Gli zuavi pontifici: i soldati del Papa Re

TOP

Reincarnazione?

dossier del centro culturale san giorgio

titolo le profezie messianiche

di John ankerberg e John Weldon 1

 

postato: 8 agosto 2023

 

re davide

Sopra: Davide, re e profeta.

 

 

Prefazione

 

Come si può leggere negli Atti degli Apostoli, uno dei temi principali su cui si basò la predicazione dei discepoli di Cristo presso i loro ex correligionari fu l'adempimento in Gesù delle profezie messianiche disseminate in tutto l'Antico Testamento. In effetti, leggendo gli antichi vaticini dei profeti e confrontandoli con la vita del Signore, non si può non rimanere stupiti dalla precisione con cui vengono descritte le tappe principali della Sua vita terrena.

 

A cominciare dal Libro della Genesi fino all'ultimo scritto veterotestamentario, nel corso dei secoli, patriarchi, re e profeti hanno aggiunto ognuno il proprio tassello fino a formare come in un grande mosaico la figura del Messia promesso. E che l'attesa di questo Inviato celeste fosse vivissima nel popolo ebraico è testimoniato fin dalle prime pagine dei Vangeli. Saputo della predicazione del Battista, il Sinedrio di Gerusalemme inviò subito dei messi per interrogarlo:

 

«"Chi sei tu"? Egli confessò e non negò, e confessò: "Io non sono il Cristo" (il Messia). Allora gli chiesero: "Che cosa dunque? Sei Elia"? Rispose: "Non lo sono". "Sei tu il profeta"»? (Gv 1, 19-20).

 

san giovanni battista

Gli inviati del Sinedrio lo interrogarono (Giovanni Battista) e gli dissero: «"Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo (il Messia), né Elia, né il profeta"? Giovanni rispose loro: "Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo"».

 

Questo ed altri passi manifestano quanto ardente fosse l'aspettazione del Messia da parte degli israeliti. Ma ahimè, come ben sappiamo, nonostante l'evidenza e i segni prodigiosi, i capi religiosi del popolo ebraico non riconobbero in Gesù il Messia promesso e lo fecero mettere a morte dai romani proprio per le Sue attestazioni messianiche. Molti si sono chiesti e si chiedono tutt'ora quale sia il motivo di un simile accecamento.

 

Essendo i più profondi conoscitori della Toràh e dei profeti, i membri del Sinedrio - Caifa in testa - i farisei, i sadducei, gli scribi e i dottori della Legge erano le persone più qualificate per individuare e riconoscere il vero Messia. Proprio per rendere più agevole questo compito, il Signore aveva rivelato, tramite i Suoi profeti, tantissimi particolari della figura dell'Atteso delle genti.

 

messia

 

Eppure, come dice il Vangelo di San Giovanni, Gesù Cristo «venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto» (Gv 1, 11). Come si deduce dalla lettura dei Vangeli e come hanno affermato i Padri della Chiesa e la maggior parte dei migliori esegeti, ancora prima dell'avvento di Cristo, gli ebrei, ottenebrati dalla rabbia per la dominazione romana (e dai primi rigurgiti cabalistici), avevano iniziato a sognare un re terreno, un grande condottiero che non solo li avrebbe liberati dal giogo straniero, ma che avrebbe esteso il regno d'Israele fino ai confini della Terra. E così, le profezie messianiche furono reintepretate dai dottori della Legge in maniera del tutto terrena. Tant'è che dopo la moltiplicazione dei pani, la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire:

 

«"Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo"! Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo» (Gv 6, 14).

 

Se poteva moltiplicare i pani e i pesci avrebbe potuto moltiplicare le spade e restaurare il regno d'Israele, come ai tempi di re Davide. Ai loro occhi, il «Servo sofferente» descritto da Isaia (Is 53) che muore in modo ignominioso per liberare l'umanità dal peccato e dal demonio era uno scandalo - come scrive San Paolo (1 Cor 1, 23) - inaccettabile. Come Gesù Cristo aveva predetto, dopo di Lui altri falsi «messia» si manifestarono.

 

Fino all'anno 70 d. C., data della distruzione del tempio di Gerusalemme, apparvero almeno una dozzina di sedicenti «cristi», fino a Simon Bar Kochba che trascinò il popolo alla rivolta contro i romani che si concluse, come sappiamo dalla Storia, con la distruzione del Tempio e con la conseguente fine della religione giudaica.

 

simon bar kochba

 

I secoli sono passati e gli ebrei dei nostri giorni attendono ancora il Messia, e - tranne Sabbatai Zevi (1626-1676), un bizzarro ebreo turco che si dichiarò il Messia sulla base del trattato cabalistico Zohar - non se ne vede ancora l'ombra. Dopo di lui venne Jacob Frank (1726-1791), un altro sedicente messia cabalista.

 

sabbatai zevi - jacob frank

 

Anche ai nostri giorni, gli ebrei custodiscono nei tabernacoli delle loro sinagoghe i rotoli contenenti quelle profezie, ma la persistente cecità impedisce loro di leggerle alla luce della fede e dei fatti storici.

 

«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare» (Mt 23, 13).

 

Sopra: il Rebbe, Menachem Mendel Schneerson (1902-1994), un rabbino ortodosso dell'influente dinastia hasidica dei Lubavitch. Mentre era in vita molti dei suoi seguaci hanno creduto che egli fosse il Messia atteso... Non era lui. Gli ebrei attendono invano un Messia che è già venuto.

 

mordechai staiman - waiting for the messiah

Sopra: il libro del 1997 Waiting for the Messiah: Stories to Inspire Jews With Hope («Aspettando il Messia: storie per ispirare gli ebrei con speranza»), dell'ebreo Mordechai Staiman.

 

Dunque, anche oggi che la figura storica di Cristo è oggetto di numerosi attacchi, le profezie messianiche devono continuare ad essere uno degli argomenti portanti dell'apologetica cattolica, una delle prove storiche della messianicità e divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, l'unica Persona in cui queste profezie hanno trovato pieno compimento.

 

  Paolo Baroni

 

 

 

Dopo la Sua risurrezione, Gesù apparendo ai discepoli di Emmaus disse loro:

 

«"Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria"? E cominciando da Mosé e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24, 25-27).

 

discepoli di emmaus

«Stolti e tardi di cuore nel credere

alla parola dei profeti»!

 

Negli Atti degli Apostoli leggiamo che San Pietro parlando al popolo dice:

 

«Dio però ha adempiuto così ciò che aveva annunziato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo sarebbe morto» (At 3, 18).

 

Scrive l'ebreo convertito al cristianesimo Alfred Edersheim (1825-1889) nel suo libro Life and Times of Jesus the Messiah:

 

«Se esaminiamo quei passi dell'Antico Testamento che l'antica sinagoga riteneva messianici [...] ne troviamo più di 456 [...], e la loro attinenza messianica è supportata da oltre 558 riferimenti ai più antichi scritti rabbinici [...]. Un esame accurato delle loro citazioni dalle Sacre Scritture mostra che il principale postulato del Nuovo Testamento a riguardo del Messia è pienamente sostenuto dalle asserzioni rabbiniche» 2.

 

alfred edersheim - life and times of jesus the messiah

Sopra: Alfred Edersheim e il suo libro

Life and Times of Jesus the Messiah.

 

Gesù di Nazaret ha cambiato il mondo. Non c'è mai stato né mai più ci sarà un uomo come Lui. Egli è stato ed è oggetto di numerosissimi libri, drammi, poemi, film e adorazione più di ogni altro uomo nella Storia dell'umanità. Le Sue parole - confrontate a quelle di Maometto, di Buddha, delle sacre scritture induiste, o quelle di un qualsiasi leader religioso - non possono essere confuse per via del loro potere e della loro unicità.

 

Quelli che lo udirono si chiesero con stupore: «Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli»? (Mt 13, 54). E guardando a ciò che Egli dice di essere ci si convince intuitivamente delle affermazioni basilari della fede cristiana. Come osservò il famoso scrittore britannico Malcolm Muggeridge (1903-1990) nella sua opera Jesus the Man Who Lives,

 

«le parole dei Vangeli [...] nel senso più vero e più assoluto [...] possono essere definite parole sante, e - senza bestemmia - essere attribuite a Dio stesso» 3.

 

malcolm muggeridge - jesus the man who lives

Sopra: Malcolm Muggeridge e il suo libro

Jesus the Man Who Lives.

 

Il cristianesimo è entrato nel mondo a causa di Gesù. Ma chi era quest'uomo? Lo scopo di questo articolo è di mostrare come gli antichi profeti predissero in anticipo di diversi secoli la venuta di un Messia divino per tutta l'umanità, e che Gesù è l'adempimento di tali profezie. Alcuni hanno sostenuto che queste predizioni furono fatte dopo la venuta di Gesù, e non prima. Ma tutti i libri dell'Antico Testamento furono completati entro il 400 a. C.

 

E qualunque sia la vostra opinione sulle Sacre Scritture, un fatto è incontestabile: la traduzione greca dell'Antico Testamento, detta «dei Settanta», venne completata entro il 247 a. C. Perciò, qualsiasi critico deve ammettere che ogni profezia di cui discuteremo in questo scritto, e molte altre, è stata scritta molto tempo prima della venuta di Gesù (almeno 250 anni prima della sua nascita).

 

bibbia dei settanta

Sopra: un antico frammento della Bibbia

dei Settanta tradotto in lingua greca.

 

Inoltre, dimostreremo come il Messia viene descritto nei libri dell'Antico Testamento in maniera così precisa e dettagliata che è letteralmente impossibile spiegare tali predizioni se non affermando che la Bibbia è la Rivelazione di Dio all'umanità. Ai nostri giorni, ci sono persone che respingono tale conclusione, ma che rifiutano anche di considerare in modo imparziale le profezie messianiche e il loro valore.

 

Solamente un pregiudizio contro la profezia soprannaturale stessa (tipica di chi ha un background razionalistico) o un preconcetto contro le profezie che si riferiscono alla persona di Gesù, possono dissuadere qualcuno dall'accettare le Sacre Scritture come messianiche. Abbiamo scritto questo opuscolo per esporre una piccola parte dell'evidenza presente nelle scritti veterotestamentari che hanno predetto l'avvento del Messia. Siamo convinti che Dio ha fornito questa evidenza in modo tale che coloro che sono disposti a lasciare che i fatti parlino da soli possano scoprire la verità.

 

gesù cristo predica

«Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a me per avere la vita» (Gv 5, 39-40).

 

Risolvere un mistero

 

C'è evidenza nella Storia che Dio fornì in anticipo di diverse centinaia d'anni informazioni specifiche riguardanti una persona che Egli sapeva che sarebbe vissuta? Quali dati precisi vengono esibiti e dove possono essere trovati? Le persone che ricevettero tali informazioni erano al corrente di aver ricevuto notizie speciali? Queste profezie costituiscono per noi una solida evidenza?

 

È possibile per noi spiegare queste informazioni diversamente dal fatto che devono provenire da Dio? La comunità ebraica, prima e dopo Cristo, credeva e crede tutt'ora che questi passi della Sacra Scrittura si riferiscono ad un Messia veniente? Le profezie dell'Antico Testamento sono come indizi in una storia misteriosa. In questo articolo tenteremo di raccogliere un numero sufficiente di indicazioni per identificare la persona speciale di cui si parla nelle Sacre Scritture. Come vedremo, gli indizi ci condurranno a chiederci:

 

Chi è il seme (il discendente) della Donna che - insieme alla Donna stessa - schiaccerà la testa del Serpente (Satana)?
Chi è il seme (il discendente) di Abramo, di Isacco e di Giacobbe in cui saranno benedette tutte le nazioni?

Chi è il «profeta come Mosé» di cui Mosé stesso dice «dovrete ascoltarlo»?

Chi è colui che sarà crocifisso?

Chi è il bambino che è Dio e che avrà un regno eterno?

Chi è colui che sarà schiacciato e trafitto per i nostri peccati? Su di chi Dio lascerà cadere l'iniquità dell'intera umanità?

Chi è il germoglio retto, il Re saggio che sarà chiamato «Dio nostra rettitudine»?

Chi è l'«Unto» che verrà ucciso dopo 483 anni?

Chi è colui che è eterno, che regnerà su Israele, e che nascerà a Betlemme Efrata?

Chi è il Signore, «colui che hanno trafitto», per il quale Gerusalemme e tutta la nazione d'Israele piangerà e sarà in lutto?

 

Nessuno può negare che la Bibbia stessa dichiara di essere la Rivelazione di Dio:

 

«Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona» (2 Tm 3, 16-17).

 

Se non siete d'accordo, il soggetto discusso in questo articolo dovrebbe interessarvi, perché la pretesa della Bibbia all'unicità e le profezie di un Messia futuro vanno di pari passo. Se dunque le profezie si sono realmente realizzate, la Bibbia ha fornito informazioni sul futuro che solamente Dio può conoscere.

 

Siamo consapevoli che alcune persone hanno dato diverse interpretazioni a questi passi profetici, ma siamo anche convinti che tali interpretazioni siano il risultato di malintesi o di pregiudizi che non permettono all'evidenza di parlare da sé 4. Tuttavia, prima di esaminare le profezie stesse, vogliamo documentare il fatto che Dio promise di fornire informazioni attraverso i Suoi profeti a riguardo del futuro.

 

Dio promise di parlare, tramite i Suoi profeti, di cose riguardanti il futuro?

 

Dio promise di parlare attraverso i Suoi profeti. Infatti, Egli disse che questa sarebbe stata la prova che era Dio, il vero Dio di tutta la terra. Egli sfidò chiunque a fare premonizioni sul futuro accurate e precise quanto le Sue:

 

«Chi è come me? Si faccia avanti e lo proclami, lo riveli di presenza e me lo esponga. Chi ha reso noto il futuro dal tempo antico? Ci annunzi ciò che succederà. Non siate ansiosi e non temete: non forse già da molto tempo te l'ho fatto intendere e rivelato»? (Is 44, 7-8).

 

«Chi ha fatto sentire quelle cose da molto tempo e predetto ciò fin da allora? Non sono forse io, il Signore»? (Is 45, 21).

 

yahwèh

 

È significativo il fatto che nel libro più messianico di tutto l'Antico Testamento - quello di Isaia - Dio parla più frequentemente della Sua abilità nel predire il futuro. Egli sfida i falsi déi (gli idoli) e i loro profeti a fare altrettanto. Ad esempio:

 

«Vengano avanti e ci annunzino ciò che dovrà accadere. Narrate quali furono le cose passate, sicché noi possiamo riflettervi. Oppure fateci udire le cose future, così che possiamo sapere quello che verrà dopo. Annunziate quanto avverrà nel futuro e noi riconosceremo che siete déi» (Is 41, 22-23).

 

«Io avevo annunziato da tempo le cose passate, erano uscite dalla mia bocca, le avevo fatte udire. D'improvviso io ho agito e sono accadute [...]. Io te le annunziai da tempo, prima che avvenissero te le feci udire» (Is 48, 3-5).

 

dio creatore

 

Anche nel Nuovo Testamento si afferma che gli antichi profeti hanno parlato ispirati da Dio. Spiega San Pietro:

 

«Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio» (2 Pt 1, 20-21).

 

L'Apostolo San Pietro aggiunge che gli antichi profeti, i cui scritti attraversano un arco di mille anni, sono del tutto concordi a riguardo di una precisa Persona futura:

 

«Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome» (At 10, 43).

 

«Null'altro io affermo se non quello che i profeti e Mosé dichiararono che doveva accadere, che cioè il Cristo sarebbe morto, e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunziato la luce al popolo e ai pagani» (At 26, 22-23).

 

san pietro apostolo

San Pietro Apostolo.

 

Definizione del termine «Messia»

 

La parola «Messia» è presa dal Salmo 2 (v. 2) e da Daniele (Dn 9, 25-26), dove Mashiyach (in ebraico), Christos (in greco), vuol dire «l'Unto». Il termine prende il suo significato dalla pratica ebraica di «ungere» i profeti, i sacerdoti e i re per i loro rispettivi uffici. Come termine generico potrebbe essere applicato ad un re terreno, come ad esempio Davide (2 Re 19, 21) che fu unto per adempiere allo scopo divino del suo ufficio.

 

Sopra: la lettere che formano parola ebraica «Moshiach», il termine usato dagli ebrei attuali per identificare il Messia, il futuro (!?) re d'Israele.

