IV

Esempi di disinformazione politica

 

 

Gli esempi selezionati riguardano la Massoneria, il ruolo della disinformazione nella democrazia, il rapporto tra oligarchie finanziarie e comunismo, e l'affare Pearl Harbor (che provocò l'entrata in guerra degli Stati Uniti nel dicembre del 1941).

 

La Massoneria

 

I fatti

Che sia favorevole o meno, chiunque studi seriamente la Massoneria è costretto a riconoscerne il suo potere in campo politico. E, di tanto in tanto, vediamo la stampa mainstream dedicare alcune colonne e persino poche pagine al potere dei massoni per enfatizzarne l'importanza. In un articolo intitolato «Franc-maçonnerie, la République des loges» («Massoneria, Repubblica delle Logge»), L'Express, del 1º luglio 1983, insisteva sul ruolo dei massoni nel governo Mauroy:

 

«Mai, dal 1958, sono stati così numerosi nei corridoi del potere. Sette ministri, quarantotto deputati e tredici senatori sono socialisti e massoni. Visceralmente repubblicani, soprattutto di sinistra, i "fratelli" occupano posizioni chiave dal 10 maggio 1981».

 

gran maestro massoneria

Sopra: Gran Maestro in Loggia. Dietro di lui, l'Occhio onniveggente.

 

Cinque anni dopo, la stessa storia è stata ripresentata in un articolo pubblicato su L'Express, del 5 ottobre 1988, dal titolo: «Francs-maçons: le retour en force» («Massoni: il ritorno in forza»):

 

«Per un po' si potrebbe pensare di essere tornati sotto la 3ª Repubblica, quando i massoni si sono identificati con lo Stato, fino a costituirne la spina dorsale [...]. Ci sono non meno di una dozzina di ministri e un centinaio di parlamentari "iniziati"».

 

Nel frattempo, è morto in un incidente aereo l'ex Gran Maestro del Grand'Oriente Michel Baroin (1930-1987). Dopo aver ricordato la sua affiliazione massonica, Le Monde, del 7 febbraio 1987, lo ha presentato come un «miscuglio di ussaro della Repubblica, di uomo d'affari e di ministro senza portafoglio di grande influenza sotto i governi di sinistra come di destra».

 

michel baroin

 

«Fratelli» che occupano posizioni chiave, massoni che si identificano con lo Stato, ministro massone di grande influenza... Non si può certo dire che questi articoli minimizzino il ruolo della sètta massonica... né tantomeno che lo esagerino.

 

La disinformazione sulla Massoneria

Eppure, gli stessi giornali che, una volta ogni tre o quattro anni, pubblicano riflessioni sulla Massoneria analoghe a quelle appena citate, si comportano per il resto del tempo come se la Massoneria fosse inesistente o morta, o come non se non avesse alcun ruolo sociale o politico. Tipico caso di disinformazione per sfocatura: riportiamo alcuni elementi di verità per poi dimenticarli per mesi o anni. Cosa possono valere le analisi politiche di questi giornali che quasi mai prendono in considerazione un fattore-chiave della politica di cui tuttavia riconoscono l'importanza?

 

cerimonia massonica

 

La disinformazione sul B'nai B'rith

La disinformazione sulla Massoneria ha permesso di coprire per anni le azioni dell'Ordine massonico del B'nai B'rith (la cui sede è a Washington) 65. Il 26 marzo 1986, il giorno dopo le elezioni legislative in Francia, Le Monde pubblicò, senza attribuirgli troppa importanza, il seguente comunicato-stampa:
 

«L'associazione B'nai B'rith chiede vigilanza, richiamando l'attenzione dei partiti della nuova maggioranza contro ogni tentazione di voler riprendere slogan estremisti sull'insicurezza o idee xenofobe contro gli immigrati, e ricordano ai rappresentanti di questi partiti i loro impegni presi durante i forum B'naï B'rith alla comunità, dichiarazioni rese dopo l'annuncio dei risultati del voto, a non allearsi in alcun modo con la destra nazionale».

 

b'nai b'rith

Sopra: membri di una Loggia del B'nai B'rith («Figli dell'Alleanza»).

 

Sappiamo che a questo diktat del B'nai B'rith, dal 1986 i partiti di maggioranza hanno obbedito scrupolosamente, il che li ha portati a praticare una politica suicida garantendo il ritorno di una maggioranza di sinistra nell'Assemblea e nel abbandono alla sinistra di molte regioni. Nella sua dichiarazione radiofonica e televisiva del 23 marzo 1998, Jacques Chirac (1932-2019) alluse a tali impegni... ma senza citare il B'nai B'rith:

 

«Alla destra repubblicana vorrei dire che può convincersi sul da fare senza rinnegarsi. Essa si è assunta degli impegni, ripetuti più volte, in base ai quali non accetterà alcun compromesso con l'estrema destra. I suoi impegni vanno rispettati nella lettera, ma anche nello spirito» 66.

 

jacques chirac

 

Che ne siamo felici o che lo deploriamo, questo è un fatto politico della massima importanza... Eppure, ad eccezione del comunicato-stampa apparso una volta su Le Monde e dei ripetuti articoli su Present e su alcuni settimanali nazionali, il fatto in questione non è stato né riportato né commentato dai media.

 

Democrazia e disinformazione

 

Come è stato sottolineato più sopra, nel nostro tempo di regimi democratici in cui si suppone che l'opinione pubblica e la «volontà generale» governino, è inevitabile che la disinformazione - il processo di manipolazione dell'opinione pubblica - giochi un ruolo di primo piano.

 

Due obiettivi

La disinformazione utilizzata in una democrazia ha due obiettivi principali:

  • Orientare l'opinione pubblica nella direzione voluta da chi decide realmente;

  • Nascondere il ruolo di questi ultimi facendo credere alle persone che chi decide sia il rappresentante eletto.

Una disinformazione per condizionare l'opinione pubblica e tranquillizzarla

È stato ben evidenziato nel libro di Arnaud-Aaron Upinsky intitolato La tête coupée ou la parole coupée («La testa mozzata o la parola tagliata»), nel capitolo III intitolato «La legge del più forte». Si tratta di un processo frequentemente utilizzato: la dialettica del dire e del fare. Diciamo ciò che piace alle persone, ciò che soddisfa le loro aspettative... poi facciamo cose assai diverse, spesso contrarie 67.

 

arnaud-aaron upinsky - la tête coupée ou la parole coupée

Sopra: Arnaud-Aaron Upinsky e il suo libro La tête coupée ou la parole coupée

 

Ecco un esempio classico: i manifesti elettorali di François Mitterand (1916-1996) durante le presidenziali del 1988: su di essi si poteva leggere questa frase: «La force tranquille» La forza tranquilla») e la foto del futuro presidente immortalato sullo sfondo idilliaco di un villaggio francese con il suo campanile.

 

françois mitterand

 

Tale dialettica si trova nel linguaggio moralizzante della democrazia così presentato da Arnaud-Aaron Upinsky nel suo succitato libro:

 

«Il nostro linguaggio pubblico è una pessima moneta che consente due significati opposti di lettura: da un lato la morale e dall'altro il potere. Per rompere l'ambiguità paralizzante di questo doppio discorso permanente, dobbiamo imparare a invertire sistematicamente la nostra visione per sapere come distinguere il discorso vero da quello forte e riconoscerli a colpo d'occhio:

 

- Tartuffo 68 e la sua avidità mascherata da filantropia;

- La posta in gioco del potere ammantato da discorsi sulla moralità [...];

- I sofismi sotto l'astrazione delle parole: Libertà, Uguaglianza, Fratellanza;

- I trucchi e le bugie dei numeri: sondaggi, maggioranze "relative", statistiche, ecc..., sotto la copertura di numeri imparziali;

- La legge che opprime nascosta sotto la legge che "protegge";

- La dipendenza presentata come protezione [...];

- La legge del più forte (51% dei voti pari al 100% del potere) sotto paravento di giustizia delle elezioni a maggioranza [...]. Ma, prima di tutto, è essenziale sviluppare il nostro senso d'osservazione, la nostra acutezza visiva e le nostre capacità di ascolto. Dobbiamo allenarci a separare il nostro occhio - che deve seguire i fatti - e il nostro orecchio - che deve seguire il discorso. Riusciremo così a distinguere il movimento dei fatti dal movimento delle parole, e vedere che oggi costituiscono due sistemi che operano in senso opposto. Questa è la contraddizione centrale della Rivoluzione: la coesistenza del discorso speculativo sui diritti umani e il discorso operativo del Terrore» 69.

