Il processo rivoluzionario

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Papa Pio XII è stato un collaboratore nazista?

titolo le quattro cause della rivoluzione

di Eric Latour 1

 

postato: 11 settembre 2015

 

prometeo

Sopra: Prometeo che ruba il fuoco agli dèi è, presso gli occultisti, un'allegoria di Lucifero che si ribella a Dio e offre all'uomo il fuoco della Conoscenza.

 

 

Introduzione

 

La società è malata, molto malata, ed è certo una cosa di vecchia data. Dopo la grande convulsione della fine del XVIII secolo, non c'è rimedio che non sia stato provato. Ahimè! Tutti lo ammettono, il male peggiora di giorno in giorno, poiché la causa sfugge ancora a coloro che tentano di soffocarlo. Ed è con questo problema che si è dovuta confrontare la Chiesa all'inizio del XIX secolo. Quale soluzione ha proposto?

 

Ha forse chiesto ai sacerdoti di approfondire la Teologia, di cambiare metodo di apostolato, di arruolare i laici? No! Attraverso la voce del Sommo Pontefice Leone XIII (1810-1903), essa si è espressa nell'Enciclica Æterni Patris (del 4 agosto 1879) e ha invitato i cattolici allo studio della filosofia tomistica. Ma la Chiesa non è stata ascoltata, o almeno non sufficientemente. In seguito, la situazione si è aggravata, poiché il disordine dalla società civile si è propagato a quella religiosa.

 

leone XIII

 

Così, dal momento che non ci consideriamo più saggi di nostra Madre, la Santa Chiesa, - come hanno fatto i Papi dopo Leone XIII e come lo testimonia il testo di Pio XII (1876-1958) posto alla fine di questo scritto - invitiamo i cattolici allo studio della filosofia tomistica. Ma anche, e soprattutto, alla sottomissione del loro spirito alle verità apprese. Poiché, come ricorda Pio XII,

 

«questa stessa filosofia, confermata e comunemente ammessa dalla Chiesa, difende il genuino valore della cognizione umana, gli incrollabili principî della metafisica, cioè di ragion sufficiente, di causalità e di finalità, e infine sostiene che si può raggiungere la verità certa ed immutabile [...], e non può più costituire oggetto di libera discussione» 2.

 

papa pio XII

 

Per provocare la guarigione, il dottore deve formulare una diagnosi esatta della malattia. Questo sarà il nostro procedimento. Abbiamo cercato una definizione esatta del male che corrode la società. Basandoci sui principi di «ragione sufficiente», abbiamo applicato quelli di «causalità e finalità» a quel cancro che è la Rivoluzione. Metodo originale, il cui merito va tutto al nostro amico Y. de Verdières che, per primo, per quanto ci risulta, fece l'analisi metafisica della Rivoluzione basandosi sulle quattro cause di San Tommaso d'Aquino (1225-1274). E noi qui lo ringraziamo.

 

san tommaso d'aquino

 

Il lavoro che segue si limita ad essere la sua rappresentazione grafica. Alla fine di questo studio noi proporremo dei rimedi, gli stessi avanzati da Leone XIII, nell'Enciclica Humanum Genus (del 20 aprile 1884), sulla Massoneria, quattro rimedi corrispondenti alle quattro cause rilevate all'analisi. Sottolineiamo che questo scritto si presenta, per sua stessa natura, come l'ossatura del nostro lavoro La riforma dell'intelligenza: questa è la finis operis 3 della nostra opera; lavoro quanto mai immenso, per il quale confidiamo nella Santissima Vergine.

 

Riteniamo che ne deriverà, per grazia di Dio, un contributo alla riforma delle istituzioni, contributo necessario per procurare alla moltitudine la vita virtuosa o il bene comune temporale. Tutti gli sviluppi ulteriori di questa formazione dottrinale, di questa battaglia intellettuale, in breve, di questa difesa della verità con la parola e con la penna, si trovano in germe in questo studio sulle quattro cause della Rivoluzione e sui rimedi proposti.

 

Quanto al finis operantis 4, è bene ricordare a coloro che volessero unirsi a noi, che si tratta di raggiungere la salvezza della nostra anima portando, per l'espiazione dei nostri peccati, la croce che non mancherà di condurci alla difesa della verità. In questo modo, pensiamo che saranno ben chiari, in tutte le menti, lo scopo, le cause e i mezzi di questa battaglia.

 

Le quattro cause della Rivoluzione

 

La nozione di causa è assai vaga nella mente della maggior parte dei nostri contemporanei. Oltre all'ignoranza, ci sono tre ragioni principali che la determinano: la ripercussione sulle menti dei ragionamenti della fisica matematica, l'influenza della «filosofia dei lumi» e il fascino del trasformismo. La fisica matematica deriva dalle posizioni del filosofo e matematico francese Cartesio (1596-1650), il quale pretendeva di spiegare tutto con la dimensione e il movimento, e riduceva così la fisica ad una semplice geometria.

 

cartesio

 

Egli, infatti, ricercava un metodo capace di rendere l'uomo «padrone e possessore dell'Universo», ma non si interessava affatto alla conoscenza della natura in sé. Da allora, gli spiriti «moderni» si limiteranno a studiare i fenomeni e a stabilire delle formule matematiche, collegandole fra di loro, per poter calcolare la misura dell'uno quando si conosce quella dell'altro. Così, per un dato volume di gas, l'aumento della temperatura, fenomeno antecedente, è proporzionale all'aumento della pressione, fenomeno conseguente. Ma questa prassi porta ad identificare la causa con il fenomeno antecedente.

 

causa ed effetto

 

Non si dice, infatti, che l'aumento della temperatura è la causa dell'aumento della pressione? Nessuno si preoccupa però di ciò che sono la pressione e la temperatura. Inoltre, con questa formula non si è spiegato nulla giacché, in realtà, l'aumento della temperatura, come quello della pressione, risultano dalla fornitura di energia al sistema chiuso, da una fonte esterna. Il mistero della corrispondenza della pressione e della temperatura rimane intatto.

 

Così, la nozione di «causa» si trova indebolita nelle menti da una cattiva abitudine intellettuale che presenta un effetto come la causa. Questo atteggiamento vizioso sviluppa le sue conseguenze dopo l'inizio del XVII secolo. Ne vedremo più avanti i risultati. La filosofia dei lumi, invece, respinge ogni conoscenza superiore alla ragione nel campo dell'inconoscibile e arriva persino ad eliminare la nozione di «causa prima».

 

Ma l'esistenza dell'ordine nel mondo implica un'intelligenza ordinatrice. Così, l'uccello che fa il nido compie un atto superiore a lui, poiché è ordinato per la conservazione della specie che lo supera nel tempo. La conservazione della specie è una causa della nidificazione, ma anche un segno della volontà del Creatore. É per questo che dal XVIII secolo i naturalisti, influenzati dalla falsa filosofia illuministica, vorranno esclusivamente studiare i meccanismi e inizieranno a definire non scientifico questo genere di cause. Infine, il trasformismo porterà, all'inizio del XIX secolo, un ultimo colpo al buon uso dell'intelligenza.

