II

L'UOMO É UNA MACCHINA

 

Quello che veniva definito «l'Insegnamento» di Gurdjieff era una cosa completamente nuova per l'élite intellettuale europea degli anni Venti e Trenta. È significativo vedere quanto afferma Louis Pauwels riguardo all'impatto che Gurdjieff ebbe al suo arrivo in Occidente:

 

«Arrivò portando una dottrina e dei metodi indicatissimi per sedurre certi spiriti inquieti, agili e coraggiosi. È per questa ragione che la sua influenza, da circa trent'anni (calcolati nel 1954; N.d.A.), si è sviluppata considerevolmente negli ambienti intellettuali, in Francia, in Inghilterra e in America. Migliaia di uomini e di donne appartenenti all'élite occidentale sono stati influenzati dal suo "insegnamento". In realtà, George Gurdjieff offriva una risposta diretta alla Domanda. O, per essere più esatti, prometteva una risposta. La prometteva per mezzo d'una dottrina che comportava una psicologia e una fisiologia umana che erano nello stesso tempo conformi all'antica tradizione e accessibili alla comprensione dei contemporanei. Inoltre, insegnava tutta una serie di esercizi pratici, che prima di lui erano stati tenuti segreti, sperduti in certi rifugi della Tradizione, o incrostati da vecchissimi strati di interpretazioni simboliche, sentimentali e dogmatiche. Sviluppava il suo sistema cosmogonico con un'intelligenza innegabile.

 

E infine usava, nei confronti di tutti coloro che l'avvicinavano, poteri straordinari di lucidità e d'ipnosi. Credo di non esagerare affatto affermando che, all'interno della "famiglia di spiriti" cui ho accennato, si è costituita attorno a George Gurdjieff la "società segreta" più profondamente attiva che sia sorta in tempi recenti. Questa società segreta ha annoverato tra i suoi componenti Orage, il celebre critico inglese, Ouspensky, Rowland Kenny, redattore capo del "Daily Herald", Frank Lloyd Wright, il famosissimo architetto americano, il dottor Walkey, uno dei più grandi chirurghi di New York, Sharp, fondatore del "New Statesman", il fisico J. G. Bennett, Margaret Anderson, editrice di "Joyce", Arnold Keyserling, il dottor Young, Aldous Huxley, la signora Cechov, Georgette Leblanc, prima moglie di Maeterlinck, Katherine Mansfield, Luc Dietrich, René Daumal, Louis Jouvet, Pierre Schaeffer, René Barjavel e moltissimi altri» 2.

 

osho rajneeshVolendo restare nell'ambito dei suoi contemporanei, a questo elenco, possiamo aggiungere anche la scrittrice australiana Pamela Lyndon Travers (1899-1996), creatrice di Mary Poppins e il musicista russo Thomas de Hartmann (1885-1956). Per quanto riguarda personaggi più recenti che si sono interessati in maniera più o meno diretta a Gurdjieff, possiamo ricordare il guru Osho Rajneesh (1931-1990; vedi foto a lato), il celebre regista teatrale Peter Brook (che ha anche tratto un film da Incontri con uomini straordinari), il regista e scrittore Alejandro Jodorowsky e il grande pianista jazz Keith Jarrett (che nel 1980 ha pure inciso per la ECM il disco Sacred Hymns of G. I. Gurdjieff). In ambito rock i musicisti interessati al suo insegnamento sono stati più numerosi di quanto si pensi: Robert Fripp, il chitarrista dei King Crimson, che ha frequentato i corsi di John Godolphin Bennett (1897-1974); Richard Lloyd, il chitarrista dei Television; David Sylvian, Peter Gabriel; Kate Bush; Kevin Ayers, il fondatore dei Soft Machine; Arthur Brown, leader dei Crazy World. In Italia, una considerevole influenza gurdjieffiana si trova nei lavori Franco Battiato e, in misura minore, in quelli dei Radiodervish.

 

frank lloyd wright thomas de hartmann rené daumal
Frank Lloyd Wright Thomas de Hartmann René Daumal
alfred orage katherine mansfield  pamela lyndon travers
Alfred Orage Katherine Mansfield  P. Lyndon Travers

 

Ma cerchiamo ora di riassumere quelli che erano i fondamenti di questo «Insegnamento». Per forza di cose si cercherà di dare un'idea di massima, visto che il sistema di Gurdjieff era piuttosto vasto e probabilmente solo una parte di esso è stata rivelata per iscritto. Per iniziare, possiamo cominciare con qualche assioma, ripreso direttamente dal libro di Ouspensky:

 

