di
Léon de Poncins
1
Certi avversari della Massoneria hanno
associato satanismo e sètta massonica, e attribuito ad
un'origine sovrumana, ad una forza del male, l'ispirazione
dottrinale che anima la vita spirituale dell'ordine massonico. Lo
scrittore Alec Mellor (1907-1988) ha respinto con forza questo punto di vista; a suo dire,
sarebbero gli antimassoni integralisti che avrebbero inventato
questa ridicola leggenda:
«La fede cattolica ammette l'esistenza
di uno spirito del male e il suo intervento nelle azioni umane. Tale
intervento, nella sua forma ordinaria - la tentazione - non è
l'unico. La Sacra Scrittura, i Padri della Chiesa all'unanimità, i
Concilî e i teologi, dichiarano che esiste un secondo forma di
intervento, più tangibile, detta «possessione diabolica». Non
abbiamo né la competenza né l'intenzione di trattare questo
argomento, e rinviamo a questo riguardo il lettore alle opere di
teologi specializzati, e particolarmente ai famosi studi -
giustamente apprezzati - di Padre Joseph de Tonquédec s.j.. Questo ci deve ricordare che
le elucubrazioni antimassoniche in cui il diavolo entra in scena
sono solamente la caricatura di un'autentica branca della
teologia. Fin verso la metà
del XIX secolo, nessuno ha mai osato rimproverare ai massoni di
essere dei luciferini o dei satanisti, nemmeno scrittori come l'abbé
Fiard, che vede il diavolo ovunque, o Padre Barruel. Del resto, una
simile accusa avrebbe ridicolizzato il suo libro. Contro-prova:
nessuno ignora che dopo il Medioevo, luciferini e satanisti sono
sempre esistiti 2. Non risulta
che questi ultimi siano mai stati reclutati dai massoni, e si
farebbe fatica a citare un solo documento serio anteriore alla metà
del XIX secolo che abbia preteso il contrario. L'idea che il diavolo
si aggirerebbe negli alti Gradi ha tentato con forza gli spiriti
inquieti, ossessionati da rappresentazioni mentali di stampo
medievale. Tutto ciò che sappiamo degli alti Gradi del XVIII secolo
contraddice la loro ipotesi [...]. Nel 1867, Mons.
Louis-Gaston de Ségur (1820-1881), figlio della buona contessa, nata
Rostopchine, prelato ammirevole per il suo spirito di carità e di
apostolato presso gli umili, inaugurò la serie - che sarà lunga! -
di tutta un stupida letteratura [...]. Egli lanciò la
leggenda, destinata a fare fortuna, delle "retro-Logge", all'interno
delle quali affermava che venivano celebrate delle messe nere, e
l'Editore, nella sua prefazione, affermò che l'Autore era stato
condannato a morte da dette "retro-Logge" [...]. Nel 1894, il
Dr. Bataille, medico di Messageries Maritimes, con il suo vero nome Hacks,
pubblicò "Le Diable du XXe siècle",
un tomo di mille pagine. Numerose incisioni. Nient'altro che diavoli ovunque. Una
di esse - che probabilmente voleva vedere fin dove si sarebbe spinta la credulità
pubblica - rappresenta un quadretto massonico, fatto dagli
iniziati dell'Ordine dei Druidi. Egli rimprovera a Taxil il suo
insufficiente antisemitismo!
Taxil giunse ad imbrogliare perfino un rispettabile Vescovo
coloniale, Mons. Léon Meurin, Vescovo di Port-Louis [...]. Mons. Meurin,
non era affatto un uomo privo di cultura, e la sua
buona fede era certa, ma finì anch'egli per stabilire relazioni fantasiose tra
le "scoperte" che pensava di aver fatto durante le sue letture.
Era un'interpretazione
delirante che Taxil aveva letteralmente intossicato.
Questo Niagara di stupidità continuò a scorrere fino alla Seconda
Guerra
mondiale. Sopraggiunse l'occupazione nazista. Le atrocità
reali fecero dimenticare gli eccessi verbali e i fermenti dell'immaginazione. L'antimassonismo del
XIX secolo e
dell'inizio del XX era sopravissuto fino ad allora. Nel 1948, Jules Boucher
pubblicò un eccellente trattato intitolato "La Symbolique maçonnique" in cui, non senza carità, si accontentò di dire:
"Sarebbe troppo facile moltiplicare le citazioni di autori cattolici
che manifestano un grossolano fanatismo antimassonico. Non avremo
questa crudeltà. L'autentico pensiero cattolico non deve sentirsi
solidale con le stupidità, fanatiche e grossolane, di cui abbiamo
citato solamente alcuni brani [...]. Del resto, ci è stato
assicurato che queste scemenze non sarebbero ancora del tutto
scomparse in certe regioni [...]. Un testimone degno di fede
ci ha riferito che essendo stato venduto il mobilio di una Loggia
massonica, una vecchia contadina si era avvicinata, incuriosita, al
seggio presidenziale, chiedendo di vedere la tacca necessaria
affinché il diavolo potesse deporre la sua coda quando vi prendeva
posto 3. L'antimassonismo
considerava le Logge alla stregua di cenacoli luciferini da cui il
diavolo tirava i fili, assistito da un strano stato maggiore di
ebrei, di occultisti e di politici radicali. Certuni erano giunti
fino ad affermare che ci fossero delle relazioni tra questi
cenacoli e gli ambienti dello spionaggio» 4. |
Per concludere, Mellor afferma che le Encicliche pontificie non
hanno mai associato satanismo e Massoneria. Ora, checché se ne dica,
le Encicliche non parlano di messe nere, ma menzionano l'ispirazione
satanica delle dottrine massoniche, e non si può certamente accusare
Papa Leone XIII (1810-1903) e altri Papi di essere le vittime
di una malattia mentale o di una forma di psicosi ossessiva, difetto
che Mellor attribuisce ai cattolici integristi. Ecco un estratto
dall'Enciclica Humanum Genus:
«Il genere umano, dopo che "per
l'invidia di Lucifero" si ribellò sventuratamente a Dio
creatore e largitore dei doni soprannaturali, si divise come in due
campi diversi e nemici tra loro; l'uno dei quali combatte senza posa
per il trionfo della verità e del bene, l'altro per il trionfo del
male e dell'errore. Il primo è il regno di Dio sulla terra, cioè la
vera Chiesa di Gesù Cristo; e chi vuole appartenervi con sincero
affetto e come conviene a salute, deve servire con tutta la mente e
con tutto il cuore a Dio e all'Unigenito Figlio di Lui. Il
secondo è il regno di Satana, e sudditi ne sono quanti, seguendo
i funesti esempi del loro capo e dei comuni progenitori, ricusano di
obbedire all'eterna e divina legge, e molte cose imprendono senza
curarsi di Dio, molte contro Dio [...]. Si tratta per i
massoni - e tutti i loro sforzi tendono a questo scopo - si tratta
di distruggere da cima a fondo tutta la disciplina religiosa e
sociale che è nata delle istituzioni cristiane, e di
sostituirglene una nuova improntata alle loro idee, e i cui principî
fondamentali e le leggi sono presi in prestito dal naturalismo.
