IV Esempi di disinformazione politica
Gli esempi selezionati riguardano la Massoneria, il ruolo della disinformazione nella democrazia, il rapporto tra oligarchie finanziarie e comunismo, e l'affare Pearl Harbor (che provocò l'entrata in guerra degli Stati Uniti nel dicembre del 1941).
La Massoneria
I fatti Che sia favorevole o meno, chiunque studi seriamente la Massoneria è costretto a riconoscerne il suo potere in campo politico. E, di tanto in tanto, vediamo la stampa mainstream dedicare alcune colonne e persino poche pagine al potere dei massoni per enfatizzarne l'importanza. In un articolo intitolato «Franc-maçonnerie, la République des loges» («Massoneria, Repubblica delle Logge»), L'Express, del 1º luglio 1983, insisteva sul ruolo dei massoni nel governo Mauroy:
Sopra: Gran Maestro in Loggia. Dietro di lui, l'Occhio onniveggente.
Cinque anni dopo, la stessa storia è stata ripresentata in un articolo pubblicato su L'Express, del 5 ottobre 1988, dal titolo: «Francs-maçons: le retour en force» («Massoni: il ritorno in forza»):
Nel frattempo, è morto in un incidente aereo l'ex Gran Maestro del Grand'Oriente Michel Baroin (1930-1987). Dopo aver ricordato la sua affiliazione massonica, Le Monde, del 7 febbraio 1987, lo ha presentato come un «miscuglio di ussaro della Repubblica, di uomo d'affari e di ministro senza portafoglio di grande influenza sotto i governi di sinistra come di destra».
«Fratelli» che occupano posizioni chiave, massoni che si identificano con lo Stato, ministro massone di grande influenza... Non si può certo dire che questi articoli minimizzino il ruolo della sètta massonica... né tantomeno che lo esagerino.
La disinformazione sulla Massoneria Eppure, gli stessi giornali che, una volta ogni tre o quattro anni, pubblicano riflessioni sulla Massoneria analoghe a quelle appena citate, si comportano per il resto del tempo come se la Massoneria fosse inesistente o morta, o come non se non avesse alcun ruolo sociale o politico. Tipico caso di disinformazione per sfocatura: riportiamo alcuni elementi di verità per poi dimenticarli per mesi o anni. Cosa possono valere le analisi politiche di questi giornali che quasi mai prendono in considerazione un fattore-chiave della politica di cui tuttavia riconoscono l'importanza?
La disinformazione sul B'nai B'rith
La disinformazione sulla Massoneria ha permesso di coprire
per anni le azioni dell'Ordine massonico del
B'nai B'rith
(la cui sede è a Washington) 65.
Il 26 marzo 1986, il giorno dopo le elezioni legislative in
Francia, Le Monde pubblicò, senza
attribuirgli troppa importanza, il seguente
comunicato-stampa:
Sopra: membri di una Loggia del B'nai B'rith («Figli dell'Alleanza»).
Sappiamo che a questo diktat del B'nai B'rith, dal 1986 i partiti di maggioranza hanno obbedito scrupolosamente, il che li ha portati a praticare una politica suicida garantendo il ritorno di una maggioranza di sinistra nell'Assemblea e nel abbandono alla sinistra di molte regioni. Nella sua dichiarazione radiofonica e televisiva del 23 marzo 1998, Jacques Chirac (1932-2019) alluse a tali impegni... ma senza citare il B'nai B'rith:
Che ne siamo felici o che lo deploriamo, questo è un fatto politico della massima importanza... Eppure, ad eccezione del comunicato-stampa apparso una volta su Le Monde e dei ripetuti articoli su Present e su alcuni settimanali nazionali, il fatto in questione non è stato né riportato né commentato dai media.
Democrazia e disinformazione
Come è stato sottolineato più sopra, nel nostro tempo di regimi democratici in cui si suppone che l'opinione pubblica e la «volontà generale» governino, è inevitabile che la disinformazione - il processo di manipolazione dell'opinione pubblica - giochi un ruolo di primo piano.
Due obiettivi La disinformazione utilizzata in una democrazia ha due obiettivi principali:
Una disinformazione per condizionare l'opinione pubblica e tranquillizzarla È stato ben evidenziato nel libro di Arnaud-Aaron Upinsky intitolato La tête coupée ou la parole coupée («La testa mozzata o la parola tagliata»), nel capitolo III intitolato «La legge del più forte». Si tratta di un processo frequentemente utilizzato: la dialettica del dire e del fare. Diciamo ciò che piace alle persone, ciò che soddisfa le loro aspettative... poi facciamo cose assai diverse, spesso contrarie 67.
