dossier del centro culturale san giorgio

titolo la disinformazione

di Arnaud de Lassus 1

 

postato: 22 dicembre 2020

 

disinformazione

 

 

Introduzione

Nel suo libro Petite histoire de la désinformation 2, lo studioso francese di origini russe Vladimir Volkoff (1932-2005) fornisce questa definizione:

 

«La disinformazione è la manipolazione dell'opinione pubblica, per scopi politici, con informazioni elaborate in modo deviante» 3.

 

vladimir volkoff - petite histoire de la désinformation

Sopra: Vladimir Volkoff e la sua opera Petite histoire de la désinformation.

 

Si tratta quindi di un processo di condizionamento degli spiriti destinato ad intere popolazioni. Nella nostra era di regimi democratici in cui il potere politico sembra dipendere dall'opinione pubblica e dalla «volontà generale» 4, la disinformazione è quasi necessariamente uno dei principali strumenti di azione (o di sovversione) politica.

 

Ma il suo dominio non si esaurisce qui. A partire dal Concilio Vaticano II (1962-1965), non abbiamo forse visto lo sviluppo, negli ambienti cattolici, di una disinformazione religiosa, degna emulazione della disinformazione politica e nociva quanto la seconda? Da qui l'interesse di uno studio alquanto sistematico sulla disinformazione. Si tratta di un argomento immenso, giacché la maggior parte dei dibattiti sui grandi temi - politici o religiosi - può essere visto da questa angolazione. Ci limiteremo alla trattazione dei seguenti aspetti:

  • Denaro, mass media e disinformazione;

  • Caratteristiche e metodi della disinformazione;

  • Esempi di disinformazione politica e religiosa;

  • Come combattere la disinformazione?

 

I

DENARO, MASS media

e disinformazione

 

La disinformazione è stata appena definita come un processo di condizionamento della mente rivolto ad intere popolazioni; esso utilizza quindi i mass media; di solito, questi ultimi sono ben saldi nelle mani dei «poteri forti». Quali sono i poteri da cui dipendono i media e quale vantaggi traggono dal processo di disinformazione? Si tratta di una domanda preliminare cui bisogna rispondere prima di passare allo studio del processo stesso.

 

disinformazione

 

Chi possiede i mass media?

 

C'è stato un tempo in cui i più importanti mass media - i media audiovisivi - erano, almeno in apparenza 5, nelle mani dello Stato. Questa epoca è terminata da un pezzo. Oggi, nella maggior parte delle sue trasmissioni, la radio-televisione non è più «nazionale» ma privata. Lo stesso vale per la stampa mainstream. Questi media, che quindi dipendono quasi tutti dall'iniziativa privata, costituiscono un potere a sé, un «quarto potere» accanto ai tradizionali poteri cosiddetti legislativi, esecutivi e giudiziari? In effetti, questo «quarto stato», caro a certi giornalisti, non è altro che una finzione.

 

proprietario dei media

 

I media dipendono dal denaro che li finanzia, sia esso privato (il caso più comune) o pubblico, e quindi dagli uomini che possiedono il denaro (finanzieri, uomini d'affari e politici). Questa è la realtà delle cose 6. In un piccolo libro dedicato al rapporto tra mass media e potere, Serge Halimi 7 lo descrive in questi termini:

 

«I media francesi si proclamano un "contro-potere". Ma la stampa e la radio-televisione sono dominati dal giornalismo riverente, da gruppi industriali e finanziari, dal pensiero di mercato e da reti di connivenza» 8.

 

serge halimi

 

E cita, come esempio di «giornalismo riverente», l'Événement du jeudi, in settimanale francese ritenuto «irriverente», la cui «impertinenza è garantita dall'aumento della partecipazione di Jean-Luc Lagardère nel capitale del giornale (dal 23% al 48%)» 9. Dominio dei media da parte di gruppi industriali e finanziari: questo è ciò che abbiamo potuto vedere per molti giornali e riviste a partire dall'inizio del XX secolo.

 

L'esempio più tipico è la creazione de L'Humanité, nel 1904, un giornale finanziato da un gruppo di capitalisti 10; ed è quello che oggi vediamo sempre più ampiamente. Ecco due esempi: il settimanale Valeurs actualles è stato acquisito alla fine del 1997 dall'imprenditore Serge Dassault (nato Serge Bloch); L'Express e Le Point appartengono alla società Havas Edition Publication, a sua volta dipendente dalla Compagnie Générale des Eaux 11.

 

serge dassault

 

Il «potere sopra il potere» delle dinastie finanziarie

 

Quali obiettivi perseguono finanzieri e imprenditori acquistando organi di stampa o canali televisivi? Il più delle volte si tratta di qualcosa di diverso dalla finanza: il controllo di uno dei principali poteri del mondo moderno, senza il quale è diventato impossibile influenzare e governare gli uomini in modo sostenibile.

 

Nel suo straordinario libro Siegmund G. Warburg (1902-1982), un homme d'influence («Siegmund G. Warburg [1902-1982], un uomo influente») 12, il banchiere israelita Jacques Attali descrive con queste parole il comportamento dei finanzieri e di ciò che definisce «dinastie finanziarie»:

 

«Negli ultimi due secoli, l'uomo la cui influenza è più certa, ancor più dell'artista o dell'industriale, è il finanziere, cioè colui che è interessato, da vicino o da lontano, a finanziare i Prìncipi» 13.

 

jacques attali - siegmund warburg

Sopra: Jacques Attali e il suo libro sul finanziere Siegmund G. Warburg.

 

Quando descrive la loro organizzazione, Jacques Attali mostra che i finanzieri sono «collegati tra loro da una rete densa e quasi dinastica», e che costituiscono un'«aristocrazia parallela ben inserita nel cuore di tutti i regimi» 14, «una doppia élite del denaro e della cultura, dal comportamento dinastico» 15.

 

«Pionieri della razionalità capitalistica, testimoni fondatori dell'Ordine dei Mercanti, i finanzieri sono anelli essenziali della nostra Storia [...]. Essi hanno finito per organizzarsi in una strana aristocrazia, una sorta di ordine austero, con leggi morali implacabili e rituali feroci» 16.

 

dinastie bancarie

Sopra: vignetta che rappresenta un bankster.

 

Parlando dell'influenza che i finanzieri esercitano sugli uomini di potere, Jacques Attali dimostra che essi possono arrivare a costituire un «potere sul potere» 17. «Potere sul potere»: cosa significa? Che le dinastie finanziarie dominano la maggior parte dei poteri temporali, siano essi politici, economici, culturali... o mediatici.

 

Si deve anche riconoscere che l'«Ordine dei Mercanti», fondato e governato da un «ordine austero» di finanzieri che oggi vediamo istituito su scala planetaria, non avrebbe mai visto la luce se i suoi leader non avessero iniziato a porre i mass media sotto il loro controllo. Emerge così la catena di influenze cui siamo soggetti:

  • Le dinastie finanziarie, il «potere sul potere», che cercano di stabilire un «ordine di mercato planetario» 18, e i media al servizio di queste dinastie;

  • La disinformazione, un processo utilizzato dai media per condizionare le menti delle masse secondo i desideri dei loro padroni.

Una simile catena di influenze è una catena di schiavitù. Possiamo liberarcene (parzialmente) se comprendiamo le modalità di funzionamento del legame costituito dalla disinformazione. Da qui l'interesse a studiarlo.

 

 

 

II

Caratteristiche

della disinformazione

 

La disinformazione nell'arsenale delle armi della guerra ideologica

 

Nella prefazione al suo libro La désinformation arme de guerre («La disinformazione, arma di guerra») 19, Vladimir Volkoff distingue la disinformazione (in senso stretto e in senso lato) da altre tecniche di guerra psicologica e di condizionamento delle menti: astuzie di guerra, intossicazione, propaganda bianca, propaganda nera e influenza 20. Adottando le definizioni di Volkoff, riassumiamo, nella tabella sottostante, le caratteristiche comparative della disinformazione e delle tecniche relative all'intossicazione e all'influenza.

