Introduzione
Sopra: Vladimir Volkoff e la sua opera Petite histoire de la désinformation.
Si tratta quindi di un processo di condizionamento degli spiriti destinato ad intere popolazioni. Nella nostra era di regimi democratici in cui il potere politico sembra dipendere dall'opinione pubblica e dalla «volontà generale» 4, la disinformazione è quasi necessariamente uno dei principali strumenti di azione (o di sovversione) politica.
Ma il suo dominio non si esaurisce qui. A partire dal Concilio Vaticano II (1962-1965), non abbiamo forse visto lo sviluppo, negli ambienti cattolici, di una disinformazione religiosa, degna emulazione della disinformazione politica e nociva quanto la seconda? Da qui l'interesse di uno studio alquanto sistematico sulla disinformazione. Si tratta di un argomento immenso, giacché la maggior parte dei dibattiti sui grandi temi - politici o religiosi - può essere visto da questa angolazione. Ci limiteremo alla trattazione dei seguenti aspetti:
I DENARO, MASS media e disinformazione
La disinformazione è stata appena definita come un processo di condizionamento della mente rivolto ad intere popolazioni; esso utilizza quindi i mass media; di solito, questi ultimi sono ben saldi nelle mani dei «poteri forti». Quali sono i poteri da cui dipendono i media e quale vantaggi traggono dal processo di disinformazione? Si tratta di una domanda preliminare cui bisogna rispondere prima di passare allo studio del processo stesso.
Chi possiede i mass media?
C'è stato un tempo in cui i più importanti mass media - i media audiovisivi - erano, almeno in apparenza 5, nelle mani dello Stato. Questa epoca è terminata da un pezzo. Oggi, nella maggior parte delle sue trasmissioni, la radio-televisione non è più «nazionale» ma privata. Lo stesso vale per la stampa mainstream. Questi media, che quindi dipendono quasi tutti dall'iniziativa privata, costituiscono un potere a sé, un «quarto potere» accanto ai tradizionali poteri cosiddetti legislativi, esecutivi e giudiziari? In effetti, questo «quarto stato», caro a certi giornalisti, non è altro che una finzione.
I media dipendono dal denaro che li finanzia, sia esso privato (il caso più comune) o pubblico, e quindi dagli uomini che possiedono il denaro (finanzieri, uomini d'affari e politici). Questa è la realtà delle cose 6. In un piccolo libro dedicato al rapporto tra mass media e potere, Serge Halimi 7 lo descrive in questi termini:
E cita, come esempio di «giornalismo riverente», l'Événement du jeudi, in settimanale francese ritenuto «irriverente», la cui «impertinenza è garantita dall'aumento della partecipazione di Jean-Luc Lagardère nel capitale del giornale (dal 23% al 48%)» 9. Dominio dei media da parte di gruppi industriali e finanziari: questo è ciò che abbiamo potuto vedere per molti giornali e riviste a partire dall'inizio del XX secolo.
L'esempio più tipico è la creazione de L'Humanité, nel 1904, un giornale finanziato da un gruppo di capitalisti 10; ed è quello che oggi vediamo sempre più ampiamente. Ecco due esempi: il settimanale Valeurs actualles è stato acquisito alla fine del 1997 dall'imprenditore Serge Dassault (nato Serge Bloch); L'Express e Le Point appartengono alla società Havas Edition Publication, a sua volta dipendente dalla Compagnie Générale des Eaux 11.
Il «potere sopra il potere» delle dinastie finanziarie
Quali obiettivi perseguono finanzieri e imprenditori acquistando organi di stampa o canali televisivi? Il più delle volte si tratta di qualcosa di diverso dalla finanza: il controllo di uno dei principali poteri del mondo moderno, senza il quale è diventato impossibile influenzare e governare gli uomini in modo sostenibile.
Nel suo straordinario libro Siegmund G. Warburg (1902-1982), un homme d'influence («Siegmund G. Warburg [1902-1982], un uomo influente») 12, il banchiere israelita Jacques Attali descrive con queste parole il comportamento dei finanzieri e di ciò che definisce «dinastie finanziarie»:
Sopra: Jacques Attali e il suo libro sul finanziere Siegmund G. Warburg.
Quando descrive la loro organizzazione, Jacques Attali mostra che i finanzieri sono «collegati tra loro da una rete densa e quasi dinastica», e che costituiscono un'«aristocrazia parallela ben inserita nel cuore di tutti i regimi» 14, «una doppia élite del denaro e della cultura, dal comportamento dinastico» 15.