Sopra: Arnaud-Aaron Upinsky e il suo libro La tête coupée ou la parole coupée
Ecco un esempio classico: i manifesti elettorali di François Mitterand (1916-1996) durante le presidenziali del 1988: su di essi si poteva leggere questa frase: «La force tranquille» («La forza tranquilla») e la foto del futuro presidente immortalato sullo sfondo idilliaco di un villaggio francese con il suo campanile.
Tale dialettica si trova nel linguaggio moralizzante della democrazia così presentato da Arnaud-Aaron Upinsky nel suo succitato libro:
La disinformazione per nascondere chi decide realmente Sappiamo che il regime politico chiamato «democrazia classica» 70 è quasi sempre dominato da gruppi di pressione e oligarchie, secondo l'osservazione dello storico François Furet (1927-1997):
Oligarchia nascosta 72, dice François Furet; ma nascosta come? Con una doppia manipolazione:
Solo questa seconda manipolazione è
disinformazione. Come funziona? Basta lasciare che i
media dedichino articoli su articoli, trasmissioni su
trasmissioni incentrati sui fatti e sui gesti dei politici eletti
che, per lo più, sono solo comparse più o meno manipolate da
chi le ha fatte eleggere. Così, il pubblico finisce per
considerare come veri leader gli uomini che, per la
maggior parte, svolgono il ruolo di commessi dei veri
leader, che rimangono nell'ombra. I rapporti tra le oligarchie finanziarie e i comunisti
I fatti Sappiamo che l'istituzione, nel 1917, del regime sovietico in Russia fu realizzata grazie al massiccio sostegno delle oligarchie finanziarie americane ed europee. Sappiamo che queste oligarchie finanziarie, con uno spirito di continuità piuttosto notevole, hanno sostenuto questo stesso regime dal 1917 al 1990 senza interruzioni, fornendogli crediti quasi illimitati, tecnologia occidentale, fabbriche chiavi in mano, grano e materiali grezzi.
Pertanto, il «complesso militare-industriale» sovietico può essere considerato una creazione occidentale. Questo punto è stato ben evidenziato dagli studi dello storico americano Antony C. Sutton (1925-2002) e riassunto nel suo libro National Suicide. Military Aid the Soviet Union («Suicidio nazionale. Gli aiuti militari all'Unione Sovietica») 73. Scrive Sutton nella prefazione al suo libro: «I 100.000 americani morti in Corea e in Vietnam sono stati uccisi dalla nostra stessa tecnologia».
Sopra: Antony C. Sutton
e la sua opera National Suicide.
La collusione in
questione è stata riconosciuta anche da uno dei principali
interessati, David Rockefeller (1915-2017), a lungo a
capo della Chase-Manhattan Bank. Nel
numero di ottobre-novembre 1977 del bimestrale Journal of
the US-USSR Trade and Economic Council (USTEC), David
Rockefeller ha spiegato in questi termini la collaborazione
della sua banca con i Soviet:
«In questo momento
critico nelle relazioni tra gli Stati americano e sovietico
[...], è interessante ricordare che la Chase Manhattan
Bank può vantare un rapporto ininterrotto con le istituzioni
finanziarie russe che abbraccia più di cinquant'anni»
74.
Sopra: David Rockefeller e il logo della Chase Manhattan Bank.
Molto prima di Antony Sutton, il Maresciallo Philippe Pétain (1856-1951), aveva insistito su questa caratteristica della politica contemporanea che definiva la «tenebrosa alleanza». Durante un radio-messaggio, dell'11 luglio 1940, egli disse:
Sappiamo che la collaborazione tra alcune oligarchie finanziarie e i comunisti spiega ampiamente il fenomeno della decolonizzazione. Si tratta di un'operazione politica su vasta scala durata più di cinquant'anni e di cui uno degli ultimi atti è appena stato consumato in Sud Africa.
