
di
Sean Sellers
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ultima
modifica: 13 aprile 2015
|

L'8 settembre
1985, Sean Sellers, a quel tempo sedicenne, uccise Robert
Bower, un commesso di un discount di Oklahoma
City. Il 5 marzo 1986, Sellers uccise nel sonno sua madre,
Vonda Bellofatto, e il suo patrigno, Lee
Bellofatto. Per questi delitti, nonostante siano stati
compiuti quando era minorenne, nel 1986 Sean è stato
condannato a morte ed è stato giustiziato nel carcere di
McAlester mediante iniezione letale il 4 febbraio 1999.
Questa è la sua storia, scritta da lui stesso nel 1990. |
Premessa
Molte persone hanno chiesto la mia
testimonianza. Molti vorrebbero che scrivessi un libro. Forse un
giorno scriverò tutta la mia storia in modo esauriente. Per ora,
credo che questa versione concisa sia sufficiente, anche perché ho
già raccontato la mia storia mille volte, e ho sempre evitato la
maggior parte dell'orrore. Ciò che sto per raccontarvi vi
scioccherà. In passato, la mia vicenda è stata principalmente
narrata per i cristiani, e ho dovuto evitare le parti più
raccapriccianti. Questa volta scriverò per i satanisti. Questa volta
sarò più realistico.
La filosofia di un satanista
«Non sei spaventato»?, chiese
Cheryl, una ragazza che frequentava lo stesso corso d'arte al liceo,
mentre appoggiava il suo pennello sulla tela. Il suo volto grazioso
era incorniciato da capelli castani. Questa giovane era un artista
di talento. Mi piaceva, ma non potei resistere alla tentazione di
scioccarla. «Impaurito? Piccola, io sono ciò che le persone
temono», sorrisi perfidamente. Essa ammiccò. «Intendevo di
andare
all'inferno», disse in modo interrogativo, mentre ancora
non riuscivo a capire chi fosse la persona di cui stava dipingendo
il ritratto da circa sei mesi. Il tipo a cui si era ispirata era
abbastanza carino - strano, ma carino! - ma era un satanista
praticante! «No, io ho un biglietto di andata e ritorno e non mi
sono mai preoccupato dell'inferno». Cheryl indietreggiò un paio
di passi. «Cheryl»,
dissi ghignando, «sono ancora io,
Sean! Mi conosci da tanto tempo. Sono satanista da quasi due anni.
Non sono cambiato durante la notte o roba del genere»! Lei
scosse la testa. «Come si può essere satanisti? Insomma,
perché vuoi adorare il diavolo»? «Se solamente lei sapesse»,
pensai. «Guardati attorno. Cosa pensi di questo piccolo mondo in
cui vivi»? «Non è così male», disse. «Ragazza, sei fatta!
Renditene conto. Guardati attorno. Ci sono un sacco di sfigati».
Gesticolai verso un ragazzo che si era addormentato sul suo tavolo
da disegno (avevo fumato una canna con lui prima della lezione).
«Pensi veramente che lui si goda la vita? Sta portando gli stessi
pantaloni da tre giorni. Guarda laggiù la signora Priss, mentre si
imbelletta di fronte allo specchio. Proprio così, dolcezza, sto
parlando di te. Oh, a proposito, hai perso il capello numero 99»,
sorrisi furbescamente. La ragazza tentò di ignorarmi. Mi rivolsi di
nuovo a Cheryl: «Ha mai visto se indossa due volte la stessa
cosa? L'unica cosa con cui entra qui che abbiamo già visto è quella
borsetta in cui tiene i trucchi». «è
vero, forse la vita non è così bella, ma...». «Non sto
parlando di cos'è bello, bambola. Nessuno ci ha mai promesso che la
vita sarebbe stata bella. Ciò di cui sto parlando è Dio».