Sopra: vignetta che rappresenta un bankster.
Parlando dell'influenza che i finanzieri esercitano sugli uomini di potere, Jacques Attali dimostra che essi possono arrivare a costituire un «potere sul potere» 17. «Potere sul potere»: cosa significa? Che le dinastie finanziarie dominano la maggior parte dei poteri temporali, siano essi politici, economici, culturali... o mediatici.
Si deve anche riconoscere che l'«Ordine dei Mercanti», fondato e governato da un «ordine austero» di finanzieri che oggi vediamo istituito su scala planetaria, non avrebbe mai visto la luce se i suoi leader non avessero iniziato a porre i mass media sotto il loro controllo. Emerge così la catena di influenze cui siamo soggetti:
Una simile catena di influenze è una catena di schiavitù. Possiamo liberarcene (parzialmente) se comprendiamo le modalità di funzionamento del legame costituito dalla disinformazione. Da qui l'interesse a studiarlo.
II Caratteristiche della disinformazione
La disinformazione nell'arsenale delle armi della guerra ideologica
Nella prefazione al suo libro La désinformation arme de guerre («La disinformazione, arma di guerra») 19, Vladimir Volkoff distingue la disinformazione (in senso stretto e in senso lato) da altre tecniche di guerra psicologica e di condizionamento delle menti: astuzie di guerra, intossicazione, propaganda bianca, propaganda nera e influenza 20. Adottando le definizioni di Volkoff, riassumiamo, nella tabella sottostante, le caratteristiche comparative della disinformazione e delle tecniche relative all'intossicazione e all'influenza.
Nel resto dell'esposizione, ci interesseremo unicamente alla disinformazione delle masse come definita più sopra.
Regole generali
Vladimir Volkoff sottolinea quattro caratteristiche della disinformazione:
Ecco le spiegazioni fornite su questi quattro punti:
La disinformazione si esercita sulle folle
La disinformazione non si esercita andando contro-corrente In altre parole, il bersaglio dev'essere in parte complice della menzogna che gli si vuole insinuare e dello stato d'animo che viene suscitato. Scrive Volkoff: «Durante la guerra, si usa il gas venefico solo se il vento è favorevole. Lo stesso vale per la disinformazione» 22. È quindi necessario adattare la disinformazione al target previsto. Gli eventi in Sud Africa, ad esempio, negli anni 1960-1990, hanno dato luogo a due diverse disinformazioni, una rivolta ai circoli di sinistra, l'altra ai circoli di destra.
La disinformazione richiede tempo
Volkoff cita l'esempio della guerra condotta dagli americani in Vietnam dal 1964 al 1975:
La disinformazione funziona tramite intermediari Per non essere scoperta e per aumentare l'efficienza della sua azione, la fonte disinformante deve agire «sempre per mezzo di un intermediario o, preferibilmente, di una catena di intermediari» 25. Per spiegare questo principio, Volkoff usa l'immagine dell'intermediario. Nel testo che segue, tratto dal suo romanzo Le montage 26, Volkoff racconta un dialogo tra un ufficiale del KGB e una delle sue giovani reclute parigine:
Nel suo libro La subversion («La sovversione»), lo psicologo francese Roger Mucchielli (1919-1981) cita lo scoppio della rivoluzione algerina come esempio di disinformazione particolarmente riuscita in cui i media hanno svolto il ruolo di intermediario e di cassa di risonanza.
Sopra: Roger Mucchielli e il suo libro La subversion.
Situazione della ribellione all'inizio
Oggetto della disinformazione Si trattava di colpire l'immaginazione delle popolazioni dell'Algeria e della Francia facendo credere all'esistenza di una potente insurrezione.
Metodo adottato Un piccolo numero di atti terroristici scelti in base alla loro natura spettacolare:
Ciò che rende possibile la disinformazione
Nel suo romanzo Le Montage, Volkoff mette in evidenza quello che costituisce uno dei metodi di condizionamento delle menti mediante la disinformazione:
È quindi il «grido» dei media che rende possibile l'estensione della disinformazione su grande scala che conosciamo oggi. E questo «grido» è facile da far risuonare perché raggiunge il cittadino a casa sua, senza bisogno di convocarlo ad una manifestazione. Osserva Roger Mucchielli:
III Metodi di disinformazione
Ne descriveremo due: l'informazione parziale e la disinformazione mediante il linguaggio.
