II
L'UOMO
É UNA MACCHINA
Quello che veniva
definito «l'Insegnamento» di Gurdjieff era una cosa
completamente nuova per l'élite intellettuale europea degli
anni Venti e Trenta. È significativo vedere quanto afferma Louis
Pauwels riguardo all'impatto che Gurdjieff ebbe al suo arrivo in
Occidente:
«Arrivò portando una dottrina e dei metodi
indicatissimi per sedurre certi spiriti inquieti, agili e
coraggiosi. È per questa ragione che la sua influenza, da circa
trent'anni
(calcolati nel 1954; N.d.A.),
si è sviluppata considerevolmente negli ambienti intellettuali, in
Francia, in Inghilterra e in America. Migliaia di uomini e di donne
appartenenti all'élite occidentale sono stati influenzati dal suo
"insegnamento". In realtà, George Gurdjieff offriva una risposta
diretta alla Domanda. O, per essere più esatti, prometteva una
risposta. La prometteva per mezzo d'una dottrina che comportava una
psicologia e una fisiologia umana che erano nello stesso tempo
conformi all'antica tradizione e accessibili alla comprensione dei
contemporanei. Inoltre, insegnava tutta una serie di esercizi
pratici, che prima di lui erano stati tenuti segreti, sperduti in
certi rifugi della Tradizione, o incrostati da vecchissimi strati di
interpretazioni simboliche, sentimentali e dogmatiche. Sviluppava il
suo sistema cosmogonico con un'intelligenza innegabile.
E infine
usava, nei confronti di tutti coloro che l'avvicinavano, poteri
straordinari di lucidità e d'ipnosi. Credo di non esagerare affatto
affermando che, all'interno della "famiglia di spiriti" cui ho
accennato, si è costituita attorno a George Gurdjieff la "società
segreta" più profondamente attiva che sia sorta in tempi recenti.
Questa società segreta ha annoverato tra i suoi componenti Orage,
il celebre critico inglese, Ouspensky, Rowland Kenny,
redattore capo del "Daily Herald", Frank Lloyd Wright, il
famosissimo architetto americano, il dottor Walkey, uno dei
più grandi chirurghi di New York, Sharp, fondatore del "New
Statesman", il fisico J. G. Bennett, Margaret Anderson,
editrice di "Joyce", Arnold Keyserling, il dottor Young,
Aldous Huxley, la signora Cechov, Georgette Leblanc,
prima moglie di Maeterlinck, Katherine Mansfield, Luc
Dietrich, René Daumal, Louis Jouvet, Pierre
Schaeffer, René Barjavel e moltissimi altri»
2. |
Volendo restare nell'ambito dei suoi
contemporanei, a questo elenco, possiamo aggiungere anche la
scrittrice australiana Pamela Lyndon Travers (1899-1996),
creatrice di Mary Poppins e il musicista russo Thomas de
Hartmann (1885-1956). Per quanto riguarda personaggi più recenti
che si sono interessati in maniera più o meno diretta a Gurdjieff,
possiamo ricordare il guru Osho Rajneesh (1931-1990;
vedi foto a lato),
il celebre regista teatrale Peter Brook (che ha anche tratto
un film da Incontri con uomini straordinari), il regista e
scrittore Alejandro Jodorowsky e il grande
pianista jazz Keith Jarrett (che nel 1980 ha pure
inciso per la ECM il disco Sacred Hymns of G. I. Gurdjieff).
In ambito rock i musicisti interessati al suo insegnamento
sono stati più numerosi di quanto si pensi: Robert Fripp, il
chitarrista dei
King Crimson,
che ha frequentato i corsi di John Godolphin Bennett (1897-1974);
Richard Lloyd, il chitarrista dei
Television; David
Sylvian, Peter
Gabriel; Kate Bush; Kevin Ayers, il fondatore dei
Soft Machine;
Arthur Brown, leader dei
Crazy World. In Italia,
una considerevole influenza gurdjieffiana si trova nei lavori
Franco Battiato e, in misura minore, in quelli dei
Radiodervish.
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Frank Lloyd Wright |
Thomas de
Hartmann |
René Daumal |
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Alfred Orage |
Katherine Mansfield |
P. Lyndon Travers |
Ma cerchiamo ora di riassumere quelli che erano i fondamenti di
questo «Insegnamento». Per forza di cose si cercherà di dare un'idea
di massima, visto che il sistema di Gurdjieff era piuttosto vasto e
probabilmente solo una parte di esso è stata rivelata per iscritto.
Per iniziare, possiamo cominciare con qualche assioma, ripreso
direttamente dal libro di Ouspensky:
«Tutti pensano di
poter fare, vogliono fare, e la loro prima domanda riguarda sempre
ciò che dovranno fare. Ma a dire il vero, nessuno fa qualcosa e
nessuno può fare qualcosa. Questa è la prima cosa che bisogna
capire. Tutto accade.