«Cosa vuoi dire»?, essa mi chiese. Mi appoggiai sulla cassa dove
c'erano i colori. «Conosci la compagnia che frequenta Amy? Cosa
c'è in cima ai suoi libri? Una Bibbia, dico bene? Lei è cristiana e,
personalmente, la ritengo la persona più presuntuosa che conosca.
Oh, Dio è stato buono con lei. Probabilmente troverà una carta
credito su cui ci sarà il suo nome. Se fossi come lei, anch'io sarei
cristiano.
Ma cosa diavolo ha mai fatto il tuo prezioso Dio per me?
Per avere qualsiasi cosa ho dovuto lavorare. E lavorare sodo. Vedi
quel furgoncino che guido? è
un Ford del '73, bianco con una portiera verde, ammaccato ovunque.
Bene, non è un gran che, ma è mio. Ho lavorato per averlo. I miei
genitori non mi hanno aiutato». «Quindi»?, rispose Cheryl
scrollando le spalle. «Quindi, quello che sto dicendo è che
viviamo in America. Noi lavoriamo per quello che abbiamo. E se il
tuo Dio ha realmente cura di noi, beh ha uno strano modo di
dimostrarlo. "Fate agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te", e
muoviti, perché questo mondo è veramente un casino. Io dico "fai
agli altri quello che loro fanno a te". Permettimi di chiederti una
cosa. Se qualcuno venisse da te e ti mollasse un ceffone, non glielo
daresti indietro»? «Probabilmente». «Vedi? Pensavo che un
cristiano avrebbe offerto l'altra guancia». «Non ho detto di
essere cristiana», rispose Cheryl. «Non sei cristiana»,
le chiesi. «Veramente non lo so...». «Stai vivendo in base
ad un ideale del satanismo. Sai da dove proviene il detto "fai agli
altri ciò che loro fanno a te"? Dalla
Bibbia satanica!
2 Quindi stai vivendo un principio di
Satana e pensi che io sia strano perché tengo gli occhi aperti»?
Lascia Cheryl confusa. Quella notte appena smisi di lavorare, mi
ricordai di quella conversazione.
Ninjutsu e Dungeons & Dragons
Ero seduto nel mio furgoncino in
un parcheggio con la portiera aperta mentre fumavo una sigaretta.
Accanto a me c'era una borsa e sopra il mio coltello a doppia lama.
Lo raccolsi e lo lanciai sul cruscotto, e aprii la borsa. Ne
estrassi i miei libri sul Ninjutsu (l'arte marziale dei
ninja; N.d.T.), sulla proiezione astrale, sulla stregoneria e
sulle rune, e presi in mano una copia imbrattata di sangue della
Bibbia Satanica. «Satana rappresenta la saggezza incorrotta
al posto della falsità ipocrita». «La gente è così cieca»,
pensai. Buttai la mia sigaretta a terra e sospirai. Tirai fuori
dalla tasca una piccola fiala di sangue. Muovendola avanti e
indietro, vedevo formarsi alcune bolle che lasciavano piccole
macchie sul vetro. Rovesciando la fialetta essa si tingeva
nuovamente di rosso. Tolsi il tappo e lo leccai con la punta della
lingua, assaggiandolo (aveva un gusto salato-metallico). Poi versai
la fiala nella mia bocca e lasciai che il calore del sangue mi
ricoprisse i denti. Mentre lo ingoiavo pensai: «La gente crede che
i vampiri esistano soltanto nei film». Pescai nella scatola dei
guanti qualche No-Doze 3 e trovai
il flacone. Versai le pillole nella mano e ne ingoiai un paio con
grande rapidità. Chiudendo la scatola dei guanti, mi
appoggiai allo schienale e sospirai. «Velocità. Sangue. Satanismo.