L'informazione tendenziosa
Questa è la tecnica più comune di disinformazione. In un mondo affamato di informazioni di ogni tipo, è soprattutto grazie a notizie distorte che si otterrà il condizionamento delle menti, obiettivo della disinformazione. Scriveva Sefton Delmer (1904-1979) 31 nel suo libro Opération radio-noire:
Sopra: Sefton Delmer e il suo Opération radio-noire.
Le informazioni così utilizzate sono molto spesso veritiere; il loro carattere tendenzioso deriva dal modo in cui vengono scelte e presentate. La grande stampa è divenuta virtuosa nell'arte della presentazione tendenziosa. Tant'è che lo scrittore francese Jean Madiran (1920-2013) ha potuto affermare:
Principî generali
Procedimenti Volkoff elenca le dieci migliori «ricette per comporre informazioni tendenziose»:
A questo elenco aggiungeremo altre tre ricette:
Ecco alcune spiegazioni di queste ricette e qualche esempio per illustrarle.
L'omissione pura e semplice Si tratta di un processo efficiente: un evento non riportato dai media diventa facilmente un non-evento, come suggerisce il fumetto sottostante di Chard 36:
Quando si tratta di disinformazione per omissione, l'assenza di un'immagine televisiva è particolarmente efficace. Nel momento in cui l'opinione mondiale era indignata per l'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq, era indifferente al destino dei cristiani del Sudan:
Sopra: cristiani sudanesi manifestano pubblicamente contro la persecuzione di cui sono oggetto da parte dei terroristi islamici.
La sfumatura Un fatto importante e preciso, che non può essere ignorato per decenza, verrà descritto in poche righe in mezzo a mille informazioni su fatti secondari cui saranno dedicate intere colonne. Più tardi, in retrospettive, sarà eliminato. Un esempio: nell'ottobre del 1989, mentre intere colonne erano dedicate dai giornali al sindaco «razzista» di Montfermeil, gli stupri di ragazze o ragazzine commessi nello stesso mese da maghrebini sono stai ignorati dalla stampa o menzionati in poche righe in mezzo ad altri eventi 38.
Basteranno poche righe per indicare le migliaia di pellegrini che ogni anno vanno a piedi, da Parigi a Chartres, al pellegrinaggio di Pentecoste del gruppo Charlier; nella stessa data, ad esempio, sarà necessaria un'intera pagina con una foto per descrivere gli stati d'animo di Christine Villemin 39. La cronaca «falsi valori» della rivista Valeurs Actuelles, del 29 gennaio 1990, riportava la disinformazione operata in un programma televisivo che presentava una retrospettiva degli ultimi dieci anni:
La contro-verità non verificabile Scrive Mucchielli:
In pratica, è sufficiente che la contro-verità utilizzata, senza essere assolutamente non verificabile, sia difficile da verificare. Il risultato è sempre lo stesso. Un esempio: un gruppo terrorista di un Paese del Medio Oriente mette una bomba nell'auto di un gruppo di attivisti politici; la macchine esplode, uccidendo i suoi occupanti.
L'incidente verrà spiegato affermando che i militanti in questione sono rimasti uccisi da una delle loro stesse bombe; ciò accrediterà la tesi del terrorismo di quel determinato gruppo politico. La smentita verrà data qualche settimana dopo e passerà inosservata. Un altro esempio: la disinformazione sull'Iraq nel 1991:
Un altro esempio: la demonizzazione dei serbi:
Un altro caso particolare è quello del quotidiano francese Le Monde. In un piccolo libro intitolato Le Monde et ses faux («Le Monde e i suoi falsi) 43, Jean Madiran ha evidenziato l'uso sistematico, da parte di questo giornale, di un particolare tipo di menzogna noto come falso 44. Egli ne distingue dieci categorie: falso per amputazione, falso fiscale, elettorale, ignorante, assurdo, falso nel riferimento, per escissione, per se stesso, falso procedurale, falso per attribuzione.
Ognuno di essi è descritto in modo preciso, convincente e divertente. Tant'è che la caratteristica dell'obiettività con cui Le Monde si adorna appare insopportabile. Insopportabile, ma instancabilmente supportata... e generalmente accettato dal grande pubblico. Perché, come spiega Madiran sull'uso della falsità che fa Le Monde,
Attaccando Le Monde, mostrando su cosa si basa il suo prestigio intellettuale e la sua autorità morale, Jean Madiran ha attaccato il sistema in uno dei suoi punti più vulnerabili.