Certo, in un piano così insensato e così criminale, è possibile
riconoscere l'odio implacabile di cui Satana è animato a riguardo di
Gesù Cristo e la sua passione di vendetta». |
Questa Enciclica è del 1884. Nel 1892,
in una lettera al popolo italiano intitolata Custodi di quella
fede, Leon XIII ritornò su questo punto:
«La guerra di cui
parliamo è diretta al tempo stesso contro la patria del cielo e
contro la patria della terra [...]. Ma da dove proviene? Essa
deriva soprattutto da questa sètta massonica di cui vi abbiamo
intrattenuti a lungo nell'Enciclica "Humanum genus", del 20 aprile
1884, e più recentemente, il 15 ottobre 1890, indirizzandoci ai
Vescovi, al clero e al popolo d'Italia. (I massoni) hanno
concepito il disegno satanico di sostituire il naturalismo al
cristianesimo [...]. Ricordiamoci che il cristianesimo
e la Massoneria sono essenzialmente inconciliabili, cosicché
aggregarsi ad una equivale a divorziare dall'altra. Non si
possono conciliare le massime del Vangelo con quelle della
Rivoluzione, Cristo con Belial, la Chiesa di Dio con la chiesa
senza Dio». |
Il 19 marzo 1902, in una nuova
Enciclica, Leone XIII ritornò nuovamente sulla questione della
Massoneria affermando:
«Personificazione
permanente della Rivoluzione, essa costituisce un tipo di società
rovesciata il cui scopo è di esercitare una sovranità occulta
sulla società riconosciuta e la cui ragion d'essere consiste
interamente nella guerra da fare a Dio e alla sua Chiesa». |
Il 20 febbraio 1959, l'assemblea dei
Vescovi argentini pubblicò una dichiarazione collettiva sulla
Massoneria. Eccone un estratto:
«Durante la sua riunione plenaria
l'Episcopato argentino, di fronte ai diversi scritti pubblicati
dalla stampa dalla Massoneria, si sente obbligato a fare
una dichiarazione pubblica in conformità alla raccomandazione di
Leone XIII: "In primo luogo, strappate alla
Massoneria la maschera di cui si copre e fatela vedere quale essa è".
I Papi, guide supreme e infallibili della civiltà, hanno compreso il
pericolo che costituivano per il mondo le sètte e l'hanno segnalato
fin dalla prima ora, denunciando senza equivoco la congiura
satanica condotta contro l'umanità.
Da Clemente XII, nella sua Enciclica "In eminenti", del 1738, fino ai
nostri giorni, i Sommi Pontefici hanno condannato a più riprese le
sètte massoniche, e il Codice di Diritto Canonico afferma al cannone
§ 1335: "Coloro che danno il nome a sètte massoniche o a qualunque
altro genere di associazioni che macchinano contro la Chiesa o
contro le legittime autorità civili, contraggono ipso facto la
scomunica riservata alla Sede Apostolica".
L'immortale Pontefice Leone XIII, nell'Enciclica "Humanum genus" che
condannava la Massoneria, afferma che accanto al Regno di Dio sulla
terra che è la vera Chiesa di Cristo [...] esiste un altro
regno, quello di Satana, sotto l'impero del quale si trovano
tutti quelli che si rifiutano di ubbidire alla legge divina ed eterna e
moltiplicano i loro sforzi per fare a meno di Dio o agire direttamente
contro di lui", e ci avverte che "nella nostra epoca tutti coloro che
favoriscono il secondo di questi campi sembrano essersi coalizzati
in un immenso sforzo, sotto l'impulso e con l'aiuto di una
società [...], quella dei massoni [...]. E fanno a
gara tra loro per l'audacia - continua il Papa - contro l'augusta
maestà di Dio. Ed è
pubblicamente, a cielo aperto, che essi tentano di rovinare
la santa Chiesa, per arrivare, se fosse possibile, a spogliare
completamente le nazioni cristiane dei benefici di cui sono
debitrici al Salvatore Gesù Cristo"» 5. |
Diamo ora la parola ai testi massonici.
«Il senatore Fratel Goblet
d'Aviello, membro del Grand'Oriente del
Belgio, parlando il 5 agosto 1877 alla Loggia "des Amis Philanthropique" di Bruxelles, così
si espresse: "Dite ai neofiti che la Massoneria non è ciò che il popolo
bue pensa,
un gioco da bambini, una riunione di buontemponi, una fabbrica
di raccomandati, o addirittura una società di pura beneficienza, o
una vasca dove pescano le nostre associazioni elettorali. Dite loro che
se essa ha la beneficenza per scopo, è la beneficienza intesa nel
suo senso più largo, e che se si occupa di politica, è per
esaminare quelle questioni di principio di cui la politica corrente
è solamente l'applicazione parziale e secondaria. Dite
loro che essa è innanzitutto una scuola di volgarizzazione e di
perfezionamento, una specie di laboratorio in cui le grandi idee
dell'epoca vengono a combinarsi e ad affermarsi per poi
diffondersi nel mondo profano sotto una forma palpabile e pratica.
Dite loro, in una parola, che siamo la filosofia del liberalismo.
Dite loro tutto ciò con le riserve che comporta il segreto
massonico. Il progresso massonico è quello che, dell'uomo sottomesso
a Dio e a quelli che si dicono i suoi rappresentanti sulla terra, ha
fatto un individuo moralmente affrancato e un libero pensatore».
«Il padre di Camille Pelletan (Eugène), deputato di Parigi sotto il Secondo
Impero, terminava così nel 1867 un discorso al Corpo legislativo, in
favore delle biblioteche popolari e della libera lettura. "É così
che riusciremo a realizzare l'ultima parola del progresso: l'uomo
sacerdote e re di sé stesso che dipende unicamente dalla sua volontà
e dalla sua coscienza"» 6.
Eugène Pelletan. |
Parole così perfettamente rivelatrici
non meritano alcun commento; si impone solo un confronto con un
altro testo che è certamente il più antico testo massonico del
mondo. Nella Bibbia, nel Libro della Genesi (Gn 3,
1-24), si legge:
«Il serpente era la
più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli
disse alla donna: "È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di
nessun albero del giardino"? Rispose la donna al serpente: "Dei
frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del
frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: "Non
ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete". Ma
il serpente disse alla donna: "Non morirete affatto! Anzi, Dio sa
che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male"». |
Eugène Pelletan (1813-1884)
diceva: «L'uomo
sacerdote e re di sé stesso che dipende unicamente dalla sua volontà
e dalla sua coscienza». Il Serpente dice: «L'uomo-dio che conosce il bene e il male».
Dov'è la differenza? Andiamo ora a citare un testo di Oswald Wirth
(1860-1943) che
riveste un'importanza particolare. Lo svizzero Wirth, 33º Grado della
Gran Loggia di Francia, era un eminente massone, ispiratore della
rinascita spiritualistica e iniziatica della Massoneria francese, fondatore e direttore della rivista
Le Symbolisme,
«organo mensile di iniziazione alla Filosofia della Grande Arte», e
autore di numerose opere sulla Massoneria. Fratel Marius Lepage
(1902-1972), il suo discepolo e successore alla direzione di Le
Symbolisme, era Venerabile della Loggia «Volney» di Laval, e
fu insieme a lui che Alec Mellor e il gesuita Padre Michel Riquet
s.j. (1898-1993) condussero una campagna
in favore di un avvicinamento tra Chiesa cattolica e Massoneria.
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Oswald Wirth |
Marius Lepage |
Padre M. Riquet |
Mellor fece un grande elogio di Oswald Wirth nelle sue opere:
«Il razionalismo doveva subire un assalto dall'interno della
Massoneria stessa. Questo assalto fu il rinnovamento del simbolismo.
Uno spirito
elevato, Fratel Oswald Wirth, di cui abbiamo segnalato nel nostro
precedente libro il ruolo di rinnovatore, aveva compreso, alla fine del
XIX secolo, che gli anti-simbolisti avevano imboccato la strada
sbagliata, e aveva fondato un gruppo che aveva come scopo quello di rimettere in
risalto lo
studio dei simboli [...]. La Loggia scozzese "Travail et
Vrais Amis fidèles", sotto la direzione del
Maestro, divenne il santuario di questa rigenerazione, e oggi si può
dire che la risonanza dell'opera wirthiana fu immensa. Senza di essa, gli elementi pensanti del Grand'Oriente avrebbero
probabilmente finito per somigliare ad una società come l'"Union
rationaliste", e i suoi elementi più volgari alle associazioni dette
di "Libero Pensiero". Tuttavia, l'influenza di Oswald Wirth è
stata esercitata in certe Logge del Grand'Oriente, isolate dalla corrente razionalistica.