In parole povere, tale alleanza mira a distruggere l'ordine stabilito dalle potenze coloniali occidentali nelle loro colonie in Africa e in Asia; questo ordine sarà molto spesso sostituito da regimi più o meno marxisti finanziariamente dipendenti dalle grandi banche impiantate negli Stati Uniti e in Europa. Il processo è stato così descritto nel 1964 dal ministro degli Esteri del Portogallo, M. Nogeira:
Durante la decolonizzazione, abbiamo visto capitalisti e comunisti recitare ciascuno la propria parte; alcuni di solito agivano «dall'alto», altri «dal basso»; è stata consultazione, non ostilità; e se c'è stata ostilità, è stata solo parziale e transitoria 77.
La disinformazione Essa viene esercitata:
La disinformazione sui fatti L'aiuto dato alla Rivoluzione d'Ottobre, il massiccio e continuo sostegno di cui il regime sovietico ha goduto per settant'anni sono fatti troppo grandi per essere negati. Ci si è accontentati di non parlarne o di parlarne il meno possibile. Tutti conoscono i nomi di Lenin (1870-1924) e Trockij (1879-1940); ma i nomi dei loro finanziatori: Schiff, Kuhn, Loeb, Warburg, Milner, ecc..., sono ignorati dal grande pubblico. Sappiamo che l'Occidente ha aiutato la Russia sovietica; ma abbiamo un'idea scarsa dell'importanza di questo aiuto.
La disinformazione sulla spiegazione dei fatti. Lo slogan «la corda per impiccarli» La disinformazione operata su quest'ultimo punto, con pieno successo per quasi settant'anni, costituisce un vero e proprio capolavoro. Il fatto della continua collusione tra capitalismo e comunismo potrebbe essere minimizzata, ma non negata; era quindi necessario trovare una spiegazione tranquillizzante per mascherare le reali intenzioni dei capitalisti.
A questo scopo fu creato il famoso slogan «la corda per impiccarli»; i capitalisti, avrebbe detto Lenin, sono abbastanza stupidi da venderci la corda che servirà per appenderli. Ecco come fu presentata da Lenin nel 1921, l'idea riassunta nello slogan:
La disinformazione basata sullo slogan «la corda per impiccarli» si è diffusa in tutti i circoli anticomunisti. Essa permetteva ai grandi finanzieri, maestri del gioco, di condurre la loro barca al sicuro da ogni indagine indiscreta; si fingevano imbecilli, animati da uno stupido spirito di guadagno quasi suicida; quale migliore protezione avrebbero potuto innalzare contro pericolose curiosità?
Confutazione dello slogan Affermando che i capitalisti sarebbero stati così stupidi da vendere ai sovietici la corda che sarebbe servita per impiccarli, si cade in tre assurdità:
In conclusione, ricordiamoci che lo slogan «la corda per impiccarli» è uno dei migliori esempi di disinformazione politica che possiamo citare.
L'attacco a Pearl Harbor
Abbiamo già citato due esempi di disinformazione utilizzati per dare inizio ad una guerra (vedi la prima guerra del Golfo e la guerra contro i serbi). Ecco un terzo esempio di disinformazione utilizzato allo stesso scopo: l'attacco giapponese a Pearl Harbor, le cui conseguenze sono state presentate in questi termini:
Sopra: la flotta statunitense sotto attacco nella baia di Pearl Harbor.
La versione ufficiale Il 7 dicembre 1941 80, una forza navale giapponese attaccò di sorpresa la base americana di Pearl Harbor, nelle Isole Hawaii 81. Ciò provocò l'entrata in guerra degli Stati Uniti, a fianco di Gran Bretagna e Unione Sovietica, contro le potenze dell'Asse (Giappone, Germania e Italia). Di questo evento epocale nella storia contemporanea, il pubblico conserva generalmente la seguente immagine: i giapponesi attaccarono a tradimento gli americani; quattro anni dopo, furono puniti con una sconfitta esemplare.
La realtà dei fatti Nel tempo, le realtà ignorate alla fine emergono dal camuffamento cui sono state sottoposte; parlano i testimoni; le loro testimonianze vengono raccolte. Per Pearl Harbor, libri come quello dell'Ammiraglio Robert Alfred Théobald (1886-1957) intitolato The Final Secret of Pearl Harbor («Il segreto finale di Pearl Harbor»; 1954), o quello dello storico John Toland Infamy. Pearl Harbor and its Aftermath («Infamia. Pearl Harbor e le sue conseguenze»; 1982) forniscono una migliore comprensione di ciò che è realmente accaduto.
Sopra: l'Ammiraglio Robert Alfred Théobald e il suo libro The Final Secret of Pearl Harbor.