La miscela vero-falso
Disinformazione per mezzo dei titoli È una delle forme più efficaci di disinformazione dove il vero è mescolato al falso. Il titolo dell'articolo sarà deviante; l'articolo stesso riporterà un fatto vero. Sappiamo infatti che la maggior parte dei lettori guarda in fretta il giornale e ricorda solo i titoli. Un esempio: un inglese ha commesso un certo numero di rapine in Gran Bretagna, e voleva arruolarsi nella Legione Straniera, e ha visto la sua candidatura rifiutata dal centro di reclutamento. Sul treno Marsiglia-Parigi ha buttato dal finestrino una giovane donna dopo averla violentata.
Il quotidiano France-Soir, del 13 dicembre 1986, ha fornito un resoconto esatto di questo crimine, ma ha intitolato il suo articolo «Le légionnaire du Marseille-Paris avait commis plusieurs hold-up» («Il legionario della Marsiglia-Parigi aveva commesso diverse rapine»). Nella mente del maggior numero di lettori del France-Soir, che ricordano solo il titolo, la Legione Straniera sarà ritenuta responsabile del crimine e screditata. Per ottenere questo risultato è bastato definire «legionario» nel titolo dell'articolo un individuo che l'articolo stesso presenta come uno che è stato «scartato dalla Legione».
Sopra: «Stalin è morto», titolava L'Unità, del 6 marzo 1953. Gloria eterna... al più grande assassino della storia dell'umanità!
La distorsione della verità (o la falsa obiettività)
I fatti reali vengono riportati in modo accurato... e sotto questo
aspetto l'articolo è obiettivo. Ma la presentazione dei fatti è
fallace e consente di far passare un falso messaggio. Un esempio: il
quotidiano La Croix, del 18 ottobre 1989, ha annunciato in
questi termini un incontro tra cristiani e marxisti:
Quindi, il giornale fornisce informazioni sugli organizzatori e sui partecipanti:
Nel resto del testo vengono indicati i temi scelti per il convegno, e in particolare l'«Umanesimo europeo», «I valori comuni che hanno fatto l'Europa» e «Laicità e religione». Possiamo vedere la falsa idea suggerita da questo articolo, che riporta in modo sufficientemente completo una serie di fatti reali: cristiani e marxisti, il Pontificio Consiglio e il Comitato Sovietico, le concezioni cristiane e le concezioni marxiste sono messe sullo stesso piano, come se si trattasse di uomini, istituzioni, idee di valori paragonabili e ugualmente onorevoli...
Sopra: l'8 luglio 2015, il presidente comunista della Bolivia Evo Morales ha fatto dono a Francesco I di un crocifisso su falce e martello...
La televisione usa spesso questo processo. In un programma sulla fedeltà nella coppia, ad esempio (andato in onda su Antenne 2, il 34 ottobre 1993), sono stati presentati come tutti ammissibili i seguenti comportamenti: una coppia fedele e sposata religiosamente, una coppia scambista, una relazione adultera e alcune relazioni omosessuali 47.
Disinformazione mediante le statistiche Un'altra forma di falsa obettività è quella che risulta da statistiche esatte presentate in modo fallace. Ecco un esempio tratto dalla rivista americana Business Week, del 16 giugno 1975. In una tabella, a colpo d'occhio, possiamo avere la seguente idea: la popolazione (colonne nere) aumenta molto più velocemente delle risorse alimentari (colonne grigie); conclusione: il mondo sta andando verso la carestia. Se guardiamo più da vicino, notiamo che sono stati messi fianco a fianco valori assoluti (dati sulla popolazione misurati prendendo le popolazioni nel 1961-1965 come 100); e valori relativi (produzione alimentare pro capite).
I valori relativi sono aumentati dal 1954 al 1974; il che significa che le risorse alimentari stanno crescendo più velocemente della popolazione. Le impressioni prodotte sul lettore frettoloso e sul lettore serio sono quindi radicalmente opposte.