«Tutti pensano di poter fare, vogliono fare, e la loro prima domanda riguarda sempre ciò che dovranno fare. Ma a dire il vero, nessuno fa qualcosa e nessuno può fare qualcosa. Questa è la prima cosa che bisogna capire. Tutto accade. Tutto ciò che sopravviene nella vita di un uomo, tutto ciò che si fa attraverso di lui, tutto ciò che viene da lui - tutto questo accade. E questo capita allo stesso modo come la pioggia cade perché la temperatura si è modificata nelle regioni superiori dell'atmosfera, come la neve fonde sotto i raggi del sole, come la polvere si solleva con il vento. L'uomo è una macchina. Tutto quello che fa, tutte le sue azioni, le sue parole, pensieri, sentimenti, convinzioni, opinioni, abitudini, sono i risultati di influenze esteriori, di impressioni esteriori. Di per sé stesso un uomo non può produrre un solo pensiero, una sola azione.

 

Tutto quello che dice, fa, pensa, sente - accade. L'uomo non può scoprire nulla, non può inventare nulla. Tutto questo accade. Ma per stabilire questo fatto, per comprenderlo, per convincersi della sua verità, bisogna liberarsi da mille illusioni sull'uomo, sul suo potere creativo, sulla sua capacità di organizzare coscientemente la sua propria vita, e così via. Tutto questo in realtà non esiste. Tutto accade - movimenti popolari, guerre, rivoluzioni, cambiamenti di governi, tutto accade. E capita esattamente nello stesso modo in cui tutto accade nella vita dell'uomo preso individualmente. L'uomo nasce, vive, muore, costruisce case, scrive libri, non come lo desidera, ma come capita. Tutto accade. L'uomo non ama, non desidera, non odia - tutto accade» 3. Ecco ancora uno scambio di battute tra Ouspensky e Gurdjieff: «"Non vi è nulla, assolutamente nulla, che possa essere fatto"?, domandai. "Assolutamente nulla". "E nessuno può fare nulla"? "È un'altra questione. Per fare, bisogna essere. E bisogna per prima cosa comprendere cosa significa essere"» 4.

 

 Come conseguenza del fatto che l'uomo venga considerato una macchina, deriva la tesi che la maggior parte dell'umanità vive come se fosse in una sorta di «sonno» permanente. Per Gurdjieff, infatti, l'uomo normalmente non è padrone delle proprie azioni: non solo durante il riposo notturno (cioè in quello che viene definito «il primo stato di coscienza»), ma anche quando crede di essere sveglio («secondo stato»). La piena consapevolezza di sé si può raggiungere realmente solo in altri due stati di coscienza superiore, raggiungibili con grande fatica solo dai pochi che superano un particolare percorso di risveglio interiore.

 

«Il terzo stato di coscienza è il ricordarsi di sé, o coscienza di sé, coscienza del proprio essere. È generalmente ammesso che noi possediamo questo stato di coscienza o che possiamo averlo a volontà. La nostra scienza e la nostra filosofia non hanno visto che noi non possediamo questo stato di coscienza e che il nostro desiderio è incapace di crearlo in noi, per quanto ferma possa essere la nostra decisione. Il quarto stato di coscienza è la coscienza obiettiva. In questo stato, l'uomo può vedere le cose come sono. Talvolta, negli stati inferiori di coscienza, egli può avere dei barlumi di questa coscienza superiore.

 

Le religioni di tutti i popoli contengono testimonianze sulla possibilità di tale stato di coscienza, che viene definito "illuminazione", o con altri differenti nomi, ma che non può essere descritto con parole. Ma l’unica strada giusta verso la coscienza obiettiva passa attraverso lo sviluppo della coscienza di sé. Un uomo ordinario, artificialmente portato in uno stato di coscienza obiettiva e poi riportato nel suo stato abituale, non ricorderà nulla e penserà semplicemente di aver perso conoscenza per un certo tempo. Ma, nello stato di coscienza di sé, l'uomo può avere degli sprazzi di coscienza obiettiva e conservarne il ricordo» 5.