 

Infatti, Charles Darwin (1809-1882) ammette una filiazione fra tutti gli esseri viventi, facendoli discendere gli uni dagli altri a partire dagli esseri monocellulari, i più semplici. Dall'ameba sarebbero derivati i molluschi, poi i vermi, poi i vertebrati, poi i tetrapodi e così di seguito fino all'uomo. Per spiegare il suo postulato, egli immaginò un meccanismo di mutazione-selezione che pone a priori l'improvvisa comparsa, in alcuni esseri viventi, di caratteristiche che conferiscono un vantaggio decisivo nella lotta per la vita.

 

charles darwin

 

La selezione naturale, che elimina i meno «adatti» alla concorrenza vitale, spiegherebbe lo sviluppo delle specie più «evolute» a detrimento delle altre. Spiegazione certamente ingegnosa, poiché la selezione naturale esisterebbe proprio in quanto i più dotati riescono meglio degli altri. Ma questa «teoria» della selezione naturale nasconde comunque un sofisma. Infatti, come si può spiegare la comparsa improvvisa di un essere più perfezionato? Poiché ogni essere vivente deriva da un essere preesistente, che si limita a trasmettere tutt'al più le perfezioni che egli già possiede, ma che non può dargli di più non avendole egli stesso. «Nemo dat quod non habet» Nessuno può dare ciò che non ha»), secondo l'adagio scolastico.

 

evoluzionismo darwinista

 

Da dove verrebbero dunque quelle perfezioni supplementari? Quale sarebbe la causa? Darwin risponde che è il caso ad agire per un lungo periodo di tempo. Ma è ben evidente che l'allungamento del periodo di selezione non può, in nessun caso, provocare la comparsa di nuovi caratteri. In questo caso, ci sarebbe un effetto senza causa o una «deificazione del caso».

 

Le generazioni moderne hanno creduto di scoprire il meccanismo dell'evoluzione nelle micro-mutazioni che presentano un certo numero di individui in una specie. Il carattere albino, ad esempio, che è ereditario, appare talvolta improvvisamente in un individuo nato da una stirpe normale. Ma, come ci si poteva aspettare, si tratta sempre della scomparsa di un carattere, di una diminuzione del patrimonio ereditario e non della comparsa di un nuovo carattere o di un aumento del potenziale ereditario.

 

Queste mutazioni non possono quindi essere «il motore dell'evoluzione». Così le menti si sono abituate, anche se sotto una formulazione molto meno brutale, ad ammettere che esistono degli effetti senza causa. Da allora, come meravigliarsi della stessa indifferenza nei confronti dell'idea di causa in generale e più in particolare di quelle della Rivoluzione? Poiché si tratta per la maggior parte dei nostri contemporanei di un'evoluzione tutta naturale, come lo sviluppo del progresso tecnico e che, essendo ineluttabile, esige che ci si adatti il meglio possibile.

 

Che cos'è la Rivoluzione?

 

Il fatto che pochi si pongano questa domanda deriva logicamente da quello che abbiamo appena detto. Così, prima di fare l'analisi della Rivoluzione e di cercare di formulare una definizione, sarà più facile delinearla con una descrizione. Nel 1856, srive Mons. Jean-Joseph Gaume (1802-1879), teologo e saggista francese:

 

mons. jean-joseph gaume

«Se strappandole la maschera, le domandate (alla Rivoluzione): "Chi sei"? Essa vi dirà: "Non sono quello che tutti credono. Molti parlano di me ma ben pochi mi conoscono. Io non sono né il carbonarismo [...], né la sommossa, né il passaggio dalla monarchia alla repubblica, né la sostituzione di una dinastia ad un'altra, né il disordine momentaneo dell'ordine pubblico [...]. Non sono né la lotta alle barricate, né il saccheggio, né l'incendio, né la legge agraria, né la ghigliottina, né gli annegamenti [...]. Queste sono le mie opere, non sono io [...]. Sono fatti transitori, io sono uno stato permanente. Io sono l'odio contro ogni ordine che l'uomo non ha costituito e nel quale non è contemporaneamente né re né dio. Io sono la proclamazione dei diritti dell'uomo [...]. Sono Dio detronizzato e l'uomo messo al suo posto. Ecco perché mi chiamano Rivoluzione, cioè "capovolgimento 5.

 

Ma gli uomini vivono nel tempo, tanto che la Storia esprime solo lo svolgimento di avvenimenti successivi. Ed è in questa successione che si tratta di cogliere l'essenza della Rivoluzione. Prima di tutto, constatiamo che essa procede sempre in due tempi, secondo la formula «solve et coagula»: disgregare e coagulare.

 

Disgregare innanzitutto lo stato sociale stabilito, che alla comparsa della Rivoluzione era l'ordine sociale cristiano. Per macchiarlo d'infamia lo si condanna come ingiusto, sorpassato e retrogrado al fine di allontanare l'intelligenza e il cuore dagli uomini. É il «solve». Una volta distrutto l'ordine antico, si impone poi una nuova forma di società.

 

Sopra: il motto alchemico Solve et coagula sulle braccia del Baphomet, il demone androgino disegnato dall'occultista francese Eliphas Levi (1811-1878).

 

Questo sarà da quel momento, per definizione, un progresso che impedisce qualsiasi ritorno all'indietro. Ed è il «coagula». Così è stata la cosiddetta Rivoluzione Francese, che ha distrutto l'ordine tradizionale della nazione, sminuito dalla denominazione d'«ancien régime», per sostituirvi la «democrazia». Così fu la Rivoluzione bolscevica che, nello stesso modo, abolì l'ordine stabilito in Russia per sostituirlo con la «democrazia popolare». Ma così è stata anche quella di Mao Zedong (1893-1976) che ha sostituito al regno di Chiang Kai-shek (1887-1975) il proprio, o quella della Cambogia che ha soppresso la monarchia di Norodom Sihanouk (1922-2012) per stabilire il regime dei Khmer Rossi.

 

mao - chiang kai-shek - norodom sihanouk

 

Così, la Rivoluzione è essenzialmente un movimento di trasformazione della società: prima ideologico e poi politico, nel senso proprio del termine, avendo cioè assorbito l'organizzazione dello Stato. In un primo momento, essa agisce con le idee, nelle parole, negli scritti, poi in seguito nelle leggi. É in questo modo che si rivela sempre e ovunque la Rivoluzione.

 

Essa si presenta con l'intento di abolire un ordine presentato come ingiusto, immorale e oppressivo perché gerarchico, fondato su dei dogmi e delle disuguaglianze, per poi sostituirvi un ordine considerato giusto, puro e liberale perché egualitario e democratico. Ma per ottenere questo tutti i mezzi sono buoni, dalla calunnia all'assassinio, dalla corruzione al terrore. In realtà, essa sostituisce ad uno stato sociale imperfetto, come tutto ciò che esiste sulla terra, un altro peggiore, sia sul piano materiale che su quello morale.