 

TIPI DI ARMI

BERSAGLIO

OBIETTIVO

TIPO DI MENZOGNA

MEZZI

Intossicazione

Stati maggiori dell'avversario (militari, politici, ecc...)

Far credere al bersaglio ciò che si vuole che creda

Una menzogna ben precisa (Saddam Hussein ha le armi di distruzione di massa)

Diversi

Disinformazione

(in senso stretto)

Una popolazione (o una frazione di essa)

idem

Giudizio generale (la Russia compromette la sicurezza dell'Europa)

Essenzialmente i mass media

Disinformazione

(in senso largo)

idem

Suscitare un determinato comportamento (senso di colpa, rifiuto di difendersi, ecc..)

 

idem

Influenza

idem

Destabilizzare l'avversario mediante un'azione dialettica

 

 

 

vladimir volkoff - la désinformation, arme de guerre

 

Nel resto dell'esposizione, ci interesseremo unicamente alla disinformazione delle masse come definita più sopra.

 

Regole generali

 

Vladimir Volkoff sottolinea quattro caratteristiche della disinformazione:

  • Si esercita sulle folle (non organizzate) e non sui corpi costituiti (che producono antitossine);

  • Non si esercita andando contro-corrente;

  • Essa richiede del tempo (tempo misurato più in anni che in mesi);

  • Agisce tramite uno o (preferibilmente) più intermediari.

Ecco le spiegazioni fornite su questi quattro punti:

 

La disinformazione si esercita sulle folle

 

«La disinformazione e l'influenza non possono essere praticate che a partire da un certo volume critico di disinformati o influenzati. L'individuo, la famiglia o un gruppo professionale possono essere intossicati, ma non disinformati, perché secernono naturalmente gli anticorpi che combattono la menzogna per gusto della verità, contro la follia e per rispetto del buon senso. Al contrario, a partire da una certa quantità, gli individui diventano una folla. Intellettualmente proletarizzati (qualunque sia il loro livello di istruzione), essi perdono i loro riflessi di autoconservazione» 21.

 

disinformazione

 

La disinformazione non si esercita andando contro-corrente

In altre parole, il bersaglio dev'essere in parte complice della menzogna che gli si vuole insinuare e dello stato d'animo che viene suscitato. Scrive Volkoff: «Durante la guerra, si usa il gas venefico solo se il vento è favorevole. Lo stesso vale per la disinformazione» 22. È quindi necessario adattare la disinformazione al target previsto. Gli eventi in Sud Africa, ad esempio, negli anni 1960-1990, hanno dato luogo a due diverse disinformazioni, una rivolta ai circoli di sinistra, l'altra ai circoli di destra.

 

La disinformazione richiede tempo

 

«L'influenza e la disinformazione richiedono tempo, molto tempo, poiché non dipendono da un errore commesso da un'autorità, ma dall'infiltrazione graduale di certe immagini in un intero popolo» 23.

 

Volkoff cita l'esempio della guerra condotta dagli americani in Vietnam dal 1964 al 1975:

 

«L'Unione Sovietica ha usato ampiamente la guerra del Vietnam per creare nel popolo americano sensi di colpa, e in parte ci è riuscita perché questa guerra è durata a lungo; non abbastanza a lungo, tuttavia, perché questo complesso sembra essere svanito rapidamente e, pochi anni dopo la sconfitta delle armi, gli americani sembrano aver riacquistato la loro antica innocenza, se non del tutto, almeno abbastanza a lungo» 24.

 

guerra nel vietnam

 

La disinformazione funziona tramite intermediari

Per non essere scoperta e per aumentare l'efficienza della sua azione, la fonte disinformante deve agire «sempre per mezzo di un intermediario o, preferibilmente, di una catena di intermediari» 25. Per spiegare questo principio, Volkoff usa l'immagine dell'intermediario. Nel testo che segue, tratto dal suo romanzo Le montage 26, Volkoff racconta un dialogo tra un ufficiale del KGB e una delle sue giovani reclute parigine:

 

- «Hai visto questo poster di una madre che tiene in braccio suo figlio, con lo slogan "Combattiamo per la pace"?»

- «Certo».

- «È un'idea del nostro dipartimento».

- «Il poster è lo strumento»?

- «No! La leva è l'ingenuo che contempla il poster e fa eco al messaggio; ad esempio, il giornalista in buona fede che, credendo nelle virtù della pace, non può fare a meno di credere nella sincerità di chi la rivendica. Sai che si può benissimo gridare una cosa e fare il contrario: finché si grida abbastanza forte, è il grido che viene notato, se si è adeguatamente preparata l'opinione pubblica, e l'atto passa inosservato. Per questo il mezzo ideale è la stampa, e presto lo saranno anche gli altri mass media. Una volta completata la preparazione, non abbiamo più nemmeno bisogno di orientare le informazioni; basta lasciarle "risuonare"» 27.

 

le montage - vladimir volkoff

 

Nel suo libro La subversion («La sovversione»), lo psicologo francese Roger Mucchielli (1919-1981) cita lo scoppio della rivoluzione algerina come esempio di disinformazione particolarmente riuscita in cui i media hanno svolto il ruolo di intermediario e di cassa di risonanza.

 

roger mucchielli - la subversion

Sopra: Roger Mucchielli e il suo libro La subversion.

 

Situazione della ribellione all'inizio

 

«Il 1° novembre 1954, quando iniziò l'azione, le "truppe" erano composte da meno di 800 combattenti e 400 armi, e le condizioni socio-economiche, politiche e storiche non erano ovunque, in Algeria, quelle di una situazione rivoluzionaria» 28.

 

Oggetto della disinformazione

Si trattava di colpire l'immaginazione delle popolazioni dell'Algeria e della Francia facendo credere all'esistenza di una potente insurrezione.

 

Metodo adottato

Un piccolo numero di atti terroristici scelti in base alla loro natura spettacolare:

 

«Il 2 novembre 1954, il giorno dopo i quattordici attacchi simultanei, ripartiti nei tre dipartimenti, audacemente eseguiti, tutti spettacolari, che avevano richiesto in totale la mobilitazione di meno di 100 uomini, avevano provocato sette morti tra gli europei e cento milioni di franchi di danni [...]. I giornali di Algeri pubblicarono articolo, con foto e testi indignati. Foto e testi furono diffusi dalla stampa mondiale, informando l'Universo dell'esistenza di un Fronte di Liberazione Nazionale, con un dato maggiore di quello calcolato, dando alle masse musulmane "lavorate" per diverse settimane da Radio Cairo (che applicava le giuste tecniche della propaganda hitleriana) la certezza che la radio diceva la verità annunciando un'insurrezione, e quindi che diceva sempre la verità. Fu lo stesso, ovviamente, per tutte le operazioni successive» 29.

 

guerrra in algeria

Sopra: un membro del Fronte di Liberazione Nazionale catturato dai parà francesi. Alla fine, l'Algeria ottenne l'indipendenza... dai francesi, per cadere nelle mani di altri sfruttatori (i supercapitalisti!).

 

Ciò che rende possibile la disinformazione

 

Nel suo romanzo Le Montage, Volkoff mette in evidenza quello che costituisce uno dei metodi di condizionamento delle menti mediante la disinformazione:

 

«Sai che si può benissimo gridare una cosa e fare il contrario: finché si grida abbastanza forte, è il grido che viene notato, se si è adeguatamente preparata l'opinione pubblica, e l'atto passa inosservato. Per questo il mezzo ideale è la stampa, e presto lo saranno anche gli altri mass media».

