessori, rifiutavano la divinità di Cristo. Pur non negando tale dogma di fede, l'eresia protestante (sec. XV) si riavvicinò al rigido monoteismo ebraico, e non è un caso che all’inizio del XX secolo una sètta protestante formata da ex avventisti, pur continuando a dichiararsi «cristiana» - i Testimoni di Geova - iniziò a negare la divinità di Gesù Cristo.
Come gli ariani, gli attuali geovisti ritengono che Cristo non sia Dio, ma unicamente una creatura speciale di ordine superiore. Ma ancor prima, nel XIX secolo, la natura divina di Cristo era stata messa in dubbio dal razionalismo, una corrente di pensiero pseudo-scientifica secondo cui la fantomatica «Chiesa primitiva» avrebbe elaborato, dopo la crocifissione e morte di Gesù, il mito della Sua divinità. I razionalisti, veri e proprî adoratori del progresso (inteso come cammino della ragione umana verso la propria consapevolezza e realizzazione), attribuivano sistematicamente a tale mitizzazione tutti gli eventi soprannaturali narrati dai Vangeli, scritti - secondo i razionalisti - in epoca tardiva.
Il loro capostipite, l'ex seminarista Ernest Renan (1823-1892), nella sua opera Vie de Jésus («Vita di Gesù»), scritta nel 1863, nega la divinità di Gesù, anche se lo esalta come «uomo incomparabile». Tale corrente di pensiero è stata smentita dalla scienza stessa, e in particolare dall'archeologia, che ha dimostrato che la redazione dei Vangeli è da collocare entro la seconda metà del I secolo.
Sopra: Ernest Renan e la sua Vie de Jesus.
All'inizio del XX secolo, nella Chiesa cattolica alcuni sacerdoti e laici iniziarono a professare il «modernismo», un movimento di pensiero eretico che auspicava un ammodernamento della Chiesa per metterla al passo con i tempi. Tra essi, figuravano personaggi di spicco come lo scrittore Antonio Fogazzaro (1842-1911) e i sacerdoti - entrambi scomunicati e ridotti allo stato laicale - Romolo Murri (1870-1944) ed Ernesto Buonaiuti (1881-1946).
Distinguendo tra il «Cristo della fede» e il «Cristo della storia», i modernisti negavano di fatto la storicità dei Vangeli (e quindi anche l'esistenza e la divinità di Cristo), l'immutabilità dei dogmi e riducevano la fede ad una mera esperienza e al sentimento religioso. Essi furono condannati da Papa San Pio X (1835-1914) che scomunicò i capi del movimento e ne stigmatizzò gli errori nell'Enciclica Pascendi Dominici Gregis (dell'8 settembre 1907).
Ciò nonostante, questa eresia carsica continuò a covare sotto la cenere per riemergere tracotante subito dopo la morte di Papa Pio XII (1876-1958) sotto forma di neo-modernismo o progressismo cattolico, il quale pur non negando apertamente la divinità di Cristo o la storicità dei Vangeli, pone l'accento unicamente sull'umanità del Redentore.
Sulla scia di questo orientamento, all'inizio degli anni Settanta, l'industria cinematografica hollywoodiana ha iniziato a sfornare pellicole in cui la figura di Gesù Cristo viene svilita. Il primo film di questo genere - osannato anche da tanti cattolici! - è stato Jesus Christ Superstar (1973), un musical diretto da Norman Jewison che si chiude con la crocifissione di un Cristo impotente e incapace di redimere. Nel 1988, è stata la volta de L'ultima tentazione di Cristo, un film tratto da un romanzo di Nikos Kazantzakis (1883-1957) e diretto da Martin Scorsese che mostra un Gesù visionario e per nulla divino che tenta di ribellarsi alla missione che gli è stata affidata dal Padre.
Tuttavia, gli ultimi due attacchi in ordine di tempo portati contro la Persona divina di Cristo sono stati il bestseller Il Codice da Vinci (Mondadori 2003), di Dan Brown, e la campagna propagandistica montata intorno alla scoperta del cosiddetto Vangelo di Giuda. Il primo, trasposto anche sul grande schermo nel 2006 da Ron Howard, narra la storia di un segreto tenuto nascosto per 2.000 anni dalla Chiesa cattolica e da una sètta massonica (il «Priorato di Sion»): Cristo avrebbe sposato Maria Maddalena e dalla loro prole (simboleggiata dal Graal) discenderebbe la stirpe regale francese dei Merovingi.
Nel secondo, uno dei tanti vangeli apocrifi sconfessati dalla Chiesa che circolavano nei primi secoli all'interno di cerchie ristrette di cristiani eretici (come i cainiti), Giuda, l'apostolo traditore, viene riabilitato. Inoltre, in esso si legge che egli sarebbe l'unico detentore, l'unico depositario di una «rivelazione» speciale di Cristo. Pieno di riferimenti gnostici al demiurgo e alla scintilla divina che risiederebbe in ogni uomo, questo manoscritto è stato presentato dai media come un'importante scoperta archeologica fatta nel 1978, quando in realtà Sant'Ireneo di Lione (130-202) ne parla già nella sua opera scritta nel 180 Contro le eresie.