Non so,
Sean. Forse stai diventando pazzo», dissi tra me e me. «Dio, odio
questa vita. Come sono giunto a questo punto»? Con la mente ritornai a tredici
anni. Sempre tredici. Ogni volta che ho dubitato nella mia vita,
sono sempre ritornato lì. Finalmente ero un
adolescente. Somigliavo
a quel proverbiale numero sfortunato. Ero cresciuto con la musica
country e avevo iniziato a scivolare nel rock. Sull'autobus
scolastico, Smokin' dei
Boston ci inchiodava
dove eravamo seduti, seguita da I Love Rock and Roll di
Joan Jett. MTV stava cominciando a mandare in onda
videoclip come Jack and Diane di
John Cougar, e
Words dei
Missing Persons.
Sotto i pochi libri, casa con la mia attrezzatura da football,
c'era
un quaderno pieno di materiale su Dungeons & Dragons.
Avevo quattro interessi principali: giocavo a football,
praticavo il Ninjutsu, raccoglievo i fumetti e giocavo a
Dungeons & Dragons. Ero un Dungeon Master e spesso
interpretavo anche un personaggio. Giocammo tre diverse campagne. In due di
esse io fui il Dungeon Master, mentre nella terza assunsi il
ruolo di combattente neutrale-caotico. Nessuno capì il gioco così
come lo capii io. Lessi e studiai i manuali. Creai nuovi e più
intensi moduli Dungeon. Tutto il tempo libero a scuola lo
dedicavo allo studio di Dungeons & Dragons. A casa mi
dedicavo al Ninjutsu. La ninjamania doveva ancora colpire gli Stati
Uniti, per cui non era facile reperire materiale su questo argomento.
Lo praticavo quotidianamente con mio cugino che me lo fece conoscere.
Aveva
diciotto anni e andavamo nel cortile ad esercitarci. Quando
era al lavoro, mi impratichivo con i nunchaku, i shuriken e
i bokken. Di notte
giocavamo a «nasconditi e cerca». Imparai a come camminare
silenziosamente tra le foglie e i rami. Imparai a lottare. Io e la
mia famiglia ci trasferimmo in Colorado e io continuai a studiare
quelli che erano divenuti i miei hobby. Dopo un anno, lasciai
il football e mi unii alla Civil Air Patrol (CAP).
Frequentai scuole di addestramento speciali, divenni un NEAT
(National Emergency Assistance Training), un ranger
qualificato, diplomandomi con merito come cadetto. Alcuni mesi più
tardi, divenni il comandante dello squadrone dei cadetti. Continuai
a concentrarmi sul Ninjutsu. Una notte, mi trovai a fare due
passi disgustato dopo aver visto il film
Revenge of the Ninja.
Tutte le acrobazie e i costumi erano sciocchezze. Cominciai a
chiedermi: «Ma io conosco realmente cos'è il Ninjutsu»?
Iniziai a studiare. Imparai molto sulla messa a fuoco spirituale
della meditazione Zen e cominciai a disciplinare la mia mente
sempre di più. Di notte, mi preparavo ad organizzare il mio
squadrone di NEAT, progettando, mentre prendevo a pugni la
fiamma di una candela e meditavo.
Interesse per l'occulto
Durante le miei visite regolari
alla biblioteca indagai sulle origini e sulle leggende relative ai
dragoni. Le persone con cui giocavo a Dungeons & Dragons
stavano diventando troppo presuntuose. I loro personaggi avevano
bisogno di imparare l'umiltà; così avevo deciso. Quindi, progettai
di
«portare in vita» nel gioco un potente dragone mitologico che
poteva essere sconfitto solamente risolvendo un indovinello. Lo
Zen mi aveva insegnato che le battaglie si vincono prima nella
mente e che non devono essere sempre combattute fisicamente. Volli
insegnarlo alle persone con cui giocavo. La ricerca sui dragoni mi
condusse alla serie di libri di Time-Life sull'occulto.