Del resto, Oswald Wirth stesso fu indifferente alla questione delle obbedienze.
Come abbiamo avuto l'opportunità di sottolineare nel nostro
precedente libro, questa influenza ha avuto soprattutto per cornice
la Loggia "Volney" di Laval, il cui Venerabile fu per lunghi anni
Fratel Marius Lepage, figlio spirituale di Oswald
Wirth e suo successore alla direzione della rivista "Le Symbolisme".
(Nel maggio del 1963, egli abbandonò il Grand'Oriente)»
7. |
Lasciamo parlare Oswald Wirth. Nel suo libro
L'ideal initiatique egli espone in che cosa consiste l'iniziazione massonica.
«Sollecitare
l'iniziazione è cosa grave, perché è un patto da firmare.
La firma, è vero, non è formale, visibile o esteriore; non si appone
con l'aiuto di una piuma immersa nel sangue, giacché puramente
morale e immateriale. Essa impegna l'anima nei confronti di sé
stessa. Non si tratta dunque di un contratto concluso con il
diavolo, un tipo scaltro che si lascia abbindolare, ma di un serio
impegno bilaterale le cui clausole sono ineluttabili. Infatti,
gli Iniziati contraggono dei doveri verso l'allievo che prendono
alla loro scuola, e anche lui si trova per questo fatto
indissolubilmente legato ai suoi maestri [...]. Notate
che le guide restano invisibili e che esse non si impongono [...].Gli obblighi contratti sono il punto di partenza di ogni vera
iniziazione. Dunque, guardatevi dal bussare alla porta del tempio se
non siete decisi a diventare un uomo nuovo [...].
Tutto sarebbe solamente illusione e inganno, se chiedeste di essere
iniziati gratuitamente, senza pagare con la vostra anima la
vostra entrata nella comunione fraterna con i costruttori del
grande edificio umanitario, il cui piano è tracciato dal Grande
Architetto dell'Universo [...]. Essendo soddisfatte le condizioni
preliminari di moralità, garanzie per la buona fama del candidato,
il suo primo obbligo formale riguarda la discrezione: egli deve
impegnarsi a tacere davanti ai profani, perché l'iniziazione
rivela dei segreti che non devono essere divulgati [...].
Infatti, i piccoli misteri convenzionali non sono che il simbolo di
segreti molto più profondi, che sta all'iniziato di scoprire
conformandosi al programma dell'Iniziazione [...]. Se la
Grande Opera degli ermetisti non si compie in noi, restiamo dei
profani e il nostro scialbo
piombo non diverrà mai oro luminoso. Ma
chi è abbastanza ingenuo da immaginare che un simile miracolo possa
avverarsi? Nell'iniziazione i riti non sono che dei simboli. Essi
traducono visibilmente degli atti interiori, destinati a
trasformare la nostra personalità morale. Se tutto rimane
esteriore, l'operazione è fallita; il piombo resta piombo, tutt'al
più dorato in superficie [...]. Quando la Massoneria o
qualsiasi altra confraternita iniziatica, si vanta dei suoi
inviolabili segreti, non si tratta del contenitore comunicabile dei
misteri, ma del loro contenuto
intelligibile. Solo la lettera morta
è suscettibile di divulgazione, non lo spirito che si rivela ai
privilegiati della comprensione [...]. Da là si libera una
fede massonica operante, indipendente delle opinioni
particolari. La Massoneria è la chiesa del Progresso umano, e
se esercita un'azione nel mondo, è per effetto di convinzioni
incrollabili che mostrano ai massoni un'Umanità migliore, più
illuminata e più fraterna [...]. Ora, la forza della
Massoneria risiede nel volere collettivo dei suoi aderenti. Essi si
riuniscono con un'intenzione di lavoro, e, poiché nulla si perde nel
campo delle energie messe in opera, ogni Loggia è un focolare di
trasformazione sociale e umanitaria. Non chiedete, tuttavia,
all'immensa maggioranza dei massoni di analizzare la loro azione.
Essi agiscono di istinto conformandosi alle oscure tradizioni che
esercitano attraverso i secoli la loro influenza suggestiva. Non
esiste nemmeno una dottrina massonica che non sia esplicitamente
formulata che sta alla Massoneria come il cristianesimo sta alle
chiese cristiane: è il massonismo [...]. Ora, il
Grande Architetto, probabilmente perché meno trascendente del Dio
dei teologi, è un'allusione ad un'entità che esiste
insindacabilmente, perché il lavoro costruttivo dell'ideale
propulsore dei massoni si ispira ad una formidabile energia.
Una forza superiore a loro stessi fa agire i massoni e
coordina i loro sforzi con un'intelligenza che sono ben
lontani dal possedere individualmente. Tale è il fatto
brutale che si constata e davanti al quale ci inchiniamo. Che
ciascuno lo interpreti a modo suo» 8.
«Nella Genesi, queste nozioni si manifestano nel mito del
paradiso terrestre, luogo di felicità, dove l'umanità primitiva deve
solamente lasciarsi vivere, come gli animali o i bambini non ancora
giunti all'età del discernimento. Il Serpente seduttore che invita a
mordere il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male,
simboleggia un istinto particolare, che non è quello della
conservazione, ma un impulso al tempo stesso più nobile e più
sottile la cui caratteristica è di far provare all'individuo
il bisogno di elevarsi nella scala degli esseri. Questo
pungiglione segreto è il promotore di tutti i progressi, di
tutte le conquiste che estendono la sfera d'azione degli
individui. Ciò spiega perché il Serpente ispiratore della
disobbedienza, dell'insubordinazione e della rivolta fu maledetto
dagli antichi teocrati, mentre era in onore tra gli Iniziati.
Infatti, questi ultimi stimavano che non ci sarebbe stato nulla di
più sacro delle inspirazioni che ci portano ad avvicinarci
progressivamente agli déi, considerati come i poteri coscienti,
incaricati di districare il caos e di governare il mondo.