Per ultimo, ricordiamo il libro velenoso di Corrado Augias e Mauro Pesce intitolato Inchiesta su Gesù (Mondadori 2006), il solito tentativo di intorpidire le acque mettendo sullo stesso piano i Vangeli canonici e quelli apocrifi, scritti ritenuti privi di fondamento storico da tutti gli studiosi seri, al di là delle loro convinzioni religiose.
Sopra: da sinistra: Corrado Augias, Mauro Pesce e il loro libro Inchiesta su Gesù.
Dunque, niente di nuovo sotto il sole; a Maria SS.ma, il vecchio Simeone, tenendo in braccio nel Tempio il neonato Gesù, disse queste parole profetiche: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2, 34-35).
Preambolo
Gesù Cristo è veramente esistito? È realmente il Messia, inviato da Dio, il Redentore dell’umanità? Chi è? Un uomo straordinario, o piuttosto qualcosa di più, Dio fatto uomo? Queste domande sono di un'importanza capitale per ognuno di noi. Perché se la testimonianza dei Vangeli è autentica, Cristo - e solo Lui - può aprirci le porte della vita eterna.
Gesù stesso ha detto: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14, 6). La domenica di Pentecoste San Pietro ha proclamato: «In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4, 12). E San Paolo ha affermato che Gesù Cristo è l'unico mediatore tra Dio e gli uomini (1 Tm 2, 5).
Dunque, non possiamo ignorare tale questione. Dobbiamo studiare la persona di Cristo, come la Storia ce l'ha fatto conoscere, per sapere se dobbiamo credere nella Sua dottrina e seguire la strada che, secondo Lui, ci conduce alla vita eterna. Nelle pagine successive intendiamo dimostrare che:
I
Questo punto può essere stabilito con certezza grazie alla testimonianza di diversi autori pagani e soprattutto dei Vangeli, che sono documenti storici. Gesù Cristo non visse in un'era mitica o in un periodo storico oscuro e sconosciuto. Egli nacque mezzo secolo dopo la morte di Giulio Cesare (100 a.C-44 a.C.), durante il periodo di massimo splendore dell'impero romano (il regno di Cesare Augusto); Egli era un contemporaneo di Seneca (4 a.C.-65 d.C.).
Un gran numero di personaggi menzionati dai Vangeli ci sono noti grazie ad altre fonti; ad esempio, quelli che sono menzionati da San Luca all'inizio del suo Vangelo: gli imperatori Augusto (63 a.C-14 a.C.) e Tiberio (42 a.C.-37 d.C.), Erode il Grande (73 a.C.-4 a.C.), Ponzio Pilato (procuratore della Giudea dal 26 al 36 d. C.), i sommi sacerdoti ebrei Anna e Caifa, e San Giovanni Battista, la cui missione e morte furono riportate dallo storico ebreo Flavio Giuseppe (37-100).
La testimonianza degli autori ebrei e pagani
Cristo è menzionato nelle Antichità giudaiche, un libro scritto a Roma dallo storico ebreo (non cristiano) Flavio Giuseppe tra il 93 e il 94:
Da un punto di vista critico, non c'è dubbio che Flavio Giuseppe ha fornito, in questo passo, una testimonianza autentica dell'esistenza di Gesù Cristo. All'inizio del II secolo, molti autori romani parlarono di Cristo:
Altrove, Tacito parla di un'ingens multitudo (una moltitudine immensa) di cristiani presente in Roma già nell'anno 64, ossia solamente trent'anni dopo la morte di Gesù Cristo.
Più tardi, alcuni polemisti anti-cristiani come Celso, alla fine del II secolo, non avevano dubbi circa l'esistenza di Gesù Cristo, ma lo dipinsero con molta cura come un impostore o un mago 8.
La testimonianza degli autori cristiani
La maggior parte della nostra conoscenza su Gesù Cristo ci viene attraverso i quattro Vangeli (dal greco euangelion, ossia «buona novella»), gli Atti degli Apostoli, le Lettere di San Paolo, di San Giovanni, di San Pietro, di San Giacomo, di San Giuda, e attraverso l'Apocalisse di San Giovanni. Questi ventisette libri costituiscono il Nuovo Testamento. In questa sede ci limiteremo ad uno studio dei Vangeli. Essi bastano ampiamente a provare che Gesù Cristo è esistito, e ci mettono al corrente degli eventi della Sua vita e del Suo insegnamento per le seguenti ragioni:
L'età e l'accuratezza dei Vangeli
Scritti su fragili fogli di papiro e, dal IV secolo in avanti su pergamena più resistente, i testi dell’antichità sono stati salvati con difficoltà; inoltre, ce n'erano solamente poche copie a causa del costo di riproduzione. Ciò nonostante, malgrado le persecuzioni - Diocleziano (243-313) tentò di distruggere tutti i libri cristiani - e delle vicissitudini di due millenni di Storia, circa 5.000 manoscritti scritti in greco del Nuovo Testamento, redatti dal IV al VII secolo, sono giunti fino a noi 9.