 

La disinformazione per nascondere chi decide realmente

Sappiamo che il regime politico chiamato «democrazia classica» 70 è quasi sempre dominato da gruppi di pressione e oligarchie, secondo l'osservazione dello storico François Furet (1927-1997):

 

«In ogni potere democratico [...], c'è un'oligarchia nascosta, contraria ai suoi principî ed essenziale al suo funzionamento» 71.

 

françois furet

 

Oligarchia nascosta 72, dice François Furet; ma nascosta come? Con una doppia manipolazione:

  • Manipolazione delle elezioni per eleggere le persone adatte;

  • Manipolazione dell'opinione pubblica per far credere che i rappresentanti eletti dal popolo siano i veri decisori.

Solo questa seconda manipolazione è disinformazione. Come funziona? Basta lasciare che i media dedichino articoli su articoli, trasmissioni su trasmissioni incentrati sui fatti e sui gesti dei politici eletti che, per lo più, sono solo comparse più o meno manipolate da chi le ha fatte eleggere. Così, il pubblico finisce per considerare come veri leader gli uomini che, per la maggior parte, svolgono il ruolo di commessi dei veri leader, che rimangono nell'ombra.
 

I rapporti tra le oligarchie finanziarie e i comunisti

 

I fatti

Sappiamo che l'istituzione, nel 1917, del regime sovietico in Russia fu realizzata grazie al massiccio sostegno delle oligarchie finanziarie americane ed europee. Sappiamo che queste oligarchie finanziarie, con uno spirito di continuità piuttosto notevole, hanno sostenuto questo stesso regime dal 1917 al 1990 senza interruzioni, fornendogli crediti quasi illimitati, tecnologia occidentale, fabbriche chiavi in ​​mano, grano e materiali grezzi.

 

Pertanto, il «complesso militare-industriale» sovietico può essere considerato una creazione occidentale. Questo punto è stato ben evidenziato dagli studi dello storico americano Antony C. Sutton (1925-2002) e riassunto nel suo libro National Suicide. Military Aid the Soviet Union («Suicidio nazionale. Gli aiuti militari all'Unione Sovietica») 73. Scrive Sutton nella prefazione al suo libro: «I 100.000 americani morti in Corea e in Vietnam sono stati uccisi dalla nostra stessa tecnologia».

 

antony sutton - national suicide

Sopra: Antony C. Sutton e la sua opera National Suicide.

 

La collusione in questione è stata riconosciuta anche da uno dei principali interessati, David Rockefeller (1915-2017), a lungo a capo della Chase-Manhattan Bank. Nel numero di ottobre-novembre 1977 del bimestrale Journal of the US-USSR Trade and Economic Council (USTEC), David Rockefeller ha spiegato in questi termini la collaborazione della sua banca con i Soviet:

 

«In questo momento critico nelle relazioni tra gli Stati americano e sovietico [...], è interessante ricordare che la Chase Manhattan Bank può vantare un rapporto ininterrotto con le istituzioni finanziarie russe che abbraccia più di cinquant'anni» 74.

 

david rockefeller - chase manhattan bank

Sopra: David Rockefeller e il logo della Chase Manhattan Bank.

 

Molto prima di Antony Sutton, il Maresciallo Philippe Pétain (1856-1951), aveva insistito su questa caratteristica della politica contemporanea che definiva la «tenebrosa alleanza». Durante un radio-messaggio, dell'11 luglio 1940, egli disse:

 

«Il lavoro dei francesi è la risorsa suprema del Paese. Dev'essere sacro. Anche il capitalismo internazionale e il socialismo internazionale che lo hanno sfruttato e degradato fanno parte del periodo prebellico. Essi sono stati più che fatali in quanto, apparentemente in opposizione tra loro, collaboravano in segreto. Non subiremo più la loro tenebrosa alleanza» 75.

 

philippe pétain

 

Sappiamo che la collaborazione tra alcune oligarchie finanziarie e i comunisti spiega ampiamente il fenomeno della decolonizzazione. Si tratta di un'operazione politica su vasta scala durata più di cinquant'anni e di cui uno degli ultimi atti è appena stato consumato in Sud Africa.

 

In parole povere, tale alleanza mira a distruggere l'ordine stabilito dalle potenze coloniali occidentali nelle loro colonie in Africa e in Asia; questo ordine sarà molto spesso sostituito da regimi più o meno marxisti finanziariamente dipendenti dalle grandi banche impiantate negli Stati Uniti e in Europa. Il processo è stato così descritto nel 1964 dal ministro degli Esteri del Portogallo, M. Nogeira:

 

«Ẻ stata creata una forma di autonomia e indipendenza che assicuri la distruzione di vecchie forme di sovranità e consenta l'instaurarsi di nuove forme di sovranità così precarie e così artificiali che è facile dominarle. Secondo il metodo adottato, al trasferimento del potere politico non segue il trasferimento di altre forme di potere economico, culturale e militare, che di fatto determinano la politica. Il risultato è che la vera autorità, il vero potere decisionale, si trova fuori dai confini delle nuove entità politiche così create» 76.

 

Durante la decolonizzazione, abbiamo visto capitalisti e comunisti recitare ciascuno la propria parte; alcuni di solito agivano «dall'alto», altri «dal basso»; è stata consultazione, non ostilità; e se c'è stata ostilità, è stata solo parziale e transitoria 77.

 

La disinformazione

Essa viene esercitata:

  • Sui fatti;

  • Sulla spiegazione dei fatti.

La disinformazione sui fatti

L'aiuto dato alla Rivoluzione d'Ottobre, il massiccio e continuo sostegno di cui il regime sovietico ha goduto per settant'anni sono fatti troppo grandi per essere negati. Ci si è accontentati di non parlarne o di parlarne il meno possibile. Tutti conoscono i nomi di Lenin (1870-1924) e Trockij (1879-1940); ma i nomi dei loro finanziatori: Schiff, Kuhn, Loeb, Warburg, Milner, ecc..., sono ignorati dal grande pubblico. Sappiamo che l'Occidente ha aiutato la Russia sovietica; ma abbiamo un'idea scarsa dell'importanza di questo aiuto.

 

comunismo - capitalismo

 

La disinformazione sulla spiegazione dei fatti. Lo slogan «la corda per impiccarli»

La disinformazione operata su quest'ultimo punto, con pieno successo per quasi settant'anni, costituisce un vero e proprio capolavoro. Il fatto della continua collusione tra capitalismo e comunismo potrebbe essere minimizzata, ma non negata; era quindi necessario trovare una spiegazione tranquillizzante per mascherare le reali intenzioni dei capitalisti.

 

A questo scopo fu creato il famoso slogan «la corda per impiccarli»; i capitalisti, avrebbe detto Lenin, sono abbastanza stupidi da venderci la corda che servirà per appenderli. Ecco come fu presentata da Lenin nel 1921, l'idea riassunta nello slogan:

 

«I capitalisti di tutto il mondo e il loro governo chiuderanno un occhio sul tipo di attività di cui ho parlato e diventeranno ciechi oltre che sordi e muti. Ci invieranno fondi che verranno utilizzati per sostenere il Partito Comunista nel loro Paese. Ci forniranno il materiale e la tecnologia che ci mancano e ricostruiranno la nostra industria militare di cui abbiamo bisogno per lanciare in seguito attacchi efficaci contro i nostri fornitori. In altre parole, lavoreranno sempre per preparare il loro suicidio» 78.

 

la corda per impiccarli

 

La disinformazione basata sullo slogan «la corda per impiccarli» si è diffusa in tutti i circoli anticomunisti. Essa permetteva ai grandi finanzieri, maestri del gioco, di condurre la loro barca al sicuro da ogni indagine indiscreta; si fingevano imbecilli, animati da uno stupido spirito di guadagno quasi suicida; quale migliore protezione avrebbero potuto innalzare contro pericolose curiosità?

 

Confutazione dello slogan

Affermando che i capitalisti sarebbero stati così stupidi da vendere ai sovietici la corda che sarebbe servita per impiccarli, si cade in tre assurdità:

  • Prima assurdità: i capitalisti sarebbero stati idioti e ingenui... e questo continuamente, per settant'anni! È credibile che questi capitani della finanza e dell'industria, che hanno dimostrato una notevole capacità costruendo e gestendo i loro imperi economici, fossero degli stupidi ingenui? Sarebbero stati stupidi e ingenui solo in campo politico? Possiamo credere che una dinastia come quella dei Rockefeller avrebbe praticato per settant'anni una politica suicida?