 

Vi era comunque un individuo unico al quale il termine «Messia» veniva applicato in modo speciale. Dio parlò di un futuro capo d'Israele che avrebbe seduto sul trono di Davide e avrebbe annunciato un'era senza precedenti di giustizia e di pace. Egli avrebbe simultaneamente ricoperto tutti i tre uffici di profeta (proclamatore autorevole), sacerdote (sacrificatore spirituale) e re (sovrano politico).

 

Egli sarebbe stato la realtà e l'adempimento finale di tutti gli altri usi vagamente prefigurativi del termine «Messia» 5. Sarebbe stato «colui che deve venire», la persona eccezionale che Dio avrebbe identificato in anticipo. Come scrisse l'Apostolo San Pietro,

 

«Dio però ha adempiuto così ciò che aveva annunziato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo (Messia) sarebbe morto» (At 3, 18).

 

Le profezie e la scienza delle probabilità

 

Chiunque può fare delle predizioni: è facile! Ma adempierle è tutta un'altra storia. Più numerose e dettagliate sono le asserzioni che possiamo enunciare circa il futuro, e maggiore sarà la possibilità che verremo screditati. Ad esempio, quanto pensate che sia difficile indicare il tipo esatto di morte che un leader religioso sperimenterà fra un migliaio di anni? Potreste descrivere e predire un metodo di esecuzione oggi sconosciuto che non verrà inventato prima di diverse centinaia di anni? È ciò che fece Davide nel 1000 a. C. quando scrisse il Salmo 22.

 

Inoltre, se voi enunciaste cinquanta profezie precise relative ad un uomo che verrà nel futuro e che non incontrerete mai, quanto difficile pensate che sarebbe per quell'uomo portare a compimento tutte le vostre cinquanta predizioni? Quanto arduo potrebbe essere per quell'uomo se venticinque delle vostre predizioni riguardassero ciò che altre persone gli faranno e che quindi saranno completamente al di fuori del suo controllo? È probabile che sia possibile accomodare una o due di queste profezie, ma sarebbe virtualmente impossibile per qualsiasi uomo adempiere a tutte queste predizioni.

 

Se può essere provato che tali profezie furono pronunciate centinaia di anni prima della venuta del Messia, e che un uomo le abbia realizzate tutte, quell'uomo dev'essere logicamente il Messia. Dio fornì un gran numero di profezie (più di 400!) sul Messia per almeno due ragioni: primariamente perché risultasse facile identificarlo. E secondariamente, per rendere impossibile il compito ad un eventuale impostore. Permetteteci ora di porre una domanda intrigante. Se ammettessimo che 456 profezie si sono adempiute in una sola persona, che cosa ci direbbe a questo proposito la scienza della probabilità?

 

isaia profeta

 

 In breve, essa ci direbbe che se numerose e accurate predizioni riguardanti un Messia futuro fossero state adempiute centinaia di anni dopo da una persona, questa sarebbe una prova ragionevole dell'esistenza di Dio. Ed ecco perché. La scienza delle probabilità tenta di determinare le possibilità che un determinato evento possa accadere.

 

Peter W. Stoner (1888-1980), emerito matematico e astronomo, nonché docente di Scienze al Westmont College, autore dell'opera Science Speaks: Scientific Proof of the Accuracy of Prophecy in the Bible, ha calcolato le probabilità che ha un uomo di adempiere ad alcune delle più famose profezie fatte a riguardo del Messia. Le stime furono eseguite da dodici classi diverse composte da 600 studenti universitari. Essi soppesarono attentamente tutti i fattori, discussero a lungo ogni singola profezia, ed esaminarono le varie circostanze che potrebbero indicare che gli uomini avrebbero cospirato insieme per poter adempiere una particolare profezia.

 

peter w. stoner - science speaks

Sopra: Peter W. Stoner e suo libro

Science Speaks.

 

Gli studenti elaborarono prudentemente delle stime abbastanza caute fino a raggiungere un accordo unanime con gli studenti scettici. In seguito, il Prof. Stoner vagliò le loro valutazioni e le rese ancor più prudenti. Inoltre, egli invitò altri scienziati scettici a fare una loro valutazione per vedere se le sue conclusioni fossero più che corrette. Giunto al termine, egli sottopose i suoi calcoli per una revisione al Committee of the American Scientific Affiliation. Dopo averli esaminati, quest'organo scientifico verificò se i suoi calcoli erano affidabili ed accurati dal punto di vista del materiale scientifico presentato 6.

 

Dopo avere esaminato otto profezie diverse, il Prof. Stoner e i suoi studenti hanno prudentemente valutato che le possibilità che un uomo possa adempiere tutte le profezie era di una su 1.017. Per mostrare quanto sia grande sia la cifra 1.017 (una cifra con diciassette zeri!), Stoner si servì di un esempio. Immaginate di ricoprire l'intero Stato del Texas con uno strato profondo 61 cm. di dollari d'argento.

 

Il numero totale di dollari d'argento necessari a ricoprire tutto lo Stato sarebbe stato di 1.017. Ora, scegliete uno solo di quei dollari d'argento, contrassegnatelo e lasciatelo cadere da un aeroplano. Poi, mescolate completamente tutti i dollari d'argento che ricoprono lo Stato. Dopo che ciò è stato fatto, bendate un uomo e ditegli che può viaggiare ovunque desidera nello Stato del Texas.

 

Ma prima o poi deve fermarsi, immergere una mano nei 61 cm dollari d'argento e tentare di raccogliere quel dollaro d'argento che è stato marcato. Ora, le possibilità che egli possa trovare quel dollaro d'argento nello Stato del Texas equivalgono alle possibilità che avevano i profeti di pronunciare otto profezie che si sarebbero avverate in un uomo che sarebbe vissuto nel futuro. Il Prof. Stoner concluse:

 

«L'adempimento di queste otto profezie prova da solo che Dio ha ispirato la stesura di quelle profezie con una tal precisione che manca solamente una possibilità su 1.017 per essere assoluta» 7.

 

Un altro modo per dire se una qualsiasi persona minimizzasse o ignorasse l'importanza dei segni biblici di identificazione riguardanti il Messia sarebbe sciocca. Tuttavia, ci sono ben di più di otto profezie. In un altro calcolo, Stoner utilizzò quarantotto profezie (anche se avrebbe potuto utilizzarne 456) e giunse alla stima estremamente cauta che le probabilità che quarantotto profezie si potessero adempiere in una solo persona sono di una su 10.157.

 

A cosa equivale 10.157? In 10.157 anni, una formica potrebbe trasportare tutti gli atomi in 600.000 bilioni, bilioni, bilioni di bilioni dei nostri universi ad una distanza di 380.000.000.000.000.000.000.000 di km. Essa potrebbe compiere questa impresa spostando un atomo alla volta, trasportandolo ad una distanza di 30.000.000.000 di anni luce e viaggiando solamente alla velocità di 2,54 cm ogni 15.000.000.000 di anni 8.

 

Questo numero incredibilmente grande illustra perché è impossibile a chiunque ad adempiere casualmente a tutte le profezie messianiche. Infatti, il matematico francese Émile Borel (1871-1956), una delle principali autorità nel campo della teoria delle probabilità, nel suo libro Les probabilités et la vie («Le probabilità e la vita»), ha affermato che una volta che si superano le possibilità che accada un evento di 1.050, le probabilità sono così basse che è impossibile pensare che accadrà 9.

 

émile borel

 

Tutto ciò equivale a dire che è impossibile che queste quarantotto profezie possano essersi adempiute se non per predizione divina. Ciò dimostra che ci deve essere un Dio che ha fornito per via soprannaturale tali informazioni. La domanda è la seguente: è possibile dimostrare che tali profezie esistono realmente? Ora esamineremo diversi passi profetici contenenti specifiche asserzioni sul Messia.

 

Mentre le leggete, ponetevi le seguenti domande: questa è realmente una profezia riguardante una persona futura? Gesù Cristo e nessun altro le ha portate a compimento? Com'è possibile che ognuna di queste profezie abbia potuto realizzarsi in un uomo vissuto centinaia di anni dopo che esse sono state pronunciate? In altre parole, se si ammette che ogni profezia concerne il Messia e che Gesù Cristo ha adempiuto tali profezie, ciò non prova forse che Gesù è il Messia?

 

Per gli antichi ebrei, il Leone di Giuda e l'Agnello immacolato erano entrambi simboli messianici.

 

Il discendente della Donna schiaccerà la testa di Satana

 

Il testo biblico

 

«Allora il Signore Dio disse al serpente: "Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno (Gn 3, 14-15).

 

«Ipsa conteret caput tuum».

 

Il contesto di questo passo

Il contesto di questo passo è la tentazione e la caduta di Adamo ed Eva dovuta in parte alla falsità del «Serpente». Chi è costui? Il Libro dell'Apocalisse (Ap 12, 9; 20, 2) lo identifica come «il serpente antico», «il diavolo», o «Satana». È evidente che il Serpente in Gn 3, 14 non può essere solo un animale. Dev'essere una persona. Nell'Antico Testamento, la parola «inimicizia» è un termine specifico che si riferisce sempre ad un odio tra persone 10. Non si suole mai descrivere l'«inimicizia» tra un animale e una persona. In questo passo, Satana ha già ingannato Adamo ed Eva. Ora il Signore si rivolge a tutti e tre. Ciò che Egli dice è stupendo!

 

ipsa conteret caput tuum

 

Spiegazione del testo

Esaminando attentamente questo testo, troviamo un certo numero di elementi: Dio sta parlando al Serpente, che non è un animale e che il Libro dell'Apocalisse identifica con Satana. Dio afferma che porrà inimicizia (odio irreconciliabile) tra il Serpente (Satana) e la Donna. Egli dice che porrà questa inimicizia tra il seme del Serpente e il seme della Donna.

 

ipsa conteret caput tuum

 

Secondo autorevoli esegeti, il Signore non si riferisce solo al calcagno della Donna, ma parla in modo specifico anche di «uno» del seme della Donna, un discendente maschio che insieme alla Donna schiaccerà il capo del Serpente 11. Dio annuncia che quest'ultimo schiaccerà la testa del Serpente (Satana), e che il demonio avrebbe insidiato il suo calcagno. Dunque, in questo versetto si parla di cinque partecipanti:

 

Satana;

La Donna;

La stirpe di Satana;

La stirpe della Donna;

E infine di «uno» della stirpe della Donna, colui che schiaccerà la testa di Satana, e il cui tallone sarà insidiato da quest'ultimo.

 

Cosa si intende quando si dice che il discendente maschio della Donna «schiaccerà» la testa del Serpente? I traduttori hanno tradotto il verbo usato nel testo ebraico con «schiacciare» 12. Ciò perché sia il significato del termine che il contesto sono entrambi più adatti. Nel linguaggio ebraico attuale, questo verbo significa «rompere o mandare in pezzi; danneggiare gravemente o ferire» 13. Sebbene venga usato lo stesso verbo - sia per la testa che per il calcagno - vediamo che una delle due ferite è irreversibilmente fatale, mentre l'altra non lo è. Perché?

 

ipsa conteret caput tuum

 

La ragione è l'ubicazione della ferita. Nella testa, il danno è irreparabile, essendo la sede di un organo troppo vitale per sopravvivere se schiacciato. Ma ciò non è vero per il tallone. Schiacciare a qualcuno il calcagno equivale ad infliggergli una ferita seria, ma non irreparabile. Se un uomo cammina sulla testa di un serpente, essa verrà irrimediabilmente schiacciata; ecco perché l'arte ha sempre raffigurato la ferita alla testa del Serpente come fatale.

 

Al contrario, una ferita al tallone può essere curata e guarire. Ciò è il motivo per cui il grande studioso ebreo (convertito al cristianesimo) Franz Delitzsch (1813-1890) ha affermato che questo versetto predice «la chiara promessa della vittoria sul Serpente [...] che viene mortalmente calpestato» 14. In breve, Dio sta dicendo che il discendente maschio della Donna sarà vittorioso su Satana perché quest'ultimo verrà ferito mortalmente.

 

franz delitzsch

 

In questo versetto, il discendente maschio della Donna è Gesù Cristo? È chiaro che esso deve riferirsi ad un uomo futuro e, come vedremo in seguito, Dio Stesso aggiungerà altri segni per identificare quest'uomo. Gesù soddisfa pienamente i requisiti di cui si parla in questo passo. Cristo stesso ha detto chiaramente di essere venuto per distruggere le opere del diavolo (Gv 12, 31; 16, 11; Eb 2, 14; 1 Gv 3, 8). Risulta che qualcun'altro, nella storia dell'umanità, abbia mai fatto una simile affermazione? Quando Gesù morì sulla croce rese disponibile la salvezza ad ogni uomo (Gv 3, 16).

 

 

Egli distrusse il potere che Satana che aveva esercitato su ogni essere umano, e ci offrì la vittoria sul peccato e sul demonio. Grazie alla Sua morte sulla croce e alla Sua risurrezione, Egli inflisse un colpo fatale alla dominio del diavolo sull'uomo (At 10, 38; 26, 15-18; Ef 4, 8; Col 2, 15; Gc 4, 7). Nel futuro, quando Gesù Cristo ritornerà sulla terra (la Parùsia), sconfiggerà definitivamente Satana cacciandolo dalla Terra e rinchiudendolo nell'inferno per sempre (Rm 16, 20; Ap 20, 10).

 

 

Oltre che della stirpe (il discendente) della Donna, il testo parla anche della stirpe del Serpente. Quest'ultima è costituita dagli angeli decaduti o demoni che seguirono Satana nella sua ribellione e dai malvagi che lottano contro il regno di Gesù Cristo. Lungo tutta la Sacra Scrittura si dice che la «stirpe di Satana» tenterà di distruggere l'umanità (Gv 8, 44; Ap 12, 9; 16, 14). Il termine «stirpe della Donna», oltre che a Cristo, si riferisce evidentemente a tutti i Suoi figli spirituali 15.

 

La Donna e la sua discendenza (il Figlio)

schiacciano insieme la testa del Serpente.

 

Dio descrive lo scopo del conflitto. Esso coinvolgerà tutte le generazioni future in una lotta «tra la tua stirpe (di Satana) e la sua stirpe (della Donna)» (1 Pt 5, 8; 1 Gv 5, 19).

 

figli delle tenebre

La stirpe del Serpente sono quelli che Cristo chiama «figli di questo mondo» [...] che «sono più scaltri dei figli della luce» (Lc 16, 8).

 

Il successo di Satana nel traviamento di Adamo ed Eva ha dato luogo alla loro separazione spirituale da Dio (Gn 3, 8, 21-24). E Satana continuerà ad ingannare e a provocare la devastazione della stirpe della Donna e di tutta l'umanità (Ap 12, 9; 20, 2-3). Sempre nel futuro, Dio promette un discendente maschio della Donna che schiaccerà e sconfiggerà Satana e la sua stirpe.

 

 

Morendo in Croce e risorgendo da morte Nostro Signore

Gesù Cristo ha sconfitto il demonio e la sua stirpe.

 

Non è forse questo il messaggio evangelico? Non ha forse detto Gesù Cristo di essere venuto a dare alla Sua vita per la salvezza di molti, a distruggere le opere di Satana (Mt 20, 28; Gv 12, 31; 16, 11), a proclamare l'affrancamento degli schiavi, e a liberare coloro che sono oppressi dal peccato (Lc 4, 18)? In altre parole, questo testo nel capitolo III del Libro della Genesi sta già parlando di Gesù, il Redentore che sarebbe venuto a rovesciare le opere distruttive di Satana per il riscatto di tutta l'umanità.

 

«Vattene Satana» (Mt 4, 10).

 

Gn 3, 15 era riconosciuto dagli antichi ebrei come messianico?

La risposta è sì. Le parole stesse obbligarono gli studiosi ebrei ad un'applicazione messianica del testo molto prima della nascita di Cristo 16. In effetti, il Charles L. Feinberg (1909-1995), docente di Ebraico e di Antico Testamento al Talbot Seminary, un ebreo convertito al cristianesimo, ha dimostrato che non c'è mai stato un periodo storico, dall'antichità al presente, in cui l'interpretazione messianica di Gn 3, 15 non abbia avuto i suoi fautori 17.