 

 Il fatto che l'illuminazione sia una esperienza per pochi eletti, non è una cosa nuova. Nel pensiero di Gurdjieff vi sono infatti molti tratti in comune con lo gnosticismo, la dottrina esoterica che dall'antichità fino ad oggi è riemersa in varie forme, mantenendo sempre un nucleo originario fondato su una visione negativa del mondo materiale, in cui solo pochi illuminati sono destinati a salvarsi. Vi sono state diverse dottrine gnostiche differenti tra loro, ma possiamo sintetizzarne seppur grossolanamente alcune caratteristiche di fondo:

  • Il nostro mondo è stato creato a causa dell'errore di una divinità inferiore, piuttosto maldestra, il Demiurgo, che corrisponde al Dio dell'Antico Testamento o comunque del cristianesimo, il quale tiene gli uomini prigionieri;

  • Per questo motivo il mondo materiale è visto in maniera totalmente negativa: lo stesso corpo è una prigione nella quale l'anima è caduta;

  • La via per liberarsi passa attraverso la Conoscenza (Gnosi), non attraverso le religioni ufficiali;

  • In alcuni uomini, non in tutti, è rimasta una scintilla divina, un riflesso della divinità originaria, a cui lo gnostico desidera ricongiungersi tramite la messa in pratica degli insegnamenti segreti della «Tradizione» esoterica originaria;

  • Tutto quello che perpetua la vita (e perciò fa continuare il mondo materiale) è assolutamente da contrastare, quindi vi sono gnostici che predicano la castità assoluta e altri la sessualità di qualsiasi tipo, purché non sia procreativa;

  • La divinità originaria rimane quasi irraggiungibile, e normalmente non si cura del mondo (è «al di sopra del Bene e del Male»), salvo mandare nel corso delle varie epoche alcuni maestri illuminati, con lo scopo di aiutare gli eletti a risvegliarsi e liberarsi; per alcuni gnostici anche Gesù Cristo sarebbe uno di questi maestri;

  • In una visione dualistica dell'Universo, anche il Bene e il Male vengono visti come due aspetti complementari, quindi entrambi necessari; di conseguenza vi è un completo rovesciamento del punto di vista cristiano;

  • Tutto questo porta lo gnostico a vari possibili punti di arrivo (che non necessariamente si escludono tra di loro): la divinizzazione di sé, il ricongiungimento al Tutto divino originario (Pleroma) o addirittura per alcuni l'adorazione di Lucifero come vero dio.

Se si considera la trama di una delle opere principali di Gurdjieff, I racconti di Belzebù a suo nipote (uscito in Inghilterra con il titolo All and everything), possiamo trovare proprio alcuni di questi concetti. Per farlo abbiamo attinto da un resoconto scritto appositamente per il testo di Pauwels dallo studioso francese Denis Saurat (1890-1958), che incontrò Gurdjieff e che, sebbene non avesse seguito l'Insegnamento, lo considerava positivamente. denis-saurat.jpgPartiamo innanzitutto dalla sua premessa, utile per capire il metodo di Gurdjieff:

 

denis saurat«Credo che non si debba considerare Gurdjieff come un maestro che abbia lo scopo di insegnare una dottrina ai suoi discepoli, ma come un educatore che cerca di formare l'intelligenza e il carattere di un piccolo numero di scelti discepoli, che considera soprattutto come bambini affidati alle sue cure. Ai bambini non si cerca mai di dire tutta la verità. Se ne dà loro qualche parte, accuratamente manipolata, che si considera capace di favorire la crescita della loro anima, e, in certi casi, si inventano cose fittizie, come Babbo Natale, che aiutano i bambini a esprimersi e a svilupparsi. Nel suo libro, "All and Everything" (pag. 901) Gurdjieff dice, parlando d'un saggio della Terra: "Avevo il diritto di dirgli la verità sul mio conto, perché era già uno degli esseri, abitanti su quel pianeta, cui le autorità superiori non ci hanno proibito di dire la verità. Ma, in quel momento, non potevo dirgliela, perché era presente anche il derviscio Hagi Bogga Eddin, che era ancora solo un essere terrestre comune, come quelli ai quali, già da molto tempo, i Tre Altissimi ci avevano vietato di dire la verità su qualunque cosa e in qualunque circostanza. Questo divieto, imposto agli esseri della nostra classe, era giustificato perché è necessario, per quegli esseri del vostro pianeta, acquisire una conoscenza delle cose. E ogni informazione, anche se e veritiera, dà generalmente agli esseri soltanto una conoscenza mentale, e questa conoscenza mentale ha un solo effetto: diminuisce la possibilità di conoscere le cose stesse. E poiché il solo mezzo che rimane a quegli esseri infelici che sono i terrestri consiste nel liberarsi completamente (dai loro errori), agli esseri della nostra classe fu dato quest'ordine, e dovettero giurare di non dire mai la verità alle creature della Terra".