  • Seconda assurdità: i capitalisti verranno impiccati. Quelli di cui Lenin parla nel suo testo del 1921 non sono mai stati appesi per il collo;

  • Terza assurdità: ci sarebbe stata una fondamentale ostilità tra capitalisti e comunisti. Ostilità forse a parole, ma non nei fatti (eccetto in aree meno importanti).

jacob schiff

Sopra: l'ebreo Jacob Schiff (1847-1920), direttore della prestigiosa banca Kuhn Loeb & Co. con sede a Wall Street. Fu uno dei più grandi finanziatori del bolscevismo. Vi sembra la faccia di uno «stupido ingenuo»?

 

In conclusione, ricordiamoci che lo slogan «la corda per impiccarli» è uno dei migliori esempi di disinformazione politica che possiamo citare.

 

L'attacco a Pearl Harbor

 

Abbiamo già citato due esempi di disinformazione utilizzati per dare inizio ad una guerra (vedi la prima guerra del Golfo e la guerra contro i serbi). Ecco un terzo esempio di disinformazione utilizzato allo stesso scopo: l'attacco giapponese a Pearl Harbor, le cui conseguenze sono state presentate in questi termini:

 

«Pearl Harbor è stato un momento di sorpresa storica [...] in cui lo stato di guerra si è improvvisamente diffuso in tutto il mondo, per la prima e unica volta nella Storia» 79.

 

pearl harbor

Sopra: la flotta statunitense sotto attacco nella baia di Pearl Harbor.

 

La versione ufficiale

Il 7 dicembre 1941 80, una forza navale giapponese attaccò di sorpresa la base americana di Pearl Harbor, nelle Isole Hawaii 81. Ciò provocò l'entrata in guerra degli Stati Uniti, a fianco di Gran Bretagna e Unione Sovietica, contro le potenze dell'Asse (Giappone, Germania e Italia). Di questo evento epocale nella storia contemporanea, il pubblico conserva generalmente la seguente immagine: i giapponesi attaccarono a tradimento gli americani; quattro anni dopo, furono puniti con una sconfitta esemplare.

 

La realtà dei fatti

Nel tempo, le realtà ignorate alla fine emergono dal camuffamento cui sono state sottoposte; parlano i testimoni; le loro testimonianze vengono raccolte. Per Pearl Harbor, libri come quello dell'Ammiraglio Robert Alfred Théobald (1886-1957) intitolato The Final Secret of Pearl Harbor («Il segreto finale di Pearl Harbor»; 1954), o quello dello storico John Toland Infamy. Pearl Harbor and its Aftermath («Infamia. Pearl Harbor e le sue conseguenze»; 1982) forniscono una migliore comprensione di ciò che è realmente accaduto.

 

robert alfred théobald - the final secret of pearl harbor

Sopra: l'Ammiraglio Robert Alfred Théobald e il suo libro The Final Secret of Pearl Harbor.

 

john toland - infamy. pearl harbor and its aftermath

Sopra: John Toland e il suo libro Infamy. Pearl Harbor and its Aftermath.

 

La realtà è molto diversa dalla versione ufficiale:

  • Washington era a conoscenza dell'attacco giapponese alle isole hawaiane; non è stato quindi un attacco a sorpresa;

  • Washington ha tenuto deliberatamente all'oscuro le forze militari di stanza alle isole Hawaii su questo attacco, con l'obiettivo di spingere gli Stati Uniti in guerra sfruttando l'effetto psicologico di un disastro militare che è stato spettacolare, ma di portata limitata.

Nel 1991, in occasione del 50º anniversario dell'attacco, alcuni articoli di stampa hanno riconosciuto questa realtà:

 

«Così fu presa  la decisione, ai massimi livelli, il 6 o il 7 dicembre, a Washington, di lasciare che Pearl Harbor subisse, senza preavviso, l'attacco giapponese, una decisione che trasformò il corso della guerra» 82.

 

La prima disinformazione

Il processo utilizzato è stato quello della contro-verità non verificabile: è stato un attacco a sorpresa. La versione ufficiale così presentata è ancora oggi quella accettata dal grande pubblico.

 

Una seconda disinformazione

Quando la realtà dei fatti cominciò ad essere nota ad un pubblico abbastanza vasto, si dovette fornire una spiegazione... Quindi, una seconda disinformazione. Essa può essere riassunta come segue: il presidente degli Stati Uniti, il massone Franklin Delano Roosevelt (1882-1945), riteneva che il fine fosse sufficiente per giustificare i mezzi. Voleva salvare l'Europa dal nazismo e far trionfare le «democrazie» (i sovietici...).

 

franklin delano roosevelt

 

Nonostante i vari attacchi americani ai sottomarini tedeschi nell'Atlantico, egli non era riuscito a spingere la Germania a dichiarare guerra agli Stati Uniti. C'era solo un modo per portare gli Stati Uniti in guerra contro la Germania: farsi attaccare dall'alleato della Germania, il Giappone, Questa la tesi sostenuta da Jean-Jacques Servan-Schreiber (1924-2006) nel citato articolo del Figaro-Magazine:

 

«La decisione [...] di far subire senza preavviso a Pearl Harbor l'attacco giapponese, trasformò la guerra e partorì molto tempo dopo una vittoria così aleatoria e così impreparata di quelle che venivano appellate con un certo disprezzo le "democrazie", alle quali il notevole sforzo bellico offrì per un certo periodo un'immensa rinascita».

 

jean-jacques servan-schreiber

 

Tesi politicamente corretta, e quindi abbastanza facilmente accettata, ma che non coincide con la realtà. Si trattava davvero di salvare l'Europa dal nazismo? Da quando era al potere, Roosevelt aveva fatto di tutto per aiutare la Russia sovietica, quel Paese che ha permesso il trionfo temporaneo del nazismo in Europa attraverso i suoi accordi con Hitler nel 1939.

 

Egli fece poco o nulla per aiutare la Polonia, schiacciata dai tedeschi e dai sovietici. Lo stesso avvenne con la Francia e la Gran Bretagna nel 1940. Si trattava davvero di far trionfare le democrazie? Come qualificare i risultati della guerra iniziata da Roosevelt che si tradusse nel 1944 nel cedere metà dell'Europa dell'Est alla dittatura sovietica e - poco dopo - tutta la Cina al comunismo maoista?

 

La vera spiegazione

Essa viene così presentata dal giornalista e storico britannico Douglas Reed (1894-1976) 83 nel suo libro The Controversy of Zion («La controversia di Sion»):

 

unione sovietica«Ma allora qual era questo "piano superiore" cui l'intero sforzo militare americano doveva conformarsi, da Pearl Harbor a Yalta e oltre? Era infatti l'"estensione" della rivoluzione come la intendeva Lenin. La storia di tre anni e mezzo (da Pearl Harbor a Yalta) può essere spiegata solo in questa luce. Durante la Prima Guerra Mondiale, l'entrata in guerra dell'America coincise con la rivoluzione russa, e il signor House 84 fece immediatamente capire al presidente Wilson che era necessario "fornire tutto il sostegno possibile alla nuova democrazia" (sovietica), in campo finanziario, industriale e morale". Durante la Seconda Guerra Mondiale, l'attacco di Hitler al suo complice moscovita fu seguito da una ripetizione degli stessi eventi. Inoltre, prima di Pearl Harbor, l'America era già impegnata nella guerra sostenendo pienamente la "nuova democrazia", ​​perché l'assistenza in questioni "finanziarie, industriali e morali" portata allo stato rivoluzionario (sovietico), attraverso contratti di lend-lease, fu istituita su una scala che non si sarebbe mai ritenuta possibile [...]. Nel 1917, il sostegno americano poteva avere solo l'effetto di stabilire il comunismo in Russia. Nel 1941 [...], il comunismo era già stato instaurato da tempo. Gli aiuti, dal momento in cui furono forniti senza limiti, non potevano che avere per oggetto l'estensione del comunismo, secondo la nota osservazione di Lenin. L'aiuto dato fu così prodigioso che permise al comunismo di estendersi su una vasta area e di prepararsi ad una nuova guerra» 85.

 

douglas reed - the controversy of zion

Sopra: Douglas Reed e la sua opera The Controversy of Zion.