 

Paradosso che il filosofo illuminista Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) risolve nel suo celebre detto «eliminiamo tutti i fatti, non c'entrano con la questione».

 

jean jacques rousseau

 

La Rivoluzione viene percepita in tal modo anche dai suoi adepti, come nel caso della riforma agraria, di cui disse il celebre agronomo progressista René Dumont (1904-2001): «Ha fallito ovunque; perché non dovrebbe riuscire la prossima volta»?

 

rené dumont

 

É innegabile che i suoi propagandisti più accaniti ne sono stati anche le prime vittime e i primi ad essere ingannati: gli uomini del Terzo Stato che avevano prestato il famoso «giuramento della pallacorda» (5 maggio 1789), non sono forse morti sulla ghigliottina? E Maximilien de Robespierre (1758-1794), dopo aver fatto ghigliottinare i girondini, non è forse stato giustiziato a sua volta?

 

robespierre

 

Leon Trotskij (1879-1940) non è stato «liquidato» da Iosif Stalin (1878-1953)? I rivoluzionari, dicono di volere la felicità del popolo, e invece lo torturano e lo massacrano; affermano di volerlo liberare, e invece lo sottomettono; anziché arricchirlo lo rovinano.

 

 

 

Quale strano male ha colpito l'umanità? Quando si conoscono le Regole per il discernimento degli spiriti, poste da Sant'Ignazio di Loyola (1491-1556) per servire da guida nei suoi Esercizi Spirituali, si rimane colpiti dalla somiglianza che presenta la Rivoluzione con le tentazioni sotto apparenza di bene («sub specie toni») mediante le quali il nemico della natura umana tenta di sedurre e portare alla dannazione le anime che sono arrivate alla quarta settimana.

 

Sopra: Sant'Ignazio di Loyola riceve nella grotta di Manresa gli Esercizi Spirituali dalle mani di Gesù e Maria.

 

Decise a fare il bene, queste anime scambiano certe consolazioni demoniache per ispirazioni divine e, illuse, seguono il diavolo che le ha ingannate. Bisogna affermare che la Rivoluzione non è un processo puramente naturale, bensì un episodio di questa lotta gigantesca fra il cielo e l'inferno per il possesso delle nostre anime. I demoni e i loro seguaci presentano all'umanità abbagliata una falsa redenzione con la quale gli uomini credono di potersi salvare con le proprie forze, e da quel momento abbandonano l'unico nome che li può veramente salvare: quello di Nostro Signore Gesù Cristo, presente nella Sua Chiesa. Privati della grazia, essi diventano allora schiavi delle loro passioni e abbandonati ai loro nuovi maestri che divengono i loro carnefici.

 

angelo custode

Sopra: scultura medievale: l'angelo custode protegge un'anima dalle tentazioni del diavolo.

 

Le quattro cause

 

L'essere si divide in atto e in potenza - potentia et actus dividunt ens - secondo la prima delle ventiquattro tesi tomistiche, alle quali la Chiesa obbliga in coscienza di aderire 6. L'atto è realizzato. La potenza non è il nulla, ma la capacità di essere. Così, il bicchiere vuoto è in atto poiché esiste, ed è in potenza, in quanto capace di essere riempito. Dal momento che è corporeo, un tutto è sempre composto di due elementi dissociabili dalla nostra intelligenza. Il primo rende conto della «corporeità»: è la materia prima o potenza pura, che esiste solo con e attraverso il secondo che ne è l'atto e che chiamiamo «forma». Per capire meglio questa distinzione, utilizziamo un'analogia.

 

Un sigillo è formato dalla cera che, qui, gioca il ruolo di materia nella quale s'iscrive il disegno del sigillo che l'autentica. Niente cera: niente sigillo; ma senza disegno è solo una semplice macchia di cera informe. Il disegno svolge il ruolo di atto permettendo alla cera di essere un sigillo. Là c'è un tutto che solo la nostra mente può dissociare in due elementi, i quali non possono esistere l'uno senza l'altro. Ma in questo esempio si tratta di un essere accidentale, la cui forma, derivata dal sigillo, permette alla cera di essere tale, e non semplicemente di essere, in quanto la cera ha la sua esistenza. Invece, in un tutto sostanziale - idrogeno, cane o insalata - la forma permette semplicemente al soggetto di essere.

 

Così, mentre la cera, materia seconda, ha una forma che le permette di essere; la materia prima in un tutto sostanziale, è una potenza pura privata di ogni forma; non può dunque esistere da sola, non avendo l'atto dell'esistenza. Per cui è inutile sottolineare l'unione intima della materia con la forma. Un tutto corporeo, che sia sostanziale o accidentale, non può quindi esistere senza materia o senza forma. In questo caso si hanno due ragioni di essere intrinseche: la sua causa materiale e la sua causa formale, nell'ordine della produzione del suo essere.

 

Spetta alla causa formale il compito di conferire al tutto la sua identità e di conservargliela. Ogni corpo, dal momento in cui esiste, è obbligatoriamente prodotto dall'imposizione di una forma alla materia. Occorre però una causa capace di imporre questa forma, ed è la causa efficiente. Così il vasaio fece la brocca e Dio creò l'Universo. Ma ogni cosa è stata prodotta per un determinato fine: la brocca per bere, l'Universo per l'uomo 7. Questa è la causa finale. L'operaio si può servire degli utensili che, nell'ordine della causa efficiente, sono detti causa strumentale. La causa finale e la causa efficiente sono chiamate estrinseche al tutto. Ma è la causa finale che determina tutte le altre poiché tutto concorra alla realizzazione del fine, «propter finem».

 

Le quattro cause della Rivoluzione

 

La Rivoluzione dunque è, come abbiamo visto, un'illusione che ha adescato gli uomini, i quali da quel momento tentano di stabilire uno stato sociale, certamente fluttuante e mutevole, ma essenzialmente stabile nel suo rifiuto e nella sua negazione dell'ordine: tutto, ma non il Regno di Cristo e della sua Chiesa, qualificata come fascista, corporativista, dogmatista, clericalista, teocratica, ecc... Questo nuovo «contratto sociale» è dunque un tutto materiale nella misura in cui è costituito da degli uomini, riuniti in società secondo certe leggi. Sarà quindi molto utile cercarne le quattro cause: finale, formale, materiale ed efficiente, con le sue cause strumentali.

 

- La causa finale

Cominciamo dalla causa finale poiché è la prima nell'ordine dell'intenzione.