 

charles l. feinberg

 

La comunità ebraica di Alessandria (247 a. C.), e i più tardivi Targumim 18, provano questo fatto 19. Nella comunità ebraica, il Targum di Pseudo-Gionata su Gn 3, 15 prova come gli antichi rabbini credessero che le parole di questo versetto si riferissero ai «giorni del Re, il Messia» (71, 122).

 

targumim

Sopra: i Targumim, commentari

ebraici della Sacra Scrittura.

 

Lo stesso può dirsi per il Targum di Gerusalemme 20. Nella sua opera Exposition of Genesis, il rinomato studioso di Antico Testamento Herbert C. Leupold (1892-1972) osserva che «la Chiesa nascente formata da ebrei, esattamente come il "Targum", riteneva questo passo come messianico fin dai primi tempi» 21.

 

exposition of genesis - herbert c. leupold

Sopra: Exposition of Genesis,

di Herbert C. Leupold

 

Il discendente di Abramo, di Isacco e di Giacobbe

 

Il testo biblico (1400 a. C.)
E Dio disse ad Abramo:

 

«Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno [...], e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra» (Gn 12, 2-3).

 

«Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra» (Gn 22, 18).

 

abramo

«Poi (Dio) lo condusse (Abramo) fuori e gli disse: "Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle" e soggiunse: "Tale sarà la tua discendenza"» (Gn 15, 5).

 

Il contesto di questi passi

In Gn 12, Dio comanda ad Abramo di lasciare il proprio paese e di viaggiare «verso il paese che io ti indicherò» (Gn 12, 1). In questo passo, Dio promette che farà di lui «un grande popolo» e che tutta la Terra sarà benedetta attraverso di lui. In Gn 22, Abramo (che ora è Abraham perché Dio ha cambiato il suo nome) viene messo alla prova da Dio. Abramo mostra a Dio che è disposto a fare qualsiasi cosa Dio gli chiederà. Dio vede ciò e promette ad Abramo che nella sua discendenza tutte le nazioni della terra saranno benedette.

 

La spiegazione di questo testo

Conformemente alla profezia in Gn 12, sappiamo dalla Storia che essa venne letteralmente adempiuta poiché:

 

Dio fece di Abramo un grande popolo: la nazione ebraica;

Dio benedisse abbondantemente Abramo;

Dio rese grande il suo nome (anche oggi Abramo è onorato da ebrei, musulmani e cristiani);

Sappiamo anche che tutti i popoli della Terra furono benedetti in Abramo, culturalmente e spiritualmente.

 

Scrive Willis Judson Beecher (1838-1912) nella sua opera The Prophets and the Promise:

 

«Non c'è dubbio che l'intera umanità debba molto ad Abramo e alla sua discendenza. Soprattutto il fatto che essendo la letteratura dei profeti d'Israele stata tradotta in tutte le lingue, è stato possibile comunicare a tutta l'umanità immersa nel paganesimo il monoteismo della religione di Yahwéh [...]. Fermiamoci su questo punto e chiediamoci: la promessa di Dio ad Abramo è stata mantenuta? Tutte le famiglie della Terra sono state benedette in Abramo e nel suo seme? Chi può rispondere altrimenti che affermativamente»? 22.

 

willis judson beecher - the prophets and the promise

Sopra: Willis Judson Beecher e suo libro

The Prophets and the Promise.

 

In Gn 22, 18, Dio promette ad Abramo che tutti i popoli della Terra saranno benedetti a causa del suo discendente 23. È probabile che Abramo fosse a conoscenza della promessa fatta da Dio ad Adamo ed Eva, che dalla stirpe della Donna sarebbe venuto un discendente maschio che avrebbe schiacciato la testa di Satana. Ora Dio estende la Sua promessa attraverso la stirpe di Abramo. La domanda che ci dobbiamo porre è la seguente: chi è il discendente di Abramo di cui Dio parla e nel quale tutte le nazioni saranno benedette?

 

A questo punto, è troppo presto per identificare una determinata persona nel futuro che benedirà tutte le nazioni. Ma chiunque sarà, dovrà essere per forza un discendente di Abramo. L'Apostolo San Matteo pone all'inizio del suo Vangelo un'importante dettaglio: «Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo» (Mt 1, 1). Perché mai? Perché San Matteo aveva letto le Sacre Scritture e sapeva che Dio aveva promesso di benedire tutte le nazioni attraverso la stirpe di Abramo.

 

genealogia di gesù cristo

Sopra: la genealogia di Gesù Cristo.

 

Per San Matteo, Gesù è il discendente di Abramo che avrebbe benedetto tutte le nazioni. I fatti dimostrano chiaramente che nessun altro uomo ha mai avuto una tale influenza spirituale sul mondo come Gesù Cristo 24. La benedizione spirituale di Abramo è evidente anche nel passo in cui l'Apostolo San Paolo scrive:

 

«E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede (nel Messia), preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: "In te saranno benedette tutte le genti". Di conseguenza, quelli che hanno la fede (nel Messia) vengono benedetti insieme ad Abramo che credette» (Gal 3, 8-9).

 

giusti dell'antico testamento

Sopra: da sinistra, Mosé, Giuseppe, Abramo ed Elia, quattro personaggi dell'Antico Testamento che si salvarono per aver creduto nella venuta del Messia.

 

Per ragioni di spazio, non possiamo descrivere dettagliatamente l'albero genealogico che Dio ha rivelato. Tuttavia, un breve profilo delle promesse scritturali rivela che la persona speciale scelta da Dio poteva uscire solamente dal seguente lignaggio e in determinate circostanze:

 

Dalla stirpe della Donna (e quindi, virtualmente, da qualsiasi uomo);

Da Abramo (gli avi del Messia sono stati selezionati tra tutti gli uomini della Terra);

Da Isacco (e non da Ismaele, il figlio che Abramo ebbe da Agar, la schiava egizia; Gn 26, 2-4);

Da Giacobbe (e non da Esaù; Gn 28, 13-14);

Da Jesse, padre di Davide (Is 11, 1; Lc 3, 23-32);

Da Davide (Jesse aveva otto figli, ma solo Davide venne scelto; 1 Re 16, 10-13);

In Betlemme (tra tutte le città una sola è stata scelta; Mic 5, 2).

 

Il Profeta come Mosé

 

Il testo biblico (1400 a. C.)

 

- Mosé:

 

«Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto» (Dt 18, 15).

 

mosé

 

- Dio:

 

«Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole, che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto» (Dt 18, 15,18-19).

 

mosé

 

Il contesto di questo passo

Tramite Mosé, Dio avverte Israele di astenersi dalle pratiche idolatriche delle circostanti nazioni cananee (Dt 18, 9-12). In questo suo avvertimento, Dio istruisce Israele su come distinguere tra un «vero profeta» e un «falso profeta» (Dt 13, 1-5; 18, 19-22). Ogni profeta che dice di parlare in nome di Dio e le cui parole non si avverano è un «falso profeta»; Dio non ha parlato attraverso di lui. Nello stesso contesto, Dio dice ad Israele che invierà dei veri profeti che parleranno in Suo nome. Inoltre, Israele deve attendere un altro profeta che sarà come Mosé, che Dio eleverà in modo speciale e identificherà.

 

Spiegazione del testo

Pensate per un momento. Potrà mai sorgere un Profeta come Mosé, un personaggio unico in Israele? Perché mai questo passo sul Profeta come Mosé è sempre stato considerato un riferimento al Messia che deve venire? Innanzi tutto, è un fatto che in tutta la sua Storia, il popolo d'Israele non ha mai applicato ad alcun profeta queste particolari parole.

 

Ciò evidentemente non significa che qualche rabbino non abbia tentato di applicare questo passo al proprio profeta favorito. Ma non può essere negato che la nazione d'Israele, presa nel suo insieme, non ha mai ritenuto alcun profeta dell'Antico Testamento pari a Mosé 25. Secondariamente, questo non è un riferimento a Giosué in quanto:

 

Non c'è alcuna somiglianza tra Mosé e Giosué;

In nessun punto della Sacra Scrittura si dice che Giosué sia stato un profeta, o che abbia adempiuto all'ufficio di profeta;

Proprio nel periodo in cui Giosué guidò Israele venne affermato: «Non è più sorto in Israele un profeta come Mosé» (Dt 34, 10).

 

In terzo luogo, la parola «Profeta» è al singolare, e quindi deve per forza riferirsi ad un futuro Profeta individuale. In quarto luogo, fino all'avvento di Gesù, nessuno era superiore a Mosé, perché è stato detto solamente di Mosé e di Gesù che conoscevano Dio e parlavano con Lui «faccia a faccia» (Dt 34, 10; Nm 12, 8; Mt 3, 17; Mc 9, 7; Gv 11, 41-42; 17, 1-5).

 

In quinto luogo, può essere dimostrato che al tempo di Cristo, gli ebrei credevano che il Profeta come Mosé non fosse ancora arrivato. Infatti, gli inviati del Sinedrio chiesero a San Giovanni Battista: «Sei tu il Profeta»? (Gv 1, 21), e il Battista rispose negativamente. Ma quando le persone videro i miracoli compiuti da Gesù, dissero:

 

«Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo»!;

«Questi è davvero il profeta»!;

«Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosé nella Legge e i profeti» (Gv 6, 14; 7, 40; 1, 45).

 

redentore

 

Qual'era l'evidenza che convinse le persone vissute ai tempi di Gesù che Egli era il Profeta che Mosé definì «pari a me»? Potrebbe una qualsiasi persona che non sia il Messia essere degna di essere considerata pari a Mosé? Nelle righe seguenti, tracceremo alcuni paralleli tra Mosé e Gesù, che provano che Gesù è come Mosé. Ma proveremo anche che Gesù è molto più grande di Mosé. Solamente Gesù portò totalmente a compimento e superò il ministero profetico di Mosé, ed è Colui che Dio promise che sarebbe venuto.

 

Un grande fondatore di religione

Mosé portò la rivelazione di Dio della Legge e fondò la religione israelitica. Ma Gesù fornì la rivelazione completa di Dio, della grazia e della verità (Gv 1, 17), portò a compimento tutta la Legge (Mt 5, 17), e divenne il Fondatore e il Redentore della religione cristiana (1 Tm 2, 5-6).

 

Un grande rivelatore di Dio
Mosé rivelò Dio scrivendo la Toràh. Egli non indicò altre persone, ma scrisse fedelmente su Dio e sugli avvenimenti futuri che Dio gli rivelò. Ma Gesù affermò:

 

«Se credeste infatti a Mosé, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole»? (Gv 5, 46-47).

 

gesù redentore

 

Inoltre, Gesù non parlò solo di Dio, ma affermò di essere Dio (Gv 5, 18; 10, 30).

 

Un grande legislatore

Mosé fu l'unico profeta autorizzato da Dio a dare la Legge ad Israele. Ma fu Gesù che diede la piena comprensione della Legge di Dio e che prescrisse «nuovi» comandamenti ad Israele. Gesù citò la Legge quando disse: «Avete inteso che fu detto agli antichi...», ma aggiunse quello che nessun altro profeta aveva mai osato dire: «Ma io vi dico...» (Mt 5, 21-22). Ecco perché

 

«quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi» (Mt 7, 28-29).

 

Un grande operatore di miracoli

Mosé fu un grande operatore di miracoli (le dieci piaghe d'Egitto, il passaggio del Mar Rosso, ecc...; Es 7, 14; Dt 34, 10-12). Ma Gesù fece grandi miracoli ancor più strabilianti di quelli operati da Mosé. Egli giunse a dire: «Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro mai ha fatto, non avrebbero alcun peccato» (Gv 15, 24). Infatti, nessuno potrebbe negare i Suoi miracoli perché ne furono testimoniati migliaia di persone:

 

«Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazareth, uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete» (At 2, 22).

 

gesù ridà la vista ad un cieco

Gesù guarisce un cieco.

 

Gesù non solo placò il mare e la tempesta, ma guarì istantaneamente migliaia di persone da malattie incurabili e da deformità, risuscitò i morti, diede la vista ad un cieco dalla nascita, cacciò i demoni e sconfisse la morte stessa quando risuscitò da morte (Mt 4, 23; 8, 3; 16, 23-27; 9, 6- 35; 14, 14-25; 15, 30; 19, 2; 21, 14; Mc 1, 34; 3, 10; Lc 4, 33-35, 40; 7, 11-15, 21; 8, 41-56; Gv 9, 1-7; 2, 19-22). È per questa ragione che le moltitudini «furono prese da grande stupore» (Mc 5, 42) e si meravigliarono dicendo: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele»! (Mt 9, 33).

 

gesù guarisce un lebbroso

Gesù guarisce un lebbroso.

 

Un grande liberatore

Mosé liberò Israele dalla schiavitù dell'Egitto (Es 3, 4; At 7, 20-39). Ma Cristo liberò il mondo intero dalla ben più terribile schiavitù del peccato (Mt 20, 28; Ef 2, 1-8; Rm 3, 28; 4, 6).

 

Un grande mediatore

Mosé fu il mediatore tra Dio e Israele. Ma Gesù è il Mediatore tra Dio e tutta l'umanità. Scrive San Paolo:

 

«Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti» (1 Tm 2, 5-6).

 

san paolo

San Paolo Apostolo.

 

Un grande intercessore

Mosé fu il grande intercessore per il popolo Israele, impedendo a Dio di distruggerlo all'istante quando stava adorando il vitello d'oro (Es 32, 7-14; Nm 14, 11-20). Ma Gesù è un intercessore ancora più grande. Egli ora intercede in favore di tutta l'umanità (Gv 3, 16; Eb 7, 25; Nm 21, 4-9; Gv 3, 14).

 

Un grande Profeta, Giudice e Re

Mosé fu un grande profeta, giudice e re (Es 18, 13; Dt 33, 5). Ma Gesù lo fu nella pienezza (Gv 1, 19-21, 29, 34-45; Mt 2, 2; Gv 5, 26-29; Eb 7, 17).

 

Mosé fu come un Messia

Ma Gesù è il Messia. Egli lo affermò parlando sia alle persone comuni che alle autorità religiose, come il sommo sacerdote Caifa. Alla samaritana che disse:

 

«"So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa"», Gesù rispose: "Sono io, che ti parlo(Gv 4, 25-26).

 

gesù e la samaritana

Gesù e la samaritana.

 

Il sommo sacerdote Caifa chiese a Gesù: «"Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto"»? Gesù rispose: "Io lo sono (Mc 14, 61-62).

 

Dt 18, 15 era riconosciuto dagli ebrei come un passo messianico?

La Mishna - Sefer Hamitzvot («Libro dei Comandamenti») - nei Comandamenti Negativi (nº 13) afferma:

 

«Il profeta che Dio susciterà dovrà uscire "in mezzo a te, fra i tuoi fratelli"(Dt 18, 15). Ciò significa anche che egli deve sorgere nella terra d'Israele» 26.

 

 

Scrive il già citato Franz Delitzsch:

 

«Il Talmud asserisce "che il Messia dev'essere il più grande dei profeti futuri, essendo molto vicino allo spirito del nostro maestro Mosé". Inoltre, questa profezia (in Deuteronomio 18, 15), potrebbe ricevere il suo compimento solamente nel Messia. Essa fu intesa così anche dagli ebrei che vivevano ai tempi di Nostro Signore» 27.

 

talmud

 

Salmo 21: chi è il crocifisso?

 

Il testo biblico (1000 a. C.)

 

«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? [...] Mi scherniscono quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo: "Si è affidato al Signore, lui lo scampi; lo liberi, se è suo amico" [...]. Come acqua sono versato, sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore è come cera, si fonde in mezzo alle mie viscere. È arido come un coccio il mio palato, la mia lingua si è incollata alla gola, su polvere di morte mi hai deposto. Un branco di cani mi circonda, mi assedia una banda di malvagi; hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa. Essi mi guardano, mi osservano: si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte» (Sl 21, 1, 7 , 8, 14-18).

 

«Hanno forato le mie mani e i miei piedi».

 

 «Si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte» (così Davide nel Salmo 21). «I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: "Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca (Gv 19, 23-24).

 

Il contesto di questo passo

 

Il Salmo 21 è sia un grido d'angoscia che un canto di lode a Dio.

 

«È la preghiera angosciata di Davide, del servo devoto e sofferente sacrificato dagli empi e dai prolungati attacchi dei nemici che non ha provocato e dai quali Dio non lo ha (ancora) liberato» 28.