 

Questa è in definitiva la spiegazione più conforme ai fatti di Pearl Harbor. Per Roosevelt e i suoi collaboratori, si trattava di fare entrare nel conflitto un Paese che non voleva la guerra, e questo essenzialmente per un doppio scopo:

  • Salvare la Russia sovietica dal pericolo tedesco;

  • Fornirgli i mezzi per un'ulteriore espansione nel mondo.

Una disinformazione su due livelli

Si noterà la disinformazione assai efficace di cui hanno «beneficiato» gli eventi di Pearl Harbor. Una disinformazione attuata su due livelli:

  • Primo livello: occultare i fatti; le informazioni a disposizione di Roosevelt vennero ignorate. L'evento venne spiegato con l'inettitudine dei capi militari locali.

  • Secondo livello: i fatti così esposti alla fine non reggono; si provvede così a fornire una spiegazione tranquillizzante: Roosevelt voleva salvare l'Europa dal nazismo e far trionfare le democrazie.

L'obiettivo perseguito

Tale disinformazione aveva lo scopo di nascondere, per quanto possibile, la vera spiegazione: la collusione tra il potere capitalista e lo Stato americano da un lato, e il comunismo dell'Europa e dell'Asia dall'altro lato; una collusione che è stata rafforzata, a partire dal 1945, dalle cosiddette misure di «contenimento» 86 e che è stata, per più di mezzo secolo una delle costanti della politica estera americana.

 

Tale collusione a beneficio di un'espansione «contenuta» del comunismo sembra essere stata uno dei mezzi utilizzati per accelerare la marcia verso il Governo Mondiale. I globalisti avevano bisogno di una certa espansione comunista per dividere il mondo in due blocchi, per mantenerlo in uno stato di guerra permanente, per socialistizzarlo e, quindi, per distruggere gradualmente il fattore nazionale, un prerequisito essenziale per l'istituzione di un Governo Mondiale. Quindi possiamo dire che i fatti di Pearl Harbor costituiscono una delle migliori introduzioni allo studio del mondialismo.

 

governo mondiale

 

 

V

ESEMPI DI DISINFORMAZIONE RELIGIOSA

 

 

Premessa

 

La disinformazione è un processo di condizionamento degli spiriti praticato mediante la diffusione massiccia di notizie false o deformate. Ora parleremo della disinformazione operata in seno alla Chiesa cattolica. Per convincersi che una tale disinformazione esista, che abbia preso una grande estensione a partire dal 1960, e che costituisca una delle cause della crisi nella Chiesa, è sufficiente esaminare come sono state effettuate negli ultimi quarant'anni:

  • La presentazione e la messa in opera della riforma dei catechismi e della liturgia;

  • La presentazione e la messa in opera del Concilio Vaticano II.

concilio vaticano II

Sopra: il Concilio Vaticano II; l'aggiornamento della Chiesa.

 

Caratteristiche particolari

 

Come la disinformazione politica, la disinformazione religiosa operata in seno alla Chiesa ha fatto e fa ricorso ai mass media (si pensi al ruolo di un quotidiano come Avvenire), ma in modo meno esclusivo. Essa si sviluppa in un ambiente fortemente gerarchicizzato; da qui le seguenti condizioni particolari:

  • È veramente efficace solamente se la Gerarchia non vi si oppone;

  • Essa raddoppia la sua efficacia quando la Gerarchia gli presta la sua voce;

In quest'ultimo caso, è difficile combatterla senza apparire come disubbidenti, senza sembrare qualcuno che rimette in causa il principio di autorità. Tratteremo due esempi di disinformazione religiosa riguardanti:

  • Il Concilio Vaticano II;

  • La religione ebraica.

Il Concilio Vaticano II

 

Come in ogni analisi di caso di disinformazione, bisogna passare in rassegna successivamente:

  • I fatti come sono presentati al grande pubblico;

  • I fatti nel loro reale svolgimento;

  • I procedimenti che permettono di passare dai primi ai secondi.

Presentazione del Concilio

Dalla sua chiusura nel 1965, il Concilio Vaticano II è stato presentato ai fedeli:

  • Come una fonte di rinnovamento per la Chiesa;

  • Come contenente un insegnamento che prolunga e perfeziona la dottrina tradizionale, in continuità con essa;

  • Come un dono di Dio, un dono dello Spirito Santo.

Queste caratteristiche sono state affermate con forza e sono state instancabilmente ricordate in innumerevoli testi. Basti citare alcuni estratti del Messaggio al popolo di Dio e del Rapporto finale del Sinodo straordinario per il XX Anniversario del Concilio Vaticano II 87:

 

«Noi tutti, Vescovi dei riti orientali e di rito latino, abbiamo condiviso unanimemente, in azione di grazia, la convinzione che il Concilio Vaticano II è un dono di Dio alla Chiesa e al mondo. In piena adesione al Concilio, noi scorgiamo in esso una fonte offerta dallo Spirito Santo alla Chiesa per oggi e per domani [...]. Il coraggio e il discernimento, che oggi esige l'evangelizzazione del mondo, possono attingere dal Concilio Vaticano II la loro luce e il loro dinamismo [...]. Tuttavia, poiché porta nel cuore l'amore di Cristo morto e risuscitato, il messaggio del Vaticano II presenta per questo tempo, con nuovo vigore, la speranza del Vangelo [...]. Alla fine di questa riunione, il Sinodo ringrazia, dall'intimo del cuore, Dio Padre per mezzo del suo Figlio, nello Spirito Santo, per la grande grazia di questo secolo che è stato il Concilio Vaticano II» 88.

 

concilio vaticano II

Sopra: propaganda in favore del Vaticano II, visto come dono dello Spirito Santo.

 

Tra i testi più recenti, citiamo questo passo della Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente di Giovanni Paolo II (del 10 novembre 1994, § 17-18-19):

 

«Ma in modo tutto particolare ci volgiamo con sguardo di fede a questo nostro secolo, cercandovi ciò che rende testimonianza non solo alla storia dell'uomo, ma anche all'intervento divino nelle umane vicende. In questa prospettiva si può affermare che il Concilio Vaticano II costituisce un evento provvidenziale, attraverso il quale la Chiesa ha avviato la preparazione prossima al Giubileo del secondo Millennio».

 

giovanni paolo II

Sopra: Giovanni Paolo II e la sua Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente.

 

Parlando del «profondo rinnovamento» suscitato dal Concilio, Giovanni Paolo II ha precisato:

 

«In nessun altro Concilio si è parlato con altrettanta chiarezza dell'unità dei cristiani, del dialogo con le religioni non cristiane, del significato specifico dell'Antica Alleanza e di Israele, della dignità della coscienza personale, del principio della libertà religiosa, delle diverse tradizioni culturali all'interno delle quali la Chiesa svolge il proprio mandato missionario, dei mezzi di comunicazione sociale. Un'enorme ricchezza di contenuti e un nuovo tono, prima sconosciuto, nella presentazione conciliare di questi contenuti, costituiscono quasi un annuncio di tempi nuovi».

 

giovanni paolo II - sinagoga di roma

Sopra: 13 aprile 1986. Giovanni Paolo II visita la sinagoga di Roma.

 

Realtà del Concilio

Riprenderemo le caratteristiche appena esposte (fonte di rinnovamento, continuità dottrinale e dono dello Spirito Santo).

 

Il Concilio Vaticano II, fonte di rinnovamento o causa di regressione?

Per rispondere, bisogna esaminare la situazione della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II e le relazioni di causa ed effetto che potrebbero esistere tra l'una e l'altro.