  • La finalità ultima. Qual'è o scopo finale della Rivoluzione? Rispondiamo senza esitare: è la dannazione del maggior numero di persone. Sappiamo che Lucifero e un terzo degli angeli, dopo la loro rivolta, furono precipitati nell'inferno dall'Arcangelo Michele, per ordine di Dio. E che hanno lasciato vacanti nel cielo i posti che essi occupavano. Dio, nella sua misericordia, vuole riempire questi vuoti con degli uomini. Si comprende quindi la gelosia e l'odio feroce dei demoni diseredati dall'Onnipotente e la loro rabbia furiosa ad impedire che altre creature li sostituiscano. Dio aveva posto Adamo in uno stato di perfezione terrestre che doveva abbandonare solo per partecipare alla beatitudine eterna. Ma egli non fu fedele e cadde nel peccato che tramandò ai suoi discendenti: è il peccato originale. Condizione in cui l'uomo nasce con una volontà distolta da Dio. Dopo la caduta, Satana regnò sul mondo fino alla Redenzione con la quale Nostro Signore Gesù Cristo riaprì all'uomo le porte del Cielo. Ma Satana non ha rinunciato a riconquistare il suo regno; così, fin dall'inizio attaccò la Chiesa in quanto mezzo creata da Nostro Signore Gesù Cristo per salvare gli uomini. Il desiderio del diavolo è di far fallire la Redenzione. Per questo, egli propone una falsa salvezza qui sulla terra, cosicché l'uomo sedotto si lasci trascinare all'inferno.

morte del peccatore

Sopra: morte del peccatore impenitente.

  • Il fine umano. Ma qual'è l'illusione che Satana ha utilizzato negli ultimi quattro secoli? É la Rivoluzione. Questo ideale rivoluzionario, per il quale tanti uomini hanno persino dato la loro vita (e spesso hanno perso la vita eterna), bisogna accuratamente distinguerlo dal peccato comune. Poiché se è un peccato che si accompagna spesso a molti altri, è un peccato dello spirito, un peccato d'orgoglio, un peccato contro la fede, in una parola, un'eresia suggerita dall'inferno; nel gergo moderno: un'ideologia. É «la speranza di organizzare sulla terra una società giusta», cioè di dare all'uomo, ad ogni uomo, ciò di cui ha diritto, secondo la sua natura individuale. Però questa giustizia riposa su un errore metafisico che riguarda la natura umana, così formulato dai principî immortali del 1789: «Gli uomini nascono liberi e uguali nel diritto». Questa è la giustizia secondo l'uomo decaduto e non secondo Dio; la giustizia confusa con l'uguaglianza e la libertà assoluta. Il grado di nobiltà dell'uomo si misurerà quindi, da quel momento, con l'intensità della sua rivolta contro «l'ingiustizia»; e la più perfetta incarnazione dell'ingiustizia risiede nell'ordine teocratico e dogmatico, predicato dalla Chiesa cattolica.

libertà assoluta

Libertà assoluta, da Dio e dalla propria condizione di creatura

in tutto e per tutto dipendente da Dio.

 

Qual è l'origine di questo errore, ai nostri tempi così esteso, che considera gli uomini uguali nei diritti? Sembra molto antico giacché se ne trovano tracce nel gesuita Cornelio a Lapide (1567-1637), peraltro perfettamente ortodosso, e in Origene (185-254), Padre della Chiesa... La maggior parte dei nostri contemporanei l'attribuisce invece, più che falsamente, allo stesso Nostro Signore Gesù Cristo e alla Sua Chiesa. Ma altra cosa è che il cristianesimo abbia militato per l'abolizione della schiavitù, poiché in questo caso si tratta di una condizione animale.

 

C'è infatti un minimo comune di diritti che corrisponde alla natura umana, all'animale ragionevole, alla dignità dell'uomo finché questo si comporta in modo da conservarla. Tuttavia, questo approccio alla realtà è incompleto, poiché la dignità dell'uomo non è la dignità di ogni uomo. I diritti del fornaio devono essere gli stessi di quelli del medico? Il buon senso più elementare risponde negativamente, poiché, ad esempio, pochi hanno avuto come San Luigi re di Francia (1214-1270) il senso della giustizia, e non verrà mai in mente a nessuno di accordare al fornaio il diritto che ha il medico di chiedervi di spogliarvi.

 

padre cornelio a lapide

origene

san luigi re di francia

Cornelio A Lapide Origene San Luigi

 

Il principio di uguaglianza dei diritti urta contro il buon senso, ma deriva da un errore metafisico. La filosofia moderna, anche quella chiamata «neo-tomista», è anti-intellettuale; nega che l'intelligenza umana raggiunga la forma individuale. Cosa che è invece contestata dalla ventesima tesi tomistica che insegna che si comprende il particolare direttamente attraverso i sensi e con l'intelligenza attraverso un ritorno sull'immagine. Bisogna distinguere, infatti, la forma presa da una parte, nella sua accezione individuale e, dall'altra parte, nel suo senso generale, dove, unita alla materia, costituisce l'essenza del tutto corporale.

 

Un esempio farà capire meglio ciò di cui stiamo trattando. I genetisti hanno reso celebre la piccola mosca dell'aceto o drosofila, della quale si conoscono numerose mutazioni. La mutazione è un deterioramento del patrimonio genetico che si traduce con la perdita di un carattere. Così, di norma con gli occhi rossi, la drosofila presenta alcuni individui albini. Ciò deriva dall'incapacità di questi soggetti di produrre il pigmento rosso. Quando un osservatore scorge una drosofila, ne coglie immediatamente la quiddità o sostanza, e dice: «É una mosca». E la sostanza corporale è composta da materia e forma. É il primo significato della parola «forma».

 

Il patrimonio genetico della specie è costituito da cromosomi sui quali sono scritte, in codice, tutte le indicazioni necessarie per costruire la mosca. Ma poiché nessun individuo reale possiede il patrimonio genetico perfetto, tutte le drosofile sono portatrici di mutazioni. Ciascuna è «unica»; ha una propria forma, sminuita in rapporto alla perfezione possibile della specie. Questa forma esiste grazie alla materia che la supporta, poiché il principio d'individuazione si basa sulla materia espressa dalla quantità: «materia signata quantitate».

 

drosofila albina

Sopra: drosofila albina.

 

Manca, in effetti, quantitativamente qualcosa ad ogni individuo reale, e questo si traduce con una diminuzione qualitativa. Questo è il secondo significato della parola «forma». Nell'uomo, l'anima che è la forma del corpo, è spirituale: e quindi rimane dopo la decomposizione del corpo. Non è il caso degli altri esseri viventi, nei quali con la morte la forma sparisce con il composto. Ma l'analisi rimane vera: ogni persona è unica e non rappresenta la perfezione della specie. L'idealismo moderno trascura questa realtà e vuole solo prendere in considerazione in ogni uomo la sua natura, cioè la perfezione della specie.

 

Da questo deriverebbe il concetto di uguaglianza dei diritti, conferiti ad ogni individuo a causa della sua partecipazione alla stessa natura. Ma dal momento che l'uguaglianza dall'alto è impossibile (giacché non si può innalzare qualcuno al di sopra delle capacità della sua natura personale), nella pratica siamo portati ad un livellamento dal basso. Così, volendo realizzare una società egualitaria, che i rivoluzionari credono «giusta», si arriva persino al Gulag. La causa finale della Rivoluzione, per quel che riguarda l'uomo, è di realizzare questa società «di uguali deliberanti», perseguita come «ideale democratico».