Cominciai a leggere articoli su maghi e streghe, e mi ricordai che
quando ero più giovane una baby-sitter mi aveva letto
qualcosa sulla stregoneria e sul satanismo. Quel ricordo mi spinse a
concentrare i miei studi sul satanismo e su altri argomenti
correlati. Ogni giorno consultavo il catalogo e le schede della
biblioteca. Lessi opere sui demoni, sulle streghe, sulla
stregoneria, su Salem, sul male, su Satana, sul satanismo, sul
vudù, e tutto quello che riuscii a trovare sull'argomento
«occultismo». C'era qualcosa che collegava misteriosamente l'occulto
al mio interesse per il Ninjutsu, e volevo scoprirlo. C'era
molto potere nel mondo soprannaturale, e volevo imparare ad
imbrigliarlo e ad usarlo. Nello stesso periodo, mi arrabbiai con Dio
e iniziai ad odiarlo. Avevo incontrato una ragazza e mi ero
innamorato di lei, nonostante il fatto che tutti mi dicessero che
ero troppo giovane per sapere cos'è l'amore. Durante una telefonata,
una notte, mentre i miei genitori erano fuori casa per alcuni
giorni, essa mi disse di uscire dalla sua vita e di lasciarla in
pace. Avevo incontrato quella ragazza un anno prima in chiesa. Essa
era stato il mio primo vero amore. E ora io mi sentivo morto dentro.
Decisi di togliermi la vita. Andai nella mia camera da letto, trovai
il mio fucile da caccia, e lo misi al centro del pavimento del
soggiorno. Col mio kit di pulizia, cominciai a smontarlo e a
lubrificarlo. Mentre facevo quelle cose, cominciai a pensare come si
sarebbero sentiti gli altri al mio posto. Iniziai ad essere come
assente.
Inserii un proiettile nella canna appena lubrificata e
puntando il fucile al mento, mi dissi ad alta voce: «Sto
diventando matto? Cosa diavolo sto facendo»? Riposi il fucile,
chiamai un amico, e gli chiesi di raggiungermi. Quando arrivò vide
l'arma, e dopo avere sentito la mia storia, decise di restare con me
per farmi compagnia. Ci ubriacammo. Avevo pregato Dio affinché
questa ragazza mi amasse come io l'amavo. Ma Dio non mi aveva
esaudito perché non mi amava. Provai odio per Lui. Non volevo più
avere nulla a che fare con Dio. Erano i miei amici, non Dio, non la
mia famiglia, che c'erano quando avevo bisogno di aiuto. Potevo
contare sui miei amici e su nessun altro, eccetto me stesso. Era
l'anno 1982. Ci spostammo di nuovo.
Dal Colorado ritornammo nell'Oklahoma,
dove ritrovai i miei vecchi amici, ma io ero cambiato. Me ne ero
andato via come giocatore di football con i capelli corti che
indossava i Wrangler. Ora tornavo con i capelli lunghi, con
il
mio berretto da NEAT Ranger, la giacca Levi's e 501's,
con un
coltello da stivale a doppia lama nascosto nei pantaloni all'altezza
della schiena e le tennis della Nike. Ero stato coinvolto in
alcune risse dimostrando che sapevo cavarmela.
Ora avevo l'aria di essere decisamente pericoloso. Ero
allegro. Il tempo guarisce le ferite, e in quel periodo incontrai una
nuova ragazza. Quest'ultima, sapendo che ero interessato all'occulto, mi presentò una strega. Il suo nome era Glasheeon.
Le sue prime parole furono: «Puoi scegliere tra la magia bianca
e la magia nera. La magia bianca è una sorta di ipocrisia. Se vuoi il
vero potere, devi praticare la magia nera». «Vada per la
magia nera»,
risposi.