 

disinformazione urlata

 

È quindi il «grido» dei media che rende possibile l'estensione della disinformazione su grande scala che conosciamo oggi. E questo «grido» è facile da far risuonare perché raggiunge il cittadino a casa sua, senza bisogno di convocarlo ad una manifestazione. Osserva Roger Mucchielli:

 

«I mass media sono gli unici in grado di manipolare l'opinione pubblica senza che ci sia una folla raccolta. Essi agiscono su ogni individuo, in particolare e isolatamente, creando fenomeni collettivi» 30.

 

disinformazione mediatica

 

 

III

Metodi di disinformazione

 

Ne descriveremo due: l'informazione parziale e la disinformazione mediante il linguaggio.

 

L'informazione tendenziosa

 

Questa è la tecnica più comune di disinformazione. In un mondo affamato di informazioni di ogni tipo, è soprattutto grazie a notizie distorte che si otterrà il condizionamento delle menti, obiettivo della disinformazione. Scriveva Sefton Delmer (1904-1979) 31 nel suo libro Opération radio-noire:

 

«Le informazioni scelte con cura e presentate abilmente, sono l'arma più potente di propaganda sovversiva che esista» 32.

 

sefton delmer - opération radio-noire

Sopra: Sefton Delmer e il suo Opération radio-noire.

 

Le informazioni così utilizzate sono molto spesso veritiere; il loro carattere tendenzioso deriva dal modo in cui vengono scelte e presentate. La grande stampa è divenuta virtuosa nell'arte della presentazione tendenziosa. Tant'è che lo scrittore francese Jean Madiran (1920-2013) ha potuto affermare:

 

«Un giornale di informazione è un organo che pone arbitrariamente il suo commento nella presentazione di ciò che fornisce come un fatto crudo, sacro e indiscutibile» 33.

 

jean madiran

 

 

Principî generali

 

«Per essere accettate, le informazioni tendenziose devono essere prima di tutto "credibili", il che è assicurato dalle caratteristiche personali dell'informatore, nel modo in cui le si presenta e dall'interferenza di chi sta dietro di lui [...], o dalle informazioni stesse che devono fluire e plasmare le abitudini di pensiero del gruppo target, fornendo "prove" concrete (foto, lettere, registrazioni, ecc...), o essere al di fuori di qualsiasi posizione a priori da parte del ricevente, o infine che soddisfino la necessità di una spiegazione logica. Il pericolo n° 1 è l'"effetto boomerang" che consiste nel fatto che un'accentuazione troppo percettibile dell'intenzione tendenziosa produce nell'ascoltatore un effetto contrario (l'opposto di quello che gli si voleva "suggerire)» 34.

 

disinformazione a mezzo stampa

 

Procedimenti

Volkoff elenca le dieci migliori «ricette per comporre informazioni tendenziose»:

 

«La contro-verità non verificabile, la miscela di vero e falso, la distorsione del vero, la modifica del contesto, l'offuscamento con la sua variante: le verità selezionate, il commento sostenuto, l'illustrazione, la generalizzazione, le parti diseguali, le parti uguali» 35.

 

A questo elenco aggiungeremo altre tre ricette:

  • L'omissione pura e semplice;

  • Il sondaggio tendenzioso;

  • La presentazione ingannevole delle statistiche.

Ecco alcune spiegazioni di queste ricette e qualche esempio per illustrarle.

 

L'omissione pura e semplice

Si tratta di un processo efficiente: un evento non riportato dai media diventa facilmente un non-evento, come suggerisce il fumetto sottostante di Chard 36:

 

vignetta chard

schiavo della TV

 

Quando si tratta di disinformazione per omissione, l'assenza di un'immagine televisiva è particolarmente efficace. Nel momento in cui l'opinione mondiale era indignata per l'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq, era indifferente al destino dei cristiani del Sudan:

 

«Della carestia e delle atrocità di cui stavano morendo i cristiani del Sudan, poche centinaia di chilometri più a Ovest della Somalia, nessuna immagine è stata diffusa dai media. Politicamente e strategicamente, il loro destino non interessava a nessuno Stato. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e il mondo intero hanno ignorato il genocidio dei sudanesi. L'immagine televisiva salva o condanna» 37.

 

cristiani sudanesi

Sopra: cristiani sudanesi manifestano pubblicamente contro

la persecuzione di cui sono oggetto da parte dei terroristi islamici.

 

La sfumatura

Un fatto importante e preciso, che non può essere ignorato per decenza, verrà descritto in poche righe in mezzo a mille informazioni su fatti secondari cui saranno dedicate intere colonne. Più tardi, in retrospettive, sarà eliminato. Un esempio: nell'ottobre del 1989, mentre intere colonne erano dedicate dai giornali al sindaco «razzista» di Montfermeil, gli stupri di ragazze o ragazzine commessi nello stesso mese da maghrebini sono stai ignorati dalla stampa o menzionati in poche righe in mezzo ad altri eventi 38.

 

Basteranno poche righe per indicare le migliaia di pellegrini che ogni anno vanno a piedi, da Parigi a Chartres, al pellegrinaggio di Pentecoste del gruppo Charlier; nella stessa data, ad esempio, sarà necessaria un'intera pagina con una foto per descrivere gli stati d'animo di Christine Villemin 39. La cronaca «falsi valori» della rivista Valeurs Actuelles, del 29 gennaio 1990, riportava la disinformazione operata in un programma televisivo che presentava una retrospettiva degli ultimi dieci anni:

 

«Sorprendente retrospettiva degli anni '80 sul canale "Antenne 2". In 80 minuti di trasmissione, non una sola immagine della guerra israelo-palestinese del 1982, né delle forze francesi inviate a Beirut e al largo del Libano tra il 1982 e il 1984, niente sui 58 paracadutisti assassinati il ​​23 ottobre 1983... In compenso, quasi cinque minuti di "clip" su cantanti come Elsa o Vanessa Paradis»!

 

razzismo in israele

Sopra: durante una manifestazione pubblica in favore di Israele, una donna israeliana osteggia un cartello su cui è scritto: «Uccideteli tutti». L'incitamento è rivolto ai soldati israeliani affinché ammazzino tutti i palestinesi. Ecco una fotografia politicamente scorretta che non vedremo mai in televisione.

 

La contro-verità non verificabile

Scrive Mucchielli:

 

«Si tratta di una notizia assolutamente falsa, che non può essere verificata dall'ascoltatore o dal lettore. Inoltre, la smentita può essere data in un secondo momento senza però cancellare l'effetto prodotto della prima notizia» 40.

 

In pratica, è sufficiente che la contro-verità utilizzata, senza essere assolutamente non verificabile, sia difficile da verificare. Il risultato è sempre lo stesso. Un esempio: un gruppo terrorista di un Paese del Medio Oriente mette una bomba nell'auto di un gruppo di attivisti politici; la macchine esplode, uccidendo i suoi occupanti.