 

gulag

Dal 1936 al 1950, almeno 12 milioni di prigionieri politici

sono morti all'interno del sistema sovietico dei Gulag.

 

- La causa efficiente

Se la causa finale è la dannazione del maggior numero di persone, è dunque evidente che la causa efficiente della Rivoluzione è, prima di tutto, l'inferno. Ma questa finalità può solo essere il motivo d'azione dei demoni. Ebbene, essi agiscono mediante un certo numero di uomini che svolgono, in questo caso, il ruolo di causa strumentale. E nell'uomo lo scopo perseguito non è la dannazione - lo sappiamo bene - ma l'odio nei confronti di coloro che sono superiori e il desiderio di potenza generati dall'orgoglio.

 

Così, i rivoluzionari sono partigiani della dichiarazione secondo cui «gli uomini nascono liberi e uguali nei diritti». Tutti coloro che, più o meno confusamente, credono che questi principî li favoriranno; primi fra questi troviamo gli ebrei, i seguaci della Sinagoga. Il mistero del popolo ebraico è comprensibile solo da un punto di vista teologico. Per non averlo voluto considerare, la maggior parte degli «antisemiti» moderni è caduta nell'errore e nell'inverosimile. Qual'è dunque la dottrina della Chiesa cattolica in materia? 8.

 

L'ultimo giorno della Sua predicazione, Nostro Signore Gesù Cristo, già condannato a morte dal «circolo interno» del Sinedrio, da Anna, da Caifa e dai loro collaboratori più fidati, maledì, uscendo dal tempio, un fico sterile che cresceva sul sagrato. L'albero istantaneamente si seccò e perse le foglie, poi restò così con i rami spogli rivolti al cielo. I Padri della Chiesa interpretarono il miracolo in questo modo: quel fico, che non dava più frutto, ma solo foglie, corrispondeva alla Sinagoga che non produceva più Santi per il cielo e che realizzava solo cerimonie inutili, rappresentate dalle foglie. Il fico maledetto rappresenta il popolo ebraico che rimane sulla terra come segno della maledizione divina. L'ebreo, nella misura in cui rifiuta Nostro Signore Gesù Cristo e la Sua Chiesa, come pure l'ordine sociale che ne deriva, è il primo rivoluzionario.

 

gesù maledice il fico sterile

Sopra: Gesù Cristo maledice il fico sterile:

«Nessuno mangi mai più frutto da te»! (Mc 11, 12-14).

 

Ma in sostituzione dell'ordine cristiano, egli propone l'ordine ebraico. E da qui deriva l'errore e la sterilità di coloro che fanno del comunismo sovietico il termine ultimo e più intrinsecamente perverso della Rivoluzione. In effetti, se per l'inferno, la finalità è la dannazione del maggior numero di persone, per il giudaismo essa è la dominazione dell'antico popolo eletto, della «razza superiore» - che alcuni ebrei credono di essere - sugli altri popoli, i goym, «gli animali» ridotti in schiavitù. Ecco allora la spiegazione del «solve» - la disgregazione dell'ordine cristiano - e del «coagula» -  l'edificazione di un ordine che prepara il sogno ebraico. E noi possiamo affermare che se questi due movimenti sono concomitanti, la fase in cui domina il «solve» si è svolta, in Francia, dalla Riforma protestante (XVI secolo) fino alla Rivoluzione Francese (XVIII).

 

Prima di abbandonare la causa strumentale, conviene approfondire un po' il rifiuto di Nostro Signore Gesù Cristo da parte del popolo ebraico. Fin dall'inizio della sua missione, questo popolo manifestò una certa testardaggine, e tuttavia Dio lo mantenne nel suo ruolo di conservazione del monoteismo e di preparazione della venuta del Messia con una serie di prove storiche che lo condussero dall'Egitto in Giudea e a Babilonia. Dopo il ritorno alla schiavitù, una riorganizzazione politica e religiosa, attribuita a Esdra, creò la Sinagoga e orientò gli spiriti verso una concezione sempre più temporale del Messia. Gli ebrei aspettavano, malgrado le profezie e in particolare i salmi di Davide, non un redentore che sarebbe morto sulla croce e che avrebbe riaperto il cielo all'umanità, ma un re che avrebbe date loro l'egemonia mondiale.

 

Ecco perché la maggior parte di essi rifiutò Nostro Signore e la sua croce, «scandalo per i giudei» (1Cor 1, 23), e lo consegnò ai romani secondo la profezia del Sommo Sacerdote: «É meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera» (Gv 11, 50). Infatti, i prìncipi dei sacerdoti accusavano Nostro Signore di distogliere il popolo dall'azione politica, per trascinarlo su quella che essi giudicavano una cattiva strada: «l'oppio dei popoli» ante litteram, in un certo senso. Accusa ripresa da tutti i «realisti» e dagli «efficienti» nei confronti dei discepoli di Nostro Signore, considerati «speculativi, statici, teorici, intellettuali, presuntuosi e maldestri» 9.

 

«Allora il sommo sacerdote gli disse: "Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu

sei il Cristo, il Figlio di Dio". "Tu l'hai detto", gli rispose Gesù. "Anzi io vi dico: d'ora innanzi vedrete

il Figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo"» (Mt 26, 63-64).

 

Tuttavia, gli ebrei non avrebbero potuto, da soli, provocare la Rivoluzione, se non si fossero aiutati da altri uomini. Nello stesso modo in cui incitarono un tempo gli imperatori romani a perseguitare le comunità cristiane nascenti e fecero nascere la religione islamica 10 da Maometto (570-632), genero del rabbino della Mecca, così diedero vita alla Massoneria, i cui simboli, l'iniziazione e anche il calendario sono ebraici. Uno di loro, il diabolico Adam Weishaupt (1748-1830), fondò gli Illuminati di Baviera. Professore ad Ingolstadt, in Austria, questo personaggio arruolò nel suo Ordine tutti i giovani nobili più prestigiosi della Renania. Grazie al suo adepto Adolf Knigge (1752-1796), fece lo stesso in tutta l'Europa sobillando le Logge create ovunque in Occidente in seguito alla fondazione della Gran Loggia madre di Londra nel 1717, sotto l'influenza del pastore protestante John Theophilus Desaguliers (1683-1744) 11.