Oltre a ciò, gli archeologi hanno estratto dalle sabbie asciutte dell'Egitto numerosi frammenti di papiri - alcuni dei quali risalenti al II secolo 10. Per contro, se si chiedesse come conosciamo le opere degli autori pagani dell'antichità, della cui autenticità nessuno dubita, ci renderemmo conto che generalmente essi sono giunti sino a noi solamente attraverso manoscritti ricopiati nel Medioevo 11. Così abbiamo una prova molto più solida dell'esistenza di Gesù Cristo che di quella di Marco Tullio Cicerone (106 a.C-43 a.C.) o di Giulio Cesare, della cui esistenza nessuno dubita!
Questa abbondanza di antichi manoscritti, dovuta alla necessità che i cristiani avevano di possedere, in ogni chiesa una copia dei testi inspirati, è una prova inconfutabile dell'accuratezza dei Vangeli come li conosciamo nel testo originale, in quanto i vari manoscritti sono in accordo sostanziale: i critichi sono unanimi nell’essere d'accordo che nessun altro manoscritto dell'antichità gode di una simile validità testuale.
Chi sono gli autori dei Vangeli? La testimonianza degli evangelisti è attendibile?
Chi sono gli autori dei Vangeli? Gli autori cattolici del II secolo, i cui scritti sono giunti fino a noi - Papia di Ierapoli (70-130) e Sant'Ireneo (130-202) - hanno attribuito il primo Vangelo all'Apostolo San Matteo, il secondo a San Marco, il terzo a San Luca e il quarto all'Apostolo San Giovanni. Queste attribuzioni sono confermate dalla Tradizione della Chiesa, la quale si basa su argomenti solidi, ma tale questione non è di grande importanza per la nostra trattazione. Ci basti sapere che i Vangeli furono composti da cristiani palestinesi, prima dell'anno 70 per i primi tre, e prima dell'anno 100 per quello di San Giovanni, un fatto che è stato comunemente accettato sino ad oggi sulla base di criteri linguistici e storici.
La testimonianza degli evangelisti è affidabile? Gli autori sacri, testimoni oculari della vita di Gesù Cristo, Apostoli o stretti collaboratori degli Apostoli, possedevano informazioni di prima mano.
Gli Evangelisti desideravano riportare fedelmente questi fatti per le seguenti ragioni:
I Vangeli sono in armonia tra loro, nonostante alcune differenze dovute alle diverse condizioni in cui furono scritti
Anche se i Vangeli furono ispirati dallo Spirito Santo, ogni evangelista raccontò i fatti seguendo il proprio stile, a seconda dei tempi e del luogo in cui scrisse. Se si sembrano contraddire l'un l'altro su alcuni dettagli di luogo e di tempo 16, tali differenze sono prive di importanza. Gli evangelisti non presentano la vita di Gesù nei termini di una biografia moderna 17, ma ci diedero una conoscenza esatta di quello che il Figlio di Dio fece ed insegnò a riguardo della nostra salvezza eterna.
Quanto alle parole effettive di Gesù, esse devono essere state pronunciate in tempi e luoghi diversi; come un buon insegnante, Gesù ripeté i Suoi insegnamenti per imprimerli nella memoria dei Suoi ascoltatori; la loro trascrizione da parte di più autori e la loro traduzione dall'aramaico al greco spiega le diversità che tuttavia non intaccano mai l'essenza della Sua dottrina.
II
Le profezie contenute nell'Antico Testamento si sono adempiute in Gesù Cristo
Tutto l'Antico Testamento è una preparazione del popolo ebraico all'avvento del Messia 18, che sarebbe venuto per salvare Israele, diffondere la religione del vero Dio fino agli estremi confini della Terra e regnare eternamente. Dio, l'Unico che può rivelare il futuro agli uomini, predisse nel corso dei secoli, attraverso la voce dei profeti, gli eventi certi della vita del Messia; queste profezie furono religiosamente conservate per secoli dagli ebrei nei Libri Santi. Effettivamente, la vita di Gesù corrisponde alle massime profetiche dell'Antico Testamento; disse infatti Gesù:
È vero che certe profezie dell'Antico Testamento sono oscure. Questi versetti profetici sembrano avere un duplice livello di significato. Spesso, essi si riferiscono ad eventi del presente (ad esempio, alla liberazione di Gerusalemme assediata) e, su di un altro livello, quasi tra le righe, delineano una visione del Messia che deve venire. È alla luce dei Vangeli, in cui vengono adempiute, che dobbiamo leggere queste profezie. Così, il collegamento tra tutti questi tasselli sparsi viene decodificato, i loro oscuri dettagli diventano chiari e tutta la storia d'Israele assume una vera validità di prefigurazione. Permetteteci ora di esaminare le più straordinarie di queste profezie:
Tempo della venuta del Messia: Giacobbe (figlio di Isacco, figlio di Abramo) predisse:
Gesù Cristo, il Messia, è un discendente di Giuda, come stabilito nelle due genealogie fornite da San Matteo (Mt 10, 2-16) e da San Luca (Lc 3, 23-38). Egli venne nel mondo in un periodo in cui il popolo ebraico aveva perso ogni indipendenza politica a causa dell'occupazione romana.