Sopra: John Toland e il suo libro Infamy. Pearl Harbor and its Aftermath.
La realtà è molto diversa dalla versione ufficiale:
Nel 1991, in occasione del 50º anniversario dell'attacco, alcuni articoli di stampa hanno riconosciuto questa realtà:
La prima disinformazione Il processo utilizzato è stato quello della contro-verità non verificabile: è stato un attacco a sorpresa. La versione ufficiale così presentata è ancora oggi quella accettata dal grande pubblico.
Una seconda disinformazione Quando la realtà dei fatti cominciò ad essere nota ad un pubblico abbastanza vasto, si dovette fornire una spiegazione... Quindi, una seconda disinformazione. Essa può essere riassunta come segue: il presidente degli Stati Uniti, il massone Franklin Delano Roosevelt (1882-1945), riteneva che il fine fosse sufficiente per giustificare i mezzi. Voleva salvare l'Europa dal nazismo e far trionfare le «democrazie» (i sovietici...).
Nonostante i vari attacchi americani ai sottomarini tedeschi nell'Atlantico, egli non era riuscito a spingere la Germania a dichiarare guerra agli Stati Uniti. C'era solo un modo per portare gli Stati Uniti in guerra contro la Germania: farsi attaccare dall'alleato della Germania, il Giappone, Questa la tesi sostenuta da Jean-Jacques Servan-Schreiber (1924-2006) nel citato articolo del Figaro-Magazine:
Tesi politicamente corretta, e quindi abbastanza facilmente accettata, ma che non coincide con la realtà. Si trattava davvero di salvare l'Europa dal nazismo? Da quando era al potere, Roosevelt aveva fatto di tutto per aiutare la Russia sovietica, quel Paese che ha permesso il trionfo temporaneo del nazismo in Europa attraverso i suoi accordi con Hitler nel 1939.
Egli fece poco o nulla per aiutare la Polonia, schiacciata dai tedeschi e dai sovietici. Lo stesso avvenne con la Francia e la Gran Bretagna nel 1940. Si trattava davvero di far trionfare le democrazie? Come qualificare i risultati della guerra iniziata da Roosevelt che si tradusse nel 1944 nel cedere metà dell'Europa dell'Est alla dittatura sovietica e - poco dopo - tutta la Cina al comunismo maoista?
La vera spiegazione Essa viene così presentata dal giornalista e storico britannico Douglas Reed (1894-1976) 83 nel suo libro The Controversy of Zion («La controversia di Sion»):
Sopra: Douglas Reed e la sua opera The Controversy of Zion.
Questa è in definitiva la spiegazione più conforme ai fatti di Pearl Harbor. Per Roosevelt e i suoi collaboratori, si trattava di fare entrare nel conflitto un Paese che non voleva la guerra, e questo essenzialmente per un doppio scopo:
Una disinformazione su due livelli Si noterà la disinformazione assai efficace di cui hanno «beneficiato» gli eventi di Pearl Harbor. Una disinformazione attuata su due livelli:
L'obiettivo perseguito Tale disinformazione aveva lo scopo di nascondere, per quanto possibile, la vera spiegazione: la collusione tra il potere capitalista e lo Stato americano da un lato, e il comunismo dell'Europa e dell'Asia dall'altro lato; una collusione che è stata rafforzata, a partire dal 1945, dalle cosiddette misure di «contenimento» 86 e che è stata, per più di mezzo secolo una delle costanti della politica estera americana.
Tale collusione a beneficio di un'espansione «contenuta» del comunismo sembra essere stata uno dei mezzi utilizzati per accelerare la marcia verso il Governo Mondiale. I globalisti avevano bisogno di una certa espansione comunista per dividere il mondo in due blocchi, per mantenerlo in uno stato di guerra permanente, per socialistizzarlo e, quindi, per distruggere gradualmente il fattore nazionale, un prerequisito essenziale per l'istituzione di un Governo Mondiale. Quindi possiamo dire che i fatti di Pearl Harbor costituiscono una delle migliori introduzioni allo studio del mondialismo.
V ESEMPI DI DISINFORMAZIONE RELIGIOSA
Premessa
La disinformazione è un processo di condizionamento degli spiriti praticato mediante la diffusione massiccia di notizie false o deformate. Ora parleremo della disinformazione operata in seno alla Chiesa cattolica. Per convincersi che una tale disinformazione esista, che abbia preso una grande estensione a partire dal 1960, e che costituisca una delle cause della crisi nella Chiesa, è sufficiente esaminare come sono state effettuate negli ultimi quarant'anni:
Sopra: il Concilio Vaticano II; l'aggiornamento della Chiesa.