 

Nel suo libro Messianic Prophecy («Profezia messianica»), Charles Augustus Briggs (1841-1913), docente di ebraico all'Union Theological Seminary, commenta il Salmo 21 con le seguenti parole:

 

«Il Salmo 21 descrive un uomo sofferente con il corpo contratto, con l'ossatura febbricitante e con le mani e i piedi perforati. Egli è circondato da nemici crudeli che lo deridono per la sua fiducia in Dio e si spartiscono i suoi indumenti come loro bottino. Egli è abbandonato da Dio per un periodo, finché viene strappato dalla polvere della morte. Quindi viene liberato e loda il suo liberatore con sacrifici» 29.

 

Sopra: Charles Augustus Briggs e

il suo libro Messianic Prophecy.

 

Spiegazione del testo

In questo passo, che descrive i sentimenti e le circostanze vissuti da re Davide, troviamo diversi paralleli stupefacenti che combaciano perfettamente con l'esperienza futura vissuta da Gesù Cristo sulla croce. La domanda che dobbiamo porci è la seguente: queste straordinarie similitudini esistono unicamente nelle menti dei cristiani, o le parole che re Davide scrisse mille anni prima della Passione di Cristo predicono le sofferenze del futuro Messia? David Baron (1857-1926), lo studioso ebreo convertito al cristianesimo, osserva nella sua opera Rays of Messiah's Glory: Christ in the Old Testament:

 

«I cristiani hanno ragione nell'interpretare questo Salmo come una profezia su Cristo? [...]. Essa è l'unica interpretazione che si accorda con il senso comune» 30.

 

rays of messiah's glory: christ in the old testament

 

Ciò che segue è una spiegazione delle parole del Salmo 21 confrontate con il ritratto incredibilmente accurato che esse dipingono della crocifissione di Gesù Cristo avvenuta mille anni più tardi.

 

Re Davide (Salmo 21)  Gesù Cristo (Vangeli)

• Scrisse re Davide: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Sl 21, 1).

 

«Deus meus, Deus meus, ut quid dereliquisti me»?

• Gesù pronunciò le stesse parole mentre moriva sulla croce (Mt 27, 46). Esse esprimono accuratamente il Suo dolore giacché Egli sopportò la pena dovuta per cancellare i peccati del mondo intero (1 Pt 2, 24; 1 Gv 2, 2). In altre parole, avendo caricato su di sé i peccati di tutta l'umanità, Gesù dovette soffrire la separazione (anche se provvisoria) da Dio, Suo Padre (Gal 3, 13-14).

• Scrisse re Davide: «Mi scherniscono quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo» (Sl 21, 8). Il significato della parola «scuotere» è agitare la testa in derisione 31. È anche un gesto di disprezzo e include il fatto che gli avversari non solo approvarono le sofferenze della vittima, ma che godettero nel vedere le sue avversità e calamità 32.

 

gesù deriso

«Mi scherniscono quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo».

Tutto ciò accadde anche a Gesù. Egli venne disprezzato e deriso dalle folle che lo circondavano sulla croce. Le parole che re Davide ha usato, «storcono le labbra, scuotono il capo scuotendo le loro teste», si adattano perfettamente. I sinedriti che lo beffeggiavano, «i capi [...] lo schernivano»; Lc 23, 35); i soldati («i soldati lo schernivano»; Lc 23, 36-38); e anche uno dei due criminali crocifisso insieme a Lui («uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo"»?; Lc 23, 39). Prima della crocifissione, Erode e i soldati lo canzonarono («allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì»; Lc 23, 11). Lo stesso fecero i sacerdoti e i dottori della Legge («c'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza»; Lc 23, 10). E San Matteo riporta il comportamento della folla: «E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: "Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce"»! (Mt 27, 39-40). Tutto ciò corrisponde esattamente alla profezia del Salmo 21.

 

caifa

«Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni»...

• Scrisse re Davide: «Come acqua sono versato, sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore è come cera, si fonde in mezzo alle mie viscere» (Sl 21, 14-15).

 

gesù crocifisso

«Eli Eli lama sabachthani».

 

Come acqua, il Sangue di Gesù è colato dal Suo corpo. È un fatto che la crocifissione provoca la slogatura delle giunture. È ciò che accadde a Gesù. Alla fine, le Sue forze vennero meno. Egli ebbe sete e poi morì (Gv 19, 28-30). Il sangue e l'acqua usciti dal costato di Gesù (Gv 19, 34) erano la prova medica che il Suo cuore era letteralmente scoppiato, adempiendo così le parole di Davide: «Il mio cuore è come cera, si fonde in mezzo alle mie viscere» (Sl 21, 14) 33.

 

 

• Scrisse re Davide: «Un branco di cani mi circonda, mi assedia una banda di malvagi; hanno forato le mie mani e i miei piedi» (Sl 21, 16).

• Anche Gesù fu circondato da persone che lo odiavano, lo sbeffeggiavano, ed erano felici di vederlo soffrire e morire. Essi forarono le mani e i piedi quando lo inchiodarono alla croce (Gv 19, 15-18).

• Scrisse re Davide: «Posso contare tutte le mie ossa. Essi mi guardano, mi osservano: si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte» (Sl 21, 17-18).

 

soldati tunica gesù

• Mentre moriva sulla croce, Gesù Cristo guardò giù e vide che i soldati che l'avevano crocifisso stavano giocandosi a sorte i Suoi indumenti. Coloro che affermano che Gesù e gli evangelisti fecero in modo di adempiere le profezie di Davide, devono spiegare come Gesù morente riuscì a convincere i soldati a compiere questo gesto. O come fece ad impedire a quei soldati di spezzare i Suoi femori, una pratica romana comune attuata per accelerare la morte dei condannati alla morte di croce... Gesù fu l'unico dei tre crocifissi le cui gambe non furono spezzate, adempiendo così alla profezia del salmista: «Molte sono le sventure del giusto, ma lo libera da tutte il Signore. Preserva tutte le sue ossa, neppure uno sarà spezzato» (Sl 33, 20-21; vedi Gv 19, 36). Inoltre, Egli fu l'unico che ricevette un colpo di lancia al costato, realizzando così la profezia del profeta Zaccaria: «Guarderanno a colui che hanno trafitto» (Zc 12, 10; vedi Gv 19, 37).

 

Gli ebrei consideravano il Salmo 21 come messianico?

Pochi sono i rabbini che hanno accettato questo passo come messianico a causa del rifiuto generalizzato tra gli israeliti di un Messia sofferente e crocifisso. Ma il trattato rabbinico Pesiqta Rabbati (Piska 36, 1-2), scritto al più tardi nel IX secolo d. C. facendo uso di materiale precedente, riferisce che questo passo parlerebbe dei peccati di certe persone che peseranno sul Messia come se fosse schiacciato sotto un giogo di ferro.

 

pesiqta rabbati

 

Così, dice questo trattato, «il corpo del Messia è piegato con grande sofferenza» 34. Inoltre, il grande studioso ebreo (convertito al cristianesimo) Alfred Edersheim ha scoperto che un commento straordinario al Salmo 21 appare nello Yalkut 35 sul capitolo 60 del Libro di Isaia, che applica questo passo del Salmo 21 al Messia, e usa quasi le stesse parole con cui evangelisti descrivono il comportamento beffardo delle folle che circondano la croce 36. Il Prof. Charles Briggs, dell'Union Theological Seminary, il cui nome appare su un dizionario ebraico delle Sacre Scritture israelitiche 37, ha affermato:

 

«Queste sofferenze (del Salmo 21) trascendono qualsiasi sofferente storico, con la sola eccezione di Gesù Cristo. Esse trovano la loro esatta controparte nelle sofferenze della croce [...]. Questo ideale è un ideale messianico, e trova la sua unica realizzazione storica in Gesù Cristo» 38.

 

yalkut

 

Ma la maggior parte degli ebrei ha rifiutato e continua a rifiutare l'idea di un Messia sofferente, nonostante questo passo e tutto il capitolo LIII del Libro di Isaia. Ad esempio, David Baron, che aveva ricevuto una severa istruzione rabbinica, riteneva inizialmente assurda l'idea secondo cui il Messia avrebbe dovuto soffrire. In seguito, egli cambiò idea. Lo studio approfondito delle Sacre Scritture gli rivelò il bisogno assoluto del perdono dei peccati 39 e lo portò alla conclusione che l'Antico Testamento aveva predetto che il Messia avrebbe sofferto per i nostri peccati. Questo lo condusse ad accettare Gesù come Messia perché

 

«Gesù di Nazaret è l'unico individuo in tutta la storia della nazione ebraica in cui tutti questi passi profetici trovano il loro compimento» 40.

 

servo sofferente di yahwèh

 

Il Bambino che è Dio e che avrà un regno eterno

 

Il testo biblico (700 a. C.)

 

«Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore degli eserciti» (Is 9, 6-7).

 

gesù bambino

«Poiché un bambino è nato per

noi, ci è stato dato un figlio».

 

Il contesto di questo passo

Israele era stato invaso dal re assiro Tiglath-Pileser (1114–1076 a.C.) - la prima cattività ebraica - e di conseguenza gli israeliti prigionieri erano immersi nella disperazione e si sentivano umiliati.

 

tiglath-pileser

Sopra: il re assiro Tiglath-Pileser.

 

In questa profezia, Dio offre loro una speranza per il futuro. Egli parla di una luce che verrà ad illuminare quelli che sono nell'angoscia e nell'oscurità:

 

«Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9, 1).

 

Il profeta Isaia ricorda che in passato Dio ha umiliato la terra di Zàbulon e la terra di Neftali (nella Galilea settentrionale e meridionale). Tuttavia, «in futuro, renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano e la curva di Goim» (ossia la Galilea, la regione in cui Gesù visse la maggior parte della Sua vita terrena; Is 8, 23). Sono queste persone che, camminando nella oscurità, vedranno «una grande luce».

 

nicodemo sinedriti

 «Disse allora Nicodèmo, uno di loro (del Sinedrio), che era venuto precedentemente da Gesù: "La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa"? Gli risposero: "Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea (Gv 7, 50-51.). Nel passo appena citato del profeta Isaia (Is 9, 1), si afferma che la Galilea era la terra che avrebbe visto «una gran luce» (il Messia), e quindi i membri del Sinedrio ebraico erano in errore quando dicevano che da quella regione non sarebbe sorto alcun profeta.

 

Poi Dio prosegue descrivendo il bambino che nascerà, il figlio che ci verrà dato. Egli sarà contemporaneamente umano («un bambino è nato per noi») e divino («ed è chiamato: [...] Dio potente»), e che regnerà per sempre sul trono di David. Questi dev'essere per forza il Messia promesso. Del resto, le parole che l'angelo proferisce alla Vergine Maria nell'Annunciazione confermano la profezia del regno eterno di un Uomo-Dio:

 

«Entrando da lei (Maria), disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1, 28-32).

 

annunciazione

«Ti saluto, o piena di grazia,

il Signore è con te».

Spiegazione del testo

Questa profezia dichiara esplicitamente che:

 

Un bambino nascerà dal popolo ebraico;

Il governo sarà sulle sue spalle: Egli sarà un Re;

Sarà chiamato «Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace» 41;

Il regno di pace inaugurato da questo bambino non cesserà mai di crescere;

Egli regnerà sul trono di Davide e il suo regno sarà eterno;

Il passo pone specificamente l'adempimento di questa profezia in Galilea quando dice che Dio onorerà «la terra vicina al mare, oltre il Giordano, la Galilea dei gentili».

 

cristo re

 

A riguardo di Zàbulon e Nèftali, lo studioso di ebraico e di Antico Testamento Edward J. Young (1907-1968) commenta nel suo The Book of Isaiah:

 

«Questa [...] regione, disprezzata ai tempi del Nuovo Testamento, venne glorificata quando Dio la onorò, e la profezia venne adempiuta quando Gesù Cristo, il Figlio di Dio, dimorò (stabilmente) in Cafarnao («presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali»; Mt 4, 13) 42.

 

edward j. young - the book of isaiah

Sopra: Edward J. Young e il

suo libro The Book of Isaiah.

 

In Is 9, 6 abbiamo l'asserzione più chiara che il Messia sarà contemporaneamente Dio e Uomo: Egli verrà chiamato «Padre per sempre» e «Dio Potente» (in ebraico El Gibbor), il secondo nome usato da Dio stesso in Is 10, 21 e in altri passi. Edward J. Young ha dimostrato che il vocabolo «El» in Isaia è presente come una designazione utilizzata unicamente per indicare Dio:

 

«Così, vediamo che il "Signore", il Santo d'Israele, ed "El Gibbor" (il termine usato per il Figlio in Is 9, 6), indicano la stessa Persona» 43.

 

Alcuni studiosi hanno notato il collegamento di questo passo al Salmo 2, il quale non solo parla del Messia del Signore («e i principi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Messia»; Sl 2, 2), ma parla anche incredibilmente di Dio come se avesse un Figlio: «Egli mi ha detto: "Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato" [...]. Beato chi in lui si rifugia» (Sl 2, 7, 12). Essi hanno quindi concluso:

 

«Ben presto, il Messia fu conosciuto non solo come il figlio di Davide, ma anche come il Figlio di Dio. "Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato"» 44.

 

«Tu sei mio figlio,

io oggi ti ho generato».

 

Is 9, 6-7 era riconosciuto dagli ebrei come un passo messianico?

Non c'è alcun dubbio che i rabbini hanno accettato questi versi come chiaramente applicati al Messia. Il Targum di Isaia, un trattato ebraico, commenta così questo passo:

 

«Il suo nome è stato chiamato fin dai tempi antichi, Consigliere meraviglioso, Dio Possente, Colui che vive per sempre, l'Unto (o Messia), nei cui giorni la pace crescerà su di noi» 45.

 

targum of isaiah

 

Nell'Ottocento, il docente di critica biblica all'Università di Aberdeen Paton James Gloag (1823-1906) osservò che

 

«gli antichi ebrei collegavano questo testo unicamente al Messia. "Il Profeta - dice il Targum di Gionata - parlò della casa di Davide perché un bambino è nato a noi, ci è stato dato un figlio [...]. Il suo nome è consigliere meraviglioso, Dio potente, colui che dimorerà per sempre, il Messia nei cui giorni la pace sarà abbondante su di noi”» 46.

 

 

Il Servo sofferente di Yahwéh

 

Il testo biblico (700 a. C.)

 

«Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

 

passione di cristo

 

Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci da salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti» (Is 53, 1-6).

 

passione di cristo

 

«Uomo dei dolori che

ben conosce il patire».

 

Il contesto di questo passo

Questo passo è il famoso cantico del «Servo del Signore». Egli è un individuo futuro che Isaia descrive in quello che viene chiamato il «canto del Servo». La maggior parte degli esegeti è d'accordo sul fatto che i passi dedicati al «Servo del Signore» sono Is 42, 1-7; 49, 1-7; 50, 4-10; 52, 13; 53, 12.

 

Spiegazione del testo

In questi quattro passi, scopriamo che «il Servo» è il Messia. I testi stessi lo provano, poiché «il Servo» è «il mio eletto di cui mi compiaccio» (Is 42, 1); la Sua missione è di far ritornare la nazione d'Israele a Yahwéh (Is 49, 5); Egli dev'essere la «luce delle nazioni» (Is 42, 6), in le altre parole di tutte le nazioni della Terra e non solo del Popolo Eletto.

 

ego sum lux mundi

«Io sono la luce del

mondo» (Gv 8, 12).

 

Questo «Servo» non può essere Israele, come alcuni hanno preteso, poiché «il Servo» viene specificatamente descritto come uno che non si è ribellato (Is 50, 5). Ora, sappiamo dalla storia d'Israele che questa descrizione non si può applicare alla nazione d'Israele. Is 52, 13 e 53, 12 è il più lungo dei quattro passi del «Servo». Significativamente, questo passo viene citato e applicato a Gesù Cristo più spesso dagli estensori del Nuovo Testamento che di ogni altro passo dell'Antico Testamento.

 

isaia in ebraico

Sopra: il capitolo 53

del Libro di Isaia in ebraico.