Rendersi simili alla divinità, tale era l'oggetto degli
antichi misteri. Il mistero si divinizzava purificandosi ed
elevandosi moralmente ed intellettualmente al di sopra della
volgarità degli uomini. Ai nostri giorni, il programma dell'iniziazione
non è cambiato; anche il massone moderno si divinizza, ma ha
consapevolezza che non potrebbe farlo che lavorando divinamente,
vale a dire applicandosi a completare la creazione rimasta
imperfetta. Elevato al di sopra dell'animalità umana, il
Costruttore, agente esecutore del piano divino, si fa dio,
nel senso antico della parola» 9. |
Oswald Wirth stima che l'uomo dia
libero corso alle sue più nobili inspirazioni cercando di
divinizzarsi senza l'aiuto di un'influenza divina esterna. Questa
concezione è agli antipodi di quella del cristianesimo, e lo storico
antimassonico francese
Gustave Bord (1852-1934) la riassume così: «Dal punto di
vista cristiano, i massoni rappresentano l'orgoglio dell'uomo,
lo spirito del male e la rivolta contro Dio». Nella
Massoneria si possono trovare numerosi testi analoghi. Ecco, ad
esempio, ciò che scrive il dr. Raymond Corbin, in un libro
con la prefazione del celebre massone André Lebey (1877-1938)
intitolato Symboles initiatiques et Mystères chrétiens
10
«Da sempre,
dall'India all'Egitto, dai misteri pitagorici o alessandrini, il
metodo iniziatico ha posto le sue forme di ragionamento: la Chiesa
cristiana non ha fatto altro che farle sue. Poiché i ragionamenti
degli iniziati, le loro costruzioni geometriche o i loro calcoli
numerici stabilivano la verità in modo simbolico - ma scientifico -
ella ne ha fatto un mistero che dichiara incomprensibile e del quale
nega alla Ragione umana di cercarne la spiegazione, mentre è la
Ragione umana che l'ha creato e l'ha inventato. Del resto, questo
divieto di comprendere, questo bisogno di oscurità sono per il
cristianesimo altrettante necessità vitali: come potrebbe proteggere
la sua autorità sotto quella di un Dio, se confessasse che questo
Dio è un'opera umana? [...]. Paralizzato dal dogma
di una religione, diventato un mistero cristiano, il simbolo non è
più che una pianta morta. Talvolta può essere di apparenza
imponente, come una quercia gigantesca sotto la cui scorza non
circola più alcuna linfa. La Chiesa ha voluto fare ovunque del
simbolo una realtà; il pane dell'eucarestia che simboleggia i frutti
della terra fecondata dal Sole, è diventato il corpo stesso del Dio;
il vino è diventato il suo sangue; dai due principî e dalla loro
realizzazione si è creato un Dio in tre persone. Ecco delle formule,
attribuite un giorno da qualche filosofo ai simboli iniziatici e che
sono divenute così definitive. Dal momento che sono definitive, che
la loro rivelazione è attribuita a Dio stesso, non insegnano più
all'uomo che a sottomettersi e lo condannano a non comprendere: in
questo modo, lo obbligano a fuggire ogni nuova interpretazione,
ossia ad ogni progresso [...]. Quando le favole - che essi hanno
battezzato "dogmi" - quando i loro principî - che hanno dichiarato
"immutabili" - appariranno ad una umanità più istruita e più
illuminata troppo grossolani e troppo erronei, le religioni
crolleranno e spariranno». |
Se ci volgiamo verso la Massoneria
anglosassone, secondo Mellor una Massoneria regolare e religiosa,
constatiamo velocemente che molti dei loro rinomati autori, come
Albert Pike (1809-1891),
Walter Leslie Wilmshurst (1867-1939),
Jirah Dewey Buck (1838-1916), Thomas Milton Stewart
(1866-1945), ecc..., dicono esattamente la stessa cosa, e il
Vaticano ha ragioni molto serie per non fare alcuna distinzione
fondamentale tra i diversi riti od obbedienze massoniche.
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Albert Pike |
W.
L.
Wilmshurst |
Jirah Dewey Buck |
Ecco, ad
esempio, ciò che ci dice Thomas Milton Stewart nel suo libro
Symbolic Teachings: or Masonry and its Message
11:
«Passando esclusivamente sotto un
dominio sacerdotale e tradizionale, e perdendo così l'intuizione
delle cose spirituali
12, la
Chiesa divenne una preda facile e il peccato dominante di ogni
clero: l'idolatria. Al posto del vangelo semplice e ragionevole
(illustrato specialmente dalla storia di Gesù, che era stato fatto
per questo) essa fabbricò la superstizione irrazionale e
stupefacente che ha usurpato il suo nome. Trasformata
dall'esaltazione della lettera al posto dello spirito, e dal simbolo
al posto del vero significato, in un'idolatria in ogni punto così
grossolana più di tutte quelle che l'hanno precedute, il
cristianesimo ha fallito la sua missione che era quella di
riscattare il mondo. Esso ha fallito non perché era falso, ma perché
è stato falsificato; e la falsificazione, in generale, è
consistita nel modificare il personaggio descritto come Gesù, il
quale era il ritratto del potenziale che ogni uomo ha in sé stesso
per farne un essere immaginario senza relazione possibile con l'uomo,
sempre ammesso che l'esistenza di un tale essere sia possibile». |
Occorre dunque ritornare alla verità
primitiva. Quindi la Massoneria,
«porrà le
fondamenta di una civiltà più elevata che assicurerà l'ordine
sociale perché sarà un'organizzazione di individui animati dal
desiderio di agire secondo giustizia, alla luce della ragione e
della coscienza. Così la giustizia sarà universale, mentre il
bisogno e la miseria saranno sconosciuti». |
Tuttavia, in questa marcia verso la
luce, la Massoneria cozza contro un nemico potente: la Chiesa
cattolica:
«La Massoneria è
un'istituzione mondiale. Essa insegna la riflessione indipendente ed
è l'unica istituzione universale che si oppone alle mire
politico-ecclesiastiche della gerarchia romana che controlla la
Chiesa cattolica e domina tutte quelle brave persone che la sostengono, in
buona fede, e seguono i loro capi depravati. Attraverso le
epoche, due forze si sono sempre affrontate in un mortale conflitto,
un conflitto che abbraccia tutto il passato e che oscura il presente
con neri presentimenti e che non presagisce nulla di buono per
l'avvenire. Una di queste due forze trova oggi il suo nucleo
universale, libero da ogni dogmatismo, nella nostra grande
istituzione massonica mondiale. L'altra forza ha il suo campo
operativo in un corpo organizzato che cerca di sussistere senza
alcun riguardo per la libertà e l'emancipazione individuale. Da un
lato vi è un'istituzione che esiste da tempi immemorabili e
che attraverso una successione di epoche dà la luce ai suoi adepti.
Dall'altro lato, c'è un'organizzazione trincerata che si pone come
campione dell'ignoranza, della superstizione e del
timore, e che domina e controlla la ragione e la coscienza dei
suoi fedeli». |
Ecco ciò che, dal canto suo, ha
scritto Jirah Dewey Buck nel suo libro The Genius of Freemasonry:
«Ciò che i nostri
antichi fratelli dei Grandi Misteri chiamavano gli Déi Immortali era
semplicemente il risultato di una normale evoluzione [...].
Prima un mollusco, poi un pesce, poi un uccello, poi un mammifero,
poi un uomo, poi un Maestro, poi un Dio [...]. I teologi che
hanno fatto di Gesù una caricatura e un feticcio, ignoravano questa
evoluzione normale e progressiva [...], perciò hanno creato
un baratro invalicabile tra l'uomo Gesù e Cristo, o tra l'uomo e Dio
[...]. In certe epoche e in certi luoghi, c'è stata una tendenza
a "cristianizzare" certi Gradi massonici. Ogni orientamento sèttario
o religioso dato ad un qualsiasi Grado massonico è in opposizione
formale con il vero Genio della Massoneria [...]. I massoni
sono uomini liberi e non degli schiavi. Non ci sono né ci possono
essere uomini liberi laddove il papismo regna. Questo principio
di libertà è alla base della Massoneria come lo è di questo Governo.
È necessario comprendere il vero Genio di queste due istituzioni
e distinguerle nettamente perché sono antagoniste al grado supremo.
Questi due poteri mondiali rappresentano un'antitesi
completa»
13. |
Walter Leslie Wilmshurst,
che ricopriva una carica importante all'interno della Massoneria inglese, pur
essendo più riservato e prudente nei termini dei suoi colleghi
americani, esprime concezioni analoghe. Egli ci spiega che la
Massoneria è una forma di rinascita dell'antica
Gnosi, la famosa
eresia, sintesi delle teosofie pagane, contro la quale i primi Padri
della Chiesa lottarono tenacemente 14.
È molto interessante riportare a questo punto la testimonianza
vissuta di un ex massone, lo scrittore Jacques Marquès-Rivière
(1903-2000), il quale abbandonò la Massoneria in seguito ad alcuni
scandali. Jacques Marquès-Rivière ha vissuto nell'ambiente della
Loggia iniziatica e l'ha descritta in diverse sue opere.
«La resistenza della Massoneria al
tempo, questa perennità attraverso duecento anni di vita tormentata,
è un fenomeno di un'attrattiva singolare per un'opera che non vuole
poggiare sulla pietra angolare di una Rivelazione divina. Un
passato tanto lungo suppone una dottrina stabile e permanente,
nonostante
le variazioni di interpretazione che gli hanno dato i suoi
successivi adepti.