Le verità selezionate Scegliamo, nel caso ci venga richiesto di segnalare, dettagli veritieri ma incompleti che presentano fatti veri in una luce distorta. Ecco un paio di esempi:
• Riportando la notizia del pellegrinaggio da Chartres a Notre-Dame de Chrétienté, un giornalista insisterà a lungo sulla presenza di dieci adulti in pantaloni corti, con camicie blu e croce celtica... L'obiettivo è di suggerire l'idea di una rinascita «fascista» all'interno dell'ambiente cattolico tradizionalista. • Nel febbraio 1997, Catherine Mégret, candidata di un partito di destra, è stata eletta sindaco di Vitrolles con il 52% dei voti. Ed ecco i commenti: «Stranamente, le catene televisive hanno riportato nei loro servizi solo l'opinione di residenti delusi o insoddisfatti. Eppure, più del 52% della popolazione del posto è soddisfatto. In silenzio, molti francesi pensano che la destra stia facendo buone proposte» 48. I discorsi dei leader che non sono di sinistra vengono sistematicamente sottoposti all'elaborazione delle verità selezionate: di questi discorsi vengono citati solo i passaggi che probabilmente serviranno per dare un'immagine negativa.
I resoconti della stampa mainstream sulle guerre in cui sono stati coinvolti i comunisti forniscono un altro esempio di verità selezionate. Ecco ciò che il giornalista francese Jean Lacouture (1921-2015) ha ammesso in proposito nel 1978:
Disinformazione per mezzo delle immagini Di solito è una modalità di applicazione delle «verità selezionate». Daremo un valore simbolico alle foto (reali) che rappresentano casi eccezionali e che, generalizzandole, possono solo dare una visione distorta della realtà. Ecco alcuni esempi:
• Il settimanale La Vie, del 14 dicembre 1989, conteneva un'«inchiesta sulle ragazze immigrate» dal titolo «Elles, les Beurettes». Nell'articolo figurava una foto di una giovane coppia sorridente e fotogenica, lei magrebina, lui francese. Didascalia: «Una coppia mista. L'integrazione ha quindi avuto successo. Ma molte ragazze arabe continuano a spaventare i francesi». Grazie al potere suggestivo di una foto idilliaca, la disinformazione passa più facilmente del ragionamento... Questa è davvero disinformazione.
Sappiamo che, lungi dal realizzare un'«integrazione riuscita», le coppie miste franco-magrebine (e quindi cristiano-musulmane) il più delle volte finiscono con una separazione e talvolta in una catastrofe. «Per una che riesce, ce ne sono un centinaio che falliscono», così si è espresso su di loro il re del Marocco 50. È ovviamente la televisione che ha dato una considerevole estensione a questa modalità di disinformazione. Osservava lo scrittore francese Jean Dutourd (1920-2011):
Le parti diseguali
Ecco alcuni esempi: • Nel 1985, un giornale incoraggiò i suoi lettori ad apprezzare il film erotico-blasfemo Je vous salue Marie. Dieci lettere lo giustificavano, cento lo condannavano. Vennero riporteremo tre lettere della prima categoria e una della seconda.
• Una provocazione viene seguita dalla repressione della polizia. La repressione riceverà ampia pubblicità; difficilmente i media parleranno di provocazione.
Le parti uguali Due commentatori posti teoricamente su un piano di parità per giudicare un fatto si devono esprimere nelle stesse condizioni (in termini di tempo concesso per parlare); uno è brillante, preciso e convincente; l'altro si esprime in modo confuso e di difficile comprensione.
L'azione estesa a tutti Con questo modo di ragionare si può «provare» qualsiasi cosa se si sceglie una parte che non è rappresentativa di tutti. Un esempio: l'espressione «La rivolta di tutti i giovani» è stata utilizzata per caratterizzare gli eventi rivoluzionari di maggio del '68. Spiega Roger Mucchielli:
Sopra: Parigi, maggio 1968; scontri tra manifestanti e forze di polizia.
Lo stesso tipo di disinformazione è stato utilizzato durante lo sciopero dei camionisti nell'ottobre del 1997. La stampa titolava i giornali «I camionisti sono in sciopero», come se l'intera categoria avesse aderito e partecipato allo sciopero. In realtà, lo sciopero è stato opera di una piccola minoranza di sindacalisti che hanno bloccato contro la loro volontà un gran numero di loro colleghi e hanno saputo imporre la propria volontà alle autorità pubbliche:
Si deve riconoscere che i sindacati sono maestri nell'uso del processo di questa tecnica di disinformazione.