 

Questo passo seminascosto a pagina 901 (pochi lettori arrivano fino a quel punto) ci offre la chiave del comportamento di Gurdjieff verso i suoi allievi. Il suo scopo era quello di farli arrivare alla scoperta della verità con i loro mezzi, poiché la sua tesi generale era che soltanto la verità scoperta da soli ha valore […]. Evidentemente, questa bella teoria e questa bella pratica di non dire mai la verità sono egualmente al di là della portata delle forze umane; inevitabilmente Gurdjieff dice di tanto in tanto, e forse molto spesso, quella che crede essere la verità. Perciò il suo enorme libro diventa un miscuglio assai sconvolgente di storielle umoristiche, di menzogne deliberate presentate con molta serietà, e di idee delle quali Gurdjieff è profondamente convinto. Bisogna dire che il lettore si addentra in questo libro a suo rischio e pericolo, e dovrebbe essere più intelligente di Gurdjieff per sconfiggere questo metodo diabolico e per poter separare questi tre diversi strati geologici che Gurdjieff si sforza di mescolare» 6.

 

Ma ecco come Saurat descrive il racconto che fa Belzebù, secondo il quale il mondo materiale sarebbe stato creato per sbaglio da una divinità maldestra:

 

«In questa sede posso soltanto cercare di presentare un riassunto molto astratto della linea generale dell'opera. Si scopre, per esempio, che il mondo nel quale viviamo, il sistema planetario del nostro Sole deve la sua esistenza, in parte, ad un errore. Un personaggio che occupa un posto elevatissimo nella gerarchia degli esseri durante la creazione dei mondi, ha commesso uno sbaglio madornale. Non c'era nulla di predestinato, e la stupidità passeggera d'un essere intelligentissimo ha provocato la catastrofe. Il primo risultato è stato che le due lune che giravano attorno alla Terra hanno cominciato ad allontanarsi in modo inquietante; e se questi movimenti non fossero stati arrestati i due satelliti disordinatibelzebù cosmico avrebbero provocato guai e disastri in tutto il Sistema Solare. Gli esseri superiori che reggono l'Universo fisico si comportarono in questo caso con un egoismo clamoroso. Poiché non volevano che l'essere superiore si accorgesse del loro errore, decisero di sacrificare gli uomini. Diedero agli uomini un organo speciale che comportava la percezione della verità a rovescio, e che dava il piacere ad oggetti che in principio erano neutri. Ma quest'organo, inserito nella vitalità umana, inviava nello spazio vibrazioni che agivano come un freno sui movimenti dei satelliti indisciplinati. Dopo un certo tempo, le due lune vennero fissate stabilmente nelle loro orbite. Diventò così possibile liberare gli uomini dell'organo tanto scomodo. Ma, purtroppo, anche dopo la scomparsa di quell'organo gli uomini, che avevano preso l'abitudine di pensare sotto l'influenza di quella forza nefasta, continuarono a vedere tutto a rovescio: e questo li spinse a commettere tutti i loro errori politici e morali, specialmente le guerre. È così che accadono cose che Dio non ha né previsto né voluto, e alle quali non è in grado di porre personalmente rimedio. Questo Dio, d'altronde, non è evidentemente il Dio supremo, poiché regge soltanto una parte molto limitata dell'Universo: purtroppo per noi è appunto la parte dell'Universo nella quale ci troviamo. Dio cerca di aiutarci come può, e ogni volta che le circostanze lo permettono, ci manda esseri superiori che si incarnano in forma di profeti e vengono a rivelarci alcune verità assolute. Naturalmente, questi profeti finiscono sempre per fallire, e di solito vengono uccisi dagli uomini, perché cercano di far sì che gli uomini perdano quel loro modo errato di pensare e di agire. Tuttavia, capita qualche volta che venga compiuto un lieve progresso. Questa storia, piuttosto lamentevole viene narrata da uno degli esseri superiori, che si chiama Belzebù ad un suo discendente che si trova ancora nell'età infantile e tutto il libro, in linea di principio, è adattato alla mentalità di quel bambino» 7.

 

 E ancora più sconcertante è la rivelazione di Belzebù secondo il quale la maggior parte degli uomini nascerebbe senza un'anima immortale:

 