 

adam weishaupt

adolf knigge

john theophilus desaguliers

Adam Weishaupt Adolf Knigge Desaguliers

 

Il cavaliere Andrew Michael Ramsey (1686-1743), membro di questa Loggia, recitando i conversi dello sfortunato Fènelon (1651-1715), gli venne l'ispirazione da Le Avventure di Telemaco, che contribuì a fare di Luigi XVI (1754-1793) un monarca liberale. Imbevuto di idee umanitarie e massoniche, questo re si rifiutò di ascoltare coloro che lo avvertivano del complotto; egli si circondò di «Fratelli» come il protestante Jacques Necker (1732-1804), direttore generale delle finanze del regno, convocò gli Stati Generali (come più tardi l'incauto Giovanni XXIII indisse il Concilio Vaticano II), e morì, certo da martire, come dirà Papa Pio VI (1717-1799), ma in ogni caso vittima delle sue illusioni e di coloro a cui aveva ridato i diritti tolti da San Luigi: gli adepti della Sinagoga. Perché le teste girano molto prima di cadere. Gli ebrei si trovano anche all'origine della creazione della Terza Internazionale Comunista con Karl Marx (1818-1883) e Trotskij che animano i bolscevichi, e con i fondi delle banche ebraiche Schiff, Kuhn & Loeb, Warburg e Rothschild.

 

cavaliere andrew michael ramsey

fènelon

jacques necker

Ramsey Fènelon Jacques Necker

 

- La causa formale

Quali sono, dunque, quelle idee folli che fecero sì che «le menti farneticassero in massa» e che i nostri avi gettassero via l'opera di parecchi secoli per aprire completamente la porta al trionfo di Israele? Quelle idee costituiscono la causa formale della Rivoluzione. Poiché se una cosa è specificata attraverso il suo fine, essa è costituita dalla sua forma. Questa forma l'abbiamo da due secoli sotto gli occhi, senza comprenderla: è la divisa della Massoneria (e della Chiesa post-conciliare): «Libertà, Uguaglianza, Fratellanza».

 

Come ogni formula esoterica, essa ha un significato nascosto che è conosciuto solo dagli «iniziati». La divina Provvidenza ce ne ha ugualmente lasciato la chiave 12. Infatti, per comprenderla bisogna rovesciare i termini: non è la Libertà che è prima nell'ordine dei fatti, ma la Fratellanza. Del resto, i rivoluzionari del 1793 dicevano proprio «la Fratellanza o la morte»; cioè la morte della Rivoluzione, quindi la morte di colui che si rischiasse di impedirla. Poiché è la Fratellanza il punto vulnerabile del sistema. E si traduce con la solidarietà o la complicità. La Fratellanza è la complicità nel crimine. Ma come sono arrivati i «Fratelli» fino a quel punto? Attraverso l'Uguaglianza.

 

massoneria italiana

Sopra: convegno pubblico della Massoneria italiana (Grand'Oriente d'Italia).

In altro troneggia il trinomio Libertà - Uguaglianza - Fratellanza.

 

Essi sono persuasi che gli uomini siano uguali nei diritti, o più esattamente, che essi hanno tutti, personalmente, gli stessi diritti dei migliori. In realtà, questa Uguaglianza, questa falsa giustizia è la maschera dell'orgoglio. Il filosofo francese Jacques Maritain (1882-1973) non diceva forse che non amava il Canone 1366 § 2 13, il quale traduce l'obbligo fatto ai cattolici di aderire a dei principi filosofici che si oppongono diametralmente a questa pretesa uguaglianza dei diritti? Infatti, gli uomini non sono uguali, nemmeno nella dignità: il Vescovo è superiore al laico, e il credente è al di sopra dell'eretico.

 

Nello stesso modo, il monarca è superiore agli aristocratici, i quali sono al di sopra del popolo. Infine, come diceva il cronista medievale Jean de Joinville (1224-1317), «vale di più un proboviro di un begardo» 14. La gerarchia delle dignità e la natura degli stati di vita determina quella dei diritti. Questo certamente non è statico. Se alcuni salgono, altri scendono. L'uomo alla nascita possiede solo il diritto alla vita, ma può acquisirne altri poco a poco. Tuttavia, anche il diritto alla vita può perderlo per colpa sua se commette qualche grave crimine. Si può così riassumere la cosa con questa massima: «La verità e la santità hanno tutti i diritti, l'errore e il crimine nessuno». Ma ammettere l'uguaglianza dei diritti, è ammettere quella delle opinioni professate, e ciò conduce alla libertà di pensiero.

 

jacques maritain

jean de joinville

Jacques Maritain Jean de Joinville

 

Se l'ebreo ha gli stessi diritti pubblici del buddista, del protestante o del cattolico, Nostro Signore non è più Re di questa società, non è più Dio. Colui che flagellato e mostrato alla folla da Pilato viene messo sullo stesso piano di Barabba. L'opinione di ciascuno non deve più riferirsi al reale, alla Volontà di Dio e ai Suoi ordini. É la Dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa (Dignitatis Humanæ): ogni gruppo religioso può organizzare la città secondo le sue concezioni.

 

Questo enorme crimine, indefinitamente commesso dal popolo deicida, continua a far scorrere il Sangue che «ricade su di essi e sui loro figli». Così, i partecipanti essendo diseguali nell'errore, i fratelli meno perversi, sono automaticamente condotti mediante «la solidarietà» ad accettare l'opinione di coloro che lo sono di più; avendo rinunciato alla verità, essi sono portati a tenere la loro posizione per una semplice opinione personale che deve sparire di fronte alla posizione della maggioranza. Ma per quale meccanismo l'errore ottiene sempre la maggioranza?

 

Attraverso il sistema del nucleo dirigente. In un gruppo, ciascuno ha la sua opinione, secondo una dispersione massima se non c'è pressione. Ma c'è una regola psicologica che opera: quando si è nell'incertezza, si aderisce alle testimonianze concordanti tanto più volentieri che se fossero combinate: Tutta l'arte massonica consiste quindi nel fare agire questa legge. Mettere la gente nell'incertezza, isolandola, «atomizzandola» e preparando con una riunione occulta anteriore del cerchio interno, le decisioni.

 

la maggioranza silenziosa

 

I Fratelli iniziati, di un rango più «elevato», costituiscono il cerchio interiore della Loggia, senza che i Fratelli inferiori lo sappiano. Impressionati dalla concordanza delle posizioni, questi aderiscono al nucleo dirigente e in questo modo progrediscono verso la «luce». Non bisogna nemmeno perdere di vista che l'uomo nasce nemico di Dio, e dunque nemico della verità e che, anche battezzato, se la macchia originale è cancellata, egli non rimane meno ignorante e naturalmente portato al male. Inoltre, il piccolo numero degli eletti, dottrina certa della Chiesa, permette di dire che il punto di vista della maggioranza è quello del gran numero che si danna.

 

Infine, anche in un'assemblea di credenti, i più illuminati sono sempre i meno numerosi. Se i migliori reagiscono, li si elimina - è la legge della selezione - e si inizia al grado superiore coloro che per la loro docilità se ne sono dimostrati degni. Così, gran paradosso, entrati nella Massoneria per sottrarsi all'autorità, i liberali si trovano sottomessi ciecamente al potere occulto e irresponsabile di una minoranza tirannica che li manipola, come delle marionette, spesso senza che essi dubitino nulla. Un solo rimedio quindi: rompere la Fratellanza, uscire dal circolo infernale; ma sapere anche che si sarà perseguitati «a morte» proprio a causa di ciò che avremo rifiutato: la Fratellanza.