 

Nel testo stesso, Yahwéh Dio chiama questo individuo «il mio servo» (Is 52, 13), e dichiara che esso «avrà successo, sarà onorato, esaltato e molto innalzato» (Is 52, 13). È significativo che in ebraico queste sono le stesse parole usate da Isaia per descrivere Yahwéh («il Signore degli eserciti») in Is 6, 1-3. Ma consideriamo i versetti 14 e 15 del capitolo LII. È importante notare come non sembra affatto che il Servo debba avere successo. Parlando inizialmente del Suo Servo, Dio ci informa che

 

«molti si stupirono di lui tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell'uomo» (Is 52, 14).

 

 «Ma io sono un verme e non un uomo, l'infamia degli uomini e il disprezzato dal popolo» (Salmo 21, 6).

 

Ma poi, misteriosamente e rapidamente, il ritratto cambia. Il testo dice:

 

«Così si meraviglieranno di lui molte genti; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai ad essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito» (Is 52, 14-15).

 

È forse logico concludere che il versetto 14 si riferisce alla prima venuta di Gesù Cristo, quando Egli fu tormentato, ferito e percosso? E il versetto 15 si riferisce forse alla Sua seconda venuta, quando tornerà come Messia trionfante a dominare la Terra? Walter C. Kaiser jr, docente di Antico Testamento e Lingue Semitiche alla Trinity Evangelical Divinity School di Deerfield, nell'Illinois, nella sua opera Toward an Old Testament Theology, ha indicato giustamente che, secondo il testo,

 

«gli uomini avrebbero rifiutato il messaggio del Servo (53, 1), la Sua persona (53, 2) e la Sua missione (53, 3). Ma la Sua sofferenza vicaria avrebbe riparato alla separazione tra Dio e l'uomo (53, 4-6); e sebbene avrebbe sofferto (53, 7), sarebbe morto (53, 8), e sarebbe stato sepolto (53, 9), sarebbe successivamente tornato in vita, sarebbe stato esaltato e riccamente ricompensato (53, 10-12)» 47.

 

walter c. kaiser jr - toward an old testament theology

Sopra: Walter C. Kaiser jr e il suo libro

Toward an Old Testament Theology.

 

Chi potrebbe essere il Servo di Isaia? Chi altri se non Gesù Cristo?

 

Egli dichiarò di essere il Messia (Mt 26, 63-65; Gv 4, 25-26);

Affermò che il Suo Sangue sarebbe stato versato per molti per il perdono dei peccati (Mt 26, 28; Is 53, 12);

Come aveva predetto, uscì risorto dal suo sepolcro (Mt 17, 22-23; Lc 24, 45-46; Is 53, 10-11).

 

Alcuni hanno sostenuto che il Servo sofferente in Is 52-53 sarebbe Isaia stesso. Essi dicono che Isaia avrebbe usato un linguaggio figurato simile a quello utilizzato dal profeta Geremia quando descrisse le sue sofferenze scrivendo: «Ero come un agnello mansueto che viene portato al macello» (Ger 11, 19). Secondo una seconda interpretazione, le sofferenze del Servo sarebbero quelle della nazione d'Israele.

 

«Ecce agnus Dei, ecce qui tollis

peccata mundi» (Gv 1, 29).

 

Quest’ultima avrebbe tremendamente sofferto nel corso della sua storia, e Isaia parlerebbe figurativamente della nazione come capro espiatorio dell'umanità. Altri pensano che Isaia alluderebbe al fatto che Dio avrebbe posto su Israele il peso tremendo di tutti peccati dell'umanità affinché essa possa sopravvivere 48.

 

isaia - la vergine

 «Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» (Is 7, 14).

 

Ma ci sono ragioni solide che ci inducono a scartare queste due interpretazioni. Innanzi tutto, il testo biblico stesso ci insegna che il «Servo sofferente» non può essere né Isaia, né la nazione ebraica. La ragione si trova nel versetto 9 dove del Servo si dice che «non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca». Ciò non può assolutamente essere applicato ad Isaia o alla nazione d'Israele. Isaia dice chiaramente di se stesso e d'Israele:

 

«Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo ad un popolo dalle labbra impure io abito» (Is 6, 5).

 

isaia profeta

 Sopra: il profeta Isaia ha predetto che il Messia sarebbe nato da una Vergine, avrebbe sofferto per la salvezza degli uomini e sarebbe risorto.

 

In un altro punto, Isaia confessa: «Poiché sono molti davanti a te i nostri delitti, i nostri peccati testimoniano contro di noi» (Is 59, 12). Quindi, il testo biblico prova che sia Isaia che Israele non si attagliano alla descrizione del «Servo sofferente» che «non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca» (versetto 9). C'è poi un’altra ragione per cui questo passo dev'essere una descrizione del Messia veniente e non un riferimento ad Isaia o alla nazione d'Israele.

 

Tale ragione si trova nel versetto 10. In esso si dice che il «Servo sofferente» «offrirà se stesso in espiazione» delle colpe. Secondo la Legge di Mosé, l'offerta espiatoria doveva essere un agnello senza macchia; esso doveva essere perfetto (Lv 6, 6-7). Dunque, la vita che viene offerta in riparazione per gli altri dev'essere obbligatoriamente una vita perfetta. Ancora una volta, Isaia ammette che né lui né la nazione ebraica possiedono i requisiti necessari. Per ultimo, la prova che Isaia sta parlando del Messia che verrà e non della nazione d'Israele è presente in Is 53, 8 dove il testo afferma: «Per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte». Di che popolo si parla? Non può essere che Israele.

 

gesù crocifisso

«Il Signore fece ricadere su di

lui l'iniquità di noi tutti» (Is 53, 6).

 

Quindi, se il «Servo» è colpito «per l'iniquità del mio popolo», il «Servo» non può essere Israele. Questi dev'essere il Messia che soffrirà. In tutto questo passo, il «Servo» viene ritratto come un individuo. Si parla di quello che ha fatto; di come fu disprezzato; di come fu rifiutato, e di come il Signore pose su lui l'iniquità di noi tutti. Tutto questo il «Servo» lo farà in favore «del mio popolo».

 

Questo testo parla di Gesù Cristo?

Nella tabella che segue presentiamo dieci paralleli tra quello che Isaia dice che accadrà al Messia e quello accadde a Gesù secondo i racconti storici presenti nei Vangeli. Ricordate che Isaia scrisse queste parole sette secoli prima della nascita di Cristo.

 

Isaia (capitolo 53)  Nuovo Testamento

• Scrisse Isaia: «Scrisse Isaia: «Egli è stato trafitto per i nostri delitti» (Is 53, 5).

«Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l‘altro a sinistra» (Lc 23, 33; Gv 19, 34).

• Scrisse Isaia: «(Egli è stato) schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci da salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (Is 53, 5).

• Scrive San Pietro: «Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti» (1 Pt 2, 24).

Scrisse Isaia: «Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti» (Is 53, 6).

• Scrive San Paolo: «È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe» (2 Cor 5, 19). Commenta San Pietro: «Anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio» (1 Pt 3, 18); «Eravate erranti come pecore» (1 Pt 2, 25).

Scrisse Isaia: «Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca» (Is, 53, 7).

«E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla. Allora Pilato gli disse: "Non senti quante cose attestano contro di te"? Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore» (Mt 27, 12-14).

• Scrisse Isaia: «Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo» (Is 53, 8).

 

«Ecce homo» (Gv 19, 5).

«Allora Gesù disse loro: "Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi. Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture"! Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono [...]. Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il Sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così le loro testimonianze non erano concordi [...]. Tutti sentenziarono che era reo di morte. Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: "Indovina". I servi intanto lo percuotevano» (Mc 14, 48-50, 55-56, 64-65).

• Scrisse Isaia: «Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte» (Is 53, 8).

 

ecce homo

«E detto questo (Pilato) uscì di nuovo verso i giudei e disse loro: "Io non trovo in lui nessuna colpa"» (Gv 17, 38).

• San Pietro alla folla dei giudei: «Voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto [...], e avete ucciso l'autore della vita [...]. Dio, dopo aver risuscitato il suo servo, l'ha mandato prima di tutto a voi» (At, 3, 14-15, 26).

 

E San Paolo: «Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito [...]. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5, 6, 8).

• Scrisse Isaia: «Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca» (Is 53, 9).

 

Sepolcro dei tempi di Gesù.

«Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra» (Mt 27, 38). «Chiamato il centurione, (Pilato) lo interrogò se fosse morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe (d'Arimatea, un uomo ricco). Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro» (Mc 15, 44-46).

• Scrisse Isaia: «Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione» (Is 53, 10).

 

 

• San Pietro alla folla dei giudei: «Dio però ha adempiuto così ciò che aveva annunziato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo (Messia) sarebbe morto» (At 3, 18). E San Paolo: «Tutto questo però viene da Dio [...]. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo» (2 Cor 5, 18, 19).

• Scrisse Isaia: «Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità» (Is 53, 11).

 

gesù risorto

Surrexit Dominus vere. Alleluia

• San Paolo: «Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta» (1 Cor 15, 3-6).

 

«Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo»? (Rm 8, 24).

• Scrisse Isaia: «Perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori» (Is 53, 12).

 

«Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra».

«Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra» (Mt 27, 38). «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 34). «Gesù nostro Signore, il quale è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione» (Rm 4, 25).

 

«Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi» (Rm 8, 34). «Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore» (Eb 7, 25).

 

I summenzionati paralleli sono difficili da spiegare con ragioni puramente razionalistiche. Scrive l'eminente esegeta scozzese e teologo Paton J. Gloag:

 

«Non vediamo come chiunque possa leggere questa straordinaria profezia senza rimanere colpito dalla sua impressionante somiglianza con il carattere, le sofferenze e la morte del Signore Gesù. Il ritratto è completo: la somiglianza è sorprendente e inequivocabile. Effettivamente, sembra più una storia del passato che una profezia sul futuro [...]. In nessuna porzione della Sacra Scrittura, anche nelle parti più evangeliche del Nuovo Testamento, la dottrina dell'espiazione, che è la grande caratteristica del cristianesimo, è così chiaramente espressa [...]. Inoltre, nessuno può mettere in dubbio che questi oracoli furono pronunciati molti secoli prima che Nostro Signore entrasse in questo mondo» 49.

 

agnello sacrificato

 

Is 52, 13 e 53, 12 erano riconosciuti dagli ebrei come messianici?

La prova che questi passi sono stati ritenuti da molti dottori della Legge come messianici può essere trovata nel fatto che i primi rabbini svilupparono l'idea di due Messia basandosi su questo testo. Anche se non potevano riconciliare le asserzioni così chiaramente di un Messia sofferente e morente con altri versi presenti in altri passi che parlano di un Messia eternamente trionfante e vittorioso, è importante notare che i primi rabbini riconobbero che entrambi i ritratti potevano essere in qualche modo applicati al Messia.

 

Ma piuttosto che considerare un Messia in due ruoli così diversi, essi previdero due Messia: un Messia sofferente conquistatore, chiamato Mashiyach ben David. Oggi, la quasi totalità degli ebrei ortodossi aspetta ancora questo Messia politico, Mashiyach ben David, che conquisterà la Terra e la dominerà per sempre. Allo stesso tempo, ci sono alcuni rabbini che accettano Gesù Cristo come l'«altro» Messia, Mashiyach ben Yussef, anche se rifiutano la Sua divinità 50.

 

mashiyach ben david

Mashiyach ben David.

 

Raphael Patai (1910-1996), ex docente ebreo dell'Università di Gerusalemme, che ha scritto una ventina di opere su temi relativi alle credenze religiose ebraiche, ha osservato nella sua opera The Messiah Texts:

 

«Quando ai tempi talmudici la morte del Messia divenne un dogma, essa fu ritenuta inconciliabile con la credenza in un Messia Redentore che ci avrebbe introdotto nel millennio felice dell'era messianica. Il dilemma venne risolto dividendo la persona del Messia in due...» 51.

 

raphael patai - the messiah texts

Sopra: Raphael Patai e il suo

libro The Messiah Texts.

 

Sulla base di Is 53, il Talmud babilonese predice audacemente: «Mashiyach ben Yussef verrà ucciso» 52. Le diverse esegesi che i rabbini ortodossi hanno dato a questo passo attraverso i tempi sono contenute nell'opera di David Baron Rays of Messiah's Glory.

 

talmud babilonese

Sopra: il Talmud babilonese.

 

Occorre inoltre far notare che rinomati rabbini come Maimonide (Mosé ben Maimon; 1135-1204) e rabbi Crispin (Mosé ibn Crispin; sec. XIV) erano dell'opinione che era sbagliato applicare Is 53 alla nazione d'Israele. Al contrario, essi pensavano che questo passo

 

«in maniera preponderante in favore dell’interpretazione messianica di questo capitolo [...]. Fino ai tempi recenti, questa profezia è stata pressoché universalmente accettata dagli ebrei come messianica. Ciò risulta evidente dal "Targum Gionata", che presenta il nome del Messia nel capitolo 52, 13; dal Talmud (Sanhedrin, fol. 98, b); e dallo Zohar [...]. Infatti, fino al momento in cui Rashi (il rabbino Shlomo Yitzchaki; 1040-1105), considerato il padre della scuola moderna d’interpretazione ebraica, iniziò ad applicare questi versetti alla nazione ebraica, l'interpretazione messianica di questo capitolo fu adottata quasi universalmente dagli ebrei» 53.

 

maimonide - rashi

 

Il «padre» dell'ebraico moderno, Wilhelm Gesenius (1786-1842), ha scritto:

 

«Solamente più tardi gli ebrei abbandonarono questa interpretazione (messianica di Is 53), senza dubbio in conseguenza delle loro controversie con i cristiani» 54.

 

wilhelm gesenius

 

In un dibattito con Walter Kaiser, andato in onda durante il John Ankerberg Show, Pinchas Lapide (1922-1997), uno dei soli quattro studiosi ebrei ortodossi al mondo che ha dedicato parte dei suoi studi al Nuovo Testamento, ha affermato:

 

«Sono pienamente d’accordo con il Dr. Kaiser sul fatto che Is 53 si presenti numerose e sorprendenti somiglianze con la vita, la carriera e la morte di Gesù di Nazaret» 55.

 

pinchas lapide

 

Straordinariamente, il Dr. Lapide credeva anche che Gesù fosse chiaramente il Messia inviato da Dio:

 

«Il peso dell'autorità ebraica pende realmente verso un Messia risorto da morte dopo essere stato crocifisso a causa dei numerosi e avvincenti fatti storici in favore di questo evento» 56.

 

Lo stesso Dr. Lapide concludeva che Gesù è il Messia dei goym (i non-ebrei, i gentili), e non degli ebrei. Rimane solamente una domanda: se Gesù Cristo non è il «Servo sofferente» di Dio presentato da Is 53, allora chi è?

 

Il germoglio giusto di Davide

 

Il testo biblico (600 a. C.)

 

«Ecco, verranno giorni - dice il Signore - nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele starà sicuro nella sua dimora; questo sarà il nome con cui lo chiameranno: "Signore-nostra-giustizia"» (Ger 23, 5-6).

 

messia germoglio giusto

 

Il contesto di questo passo

 

In Ger 23, Dio condanna i falsi capi e i profeti di Israele, colpevoli di aver allontanato il popolo da Lui (Ger 23, 1-2; 23, 9-27). Dalla Storia e dalla Sacra Scrittura sappiamo che il Signore castigò Israele con la cattività babilonese e con l'esilio. Dio dichiara che raggrupperà il resto del Suo gregge da tutti i paesi e li farà ritornare in un luogo in cui saranno fruttuosi e aumenteranno di numero (Ger 23, 3-4). È a questo punto che Dio pronuncia le parole sorprendenti sul futuro presenti nei versetti 5 e 6.

 

Spiegazione del testo

La prova che questo passo sta parlando del Messia può essere trovata nelle seguenti considerazioni:

 

Almeno altri quattro passi scritturali si riferiscono ad un «germoglio», che secondo numerosi rabbini sarebbe il Messia (Ger 33, 15; Is 4, 2; Zc 3, 8; 6, 12-13). Molti sono d’accordo sul fatto che «questo termine ("germoglio") sia uno dei nomi corretti del Messia» 57;

 

Sopra: le parole ebraiche «tsemakh tsedaqah»

(«germoglio giusto») nel Libro di Geremia.