Il profeta Malachia: Vissuto nel V secolo a.C., scrivendo dopo la distruzione del primo Tempio di Gerusalemme, egli predisse che il Messia sarebbe entrato nel secondo Tempio:
Infatti, il primo Tempio, costruito da Salomone, era stato distrutto dai babilonesi nel 587 a.C.; il Tempio venne ricostruito a partire dal V secolo a.C.. Gesù indicò che la prima parte di questa profezia si riferiva a San Giovanni Battista, lasciando così intendere che Egli era il Messaggero della Nuova Alleanza (Mt 11, 10).
Gesù insegna camminando nel portico del Tempio di Salomone.
Il profeta Daniele: Vissuto nel VI secolo a.C., egli predisse (Dn 9, 24-27) che il Messia sarebbe morto nella settantesima settimana di anni (un periodo di sette anni) 19, ovvero, tra il 483 e il 490 dopo l'editto che ordinò la ricostruzione di Gerusalemme. Questo editto fu emanato da Artaserse (465 a.C.-424 a.C.), re di Persia, nel 454, prima della data ufficiale della nascita di Gesù Cristo 20. Più probabilmente Egli morì nell'anno 30, un anno in cui la Pasqua ebraica cadde di sabato come riportato dai Vangeli. Così arriviamo a 484 anni dopo l'editto di Artaserse, esattamente nella settantesima settimana di anni predetta da Daniele.
Famiglia e luogo d'origine del Messia
Il profeta Isaia: Vissuto nell'VIII secolo a.C., egli ha predetto: «Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse (il padre di re Davide), un virgulto germoglierà dalle sue radici» (Is 11, 1) 21. Infatti, secondo l'antica interpretazione ebraica, Gesù era della famiglia di Davide (Mt 1; Lc 3). Lo stesso Isaia predisse il grande segno della nascita da una vergine: «Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» (Is 7, 14). Questo inaudito miracolo fu adempiuto in Maria, la Madre di Gesù, che è nel senso più pieno, l'Emmanuele, ossia «Dio fra noi» (Mt 1, 23).
Sette secoli prima dell'avventi di Gesù Cristo, il profeta Isaia predice la nascita virginale del Messia.
Il profeta Michea: Vissuto nell'VIII secolo a.C., egli indicò il luogo della nascita del Messia: «E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che dev'essere il dominatore in Israele» (Mic 5, 1). I sommi sacerdoti ricordarono a Erode questo testo (Mt 2, 6). Dio si servì dell'editto di censimento emanato da Cesare Augusto per adempiere alla profezia; e, infatti, Gesù Cristo nacque a Betlemme.
La vita pubblica del Messia
Il profeta Isaia predisse il ministero del Precursore di Gesù Cristo:
Il Signore viene battezzato da Giovanni nel Giordano.
San Giovanni Battista adempì questa profezia predicando la penitenza nel deserto della Giudea (Gv 1, 23). Lo stesso profeta predisse i miracoli che sarebbero stati compiuti dal Messia:
Gesù fece tutto questo durante la Sua vita pubblica, dando la vista ai ciechi (Gv 9), l'udito ai sordi (Mc 7, 32-35), la parola ai muti (Mt 12, 22), e facendo camminare i paralitici (Mt 9, 2-7). Egli mandò anche a dire a San Giovanni Battista che attraverso le Sue opere stava adempiendo le profezie (Mt 11, 4-5). Il profeta Zaccaria profetizzò l'entrata trionfante del Redentore in Gerusalemme:
Gesù entra in Gerusalemme cavalcando un asino, come profetizzato da Zaccaria.
Questi dettagli possono essere trovati nei Vangeli: nella Domenica delle Palme Cristo entrò nella città santa cavalcando un'asina seguito dal suo puledro (Mt 21, 7); gli ebrei lo acclamarono, proclamandolo Re d'Israele (Gv 12, 13).
Passione e morte del Messia
La Passione di Gesù Cristo e la Sua morte redentrice furono predette nei minimi dettaglio dai salmi e dalle scritture profetiche.
Il cantico del «Servo sofferente» Il Libro di Isaia include quattro poemi lirici, i cantici del «Servo». Essi presentano un servo perfetto di Dio che raccoglie la Sua gente, che illumina le nazioni, che predica la vera fede, che riscatta attraverso la Sua morte i peccati delle persone, e che poi viene glorificato da Dio. Gesù applicò a Sé stesso i testi sul «Servo sofferente» e alla sua espiazione vicaria, ossia il quarto «Cantico del Servitore» (Is 52, 13; 53, 12; Lc 22, 37; Mc 10, 45), e i primissimi cristiani riconobbero in Lui il Servo perfetto predetto da Isaia (At 8, 29-35). Ecco il testo di questa profezia (Is 52, 13; 53, 2-12):
«Hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa» (Sl 21, 16-17).