Mi disse che il primo passo consisteva nel pregare
Satana. Mi procurò un incantesimo speciale per evocare i poteri
del male. A quel tempo ero arrabbiato con Dio, ma mi spaventava
ancora il fatto di pregare il diavolo. Quella
notte ci fu una svolta
nella mia vita. Seguendo le istruzioni di Glasheeon, mi spogliai
completamente e mi prostrai a terra. «Satana, io ti evoco per
servirti», pregai ad alta voce e recitai a memoria l'incantesimo
datomi da Glasheeon. Mi accorsi che la stanza era diventata
improvvisamente fredda e sperimentai la chiara presenza del male
assoluto. Le mie pulsazioni andarono alle stelle. Le vene delle mie
braccia si erano gonfiate. Ebbi un'erezione e cominciai a sentire
una sensazione di levitazione. Poi qualcosa mi toccò. I miei occhi
si spalancarono, ma vidi solamente macchie come se le palpebre
fossero state chiuse ermeticamente. Nuovamente sentii che qualcosa
mi stava toccando, e io chiusi gli occhi, mentre mi sentivo
terrorizzato ed emozionato. Sentii come se artigli ghiacciati
avessero cominciato ad accarezzare il mio corpo, e fui scosso da
un'ondata di piacere erotico come se esplorassero ogni centimetro
del mio corpo. Sentii una voce ben percepibile bisbigliarmi tre
parole: «Io ti amo». Continuai a pregare dicendo a Satana che
lo volevo servire. Uno alla volta, gli impercettibili artigli che mi
toccavano scomparsero, e il mio battito cardiaco si fece regolare.
Ero da solo. Mi sedetti esausto, stordito e incredulo. Non avevo
assunto droghe. Non mi ero fatto una canna. Era stato incredibile, e
sapevo che era accaduto realmente. Avevo trovato quello che stavo
cercando, o così pensavo. Era l'anno 1984. Dovevo sapere di più.
Interrogai in modo ossessivo Glasheeon, la quale mi insegnò a
distinguere tra ciò che era un mito e quello che era vero. Mi recai
alla biblioteca scolastica alla ricerca di biografie di famose
streghe e satanisti. Visitai diverse librerie specializzate
nell'occulto, rubando spesso le opere che trovavo. Studiai, imparai.
E coinvolsi un amico. Più studiavo, più diventavo consapevole
dell'elemento comune a tante cose. Satana era dietro al Dungeons & Dragons
e al Ninjutsu. Satana era dappertutto. Uomini e
donne importanti erano stati coinvolti nel satanismo. Hitler aveva
fatto un patto con Satana. Si diceva che almeno una famosa stella
del cinema aveva avuto a che fare con
Anton LaVey,
l'autore della Satanic Bible.
Jimmy Page degli
Zeppelin
aveva comprato il castello del mago
Aleister Crowley
ed era proprietario di una libreria sull'occulto. Giunsi alla
conclusione che ciò che scrive LaVey doveva essere vero: Satana era
la forza insita in quella ribellione che conduce alla libertà, ed
era un modo per raggiungere il successo in una società in cui
solamente i forti sopravvivono e solo gli spietati raggiungono il
«sogno americano».
Patto
con il diavolo
Feci un patto con Satana. Con il mio sangue
scrissi: «Rinuncio a Dio, rinuncio a Cristo. Servirò unicamente
Satana. Amore ai miei amici, morte ai miei nemici. Ave o Satana»!
Firmai quel patto. Combinai tutti ciò che avevo imparato in un'unica
filosofia. La struttura di Dungeons & Dragons e del
CAP, la disciplina e l'addestramento dello Zen e del
Ninjutsu, e gli ideali, i concetti e le pratiche rituali del
satanismo divennero un tutt'uno che chiamammo «L'Eliminazione».