 

- La causa materiale

Descritta a causa formale, resta la causa materiale. La materia è potenza pura, è modellata per essere unita alla forma attraverso la causa effi­ciente. La causa materiale è dunque costituita dagli uomini che si lasciano imporre il meccanismo massonico, la formula «Libertà, Uguaglianza, Fratellanza». La causa materiale è, sul piano naturale, la tendenza al cedimento, al compromesso, la condiscendenza... e sul piano soprannaturale è la perdita della fede o per lo meno la sua diminuzione.

 

Chi al contrario ha la fede e vuole conservarla, sarà obbligato, per non perderla, a rompere la solidarietà, a rompere con l'errore. Scriveva Ernest Hello (1828-1885): «Voi potrete dire che siete dalla parte della verità e anche farlo credere, ma dalla vostra mancanza di odio per l'errore si vedrà che non siete dalla parte della verità». La causa materiale è l'assenza di odio per l'errore. Riassumendo, possiamo scrivere che la Rivoluzione è un'eresia sociale la cui finalità è di sviare gli uomini dalla loro salvezza, la causa formale il funzionamento democratico o la legge del numero, la causa efficiente i demoni, la causa strumentale la lobby ebraica e la Massoneria, la causa materiale l'assenza di carattere e di convinzione in quelli che si lasciano sedurre.

 

le cause della rivoluzione

 

I rimedi

 

Posta la diagnosi bisogna prescrivere la cura. Non vogliamo a questo punto, come altrove del resto, allontanarci dalle direttive della Chiesa. Così è nelle Encicliche Humanum Genus ed Æterni Patris, di Leone XIII, e Mens Nostra (del 20 dicembre 1929), di Papa Pio XI (1857-1939) che troviamo i rimedi. Alla causa finale, che è la dimenticanza della salvezza, opporremo la pratica abituale degli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio, come chiede Pio XI in Mens Nostra: «Gli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio sono il codice più saggio e più universale della salvezza e la perfezione delle anime [...]. Sant'Ignazio ricevette come dalle mani della Madre di Dio questo codice del quale ogni buon soldato di Cristo deve fare uso».

 

ernest hello

pio XI

Ernest Hello Papa Pio XI

 

 

APPENDICE

ESTRATTA DALL'ENCICLICA

HUMANI GENERERIS, DI PAPA PIO XII

 

papa pio XII

 

Benché la ragione umana, assolutamente parlando, con le sue forze e con la sua luce naturale possa effettivamente arrivare alla conoscenza, vera e certa, di Dio unico e personale, che con la sua Provvidenza sostiene e governa il mondo, e anche alla conoscenza della legge naturale impressa dal Creatore nelle nostre anime, tuttavia non pochi sono gli ostacoli che impediscono alla nostra ragione di servirsi con efficacia e con frutto di questo suo naturale potere. Le verità che riguardano Dio e le relazioni tra gli uomini e Dio trascendono del tutto l'ordine delle cose sensibili; quando poi si fanno entrare nella pratica della vita e la informano, allora richiedono sacrificio e abnegazione.

 

Nel raggiungere tali verità, l'intelletto umano incontra ostacoli della fantasia, sia per le cattive passioni provenienti dal peccato originale. Avviene che gli uomini in queste cose volentieri si persuadono che sia falso, o almeno dubbio, ciò che essi «non vogliono che sia vero». Per questi motivi si deve dire che la Rivelazione divina è moralmente necessaria affinché quelle verità che in materia religiosa e morale non sono per sé irraggiungibili, si possano da tutti conoscere con facilità, con ferma certezza e senza alcun errore. Anzi, la mente umana qualche volta può trovare difficoltà anche nel formarsi un giudizio certo di credibilità circa la fede cattolica, benché da Dio siano stati disposti tanti e mirabili segni esterni, per cui anche con la sola luce naturale della ragione si può provare con certezza l'origine divina della religione cristiana.

 

L'uomo, infatti, sia perché guidato da pregiudizi, sia perché istigato da passioni e da cattiva volontà, non solo può negare la chiara evidenza dei segni esterni, ma anche resistere alle ispirazioni che Dio infonde nelle nostre anime. Chiunque osservi il mondo odierno, che è fuori dell'ovile di Cristo, facilmente potrà vedere le principali vie per le quali i dotti si sono incamminati. Alcuni, senza prudenza né discernimento, ammettono e fanno valere per origine di tutte le cose il sistema evoluzionistico, pur non essendo esso indiscutibilmente provato nel campo stesso delle scienze naturali, e con temerarietà sostengono l'ipotesi monistica e panteistica dell'Universo soggetto a continua evoluzione.

 

Di quest'ipotesi volentieri si servono i fautori del comunismo per farsi difensori e propagandisti del loro materialismo dialettico e togliere dalle menti ogni nozione di Dio. Le false affermazioni di siffatto evoluzionismo, per cui viene ripudiato quanto vi è di assoluto, fermo ed immutabile, hanno preparato la strada alle aberrazioni di una nuova filosofia che, facendo concorrenza all'idealismo, all'immanentismo e al pragmatismo, ha preso il nome di «esistenzialismo» perché, ripudiate le essenze immutabili delle cose, si preoccupa solo della «esistenza» dei singoli individui. Si aggiunge a ciò un falso «storicismo» che si attiene solo agli eventi della vita umana e rovina le fondamenta di qualsiasi verità e legge assoluta sia nel campo della filosofia, sia in quello dei dogmi cristiani.

 

In tanta confusione di opinioni, Ci reca un po' di consolazione il vedere coloro che un tempo erano stati educati nei principî del razionalismo, ritornare oggi, non di rado, alle sorgenti della verità rivelata, e riconoscere e professare la parola di Dio, conservata nella Sacra Scrittura, come fondamento della Teologia. Nello stesso tempo però reca dispiacere il fatto che non pochi di essi, quanto più fermamente aderiscono alla parola di Dio, tanto più sminuiscono il valore della ragione umana, e quanto più volentieri innalzano l'autorità di Dio Rivelatore, tanto più aspramente disprezzano il Magistero della Chiesa, istituito da Cristo Signore per custodire e interpretare le verità rivelate da Dio.

 

Questo disprezzo non solo è in aperta contraddizione con la Sacra Scrittura, ma si manifesta falso anche con la stessa esperienza. Poiché frequentemente gli stessi «dissidenti» si lamentano in pubblico della discordia che regna fra di loro nel campo dogmatico, cosicché, pur senza volerlo, riconoscono la necessità di un vivo Magistero. Ora, queste tendenze, che più o meno deviano dalla retta strada, non possono essere ignorate o trascurate dai filosofi e dai teologi cattolici, che hanno il grave campito di difendere le verità divine e umane e di farle penetrare nelle menti degli uomini. Anzi, essi devono conoscere bene queste opinioni, sia perché le malattie non si possono curare se prima non sono bene conosciute, sia perché qualche volta nelle stesse false affermazioni si nasconde un po' di verità, sia infine, perché gli stessi errori spingono la mente nostra a investigare e a scrutare con più diligenza alcune verità sia filosofiche che teologiche.