«Uno degli errori principali da confutare è la convinzione che tutti gli uomini abbiano un'anima. In realtà, sono pochissimi gli esseri che possiedono un'anima immortale. Tutti gli esseri, è vero, sono necessari nel loro complesso, e coloro che si sforzano di tendere verso la virtù o l'intelligenza possono acquisire un'anima, che diventa più o meno immortale ma la stragrande maggioranza degli uomini non è molto diversa dagli animali. Né la teoria dell'evoluzione né quella della reincarnazione contengono qualcosa che non sia semplicemente una serie di errori di prospettiva. La religione cristiana è un po' più vicina alla verità. È vero che esiste un Dio supremo in tre persone: Il Padre, il Figlio e lo Spirito. Ma anche questo Dio è soggetto a certe limitazioni. Sembra che dietro la Trinità vi sia qualcosa, che si chiama il Sole Assoluto, e che emana le leggi, forse attraverso la mediazione dello Spirito. Il Figlio e lo Spirito, insieme, recuperano nello spazio ciò che il Sole Assoluto gurjieffianaperde nella sua attività creatrice. Questa perdita è causata soprattutto dagli uomini, e parte dell'opera del Figlio consiste nel recuperare nella massima misura possibile la sostanza o forza divina dispersa tra noi. Ma i nostri vizi ostacolano la riuscita di questa azione: in particolare, la nostra condotta sessuale del tutto contraria al buon andamento del mondo. L'umanità è degradata e lo spirito viene progressivamente avvilito dagli aborti e dalle precauzioni anticoncezionali, che fanno scendere l'uomo ad un livello inferiore a quello degli animali. Anzi, gli animali, che si comportano secondo natura hanno più anima degli uomini degradati. La "natura", quale esiste sulla Terra, è uno specie di divinità inferiore che, tuttavia, ha il potere di prevedere e di costruire l'avvenire entro un certo limite e che tratta l'umanità attuale come gli uomini trattano i maiali: li ingrassano, li uccidono e li mangiano. In fondo, è proprio a questo che servono gli uomini comuni. Alla sua morte l'uomo evoluto, al contrario, passa in una specie di purgatorio. Il paradiso e l'inferno sono errori prodotti dall'antico organo umano, le cui funzioni, in realtà, riguardavano la Luna. Ma l'idea del purgatorio è un'idea completamente vera: anche le anime migliori che sono riuscite a svilupparsi sulla Terra devono subire lunghe prove, dopo la loro vita sulla Terra, per poter entrare nella normalità degli spiriti. Si potrebbe ritenere, insomma, che per Gurdjieff la Terra su cui viviamo è un inferno con qualche bagliore di speranza, ma un inferno dal quale alcuni di noi usciranno per passare in un purgatorio e per purificarsi, per poi salire gradualmente al rango di spiriti elevati. È difficile dire fino a qual punto Gurdjieff vuole che si presti fede a questa costruzione fantasmagorica. Credo di potere affermare con certezza che era completamente sincero quando esprimeva la concezione generale secondo la quale il moderno spirito europeo vede le cose in un modo che deforma completamente la verità e che, in certi casi, presenta anzi il contrario della verità. Era quindi egualmente sincero nella sua critica alla nostra intellettualità e alla nostra civiltà occidentale. Ma questa critica, che avrebbe potuto esserci molto utile, non viene presentata coerentemente nel libro: noi possiamo percepirne solo alcuni frammenti, per così dire. È una critica rivolta soprattutto contro l'America e contro tutto ciò che viene dall'America, mentre la Francia è oggetto d'una simpatia molto spiccata» 8.

 

 La questione dell'esistenza o meno di una vita dopo la morte, che diventa una faccenda per pochi eletti, viene spiegata anche nel libro di Ouspensky:

 

«Molte cose sono possibili, disse G., ma occorre comprendere che l'essere dell'uomo, sia nella vita che dopo la morte, ammesso che esista dopo la morte, può essere di qualità molto differente. L'"uomo macchina", per il quale tutto dipende dalle influenze esteriori, per cui tutto accade, che ora è un certo uomo, il momento dopo un altro e più tardi ancora un terzo, non ha avvenire di sorta: viene sepolto e basta. È polvere e ritorna polvere […]. Ma i sistemi che conoscete e che parlano di "corpo astrale" affermano che tutti gli uomini lo possiedono. Ciò è assolutamente falso. Ciò che può essere chiamato "corpo astrale" è ottenuto per fusione, cioè per mezzo di una lotta e di un lavoro interiore terribilmente duro. L'uomo non nasce con un corpo astrale, e soltanto pochissimi uomini arrivano ad averne uno. Una volta costituito, il "corpo astrale" può continuare a vivere dopo la morte del corpo fisico, e può rinascere in un altro corpo fisico: ecco la "reincarnazione". Se non è rinato, allora, nel corso del tempo muore anch'esso; non è immortale, ma può vivere molto tempo dopo la morte del corpo fisico» 9.