Se questa sètta si accontentasse di fare della politica, si potrebbe
lasciare ai partiti di difendersi con i loro mezzi, ma dietro agli
atteggiamenti, alle pagliacciate e ai banchetti, c'è qualcos'altro di molto
temibile che tira i fili di tutti questi fantocci. In tutta la Massoneria
c'è uno strano profumo. È un'atmosfera di
silenzio inquieto, segreto, esoterico [...], una sensazione di mistero
che regna nella sètta che ne forma lo spirito e che ne alimenta la
vita spirituale.
La Massoneria parla di iniziazioni, di spiritualità, di misticismo,
di religione, di liberazione. Essa rientra dunque nella
cornice della metafisica, almeno nominalmente. Ora, lo studio
interiore, vissuto da questa sètta, mi ha dimostrato che il suo scopo
principale è uno strano capovolgimento dei valori tradizionali che
formano la base stessa di ogni spiritualità. Ho acquisito la testimonianza
vissuta
non dell'esistenza di un piano occulto, il che sarebbe inesatto, ma dell'esistenza
di un pensiero anti-tradizionale, anti-spirituale,
anti-cristiano [...].
Che questo stato d'animo sia incosciente, non rivelato, non
percepibile, sono il primo a dichiararlo; che ci sia tanta buona
fede, molta buona volontà, e che talvolta sia anche toccante, lo
riconosco, ma ciò non basta.
È tutto un mondo, è tutta una dottrina, è tutto un stato d'animo, è
tutta una gerarchia, è tutta una falsa chiesa che bisogna fuggire. I pericoli sono grandi, i rischi
terribili e la morte spirituale
non è una parola vana. In verità, l'utopia dell'uomo auto-sufficiente è una forma di egoismo
mostruoso, sovrumano, diabolico. Occorre
che una tale suggestione sotto la forma collettiva e razionale
dell'epoca attuale sia di un'origine sovrumana per divenire
comprensibile. C'è [...] un profondo mistero d'iniquità,
una
rivolta spirituale aspra e terribile di cui pochi sono coscienti, ma
la cui ebbrezza fa girare molte teste. È questo spirito, generato dal Rinascimento, che ha presieduto alla
costituzione delle Logge da parte di Anderson, figlio spirituale degli anti-tradizionalisti.
Esso ha regnato sulla società viziata del XVIII secolo e,
impadronendosi delle coscienze popolari, ha provocato quell'orrenda
carneficina, quello scatenamento della bestia: la Rivoluzione del
1789. Multiforme Fenice che rinasce dalle sue ceneri, chiedendo in
prestito mille maschere, esso regna da allora come sovrano sulla civiltà
occidentale» 15. |
Dal canto suo, uno scrittore tedesco,
il barone
Albrecht von Stotzingen (1864-1938), ha riassunto
chiaramente l'essenza della Massoneria, che è l'umanitarismo:
«In ultima analisi, i massoni
dirigenti pensano che l'uomo sia padrone di sé stesso e
che non esista alcuna autorità infra o sovrumana. In altri
termini, l'umanitarismo è il principio dell'autonomia morale e
spirituale dell'uomo liberato da ogni autorità superiore, e questa è
la base fondamentale di ogni vera Massoneria.
Tale concezione non
lascia naturalmente posto ad un Dio personale esterno al mondo, né
alcun posto ad una forma di governo stabile che poggi su di una base
divina. Spinta alle sue estreme conseguenze, questa concezione deve
condurre all'anarchia totale e al combattimento di tutti contro
tutti, perché senza un ordine morale che poggi su di una base
divina, ogni organizzazione legale, statalista e sociale manca di un
fondamento reale. È vero che in molti Paesi la Massoneria non
conduce i
suoi principî fondamentali alle loro estreme conseguenze, di cui del
resto la maggior parte dei suoi membri non sospetta nemmeno
l'esistenza, ma ciò non cambia nulla nel fondo del problema.
Definita l'essenza della Massoneria, facciamo subito notare le
affinità che la uniscono al liberalismo; si può dire anche che la
Massoneria è il liberalismo organizzato, di cui forma il grande
Stato Maggiore. Tuttavia, il liberalismo si limita a riconoscere il
principio umanitario di cui vuole rigettare le conseguenze. Molto
più logico, il socialismo, generata dal liberalismo, non esita ad
andare fino in fondo applicando i suoi principi ovunque può. Il
principio massonico umanitario non conduce solamente alla
rivoluzione, ma è la rivoluzione stessa, e ha trovato la sua
espressione politica nei Diritti dell'Uomo della Rivoluzione
francese del 1789. La parentela spirituale che unisce la Massoneria
al liberalismo e al socialismo
spiega anche il fatto stupefacente
che il ricco massone o liberale si trova, malgrado tutto, nel campo
del proletariato socialista che lotta contro la concezione
conservatrice del mondo. L'osservazione dell'essenza più profonda
della Massoneria ci spiega anche un'altra parentela: quella che
unisce la Loggia al giudaismo. L'ebreo moderno è incline, tranne
qualche eccezione, ad una concezione liberale del mondo che si
allontana sempre più dalla solida base di una religione positiva [...].
Negli scritti dei dirigenti ebrei troviamo le stesse frasi che la
Massoneria utilizza
senza tregua. È dunque perfettamente comprensibile che l'ebraismo si sia
presto avvicinato alla Massoneria e che grazie alle sue notevoli facoltà di
adattamento abbia assunto un'influenza crescente. Non ci si sbaglia
affermando che oggi la maggior grande parte delle Logge è sottomessa all'influenza
ebraica e esse che formino le truppe d'assalto spirituale dell'ebraismo [...]. Se gettiamo ancora una volta lo sguardo sull'essenza
più profonda del
pensiero massonico, constatiamo che il principio umanitario non sia
in fondo nient'altro che l'antico "non serviam" che risuona senza
tregua nel cuore dell'uomo fin dalla caduta originale, in lotta continua
col suo migliore io» 16. |
Per concludere tale soggetto, ora
dimostreremo mediante testi originali le
affinità di concezione che uniscono su questo punto la Massoneria,
il giudaismo e il
comunismo. Ecco ciò che ci dice
François Fejtö (1909-2008), uno scrittore ebreo di origine
ungherese che ha pubblicato alcune opere assai interessanti sul comunismo e
sull'antisemitismo nella Russia sovietica.
Fejtö comincia mostrandoci che
Karl Marx (1818-1883) ha dichiarato guerra a
Dio:
«Come ha detto
Karl Marx, bisogna innanzitutto sbarazzarsi della finzione di Dio. Non mi stancherò
mai di ripeterlo.
Dio è il male. È il
fantasma di Dio che ci impedisce di coronare i nostri
sforzi per fare esistere realmente ciò di cui la religione è
solo un sogno abortito: il regno della giustizia, della
felicità e del paradiso sulla terra. Lo sfruttatore, il
capitalista, il predone numero una dell'umanità è Dio. È
lui che è il fondamento, la sorgente morale di tutte le
disuguaglianze e di tutte le iniquità esistenti. Egli è l'ostacolo.