Tutte queste profezie, scritte da
cinque a dieci secoli prima degli eventi narrati nel Vangelo, si
sono adempiute in Cristo durante la Sua Passione,
Nella sera della Sua Risurrezione, Gesù rimproverò i discepoli di Emmaus per la loro lentezza nel credere che la Sua Passione era stata predetta dai profeti: «Ed egli disse loro: "Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria"? E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferivano a lui» (Lc 24, 26-27).
Risurrezione e regno eterno di Cristo
La Risurrezione del Messia nel terzo giorno dopo la Sua morte non è stata profetizzata esplicitamente, ma è suggerita da testi numerosi dell'Antico Testamento 23, tanto che San Paolo potrà dire: «Cristo morì per i nostri peccati [...], fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture» (1 Cor 15, 3-4). Fra le sue visioni, Daniele riporta la seguente:
Cristo Re e centro di tutti i cuori.
Gesù Cristo ha adempiuto tutte queste profezie, fatto che non può essere umanamente spiegato. Oltre a ciò, dobbiamo far notare che un gran numero di queste profezie si è avverato indipendente dalla volontà umana di Cristo: Ad esempio, la sua nascita a Betlemme, il fatto di essere venduto per trenta denari d'argento, il Suo Cuore trapassato da una lancia, ecc... Egli è dunque il Messia promesso da Dio. Come Egli stesso disse agli ebrei: «Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza» (Gv 5, 39).
III
I nemici di Cristo tentarono di screditarlo trattandolo come se fosse un pazzo (Mc 3, 21) o posseduto da demoni (Mt 12, 24). Ma tutto il Suo comportamento mostra un'incomparabile saggezza e santità.
La saggezza di Gesù Cristo
«Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio» (Mc 12, 17).
La santità di Gesù Cristo
Gesù praticò tutte le virtù in sommo grado. Leggendo i Vangeli se ne rimane convinti. In particolare, possiamo notare:
Il suo amore per Dio Suo Padre: «Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato» (Gv 14, 31). Quando gli Apostoli lo videro nel Tempio, applicarono alla Sua persona un passo della Sacra Scrittura : «Lo zelo per la tua casa mi divora» (Sl 68, 10; Gv 2, 17).
La Sua carità verso il prossimo: Egli era compassionevole (si commosse profondamente quando vide il corteo funebre passare per Naim, e pianse per la morte di Lazzaro). Gesù era misericordioso: guarì gli ammalati, fece del bene ovunque e a tutti, ebrei e pagani, e persino ai suoi nemici (chiamò Giuda «amico mio»). Egli guarì l'orecchio del soldato che era stato colpito da San Pietro; sulla Croce pregò per quelli che l'avevano crocifisso. La Sua carità non fu debolezza: Egli rimproverò i vizi, minacciò i peccatori e scacciò i mercanti dal Tempio, ecc... E finalmente, la Sua carità giunse al livello più elevato: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i proprî amici» (Gv 15 :13). E Gesù dimostrò di possedere tale amore.
La Sua pietà: spesso passò notti intere in preghiera; frequentò fedelmente le cerimonie nel Tempio. Nella terribile agonia dell'Orto degli Ulivi Egli rimase in preghiera per tre ore.
La Sua umiltà: dalla nascita nella grotta di Betlemme alla morte sulla Croce fra i ladroni, Gesù fece tantissimi atti di umiltà. Egli cercò sempre di evitare l'adulazione della folla, e disse alle persone ammalate che guariva di non dirlo a nessuno.
Il suo distacco dai beni materiali di questo mondo era assoluto. Nato in povertà totale, Egli si guadagnò il pane con il sudore della fronte. Durante la vita pubblica visse di carità e non ebbe nemmeno un luogo dove posare il capo (Mt 8, 20). Morì totalmente indigente.
La sua castità era perfetta. Nessuno dei Suoi avversari osò lanciare contro di Lui una sola accusa a questo riguardo. I nemici di Gesù dovettero riconoscere la Sua santità. Essi gli tesero numerose trappole, lo spiarono continuamente, ma non furono mai in grado di sorprenderlo nell’atto di commettere un'azione colpevole o degna di biasimo. I sommi sacerdoti dovettero ricorrere a falsi testimoni (che, oltre tutto, non erano nemmeno d'accordo fra loro) per poter costruire un impianto accusatorio. Se lo condannarono a morte con l'accusa di bestemmia per essersi detto Figlio di Dio, non fu affatto una bestemmia, ma la pura verità. Giuda stesso lo ammise: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente» (Mt 27, 4), e Pilato si dichiarò privo di colpa per lo spargimento del sangue di quest'Uomo giusto (Mt 27, 24).