 

Come in più o meno tutte le dottrine esoteriche, anche in Gurdjieff si fa riferimento a presunte potenzialità inespresse insite nell'uomo, il quale

 

 «capisce che per la stessa ragione la maggior parte delle sue possibilità restano non realizzate e la maggior parte dei suoi poteri, non utilizzati […]. L'idea dello studio di sé acquista ai suoi occhi un significato nuovo. Egli sente che forse non vale neppure la pena di studiarsi così com'è ora. Vede ogni funzione nel suo stato attuale, e come potrebbe o dovrebbe diventare. L'osservazione di sé induce l'uomo a riconoscere la necessità di cambiare. Praticandola, egli si rende conto che il solo fatto di osservare sé stesso produce certi cambiamenti nei suoi processi interiori. Comincia a capire che l'osservazione di sé è per lui un mezzo per cambiare, uno strumento di risveglio» 10.

   

Per ottenere il risveglio, secondo Gurdjieff occorre uscire dai processi meccanici che ci imprigionano, occorre liberarsi dalle proprie abitudini, dalle proprie inclinazioni, al fine di «ricordarsi di sé» e far emergere la parte più autentica del proprio «Io». Ma la cosa non è così semplice, innanzitutto perché non c'è un solo «Io», ma molteplici, spesso in conflitto tra di loro:

 

 «Il più grande errore, egli diceva, è credere che l'uomo abbia un'unità permanente. Un uomo non è mai uno. Continuamente egli cambia. Raramente rimane identico, anche per una sola mezz'ora. Noi pensiamo che un uomo chiamato Ivan sia sempre Ivan. Ma non è così. Ora è Ivan, in un altro momento è Pietro, e un minuto più tardi Nicola, Sergio, Matteo, Simone, anche se tutti pensiamo che sia sempre Ivan. Sapete che Ivan non può commettere certe azioni, mentire per esempio, e ora scoprite che Ivan ha mentito e siete tutti sorpresi che lui, Ivan, abbia potuto fare questo. Infatti, Ivan non può mentire, è Nicola che ha mentito e a ogni occasione Nicola mentirà nuovamente, perché Nicola non può fare a meno di mentire. Rimarrete stupiti rendendovi conto della moltitudine di questi Ivan e Nicola che vivono in un solo uomo. Segurdjieff imparerete ad osservarvi non avrete più bisogno di andare al cinema […]. Ma questi Ivan, Pietro, Nicola, sono del tutto diversi: si chiamano tutti "Io", ossia si considerano come padroni e nessuno di loro vuole riconoscerne un altro. Ciascuno di essi è il Califfo per un'ora, fa ciò che gli piace senza riguardi per nessuno: saranno poi gli altri a farne le spese. Nessun ordine regna fra di loro. Colui che si impone è il padrone. Distribuisce frustate da tutte le parti senza tener conto di nulla. Il momento seguente però, quando un altro avrà preso la frusta, toccherà a lui riceverne i colpi. E cosi vanno le cose per tutta la vita. Immaginate un paese in cui ciascuno possa essere re per cinque minuti, e durante questi cinque minuti fare del suo regno tutto ciò che vuole. Ecco la nostra vita […]. Per ora vorrei chiarire come l'attività della macchina umana, cioè del corpo fisico, sia retta non da uno, ma da più cervelli indipendenti gli uni dagli altri, aventi funzioni distinte e distinti campi di manifestazione. Questa è la prima cosa da comprendere, poiché da essa dipende ogni ulteriore comprensione» 11. «L'uomo così come lo conosciamo, l'uomo macchina, l'uomo che non può "fare", per il quale e attraverso il quale "tutto accade" non può avere un "Io" permanente ed unico. Il suo "io" cambia velocemente come i suoi pensieri, i suoi sentimenti, i suoi umori, ed egli commette un errore profondo quando si considera come se fosse sempre una sola e stessa persona; in realtà egli è sempre una persona differente; non è mai quello che era un momento prima […]. L'uomo non ha un "Io" individuale. Al suo posto vi sono centinaia e migliaia di piccoli "io" separati che il più delle volte si ignorano, non hanno alcuna relazione, o, al contrario, sono ostili gli uni agli altri, esclusivi e incompatibili. Ad ogni attimo, ad ogni momento, l'uomo dice o pensa "Io". E ogni volta il suo "io" è differente. Un attimo fa era un pensiero, ora è un desiderio, poi una sensazione, poi un altro pensiero e così via, senza fine. L'uomo è una pluralità. Il nome dell'uomo è legione» 12.

 

la rissa

Fortunato Depero: La rissa (1926), Museo di Arte Moderna

e Contemporanea di Trento e Rovereto.