Non è che socializzando Dio che riusciremo a socializzare
la società e ad umanizzare l'uomo. Non c'è più compito importante e
più urgente che sollevare l'uomo contro il miraggio di Dio. È la
rivoluzione delle rivoluzioni, il giudizio finale che riunirà i
buoni e rovescerà i cattivi. Finché il fantasma di Dio abiterà le
coscienze umane, non ci sarà felicità, né vera gioia,
né
pace, né tranquillità. Con Marx, la guerra è stata dichiarata al
fantasma di Dio. È il programma della rivolta più radicale. Dio,
all'origine è un sogno dell'uomo, è l'immagine del potere, della
perfezione e della sicurezza sognata dall'uomo. È in questa immagine
che la fragile creatura investe il meglio di sé, il suo ideale, la
sua gloria e la pienezza della sua essenza. Essere come Dio:
ecco il sogno di Adamo e di Prometeo, il desiderio segreto
e proibito, proibito perché desiderato. Essere come Dio:
ecco la salvezza, il paradiso, la pulsione
originaria, la raccolta dei frutti, la religione del
godimento. Adamo ha avuto ragione a volere mangiare la mela. Era
suo buon diritto, il suo dovere. Lungi dall'essere sospetto, il suo
atto prefigura l'azione futura dell'umanità. Tutta la dialettica sta
in questo atto. Si vieta al povero di raccogliere la legna secca? Si
approprierà della legna verde. Chi lo impedisce? Chi impedisce
all'uomo, "questo quarto stato", questo nulla, di volere il Tutto?
Chi ci impedirà a noi, i senza diritti, i senza proprietà, di
prendere il nostro piacere, di regnare, di governare e di possedere?
Niente, tranne la coscienza mistica, questa deviazione della visione
originaria tramutata in alienazione; la coscienza religiosa che pone
l'esistenza di Dio e che chiude l'accesso a Dio»
17. «La religione incatena l'uomo, lo
lega al suo passato, lo paralizza. Al diavolo la morale della
rassegnazione che "distoglie l'uomo dalla lotta per il suo vero
fine"! La salvezza non è nei cieli, né in una felicità oziosa: essa
è nell'avvenire, sulla terra, nella lotta per l'avvenire e per la
terra. Il vangelo, quello vero, non è un messaggio di umiliazione.
Eccolo il vero messaggio: l'uomo è adulto. È il padre di sé stesso. Non
ha più bisogno di paternalismi mistici o altri. "Lo Stato sono io",
ha detto Luigi XIV. Dio siamo noi, ci grida Marx
[...]. Noi, i diseredati di tutte le razze, il proletariato,
questo popolo eletto. È per il proletariato che l'uomo,
sbarazzandosi di ogni pastoia feudale e borghese, dissipando ogni
coscienza mistica, si eleverà fino a divenire un Dio che si ama di un amore
infinito. Egli caccerà i filistei da Canaan, si installerà nella
Terra promessa, lavorerà nella gioia, consumerà secondo i suoi
bisogni e svilupperà le forze produttrici; e dopo avere castigato
duramente i cattivi, castrato i proprietari e cacciato i feudatari,
egli farà infine regnare la pace e la giustizia». |
Poi Fejtö ci mostra l'apporto ebraico
alle idee di Marx:
«Così, il
comunismo, sotto un manto scientifico e dialettico, ha fatto
rinascere l'antica idea fissa degli ebrei, l'idea
della salvezza concreta, materiale e immediata. Si fa
derivare il marxismo dalla filosofia tedesca, dalla concezione
utopistica francese o dall'economismo inglese. Ma in Marx, c'è alla
fonte del suo pensiero una retorica, una rivolta il cui carattere
"ebraico" mi sembra evidente. La partenza di Marx, è la critica
della religione, la critica più radicale dell'opera di Dio. Con mano
ferma, Marx "ha smascherato" la religione e non ha trovato dietro le
sue immagini che la triste nudità degli interessi economici. Dio,
una chimera. La religione (su questo punto, l'accordo tra
Marx e l'anticristiano Nietzsche è perfetto) è un diversivo, una
deviazione; essa propone delle consolazioni dubbiose all'uomo
alienato anziché mobilitare le sue energie. Con Marx, la lite di
famiglia assume un aspetto globale, generale. Dio è rimesso in causa
in nome dell'umanità tutta intera; egli è proclamato decaduto; i
suoi attributi di onnipotenza e di onniscienza sono rivendicati dall'uomo,
l'uomo totale, il nuovo Dio con cui il partito comunista
costituirà la Chiesa». |
Come si vede, si tratta di idee molto
simili a quelle che abbiamo appena visto affiorare nelle opere dei
dottrinari della Massoneria.
«L'ebreo è
paziente. Era paziente [...]. Ma la pazienza ha dei limiti.
Egli ha sporto querela. Ha sporto querela a Dio contro Dio. E questo
processo dura da sempre. Non comprende nulla dell'ebreo, di ciò che
lo tormenta, di ciò che lo esalta, colui che non vede che è un
popolo a processo. È il popolo che si erige per chiedere ciò che
gli è dovuto, per denunciare l'ingiustizia di Dio
[...]. Siete per eccellenza il popolo geloso. Ecco la vostra
verità e la vostra menzogna, ecco la vostra maledizione [...].
In effetti, questi termini dell'alleanza portano il segno del vostro
spirito. Siete voi che portate il nome di "geloso", siete voi che
esigete da Dio che non tratti con gli altri popoli, che ripudi tutti
gli altri suoi figli. Tutto o niente: ecco il vostro motto e non il
suo. Figli tirannici, lo volete tutto per voi. Con il pretesto di
farne il vostro unico Signore, il vostro unico Maestro, il vostro
unico Re, in realtà vi ostinavate a fare scendere questo Dio al
vostro livello, a dominarlo, a farne lo schiavo e lo
strumento
della vostra espansione nazionale [...]. Ed ecco che
spunta nella vostra anima, nei bassifondi della vostra coscienza
collettiva, in questi quartieri in cui nessuno osa inoltrarsi una
volta scesa la notte, questo sogno indicibile, mostruoso,
di farlo scomparire in un modo o nell'altro, di
sostituirlo, di divenire come lui, di essere Dio.
Non avete impiegato molto tempo a trasformarvi da Adamo in Caino, ad
uccidere Abele, ossia il migliore di voi, quello la cui offerta era
stata accettata [...]. Ed è ancora là il vostro peccato. Il
nostro peccato. È ancora là il peccato originale che avete fatto di
tutto per negare, per farne un fantasma, un mito, un'illusione
[...]. E non c'è acqua sulla terra che plachi la nostra sete.
Siamo come una bestia ferita e febbricitante che corre verso la
fontana, di fontana in fontana, ma sempre invano. Siamo una piaga
aperta che non si cicatrizza mai. Un vuoto che grida dopo il suo
contenuto, ma che nulla vuole riempire. Ecco perché siamo diventati,
e non per altro, degli eterni nomadi. Non possiamo restare in
nessun posto. La nostra felicità è sempre altrove»
18. |
Una conclusione essenziale emerge da
tutti questi testi: si tratta di una guerra di religione. Lo
spirito di questa guerra è stato descritto mirabilmente dal poeta
ebreo tedesco
Heinrich Heine
(1797-1856) in quel libro affascinante, spaventoso e profetico che è
Lutetia, redatto nel 1843. Parlando della lotta tra il
liberalismo e le religioni che divideva la Francia dal 1789, Heine
ha scritto:
«La disputa stessa
non finirà così presto, perché essa ha la sua radice in una
dissidenza che data da secoli, e che forse bisognerebbe guardare
come l'ultima ragione di tutti gli sconvolgimenti nella vita
politica dei francesi [...]. Il vero significato di queste
dispute non è nient'altro che l'antica opposizione tra la filosofia
e le religioni, tra il libero esame della ragione e la credenza
nella rivelazione divina, opposizione che, condotta dagli uomini di
scienza, fermentava costantemente, sia tra la nobiltà che nella
borghesia, e che è pervenuta alla vittoria nel 1789. Sì,
abbastanza spesso alcuni attori superstiti della tragedia dello
Stato francese, certi politici dai ricordi più vivi, hanno finito
per confessare in mia presenza che in fin dei conti la
rivoluzione in Francia proveniva unicamente dell'odio contro
la Chiesa, e che il trono era stato distrutto perché
proteggeva l'altare. Secondo la loro opinione, la
monarchia costituzionale si sarebbe potuta stabilire già sotto Luigi
XVI; ma si temeva che il re ortodosso non potesse restare fedele
alla nuova costituzione a causa dei suoi scrupoli di coscienza, si temeva
che le sue convinzioni religiose gli stessero più a cuore dei suoi
interessi mondani; e Luigi XVI divenne la vittima di questo timore,
di questa preoccupazione, di questo sospetto! Era sospetto; ecco il
crimine che in questo tempo di terrore si puniva con la morte.