 

L'incidente verrà spiegato affermando che i militanti in questione sono rimasti uccisi da una delle loro stesse bombe; ciò accrediterà la tesi del terrorismo di quel determinato gruppo politico. La smentita verrà data qualche settimana dopo e passerà inosservata. Un altro esempio: la disinformazione sull'Iraq nel 1991:

 

hill and knowlton«Mentre il presidente Bush (padre) voleva che i suoi concittadini lo sostenessero nell'operazione per distruggere l'Iraq che stava pianificando e i kuwaitiani erano dispiaciuti per la mancanza di interesse che gli americani mostravano per il loro destino, un'agenzia di pubbliche relazioni d'oltre Oceano, la "Hill and Knowlton", ricevette ingenti somme dai Paesi petroliferi della penisola arabica per orchestrare una campagna in favore della guerra di liberazione del Kuwait. L'agenzia utilizzò il più efficace degli stratagemmi, quello che indubbiamente mobilitò l'intera America: l'uccisione deliberata di neonati, raccontata da una giovane e affascinante rifugiata, sfuggita miracolosamente ai soldati iracheni. Mantenendo l'anonimato per paura di rappresaglie contro la sua famiglia che era rimasta nelle mani degli invasori, essa raccontò dettagliatamente come gli iracheni avevano strappato ventidue neonati dalle incubatrici e li avevano gettati a terra lasciandoli agonizzare, il tutto raccontato con le lacrime agli occhi. Queste poche decine di minuti di televisione hanno sconvolto gli americani a tal punto che hanno chiesto immediatamente e all'unisono un intervento militare. Saddam Hussein è stato criminalizzato, il suo popolo è stato messo al bando dalle nazioni e sono stati giustificati in anticipo i massacri che seguirono e l'embargo che uccise circa 200.000 iracheni, soprattutto bambini. Finita la guerra, si apprese che per 10 milioni di dollari, grazie all'immagine televisiva, la "Hill and Knowlton" avevano "manipolato" 250 milioni di americani: la "rifugiata" era la figlia dell'ambasciatore kuwaitiano, mentre George Bush ritenne vera la storia dei bambini strappati dalle loro incubatrici, tanto che vi fece riferimento una mezza dozzina di volte davanti al Congresso e alla stampa» 41.

 

naiyrah - nijirah al-sabah

Sopra: davanti alle televisioni milioni di americani udirono la testimonianza agghiacciante di una giovane di nome «Nayirah» che raccontò dell'uccisione di neonati da parte delle truppe irachene. Più tardi si seppe che si trattava di Nijirah Al-Sabah, figlia dell'ambasciatore kuwaitiano presso gli Stati Uniti e il Canada.

 

Un altro esempio: la demonizzazione dei serbi:

 

«Forse, l'esempio più eclatante del massiccio utilizzo di tecniche di disinformazione è l'attribuzione ai serbi di sanguinosi attacchi intenzionalmente perpetrati dai bosniaci contro la loro stessa popolazione, con l'ovvio scopo di influenzare l'opinione pubblica della comunità internazionale e incitarla ad intervenire militarmente contro i serbi. Sarajevo è stata il teatro continuo di tale pratica. Per citare solo un esempio, ricordiamo l'attacco al mercato di Markale o la strage di via Vaso Miskina, il 27 maggio 1992. È stato in seguito a questo attacco che le Nazioni Unite hanno decretato il blocco totale della Serbia. Il Generale Lewis MacKenzie e il Generale Michael Rose hanno scoperto e denunciato questo imbroglio, scrive Gallois; il primo in un libro, il secondo dimostrando, con prove alla mano, che i musulmani avevano effettivamente ucciso i loro correligionari e anche i soldati delle Nazioni Unite (di cui più di venti francesi). E tuttavia le dichiarazioni di questi Generali furono ignorate» 42.

 

generali lewis macKenzie - michael rose

 

Un altro caso particolare è quello del quotidiano francese Le Monde. In un piccolo libro intitolato Le Monde et ses faux («Le Monde e i suoi falsi) 43, Jean Madiran ha evidenziato l'uso sistematico, da parte di questo giornale, di un particolare tipo di menzogna noto come falso 44. Egli ne distingue dieci categorie: falso per amputazione, falso fiscale, elettorale, ignorante, assurdo, falso nel riferimento, per escissione, per se stesso, falso procedurale, falso per attribuzione.

 

le monde et ses faux

 

Ognuno di essi è descritto in modo preciso, convincente e divertente. Tant'è che la caratteristica dell'obiettività con cui Le Monde si adorna appare insopportabile. Insopportabile, ma instancabilmente supportata... e generalmente accettato dal grande pubblico. Perché, come spiega Madiran sull'uso della falsità che fa Le Monde,

 

«non è il opportuno dirlo, non è conveniente farlo notare, non è nemmeno il caso di pensarci [...]. Tutti hanno bisogno di "Le Monde" nel sistema oligarchico che governa la Repubblica, la sua politica, la sua economia, i suoi finanziamenti culturali, e le sue autorità morali e religiose» 45.

 

le monde

 

Attaccando Le Monde, mostrando su cosa si basa il suo prestigio intellettuale e la sua autorità morale, Jean Madiran ha attaccato il sistema in uno dei suoi punti più vulnerabili.

 

La miscela vero-falso

 

«Le proporzioni possono ovviamente variare; insieme ad un solo fatto vero e verificabile ne passano molti altri che non sono né l'uno né l'altro» 46.

 

  Disinformazione per mezzo dei titoli

È una delle forme più efficaci di disinformazione dove il vero è mescolato al falso. Il titolo dell'articolo sarà deviante; l'articolo stesso riporterà un fatto vero. Sappiamo infatti che la maggior parte dei lettori guarda in fretta il giornale e ricorda solo i titoli. Un esempio: un inglese ha commesso un certo numero di rapine in Gran Bretagna, e voleva arruolarsi nella Legione Straniera, e ha visto la sua candidatura rifiutata dal centro di reclutamento. Sul treno Marsiglia-Parigi ha buttato dal finestrino una giovane donna dopo averla violentata.

 

Il quotidiano France-Soir, del 13 dicembre 1986, ha fornito un resoconto esatto di questo crimine, ma ha intitolato il suo articolo «Le légionnaire du Marseille-Paris avait commis plusieurs hold-up» («Il legionario della Marsiglia-Parigi aveva commesso diverse rapine»). Nella mente del maggior numero di lettori del France-Soir, che ricordano solo il titolo, la Legione Straniera sarà ritenuta responsabile del crimine e screditata. Per ottenere questo risultato è bastato definire «legionario» nel titolo dell'articolo un individuo che l'articolo stesso presenta come uno che è stato «scartato dalla Legione».

 

stalin è morto

Sopra: «Stalin è morto», titolava L'Unità, del 6 marzo 1953.

Gloria eterna... al più grande assassino della storia dell'umanità!

 

La distorsione della verità (o la falsa obiettività)

I fatti reali vengono riportati in modo accurato... e sotto questo aspetto l'articolo è obiettivo. Ma la presentazione dei fatti è fallace e consente di far passare un falso messaggio. Un esempio: il quotidiano La Croix, del 18 ottobre 1989, ha annunciato in questi termini un incontro tra cristiani e marxisti:
 

«Dal 18 al 21 ottobre 1989, marxisti sovietici e cristiani occidentali si incontreranno in Alsazia, al castello di Klingenthal, per esaminare insieme i fondamenti spirituali e culturali dell'unità europea. "Il ruolo della civiltà nella costruzione della casa comune d'Europa": questo tema, caro a Giovanni Paolo II, sta a cuore anche ai funzionari sovietici. Una convergenza che possiamo presumere non priva di divergenze».

 

Quindi, il giornale fornisce informazioni sugli organizzatori e sui partecipanti:

 

«Questo colloquio si terrà quindi su iniziativa congiunta del Pontificio Consiglio per il Dialogo con i non credenti, presieduto dal Cardinale Paul Poupard che guiderà lui stesso la delegazione della Santa Sede, e del Comitato sovietico per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Il numero di partecipanti sarà strettamente limitato per facilitare discussioni approfondite: otto oratori per ciascuna delle due parti, a cui si aggiungeranno alcuni ospiti come Mons. Brand, Arcivescovo di Strasburgo, e il Metropolita Vladimir, membro del Santo Sinodo».