 

Per Gurdjieff quindi le varie funzioni umane sono regolate da più «centri» indipendenti l'uno dall'altro:

 

 «Quando si trattò l'argomento delle funzioni dei centri, la prima volta parlò soltanto di tre centri: intellettuale, emozionale, motore, e cercò di farci distinguere queste funzioni, trovare degli esempi, e così via. Solo in seguito aggiunse il centro istintivo, parlandone come di una macchina indipendente e autosufficiente, poi il centro sessuale […]. Durante le prime conversazioni sui centri, G. aggiungeva qualcosa di nuovo quasi ad ogni riunione. Come ho già detto, egli parlò prima di tre centri, in seguito di quattro, di cinque ed infine di sette centri» 13.

 

il doppio segreto

René Magritte: Il doppio segreto.

 

Ma per risolvere il problema di questa molteplicità di centri, spesso in contrasto tra di loro, occorre adottare tutta una serie di azioni atte a favorire il risveglio (cioè quello che Gurdjieff chiama propriamente «il lavoro»), per trovare cioè un particolare stato di coscienza superiore:

 

«Il nostro scopo era quello di diventare uomini già molto diversi dagli uomini comuni grazie ad una certa conoscenza di noi stessi, grazie alla comprensione della nostra posizione sulla scala delle possibili realizzazioni e grazie all'acquisizione, dentro di noi, d'un centro di gravità permanente. Questa espressione, che veniva usata spesso, significava che, per noi, l'idea d'acquisire l'unità, la coscienza, l'io permanente e la volontà, cioè l'idea del nostro sviluppo, sarebbe diventata un giorno più importante, ai nostri occhi, di ogni altro interesse. Allora avremmo avuto dentro di noi il nostro "angelo custode" e avremmo compreso la natura di questo personaggio del catechismo per bambini» 14.

 

«Il lavoro su di sé, correttamente condotto, comincia dalla creazione di un centro di gravità permanente. Quando un centro di gravità permanente è stato creato, tutto il resto, subordinandosi ad esso, si organizza a poco a poco. La domanda si riassume dunque così: a partire da che cosa e come un centro di gravita può essere creato? Ed ecco la risposta che possiamo dare: solo la giusta attitudine di un uomo nei riguardi del lavoro, nei riguardi della scuola, il suo giusto apprezzamento del valore del lavoro e la sua comprensione della meccanicità e della assurdità di tutto il resto, possono creare in lui un centro di gravita permanente» 15.

 

Si può già intuire quali possano essere le implicazioni di una tale «filosofia» applicata alla vita reale. Ma per non trarre conclusioni affrettate, meglio approfondire ulteriormente. Assai interessante è l'intervista che il già citato Denis Saurat fece a Gurdjieff durante una visita al Priorato nel 1923, e che venne pubblicata nel 1933 sulla Nouvelle Revue Française (ricordiamo ancora che Saurat nutriva una certa simpatia nei confronti di Gurdjieff):

 

«- Denis Saurat: Quali risultati si propone di ottenere qui?

- Gurdjieff: Donare la salute fisica, ampliare l’intelligenza, sottrarre la gente alla sua routine.

- Denis Saurat: Ha già ottenuto per qualcuno i risultati che si propone di ottenere?

- Gurdjieff: Sì, in quattro o cinque anni, alcuni discepoli sono arrivati alla mèta.

- Denis Saurat: Sa che molti di loro sono ridotti allorlo della disperazione?

- Gurdjieff:, cè qualcosa di sinistro in questa casa: è necessario.

- Denis Saurat: Hanno l'ambizione di diventare immortali?

- Gurdjieff: Tutti hanno ambizioni, pochi le soddisfano. (Sardonico). Ciascuno possiede un io e una essenza. Molti vorrebbero trasferire il loro io nella loro essenza e cosi diventare immortali.

- Denis Saurat: Qual'è lo scopo di questo lavoro fisico? E deve durare a lungo? (Gli inglesi avevano molto insistito perché gli facessi questa domanda).

- Gurdjieff: Lo scopo è quello di renderli padroni del mondo esteriore. È soltanto una fase temporanea.

- Denis Saurat: Cerca di dar loro poteri occulti?

- Gurdjieff: , cerco di dar loro tutti i poteri. Non c'è differenza tra i poteri occulti e gli altri. Gli occultisti moderni hanno torto.

- Denis Saurat: Lei non appartiene ad una scuola?

- Gurdjieff: No, siamo un gruppo di amici. Circa trent'anni fa, una dozzina di noi ha trascorso parecchio tempo nell'Asia centrale, e abbiamo ricostituito la dottrina: per mezzo di tradizioni orali, dello studio di antiche usanze, di canti popolari e anche di certi libri. La dottrina è sempre esistita, ma spesso la tradizione è stata spezzata. Nell'antichità alcuni gruppi, alcune caste la conoscevano. Ma era incompleta: gli antichi hanno fatto troppa metafisica, e la loro dottrina era troppo astratta.