Caratteristiche particolari
Come la disinformazione politica, la disinformazione religiosa operata in seno alla Chiesa ha fatto e fa ricorso ai mass media (si pensi al ruolo di un quotidiano come Avvenire), ma in modo meno esclusivo. Essa si sviluppa in un ambiente fortemente gerarchicizzato; da qui le seguenti condizioni particolari:
In quest'ultimo caso, è difficile combatterla senza apparire come disubbidenti, senza sembrare qualcuno che rimette in causa il principio di autorità. Tratteremo due esempi di disinformazione religiosa riguardanti:
Il Concilio Vaticano II
Come in ogni analisi di caso di disinformazione, bisogna passare in rassegna successivamente:
Presentazione del Concilio Dalla sua chiusura nel 1965, il Concilio Vaticano II è stato presentato ai fedeli:
Queste caratteristiche sono state affermate con forza e sono state instancabilmente ricordate in innumerevoli testi. Basti citare alcuni estratti del Messaggio al popolo di Dio e del Rapporto finale del Sinodo straordinario per il XX Anniversario del Concilio Vaticano II 87:
Sopra: propaganda in favore del Vaticano II, visto come dono dello Spirito Santo.
Tra i testi più recenti, citiamo questo passo della Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente di Giovanni Paolo II (del 10 novembre 1994, § 17-18-19):
Sopra: Giovanni Paolo II e la sua Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente.
Parlando del «profondo rinnovamento» suscitato dal Concilio, Giovanni Paolo II ha precisato:
Sopra: 13 aprile 1986. Giovanni Paolo II visita la sinagoga di Roma.
Realtà del Concilio Riprenderemo le caratteristiche appena esposte (fonte di rinnovamento, continuità dottrinale e dono dello Spirito Santo).
• Il Concilio Vaticano II, fonte di rinnovamento o causa di regressione? Per rispondere, bisogna esaminare la situazione della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II e le relazioni di causa ed effetto che potrebbero esistere tra l'una e l'altro. • La situazione della Chiesa Nel suo libro Rapporto sulla fede 89, il Cardinale Joseph Ratzinger (oggi «papa emerito») mette in evidenza i seguenti punti della situazione post-conciliare:
Una diagnosi globale sull'epoca post-conciliare viene fornita alle pagine 27-28 del suddetto libro:
Su due dei principali aspetti della crisi post-conciliare, il Cardinale Charles Journet (1891-1975) ha portato un giudizio altrettanto severo come quello del Cardinale Ratzinger: «La liturgia e la catechesi sono le due ganasce della tenaglia con cui si strappa la fede» 90.
Il Concilio Vaticano II, così com'è stato applicato, non è stato una fonte di rinnovamento
Responsabilità del Concilio Vaticano II nella situazione attuale È evidente che la situazione post-conciliare non è imputabile al solo Concilio Vaticano II, e che altre cause di decadenza ben più antiche (in particolare, la sopravvivenza del modernismo) hanno giocato un ruolo capitale. «Non bisogna lasciarsi prendere da un falso ragionamento: "Post concilium, ergo propter concilium" ("Dopo il Concilio, e dunque a causa del Concilio")», spiega il Cardinale Godfried Danneels (1933-2019) 92.
Ma il Concilio Vaticano II ha potuto esercitare un'influenza considerevole poiché, dopo il 1965, ha sostenuto il ruolo di guida quasi universalmente accettata: «I documenti conciliari sono stati la "Magna Charta" della vita della Chiesa nel corso di questi vent'anni» 93. «La stragrande maggioranza dei fedeli ha accettato il Concilio in modo positivo» 94.