La situazione della Chiesa

Nel suo libro Rapporto sulla fede 89, il Cardinale Joseph Ratzinger (oggi «papa emerito») mette in evidenza i seguenti punti della situazione post-conciliare:

  • Una certa perdita del senso di Chiesa (pagg. 51, 52, 54);

  • Una crisi di fiducia nel dogma (pagg. 81-83);

  • Una crisi di fiducia nella Sacra Scrittura (pag. 86);

  • Un «ritorno in forza dell'eresia ariana» (pagg. 88-89);

  • Un'«incapacità di comprendere e di presentare il peccato originale» (pag. 91);

  • L'abbandono del Decalogo (pagg. 102-103);

  • La crisi degli ordini religiosi, il calo massiccio dei loro effettivi a causa delle defezioni, dei decessi e della mancanza di vocazioni (pagg. 117-118).

rapporto sulla fede -joseph ratzinger

 

Una diagnosi globale sull'epoca post-conciliare viene fornita alle pagine 27-28 del suddetto libro:

 

«Da parecchio tempo, il giudizio di Ratzinger su questo periodo è netto: "È incontestabile che gli ultimi vent'anni sono stati decisamente sfavorevoli per la Chiesa cattolica. I risultati che hanno seguito il Concilio sembrano crudelmente opposti alle attese di tutti, a cominciare da quelle di papa Giovanni XXIII e poi di Paolo VI. I cristiani sono di nuovo minoranza, più di quanto lo siano mai stati dalla fine dell'antichità [...]. I Papi e i Padri conciliari si aspettavano una nuova unità cattolica e si è invece andati incontro a un dissenso che - per usare le parole di Paolo VI - è sembrato passare dall'autocritica all'autodistruzione. Ci si aspettava un nuovo entusiasmo e si è invece finiti troppo spesso nella noia e nello scoraggiamento. Ci si aspettava un balzo in avanti e ci si è invece trovati di fronte a un processo progressivo di decadenza che si è venuto sviluppando in larga misura sotto il segno di un richiamo ad un presunto "spirito del Concilio" e in tal modo lo ha screditato».

 

Su due dei principali aspetti della crisi post-conciliare, il Cardinale Charles Journet (1891-1975) ha portato un giudizio altrettanto severo come quello del Cardinale Ratzinger: «La liturgia e la catechesi sono le due ganasce della tenaglia con cui si strappa la fede» 90.

 

cardinale charles journet

 

Il Concilio Vaticano II, così com'è stato applicato, non è stato una fonte di rinnovamento

 

«Bisogna dunque riconoscere che il Vaticano II sin da subito non prese la piega che Giovanni XXIII prevedeva [...]. E bisogna anche riconoscere che - almeno sinora - non è stata esaudita la preghiera di Papa Giovanni perché il Concilio significasse per la Chiesa un nuovo balzo in avanti, una vita e un'unità rinnovate» 91.

 

 Responsabilità del Concilio Vaticano II nella situazione attuale

È evidente che la situazione post-conciliare non è imputabile al solo Concilio Vaticano II, e che altre cause di decadenza ben più antiche (in particolare, la sopravvivenza del modernismo) hanno giocato un ruolo capitale. «Non bisogna lasciarsi prendere da un falso ragionamento: "Post concilium, ergo propter concilium" ("Dopo il Concilio, e dunque a causa del Concilio")», spiega il Cardinale Godfried Danneels (1933-2019) 92.

 

cardinale godfried danneels

 

Ma il Concilio Vaticano II ha potuto esercitare un'influenza considerevole poiché, dopo il 1965, ha sostenuto il ruolo di guida quasi universalmente accettata: «I documenti conciliari sono stati la "Magna Charta" della vita della Chiesa nel corso di questi vent'anni» 93. «La stragrande maggioranza dei fedeli ha accettato il Concilio in modo positivo» 94.

 

Il Concilio Vaticano II ha dunque avuto necessariamente una parte (e una gran parte) di responsabilità nella catastrofe post-conciliare 95. Che ci sia stata distruzione, è ciò che hanno riconosciuto due personalità così diverse come Mons. Marcel Lefebvre (1905-1991) e Padre Joseph Gélineau s.j. (1920-2008):

 

Mons. Marcel Lefebvre: «È impossibile pretendere che solamente le applicazioni post-conciliari siano cattive. Le ribellioni del clero, le contestazioni dell'autorità pontificia, tutte le stravaganze della liturgia e della nuova teologia, la desertificazione delle chiese non avrebbero dunque nulla a che vedere, com'è stato affermato anche di recente, col Concilio? Su andiamo! Ne sono i frutti» 96.

 

Padre Joseph Gélineau s.j.: «La riforma decisa dal secondo Concilio del Vaticano ha dato il segnale del disgelo [...]. Alcuni pezzi interi crollano [...]. Che non ci si inganni: tradurre non è dire la stessa cosa con altre parole. É cambiare la forma. Ora, la liturgia non è solamente un'informazione o un insegnamento di cui importano solo i contenuti. Essa è un'azione simbolica mediante le "forme" significative. Se le forme cambiano, il rito cambia. Se un elemento è cambiato, la totalità significata è modificata [...]. Bisogna dirlo senza mezzi termini: il rito romano (della Messa) come l'abbiamo conosciuto non esiste più. È stato distrutto» 97.

 

lefebvre - gélineau

 

Una dottrina che su certi punti si allontana dalla dottrina tradizionale

Non affronteremo in questa sede, nelle sue caratteristiche proprie, la questione della libertà religiosa 98 e ci limiteremo ad un giudizio più generale del Cardinale Ratzinger su tre testi conciliari: la costituzione sulla Chiesa e il mondo contemporaneo Gaudium e Spes, la dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis humanæ e quella sulle religioni nel mondo Nostra Ætate:

 

«Se si ricerca una diagnosi globale del testo (Gaudium et Spes), si potrebbe dire che esso è, insieme ai testi sulla libertà religiosa e sulle religioni nel mondo, una revisione del Sillabo di Pio IX, una specie di contro-Sillabo» 99.

 

«Accontentiamoci di constatare che il testo (Gaudium et Spes) gioca il ruolo di contro-Sillabo nella misura in cui rappresenta un tentativo di riconciliazione ufficiale della Chiesa con il mondo com'è diventato dopo il 1789. Solo questa prospettiva permette di comprendere il senso di questa strano confronto tra la Chiesa e il mondo: per "mondo", si intende, in fondo, lo spirito dei tempi moderni, di fronte al quale la coscienza di gruppo nella Chiesa si sentiva come un soggetto separato che, dopo una guerra ora calda e ora fredda, ricercava il dialogo e la cooperazione» 100.

 

 

Il passo del libro del Cardinale Ratzinger che contiene le due precedenti citazioni può essere così riepilogato:

  • Il Sillabo di Pio IX (1792-1878) costituiva, contro il liberalismo, generato dalla Rivoluzione del 1789, una barriera che venne rafforzata da San Pio X (1835-1914);

  • In seguito, la Chiesa è stata spesso condotta a tollerare, nella sua pratica politica, il liberalismo e lo Stato liberale, ma senza cambiare la sua «determinazione fondamentale» dei suoi rapporti con il mondo liberale;

  • Il contro-Sillabo Gaudium et Spes costituisce una nuova determinazione fondamentale dei rapporti tra la Chiesa e «il mondo com'è diventato dopo il 1789», con l'obiettivo di riconciliare ufficialmente la Chiesa con questo mondo («lo spirito dei tempi moderni»). Così, al Sillabo del 1864 corrisponde il contro-Sillabo del 1965. Alla dottrina del Sillabo corrisponde la dottrina del contro-Sillabo. Siamo dunque in presenza di un cambiamento dottrinale;

  • Può il Concilio in blocco essere considerato come una grazia di Dio, un dono dello Spirito Santo? Non si tratta qui di negare l'esistenza di cose eccellenti contenute nei testi conciliari; ma bastano queste cose a giustificare l'affermazione ripetuta instancabilmente secondo cui il Concilio - in blocco - sarebbe l'opera dello Spirito Santo? (sottinteso: «Se lo criticate, criticate lo Spirito Santo») Certamente no. Lo Spirito Santo non può contraddirsi. Come può aver potuto ispirare prima il Sillabo nel 1864 e un contro-Sillabo nel 1965?

  • La realtà e la fantasia. Così, quando si parla del Concilio, bisogna distinguere la realtà dalla fantasia creata dalla disinformazione. Entrambe possono essere schematizzate nel modo indicato dalla tabella sottostante.

FANTASIA CONCILIARE REALTà CONCILIARE
Per la Chiesa il Concilio è stato una fonte di rinnovamento. Immediatamente dopo il Concilio si è sviluppata nella Chiesa una situazione catastrofica nella quale il Concilio ha la sua parte di responsabilità.
L'insegnamento conciliare è in continuità con la dottrina tradizionale. Su un certo numero di punti, l'insegnamento conciliare si oppone alla dottrina tradizionale; tre dei principali testi conciliari potrebbero essere considerati, secondo l'espressione del Cardinale Ratzinger, come un contro-Sillabo.
Il Concilio è un dono dello Spirito Santo. A causa dei problemi sopra evocati, è impossibile considerare il Concilio in blocco come un dono dello Spirito Santo.