- Denis Saurat: Perché lei è venuto in Europa?

- Gurdjieff: Perché voglio aggiungere allo spirito mistico orientale lo spirito scientifico occidentale. Lo spirito orientale è nel vero, ma soltanto nelle sue tendenze e nelle sue idee generali. Lo spirito occidentale è nel vero con i suoi metodi e le sue tecniche. Ma i metodi occidentali sono validi nella storia, nell'osservazione. Io desidero creare un tipo di saggio che unisca allo spirito dell'Oriente le tecniche dell'Occidente.

- Denis Saurat: Esistono già saggi di questo genere?

- Gurdjieff: Si, esistono alcuni sapienti europei che hanno raggiunto questo risultato.

- Denis Saurat: A parte le questioni di metodo, lei insegna una dottrina positiva?

- Gurdjieff: Sì. Pochi esseri umani hanno un'anima. Nessuno ha un'anima, alla nascita. L'anima va acquisita. Coloro che non ci riescono muoiono: gli atomi si disperdono, e non rimane nulla. Alcuni si danno un'anima parziale, e allora subiscono una specie di reincarnazione che permette loro di progredire. E, infine, un piccolo numero d'uomini riesce ad avere un'anima immortale. Ma sono pochissimi. In generale coloro che sono riusciti ad ottenere qualcosa non hanno ancora altro che un'anima parziale.

- Denis Saurat: Crede al libero arbitrio?

(Né l'inteprete né Gurdjieff sembrano sapere cosa sia il libero arbitrio. Le mie spiegazioni provocano questa risposta di Gurdjieff:)

 Gurdjieff: Ciascuno fa ciò che vuole. Nulla può impedirlo. Ma gli uomini non sanno volere.

 

Gurdjieff ha modi straordinariamente cortesi. Durante questa conversazione non dà assolutamente l'impressione di essere un ciarlatano. Sembra che cerchi di spiegarsi nel modo più razionale possibile e non si rifiuta ad alcuna domanda. La sua ferocia sembra essersi trasformata in forza. Gli domando se è ancora in rapporto con gli amici che hanno ricostituito la dottrina. Risponde che ne vede ancora tre o quattro. "Che fanno"? "Esercitano professioni diverse". "Insegnano"? "No, Gurdjieff è il solo che insegna. Questa è la sua professione". I discepoli aggiungono che si è definito come un dispensatore d'energia solare, cosa che non pretendono di capire. Esiste un Dio? , e Gurdjieff è in rapporto con lui più o meno come un ministro molto indipendente, ostinato e permaloso nel confronti del suo re. Le donne, dicono, non hanno una reale possibilità di acquisire un'anima, se non attraverso il contatto e l'unione sessuale con un uomo» 16.

 

  prima parte

terza parte 

 

banner centro culturale san giorgio

 

Note

 

2 Cfr. L. Pauwels, Monsieur Gurdjieff, Ed. Mediterranee, 1972, pagg. 28-29. Aggiungiamo qualche ulteriore precisazione su alcuni di questi personaggi. Di Aldous Huxley è sicuro che avesse avuto almeno un certo interesse per l'Insegnamento, ma non è chiaro se vi si fosse dedicato in maniera sistematica. La signora Cechov era la moglie del celebre scrittore e drammaturgo russo Anton Cechov. Katherine Mansfield (1888-1923) era la famosa scrittrice di origine neozelandese e Alfred Orage (1873-1934), il suo editore (fondatore di The New Age, un’importante rivista letteraria). René Daumal (1908-1944) fu uno scrittore francese dedito all'occulto, noto per essere stato uno degli artefici della rivista Le Grand Jeu.

3 Cfr. P. D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio, 1976, pag. 27.

4 Ibid., pag. 28.

5 Ibid., pagg. 157-158.

6 Cfr. L. Pauwels, op. cit., pagg. 108-110.

7 Ibid., pagg. 111-112.

8 Ibid., pagg. 112-113.

9 Cfr. P. D. Ouspensky, op. cit., pag. 39.

10 Ibid., pag. 162.

11 Ibid., pagg. 62-63.

12 Ibid., pag. 69.

13 Ibid., pagg. 64-65.

14 Cfr. L. Pauwels, op. cit., pag. 93.

15 Cfr. P. D. Ouspensky, op. cit., pagg. 287-288.

16 Cfr. L. Pauwels, op. cit., pagg. 165-167.

 

home page