Disinformazione attraverso i sondaggi I sondaggi sono solitamente presentati come il risultato di indagini scientifiche svolte da istituti imparziali; da qui l'impressione di obiettività che danno. E, quando sono truccati, la cosa non viene quasi mai notata ed è difficile da provare dopo il fatto. Due esempi:
• La destra si è presentata per le elezioni presidenziali; i sondaggi le hanno attribuito il 6% delle intenzioni di voto; e infatti... ha raccolto il 14,39% dei voti. Attribuendo alla destra solo il 6% dei voti, molti elettori sono stati certamente dissuasi dal votare per i partiti non di sinistra. • Le elezioni nella Germania dell'Est del 18 marzo 1990. Il confronto tra sondaggi e risultati effettivi per i due principali partiti: l'SPD (il partito socialdemocratico), presieduto da Ibrahim Böhme (1944-1999), e la CDU (il partito democratico-cristiano) presieduto da Lothar de Maizière, si è presentato così:
Spiega il giornalista francese Michel de Jaeghere:
La disinformazione attraverso il linguaggio
Il linguaggio è il supporto del pensiero. Modificandolo, si esercita un'influenza sul pensiero che può portare al condizionamento. È quindi normale vedere una serie di misure riguardanti il linguaggio apparire nei metodi di disinformazione; il loro scopo principale è:
La falsificazione del linguaggio Essa consiste nel sostituire parole ed espressioni esatte con altre parole e altre espressioni che veicolano con sé un'idea che vogliamo imporre, o un riflesso che vogliamo innescare, o più frequentemente l'eliminazione di ogni possibilità di discussione. Ecco alcuni esempi di sostituzioni:
In molti degli esempi citati, l'obiettivo del cambiamento di vocabolario è quello di squalificare determinate classi di persone. Spiega Jules Monnerot (1908-1995):
Aggiungiamo due esempi a quelli della tabella precedente, presi in prestito dal «politichese» utilizzato dai marxisti-leninisti:
Sopra: primavera di Praga nel 1968. Stanca della «dittatura del proletariato», i cecoslovacchi si ribellano per le strade contro l'oppressore sovietico.
Sopra: L'Unità definisce «bande controrivoluzionarie» i manifestanti cecoslovacchi...
La creazione di parole ed espressioni che veicolano miti Roger Mucchielii mostra il ruolo dei «miti» nella vita politica; da qui l'importanza delle parole che veicolano miti:
Nel suo libro Désintox, Jules Monnerot analizza la costituzione del mito «fascismo» in Francia; un mito, spiega Monnerot, che si può riassumere in due «enormi caratteristiche»:
Conosciamo l'uso politico di questo mito, dal 1945 ai giorni nostri:
Nel gergo di sinistra, «fascista» è un'etichetta da apporre a chi non approva le idee di sinistra, o è un «sovranista».
Le parole reiette Jules Monnerot designa così le parole veicolanti concetti che vogliamo screditare ed eliminare:
L'impoverimento e la trasformazione del linguaggio Nel suo romanzo profetico 1984 (pubblicato nel 1950), lo scrittore britannico Georges Orwell (1903-1950) immagina che l'Inghilterra alla fine del XX secolo sia soggetta ad un regime totalitario chiamato Ang soc («socialismo inglese») sottoposto alla tirannia del «Grande Fratello». Per garantire al meglio la presa del regime sugli spiriti viene allestito un nuovo linguaggio, la «neolingua», le cui caratteristiche consentono di raggiungere un duplice obiettivo:
Sopra: Georges Orwell e il suo romanzo 1984.
Vietare i pensieri non conformi all'ortodossia ufficiale
Spiega
Georges Orwell:
Diminuire il dominio del pensiero
L'uso di abbreviazioni Questa è una delle forme di diminuzione del dominio del pensiero:
Una profezia che si realizza... Senza dubbio questa è solo profezia... ma una profezia (del 1950) oggi già parzialmente realizzata. L'obiettivo della neolingua era - ricordiamolo - di restringere il regno del pensiero, soprattutto rendendo impossibile pensare al di fuori dell'ortodossia ufficiale. Tuttavia, quando assistiamo allo sviluppo, sotto l'influenza delle scuole e dei media, di una sorta di «lingua di base» o di un nuovo italiano caratterizzato da una sintassi degradata, da un vocabolario impoverito, da un'ortografia fonetica, ci si può chiedere se l'Italia non stia già percorrendo la via della «neolingua».
E ciò avviene anche in ambito religioso. Un esempio: la nuova liturgia, in lingua volgare (francese), ha soppresso nella preghiera del Credo l'uso della parola «consustanziale» (che è stata sostituita da «della stessa natura»). Si tratta di un impoverimento del vocabolario che mina l'espressione stessa del dogma della Santissima Trinità; a lungo andare, il dogma stesso rischia di scomparire nella mente dei fedeli per mancanza di vocaboli per esprimerlo.