 

vaticano II - apostasia

 

Il passaggio dalla realtà alla fantasia

 

La ripetizione

L'autorità ecclesiastica ripete instancabilmente da oltre quarant'anni che il Concilio Vaticano II è stato una benedizione, una grazia di Dio... I fedeli, abituati a credere a tutto ciò che dicono i loro pastori (atteggiamento di per sé normale... e rispettabile), hanno finito per essere convinti della cosa.

 

L'uso dell'argomento di autorità

Le critiche che vengono fatte a questo o a quest'altro passo discutibile di un testo conciliare non ricevono abitualmente alcuna risposta 101. Quando una risposta c'è, è viene fornita nel seguente modo:

  • «Quale autorità avete per opporvi ad un testo che è stato approvato dal Papa e da più di duemila Padri conciliari»?

  • «Il Concilio è stato ispirato da Dio; pretendete di saperne di più dello Spirito Santo»?

Al limite, si finisce con un processo di intimidazione (si potrebbe parlare di terrorismo intellettuale...), seguendo lo schema messo in evidenza da Jean Madiran:

 

critica = disobbedienza = scisma

 

disubbidenti

 

Il fatto stesso di criticare sembra porre fuori dalla Chiesa la persona che critica; da questo fatto deriva una situazione malsana in cui coloro potrebbero parlare tacciono.

 

Il politichese

Si tratta di una lingua che permette di rispondere sfiorando solamente la questione e di negare la realtà. Essa utilizza un vocabolario speciale (parole interpretate al contrario o euforizzanti...). É così si parlerà:

  • Di rinnovamento per designare una decadenza (ad esempio: il rinnovamento della liturgia o della catechesi...);

  • Di progresso per designare un arretramento;

  • Di partecipazione in aumento, mentre si constata un assenteismo sempre più marcato.

Citiamo, a titolo di esempio, alcuni testi del Sinodo straordinario di novembre del 1985:

 

«Il rinnovamento liturgico è il frutto più apparente di tutta l'opera conciliare. Anche se ci sono state alcune difficoltà, generalmente esso è stato accolto dai fedeli con gioia e ha portato i suoi frutti» 102.

 

«Il rinnovamento liturgico, inaugurato dal Concilio, è stato l'oggetto di un consenso generale. La partecipazione attiva di tutti alla celebrazione dei sacramenti - in primo luogo all'Eucaristia - ha fatto ovunque progressi considerevoli nelle chiese» 103.

 

novus ordo miss֥æ

 

Come reagire?

 

I fatti sono i fatti

L'ubbidienza non può nulla contro i fatti. Così, sotto l'apparenza di ubbidienza, si finisce per vedere la situazione diversamente da quella che è nella realtà, e si cade nella terribile sregolatezza di cui parlava Mons. Jacques Bénigne Bossuet (1627-1704) 104.

 

mons. gacques bénigne bossuet

 

Il ricorso instancabile a chi ha responsabilità

Così decisi a ristabilire la verità sul Concilio, bisognerà chiedere instancabilmente all'autorità ecclesiastica di mettere fine a questa disinformazione insopportabile; di smettere di praticare il politichese; di rispondere alle domande precise che le sono state poste. Richiesta illusoria, si dirà. No. In questo campo, solo l'autorità ecclesiastica può rimettere le cose in ordine in modo decisivo. Chiederle di essere fedele al suo compito non è mai inutile. Il nostro compito è di supplicarla di fare ciò che le incombe, di pregare per questa intenzione e non di sostituirci ad essa.

 

 

VI

LA RELIGIONE EBRAICA

 

 

I fatti

 

Tutti sanno - o dovrebbero sapere - che oggi bisogna distinguere due religioni ebraiche:

  • La religione mosaica, basata sulla Toràh (Toràh è il nome che gli ebrei danno al Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia e più specialmente alla legge di Mosé). Essa è poco praticata se non del tutto abbandonata.

  • La religione talmudica, basata sulla Kabbalah (parte dogmatica e mistica) e sul Talmud (parte morale). Essa è praticata dalla stragrande maggioranza degli ebrei religiosi.

talmud - kabbalah

Sopra: da destra, il Talmud Babilonese e il trattato cabalistico Portæ Lucis.

 

La religione mosaica era monoteista. E la religione talmudica? Senza dilungarci troppo sulla Kabbalah e sul Talmud, accontentiamoci di riportare in questa sede alcune spiegazioni sulla religione talmudica fornite dallo scrittore ebreo Israel Shahak (1933-2001) nel suo libro Storia ebraica e giudaismo. Il peso di tre millenni.

 

israel shahak - storia ebraica e giudaismo

Sopra:  Israel Shahak e il suo libro Storia ebraica e giudaismo. Il peso di tre millenni.

 

Israele Shahak insiste sulla necessità di «sfatare alcune delle numerose idee false diffuse sul giudaismo [...], e in particolare quelle che vengono ripetute continuamente e che sono alla moda, come "la tradizione giudeo-cristiana" o "i valori comuni delle religioni monoteiste 105. E aggiunge:

 

kabbalah«Non tratterò in dettaglio che la più importante di queste illusioni popolari: l'idea secondo cui la religione ebraica sarebbe, ed è sempre stata, monoteista [...]. Questo opinione non è storica ed è completamente errata» 106. Shahak mostra il ruolo della Kabbalah in questo campo: «La disgregazione del monoteismo è iniziata nel XII e nel XIII secolo con lo sviluppo della mistica ebraica, la Cabala - o Kabbalah; alla fine del XVI secolo, questa corrente conquistò quasi tutti i centri del giudaismo [...]. Nell'ortodossia ebraica attuale, soprattutto presso i rabbini, la Cabala ha conservato la sua predominanza» 107. Egli descrive la Kabbalah in questi termini: «Secondo la Kabbalah, l'Universo è dominato non da un unico Dio, ma da numerose entità divine, che si diversificano tra loro per il carattere e l'influenza, e che sono emanazioni di una Causa Prima indistinta e lontana» 108. E precisa in nota: «La Cabala (o Kabbalah) è certamente una dottrina esoterica il cui studio era riservato agli eruditi. In Europa, soprattutto dopo la metà del XVIII secolo, alcune misure draconiane vennero prese per mantenerla segreta e per vietarne lo studio, salvo per gli eruditi provati e sotto la rigorosa direzione di un maestro. Le masse ebraiche non istruite dell'Europa orientale non avevano alcuna conoscenza reale della dottrina cabalistica, ma quest'ultima giungeva fino ad esse sotto forma di superstizioni e di pratiche magiche».

 

La disinformazione negli ambienti cattolici

 

I cattolici, nella loro stragrande maggioranza, tendono ad identificare religione ebraica odierna e la religione mosaica; essi ignorano l'esistenza della religione talmudica che non è monoteista, come ha fatto notare Israel Shahak, e che è l'anima di ciò che egli definisce il «giudaismo reale».

 

Basi di questa disinformazione

 

Esse poggiano innanzi tutto su di un'ignoranza di vecchia data. Poi è venuto il Concilio Vaticano II. La dichiarazione conciliare Nostra Ætate sulle religioni non cristiane dedica due pagine alla religione ebraica; in esse non si stabilisce alcuna distinzione tra la religioni mosaica e quella talmudica, e viene presentata una serie di osservazioni che possono essere applicate unicamente alla religione mosaica.

 

mére myriam

Sopra: il libro autobiografico di Suor Myriam, una religiosa francese che dopo aver scoperto le proprie origine ebraiche ha deciso di osservare anche la legge talmudica. Ecco i frutti della disinformazione religiosa.

 

In tale modo viene prolungata la confusione precedentemente evocata: si identifica l'odierna religione ebraica con quella mosaica. Bisogna riconoscere che, a partire dal Concilio Vaticano II, tale confusione è stata perpetuata da numerosi libri specializzati diffusi negli ambienti cattolici.

 

Prendiamo, ad esempio, una delle ultime opere sull'argomento: Le judaïsme... («Il giudaismo...»), pubblicata nel 1998, con tanto di Nihil obstat ed Imprimatur da parte dell'autorità ecclesiastica, dalle éditions de l'Atelier. La sua autrice, Suor Dominique de la Maisonneuve, è una religiosa dell'Ordine di Nostra Signora di Sion e si è laureata all'Università Ebraica di Gerusalemme.

 

dominique de la maisonneuve - le judaïsme...

Sopra: Suor Dominique de la Maisonneuve e il suo libro Le judaïsme...

 

Che cosa dice questo libro?