 

cardinale paul poupard

 

Nel resto del testo vengono indicati i temi scelti per il convegno, e in particolare l'«Umanesimo europeo», «I valori comuni che hanno fatto l'Europa» e «Laicità e religione». Possiamo vedere la falsa idea suggerita da questo articolo, che riporta in modo sufficientemente completo una serie di fatti reali: cristiani e marxisti, il Pontificio Consiglio e il Comitato Sovietico, le concezioni cristiane e le concezioni marxiste sono messe sullo stesso piano, come se si trattasse di uomini, istituzioni, idee di valori paragonabili e ugualmente onorevoli...

 

evo morales - bergoglio

Sopra: l'8 luglio 2015, il presidente comunista della Bolivia Evo Morales

ha fatto dono a Francesco I di un crocifisso su falce e martello...

 

La televisione usa spesso questo processo. In un programma sulla fedeltà nella coppia, ad esempio (andato in onda su Antenne 2, il 34 ottobre 1993), sono stati presentati come tutti ammissibili i seguenti comportamenti: una coppia fedele e sposata religiosamente, una coppia scambista, una relazione adultera e alcune relazioni omosessuali 47.

 

Disinformazione mediante le statistiche

Un'altra forma di falsa obettività è quella che risulta da statistiche esatte presentate in modo fallace. Ecco un esempio tratto dalla rivista americana Business Week, del 16 giugno 1975. In una tabella, a colpo d'occhio, possiamo avere la seguente idea: la popolazione (colonne nere) aumenta molto più velocemente delle risorse alimentari (colonne grigie); conclusione: il mondo sta andando verso la carestia. Se guardiamo più da vicino, notiamo che sono stati messi fianco a fianco valori assoluti (dati sulla popolazione misurati prendendo le popolazioni nel 1961-1965 come 100); e valori relativi (produzione alimentare pro capite).

 

tabella alimentazione

 

I valori relativi sono aumentati dal 1954 al 1974; il che significa che le risorse alimentari stanno crescendo più velocemente della popolazione. Le impressioni prodotte sul lettore frettoloso e sul lettore serio sono quindi radicalmente opposte.

 

Le verità selezionate

Scegliamo, nel caso ci venga richiesto di segnalare, dettagli veritieri ma incompleti che presentano fatti veri in una luce distorta. Ecco un paio di esempi:

 

Riportando la notizia del pellegrinaggio da Chartres a Notre-Dame de Chrétienté, un giornalista insisterà a lungo sulla presenza di dieci adulti in pantaloni corti, con camicie blu e croce celtica... L'obiettivo è di suggerire l'idea di una rinascita «fascista» all'interno dell'ambiente cattolico tradizionalista.

Nel febbraio 1997, Catherine Mégret, candidata di un partito di destra, è stata eletta sindaco di Vitrolles con il 52% dei voti. Ed ecco i commenti: «Stranamente, le catene televisive hanno riportato nei loro servizi solo l'opinione di residenti delusi o insoddisfatti. Eppure, più del 52% della popolazione del posto è soddisfatto. In silenzio, molti francesi pensano che la destra stia facendo buone proposte» 48. I discorsi dei leader che non sono di sinistra vengono sistematicamente sottoposti all'elaborazione delle verità selezionate: di questi discorsi vengono citati solo i passaggi che probabilmente serviranno per dare un'immagine negativa.

 

catherine mégret

 

I resoconti della stampa mainstream sulle guerre in cui sono stati coinvolti i comunisti forniscono un altro esempio di verità selezionate. Ecco ciò che il giornalista francese Jean Lacouture (1921-2015) ha ammesso in proposito nel 1978:

 

«Per il Vietnam, mi dichiaro colpevole. Mi accuso di aver praticato l'informazione selettiva dissimulando il carattere stalinista del regime del Vietnam del Nord. A quel tempo subivo la schiacciante influenza di Sartre, che vedeva in ogni critica di fondo alla Russia sovietica un'arma offerta ai reazionari e agli americani [...]. Per vent'anni ho preso parte a questa scandalosa forma di servilismo verso la Russia comunista, che consideravo la capitale della sinistra e della rivoluzione mondiale» 49.

 

jean lacouture

 

Disinformazione per mezzo delle immagini

Di solito è una modalità di applicazione delle «verità selezionate». Daremo un valore simbolico alle foto (reali) che rappresentano casi eccezionali e che, generalizzandole, possono solo dare una visione distorta della realtà. Ecco alcuni esempi:

 

• Il settimanale La Vie, del 14 dicembre 1989, conteneva un'«inchiesta sulle ragazze immigrate» dal titolo «Elles, les Beurettes». Nell'articolo figurava una foto di una giovane coppia sorridente e fotogenica, lei magrebina, lui francese. Didascalia: «Una coppia mista. L'integrazione ha quindi avuto successo. Ma molte ragazze arabe continuano a spaventare i francesi». Grazie al potere suggestivo di una foto idilliaca, la disinformazione passa più facilmente del ragionamento... Questa è davvero disinformazione.

 

coppia mista

 

Sappiamo che, lungi dal realizzare un'«integrazione riuscita», le coppie miste franco-magrebine (e quindi cristiano-musulmane) il più delle volte finiscono con una separazione e talvolta in una catastrofe. «Per una che riesce, ce ne sono un centinaio che falliscono», così si è espresso su di loro il re del Marocco 50. È ovviamente la televisione che ha dato una considerevole estensione a questa modalità di disinformazione. Osservava lo scrittore francese Jean Dutourd (1920-2011):

 

«Adesso è sufficiente un'immagine sugli schermi televisivi. Essa viene mostrata dieci, venti, cento volte, a milioni di menti acritiche, e questa immagine inquietante, accompagnata da un commento adeguato, modella l'opinione pubblica. Peggio dell'opinione: essa designa sovranamente il bene e il male. Poco importa se stravolge i fatti facendo passare le vittime per carnefici: nessuno controlla. In precedenza, le bugie entravano nelle anime solo attraverso le orecchie. Ai nostri giorni il progresso della scienza e della tecnologia lo fa entrare attraverso gli occhi. Ogni uomo è diventato un piccolo San Tommaso che crede solo a ciò che vede, ma ciò che vede è falso» 51.

 

jean dutourd

 

 

Le parti diseguali

Ecco alcuni esempi:
 

• Nel 1985, un giornale incoraggiò i suoi lettori ad apprezzare il film erotico-blasfemo Je vous salue Marie. Dieci lettere lo giustificavano, cento lo condannavano. Vennero riporteremo tre lettere della prima categoria e una della seconda.

 

je vous salue marie

 

Una provocazione viene seguita dalla repressione della polizia. La repressione riceverà ampia pubblicità; difficilmente i media parleranno di provocazione.

 

Le parti uguali

Due commentatori posti teoricamente su un piano di parità per giudicare un fatto si devono esprimere nelle stesse condizioni (in termini di tempo concesso per parlare); uno è brillante, preciso e convincente; l'altro si esprime in modo confuso e di difficile comprensione.

 

L'azione estesa a tutti

Con questo modo di ragionare si può «provare» qualsiasi cosa se si sceglie una parte che non è rappresentativa di tutti. Un esempio: l'espressione «La rivolta di tutti i giovani» è stata utilizzata per caratterizzare gli eventi rivoluzionari di maggio del '68. Spiega Roger Mucchielli:

 

«Questo plurale e l'estensione che implica tutti i giovani è esso stesso il segno del successo della sovversione. Diciamo comunemente "gli studenti" (eppure, anche nel maggio del 1968, erano 5-6.000 a manifestare per le strade di Parigi, sui 140.000 registrati). Si parlava anche di "assemblee generali" con 300 studenti di una facoltà che contava a quel tempo da 6.000 a 10.000 iscritti» 52.

 

parigi maggio 1968

Sopra: Parigi, maggio 1968; scontri tra manifestanti e forze di polizia.