Note
1 Traduzione dall'originale francese La désinformation (Action Familiale et Scolaire, Parigi 1999, 3ª ediz.), a cura di Paolo Baroni. Sito web https://afs.ovh/ 2 Cfr. V. Volkoff, Petite histoire de la désinformation: Du cheval de Troie à Internet («Piccola storia della disinformazione: dal cavallo di Troia ad internet»), édition du Rocher, 1999. 3 Ibid., pag. 33. 4 L'articolo nº 6 della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo del 1789 afferma: «La legge è l'espressione della volontà generale». 5 Ecco alcune osservazioni di Jean Madiran apparse su Present, del 27 novembre 1986: «Il Generale De Gaulle non aveva osato (affrontare il potere di quello Stato nello Stato che era il servizio pubblico della radio e della televisione) sebbene ne avesse intravisto la necessità, come abbiamo appreso dal IX volume delle sue "Lettere, appunti e quaderni", pubblicato quest'anno. Egli vedeva in questo potere un "feudo incontrollato", e riteneva essenziale "pulire la casa da cima a fondo", con "tanti licenziamenti", aggiungendo: "La vera pulizia di tutto il personale della radio e della televisione francese"; non nascose a se stesso che sarebbe stata necessaria una resa dei conti momentanea. Davanti a questa resa dei conti De Gaulle è indietreggiato, ed è stata poi la classe mediatica, rimasta al suo posto, a liquidarlo politicamente in due tempi: prima nel maggio del 1968 e poi col referendum dell'aprile 1969 [...]. Un Paese abbruttito dall'audiovisivo non può più essere governato in modo sostenibile senza di esso». 6 Affermando che i media dipendono dai poteri del denaro, stiamo parlando dei media in generale... il che lascia spazio ad alcune eccezioni. 7 Serge Halimi è laureato in economia politica e collaboratore di Monde diplomatique (cfr. Faits et documents, n° 38). 8 Cfr. S. Halimi, Les nouveaux chiens de garde («I nuovi cani da guardia»), éditions Liber-Raisons d'agir, 1997, quarta di copertina. 9 Ibid., pag. 22. Lagardère (1928-2003) era un ricco uomo d'affari proprietario di industrie e reti televisive (N.d.T.). 10 Cfr. H. Coston, La fortune anonyme et vagabonde («La fortuna anonima e vagabonda»), Parigi, pagg. 84-86, dove figura una lista dei principali finanziatori. 11 Cfr. Lectures françaises, novembre 1997, pag. 39. Dassault (1925-2018) era un ricco imprenditore ebreo. In Italia potremmo citare Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti (N.d.T.). 12 Éditions Fayard, 1985. Siegmund G. Warburg è stato un uomo d'affari appartenente alla famosa dinastia finanziaria ebraica (N.d.T.). 13 Cfr. J. Attali, Siegmund G. Warburg (1902-1982), un homme d'influence, pag. 14. 14 Ibid., pag. 14. 15 Ibid., pag. 86. 16 Ibid., pag. 15. 17 Ibid., pag. 13. Jacques Attali non ha fatto che confermare ciò che molti altri autori hanno scritto sullo stesso argomento, da sinistra come da destra, come Samuel Pisar (soprattutto nel suo libro La ressource humaine), Charles Maurras, Beau de Loménie, Jacques Bordiot, Henry Coston, ecc... 18 Nella rivista di Le Figaro, del 13 gennaio 1990, Louis Pauwels riassume la «visione del mondo in gestazione» contenuta nell'ultimo libro di Jacques Attali Lignes d'horizon: «Abbiamo vissuto la fine degli imperi occidentali con la fine del colonialismo. Ora stiamo assistendo all'esaurimento dell'impero sovietico. Stiamo anche assistendo al trionfo del capitalismo democratico. I suoi buoni risultati sono evidenti. La sua attrazione universale è evidente. Stiamo assistendo alla costituzione di un ordine di mercato planetario». 19 Cfr. V. Volkoff, La désinformation, arme de guerre, éd. Julliard, 1986, rieditato nel 1992 dalle éditions L'âge d'homme. 20 D'altronde, egli fa notare che la parola «disinformazione» serve anche a designare l'insieme di queste tecniche. 21 Cfr. V. Volkoff, La désinformation, arme de guerre, pag. 13. 