  • Che la religione ebraica di oggi è la più antica religione monoteista;

  • Che essa è stata generata dalla Rivelazione fatta da Dio a Mosé sul monte Sinai;

  • Che questa Rivelazione ha dato luogo alla Toràh (Toràh scritta e Toràh orale);

  • Che il Talmud è una raccolta di tradizioni provenienti dalla Toràh, e di riflessioni e commenti su queste tradizioni.

In definitiva, secondo questo libro che illustra il Talmud mediante alcune citazioni ineccepibili, la religione ebraica di oggi sarebbe monoteista; e il Talmud farebbe parte di questo monoteismo. La disinformazione è patente; essa utilizza i processi dell'omissione e della falsità non verificabile (o difficile a verificare). L'omissione principale riguarda la Kabbalah, che non viene neppure menzionata, mentre secondo Israel Shahak, «nell'ortodossia ebraica attuale, soprattutto presso i rabbini, la Cabala ha conservato la sua predominanza».

 

religione ebraica

 

Conclusione

 

La disinformazione sulla religione ebraica è così efficace che quasi nessuno vi si oppone... ed è difficile opporvisi senza correre il rischio di essere accusato di antisemitismo. Da qui l'interesse del libro di Israel Shahak che permette di ristabilire la realtà dei fatti senza incorrere nel pericolo di subire una tale accusa.

 

 

VII

Come combattere

la disinformazione?


 

Un argomento immenso sul quale verranno fornite alcune sommarie indicazioni.

 

Non lasciarsi disinformare

 

Non avere fretta... e prendersi il ​​tempo per distinguere, quando possibile, bugie e verità.

  • Selezionare i media dando priorità a quelli che sono indipendenti da gruppi finanziari e pubblicitari. Quando le risorse di un giornale dipendono principalmente dalla pubblicità, il giornale non può essere libero e le informazioni che pubblica potrebbero essere false o manipolate...

  • Conoscere, tra i mezzi di comunicazione, le aree in cui potrebbero rivelarsi meno affidabili;

  • Usare la stampa mainstream e le grandi emittenti radiofoniche e televisive - solitamente veicoli di disinformazione - solo se è veramente necessario (in questo settore è meglio sbagliare per difetto che per eccesso!). Diffidare soprattutto del condizionamento tramite l'immagine; è più difficile difendersi dalle immagini che dal condizionamento effettuato per mezzo delle parole. Ridurre al minimo indispensabile il tempo assorbito dai media, occupando il proprio tempo per altre attività più utili.

  • Evitare di adottare la terminologia e gli schemi di disinformazione (altrimenti saremo disinformata nostro malgrado).

disinformazione

 

Mai venire a patti con la menzogna, qualunque sia

 

Conosciamo tutti il testo del dissidente russo Aleksandr Solženicyn (1918-2008) sul rifiuto delle bugie:

 

«(La menzogna) è una breccia nel circolo immaginario della nostra inazione [...]. Perché quando gli uomini voltano le spalle alle bugie, la menzogna cessa semplicemente e puramente di esistere. Come una malattia contagiosa, essa può esistere solo con il concorso degli uomini. La nostra strada: non sostenere consapevolmente le bugie! Ed è proprio qui che si trova [...] la chiave della nostra liberazione: il rifiuto di partecipare personalmente alla bugia! Che importa se la bugia ricopre tutto, se diventa padrona di tutto. Cerchiamo di essere inamovibili almeno su questo punto: che la menzogna non possa diffondersi attraverso di me»! 109.

 

aleksandr solženicyn

 

Nel suo libro Il vento va e poi ritorna 110, lo scrittore e dissidente russo Vladimir Bukovskij (1942-2019) sviluppa la stessa idea e sottolinea la «forza folgorante» dell'insubordinazione alla menzogna. Ciò che è vero per la menzogna, in generale vale anche per quella forma particolare di bugia che è la disinformazione.

 

vladimir bukovskij - il vento va e poi ritorna

Sopra: Vladimir Bukovskij e il suo libro Il vento va e poi ritorna.

 

Non restare passivi

 

Non basta non fare i conti con la menzogna, bisogna anche «reagire contro», cercando di sostenere gli organi di informazione seri. Un altro mezzo: protestare contro una certa disinformazione con i giornali che ne sono colpevoli. Non sono necessarie lunghe lettere o spiegazioni dettagliate. Nella maggior parte dei casi, il manifestante deve solo inviare al giornale il suo biglietto da visita e una fotocopia dell'articolo incriminato su cui sono stati incorniciati i passi più importanti, con qualche parola di commento a margine.

 

Il discernimento tra errore e verità

 

Esso è facilitato da:

  • Una buona formazione dottrinale;

  • Una buona cultura generale (in particolare quella storica); la conoscenza generale forma il giudizio e fornisce i criteri per giudicare...; in altre parole, è un'arma contro la disinformazione;

  • Una buona dose di senso critico.

gesù cristo verità

 

 

Prima Parte

 

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Note

 

65 Sul carattere massonico dell'Ordine del B'nai B'rith vedi questo testo apparso su La Tribune juive, n° 997, 1986: «New York, 13 ottobre 1843. Al caffè Sinsberner, dodici ebrei, emigrati dalla Germania, tengono un misterioso incontro. Essi progettano di creare un'obbedienza massonica riservata ai soli ebrei [...]. Possiamo supporre che i dodici fondatori del B'nai B'rith fossero già massoni affiliati a Logge americane, perché scelsero un rituale che è un misto tra il Rito di York e il Rito degli Old Fellows americani». Per approfondire l'argomenti, vedi il libro di Emmanuel Ratier Misteri e segreti del B'nai B'rith

https://www.sodalitiumshop.it/Misteri-e-segreti-del-Bnai-Brith-La-piu-grande-organizzazione-ebraica-internazionale

66 Cfr. Le Monde, del 25 marzo 1998.

67 Vedasi questa osservazione di Vladimir Volkoff: «Sapete che si può benissimo gridare una cosa e fare il contrario: per poco che si gridi abbastanza forte, è il grido che viene notato, e se abbiamo adeguatamente preparato l'opinione pubblica l'atto passa inosservato».

68 Tartuffe ou l'Imposteur è una commedia tragica in cinque atti, del drammaturgo francese Molière. Tartuffo è il nome del personaggio principale.

69 Cfr. A.-A. Upinsky, La tête coupée ou la parole coupée, éd. de L'OEIL, pag. 104. Il Terrore a cui si fa riferimento è il periodo (1793) più sanguinoso della Rivoluzione Francese (N.d.T.).

70 «La democrazia classica consiste nel non avere alcuna autorità politica il cui titolare non sia stato designato direttamente o indirettamente, per un tempo limitato, dai cittadini, che sono tutti elettori» (cfr. J. Madiran, Les deux democracies, pag. 8).

71 Cfr. F. Furet, Penser la Révolution Française («Pensare la Rivoluzione Francese»), éd. Gallimard, 1978, pag. 241. Nelle ultime quaranta pagine di questo libro, da cui è tratta la citazione di cui sopra, Furet ha riassunto il pensiero sulla Rivoluzione Francese dello storico Augustin Cochin (1876-1916). Gli anglosassoni hanno un gioco di parole per definire il camuffamento delle oligarchie in politica: «È importante conoscere il sostenitore del politico e, ancor più, il banchiere del finanziatore. Ciò che conta è conoscere il "capo" del politico e, ancor più, il banchiere del "capo"».

72 Sarebbe meglio parlare di oligarchie nascoste (al plurale) che di oligarchia (al singolare).

73 Arlington House, New Rochelle-New York 1973.

74 Citato nel numero del 22 gennaio 1990 del settimanale americano The Spotlight.

75 Cfr. Messages d'outre-tombe du Maréchal Pétain («Messaggi dall'oltretomba del Maresciallo Pétain»), Nouvelles éditions Latines, pag. 22. Naturalmente, la persona di sinistra avrà difficoltà ad accettare l'opinione del Maresciallo Pétain, collaborazionista dei nazisti, perché per la mente dei sinistrorsi è più importante il colore di chi parla della veridicità di ciò che dice (N.d.T.).

76 Cfr. I. Benson, Truth out of Africa («La verità fuori dall'Africa»). Sul fenomeno della decolonizzazione, vedi il libro di A. K. Chesterton intitolato The New Unhappy Lords («I nuovi signori infelici»). Sul colonialismo e sulla sua liceità si potrebbe aprire un dibattito, con i dovuti distinguo, ma è chiaro che, come per l'antica aristocrazia (rimpiazzata da un'aristocrazia di finanzieri), il colonialismo tradizionale è stato sostituito da un colonialismo culturale ed economico, sotto molti aspetti peggiori del primo (N.d.T.).