 

Lo stesso tipo di disinformazione è stato utilizzato durante lo sciopero dei camionisti nell'ottobre del 1997. La stampa titolava i giornali «I camionisti sono in sciopero», come se l'intera categoria avesse aderito e partecipato allo sciopero. In realtà, lo sciopero è stato opera di una piccola minoranza di sindacalisti che hanno bloccato contro la loro volontà un gran numero di loro colleghi e hanno saputo imporre la propria volontà alle autorità pubbliche:

 

«In Francia, ci sono circa 250.000 camionisti. Quanti di essi hanno scioperato? 5.000, pur essendo generosi (circa trenta per sbarramento); ossia un'infima minoranza (il 2%). Nessuno ha notato questa anomalia. Le organizzazioni dei datori di lavoro hanno lasciato che i sindacati occupassero il campo mediatico senza reagire» 53.

 

Si deve riconoscere che i sindacati sono maestri nell'uso del processo di questa tecnica di disinformazione.

 

Disinformazione attraverso i sondaggi

I sondaggi sono solitamente presentati come il risultato di indagini scientifiche svolte da istituti imparziali; da qui l'impressione di obiettività che danno. E, quando sono truccati, la cosa non viene quasi mai notata ed è difficile da provare dopo il fatto. Due esempi:

 

La destra si è presentata per le elezioni presidenziali; i sondaggi le hanno attribuito il 6% delle intenzioni di voto; e infatti... ha raccolto il ​​14,39% dei voti. Attribuendo alla destra solo il 6% dei voti, molti elettori sono stati certamente dissuasi dal votare per i partiti non di sinistra.

Le elezioni nella Germania dell'Est del 18 marzo 1990. Il confronto tra sondaggi e risultati effettivi per i due principali partiti: l'SPD (il partito socialdemocratico), presieduto da Ibrahim Böhme (1944-1999), e la CDU (il partito democratico-cristiano) presieduto da Lothar de Maizière, si è presentato così:

 

PARTITI

CIFRE DEI SONDAGGI

DIFFUSE DAI MEDIA

CIFRE OTTENUTE

IL 18 MARZO 1990

SPD

50% 22%

CDU

7-12% 41% 54

 

ibrahim böhme - lothar de maizière

 

Spiega il giornalista francese Michel de Jaeghere:

 

«Il risultato delle elezioni nella Germania dell'Est, del 18 marzo, ha fatto precipitare i media francesi in uno stato di torpore. Il giorno prima essi avevano annunciato con sicurezza la vittoria del Partito Socialdemocratico, l'SPD. A sostegno di questa certezza c'era stata una ventata di sondaggi, che aveva attribuito alla CDU dal 7 al 12% delle intenzioni di voto, mentre la SPD avrebbe ottenuto circa il 50% dei voti. Che valore si può attribuire ai sondaggi effettuati per via telefonica, in un Paese appena uscito da un regime di polizia? Nessuno, ovviamente. Questi sondaggi confermano le convinzioni di coloro che - da "Le Monde" a "Liberation", da "Le Nouvel Observateur" a L'Evénement du Jeudi - "modellano" l'opinione pubblica e soprattutto quella dei giornalisti televisivi» 55.

 

michel de jaeghere

 

La disinformazione attraverso il linguaggio

 

Il linguaggio è il supporto del pensiero. Modificandolo, si esercita un'influenza sul pensiero che può portare al condizionamento. È quindi normale vedere una serie di misure riguardanti il ​​linguaggio apparire nei metodi di disinformazione; il loro scopo principale è:

  • La falsificazione del linguaggio;

  • La creazione di parole ed espressioni che veicolano «miti»;

  • L'impoverimento e la trasformazione del linguaggio.

La falsificazione del linguaggio

Essa consiste nel sostituire parole ed espressioni esatte con altre parole e altre espressioni che veicolano con sé un'idea che vogliamo imporre, o un riflesso che vogliamo innescare, o più frequentemente l'eliminazione di ogni possibilità di discussione. Ecco alcuni esempi di sostituzioni:

 

TERMINE ESATTO

TERMINE UTILIZZATO

DAL LINGUAGGIO FALSIFICATO

OBIETTIVO DELLA FALSIFICAZIONE

Aborto

I.V.G.

(Interruzione Volontaria di Gravidanza)

Decolpevolizzare l'aborto

Assassino

Non parlare di assassinio

Decolpevolizzare l'assassino

Terrorista

Combattente della libertà

Idem

Combattente della libertà

Terrorista

Squalificare questi combattenti

Destra nazionale

Estrema destra

(fascismo)

Squalificare suggerendo

l'idea di estremismo

Identità nazionale

Razzismo, sovranismo

Squalificare chi vuole salvare la propria identità

Cattolico tradizionale

Integrista

Squalificare questi cattolici presentandoli come fanatici

 

In molti degli esempi citati, l'obiettivo del cambiamento di vocabolario è quello di squalificare determinate classi di persone. Spiega Jules Monnerot (1908-1995):

 

«Attraverso mezzi unicamente verbali si può sostituire un argomento o una prova con un'etichetta [...]. Non si risponde con argomenti a ciò che una persona afferma, ma si replica "apponendo un'etichetta" alla persona e squalificandolo così in anticipo» 56.

 

jules monnerot

 

Aggiungiamo due esempi a quelli della tabella precedente, presi in prestito dal «politichese» utilizzato dai marxisti-leninisti:

 

TERMINE ESATTO

TERMINE POLITICHESE

OBIETTIVO

Potere totalitario (esercitato dalla nomenklatura)

Dittatura del proletariato

Rendere accettabile questo potere facendo credere che viene esercitato dal popolo

Stato di polizia

Democrazia popolare

Rendere accettabile uno Stato che non è né democratico né popolare 57

 

Sopra: primavera di Praga nel 1968. Stanca della «dittatura del proletariato»,

i cecoslovacchi si ribellano per le strade contro l'oppressore sovietico.

 

Sopra: L'Unità definisce «bande controrivoluzionarie» i manifestanti cecoslovacchi...

 

La creazione di parole ed espressioni che veicolano miti

Roger Mucchielii mostra il ruolo dei «miti» nella vita politica; da qui l'importanza delle parole che veicolano miti:

 

«Occorre constatare che molto spesso le motivazioni che mobilitano le menti e i cuori non hanno nulla a che fare con la realtà oggettiva; sono i miti che fanno alzare gli uomini e camminare, esporsi e farsi uccidere, o al contrario fermarsi e nascondersi. I miti sono immagini cariche di forza, degli immaginari collettivi capaci di affascinare le coscienze di un gruppo o di una massa che trovano in essi soddisfazioni o valutazioni profonde [...]. La "Rivoluzione Internazionale" è un mito, così come "il popolo" o "la giustizia del popolo". Utilizzare le parole che veicolano "miti" è più importante dell'analisi dei dati oggettivi» 58.

 

Nel suo libro Désintox, Jules Monnerot analizza la costituzione del mito «fascismo» in Francia; un mito, spiega Monnerot, che si può riassumere in due «enormi caratteristiche»:

 

«Il fascismo è mostruoso;

Il fascismo è sconfitto [...];
Il risultato finale? Più o meno questo: "fascista"=un mostro dal volto umano definitivamente sconfitto» 59.