Sebbene Napoleone abbia ristabilito e avvantaggiato la Chiesa in
Francia, la sua volontà orgogliosa e cavillosa era tuttavia ritenuta
come una sufficiente garanzia che il clero non avrebbe potuto, sotto
il suo regno, avere troppe pretese, e ancor meno di giungere al
dominio: li tratteneva più fortemente di noi, e i suoi
granatieri che camminavano con il fucile in mano accanto alle
processioni, sembravano essere la scorta della cattività della
religione più che la guardia d'onore. Il potente Cesare dallo scettro di
ferro voleva regnare da solo, non voleva dividere il suo potere
nemmeno con il Cielo, tutti lo sapevano. All'inizio della
Restaurazione, le figure divennero più preoccupate, e gli uomini
della scienza provarono di nuovo brividi segreti. Ma Luigi XVIII era
un uomo privo di convinzioni religiose, uno sbruffone di spirito che
componeva pessimi versi in latino e che mangiava ottimi pâté di
fegato; ciò rassicurò il pubblico. Si sapeva che non avrebbe
rischiato la corona e la testa per guadagnare il Paradiso, e meno lo
si stimava come uomo, più ispirava fiducia come re: la sua
frivolezza era una garanzia che lo sollevava anche dal sospetto di
favorire il nero nemico ereditario della Francia liberale, e se
fosse rimasto in vita, i francesi non avrebbero fatto una nuova
rivoluzione. L'hanno fatta solamente sotto il regno di Carlo X, un re che meritava personalmente la più alta stima, e di cui si era
convinti che, sacrificando tutti i beni terreni per la salvezza
della sua anima, avrebbe combattuto con un coraggio cavalleresco e
fino al suo ultimo respiro per la difesa della Chiesa, contro Satana
e i gentili rivoluzionari. Lo si detronizzò proprio perché era
considerato un uomo nobile, coscienzioso e onesto. Sì, era fatto
così, proprio come Luigi XVI; ma nel 1830, il solo sospetto sarebbe bastato
per votare Carlo X alla sua rovina. Questo sospetto è anche
la vera ragione per cui suo nipote non ha avvenire in Francia
[...]. È una vera felicità per la dinastia di Luglio che per
effetto del caso e delle circostanze del tempo sia sfuggita a questo
sospetto mortale» 19. |
Heinrich
Heine era dotato di una lucidità e di
una chiaroveggenza da visionario quando si trattava della
Rivoluzione, perché Heine, celebre nel mondo intero come
l'ammirevole e dolce poeta di Intermezzo lirico (1823) era, in effetti, un
rivoluzionario pieno di odio e un fanatico comunista; è lui stesso a
dirlo, o meglio, a proclamarlo a piene lettere in Lutetia.
«Non ho descritto il temporale, ma
i grossi nuvoloni che [...] si avvicinavano oscuri fino a far rabbrividire. Ho
fatto rapporti frequenti e precisi sulle sinistre legioni, su
questi titani trogloditi che erano in agguato negli strati infimi
della società, e ho lasciato intravedere che sarebbero spuntati dalla loro oscurità
quando sarebbe venuto il loro giorno. Questi esseri
tenebrosi, questi mostri senza nome ai quali appartiene l'avvenire,
non erano generalmente guardati che attraverso le grossa
estremità del binocolo; e considerati così, avevano realmente
l'aria di pidocchi in preda alla pazzia. Ma li ho mostrati nella loro grandezza
naturale, in piena luce, e visti in questo modo
somigliavano piuttosto ai coccodrilli più formidabili, ai draghi più
giganteschi che siano mai usciti dal fango degli abissi [...].
"Comunismo" è il nome segreto di questo avversario formidabile che
oppone il regno dei proletari in tutte le sue conseguenze all'attuale regime della borghesia. Sarà uno spaventoso duello. Come si
concluderà? È ciò che sanno solo gli dèi e le dèe la cui mano plasma
l'avvenire. Per nostra parte sappiamo solamente che il comunismo,
sebbene ora sia poco discusso, e che trascini la sua esistenza
malaticcia nelle mansarde nascoste su di uno strato di miserabile paglia, è tuttavia l'eroe
oscuro cui è riservato un ruolo
enorme, sebbene passeggero, nella tragedia moderna, e che aspetta
solamente la replica per entrare in scena [...]. Tempi duri e pieni di sconvolgimenti
si avvicinano rombando, e il
profeta che volesse scrivere una nuova Apocalisse avrebbe da
inventare mostri completamente nuovi e così spaventosi che i vecchi
animali simbolici descritti da San Giovanni paragonati ad essi non
sembrerebbero che dolci tortorelle
e graziosi amori. Per compassione verso le povere e piccole creature
umane gli dèi si velano la faccia, chiudono le
loro pupille secolari, forse anche per timore per la loro
sorte. L'avvenire ha un odore di cuoio di Russia, di sangue, di
empietà e
della forza di colpi di bastone. Consiglio ai nostri nipoti
di venire al mondo con una buona e spessa pelle sulla colonna
vertebrale [...].
Questa confessione che l'avvenire appartiene ai comunisti, la feci
con un tono di apprensione e di angoscia estrema, e ahimè, non era
per niente una maschera! In effetti, è solamente con orrore e
spavento che penso all'epoca in cui questi oscuri iconoclasti
giungeranno al dominio: con le loro mani callose romperanno senza
grazie tutte le statue di marmo della bellezza, così care al mio
cuore; essi fracasseranno tutte queste stupidaggini e questi
fronzoli fantastici dell'arte che tanto amava il poeta;
distruggeranno i miei boschi di alloro e pianteranno delle patate;
allora, i gigli che non filavano né lavoravano, e che tuttavia erano
vestiti così magnificamente quanto re Salomone in tutto il suo
splendore, saranno strappati dal suolo della società, a meno che
vogliano prendere in mano il fuso; le rose, queste oziose fidanzate
degli usignoli, avranno la stessa sorte; gli usignoli, questi
cantanti inutili, saranno cacciati, e ahimè, il mio
Libro dei Canti
servirà al droghiere per farne dei cornetti dove verserà del caffè o
del tabacco apprezzati dalle vecchie donne dell'avvenire. Ahimè!