22 Ibid., pagg. 13-14. 23 Ibid., pag. 14. 24 Ibid., pag. 19. 25 Cfr. V. Volkoff, Le Montage («L'installazione»), pag. 243. Si tratta di un romanzo di cui alcune pagine richiedono riserve di ordine morale. 26 Le osservazioni in questo testo, che V. Volkoff applica al processo che chiama «influenza», si applicano altrettanto bene alla disinformazione. 27 Cfr. V. Volkoff, Le Montage, pagg. 243-244. 28 Cfr. R. Mucchielli, La subversion, pag. 51. 29 Ibid., pag. 92. 30 Ibid. 31 Durante la Seconda Guerra Mondiale, Sefton Delmer fu incaricato dall'Esercito inglese di allestire e dirigere una radiotrasmittente specializzata nella disinformazione delle truppe tedesche di stanza nei Paesi occupati dell'Europa occidentale; è questa attività che descrive nel suo libro. 32 Cfr. S. Delmer, Opération radio noire («Operazione radio nera»), pag. 111. 33 Cfr. J. Madiran, La presse et l'argent («La stampa e il denaro»). 34 Cfr. R. Mucchielli, op. cit., pag. 102. 35 Cfr. V. Volkoff, La désinformation, arme de guerre, pag. 245. Nel libro di Mucchielli (pag. 102) è presente una lista molto simile. 36 Vignetta apparsa su Rivarol, del 29 dicembre 1989. 37 Così il Generale Pierre Marie Gallois nella prefazione al libro di Jacques Mérino Les vérités yougoslaves ne sont pas toutes bonnes à dire («Le verità sui fatti nella Iugoslavia non sono tutte da riportare»). 38 Disinformazione rilevata da Rivarol, del 20 ottobre 1989. 39 La madre di un bambino di quattro anni trucidato nel 1984. Anche la Villemin finì tra i sospettati per poi essere assolta per insufficienza di prove. 40 Cfr. R. Mucchielli, op. cit., pag. 102. 41 Dalla prefazione del Generale Pierre Marie Gallois al succitato libro di Jacques Mérino. 42 Cfr. C. Geffroy, «Deux cas de désinformation» («Due casi di disinformazione»), in La Nef, giugno 1996. Il libro citato del Generale Gallois è Le sang du pétrole. Bosnie («Il sangue del petrolio. Bosnia), L'âge d'homme, 1996, pag. 42. 43 Éditions de Présent, Difralivre, 1997. 44 Definizione di falso: «Alterazione fraudolenta della verità suscettibile di causare pregiudizi verso altri». 45 Cfr. J. Madiran, Le Monde et ses faux, pag. 12. 46 Cfr. V. Volkoff, La désinformation, arme de guerre, pag. 246. 47 Cfr. N. Buron, «"Cà se discute": la fidélité dans le couple» («"Si discute di questo": la fedeltà nella coppia»), in Permanences, n° 315. 48 Cfr. Le Figaro, del 22 febbraio 1997. 49 Cfr. L'écritoire, n° 24, febbraio 1996. 50 Dichiarazione di re Hassan riportata durante il programma televisivo «L'heure de vérité» (andato in onda su Antenne 2, il 17 dicembre 1989); cit. in Immigration et nationalité, éd. DMM, pag. 90. 51 Cfr. J. Dutourd, «L'Esprit de contradiction, fondement de la vertu» («Lo spirito di contraddizione, fondamento della virtù»), discorso pronunciato all'Académie française il 5 dicembre 1996; cit. in La revue universelle des faits et des idées, marzo-maggio 1997, Parigi, pag. 17. 52 Cfr. R. Mucchielli, op. cit., pag. 88. 53 Cfr. Le Figaro, del 10 novembre 1997; lettera di Jean-Paul Megronneine, redattore-capo di Planète Transports. 54 I tre partiti che costituivano «L'alleanza per la Germania», CDU, DSU e Rinnovamento Decratico, hanno ottenuto insieme il 48% dei voti. 55 Cfr. Le Spectacle du Monde, del 3 aprile 1990. 56 Cfr. J. Monnerot, Désintox («Disintossicazione), éd. Albatros, pag. 90. 57 Nel senso usuale del termine: uno Stato che si dice democratico quando rispetta un certo numero di libertà. 58 Cfr. V. Volkoff, La désinformation, arme de guerre, pag. 135. 59 Cfr. J. Monnerot, op. cit., pag. 15. 60 Ibid., pag. 16. 61 Ibid., pagg. 35-36. 62 Cfr. G. Orwell, 1984, éd Gallimard, pag. 422. 63 Ibid.
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Ibid., pag. 432.
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