Odiavo la comunità cristiana che percepivo essere ipocrita, ed ero
determinato ad eliminare i cristiani dalla società. Il nostro gruppo
iniziò a celebrare dei rituali, ma qualcosa sembrava essere
sbagliato. C'era come una barriera tra noi e il potere che cercavamo
di evocare. Avevamo invocato demoni, ma volevamo di più. Era giunta
l'ora di provare la nostra fedeltà a Satana. Iniziammo ad infrangere
i Dieci Comandamenti uno alla volta. Alla fine, ne rimase uno solo:
«Non uccidere». Parlammo dei modi di portare a termine
la mèta dell'omicidio, come chi si ferma ad un semaforo nel mezzo
della strada e investe la prima persona così sciocca da rispettare
la legge. Parlammo anche di torturare l'ex ragazza di un nostro
amico. Pensavamo di legarla, di affettarle i seni, di tagliarle la
gola, solamente dopo averla stuprata per alcuni giorni. Fu dopo una
rituale di lussuria con il mio secondo sacerdote che Satana iniziò a
guidare le nostre azioni. Come in un gioco di euforia surreale,
guidammo fino ad un discount dove lavorava un uomo che aveva
insultato la ragazza del mio amico e si era rifiutato di vendergli
della birra. Nella mano stringevo uno strumento di morte di acciaio
freddo, una magnum 357 caricata con proiettili cavi. Dopo
aver conversato a lungo con l'uomo - che pensava fossimo amici - il
mio amico lo distrasse e io estrassi la pistola da sotto la cassa,
la puntai alla sua testa e premetti il grilletto. Lo mancai. Sparai
di nuovo. Il secondo colpo lo ferì. Il mio amico gli impedì di
scappare. Lo presi. I suoi occhi terrorizzati fissavano i miei
invocando pietà davanti alla canna fumante puntata direttamente
contro di lui. Premetti il grilletto e l'uomo crollò a terra morto.
Il sangue ricopriva il muro retrostante e scorreva sul pavimento. Ce
ne andammo via senza prendere né i soldi, né la merce.
Solamente la
vita di un uomo innocente in onore di Satana. Una volta in macchina,
ridemmo come se il piacere malvagio della nostra azione ci avesse
afferrato. Non eravamo umani. Era come se fossimo completamente
posseduti dai nostri servitori demoniaci. Ci eravamo liberati
dall'amore, dalla misericordia e dalla gentilezza, ed eravamo
consumati dall'odio, dalla rabbia e dalla lussuria. Eravamo
satanisti, e ne andavamo
orgogliosi. Dal nostro punto di vista, ciò
che stavamo facendo era solo un eccitante divertimento. Ma al
contempo era qualcosa di estremamente serio. I rituali continuarono,
e ora la barriera non esisteva più. Iniziai a compiere riti
solitari, invocando demoni e chiedendo loro di entrare nel mio corpo
come in un santuario. Durante un rituale, mentre offrivo in
sacrificio il mio sangue a Satana, ricevetti il mio nome satanico:
Ezurate. Diverse cicatrici cominciarono ad apparire sul mio
corpo, sulle braccia e sul torace, dove offrivo continuamente sangue
al mio signore. Avevo iniziato a bere sangue. Lo chiedevo
insistentemente. Prelevavo del sangue dai miei amici e da me, e lo
immagazzinavo in fiale che avevo preso da una clinica. Per evitare
che i miei genitori mi chiedessero il motivo di quelle cicatrici,
passavo la maggior parte del tempo a ricucirle. Dopo un rito in
Colorado durante una vacanza estiva, portammo con noi alcune droghe
nel nostro coven. Ci sedemmo in alto, tra fredde candele nere
e dismessi paramenti dello stesso colore. Dopo la quarta canna, un
senso di paranoia strisciante ci pervase degli
uffici abbandonati in cui ci trovavamo. Una settimana più tardi,
fui preso mentre rubavo materiale nero da un negozio di stoffa
e fui spedito a casa. Cominciai a fumare, ad assumere anfetamine, a
sniffare coca e a fumare erba a scuola. Dopo avere
preso a pugni il muro del bagno di un club per adolescenti
chiamato Skully's, trovai un lavoro come buttafuori. Il venerdì e
il sabato sera li passavo bevendo, diventando alticcio e
festeggiando con i Rockies, le persone che frequentavano il
Rocky Horror Picture Show, e che andavano allo Skully's
dopo il film.