Il Concilio Vaticano II ha dunque avuto necessariamente una parte (e una gran parte) di responsabilità nella catastrofe post-conciliare 95. Che ci sia stata distruzione, è ciò che hanno riconosciuto due personalità così diverse come Mons. Marcel Lefebvre (1905-1991) e Padre Joseph Gélineau s.j. (1920-2008):
Una dottrina che su certi punti si allontana dalla dottrina tradizionale Non affronteremo in questa sede, nelle sue caratteristiche proprie, la questione della libertà religiosa 98 e ci limiteremo ad un giudizio più generale del Cardinale Ratzinger su tre testi conciliari: la costituzione sulla Chiesa e il mondo contemporaneo Gaudium e Spes, la dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis humanæ e quella sulle religioni nel mondo Nostra Ætate:
Il passo del libro del Cardinale Ratzinger che contiene le due precedenti citazioni può essere così riepilogato:
Il passaggio dalla realtà alla fantasia
La ripetizione L'autorità ecclesiastica ripete instancabilmente da oltre quarant'anni che il Concilio Vaticano II è stato una benedizione, una grazia di Dio... I fedeli, abituati a credere a tutto ciò che dicono i loro pastori (atteggiamento di per sé normale... e rispettabile), hanno finito per essere convinti della cosa.
L'uso dell'argomento di autorità Le critiche che vengono fatte a questo o a quest'altro passo discutibile di un testo conciliare non ricevono abitualmente alcuna risposta 101. Quando una risposta c'è, è viene fornita nel seguente modo:
Al limite, si finisce con un processo di intimidazione (si potrebbe parlare di terrorismo intellettuale...), seguendo lo schema messo in evidenza da Jean Madiran:
Il fatto stesso di criticare sembra porre fuori dalla Chiesa la persona che critica; da questo fatto deriva una situazione malsana in cui coloro potrebbero parlare tacciono.
Il politichese Si tratta di una lingua che permette di rispondere sfiorando solamente la questione e di negare la realtà. Essa utilizza un vocabolario speciale (parole interpretate al contrario o euforizzanti...). É così si parlerà:
Citiamo, a titolo di esempio, alcuni testi del Sinodo straordinario di novembre del 1985:
Come reagire?
I fatti sono i fatti L'ubbidienza non può nulla contro i fatti. Così, sotto l'apparenza di ubbidienza, si finisce per vedere la situazione diversamente da quella che è nella realtà, e si cade nella terribile sregolatezza di cui parlava Mons. Jacques Bénigne Bossuet (1627-1704) 104.
Il ricorso instancabile a chi ha responsabilità Così decisi a ristabilire la verità sul Concilio, bisognerà chiedere instancabilmente all'autorità ecclesiastica di mettere fine a questa disinformazione insopportabile; di smettere di praticare il politichese; di rispondere alle domande precise che le sono state poste. Richiesta illusoria, si dirà. No. In questo campo, solo l'autorità ecclesiastica può rimettere le cose in ordine in modo decisivo. Chiederle di essere fedele al suo compito non è mai inutile. Il nostro compito è di supplicarla di fare ciò che le incombe, di pregare per questa intenzione e non di sostituirci ad essa.
VI LA RELIGIONE EBRAICA
I fatti
Tutti sanno - o dovrebbero sapere - che oggi bisogna distinguere due religioni ebraiche:
Sopra: da destra, il Talmud Babilonese e il trattato cabalistico Portæ Lucis.
La religione mosaica era monoteista. E la religione talmudica? Senza dilungarci troppo sulla Kabbalah e sul Talmud, accontentiamoci di riportare in questa sede alcune spiegazioni sulla religione talmudica fornite dallo scrittore ebreo Israel Shahak (1933-2001) nel suo libro Storia ebraica e giudaismo. Il peso di tre millenni.
Sopra: Israel Shahak e il suo libro Storia ebraica e giudaismo. Il peso di tre millenni.
Israele Shahak insiste sulla necessità di «sfatare alcune delle numerose idee false diffuse sul giudaismo [...], e in particolare quelle che vengono ripetute continuamente e che sono alla moda, come "la tradizione giudeo-cristiana" o "i valori comuni delle religioni monoteiste"» 105. E aggiunge:
La disinformazione negli ambienti cattolici
I cattolici, nella loro stragrande maggioranza, tendono ad identificare religione ebraica odierna e la religione mosaica; essi ignorano l'esistenza della religione talmudica che non è monoteista, come ha fatto notare Israel Shahak, e che è l'anima di ciò che egli definisce il «giudaismo reale».
Basi di questa disinformazione
Esse poggiano innanzi tutto su di un'ignoranza di vecchia data. Poi è venuto il Concilio Vaticano II. La dichiarazione conciliare Nostra Ætate sulle religioni non cristiane dedica due pagine alla religione ebraica; in esse non si stabilisce alcuna distinzione tra la religioni mosaica e quella talmudica, e viene presentata una serie di osservazioni che possono essere applicate unicamente alla religione mosaica.