Tutto ciò che sopravviene nella
vita di un uomo,
tutto ciò che si fa attraverso di lui, tutto ciò che viene da
lui - tutto
questo accade.
E questo capita allo stesso modo come la pioggia cade perché la
temperatura si è modificata nelle regioni superiori dell'atmosfera,
come la neve fonde sotto i raggi del sole, come la polvere si
solleva con il vento. L'uomo è una macchina. Tutto
quello che fa, tutte le sue azioni, le sue parole, pensieri,
sentimenti, convinzioni, opinioni, abitudini, sono i risultati di
influenze esteriori, di impressioni esteriori. Di per sé
stesso un uomo non può produrre un solo pensiero, una sola azione.
Tutto quello che dice, fa, pensa, sente - accade. L'uomo non può
scoprire nulla, non può inventare nulla. Tutto questo accade. Ma per
stabilire questo fatto, per comprenderlo, per convincersi della sua
verità, bisogna liberarsi da mille illusioni sull'uomo, sul suo
potere creativo, sulla sua capacità di organizzare coscientemente la
sua propria vita, e così via. Tutto questo in realtà non esiste.
Tutto accade - movimenti popolari, guerre, rivoluzioni, cambiamenti
di governi, tutto accade. E capita esattamente nello stesso modo in
cui tutto accade nella vita dell'uomo preso individualmente. L'uomo
nasce, vive, muore, costruisce case, scrive libri, non come lo
desidera, ma come capita. Tutto accade. L'uomo non ama, non
desidera, non odia - tutto accade»
3. Ecco ancora uno scambio di battute tra
Ouspensky e Gurdjieff:
«"Non vi è nulla,
assolutamente nulla, che possa essere fatto"?, domandai.
"Assolutamente nulla". "E nessuno può fare nulla"? "È un'altra
questione. Per
fare, bisogna
essere.
E bisogna per prima cosa comprendere cosa significa
essere"»
4. |
Come conseguenza del fatto che l'uomo venga
considerato una macchina, deriva la tesi che la maggior parte
dell'umanità vive come se fosse in una sorta di «sonno» permanente.
Per Gurdjieff, infatti, l'uomo normalmente non è padrone delle
proprie azioni: non solo durante il riposo notturno (cioè in quello
che viene definito «il primo stato di coscienza»), ma anche quando
crede di essere sveglio («secondo stato»). La piena consapevolezza
di sé si può raggiungere realmente solo in altri due stati di
coscienza superiore, raggiungibili con grande fatica solo dai pochi
che superano un particolare percorso di risveglio interiore.
«Il
terzo stato di coscienza è
il ricordarsi di sé,
o coscienza
di sé, coscienza del proprio essere.
È generalmente ammesso che noi possediamo questo stato di coscienza
o che possiamo averlo a volontà. La nostra scienza e la nostra
filosofia non hanno visto che noi non possediamo questo stato di
coscienza e che il nostro desiderio è incapace di crearlo in noi,
per quanto ferma possa essere la nostra decisione.
Il quarto stato di coscienza è
la coscienza
obiettiva.
In questo stato,
l'uomo può vedere le cose come sono.
Talvolta, negli stati inferiori di coscienza, egli può avere dei
barlumi di questa coscienza superiore.