 

Questa persona, il «germoglio», viene letteralmente chiamata «Signore-nostra-giustizia». Ciò indica che il Messia è in qualche modo Dio (Yahwéh). Del Messia si dice dunque che è la «nostra-giustizia». Cosa significhi questo nome lo vedremo tra breve. Ma prima di tutto, chi oserebbe dichiarare di essere il «germoglio»? Chi potrebbe pretendere di essere Yahwéh stesso? Chi potrebbe arrogarsi il diritto di essere chiamato la «nostra-giustizia»? C'è solamente una Persona nella Storia che ha dichiarato di esserlo: Gesù Cristo.

 

gesù buon pastore

Il Germoglio giusto.

 

Cosa intende questo passo quando dice che questo «germoglio» che viene da Davide sarà il «Signore-nostra-giustizia»? Ci troviamo d'accordo con il Prof. Theodore Laetsch (1877-1965) che, nella sua opera Bible Commentary: Jeremiah, ha messo a confronto questo passo con altre promesse messianiche e ha concluso:

 

«È la giustizia che il seme di Davide - che è la stirpe della Donna in Gn 3, 15 - procura all'umanità schiacciando la testa di Satana. Come il Servo di Dio, Egli si è caricato su di sé i peccati degli uomini (Is 53, 11), che Dio gli ha addossato (versetto 6), che non ha fatto nulla di male (versetto 9) e che ha sofferto tutti i castighi che l’uomo aveva meritato (versetti 5-6). Attraverso l'adempimento sostitutivo vicariale a tutte le richieste vincolanti e alla giustizia punitiva di Dio, Egli è divenuto la "nostra-giustizia", stabilendo tale giustizia come la norma per potere aver accesso al Suo regno. Poiché questa giustizia è stata procurata e stabilita da Colui che Dio chiama "Signore-nostra-giustizia", essa non è solo la giustizia promessa nell'Antico Testamento, ma in quanto giustizia procurata da Yahwéh, è la giustizia senza tempo come il Signore, retroattiva (Eb 9, 15)» 58.

 

theodore laetsch - bible commentary: jeremiah

Sopra: Theodore Laetsch e il suo

libro Bible Commentary: Jeremiah.

 

Permetteteci di chiedere: tutto ciò potrebbe essersi avverato in qualcuno che non fosse Gesù Cristo? In tutta la storia ebraica, solamente Gesù Cristo ha affermato che avrebbe intercesso per i peccatori presso il Padre, accordando loro in tal modo la possibilità di ereditare la vita eterna (Mt 20, 28; Gv 3, 16; 4, 13-14; 5, 21-29; 6, 47). Inoltre, in Rm 3, 21-26, scopriamo che Gesù è divenuto l'unica «nostra-giustizia» secondo il piano di Dio:

 

«Ora invece, indipendentemente dalla legge (mosaica), si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai profeti; giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono» (Rm 3, 21-22; vedi anche Fil 3, 9).

 

Ger 23, 5-6 era riconosciuto dagli ebrei come messianico?

 

Così il Targum di Isaia: «Susciterò a Davide un Messia giusto, un re che regnerà saggiamente». Ciò prova che i rabbini ritenevano questo passo un testo messianico 59. Alcuni esperti di studi messianici hanno affermato:

 

«Tranne alcune rare opinioni contrarie fra gli ebrei antichi e gli ebrei moderni, questa profezia è sempre stata considerata come riferita al Messia» 60.

 

Il celebre rabbino David Kimchi (1160-1235) fu un grande studioso della Sacra Scrittura, tanto che gli ebrei dicevano di lui: «Niente Kimchi, niente comprensione delle Sacre Scritture» 61. A riguardo di questo versetto, rabbi Kimchi ha scritto: «Con il termine "germoglio giusto" si intende il Messia» 62.

 

rabbi david kimchi

 

Anche gli estensori del Targum di Gionata erano d'accordo con Kimchi e hanno presentato il Messia usando il nome utilizzato in questo passo 63. In conclusione, questo versetto è chiaramente messianico. Esso insegna che il Messia sarà «Signore-nostra-giustizia», e in tutta la storia d'Israele solo Gesù Cristo corrisponde perfettamente a questa descrizione.

 

LUnto» del profeta Daniele

 

Il testo biblico (500 a. C.)

 

«Settanta settimane sono fissate per il tuo popolo e per la tua santa città per mettere fine all'empietà, mettere i sigilli ai peccati, espiare l'iniquità, portare una giustizia eterna, suggellare visione e profezia e ungere il Santo dei Santi. Sappi e intendi bene, da quando uscì la parola sul ritorno e la ricostruzione di Gerusalemme fino a un principe consacrato, vi saranno sette settimane. Durante sessantadue settimane saranno restaurati, riedificati piazze e fossati, e ciò in tempi angosciosi. Dopo sessantadue settimane, un unto sarà soppresso senza colpa in lui; il popolo di un principe che verrà distruggerà la città e il santuario» (Dn 9, 24-26).

 

profeta daniele

Sopra: il profeta Daniele

nella fossa dei leoni.

 

Il contesto di questo passo

Daniele visse durante la cattività babilonese. Egli ci dice che scrisse questo passo nel primo anno del regno di re Dario, figlio di Serse (Dn 9, 1). Dalla Storia sappiamo che il regno di re Dario iniziò nell'anno 538 (o 537) a. C.. Daniele ci informa che leggendo la Sacra Scrittura aveva predetto la cattività babilonese e il ritorno degli israeliti esuli alla loro terra. Così, dice,

 

«io Daniele tentavo di comprendere nei libri il numero degli anni di cui il Signore aveva parlato al profeta Geremia e nei quali si dovevano compiere le desolazioni di Gerusalemme, cioè settant'anni» (Dn 9, 2).

 

re dario

Sopra: re Dario.

 

Inoltre, Geremia afferma:

 

«Tutta questa regione sarà abbandonata alla distruzione e alla desolazione e queste genti resteranno schiave del re di Babilonia per settanta anni» (Ger 25, 11).

 

cattività babilonese

Sopra: la cattività babilonese

del popolo d'Israele (597 a.C.).

 

 Alla fine di questo periodo, il Signore disse:

 

«Pertanto dice il Signore: "Solamente quando saranno compiuti, riguardo a Babilonia, settanta anni, vi visiterò e realizzerò per voi la mia buona promessa di ricondurvi in questo luogo"» (Ger 29, 10).

 

Daniele era rimasto coinvolto nella prima deportazione a Babilonia nel 605 a. C., quando Nabucodonosor, figlio di Nabopolassar, re di Babilonia, aveva invaso la Palestina. Ora, nel 538 a. C. (67 anni più tardi), Daniele comprese dalla profezia di Geremia che la prigionia dei settant'anni stava avvicinandosi al suo compimento.

 

Sopra: re Nabucodonosor.

 

Spiegazione del testo

Come sappiamo che il messaggio dell'Arcangelo Gabriele a Daniele contiene una profezia sul Messia? Perché la parola ebraica usata in questo passo («Unto») è Mashiyach, e dev'essere tradotta con «Messia» 64. Il grande studioso di Princeton, il Prof. Robert Dick Wilson (1856-1930) - che conosceva 45 lingue e dialetti - ha affermato nella sua opera Studies in the Book of Daniel: «Daniele 9, 25-26 è uno dei due passi in cui l'atteso Redentore d'Israele viene chiamato "Messia"» 65.

 

robert dick wilson - studies in the book of daniel

Sopra: Robert Dick Wilson e il suo

libro Studies in the Book of Daniel.

 

Ciò nonostante, alcuni hanno rifiutato questa opinione affermando che che quando Daniele parla del «Messia», dell'«Unto» sta riferendosi a Ciro (V secolo a. C.), re di Persia. Ma questo passo non può essere applicato a Ciro in quanto, come vedremo, i versetti 25-26 dichiarano che il «Messia» non arriverà che dopo 400 anni il regno di Ciro. In una maniera simile esso non può applicarsi al condottiero siriano Antioco Epifane (215-164 a. C), meglio conosciuto come Mitridate, giacché egli morì nel 164 a. C..

 

antioco epifane - ciro il grande

 

Come vedremo, la profezia parla del «Messia» che si recherà a Gerusalemme quasi 200 anni dopo. Perciò, colui che è chiamato Mashiyach Nagid - «il Principe Messia» - non può essere né Ciro né Antioco Epifane. Come ha scritto il Prof. Edward J. Young, «l'interpretazione non-messianica (di questo passo) è assolutamente inadeguata» 66. Dunque, chi è il Messia che verrà?

 

Chiunque sarà, apparirà sulla scena dopo la ricostruzione di Gerusalemme (Dn 9, 25-26) e sarà ucciso a Gerusalemme e il Tempio verrà nuovamente distrutto. Nei versetti 25-26, si afferma che una volta che verrà pubblicato il decreto di ripristinare e ricostruire Gerusalemme, il Messia verrà dopo 69 «settimane». Poi, Egli sarà «soppresso senza colpa in lui». Nel testo originale ebraico, questo verbo significa «distruggere», «colpire», «percuotere», «punire con la morte» 67.

 

Sopra: la distruzione del Tempio di Gerusalemme (70 d.C.) ad opera del condottiero romano Tito Flavio Vespasiano («un principe che verrà distruggerà la città e il santuario»), quarant'anni dopo che «un unto sarà soppresso senza colpa in lui».

 

Herbert Carl Leupold commenta nella sua opera Exposition of Daniel: «Il verbo (qui) usato ("karath") [...] si riferisce spesso ad una forma di morte violenta» 68.

 

herbert carl leupold - exposition of daniel

 

E qual è il significato del termine «settimane»? Per noi, oggi, con il termine «settimana» si intende unicamente un periodo di sette giorni. Ma il corrispondente vocabolo ebraico non è così restrittivo e spesso sta per «unità di sette». La parola ebraica usata in questo testo è «shabuim», la forma plurale del vocabolo «shabua», tradotto come «settimane». Come vedremo, il contesto deve determinare che cosa significa «unità di sette», ossia se si riferisce ad unità di sette giorni, settimane, anni, ecc...

 

Nel contesto, Dn 9, 23-27 richiede che la parola plurale «shabuim» deve riferirsi ad unità di sette anni. Così, Daniele starebbe parlando di 70 unità, o periodi di sette anni, per un totale di 490 anni 69. Alla luce di questi fatti, il biblista Harold W. Hoehner (1935-2009), autore di Chronological Aspects of the Life of Christ («Aspetti cronologici della vita di Cristo»), concorda che

 

«il termine "shabuim" in Dn 9 si riferisce più ragionevolmente ad un'unità di sette anni. Concludere diversamente equivarrebbe andare contro il buon senso» 70.

 

harold w. hoehner - chronological aspects of the life of christ

Sopra: Harold W. Hoehner e il suo libro

Chronological Aspects of the Life of Christ.

 

Secondo questa profezia, il Messia apparirà alla fine delle 69 settimane: le sette settimane (49 anni), più 62 settimane (434 anni), per un totale di 483 anni. Dopo le 69 settimane (483 anni), avrà luogo la distruzione della città e del Tempio. Oggi sappiamo dalla Storia che ciò accadde nel 70 d. C., quanto Tito Flavio Vespasiano (39-81 d. C.) e le sue legioni romane distrussero Gerusalemme e il Tempio.

 

tito flavio vespasiano - arco di tito a roma

Sopra: Tito Flavio Vespasiano (che più tardi divenne imperatore) e un particolare in rilievo dell'Arco trionfale edificato a Roma in suo onore dopo il ritorno dalla campagna vittoriosa in Giudea. Notate la Menoràh trafugata dal Tempio di Gerusalemme.

 

Ma da che anno e da quale decreto (per ripristinare e ricostruire Gerusalemme) si deve iniziare a contare il numero di anni fino alla venuta del Messia? La profezia non può riferirsi al decreto di Ciro (539 a. C.), a quello di Tattenai (519-518 a. C.), o a quello di Artaserse (457 a. C.), in quanto tutti questi decreti si riferiscono solamente alla ricostruzione del tempio e non a quella della città di Gerusalemme, come dice la profezia. Solamente il decreto dato da Artaserse a Neemia nel 444 a. C. comportava una delibera per ricostruire Gerusalemme (Ne 2, 1-8) 71.

 

artaserse - neemia

Sopra: a sinistra, il re persiano Artaserse firma il decreto che permette agli ebrei la riedificazione del Tempio. A destra, Neemia, governatore della Giudea persiana guida i lavori di ricostruzione di quello che sarà il secondo Tempio.

 

Ora siamo in grado di determinare la data dal decreto di Artaserse (444 a. C.) fino a dopo la 69ª settimana (483 anni più tardi), quando il Messia promesso fu ucciso a Gerusalemme. Usando il calendario dell’anno lunare di 365 giorni, si giunge esattamente all’anno 33 d. C., vale a dire probabilmente nell'anno in cui Gesù Cristo entrò e fu crocifisso a Gerusalemme! 72.

 

Il punto più importante in questo passo profetico è questo: il Messia deve chiaramente venire dalla fine della 69ª settimana, ovvero 483 anni dopo l'uscita del decreto. Ancora una volta, poniamo l'accento sul fatto che il tempo tra il decreto che autorizzò la ricostruzione di Gerusalemme (versetto 25, 444 a. C.) e l'arrivo del Messia era di 69 «unità di sette», ossia 483 anni (7 + 62 unità = 69 x 7 anni).

 

tabella 70 settimane di daniele

 

Questo è esattamente il periodo in cui Gesù Cristo visse e insegnò. E poiché la profezia restringe l'attesa del Messia a questo periodo di tempo, non c'è semplicemente un altro candidato logico che possa essere il Messia. Questa profezia prova dunque che Gesù Cristo è l'unico possibile candidato per essere il Messia atteso dagli ebrei.

 

Dn 9, 24-27 era riconosciuto dagli ebrei come messianico?

Sarebbe difficile per qualsiasi rabbino negare che questo testo parli esplicitamente del Messia. Ma giacché questa profezia predisse che il Messia sarebbe stato «soppresso» (sarebbe morto), alcuni rabbini hanno negato che questo passo si riferisce al Messia 73. Ma, a loro onore, molti rabbini hanno audacemente affermato che questo passo predice il tempo esatto della venuta del Messia così precisamente che non può essere ignorato.

 

Ad esempio, rabbi Nehumias, che visse approssimativamente cinquant'anni prima di Cristo, citato dal filosofo olandese Hugo Grotius (1583-1645), affermò che il tempo stabilito da Daniele per l'avvento del Messia non avrebbe potuto «andare oltre i prossimi cinquant'anni» 74.

 

hugo grotius

 

Questo ci porta a concludere che se Gesù Cristo non fosse il Messia, Israele non avrebbe avuto alcun Messia. E se il Messia doveva venire, avrebbe dovuto apparire nello stesso periodo di tempo esatto in cui visse Cristo. Avverte rabbi Salomo Isaacides Iarchi (1040-1105), detto Rashi, nel Talmud: «In Daniele ci viene rivelata la fine del Messia (ossia "il tempo della sua venuta e morte"») 75. Questa profezia è così precisa che il Talmud racconta che ai tempi di Tito (70 d. C.) si credeva che il Messia fosse già venuto! Ma il sentimento generale degli ebrei era che il Messia sarebbe rimasto nascosto ai loro occhi fino a quando sarebbero stati più degni della sua venuta 76.

 

rabbi salomo isaacides iarchi - rashi

 

Il Messia nascerà a Betlemme

 

Il testo biblico (700 a. C.)

 

«E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che dev'essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti» (Mic 5, 2).

 

betlemme

Sopra: Betlemme ai nostri giorni.

 

Il contesto di questo passo

Il profeta Michea inizia con un'asserzione funesta riguardante un assedio contro Israele e il suo capo. E immediatamente dopo, essa è seguita da una dichiarazione di speranza, la profezia di un futuro capo d'Israele che porterà la sicurezza durevole ad Israele, la cui influenza si estenderà «fino agli estremi confini della terra» (versetto 4) 77.

 

Notate come la profezia è precisa. Essa identifica Betlemme come «Efrata» (il nome più antico di Betlemme; Gn 35; 16-19; 48, 7; Rt 1, 2; 4, 11), che distingue questa Betlemme dalle altre città omonime, come quella in Zàbulon (Gs 19, 15). L'uso del termine «Efrata» identifica la Betlemme in cui nacque Davide (1 Sam 17, 12), stabilendo ulteriormente il collegamento messianico tra il Messia e il trono di re Davide 78.