«Lazzaro, vieni fuori» (Gv 11, 43).
Inoltre, Gesù fu capace di affermare senza paura di essere accusato di mentire: «Chi di voi può convincermi di peccato»? (Gv 8, 46). Se Gesù non fosse stato santo, la Sua testimonianza sarebbe sospetta; ma allora bisogna spiegare come ha potuto compiere così tanti miracoli. Ma poiché Gesù era il modello di tutte le virtù, sarebbe contraddittorio se Egli ci avesse ingannato presentandosi come il Messia, visto che non disse mai la seppur minima bugia.
IV
Un miracolo è un evento palpabile e certo che va oltre ogni capacità umana, superando evidentemente le leggi di natura, e che non può accadere senza uno speciale intervento divino.
I Vangeli dimostrano che Gesù fece veri miracoli
I miracoli di Cristo furono:
Veri atti al di là di ogni capacità umana che superano le leggi di natura: Egli cambiò l'acqua in vino, camminò sulle acque del lago; guarì persone che erano incurabili (almeno all'epoca), come la lebbra e la cecità, guarendoli in modo particolare (un dottore non guarirebbe mai un cieco mettendo un po' di saliva sugli occhi della persona); risuscitò i morti (ad esempio, Lazzaro che era stato sepolto da quattro giorni; Gv 11, 43-44).
Essi furono numerosissimi: «Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti» (Lc 6, 19). «Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro» (Gv 20, 30).
Compiuti con autorità: per placare la tempesta Gesù disse: «Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: "Taci, calmati"! Il vento cessò e vi fu grande bonaccia» (Mc 4, 39). Egli comandò ai demoni: «Esci, spirito immondo, da quest'uomo»! (Mc 5, 8); Egli disse alla figlia morta di Giairo: «Fanciulla, io ti dico, alzati»! (Mc 5 ,41).
Tali segni prodigiosi furono riconosciuti anche dai nemici di Gesù: «Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: "Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui"» (Gv 11, 47-48).
Il più grande miracolo di Cristo fu la Sua Risurrezione. La Risurrezione da morte di Gesù è la prova per eccellenza della Sua missione divina. Gesù aveva predetto la Sua morte in Croce (Mt 26, 2) e la Sua Risurrezione nel terzo giorno (Mt 20, 19); i sommi sacerdoti erano stati informati di questa profezia (Mt 27, 63), e si erano cautelati chiedendo a Pilato di apporre i sigilli dell'impero sulla tomba e di mettere delle guardie (Mt 27, 66). La mattina di Pasqua, mentre i soldati spaventati fuggivano, l'Angelo dichiarò alle pie donne: «È risorto, come aveva detto» (Mt 28, 6).
Gesù apparve vivo alle pie donne e ai Suoi Apostoli e discepoli nel giorno della Sua Risurrezione e per quaranta giorni. Gli Apostoli scambiarono Gesù per un fantasma, ma il Redentore li invitò a toccarlo e mangiò in loro presenza. Inoltre, Egli apparve a più di cinquecento discepoli prima di ascendere al Cielo (1 Cor 15, 6). A quale scopo gli Evangelisti avrebbero dovuto inventare tutto ciò meno di quattro decenni più tardi? Nel giorno di Pentecoste, dopo avere ricevuto lo Spirito Santo, San Pietro predicò la Risurrezione di Cristo.
Dopo aver guarito il paralitico alla porta del Tempio, il capo degli Apostoli dichiarò agli ebrei: «Voi avete ucciso l'autore della vita. Ma Dio lo ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni» (At 3, 15). La Risurrezione di Gesù Cristo è il grande motivo di credibilità dato dagli Apostoli. San Paolo in particolare ne fece la base della sua predicazione:
Cristo risorto appare a Maria Maddalena.
Ad un livello più elevato, la Risurrezione è collegata alla Redenzione divenendo così un articolo della fede, senza tuttavia perdere in alcun modo la sua validità di fatto storico autentico e verificato. Se Cristo non fosse risorto, occorrerebbe spiegare come mai gli Apostoli credettero in questo miracolo e subirono il martirio per predicare la Risurrezione, e come il mondo credette alle loro parole; tutto questo fece dire a Sant'Agostino (354-430):
V
La rivelazione che Cristo fece della propria divinità fu progressiva. Essa venne svelata da allusioni che divennero sempre più esplicite, come un fatto ovvio che emerse dalla Sua Persona. La manifestazione della divinità di Gesù porta con sé i tratti del volto della Sua personalità: semplicità e rettitudine. Inoltre, la natura progressiva della rivelazione fu necessaria a causa delle esigenze della religiosità ebraica. Un'asserzione chiara della propria divinità da parte di Gesù all'inizio della Sua vita pubblica sarebbe stata totalmente incomprensibile a causa del rigido monoteismo professato dagli israeliti. Fu soprattutto alla fine della Sua vita pubblica e durante la Sua Passione che Egli svelò il mistero della Sua natura divina: «Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10, 30).