Le religioni di tutti i
popoli contengono testimonianze sulla possibilità di tale stato di
coscienza, che viene definito "illuminazione", o con altri
differenti nomi, ma che non può essere descritto con parole. Ma
l’unica strada giusta verso la coscienza obiettiva passa attraverso
lo sviluppo della coscienza di sé. Un uomo ordinario,
artificialmente portato in uno stato di coscienza obiettiva e poi
riportato nel suo stato abituale, non ricorderà nulla e penserà
semplicemente di aver perso conoscenza per un certo tempo. Ma, nello
stato di coscienza di sé, l'uomo può avere degli sprazzi di
coscienza obiettiva e conservarne il ricordo»
5. |
Il fatto che l'illuminazione sia
una esperienza per pochi eletti, non è una cosa nuova. Nel pensiero di Gurdjieff vi sono infatti molti tratti in comune con lo
gnosticismo, la
dottrina esoterica che dall'antichità fino ad oggi è riemersa in
varie forme, mantenendo sempre un nucleo originario fondato su una
visione negativa del mondo materiale, in cui solo pochi illuminati
sono destinati a salvarsi. Vi sono state diverse dottrine gnostiche
differenti tra loro, ma possiamo sintetizzarne seppur
grossolanamente alcune caratteristiche di fondo:
-
Il
nostro mondo è stato creato a causa dell'errore di una divinità
inferiore, piuttosto maldestra, il Demiurgo, che
corrisponde al Dio dell'Antico Testamento o comunque del
cristianesimo, il quale tiene gli uomini prigionieri;
-
Per questo
motivo il mondo materiale è visto in maniera totalmente
negativa: lo stesso corpo è una prigione nella quale l'anima
è caduta;
-
La via per
liberarsi passa attraverso la Conoscenza (Gnosi),
non attraverso le religioni ufficiali;
-
In alcuni
uomini, non in tutti, è rimasta una scintilla divina, un
riflesso della divinità originaria, a cui lo gnostico desidera
ricongiungersi tramite la messa in pratica degli insegnamenti
segreti della «Tradizione» esoterica originaria;
-
Tutto
quello che perpetua la vita (e perciò fa continuare il mondo
materiale) è assolutamente da contrastare, quindi vi sono
gnostici che predicano la castità assoluta e altri la sessualità
di qualsiasi tipo, purché non sia procreativa;
-
La divinità
originaria rimane quasi irraggiungibile, e normalmente non si
cura del mondo (è «al di sopra del Bene e del Male»), salvo
mandare nel corso delle varie epoche alcuni maestri illuminati,
con lo scopo di aiutare gli eletti a risvegliarsi e liberarsi;
per alcuni gnostici anche Gesù Cristo sarebbe uno di questi
maestri;
-
In una visione dualistica dell'Universo, anche il Bene e il Male
vengono visti come due aspetti complementari, quindi entrambi
necessari; di conseguenza vi è un completo rovesciamento del
punto di vista cristiano;
-
Tutto questo porta lo gnostico a vari possibili punti di arrivo
(che non necessariamente si escludono tra di loro): la
divinizzazione di sé, il ricongiungimento al Tutto divino
originario (Pleroma) o addirittura per alcuni l'adorazione di
Lucifero come vero dio.
Se si considera la
trama di una delle opere principali di Gurdjieff, I racconti
di Belzebù a suo nipote (uscito in Inghilterra con il titolo
All and everything), possiamo trovare proprio alcuni
di questi concetti. Per farlo abbiamo attinto da un resoconto
scritto appositamente per il testo di Pauwels dallo studioso
francese Denis Saurat (1890-1958), che incontrò Gurdjieff e
che, sebbene non avesse seguito l'Insegnamento, lo considerava
positivamente. Partiamo
innanzitutto dalla sua premessa, utile per capire il metodo di
Gurdjieff:
«Credo che non si debba considerare Gurdjieff
come un maestro che abbia lo scopo di insegnare una dottrina
ai suoi discepoli, ma come un educatore che cerca di formare
l'intelligenza e il carattere di un piccolo numero di scelti
discepoli, che considera soprattutto come bambini affidati
alle sue cure. Ai bambini non si cerca mai di dire tutta la
verità. Se ne dà loro qualche parte, accuratamente
manipolata, che si considera capace di favorire la crescita
della loro anima, e, in certi casi, si inventano cose
fittizie, come Babbo Natale, che aiutano i bambini a
esprimersi e a svilupparsi. Nel suo libro,
"All
and Everything"
(pag. 901) Gurdjieff
dice, parlando d'un saggio della Terra: "Avevo
il diritto di dirgli la verità sul mio conto, perché era già
uno degli esseri, abitanti su quel pianeta, cui le autorità
superiori non ci hanno proibito di dire la verità. Ma, in
quel momento, non potevo dirgliela, perché era presente
anche il derviscio Hagi Bogga Eddin, che era ancora solo un
essere terrestre comune, come quelli ai quali, già da molto
tempo, i Tre Altissimi ci avevano vietato di dire la verità
su qualunque cosa e in qualunque circostanza. Questo
divieto, imposto agli esseri della nostra classe, era
giustificato perché è necessario, per quegli esseri del
vostro pianeta, acquisire una
conoscenza delle cose.
E ogni
informazione, anche se e veritiera, dà generalmente agli
esseri soltanto una
conoscenza mentale,
e questa conoscenza
mentale ha un solo effetto: diminuisce la possibilità di
conoscere le cose stesse. E poiché il solo mezzo che rimane
a quegli esseri infelici che sono i terrestri consiste nel
liberarsi completamente (dai loro errori), agli esseri della
nostra classe fu dato quest'ordine, e dovettero giurare di
non dire mai la verità alle creature della Terra".