 

Spiegazione del testo

Grammaticalmente, la frase «dall'antichità» si deve applicare a Colui che regna sin dall'eternità 79. Si dice che le attività di questo capo scaturiscono dall'antichità, anche se la Sua venuta è futura. Il termine «dall'antichità» significa letteralmente «dai tempi antichi», «da prima dei tempi». Significativamente, tale vocabolo («qedem») viene usato da Dio stesso nell'Antico Testamento (vedi Dt 33, 27; Ab 1, 12).

 

ego sum qui sum

«Ego sum qui sum» (Es 3, 14)

(«Io Sono colui che sono»).

«Prima che Abramo

fosse, Io Sono» (Gv 8, 59).

 

Le parole «dai giorni più remoti» («mee mai-oulom») significano letteralmente dai «tempi antichi» o «dall'eternità». Cosi, il termine «antichità», in alcune traduzioni, la frase «dai giorni più remoti», sono entrambe designazioni adatte dell'eternità. Ad esempio, la frase ebraica «giorni più remoti» viene usata anche in Mic 4, 7 dove si dice: «E il Signore regnerà su di loro [...], da allora e per sempre».

 

 

Il fatto che tali termini furono usati per designare un futuro capo indica che Michea attendeva una figura soprannaturale. Ciò si armonizza con l'attesa del Messia di Isaia in Is 9, 6, in cui il futuro Re messianico viene definito «eterno» e «Dio» («El»), un aggettivo che Isaia usa solamente per indicare il Signore 80. Nel suo A Commentary on the Minor Prophets («Un commentario sui Profeti minori»), Homer Hailey (1903-2000) afferma che le parole

 

«"dall'antichità, dai giorni più remoti" indicano molto di più che Egli discende da un'antica dinastia; esso si riferisce a Dio, all'Eterno. Il suo dominio proviene dall'eternità» 81.

 

homer hailey - a commentary on the minor prophets

Sopra: Homer Hailey e il suo libro

A Commentary on the Minor Prophets.

 

Il significato di questo versetto ruota attorno a due punti chiave:

 

Come il suo antenato re Davide, questo futuro capo d'Israele nascerà nella città piccola e sperduta di Betlemme;

Ma in qualche modo, le sue spinte in avanti e le sue attività si estenderanno all'eternità.

 

Il noto biblista Ernst Wilhelm Hengstenberg (1802-1869) rivela ciò che Michea sta dicendo, quello che il profeta scrive sette secoli prima di Cristo:

 

«Prima di tutto, l'esistenza del Messia prima della sua nascita nel tempo, a Betlemme, viene rimarcata in generale; secondariamente, in contrasto con ogni tempo, se ne rivendica l'eternità. Questa doveva essere una grande consolazione per Israele. Colui che in futuro, in una manifestazione visibile, li avrebbe liberati dalla miseria, esisteva già, durante, prima e attraverso tutta l'eternità» 82.

 

ernst wilhelm hengstenberg

 

Quindi, Colui che stiamo enfatizzando in questo articolo, Colui che ha adempiuto alla lettera le dieci precedenti profezie, Gesù Cristo, è nato precisamente 700 anni dopo a Betlemme. Il suo dominio su Israele è ancora un evento futuro, al Suo ritorno, come Egli stesso profetizzò:

 

«E Gesù disse loro (agli Apostoli): "In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell`uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele"» (Mt 19, 28);

 

«Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra» (Mt 25, 31-32; vedi anche Lc 19, 11-15, 27).

 

gesù giudice

 

Mic 5, 2 era riconosciuto dagli ebrei come messianico?

Il Libro di Michea è sempre accreditato dagli ebrei come messianico:

 

«Tutti gli antichi interpreti ebrei hanno aderito al suo significato messianico [...]. Così, anche la testimonianza del Targum è in favore dell'interpretazione messianica della profezia. Dice il "Targum di Gionata": "E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere reputata fra le migliaia della casa di Giuda; da te procederà alla mia presenza il Messia per esercitare la sovranità su Israele; il cui nome è stato chiamato dall'eternità, dai giorni dell’eterno". Osserva rabbi Iarchi: "Tu così piccola, ma da te verrà avanti a me il Re Messia 83.

 

targum di gionata

Sopra: il Targum di Gionata.

 

Edersheim afferma che per ammissione stessa dei rabbini «il noto passo Mic 5, 2 è messianico. Quindi (lo è anche) nel Targum [...] e dai rabbini più tardivi» 84. Che gli ebrei riconoscessero questo passo come una profezia messianica è evidente anche dal fatto che i sacerdoti e scribi dei tempi di Erode il Grande (73-4 a. C.) sapevano che il Messia sarebbe nato a Betlemme sulla base di questa profezia (Mt 2, 5-6).

 

Dunque, la credenza comune ebraica ai tempi di Cristo era che gli israeliti consideravano «unanimemente questo passo come la profezia che indicava che il Messia sarebbe nato a Betlemme» 85. Ciò non solo è provato da Mt 2, 5-6, ma anche da Gv 7, 42.

 

Colui che hanno trafitto

 

Il testo biblico (500 a. C.)

 

«Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, a colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito» (Zc 12, 10).

 

calvario

«Guarderanno a me,

a colui che hanno trafitto».

 

Il contesto di questo passo

Questo testo dice che nel futuro Dio riverserà il Suo Spirito su Israele e lo condurrà alla dolorosa comprensione di un evento cruciale che è accaduto nel passato. Cosa capiranno gli ebrei? Questo è una delle asserzioni più sorprendenti di Dio presente nella Sacra Scrittura. Egli afferma: «Guarderanno a me, a colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico». La domanda è: chi è quest'uomo su cui Israele poserà il suo sguardo e, a causa di quella vista, inizierà a piangere?

 

Spiegazione del testo

Quello del profeta Zaccaria è un libro-chiave messianico che prova ulteriormente che il Messia doveva essere non solo un uomo, ma l'Incarnazione di Dio stesso. «Forse in nessun altro libro dell'Antico Testamento la divinità del Messia è così chiaramente insegnata come in Zaccaria» 86. In Zc 2, 10 il profeta enfatizza la sorprendente rivelazione che Dio stesso avrebbe vissuto fra il popolo ebraico:

 

«Gioisci, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te - oracolo del Signore».

 

 «E il Verbo si fece carne e venne

ad abitare in mezzo a noi».

 

Qui Zaccaria si riferisce alle parole di Yahwéh che dice: «Guarderanno a colui che hanno trafitto». Dio stesso dichiara di essere Colui che Israele ha trafitto. Ma quando mai Israele trafisse Yahwéh? Osservate come a metà del passo - «guarderanno a colui (me) che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fà il lutto per un figlio unico» - i pronomi sono significativamente cambiati.

 

Essi si riferiscono a persone diverse. Quella che prima era una referenza a Yahwéh, ora diviene una referenza ad una persona non identificata, «colui» che la nazione intera d'Israele piangerà. Ancora una volta, si parla di due specifiche persone:

 

Il Dio che viene trafitto;

Un ignoto su cui si piange come su di un Figlio unico.

 

«Piangeranno come si

piange il primogenito».

 

Delitzsch e Gloag commentano:

 

«Alcuni tentano di evitare il carattere messianico della profezia supponendo che la parola "trafitto" debba essere presa in senso metaforico. Ma è difficile pensare che questo termine possa essere preso in questo senso [...]; esso significa "passare attraverso", "perforare come con una lancia". Inoltre, il lutto qui è espresso come il lutto per colui che è morto: "Lo piangeranno come si piange il primogenito"» 87.

 

cor jesu, lancea perforatum, miserere nobis.

Cor Jesu, lancea perforatum,

miserere nobis.

 

Certamente, questo passo pone importanti domande. Se il termine ebraico significa «perforare», «passare attraverso», «ferire a morte» 88, quando mai Israele ha ucciso Yahwéh? E come potrebbe essere ucciso dagli uomini il Creatore del cielo e della terra? Sembrerebbe che questo passo - come Is 9, 6, Mic 5, 2 e altri - possa essere spiegato solamente attraverso l'Incarnazione di Dio stesso: il Messia sarebbe stato al contempo Dio e Uomo.

 

Così, Zaccaria predice che, un giorno o l'altro, Israele comprenderà che ha veramente ucciso Yahwéh suo Dio, e piangerà amaramente per questo lutto, come una famiglia piange la morte dell'unico Figlio adorato. E questa profezia si attaglia perfettamente solo a Gesù Cristo. Perché mai? Perché Gesù Cristo è l'unico, nel corso di tutta la storia d'Israele che:

 

Ha proclamato di essere Dio;

Ha dichiarato di essere il Messia;

È stato crocifisso e ucciso dagli abitanti di Gerusalemme.

 

E dunque, gli ebrei che hanno accettato la Nuova Alleanza hanno riconosciuto che solo Gesù ha portato a compimento le parole di questa profezia. Scrive l'Apostolo San Giovanni nel prologo del suo Vangelo:

 

«In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta [...]. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto [...]. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1, 1-14).

 

 «Et Verbum caro factum est,

et habitavit in nobis» (Gv 1, 14).

 

Gesù Cristo è l'Incarnazione del Figlio, la Seconda Persona della SS.ma Trinità. L'Apostolo San Paolo crede che Gesù è Dio e che ha accettato volontariamente di morire per i nostri peccati. Egli insegna che Gesù

 

«pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2, 6-8).

 

santissima trinità

Sancta Trínitas, unus Deus,
miserére nobis.

 

L'ultimo versetto della profezia dice che tutta la nazione ebraica piangerà e si addolorerà amaramente per la morte di Colui che è stato trafitto, «come si piange il primogenito». Il popolo ebraico piangerebbe per quest'uomo come per la morte del proprio unico figlio, se Egli non fosse uno dei suoi figli, un ebreo, come era Gesù Cristo? Forse un giorno o l'altro, illuminati dalla grazia, gli ebrei riconosceranno che Gesù è realmente l'atteso Messia?

 

Arriveranno a capire chi è veramente? Giungeranno a considerare Dio «colui che hanno trafitto»? Che la profezia di Zaccaria si è adempiuta? Ci sarà un tremendo pianto a Gerusalemme? Ricordate che Dio ha riversato il Suo Spirito sulle persone affinché esse possano giungere a riconoscere il Suo vero Messia, che le ha tanto amate fino a dare la Sua vita («colui che hanno trafitto») per loro. Come dice Isaia, «il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti» (Is 53, 6).

 

Zc 12, 10 era riconosciuto dagli ebrei come messianico?

Che questa profezia si riferisce al Messia è stato ammesso dai rabbini stessi 89. Ad esempio, questa profezia

 

«Viene applicata a Mashiyach ben Yussef nel Talmud (Sukkot, 52a), commentando il versetto 12» 90.

 

«Notiamo che alcuni interpreti, nel tentativo di evitare la chiara implicazione delle parole, hanno cercato di applicare questo passo all'"altro" Messia, quello sofferente: Mashiyach ben Yussef [...]. Gli interpreti più tardivi lo spiegarono con Mashiyach ben Yussef, o Messia sofferente, che inventarono per soddisfare i passi della Sacra Scrittura che parlano così chiaramente di questa caratteristica del Redentore promesso. Poiché essi credevano che Mashiyach ben Yussef fosse solamente un uomo, la difficoltà sorge quando Yahwéh dichiara che "essi guarderanno me che hanno trafitto"; se dunque questo passo si riferisce al Messia, non può essere solo un uomo, ma dev'essere divino» 91.

 

talmud

 

Ciò nonostante, insistiamo ancora sul fatto che quando Yahwéh dice «guarderanno me che hanno trafitto», questa profezia, in tutta la Storia dell'umanità, si è adempiuta unicamente in Gesù Cristo.

 

Conclusione: chi è il Messia?

 

Dopo avere esaminato attentamente alcune tra le più importanti profezie messianiche dobbiamo constatare che solamente Gesù Cristo le ha completamente adempiute. Esse non possono essere applicate a nessun altra persona che sia apparsa nel corso della Storia umana. E pensare che abbiamo esaminato solamente alcune delle profezie riguardanti il Messia. Se avessimo avuto più spazio, avremmo potuto prendere in considerazione altre profezie altrettanto interessanti. Ad esempio:

 

Sarebbe stato concepito miracolosamente e nato da una Vergine (Is 7; 14): «Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» (vedi Mt 1, 23);

Avrebbe vissuto a Nazaret di Galilea (Is 9, 1-2; vedi Mt 2, 23; 4,15-16);

La sua nascita avrebbe causato il massacro dei bambini di Betlemme (Ger 31, 15; vedi Mt 2, 18);

La sua missione avrebbe incluso anche i gentili (Is 42, 1-3,6; vedi Mt 12, 18-21);

Il suo ministero avrebbe apportato anche il sollievo fisico (Is 61, 1-2; vedi Lc 4, 16-21);

Sarebbe stato il Pastore percosso le cui pecore sarebbero state disperse (Zc 13, 7; vedi Mt 26, 31, 56; Mc 14, 27, 49, 50);

Sarebbe stato tradito da un amico per trenta denari d'argento: «Essi allora pesarono trenta sicli d'argento come mia paga» (Zc 11, 12-13; vedi Mt 27, 9-10);

Avrebbe avuto sete e gli avrebbero dato da bere dell'aceto e della bile: «Quando avevo sete mi hanno dato aceto» (Sl 68, 21; vedi Mt 27, 34);

Avrebbe avuto ogni dominio su tutti i popoli, nazioni e uomini di ogni lingua (Dn 7, 13-14; vedi Ap 11, 15);

Sarebbe stato odiato senza ragione (Sl 69, 4; Is 49, 7; vedi Gv 15, 25);

Sarebbe stato rifiutato dai capi d'Israele (Sl 117, 22; vedi Mt 21, 42; Gv 7, 48).

 

«Allora il sommo sacerdote gli disse: "Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio". "Tu l'hai detto", gli rispose Gesù, anzi io vi dico: d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo". Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: "Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare"? E quelli risposero: "È reo di morte"!» (Mt 26, 63-65).

 

Il punto d'arrivo dovrebbe essere ovvio. Chi è l'unica Persona che ha adempiuto a tutte queste profezie e a tante altre? Solamente Gesù Cristo. Non è assolutamente possibile eludere questo fatto. Studiosi come Delitzsch e Gloag hanno concluso:

 

«Per quanto è possibile determinare, queste profezie si riferiscono solamente al Messia, e non può essere affermato di un altro. Gli antichi ebrei ammisero il carattere messianico della maggior parte di esse; e se anche gli ebrei moderni, in conseguenza del loro rifiuto di Gesù Cristo e del cristianesimo, hanno tentato di spiegarle in un modo che ad ogni lettore sincero non può che sembrare innaturale [...], queste ed altre predizioni hanno ricevuto il loro compimento unicamente in Gesù di Nazaret [...]. Il confronto delle profezie è sufficiente per provare che Gesù è il Messia promesso» 92.

 

ebrei ciechi

«Alcuni dei farisei [...] gli dissero: "Siamo forse ciechi anche noi"? Gesù rispose loro: "Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: "Noi vediamo", il vostro peccato rimane"» (Gv 9, 40-41).

 

Una parola personale

 

L'evidenza nella Sacra Scrittura prova che Gesù è il Messia. Dio fornì tale evidenza in anticipo di centinaia d'anni affinché fossimo in grado di identificare facilmente il Suo Messia. La Bibbia ci insegna che il Messia diede la Sua vita pagando alla giustizia divina il debito contratto con i nostri peccati. Gesù ha detto:

 

«Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3, 16).

 

Non permettiamo che, almeno per noi, ciò sia accaduto invano, ma approfittiamo di tanto amore.

 

cor jesu sacratissimum miserere nobis

 

 

 

Gli zuavi pontifici: i soldati del Papa Re

TOP

Reincarnazione?


banner centro culturale san giorgio

 

Note

 

1 Traduzione dall'originale inglese The Facts on Jesus the Messiah, a cura di Paolo Baroni.

2 Cfr. A. Edersheim, The Life and Times of Jesus the Messiah («La vita e i tempi di Gesù il Messia»), vol. I, 1883, pagg. 163-164.