 

Se i nostri cultori di filosofia e di teologia da queste dottrine, esaminate con cautela, cercassero solo di cogliere i detti frutti, non vi sarebbe motivo perché il Magistero della Chiesa avesse a interloquire. Ma, benché Noi sappiamo bene che gli insegnanti e i dotti cattolici in genere si guardano da tali errori, è noto però che non mancano nemmeno oggi, come ai tempi apostolici, coloro che, amanti più del conveniente delle novità e timorosi di essere ritenuti ignoranti delle scoperte fatte dalla scienza in quest'epoca di progresso, cercano di sottrarsi alla direzione del sacro Magistero e perciò sono nel pericolo di allontanarsi insensibilmente dalle verità Rivelate e di trarre in errore anche gli altri. Si nota poi un altro pericolo, e tanto più grave, perché si copre maggiormente con l'apparenza della virtù.

 

Molti, deplorando la discordia e la confusione che regna nelle menti umane, mossi da uno zelo imprudente e spinti da uno slancio e da un grande desiderio di rompere i confini con cui sono fra loro divisi i buoni e gli onesti; essi abbracciano perciò una specie di «irenismo» che, omesse le questioni che dividono gli uomini, non cerca solamente di ricacciare, con unità di forze, l'irrompente ateismo, ma anche di conciliare le opposte posizioni nel campo stesso dogmatico. E come un tempo vi furono coloro che si domandavano se l'apologetica tradizionale della Chiesa costituisse più un ostacolo che un aiuto per guadagnare le anime a Cristo, cosi oggi non mancano coloro che osano arrivare fino al punto di proporre seriamente la questione, se la teologia e il suo metodo, come sono in uso nelle scuole con l'approvazione dell'autorità ecclesiastica, non solo debbano essere perfezionate, ma anche completamente riformate, affinché si possa propagare con più efficacia il regno di Cristo in tutto il mondo, fra gli uomini di qualsiasi cultura o di qualsiasi opinione religiosa.

 

Se essi non avessero altro intento che quello di rendere, con qualche innovazione, la scienza ecclesiastica e il suo metodo più adatti alle odierne condizioni e necessità, non ci sarebbe quasi motivo di temere; ma alcuni, infuocati da un imprudente «irenismo», sembrano ritenere un ostacolo al ristabilimento dell'unità fraterna, quanto si fonda sulle leggi e sui principî stessi dati da Cristo e sulle istituzioni da Lui fondate, o quanto costituisce la difesa e il sostegno dell'integrità della fede, crollate le quali, tutto viene sì unificato, ma soltanto nella comune rovina. Queste opinioni, provenienti da deplorevole desiderio di novità o anche da lodevoli motivi, non sempre vengono proposte con la medesima gradazione, con la medesima chiarezza o con i medesimi termini, né sempre i sostenitori di esse sono pienamente d'accordo fra loro; ciò che viene oggi insegnato da qualcuno più copertamente con alcune cautele e distinzioni, domani da altri, più audaci, viene proposto pubblicamente e senza limitazioni, con scandalo di molti, specialmente del giovane clero, e con detrimento dell'autorità ecclesiastica.

 

Se di solito si usa più cautela nelle pubblicazioni stampate, di questi argomenti si tratta con maggiore libertà negli opuscoli distribuiti in privato, nelle lezioni dattilografate e nelle adunanze. Queste opinioni non vengono divulgate solo fra i membri del clero secolare e regolare, nei seminari e negli istituti religiosi, ma anche fra i laici, specialmente fra quelli che si dedicano all'educazione e all'istruzione della gioventù. Per quanto riguarda la Teologia, certuni intendono ridurre al massimo il significato dei dogmi; liberare lo stesso dogma dal modo di esprimersi, già da tempo usato nella Chiesa, e dai concetti filosofici in vigore presso i dottori cattolici, per ritornare nell'esporre la dottrina cattolica, alle espressioni usate dalla Sacra Scrittura e dai Santi Padri.

 

Essi così sperano che il dogma, spogliato degli elementi estrinseci, come essi dicono, alla divina rivelazione, possa venire con frutto paragonato alle opinioni dogmatiche di coloro che sono separati dalla Chiesa e in questo modo si possa pian piano arrivare all'assimilazione del dogma con le opinioni dei dissidenti. Inoltre, ridotta in tali condizioni la dottrina cattolica, pensano di aprire cosi la via attraverso la quale arrivare, dando soddisfazione alle odierne necessità, a poter esprimere i dogmi con le categorie della filosofia odierna, sia dell'immanentismo, sia dell'idealismo, sia dell'esistenzialismo o di qualsiasi altro sistema.

 

 

 

Il processo rivoluzionario  

Papa Pio XII è stato un collaboratore nazista?


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Note

 

1 Titolo originale Les 4 causes de la Révolution (1981). Traduzione dal francese a cura delle Edizioni Gotica (Ferrara 1990).

2 Cfr. SS. Pio XII, Lettera Enciclica Humani Generis, del 22 agosto 1950. Le ventiquattro tesi Tomistiche racchiudono l'essenziale della filosofia di San Tommaso che è resa obbligatoria dal canone 1366, § 2.

3 Finalità o fine dell'opera.

4 Finalità o fine dell'operaio.

5 Cfr. Mons. J.-J. Gaume, La Rivoluzione. Notizie storiche sopra l'origine e la propagazione del male in Europa, Milano, 1856.

6 Canone 1366, § 2.

7 Principio e fondamento di Sant'Ignazio: «...e gli altri che sono sulla terra sono stati creati a causa dell'uomo».

8 A questo riguardo, vedi P. J. Meinvielle, L'ebreo nel mistero della Storia, Effedieffe, 2012.

9 Cfr. J. Ousset, Pratique du sociabilisme, Club Civisme et Culture, Marsiglia 1975.

10 A questo riguardo, vedi H. Zacharias, Vrai Mohammed et faux Coran, Nouvelle éditions Latines, 1960.

11 A questo proposito, vedi P. A. Barruel, Memorie per servire alla storia del giacobinismo.

12 A questo riguardo vedi A. Loubier, Groupes réducteurs et noyaux dirigeants, Éd. Sainte Jeanne-d'Arc, 2000.

13 Lo dice nell'opera Le paysan de la Garonne, Desclée de Brouwer, Parigi 1966.

14 I probiviri erano i cosiddetti «uomini onesti», persone che, per particolare autorità morale, erano investite di poteri giudicanti e arbitrali sull'andamento di un'istituzione o associazione, sugli eventuali contrasti interni, sui rapporti con altri enti e simili. I begardi erano membri di associazioni religiose formatesi al di fuori della struttura gerarchica della Chiesa cattolica con lo scopo di una rinascita spirituale della persona tramite una vita monastica ma senza voti.

 

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