Gesù Cristo si definisce «Signore» e «Figlio di Dio» nel senso pieno di queste parole
Anche prima che Cristo entrasse nel mondo e iniziasse a predicare la Sua dottrina, Dio volle rivelare questa verità agli uomini. L'Arcangelo Gabriele, che annunciò a Maria che sarebbe diventata la Madre del Redentore, Le disse: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza del'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio» (Lc 1, 35). Quando trent'anni più tardi Cristo andò sulle rive del Giordano per essere battezzato, Dio confermò le parole dell'Angelo a Maria: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3, 17) 25.
Sopra: la SS.ma Trinità.
Gesù Cristo è chiamato «Signore» Nella traduzione greca dei libri dell'Antico Testamento, il nome ineffabile con cui Dio si rivela a Mosé (Es 3, 14) è stato tradotto con il termine «Signore». Quest'ultimo divenne così il nome più comune per designare la divinità del Dio d'Israele. Il Nuovo Testamento non utilizza solamente la parola dal forte significato «Signore» per il Padre, ma anche - ed è questa la novità - per Gesù, e quindi si ammette che Egli è Dio:
Gesù attribuisce questo titolo a Sé stesso in modo velato nel corso di in una discussione con i farisei sul significato del Salmo 109:
«Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore» (Gv 10, 11).
Effettivamente, l'unica risposta possibile a questo dilemma è che Davide, illuminato dallo Spirito Santo, riconobbe di essere inferiore al Messia, il suo futuro discendente, non come ad un uomo, ma come al suo Creatore e Signore. Gesù si attribuì esplicitamente il titolo di «Signore» durante l'Ultima Cena: «Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono» (Gv 13, 13).
Gesù Cristo è chiamato «Figlio di Dio» Nell'Antico Testamento, il titolo di «figli di Dio» viene talvolta attribuito agli angeli, al Popolo eletto, ai figli d'Israele e ai loro re. In tale contesto, esso significa che la figliolanza adottiva stabilisce tra Dio e le Sue creature una relazione particolarmente intima. Ma il suo significato è del tutto diverso nell'asserzione dei Vangeli secondo cui Gesù Cristo è «il Figlio di Dio» (al singolare, con l'articolo determinato greco 'o) 26.
Gesù Cristo chiama Dio Suo Padre e afferma di essere uguale a Lui
«Chi ha visto me ha visto il Padre».
Gesù Cristo attribuisce a Se stesso la perfezione e il potere che solo Dio possiede
«Prima che Abramo fosse Io Sono».
«Prendete e mangiate; questo è il mio corpo» (Mt 26, 26).
CONCLUSIONE
Cristo indirizzò queste parole agli ebrei che non credevano in Lui:
Alcuni anni più tardi, ai tempi della prima generazione di cristiani, dopo aver ricevuto l'approvazione dei suoi insegnamenti dagli Apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo (Gal 2, 1-10), San Paolo tradusse e spiegò la fede della Chiesa nascente:
Credere in Gesù Cristo e in Colui chi lo ha inviato per la nostra salvezza è necessario per essere salvi. «Senza la fede però è impossibile essere graditi a Dio» (Eb 11, 6) e partecipare dell'eredità come uno dei Suoi figli; nessuno, perciò, è mai stato giustificato senza la fede, e a meno non si perseveri nella fede fino alla fine, nessuno otterrà la vita eterna.
La fede è possibile solamente con l’ausilio della grazia e con l'aiuto interiore dello Spirito Santo. Chiediamo a Cristo questa grazia con questa fervente preghiera: «Credo, aiutami nella mia incredulità» (Mc 9, 23). Questa preghiera verrà certamente esaudita se sarà fiduciosa, perseverante e umile. Gesù ha detto: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto» (Mt 7, 7). Che la Beata Sempre Vergine Maria, Madre di Gesù Cristo e Madre di Dio, e San Giuseppe, suo padre adottivo, ci conducano a Gesù.
«Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (Mt 11, 28).