Questo
passo seminascosto a pagina 901 (pochi lettori arrivano fino
a quel punto) ci offre la chiave del comportamento di Gurdjieff verso i suoi allievi. Il suo scopo era quello di
farli arrivare alla scoperta della verità con i loro mezzi,
poiché la sua tesi generale era che soltanto la verità
scoperta da soli ha valore
[…]. Evidentemente, questa bella
teoria e questa bella pratica di non dire mai la verità sono
egualmente al di là della portata delle forze umane;
inevitabilmente Gurdjieff dice di tanto in tanto, e forse
molto spesso, quella che crede essere la verità. Perciò il
suo enorme libro diventa un miscuglio assai sconvolgente di
storielle umoristiche, di menzogne deliberate presentate con
molta serietà, e di idee delle quali Gurdjieff è
profondamente convinto. Bisogna dire che il lettore si
addentra in questo libro a suo rischio e pericolo, e
dovrebbe essere più intelligente di Gurdjieff per
sconfiggere questo metodo diabolico e per poter separare
questi tre diversi strati geologici che Gurdjieff si sforza
di mescolare» 6.
|
Ma ecco come
Saurat descrive il racconto che fa Belzebù, secondo il quale il
mondo materiale sarebbe stato creato per sbaglio da una divinità
maldestra:
«In questa sede posso soltanto cercare di
presentare un riassunto molto astratto della linea generale
dell'opera. Si scopre, per esempio, che
il mondo nel quale
viviamo, il sistema planetario del nostro Sole deve
la sua esistenza, in parte, ad un errore. Un
personaggio che occupa un posto elevatissimo nella gerarchia
degli esseri durante la creazione dei mondi, ha
commesso uno sbaglio madornale.
Non c'era
nulla di predestinato, e la stupidità passeggera d'un essere
intelligentissimo ha provocato la catastrofe. Il primo
risultato è stato che le due lune che giravano attorno alla
Terra hanno cominciato ad allontanarsi in modo inquietante;
e se questi movimenti non fossero stati arrestati i due
satelliti disordinati avrebbero provocato guai e disastri in
tutto il Sistema Solare. Gli esseri superiori che reggono
l'Universo fisico si comportarono in questo caso con un
egoismo clamoroso. Poiché non volevano che l'essere
superiore si accorgesse del loro errore, decisero di
sacrificare gli uomini. Diedero agli uomini un organo
speciale che comportava la percezione della verità a
rovescio, e che dava il piacere ad oggetti che in principio
erano neutri. Ma quest'organo, inserito nella vitalità
umana, inviava nello spazio vibrazioni che agivano come un
freno sui movimenti dei satelliti indisciplinati. Dopo un
certo tempo, le due lune vennero fissate stabilmente nelle
loro orbite. Diventò così possibile liberare gli uomini
dell'organo tanto scomodo. Ma, purtroppo, anche dopo la
scomparsa di quell'organo gli uomini, che avevano preso
l'abitudine di pensare sotto l'influenza di quella forza
nefasta, continuarono a vedere tutto a rovescio: e questo li
spinse a commettere tutti i loro errori politici e morali,
specialmente le guerre. È così che accadono cose che Dio non
ha né previsto né voluto, e alle quali non è in grado di
porre personalmente rimedio. Questo Dio, d'altronde,
non è evidentemente il Dio supremo, poiché regge
soltanto una parte molto limitata dell'Universo:
purtroppo per noi è appunto la parte dell'Universo
nella quale ci troviamo. Dio cerca di aiutarci come può,
e ogni volta che le circostanze lo permettono, ci manda
esseri superiori che si incarnano in forma di profeti e
vengono a rivelarci alcune verità assolute. Naturalmente,
questi profeti finiscono sempre per fallire, e di solito
vengono uccisi dagli uomini, perché cercano di far sì che
gli uomini perdano quel loro modo errato di pensare e di
agire. Tuttavia, capita qualche volta che venga compiuto un
lieve progresso. Questa storia, piuttosto lamentevole viene
narrata da uno degli esseri superiori, che si chiama
Belzebù
ad un suo discendente che si trova ancora nell'età infantile
e tutto il libro, in linea di principio, è adattato alla
mentalità di quel bambino»
7. |
E
ancora più sconcertante è la rivelazione di Belzebù secondo il quale
la maggior parte degli uomini nascerebbe senza un'anima immortale:
«Uno degli errori principali da confutare
è la convinzione
che tutti gli uomini
abbiano un'anima. In realtà, sono
pochissimi gli esseri che possiedono un'anima
immortale. Tutti gli esseri, è vero, sono necessari nel
loro complesso, e coloro che si sforzano di tendere verso la
virtù o l'intelligenza possono acquisire un'anima, che
diventa più o meno immortale ma la stragrande maggioranza
degli uomini non è molto diversa dagli animali. Né la
teoria dell'evoluzione né quella della reincarnazione
contengono qualcosa che non sia semplicemente una serie di
errori di prospettiva. La religione cristiana è un po' più
vicina alla verità. È vero che esiste un Dio supremo in tre
persone: Il Padre, il Figlio e lo Spirito. Ma anche questo
Dio è soggetto a certe limitazioni. Sembra che dietro la
Trinità vi sia qualcosa, che si chiama il Sole
Assoluto, e che
emana
le leggi,
forse attraverso la mediazione dello Spirito. Il Figlio e lo
Spirito, insieme, recuperano nello spazio ciò che il Sole
Assoluto
perde nella sua attività creatrice. Questa perdita
è causata soprattutto dagli uomini, e parte dell'opera
del Figlio consiste nel recuperare nella massima misura
possibile la sostanza o forza divina dispersa tra noi.