Prevedo tutto ciò, e sono preso da un'indicibile tristezza pensando
alla rovina con cui il proletariato vincitore minaccia i miei versi
che periranno con tutto il vecchio mondo romantico. E tuttavia, lo
confesso con franchezza, questo stesso comunismo, così ostile a
tutti i miei interessi e alle mie inclinazioni, esercita sulla mia
anima un fascino da cui non posso difendermi; due voci si alzano in
suo favore nel mio petto, due voci che non vogliono lasciarsi
imporre il silenzio, che in fondo forse non sono che istigazioni
diaboliche, ma comunque sia, ne sono posseduto, e nessun potere di
esorcismo potrebbe domarle [...]. Ed io esclamo: questa
vecchia società è stata giudicata da molto tempo e condannata. Che
si faccia giustizia! Che sia distrutto questo vecchio mondo, in cui
l'innocenza è perita, in cui l'egoismo ha prosperato e in cui l'uomo
è stato sfruttato dall'uomo! Che siano distrutti da cima a fondo,
questi sepolcri imbiancati, in cui risiedevano la menzogna e
l'iniquità! "Fiat justitia, pereat mundus"»
20. |
È questo spirito di fanatismo
rivoluzionario che animava Edvard Beneš (1884-1948), l'anima
dannata della Massoneria in Europa, quando proclamò alla vigilia
della catastrofe: piuttosto l'Anschluss che gli Asburgo. Con
ciò voleva dire: meglio l'invasione del mio Paese, la rovina delle mie ambizioni politiche, l'esilio e
la morte, il trionfo del nazismo, tutto, piuttosto che la
restaurazione di una monarchia cattolica in Austria
21. È questo spirito di fanatismo
rivoluzionario che animava il politico ebreo francese Léon Blum
(1872-1950), e che traspare in un articolo di fondo che apparve
il 14 novembre 1939 sul Paris-Soir, un giornalediretto dal
suo correligionario Pierre Lazareff (1907-1972), un
quotidiano che allora aveva una tiratura di oltre un milione di
copie.
|
|
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Edvard Beneš |
Léon Blum |
Pierre Lazareff |
Léon Blum commentava e criticava
l'accordo russo-tedesco di agosto del 1939 firmato tra Stalin e
Hitler, un accordo che avrebbe
scatenato la Seconda Guerra Mondiale e che doveva essere così
catastrofico per la Francia. Léon Blum mostrò chiaramente, proprio
nell'agosto del 1939, per via della situazione mondiale, che
Stalin, come il dio Giano, era maestro della pace e della guerra.
Firmando con Ribbentrop l'accordo russo-tedesco, Stalin scatenò -
ben sapendolo - automaticamente la guerra. Léon Blum esternò la sua
amarezza contro Stalin e gli rimproverò di subordinare la sua
condotta agli interessi imperialistici della Russia e ai suoi
interessi materiali:
«Dico interessi
materiali, perché personalmente, escludo deliberatamente dai suoi
disegni l'immensa ambizione rivoluzionaria che fece la grandezza del
comunismo, vent'anni fa. Gli interessi di Stalin sono gli interessi
personali del suo dominio e gli interessi imperialisti della Russia,
concepiti come faceva lo zarismo». |
Questo testo è estremamente rivelatore
del pensiero più profondo di Léon Blum. L'accordo russo-tedesco di
agosto del 1939 ha scatenato la Seconda Guerra Mondiale e trascinato
il nostro Paese in una catastrofe spaventosa. Bazzecole agli occhi
di Léon Blum. Che gli importava della sorte dalla Francia, quella
Francia di cui era stato due volte presidente del Consiglio? Dopo
tutto, non si trattava né del suo Paese, né della sua razza, né
della sua tradizione, né della sua religione. Ciò che era grave agli
occhi di Léon Blum, ebreo rivoluzionario internazionale, era il
crimine di Stalin, il quale aveva tradito lo spirito della
Rivoluzione mondiale.
È esattamente il rimprovero che gli faceva
Lev Trockij (1879-1940) e che lo condusse contro Stalin in un
duello mortale. Trockij, l'ebreo apolide e messianico, il mago
demoniaco della Rivoluzione mondiale, contro Stalin, l'asiatico,
l'uomo d'acciaio, il freddo e implacabile realizzatore
dell'imperialismo sovietico. «Rivoluzione permanente» contro
«socialismo in un solo Paese». Si tratta dunque di una guerra di
religione, la più grande guerra di religione di tutti i tempi perché
si estende al mondo intero e non un solo Paese gli sfugge.
Lev Trockij.
.
Note
1
Traduzione di un estratto (pagg. 115-117) dall'originale francese
Christianisme et Franc-Maçonnerie («Cristianesimo e Massoneria»)
Diffusion de la Pensée Française, Chiré-en-Montreuil, 1975, a cura
di Paolo Baroni.
2
«Il luciferino - dice Alec Mellor - è un adoratore
dell'arcangelo decaduto. Per lui, Lucifero fu condannato
ingiustamente. Il sincero satanista, se esiste, sarebbe colui che
adora il male in quanto tale». Mellor era apparentemente un
anti-massone. In realtà, era favorevole ad una riavvicinamento tra
Chiesa e sètta massonica. Da qui le sue posizioni scettiche circa
l'esistenza di uno spirito satanico insito nella Massoneria
(N.d.T.).
3
Cfr. L. Mellor, Nos
Frères Séparés: les Francs-Maçons («I nostri fratelli separati:
i massoni»). éd.
Marne, 1961, pagg. 280-288.
4
Cfr. L. Mellor,
La Franc-Maçonnerie à l'heure du choix («La Massoneria
nell'ora della scelta»), Concordances, Marne, 1963.
5
Traduzione dalla rivista Verbe, in La Cité Catholique,
Parigi, aprile 1961.
6
Questi due testi sono stati estratti da una bellissima conferenza
sulla Massoneria tenutasi a Parigi nel marzo del 1932 da
Colmet-Daage, avvocato alla Corte d'Appello.
7
Cfr. A. Mellor, La
Franc-Maçonnerie à l'heure du choix («La Massoneria nell'ora
della scelta»), Marne, 1961, pag. 148.
8
Cfr. O. Wirth,
L'idéal initiatique, Le Symbolisme, Parigi 1927, pagg. 8, 10,
12, 36, 58.
9
Cfr. O. Wirth, Le
Livre du Compagnon («Il libro del Compagno»), Ed. Dorbon Aîné,
Parigi 1927, pag. 74.
10
Parigi, Librairie Maçonnique, 1929.
11
Cfr. T. M. Stewart.
Symbolic Teachings or Masonry and its Message («Insegnamenti
simbolici o Massoneria e il suo messaggio»), Stewart and Kidd
Company, Cincinatti 1917. Stewart era un Venerabile di Loggia
statunitense, ma anche membro corrispondente di Logge inglesi come
la celebre «Quatuor Coronati».
12
Notiamo en passant questa perversione massonica, grossolana
ma presentata in maniera sottile: la Massoneria, riportando tutto a
livello del naturalismo e del materialismo, pretende di
spiritualizzare la materia.
13
Cfr. J. D. Buck,
The Genius of Freemasonry («Il genio della Massoneria»),
Indo-American Book Co., Chicago 1907, pagg. 29, 43, 67.
14
Cfr. W. L. Wilmshurt,
The Masonic Initiation («L'iniziazione massonica»), Rider and
Co., Londra s.d.. I libri di Wilmshurst sono apparsi tra le due
guerre mondiali.
15
Cfr. J. Marquès-Rivière,
La Trahison spirituelle de la Franc-Maçonnerie («Il
tradimento spirituale della Massoneria»), Ed. des Portiques, Parigi
1931, pagg. 103, 213, 224, 252.
16
Cfr. F. von Stotzingen,
Die Freimaurer und ihre Weltanschauung
(«I massoni e la loro visione»), Verlag Der Gelben Helfe, Monaco 1930.
17
Cfr. F. Fejtö, Dieu
et son Juif («Dio e il suo ebreo»), Grasset, Parigi 1960, pagg.
93, 134.
18
Ibid., pagg. 54, 111.
19
Cfr. H. Heine,
Lutèce, Ed. Michel Lévy, Parigi 1855. Questo libro è composto di
una scelta retrospettiva di articoli che apparsero sulla Gazette d'Augsbourg
dal 1840 al 1843. Chi sono questi misteriosi personaggi che Heine
ritiene una realtà vivente? C'è dunque un direttorio occulto della
Rivoluzione mondiale?
20
Cfr. H. Heine, op.
cit.
21
Fu lo stesso Beneš che fu presso Roosevelt l'ispiratore del trattato
di Yalta, il trattato che causò la sua morte e che consegnò il suo
Paese e metà dell'Europa ai sovietici.
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