Note
1 Traduzione dell'originale inglese I Believe in Jesus Christ the Son of God, a cura di Paolo Baroni. 2 Secondo gli gnostici, una divinità malvagia, il demiurgo (il Dio d'Israele e dei cristiani) avrebbe imprigionato lo spirito (le anime) nella materia da lui creata (i corpi). La Gnosi (in greco «Conoscenza») permetterebbe, tramite un'iniziazione, di divenire coscienti di tale mistero. Aborrendo la materia, come cosa in sé cattiva, gli gnostici condannavano la procreazione e il matrimonio (N.d.T.). 3 http://www.theolabam.it/le_eresie_cristologiche.htm 4 Cfr. Flavio Giuseppe, Antichità giudaiche, cap. 4, v. 18. 5 Cfr. Svetonio, Vita Claudii, 25, 4. 6 Cfr. Tacito, Annali, XV, 44. 7 Cfr. Plinio il Giovane, Lettere 10, 96–97. 8 «Colui al quale avete dato il nome di Gesù in realtà non era che il capo di una banda di briganti i cui miracoli che gli attribuite non erano che manifestazioni operate secondo la magia e i trucchi esoterici. La verità è che tutti questi pretesi fatti non sono che dei miti che voi stessi avete fabbricato senza pertanto riuscire a dare alle vostre menzogne una tinta di credibilità. È noto a tutti che ciò che avete scritto è il risultato di continui rimaneggiamenti fatti in seguito alle critiche che vi venivano portate» (cfr. Celso, Contro i cristiani, traduzione, Biblioteca Universale Rizzoli, 1989). Notare come queste accuse siano identiche a quelle rivolte dai membri del Sinedrio a Gesù Cristo nel corso del Suo processo, il che rivela l'origine di tali accuse che più tardi troviamo sulla bocca di alcuni autori pagani. 9 Citiamo in particolare il Codice Sinaiticus e il Codice Vaticanus, due manoscritti quasi completi del Nuovo Testamento risalenti al IV secolo. 10 Il Papiro 52 risale all'anno 130 e contiene alcuni versetti del Vangelo di San Giovanni. Il Papiro Bodmer, redatto alla fine del II secolo, contiene tutto il Vangelo di San Giovanni. 11 Omero (vissuto nell'VIII secolo a.C.): le sue opere sono state ricopiate nell'XI secolo; Giulio Cesare (100 a.C-44 a.C.): X secolo; Tacito (55-117): XV secolo. 12 Prologo del Vangelo di San Luca (Lc 1, 1-4). 13 «Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera» (Gv 21, 24). 14 «Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale. Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita» (2 Cor 4, 8-12). 15 Ovvero attribuite arbitrariamente ad una persona storica che si suppone esserne l'autore. 16 Ad esempio, in quale esatto ordine cronologico si succedettero le apparizioni di Cristo risorto? 17 Come tutti gli storici dell'antichità, essi non cercarono di essere esaurienti circa i dettagli precisi di tempo come accade nell'era moderna. 18 Dal greco Christós, vale a dire l'Unto, il Consacrato. L'unzione di una persona voleva dire che tale persona riceveva una consacrazione speciale da parte di Dio in vista dell'adempimento di una particolare missione. Dice il salmista: «Il tuo trono, Dio, dura per sempre; è scettro giusto lo scettro del tuo regno. Ami la giustizia e l'empietà detesti: Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali» (Sl 45, 7-8). 19 «Dopo sessantadue settimane, un consacrato sarà soppresso senza colpa in lui; il popolo di un principe che verrà distruggerà la città e il santuario; la sua fine sarà un'inondazione e, fino alla fine, guerra e desolazioni decretate. Egli stringerà una forte alleanza con molti per una settimana e, nello spazio di metà settimana, farà cessare il sacrificio e l'offerta; sull'ala del tempio porrà l'abominio della desolazione e ciò sarà sino alla fine, fino al termine segnato sul devastatore». 20 In effetti, Gesù nacque probabilmente quattro anni prima. Forse tale scarto è dovuto ad un errore di calcolo del canonista Dionigi il Piccolo, vissuto nel VI secolo. 21 Vale la pena di riportare per intero questo brano profetico che illustra in modo simbolico il regno instaurato dal Messia: «Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese. La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio. Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà. Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. La vacca e l'orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca dell‘aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare. In quel giorno la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli, le genti la cercheranno con ansia, la sua dimora sarà gloriosa» (Is 11, 2-10). 22 Riprenderemo alcuni di questi testi nei paragrafi successivi. 23 Ad esempio, nel salmo 138 (v. 18); in Osea (6, 2); in Giona (1, 17; 2, 1), un testo che Gesù applicò a Sé stesso in Mt 12, 40), in Isaia (53, 10), ecc... 24 Cfr. Sant'Agostino, La Città di Dio, 22, 5. 25 Anche in Mt 17, 5 il Padre conferma personalmente questa verità: «Egli stava ancora parlando quando una nube luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo"». 26 L'unico passo nell'Antico Testamento in cui incontriamo l'espressione «figlio di Dio» al singolare è presente nel secondo capitolo del Libro della Sapienza (versetti 13, 16 e 18), un testo sull'uomo giusto perseguitato e ucciso dagli empi perché costituisce per loro un rimprovero vivente. Questo testo si addice perfettamente all'Uomo Giusto per eccellenza, Gesù Cristo; infatti, numerosi Padri della Chiesa considerano questo testo come profetico. 27 Con questa affermazione, Nostro Signore volle dire che il tempo fissato dalla Provvidenza per il Giudizio che deve seguire la fine del mondo non era fra quelle cose che doveva rivelare agli uomini. In nessun modo Egli vuole mettere in dubbio la Sua natura divina. 28 Ad esempio, in Is 64, 7: «Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci da forma, tutti noi siamo opera delle tue mani».
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