 

desintox - monnerot

 

Conosciamo l'uso politico di questo mito, dal 1945 ai giorni nostri:

 

«Se vieni etichettato come "fascista", sei magicamente - poiché qui siamo nel campo dell'irrazionale del comportamento umano - sei magicamente identificato con ciò che evoca tutta la catena che ne segue. "Fascista"=Hitler, e Hitler è stato un torturatore da campo di concentramento. Se l'operazione ha successo, il personaggio così identificato può vedere la propria immagine, per così dire, incorporata in un'immagine pubblica preesistente. Le caratteristiche singolari, la percezione reale di questo politico non sono più chiaramente percepite dalle menti manipolate. I tratti singolari di una figura personale non sono più abbastanza distinti per combattere l'immagine pubblica del "fascista", che incorpora l'immagine particolare del politico in questione come variante di poco significato. I fatti reali non contano. Ad esempio, che non hai assolutamente nulla in comune con i nazisti o con i fascisti» 60.

 

Nel gergo di sinistra, «fascista» è un'etichetta da

apporre a chi non approva le idee di sinistra, o è un «sovranista».

 

Le parole reiette

Jules Monnerot designa così le parole veicolanti concetti che vogliamo screditare ed eliminare:

 

«Altre parole vengono demonizzate. Trattandosi di termini denigratori, devono essere pronunciati con un'intonazione di inequivocabile disprezzo o accompagnati da commenti peggiorativi o addirittura offensivi. Esse sono: "selezione", "gerarchia" e "ordine"; in alcuni casi "nobile" (mentre ci sono sempre e comunque dei "nobili"). Al posto di nozioni con una certa connotazione storica, e che in ampi ambiti sociali sono già parole e nozioni tabù o comunque insoliti, quasi proibiti e presto ignorati, c'è una sorta di corso forzato di concetti e parole che vengono in particolare dal marxismo semplificato dai comunisti e dai loro vicini politici, e che vanno a sostituire le espressioni che traducono l'identità nazionale» 61.

 

L'impoverimento e la trasformazione del linguaggio

Nel suo romanzo profetico 1984 (pubblicato nel 1950), lo scrittore britannico Georges Orwell (1903-1950) immagina che l'Inghilterra alla fine del XX secolo sia soggetta ad un regime totalitario chiamato Ang soc («socialismo inglese») sottoposto alla tirannia del «Grande Fratello». Per garantire al meglio la presa del regime sugli spiriti viene allestito un nuovo linguaggio, la «neolingua», le cui caratteristiche consentono di raggiungere un duplice obiettivo:

  • Qualsiasi pensiero non conforme all'ortodossia ufficiale è reso impossibile per mancanza di parole ed espressioni adeguate a sostenerlo;

  • Più in generale, il campo del pensiero viene limitato da un impoverimento del vocabolario e dalla rimozione dei «significati secondari» delle parole che rimangono in uso.

georges orwell - 1984

Sopra: Georges Orwell e il suo romanzo 1984.

 

Vietare i pensieri non conformi all'ortodossia ufficiale

Spiega Georges Orwell:
 

«Il vocabolario della neolingua era stato costruito in modo tale da poter fornire un'espressione esatta, e spesso molto sfumata, delle idee che un membro del Partito poteva giustamente voler comunicare. Ma escludeva tutte le altre idee e persino le possibilità di arrivarci con metodi indiretti. L'invenzione di nuove parole, e soprattutto l'eliminazione di parole indesiderabili, l'eliminazione nelle restanti parole di qualsiasi significato secondario di qualsiasi tipo aveva contribuito a questo risultato. Quindi, la parola "libera" esisteva ancora nella neolingua, ma poteva essere usata solo in frasi come "la via è libera". Non poteva essere usata nel vecchio senso di "libertà politica" o "libertà intellettuale". In effetti, le libertà politiche e intellettuali non esistevano più, nemmeno come concetto. Pertanto non avevano necessariamente un nome» 62.

 

Diminuire il dominio del pensiero

 

«L'impoverimento del vocabolario era visto come un fine in sé, e non era rimasta nessuna parola di cui potevamo fare a meno. La neolingua non aveva lo scopo di estendere, ma di diminuire il regno del pensiero, e ridurre al minimo la scelta delle parole adatte indirettamente a raggiungere questo obiettivo» 63.

 

grande fratello

 

L'uso di abbreviazioni

Questa è una delle forme di diminuzione del dominio del pensiero:

 

«Nei primi decenni del XX secolo, le parole e le frasi telescopiche erano state uno dei tratti distintivi del linguaggio politico, ed è stato notato che, sebbene universale, la tendenza ad usare tali abbreviazioni era più marcata nelle organizzazioni e nei Paesi totalitari. Ciò valeva per parole come: "Gestapo", "Komintern", "Imprecorr", "Agitprop". Ma questa abitudine, all'inizio, era stata adottata così com'era, istintivamente. Nella neolingua, tale tendenza era stata adottata in un disegno consapevole. Si notò che abbreviando una parola in questo modo, si limitava e sottilmente si cambiava il suo significato, poiché si eliminavano le associazioni che altrimenti le sarebbero state effettuate. Le parole "comunismo internazionale", ad esempio, evocavano un'immagine composita: "fratellanza umana universale", "bandiere rosse", "barricate", "Karl Marx", "Comune di Parigi", mentre la parola "Komintern" suggeriva semplicemente un'organizzazione ristretta e un corpo dottrinale ben definito. Ci si riferiva ad un oggetto riconoscibile e limitato nel suo utilizzo come una sedia o un tavolo. "Komintern" era una parola che poteva essere pronunciata quasi senza pensarci, mentre "Comunismo internazionale" era una frase su cui ci si deve soffermare, almeno momentaneamente. Allo stesso modo, le associazioni causate da una parola come "miniver" erano meno numerose e più facili da controllare da parte del Ministero della Verità» 64.

 

 

Una profezia che si realizza...

Senza dubbio questa è solo profezia... ma una profezia (del 1950) oggi già parzialmente realizzata. L'obiettivo della neolingua era - ricordiamolo - di restringere il regno del pensiero, soprattutto rendendo impossibile pensare al di fuori dell'ortodossia ufficiale. Tuttavia, quando assistiamo allo sviluppo, sotto l'influenza delle scuole e dei media, di una sorta di «lingua di base» o di un nuovo italiano caratterizzato da una sintassi degradata, da un vocabolario impoverito, da un'ortografia fonetica, ci si può chiedere se l'Italia non stia già percorrendo la via della «neolingua».

 

 

E ciò avviene anche in ambito religioso. Un esempio: la nuova liturgia, in lingua volgare (francese), ha soppresso nella preghiera del Credo l'uso della parola «consustanziale» (che è stata sostituita da «della stessa natura»). Si tratta di un impoverimento del vocabolario che mina l'espressione stessa del dogma della Santissima Trinità; a lungo andare, il dogma stesso rischia di scomparire nella mente dei fedeli per mancanza di vocaboli per esprimerlo.

 

 

Seconda Parte

 

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Note

 

1 Traduzione dall'originale francese La désinformation (Action Familiale et Scolaire, Parigi 1999, 3ª ediz.), a cura di Paolo Baroni.

Sito web https://afs.ovh/

2 Cfr. V. Volkoff, Petite histoire de la désinformation: Du cheval de Troie à Internet («Piccola storia della disinformazione: dal cavallo di Troia ad internet»), édition du Rocher, 1999.

3 Ibid., pag. 33.

4 L'articolo nº 6 della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo del 1789 afferma: «La legge è l'espressione della volontà generale».

5 Ecco alcune osservazioni di Jean Madiran apparse su Present, del 27 novembre 1986: «Il Generale De Gaulle non aveva osato (affrontare il potere di quello Stato nello Stato che era il servizio pubblico della radio e della televisione) sebbene ne avesse intravisto la necessità, come abbiamo appreso dal IX volume delle sue "Lettere, appunti e quaderni", pubblicato quest'anno. Egli vedeva in questo potere un "feudo incontrollato", e riteneva essenziale "pulire la casa da cima a fondo", con "tanti licenziamenti", aggiungendo: "La vera pulizia di tutto il personale della radio e della televisione francese"; non nascose a se stesso che sarebbe stata necessaria una resa dei conti momentanea. Davanti a questa resa dei conti De Gaulle è indietreggiato, ed è stata poi la classe mediatica, rimasta al suo posto, a liquidarlo politicamente in due tempi: prima nel maggio del 1968 e poi col referendum dell'aprile 1969 [...]. Un Paese abbruttito dall'audiovisivo non può più essere governato in modo sostenibile senza di esso».