Mentre ascoltavo una band di adolescenti che suonava
Breaking the Chains, me ne stavo seduto lì indossando una
canottiera nera, una tuta mimetica, le tennis alte, la
bandana e il trucco agli
occhi, bevendo birra in bicchieri di
plastica, e fumando sigarette
mentre la mia nuova ragazza, Angel, mi guardava indossando un
body Spandex rosso e nero,
stivali al ginocchio e neri, maglia bianca e cappello nero, un
collare strettissimo e un guinzaglio da cane al collo. Ballammo,
occupammo per un po' i sedili posteriori della macchina di alcuni
nostri amici e infine ce ne andammo con il mio furgoncino, e dormimmo insieme.
Ci ubriacavamo spesso, parlavamo della vita e restavamo al centro
dell'attenzione di chi frequentava lo Skully's. Il satanismo era divenuto il nostro stile di
vita. Non era qualcosa di ostentato o messo in mostra.
Era
qualcosa di serio ed era divenuto il centro della nostra vita. Continuai a
studiare e a compiere rituali notturni, prendendo sempre più velocità per
procedere più speditamente. Il gruppo «L'Eliminazione» si era
sciolto,
lasciandomi a proseguire da solo in
pratiche più avanzate, inclusa l'adorazione dei morti, combinata al
Ninjutsu alla ricerca della vera illuminazione. Ero a quel
punto. Ma non ero felice. Il sangue, le droghe, il sesso, l'odio:
tutto era diventato noioso. Ma non conoscevo un'altra via. Avevo
cercato ovunque e ora mi sentivo vuoto. La mia vita era uno schifo.
Ero arrabbiato con i miei genitori. Pensavo continuamente al
suicidio.
Cercavo una via d'uscita. Mi sedetti nel mio furgoncino,
desiderando di avere il coraggio di farmi saltare le cervella, o di
trovare un mondo nuovo e lasciare tutto alle mie spalle. Ero sveglio
da tre giorni, totalmente fuso. «Stanotte cercherò di dormire»,
pensai. «Vado a casa, faccio qualche compito, celebro un rito e
dormo». Il mio ricordo successivo è di due giorni più tardi in
cella. Senza rendermene conto, avevo preso la 44 di mio padre
e avevo colpito entrambi i miei genitori alla testa mentre
dormivano! Ci è voluto un anno prima che i ricordi di quella notte
cominciassero ad emergere. Ero rimasto in piedi di fronte a mia
madre mentre si muoveva ancora, guardando il sangue fluire
copiosamente da un buco nella faccia e sghignazzando in una risata
orrenda. Mi ero sentito sollevato, come se le oppressioni del mondo
intero fossero state tolte dalle mie spalle. Ma ora sapevo che la
mia vita era distrutta.
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A sinistra: i corpi
senza vita della madre e del patrigno di Sean.
A destra: oggetti di
culto utilizzati da Sellers nel corso dei rituali satanici. |
Pentimento dietro le sbarre
Avevo dato a Satana tutto, e ora mi
ritrovavo
in una cella di prigione senza una famiglia. Desiderai di non essere
più un satanista e appena rinunciai a Satana nella mia mente, una vecchia voce
familiare mi parlò. Suicidio. Volevo uccidermi. Solamente il mio
amore per Angel mi trattenne dal compiere questo gesto. Due giorni
dopo, un uomo venne recluso in una cella accanto alla mia. Mi diede
una Bibbia e io l'aprii e cominciai a leggere senza sapere perché.
Avevo strappato Bibbie, le avevo bruciate, c'avevo urinato sopra,
c'avevo versato del sangue, ma per la prima volta ne lessi una,
senza un motivo ulteriore. La lessi perché qualcosa dentro di me
sembrava dirmi «cerca»! Come aprii il libro sacro e lessi
alcuni Salmi, un senso terribile di colpevolezza piombò su di me. Mi
ero sbagliato. Satana mi aveva mentito. Era Dio, e non Satana, che
mi amava veramente. Avevo bestemmiato e imprecato contro Dio. Mi ero
inginocchiato all'altare di Satana coperto in sangue, pieno di odio
per il Creatore. Ciò nonostante il mio Dio mi amava ancora. Sentii
una nuova presenza che voleva scendere su di me. Caddi in ginocchio
e pregai veramente per la prima volta: «Dio, sono di nuovo qui.