Ma i nostri vizi ostacolano la riuscita di questa azione: in
particolare, la nostra condotta sessuale del tutto contraria
al buon andamento del mondo. L'umanità è degradata e lo
spirito viene progressivamente avvilito dagli aborti e dalle
precauzioni anticoncezionali, che fanno scendere l'uomo ad
un livello inferiore a quello degli animali. Anzi, gli
animali, che si comportano secondo natura hanno più anima
degli uomini degradati. La "natura", quale esiste sulla
Terra, è uno specie di divinità inferiore che, tuttavia, ha
il potere di prevedere e di costruire l'avvenire entro un
certo limite e che tratta l'umanità attuale come gli uomini
trattano i maiali: li ingrassano, li uccidono e li mangiano.
In fondo, è proprio a questo che servono gli uomini comuni.
Alla sua morte l'uomo evoluto, al contrario,
passa in una specie di purgatorio.
Il paradiso e l'inferno sono errori prodotti dall'antico
organo umano, le cui funzioni, in realtà, riguardavano la
Luna. Ma l'idea del purgatorio è un'idea completamente vera:
anche le anime migliori che sono riuscite a svilupparsi
sulla Terra devono subire lunghe prove, dopo la loro vita
sulla Terra, per poter entrare nella normalità degli
spiriti. Si potrebbe ritenere, insomma, che per Gurdjieff la
Terra su cui viviamo è un inferno con qualche bagliore di
speranza, ma un inferno dal quale alcuni di noi usciranno
per passare in un purgatorio e per purificarsi, per poi
salire gradualmente al rango di spiriti elevati. È difficile
dire fino a qual punto Gurdjieff vuole che si presti fede a
questa costruzione fantasmagorica. Credo di potere affermare
con certezza che era completamente sincero quando esprimeva
la concezione generale secondo la quale il moderno spirito
europeo vede le cose in un modo che deforma completamente la
verità e che, in certi casi, presenta anzi il contrario
della verità. Era quindi egualmente sincero nella sua
critica alla nostra intellettualità e alla nostra civiltà
occidentale. Ma questa critica, che avrebbe potuto esserci
molto utile, non viene presentata coerentemente nel libro:
noi possiamo percepirne solo alcuni frammenti, per così
dire. È una critica rivolta soprattutto contro l'America e
contro tutto ciò che viene dall'America, mentre la Francia è
oggetto d'una simpatia molto spiccata»
8.
|
La questione
dell'esistenza o meno di una vita dopo la morte, che diventa una
faccenda per pochi eletti, viene spiegata anche nel libro di
Ouspensky:
«Molte cose sono possibili, disse G., ma
occorre comprendere che l'essere dell'uomo, sia nella vita
che dopo la morte, ammesso che esista dopo la morte, può
essere di qualità molto differente.
L'"uomo
macchina", per il quale tutto dipende dalle influenze
esteriori, per cui tutto accade, che ora è un
certo uomo, il momento dopo un altro e più tardi
ancora un terzo, non ha avvenire di sorta:
viene sepolto e basta.
È
polvere e ritorna polvere
[…]. Ma i sistemi che conoscete e che parlano di
"corpo astrale" affermano che tutti gli uomini
lo possiedono. Ciò è
assolutamente falso. Ciò che può essere chiamato "corpo
astrale" è ottenuto per fusione, cioè per mezzo di una lotta
e di un lavoro interiore terribilmente duro. L'uomo
non nasce con un corpo astrale, e soltanto pochissimi
uomini arrivano ad averne uno. Una volta costituito,
il "corpo astrale" può continuare a vivere
dopo la morte del corpo fisico, e può rinascere in un
altro corpo fisico: ecco la "reincarnazione".
Se non è rinato, allora, nel corso del tempo muore
anch'esso; non è immortale, ma può vivere molto tempo dopo
la morte del corpo fisico»
9. |
Come in più o meno
tutte le dottrine esoteriche, anche in Gurdjieff si fa riferimento a
presunte potenzialità inespresse insite nell'uomo, il quale
«capisce
che per la stessa ragione la maggior parte delle sue
possibilità restano non realizzate e la maggior parte dei
suoi poteri, non utilizzati
[…]. L'idea dello
studio di sé acquista ai suoi occhi un significato nuovo.