77 Uno degli esempi più tipici è quello dello Zimbawe (ex Rhodesia). Vedi su questo argomento il libro sopra citato di Ivor Benson.

78 Estratto dal memorandum indirizzato da Lenin a Georgy Chicherin, Commissario agli Esteri; cit. in V. Volkoff, La désinformation, arme de guerre, pag. 86.

79 Cfr. O. Friedrich, «Pearl Harbor, Day of Infamy» («Pearl Harbour, giorno dell'infamia»), in Time, del 2 dicembre 1991.

80 A Washington era il 7, mentre a Tokio era l'8 dicembre.

81 Isole situate a circa 7.000 km dal Giappone.

82 Cfr. Figaro-Magazine, del 30 novembre 1991; articolo di J. J. Servan-Schreiber.

83 Douglas Reed è stato uno dei migliori autori politici del nostro tempo. La sua opera The Controversy of Sion, scritta nel 1956, è paragonabile a quelle di Mons. Ernest Jouin o di Léon de Poncins. Egli li completa citando fonti inglesi, americane ed ebraiche generalmente poco conosciute al grande pubblico.

84 Edward Mandell House (1858-1938), eminenza grigia del mondialismo, fu consigliere del presidente Wilson,

85 Cfr. D. Reed, The Controversy of Zion («La controversia di Sion»), pag. 357. Nel resto del suo testo, Douglas Reed dimostra che questo gigantesco aiuto superò di gran lunga le esigenze di guerra. Tale aiuto dovette limitarsi agli accordi presi a Yalta.

86 Parola americana la cui traduzione (insufficiente) è «contenimento». Sostenere il comunismo e allo stesso tempo impedirgli di oltrepassare certi limiti (contenerlo), come avvenne in Corea, a Berlino, a Cuba, ecc... Questa fu una delle caratteristiche principali della politica americana negli anni 1945-1980, la parte «supporto» è stata nascosta, mentre la parte «contenimento» è ufficiale. Il «contenimento» è considerato un «principio essenziale» dell'establishment americano (negli anni 1945-1980), e quindi «un principio fondamentale della politica americana» (cfr. W. Isaacson-E. Thomas, The Wise Men, pag. 30); non lo si può comprendere se lo si separa dall'azione correlativa di appoggio. Su questo ultimo punto, si veda il già citato libro di Douglas Reed The Controversy of Sion e quello di Ivor Benson The Zionist Factor («Il fattore sionista»).

87 Sinodo che si è tenuto a Roma dal 24 novembre all'8 dicembre 1985 e che, sotto la presidenza di Giovanni Paolo II, ha riunito principalmente i Segretari delle Conferenze Episcopali, alcuni rappresentanti delle Chiese orientali e i responsabili dei vari dicasteri della Curia.

88 Messaggio al popolo di Dio del Sinodo straordinario riunitosi il 7 dicembre del 1985. Il grassetto è nostro Vedi questo testo alla pagina web

http://www.romana.org/art/1_2.6_1

89 Colloquio del Cardinale Ratzinger con giornalista Vittorio Messori; pubblicato dalle Edizioni San Paolo nel 1985.

90 Cfr. L. Méroz, L'obéissance dans l'Église, aveugle ou clairvoyante? («L'obbedienza nella Chiesa, cieca o vedente»?), Martingay,  Ginevra 1977, pag. 104.

91 Cfr. Rapporto sulla fede, pag. 40.

92 Rapporto al Sinodo del Cardinale Danneels; cit. in Documentation catholique, n° 1909, pag. 32.

93 Ibid., pag. 31.

94 Ibid., pag. 32.

95 É noto su questo punto il ragionamento del Cardinale Ratzinger. Non è il Concilio, ma la sua cattiva applicazione che, secondo lui, sarebbe la causa di questa catastrofe. Nel suo libro Les principes de la théologie catholique, esquisse et matériaux («I principî della teologia cattolica, schizzo e materiali»), che riproduce un testo di lui redatto dieci anni dopo la fine del Concilio, scrive Ratzinger: «La ricezione corretta del Concilio non è ancora iniziata» (pag. 418). «La ricezione reale del Concilio non è ancora cominciata del tutto» (pag. 437). E nel suo libro Rapporto sulla fede ritorna a più riprese sulla medesima idea: bisogna «riscoprire il vero Vaticano II»,  - bisogna «ritornare ai testi autentici del Vaticano II». Come ha fatto notare anche Jean Madiran, questa spiegazione non è accettabile. I testi conciliari sono stati interpretati e applicati da coloro che li hanno decretati; dunque, essi sono stati interpretati e applicati conformemente all'intenzione dei legislatori (vedi l'editoriale del nº 297 di Itinéraires).

96 Cfr. Mons. M. Lefebvre, Lettre ouverte aux catholiques perplexes («Lettera ai cattolici perplessi»), pag. 142.

97 Cfr. P. J. Gélineau s.j., Demain la liturgie («Domani la liturgia»), édit. du Cerf, 1976, pagg. 9-10. Padre Gélineau è uno dei maggiori compositori delle «canzonette» che in Francia hanno sostituito il canto gregoriano dopo la riforma liturgica (N.d.T.).

98 É noto che la dottrina conciliare sulla libertà religiosa afferma che la libertà di culto è un diritto sia per le false religioni che per la vera. È uno dei punti su cui questo documento si allontana dalla dottrina tradizionale.

99 Cfr. Card. J. Ratzinger, Les principes de la théologie catholique, esquisse et matériaux, pag. 426. Il Sillabo che corredava l'Enciclica Quanta Cura (dell'8 dicembre 1864) si definisce come «una raccolta che racchiude i principali errori del nostro tempo che sono stati segnalati nelle allocuzioni concistoriali, nelle Encicliche e nelle altre Lettere apostoliche del nostro Santo Padre Papa Pio IX». Ecco, nell'ordine, i principali argomenti trattati: panteismo, naturalismo, razionalismo, indifferentismo, socialismo, comunismo, società segrete, errori sulla società civile considerata sia in se stessa che nei suoi rapporti con la Chiesa, errori sulla morale, errori sul matrimonio cristiano, errori sul potere civile del Pontefice romano, errori che si riferiscono al liberalismo contemporaneo. Si tratta dunque di un testo essenzialmente dottrinale.

100 Cfr. Card. J. Ratzinger, Les principes de la théologie catholique, esquisse et matériaux, pag. 427.

101 Cfr. Card. J. Ratzinger, Les principes de la théologie catholique, esquisse et matériaux, pag. 426. Il Sillabo che corredava l'Enciclica Quanta Cura (dell'8 dicembre 1864) si definisce come «una raccolta che racchiude i principali errori del nostro tempo che sono stati segnalati nelle allocuzioni concistoriali, nelle Encicliche e nelle altre Lettere apostoliche del nostro Santo Padre Papa Pio IX». Ecco, nell'ordine, i principali argomenti trattati: panteismo, naturalismo, razionalismo, indifferentismo, socialismo, comunismo, società segrete, errori sulla società civile considerata sia in sé stessa che nei suoi rapporti con la Chiesa, errori sulla morale, errori sul matrimonio cristiano, errori sul potere civile del Pontefice romano, errori che si riferiscono al liberalismo contemporaneo. Si tratta dunque di un testo essenzialmente dottrinale.

102 Rapporto finale votato dai Padri del Sinodo; cit. in Documentation catholique, n° 1909, pag. 39.

103 Rapporto al Sinodo del Cardinale Daneels; cit. in Documentation catholique, n° 1909, pag. 31.

104 «La più grande sregolatezza dello spirito è di credere le cose come si vuole che siano, e non perché si è visto come sono in effetti» (cfr. Mons. J. B. Bossuet, Traité de la connaissance de Dieu et de soi-même, I, n° XVI).

105 Cfr. I. Shahak, Histoire juive. Religion juive. Le poids de trois millénaires, La Vieille Taupe, 1996, pag. 73. L'edizione italiana è disponibile alla pagina web

https://www.sodalitiumshop.it/Storia-ebraica-e-giudaismo-Il-peso-di-tre-millenni

106 Ibid.

107 Ibid., pagg. 73-74.

108 Ibid., pag. 75.

109 Lettera aperta ai dirigenti dell'Unione Sovietica, Mosca, 12 febbraio 1974.

110 Feltrinelli, 1978.
 

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