3 Cfr. M. Muggeridge, Jesus the Man Who Lives («Gesù l'uomo che vive»), Harper & Row., New York 1978, pag. 7.

4 Ci riferiamo ad opere come P. Lapide-U. Luz, Jesus in Two Perspectives: A Jewish/Christian Dialogue («Gesù in due prospettive: un dialogo ebraico-cristiano»), Augsburg, Minneapolis 1985; H. J. Schonfeld, The Passover Plot («La congiura della Pasqua ebraica»), Bantam, New York 1969; G. Sigal, The Jew and the Christian Missionary: A Jewish Response to Missionary Christianity («L’ebreo e il cristiano missionario: una risposta ebraica al cristianesimo missionario»), KTAV Press, New York 1981. Vedi anche la nota nº 17, a pag. 19.

5 Cfr. F. Delitzsch-P. Gloag, The Messiahship of Christ («La messianicità di Cristo»), Klock and Klock, Minneapolis 1983, vol. II, pagg. 50-53.

6 Cfr. P. W. Stoner, Science Speaks: Scientific Proof of the Accuracy of Prophecy in the Bible («La scienza parla: prova scientifica dell'accuratezza della profezia nella Bibbia»), Moody Press, Chicago 1969, pag. 4.

7 Ibid., pag. 107.

8 Ibid., pag. 109.

9 Cfr. É. Borel, Probabilities and Life, Dover, New York 1962, capp. I e III. (10.157 è quasi infinitamente al di là di 1.050).

10 Cfr. H. C. Leupold, Exposition of Genesis («Esposizione della Genesi»), Baker, Grand Rapids 1978, pag. 164; W. Wilson, Wilson's Old Testament Word Studies («Gli studi di Wilson della parola dell'Antico Testamento»), McDonald Pubishing, McLean s.d., pag. 145; W. C. Kaiser jr., The Old Testament in Contemporary Preaching («L'Antico Testamento nella predicazione contemporanea»), Baker, Grand Rapids 1973, pag. 39.

11 L'iconografia classica cattolica, seguendo il testo della Volgata di San Girolamo, ritrae la Beata Sempre Vergine Maria - e non unicamente Gesù Cristo - nell'atto di schiacciare la testa al Serpente. Questa usanza, dettata dalla devozione e dal Magistero della Chiesa, non è affatto in contrasto con l'esegesi appena presentata, giacché Maria SS.ma e Suo Figlio sono una sola cosa nella lotta contro il demonio (N.d.T.).

12 Cfr. H. C. Leupold, op. cit., pag. 166.

13 Cfr. W. Wilson, op. cit., pag. 57.

14 Cfr. F. Delitzsch -P. Gloag, op. cit., vol. I, pag. 26.

15 Nel Nuovo Testamento si parla anche del conflitto tra i seguaci umani di Satana (i «figli delle tenebre») e quelli di Cristo (i «figli della luce»), i quali seguono i principî del rispettivo capo spirituale (Mt 23, 33; Gv 8, 44; Gal 3, 26; Ef 4, 15; 1 Gv 3, 1-8; 5, 19).

16 Cfr. W. C. Kaiser jr., op. cit., pag. 42; H. C. Leupold, op. cit., pag. 170; vedi nota nº 17.

17 Cfr. C. L. Feinberg, Is the Virgin Birth in the Old Testament? («Si parla della nascita da una Vergine nell'Antico Testamento»?), Emeth Pubblications, Whittier 1967, pag. 22.

18 I Targumim sono parafrasi della Bibbia scritte in aramaico antico. I più conosciuti sono il Targum Onkelos (III secolo d. C., sulla Toràh, i primi cinque libri di Mosé), il Targum Jonathan (del IV d. C., sui profeti), il Targum Pseudo-Gionata (del 650 d. C., sulla Toràh), e il Targum di Gerusalemme (700 d. C., sulla Toràh). Sebbene i Targumim siano stati assemblati nell'era cristiana, H. L. Ellison fa un'importante osservazione nel suo libro The Centrality of the Messianic Idea for the Old Testament («La centralità dell’idea messianica nell'Antico Testamento»): «Le più antiche interpretazioni rabbiniche dei passi messianici meritano un attento riesame. Moltissime della loro interpretazioni delle profezie messianiche sono - a parte la differenza originata dal rifiuto o dall'accettazione di Gesù come Messia - identiche a quelle del Nuovo Testamento e della Chiesa nascente [...]. Poiché l'influenza della propaganda esercitata dai giudei convertiti al cristianesimo - la quale dev'essersi fatta sentire per almeno due secoli dopo la risurrezione di Cristo - è stata sottovalutata dai più moderni studiosi, non siamo riusciti a comprendere come dev'essere stato impossibile per i rabbini adottare le interpretazioni cristiane delle profezie, a meno che esse fossero state lì da molto tempo [...]. A partire dalla metà del III secolo, la comunità degli ebrei divenuti cristiani perse il suo potere dinamico e divenne rapidamente una componente disprezzata sia dagli ebrei rimasti tali che dai gentili divenuti cristiani. Era perciò possibile che le interpretazioni profetiche tradizionali della Sacra Scrittura venissero ancora insegnate» (cfr. H. L. Ellison, op. cit., Tyndale, 1953, pag. 15).

19 Cfr. W. C. Kaiser jr., op. cit., pag. 42.

20 Cfr. A. Edersheim, op. cit., pag. 711; cfr. C. L. Feinberg, op. cit., pagg. 22-23.

21 Cfr. H. C. Leupold, op. cit., pag. 170.

22 Cfr. W. J. Beecher, The Prophets and the Promise («I profeti e la promessa»), Baker, Grand Rapids 1970, pagg. 412-413.

23 Nella sua Lettera ai Galati (Gal 3, 16), San Paolo indica chiaramente che Dio non parla vagamente di una discendenza, ma di un discendente, ovvero il Messia: «Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furon fatte le promesse. Non dice la Scrittura: "E ai tuoi discendenti", come se si trattasse di molti, ma "e alla tua discendenza", come a uno solo, cioè Cristo» (N.d.T.).

24 Vedi A. W. Kac, The Messiahship of Jesus: What Jews and Christians Say («La messianicità di Gesù: cosa dicono ebrei e cristiani»), Moody Press, Chicago 1980, pagg. 40-48.

25 Cfr. F. Delitzsch-P. Gloag, op. cit., vol. II, pagg. 135-136.

26 Cfr. W. G. Plaut-E. S. Stein, The Toràh, A Modern Commentary («La Toràh, un commento moderno»), Union for Reform Judaism, 2005, pagg. 1742, 1766.

27 Cfr. F. Delitzsch-P. Gloag, op. cit., vol. II, pag. 114.

28 Cfr. K. Barker, The NIV Study Bible, Zondervan, Grand Rapids 1985, 7ª Ed., pag. 805.

29 Cfr. C. Briggs, Messianic Prophecy, Scribners, NY 1889, pag. 323.

30 Cfr. D. Baron, Rays of Messiah's Glory: Christ in the Old Testament («Raggi di gloria del Messia: Cristo nell'Antico Testamento), Zondervan, Grand Rapids s.d., pag. 263.

31 Cfr. F. Brown, S. R. Driver, C. Briggs, A Hebrew and English Lexicon of the Old Testament («Un lessico ebraico e inglese»), Oxford University Press, Londra 1968, pag. 631.

32 Cfr. W. Wilson, Wilson's Old Testament Word Studies, pagg. 385, 386.

33 Cfr. J. Mcdowell, Evidence That Demands a Verdict: Historical Evidences for the Christian Faith («Evidenze che esigono un verdetto: prove storiche per la fede cristiana»), Here's Life Publishers, San Bernardino 1979, pag. 199; P. Barbet, A Doctor at Calvary: The Passion of Our Lord Jesus Christ as Described by a Surgeon («Un dottore al Calvario: la passione di Nostro Signore Gesù Cristo descritta da un chirurgo»), Doubleday/Image, Garden City 1963, pagg. 129-147; C. T. Davis, «The Crucifixion of Jesus» («La crocifissione di Gesù»), in New Wine, agosto 1971.

34 Cfr. M. Rosen, Y'shua: The Jewish Way to Say Jesus («Y'shua: il modo ebraico di dire Gesù»), Moody Press, Chicago 1982, pag. 74.

35 Lo Yalkut è una famosa raccolta di trattati rabbinici contenente spiegazioni e interpretazioni dell'Antico Testamento.

36 Cfr. A. Edersheim, op. cit., pag. 718.

37 Cfr. F. Brown, S. R. Driver, C. Briggs, op. cit.

38 Cfr. C. Briggs, op. cit., pagg. 326-327.

39 Cfr. J. Gartenhaus, Famous Hebrew Christians («Famosi ebrei cristiani»), Baker, Grand Rapids 1979, pagg. 38-39.

40 Cfr. D. Baron, op. cit., pag. 265.

41 Come ha fatto notare Merrill Unger, esperto di Antico Testamento, la frase «sarà chiamato» è un semitismo che significa che il bambino non porterà realmente questi epiteti, «ma che ne sarà degno, e che sono appellativi o designazioni descrittive della sua persona e della sua opera» (cfr. M. Unger, Unger's Commentary on the Old Testament, Moody Press, Chicago 1981, pagg. 1167-1168).

42 Cfr. E. J. Young, The Book of Isaiah («Il Libro di Isaia»), Eerdmans, Grand Rapids 1972, pagg. 323-324.

43 Ibid., pag. 336.

44 Ibid., pag. 330.

45 Cfr. The Targum of Isaiah, Oxford Press, Londra 1949, pag. 32.

46 Cfr. F. Delitzsch-P. Gloag, op. cit., vol. II, pag. 115.

47 Cfr. W. C. Kaiser jr., Toward an Old Testament Theology («Verso una teologia dell’Antico Testamento»), Zondervan, Grand Rapids 1978,
pag. 217.

48 Cfr. W. C. Kaiser jr.-P. Lapide, «Do the Messianic Prophecies of the Old Testament Point to Jesus or Someone Else»? («Le profezie messianiche presenti nell'Antico Testamento parlano di Gesù o di qualcun altro»?), The Ankerberg Theological Research Institute, Chattanooga 1985, pag. 22; trascrizione di un programma televisivo.

49 Cfr. F. Delitzsch -P. Gloag, op. cit., vol. II, pagg. 286-287.

50 Cfr. W. C. Kaiser jr.-P. Lapide, op. cit., pag. 21.

51 Cfr. R. Patai, The Messiah Texts («I testi del Messia»), Avin, New York 1979, pag. 166.

52 Ibid., pag. 167.

53 Cfr. D. Baron, op. cit., pagg. 225-229.

54 Cfr. F. Delitzsch -P. Gloag, op. cit., vol. II, pag. 295.

55 Cfr. W. Kaiser jr.-P. Lapide, op. cit., pag. 21.

56 Cfr. P. Lapide, The Resurrection of Jesus: A Jewish Perspective («La risurrezione di Gesù: una prospettiva ebraica»), Augsburg, Minneapolis 1983, pagg. 7, 126-131, 137-150.

57 Cfr. D. Baron, op. cit., pagg. 78, 90, 107, 116; T. Laetsch, Bible Commentary: Jeremiah («Commento della Bibbia: Geremia»), Concordia, St. Louis 1965, pag. 190.

58 Cfr. T. Laetsch, op. cit., pagg. 191-192.

59 Cfr. K. Barker, op. cit., pag. 1160.

60 Cfr. D. Baron, op. cit., pag. 78.

61 Ibid., pag. 19.

62 Ibid., pag. 78.

63 Ibid.

64 Cfr. E. W. Hengstenberg, Christology of the Old Testament («Cristologia dell'Antico Testamento»), McDonald Publishing, MacDill Air Force Base s.d., pag. 833.

65 Cfr. R. D. Wilson, Studies in the Book of Daniel («Studi sul Libro di Daniele), vol. II, Baker, Grand Rapids 1979, pag. 138.

66 Cfr. E. J. Young, The Prophecy of Daniel: A Commentary («La profezia di Daniele: un commento»), Eerdmans, Grand Rapids 1978, pag. 193.

67 Cfr. W. Wilson, op. cit., pag. 106.

68 Cfr. H. C. Leupold, Exposition of Daniel («Esposizione di Daniele»), Baker, Grand Rapids 1981, pag. 427.

69 Nel nostro libro The Case for Jesus the Messiah («Il caso di Gesù il Messia»), Harvest House, Eugene 1989, citiamo almeno cinque ragioni che conducono a questa conclusione.

70 Cfr. H. W. Hoehner, Chronological Aspects of the Life of Christ, Zondervan, Grand Rapids 1977, pag. 118.

71 Ibid., pagg. 126-128.

72 Per un'analisi più dettagliata, vedi il nostro libro The Case for Jesus the Messiah, Appendice II; oppure R. Anderson, The Coming Prince: The Marvelous Prophecy of Daniel's 70 Weeks Concerning the Antichrist («La venuta del Principe: la meravigliosa profezia delle 70 settimane di Daniele a riguardo dell'Anticristo»), Kregel, Grand Rapids 1977.

73 Cfr. F. Delitzsch-P. Gloag, op. cit., vol. II, pag. 223.

74 Ibid., pag. 226.

75 Ibid.

76 Ibid.

77 Cfr. T. E. McComiskey, The Expositor's Bible Commentary («Il commentario della Bibbia del glossatore»), vol. VII, «Daniel, the minor prophets», Zondervan, Grand Rapids 1985, pag. 427.

78 Ibid.

79 Ibid.

80 Ibid.

81 Cfr. H. Hailey, A Commentary on the Minor Prophets, Baker, Grand Rapids 1976, pag. 209.

82 Cfr. E. W. Hengstenberg, op. cit., pagg. 358-359.

83 Cfr. F. Delitzsch -P. Gloag, op. cit., vol. II, pagg. 118-119.

84 Cfr. A. Edersheim, op. cit., pagg. 358-359.

85 Cfr. C. F. Keil-F. Delitzsch, Commentary on the Old Testament in Ten Volumes («Commentario dell'Antico Testamento in dieci volumi»), vol. X, «Minor Prophets», Eerdmans, Grand Rapids 1978, pag. 481.

86 Cfr. D. Baron, op. cit., pag. 77.

87 Cfr. F. Delitzsch-P. Gloag, op. cit., vol. II, pag. 121.

88 Cfr. C. F. Keil-F. Delitzsch, The Minor Prophets («I profeti minori»), pag. 388.

89 Cfr. T. V. Moore, Zechariah, Haggai and Malachi («Zaccaria, Aggeo e Malachia»), Banner of Truth Trust, Carlisle 1974, pag. 199.

90 Cfr. A. Edersheim, op. cit., pag. 737.

91 Cfr. T. V. Moore, op. cit., pagg. 199-200.

92 Cfr. F. Delitzsch-P. Gloag, op. cit., vol. II, pagg. 123-124. Recentemente, alcuni rabbini moderni hanno tentato di dimostrare che le profezie messianiche non si sono adempiute in Gesù Cristo. Ad esempio, rabbi Shraga Simmons, alla pagina web

http://www.aish.com/spirituality/philosophy/Why_Dont_Jews_Believe_In_Jesus$.asp

in un artiolo intitolato «Why Don't Jews Believe in Jesus» («Perché gli ebrei non credono in Gesù») commentando il Salmo 21 sostiene: «Al versetto 17 del Salmo 21 si legge: "Come un leone, essi sono alle mie mani e ai miei piedi". La parola ebraica "ki-ari" ("come un leone") è grammaticalmente simile alla parola "scavato", "intagliato". Così il cristianesimo legge questo versetto come un riferimento alla crocifissione: "Hanno forato le mie mani e i miei piedi"». Tale asserzione può essere confutata agevolmente. La Chiesa attribuì questo versetto alla Passione di Cristo fin dai tempi apostolici. Ora, gli Apostoli erano tutti ebrei, e quindi buoni conoscitori dell'ebraico e della Sacra Scrittura. Ciò vale ancora di più per San Paolo, ex fariseo, e quindi dottore della Legge e dotto conoscitore delle Scritture, il quale certamente padroneggiava la sua lingua. Se rabbi Shraga Simmons avesse ragione, perché mai gli ebrei dei tempi apostolici e dei secoli successivi non hanno mai contestato la traduzione «cristiana» di questo passo biblico? La verità è che gli ebrei dei nostri giorni, a causa dell'ellenizzazione dell'ebraico e di altre contaminazioni linguistiche avvenute nel tempo, non conoscono più la lingua ebraica originale (N.d.T.).

 

home page