Egli sente che forse non vale neppure la pena di studiarsi
così com'è ora. Vede ogni funzione nel suo stato attuale, e
come potrebbe o dovrebbe diventare. L'osservazione di sé
induce l'uomo a riconoscere la necessità di cambiare.
Praticandola, egli si rende conto che il solo fatto di
osservare sé stesso produce certi cambiamenti nei suoi
processi interiori. Comincia a capire che l'osservazione
di sé è per lui un mezzo per cambiare, uno strumento
di risveglio» 10.
|
Per ottenere il
risveglio, secondo Gurdjieff occorre uscire dai
processi meccanici che ci imprigionano, occorre liberarsi
dalle proprie abitudini, dalle proprie inclinazioni, al fine di
«ricordarsi di sé» e far emergere la parte più
autentica del proprio «Io». Ma la cosa non è così
semplice, innanzitutto perché non c'è un solo «Io», ma molteplici,
spesso in conflitto tra di loro:
«Il
più grande errore, egli diceva, è credere che
l'uomo abbia un'unità permanente.
Un uomo non è mai
uno.
Continuamente egli cambia.
Raramente rimane identico, anche per una sola mezz'ora. Noi
pensiamo che un uomo chiamato Ivan sia sempre Ivan. Ma non è
così. Ora è Ivan, in un altro momento è Pietro, e un minuto
più tardi Nicola, Sergio, Matteo, Simone, anche se tutti
pensiamo che sia sempre Ivan. Sapete che Ivan non può
commettere certe azioni, mentire per esempio, e ora scoprite
che Ivan ha mentito e siete tutti sorpresi che lui, Ivan,
abbia potuto fare questo. Infatti, Ivan non può mentire, è
Nicola che ha mentito e a ogni occasione Nicola mentirà
nuovamente, perché Nicola
non può fare a meno di
mentire.
Rimarrete stupiti rendendovi conto della moltitudine di
questi Ivan e Nicola che vivono in un solo uomo. Se
imparerete ad osservarvi non avrete più bisogno di andare al
cinema […]. Ma questi Ivan,
Pietro, Nicola, sono del tutto diversi: si chiamano tutti
"Io", ossia si considerano come padroni e nessuno di loro
vuole riconoscerne un altro. Ciascuno di essi è il Califfo
per un'ora, fa ciò che gli piace senza riguardi per nessuno:
saranno poi gli altri a farne le spese. Nessun ordine regna
fra di loro. Colui che si impone è il padrone. Distribuisce
frustate da tutte le parti senza tener conto di nulla. Il
momento seguente però, quando un altro avrà preso la frusta,
toccherà a lui riceverne i colpi. E cosi vanno le cose per
tutta la vita. Immaginate un paese in cui ciascuno possa
essere re per cinque minuti, e durante questi cinque minuti
fare del suo regno tutto ciò che vuole. Ecco la nostra vita
[…]. Per ora vorrei
chiarire come l'attività della macchina umana,
cioè del corpo fisico, sia retta non da uno, ma da
più cervelli indipendenti gli uni dagli altri, aventi
funzioni distinte e distinti campi di manifestazione.
Questa è la prima cosa da comprendere, poiché da essa
dipende ogni ulteriore comprensione»
11.
«L'uomo
così come lo conosciamo, l'uomo macchina, l'uomo che non può
"fare", per il quale e attraverso il quale "tutto accade"
non può avere un "Io" permanente ed unico.
Il suo "io" cambia velocemente come i suoi pensieri, i suoi
sentimenti, i suoi umori, ed egli commette un errore
profondo quando si considera come se fosse sempre una sola e
stessa persona; in realtà
egli è
sempre una persona differente; non è mai quello che era un
momento prima […]. L'uomo non
ha un "Io" individuale. Al suo posto vi sono centinaia e
migliaia di piccoli "io" separati che il più delle volte si
ignorano, non hanno alcuna relazione, o, al contrario, sono
ostili gli uni agli altri, esclusivi e incompatibili. Ad
ogni attimo, ad ogni momento, l'uomo dice o pensa "Io". E
ogni volta il suo "io" è differente. Un attimo fa era un
pensiero, ora è un desiderio, poi una sensazione, poi un
altro pensiero e così via, senza fine.
L'uomo è una pluralità.
Il nome dell'uomo
è legione»
12.
|
Fortunato Depero:
La rissa (1926), Museo di Arte Moderna
e Contemporanea di
Trento e Rovereto.