Se mi riprenderai ti servirò». Dio mi toccò, esaudendo quella
preghiera, e io iniziai a piangere. Piansi per due ore, senza
curarmi del fatto che qualcuno mi vedesse. E quando mi addormentai,
fu la prima notte tranquilla che trascorsi dopo un anno e mezzo di
inquietudine. Mi svegliai sapendo che tutto era apposto. Non avevo
idea di quello che sarebbe accaduto. Non mi interessava perché in
quel preciso momento tutte le cose che avevo cercato, ora le avevo
trovate nel mio Gesù. Ero stato perdonato e provavo un senso di pace
incomprensibile. In quel momento, conobbi il vero amore e mi resi
conto che tutto ciò che avevo a lungo cercato era solamente questo,
e finalmente ero libero. Tre mesi più tardi, mentre mi trovavo nella
prigione provinciale, feci un sogno. Mi ritrovai una notte nella mia
stanza a casa. Non avevo ucciso nessuno. Non ero in prigione.
Tuttavia, provai la sensazione orribile di essere ancora satanista. Pieno di umiltà e rimorso, mi buttai in ginocchio e invocai Dio
affinché mi salvasse.
In quel momento, mia madre corse nella mia
stanza da letto. Mi baciò e ci abbracciammo. Io le chiesi di
perdonarmi per tutto quello che avevo fatto quando ero satanista.
Ella mi perdonò e piangemmo continuando ad abbracciarci
reciprocamente. Quando mi risvegliai dal sogno, la tremenda realtà
di tutto ciò che io avevo fatto mi sommerse. Quella realtà prese il
posto del sogno e iniziai a singhiozzare. Ero totalmente devastato.
Volevo morire per poter sfuggire all'angoscia della mia vicenda
personale. Il dolore del mio rimorso era molto più intenso di
qualsiasi malessere fisico.
Otto mesi più tardi, un giudice lesse il
verdetto della giuria: «Per il reato di omicidio di primo grado,
l'imputato è condannato a morire mediante iniezione letale».
Quelle parole rimasero come sospese nell'aria. Una delle guardie che
mi avevano scortato nell'aula del tribunale si voltò verso una
finestra perché una lacrima aveva gli stava solcando la guancia. La
mia famiglia sussultò e trattenne le proprie emozioni. I miei amici
piansero, e io sedetti dimentico di tutto.
Il mio unico pensiero fu
una semplice preghiera: «Benissimo, Padre, sto tornando a casa».
Camminai lentamente fino alla mia cella, in preda ad una dolce forma
di shock, e nell'ottobre di 1986 venni trasferito nel braccio
della morte del Penitenziario di Stato dell'Oklahoma. Ora, tre anni
dopo, riguardo l'incubo dei miei ricordi e temo che prendano forma
nelle vite di altri giovani. Durante il mio primo anno nel braccio
della morte mi resi conto che Dio non aveva reciso la mia vita
mediante la decisione della giuria. Capii che il Signore aveva
ancora un compito e dei progetti per Sean Sellers. Cominciai ad
inviare lettere a persone che sapevo coinvolte nell'occultismo e
iniziai a capire parti del piano divino. Questo libro è solamente
l'inizio.

Note
1
Traduzione di un estratto (pagg. 19-35) dall'originale inglese
Web of Darkness
(«Rete di tenebre»; Victory House Inc., Tulsa 1990), a cura di
Paolo Baroni. I
sottotitoli sono redazionali.
2 Qui Sellers parla della Satanic Bible
(Avon Books 1969) scritta da Anton Szandor LaVey, il fondatore della
Church of Satan («chiesa di Satana»).
3 Tavolette eccitanti alla caffeina usate per
non dormire.
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