6 Affermando che i media dipendono dai poteri del denaro, stiamo parlando dei media in generale... il che lascia spazio ad alcune eccezioni.

7 Serge Halimi è laureato in economia politica e collaboratore di Monde diplomatique (cfr. Faits et documents, n° 38).

8 Cfr. S. Halimi, Les nouveaux chiens de garde («I nuovi cani da guardia»), éditions Liber-Raisons d'agir, 1997, quarta di copertina.

9 Ibid., pag. 22. Lagardère (1928-2003) era un ricco uomo d'affari proprietario di industrie e reti televisive (N.d.T.).

10 Cfr. H. Coston, La fortune anonyme et vagabonde («La fortuna anonima e vagabonda»), Parigi, pagg. 84-86, dove figura una lista dei principali finanziatori.

11 Cfr. Lectures françaises, novembre 1997, pag. 39. Dassault (1925-2018) era un ricco imprenditore ebreo. In Italia potremmo citare Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti (N.d.T.).

12 Éditions Fayard, 1985. Siegmund G. Warburg è stato un uomo d'affari appartenente alla famosa dinastia finanziaria ebraica (N.d.T.).

13 Cfr. J. Attali, Siegmund G. Warburg (1902-1982), un homme d'influence, pag. 14.

14 Ibid., pag. 14.

15 Ibid., pag. 86.

16 Ibid., pag. 15.

17 Ibid., pag. 13. Jacques Attali non ha fatto che confermare ciò che molti altri autori hanno scritto sullo stesso argomento, da sinistra come da destra, come Samuel Pisar (soprattutto nel suo libro La ressource humaine), Charles Maurras, Beau de Loménie, Jacques Bordiot, Henry Coston, ecc...

18 Nella rivista di Le Figaro, del 13 gennaio 1990, Louis Pauwels riassume la «visione del mondo in gestazione» contenuta nell'ultimo libro di Jacques Attali Lignes d'horizon: «Abbiamo vissuto la fine degli imperi occidentali con la fine del colonialismo. Ora stiamo assistendo all'esaurimento dell'impero sovietico. Stiamo anche assistendo al trionfo del capitalismo democratico. I suoi buoni risultati sono evidenti. La sua attrazione universale è evidente. Stiamo assistendo alla costituzione di un ordine di mercato planetario».

19 Cfr. V. Volkoff, La désinformation, arme de guerre, éd. Julliard, 1986, rieditato nel 1992 dalle éditions L'âge d'homme.

20 D'altronde, egli fa notare che la parola «disinformazione» serve anche a designare l'insieme di queste tecniche.

21 Cfr. V. Volkoff, La désinformation, arme de guerre, pag. 13.

22 Ibid., pagg. 13-14.

23 Ibid., pag. 14.

24 Ibid., pag. 19.

25 Cfr. V. Volkoff, Le Montage («L'installazione»), pag. 243. Si tratta di un romanzo di cui alcune pagine richiedono riserve di ordine morale.

26 Le osservazioni in questo testo, che V. Volkoff applica al processo che chiama «influenza», si applicano altrettanto bene alla disinformazione.

27 Cfr. V. Volkoff, Le Montage, pagg. 243-244.

28 Cfr. R. Mucchielli, La subversion, pag. 51.

29 Ibid., pag. 92.

30 Ibid.

31 Durante la Seconda Guerra Mondiale, Sefton Delmer fu incaricato dall'Esercito inglese di allestire e dirigere una radiotrasmittente specializzata nella disinformazione delle truppe tedesche di stanza nei Paesi occupati dell'Europa occidentale; è questa attività che descrive nel suo libro.

32 Cfr. S. Delmer, Opération radio noire («Operazione radio nera»), pag. 111.

33 Cfr. J. Madiran, La presse et l'argent («La stampa e il denaro»).

34 Cfr. R. Mucchielli, op. cit., pag. 102.

35 Cfr. V. Volkoff, La désinformation, arme de guerre, pag. 245. Nel libro di Mucchielli (pag. 102) è presente una lista molto simile.

36 Vignetta apparsa su Rivarol, del 29 dicembre 1989.

37 Così il Generale Pierre Marie Gallois nella prefazione al libro di Jacques Mérino Les vérités yougoslaves ne sont pas toutes bonnes à dire («Le verità sui fatti nella Iugoslavia non sono tutte da riportare»).

38 Disinformazione rilevata da Rivarol, del 20 ottobre 1989.

39 La madre di un bambino di quattro anni trucidato nel 1984. Anche la Villemin finì tra i sospettati per poi essere assolta per insufficienza di prove.

40 Cfr. R. Mucchielli, op. cit., pag. 102.

41 Dalla prefazione del Generale Pierre Marie Gallois al succitato libro di Jacques Mérino.

42 Cfr. C. Geffroy, «Deux cas de désinformation» («Due casi di disinformazione»), in La Nef, giugno 1996. Il libro citato del Generale Gallois è Le sang du pétrole. Bosnie («Il sangue del petrolio. Bosnia), L'âge d'homme, 1996, pag. 42.

43 Éditions de Présent, Difralivre, 1997.

44 Definizione di falso: «Alterazione fraudolenta della verità suscettibile di causare pregiudizi verso altri».

45 Cfr. J. Madiran, Le Monde et ses faux, pag. 12.

46 Cfr. V. Volkoff, La désinformation, arme de guerre, pag. 246.

47 Cfr. N. Buron, «"Cà se discute": la fidélité dans le couple» («"Si discute di questo": la fedeltà nella coppia»), in Permanences, n° 315.

48 Cfr. Le Figaro, del 22 febbraio 1997.

49 Cfr. L'écritoire, n° 24, febbraio 1996.

50 Dichiarazione di re Hassan riportata durante il programma televisivo «L'heure de vérité» (andato in onda su Antenne 2, il 17 dicembre 1989); cit. in Immigration et nationalité, éd. DMM, pag. 90.

51 Cfr. J. Dutourd, «L'Esprit de contradiction, fondement de la vertu» («Lo spirito di contraddizione, fondamento della virtù»), discorso pronunciato all'Académie française il 5 dicembre 1996; cit. in La revue universelle des faits et des idées, marzo-maggio 1997, Parigi, pag. 17.

52 Cfr. R. Mucchielli, op. cit., pag. 88.

53 Cfr. Le Figaro, del 10 novembre 1997; lettera di Jean-Paul Megronneine, redattore-capo di Planète Transports.

54 I tre partiti che costituivano «L'alleanza per la Germania», CDU, DSU e Rinnovamento Decratico, hanno ottenuto insieme il 48% dei voti.

55 Cfr. Le Spectacle du Monde, del 3 aprile 1990.

56 Cfr. J. Monnerot, Désintox («Disintossicazione), éd. Albatros, pag. 90.

57 Nel senso usuale del termine: uno Stato che si dice democratico quando rispetta un certo numero di libertà.

58 Cfr. V. Volkoff, La désinformation, arme de guerre, pag. 135.

59 Cfr. J. Monnerot, op. cit., pag. 15.

60 Ibid., pag. 16.

61 Ibid., pagg. 35-36.

62 Cfr. G. Orwell, 1984, éd Gallimard, pag. 422.

63 Ibid.

64 Ibid., pag. 432.
 

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