Per Gurdjieff
quindi le varie funzioni umane sono regolate da più «centri»
indipendenti l'uno dall'altro:
«Quando
si trattò l'argomento delle funzioni dei centri, la prima
volta parlò soltanto di
tre
centri: intellettuale, emozionale, motore, e cercò di farci
distinguere queste funzioni, trovare degli esempi, e così
via. Solo in seguito aggiunse il centro istintivo,
parlandone come di una macchina indipendente e
autosufficiente, poi il centro sessuale
[…]. Durante le prime conversazioni sui
centri, G. aggiungeva qualcosa di nuovo quasi ad ogni
riunione. Come ho già detto, egli parlò prima di
tre centri, in seguito di quattro, di cinque
ed infine di sette centri» 13.
|
René Magritte: Il
doppio segreto.
Ma per risolvere
il problema di questa molteplicità di centri, spesso in contrasto
tra di loro, occorre adottare tutta una serie di azioni atte a
favorire il risveglio (cioè quello che Gurdjieff chiama propriamente
«il lavoro»), per trovare cioè un particolare stato di
coscienza superiore:
«Il nostro scopo era quello di diventare
uomini già molto diversi dagli uomini comuni grazie ad una
certa conoscenza di noi stessi, grazie alla comprensione
della nostra posizione sulla scala delle possibili
realizzazioni e grazie all'acquisizione, dentro di noi, d'un
centro di gravità permanente. Questa espressione, che
veniva usata spesso, significava che, per noi, l'idea
d'acquisire l'unità, la coscienza, l'io
permanente e la volontà, cioè l'idea del nostro sviluppo,
sarebbe diventata un giorno più importante, ai nostri occhi,
di ogni altro interesse. Allora avremmo avuto dentro di noi
il nostro "angelo custode" e avremmo compreso la natura di
questo personaggio del catechismo per bambini»
14.
«Il
lavoro su di sé, correttamente condotto, comincia
dalla creazione di un
centro di gravità permanente.
Quando un centro di gravità permanente è stato creato, tutto
il resto, subordinandosi ad esso, si organizza a poco a
poco. La domanda si riassume dunque così: a partire da che
cosa e come un centro di gravita può essere creato? Ed ecco
la risposta che possiamo dare: solo la giusta attitudine di
un uomo nei riguardi del lavoro, nei riguardi della scuola,
il suo giusto apprezzamento del valore del lavoro e la sua
comprensione della meccanicità e della assurdità di tutto il
resto, possono creare in lui un centro di gravita
permanente» 15.
|
Si può già intuire
quali possano essere le implicazioni di una tale «filosofia»
applicata alla vita reale. Ma per non trarre conclusioni affrettate,
meglio approfondire ulteriormente. Assai interessante è l'intervista
che il già citato Denis Saurat fece a Gurdjieff durante una visita
al Priorato nel 1923, e che venne pubblicata nel 1933 sulla
Nouvelle Revue Française (ricordiamo ancora che Saurat nutriva
una certa simpatia nei confronti di Gurdjieff):
«- Denis Saurat:
Quali risultati si propone di ottenere qui?
-
Gurdjieff:
Donare la salute fisica, ampliare l’intelligenza,
sottrarre la gente alla sua routine.
- Denis Saurat: Ha già
ottenuto per qualcuno i risultati che si propone di
ottenere?
-
Gurdjieff:
Sì, in quattro o cinque anni, alcuni discepoli sono
arrivati alla mèta.
-
Denis
Saurat: Sa che molti di loro sono ridotti all’orlo
della disperazione?
-
Gurdjieff:
Sì, c’è qualcosa di sinistro in questa casa:
è necessario.
- Denis Saurat: Hanno
l'ambizione di diventare immortali?
-
Gurdjieff:
Tutti hanno ambizioni, pochi le soddisfano. (Sardonico).
Ciascuno possiede un io e una essenza. Molti vorrebbero
trasferire il loro io nella loro essenza e cosi diventare
immortali.
- Denis Saurat: Qual'è
lo scopo di questo lavoro fisico? E deve durare a lungo?
(Gli inglesi avevano molto insistito perché gli facessi
questa domanda).
-
Gurdjieff:
Lo scopo è quello di renderli padroni del mondo
esteriore. È soltanto una fase temporanea.
- Denis Saurat:
Cerca di
dar loro poteri occulti?
-
Gurdjieff:
Sì,
cerco di dar loro tutti i poteri. Non c'è
differenza tra i poteri occulti e gli altri. Gli
occultisti moderni hanno torto.
- Denis Saurat: Lei
non appartiene ad una scuola?
-
Gurdjieff:
No, siamo un gruppo di amici. Circa trent'anni fa, una
dozzina di noi ha trascorso parecchio tempo nell'Asia
centrale, e abbiamo ricostituito la dottrina: per mezzo di
tradizioni orali, dello studio di antiche usanze, di canti
popolari e anche di certi libri. La dottrina è sempre
esistita, ma spesso la tradizione è stata spezzata.
Nell'antichità alcuni gruppi, alcune caste la conoscevano.
Ma era incompleta: gli antichi hanno fatto troppa
metafisica, e la loro dottrina era troppo astratta.
- Denis Saurat: Perché
lei è venuto in Europa?
-
Gurdjieff:
Perché voglio aggiungere allo spirito mistico orientale
lo spirito scientifico occidentale. Lo spirito orientale è
nel vero, ma soltanto nelle sue tendenze e nelle sue idee
generali. Lo spirito occidentale è nel vero con i suoi
metodi e le sue tecniche. Ma i metodi occidentali sono
validi nella storia, nell'osservazione. Io desidero
creare un tipo di saggio che unisca allo spirito dell'Oriente
le tecniche dell'Occidente.
- Denis Saurat:
Esistono già saggi di questo genere?
-
Gurdjieff:
Si, esistono alcuni sapienti europei che hanno raggiunto
questo risultato.
- Denis Saurat: A
parte le questioni di metodo, lei insegna una dottrina
positiva?
-
Gurdjieff:
Sì. Pochi esseri umani hanno un'anima.
Nessuno ha un'anima, alla nascita. L'anima
va acquisita. Coloro che non ci riescono muoiono:
gli atomi si disperdono, e non rimane nulla. Alcuni si danno
un'anima parziale, e allora subiscono una specie di
reincarnazione che permette loro di progredire. E, infine,
un piccolo numero d'uomini riesce ad avere un'anima
immortale. Ma sono pochissimi. In generale coloro che
sono riusciti ad ottenere qualcosa non hanno ancora altro
che un'anima parziale.
- Denis Saurat:
Crede al
libero arbitrio?
(Né l'inteprete né Gurdjieff
sembrano sapere cosa sia il libero arbitrio. Le mie
spiegazioni provocano questa risposta di Gurdjieff:)
Gurdjieff:
Ciascuno fa ciò che vuole. Nulla può impedirlo.
Ma gli uomini non sanno volere.
Gurdjieff ha modi straordinariamente cortesi.
Durante questa conversazione non dà assolutamente
l'impressione di essere un ciarlatano. Sembra che cerchi di
spiegarsi nel modo più razionale possibile e non si rifiuta
ad alcuna domanda. La sua ferocia sembra essersi trasformata
in forza. Gli domando se è ancora in rapporto con gli amici
che hanno ricostituito la dottrina. Risponde che ne vede
ancora tre o quattro. "Che fanno"? "Esercitano professioni
diverse". "Insegnano"? "No, Gurdjieff è il solo che insegna.
Questa è la sua professione". I discepoli aggiungono che si
è definito come un dispensatore d'energia solare, cosa che
non pretendono di capire.
Esiste un
Dio?
Sì, e Gurdjieff è in rapporto con lui più o meno
come un ministro molto indipendente, ostinato e
permaloso nel confronti del suo re.
Le donne,
dicono, non hanno una reale possibilità di acquisire
un'anima, se non attraverso il contatto e l'unione
sessuale con un uomo»
16. |
Note
2
Cfr. L. Pauwels,
Monsieur Gurdjieff, Ed. Mediterranee, 1972, pagg. 28-29.
Aggiungiamo qualche ulteriore precisazione su alcuni di questi
personaggi. Di Aldous Huxley è sicuro che avesse avuto almeno un
certo interesse per l'Insegnamento, ma non è chiaro se vi si fosse
dedicato in maniera sistematica. La signora Cechov era la moglie del
celebre scrittore e drammaturgo russo Anton Cechov. Katherine
Mansfield (1888-1923) era la famosa scrittrice di origine
neozelandese e Alfred Orage (1873-1934), il suo editore (fondatore
di The New Age, un’importante rivista letteraria). René
Daumal (1908-1944) fu uno scrittore francese dedito all'occulto,
noto per essere stato uno degli artefici della rivista Le Grand
Jeu.
3
Cfr. P. D. Ouspensky,
Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio, 1976,
pag. 27.
4
Ibid., pag. 28.
5
Ibid., pagg. 157-158.
6
Cfr. L. Pauwels,
op. cit., pagg. 108-110.
7
Ibid., pagg. 111-112.
8
Ibid., pagg. 112-113.
9
Cfr. P. D. Ouspensky,
op. cit., pag. 39.
10
Ibid., pag. 162.
11
Ibid., pagg. 62-63.
12
Ibid., pag. 69.
13
Ibid., pagg. 64-65.
14
Cfr. L. Pauwels,
op. cit., pag. 93.
15
Cfr. P. D. Ouspensky,
op. cit., pagg. 287-288.
16
Cfr. L. Pauwels,
op. cit., pagg. 165-167.
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