In tale modo viene prolungata la confusione precedentemente evocata: si identifica l'odierna religione ebraica con quella mosaica. Bisogna riconoscere che, a partire dal Concilio Vaticano II, tale confusione è stata perpetuata da numerosi libri specializzati diffusi negli ambienti cattolici.
Prendiamo, ad esempio, una delle ultime opere sull'argomento: Le judaïsme... («Il giudaismo...»), pubblicata nel 1998, con tanto di Nihil obstat ed Imprimatur da parte dell'autorità ecclesiastica, dalle éditions de l'Atelier. La sua autrice, Suor Dominique de la Maisonneuve, è una religiosa dell'Ordine di Nostra Signora di Sion e si è laureata all'Università Ebraica di Gerusalemme.
Sopra: Suor Dominique de la Maisonneuve e il suo libro Le judaïsme...
Che cosa dice questo libro?
In definitiva, secondo questo libro che illustra il Talmud mediante alcune citazioni ineccepibili, la religione ebraica di oggi sarebbe monoteista; e il Talmud farebbe parte di questo monoteismo. La disinformazione è patente; essa utilizza i processi dell'omissione e della falsità non verificabile (o difficile a verificare). L'omissione principale riguarda la Kabbalah, che non viene neppure menzionata, mentre secondo Israel Shahak, «nell'ortodossia ebraica attuale, soprattutto presso i rabbini, la Cabala ha conservato la sua predominanza».
Conclusione
La disinformazione sulla religione ebraica è così efficace che quasi nessuno vi si oppone... ed è difficile opporvisi senza correre il rischio di essere accusato di antisemitismo. Da qui l'interesse del libro di Israel Shahak che permette di ristabilire la realtà dei fatti senza incorrere nel pericolo di subire una tale accusa.
VII Come combattere la disinformazione?
Un argomento immenso sul quale verranno fornite alcune sommarie indicazioni.
Non lasciarsi disinformare
Non avere fretta... e prendersi il tempo per distinguere, quando possibile, bugie e verità.
Mai venire a patti con la menzogna, qualunque sia
Conosciamo tutti il testo del dissidente russo Aleksandr Solženicyn (1918-2008) sul rifiuto delle bugie:
Nel suo libro Il vento va e poi ritorna 110, lo scrittore e dissidente russo Vladimir Bukovskij (1942-2019) sviluppa la stessa idea e sottolinea la «forza folgorante» dell'insubordinazione alla menzogna. Ciò che è vero per la menzogna, in generale vale anche per quella forma particolare di bugia che è la disinformazione.
Sopra: Vladimir Bukovskij e il suo libro Il vento va e poi ritorna.
Non restare passivi
Non basta non fare i conti con la menzogna, bisogna anche «reagire contro», cercando di sostenere gli organi di informazione seri. Un altro mezzo: protestare contro una certa disinformazione con i giornali che ne sono colpevoli. Non sono necessarie lunghe lettere o spiegazioni dettagliate. Nella maggior parte dei casi, il manifestante deve solo inviare al giornale il suo biglietto da visita e una fotocopia dell'articolo incriminato su cui sono stati incorniciati i passi più importanti, con qualche parola di commento a margine.
Il discernimento tra errore e verità
Esso è facilitato da:
Note
65 Sul carattere massonico dell'Ordine del B'nai B'rith vedi questo testo apparso su La Tribune juive, n° 997, 1986: «New York, 13 ottobre 1843. Al caffè Sinsberner, dodici ebrei, emigrati dalla Germania, tengono un misterioso incontro. Essi progettano di creare un'obbedienza massonica riservata ai soli ebrei [...]. Possiamo supporre che i dodici fondatori del B'nai B'rith fossero già massoni affiliati a Logge americane, perché scelsero un rituale che è un misto tra il Rito di York e il Rito degli Old Fellows americani». Per approfondire l'argomenti, vedi il libro di Emmanuel Ratier Misteri e segreti del B'nai B'rith 66 Cfr. Le Monde, del 25 marzo 1998. 67 Vedasi questa osservazione di Vladimir Volkoff: «Sapete che si può benissimo gridare una cosa e fare il contrario: per poco che si gridi abbastanza forte, è il grido che viene notato, e se abbiamo adeguatamente preparato l'opinione pubblica l'atto passa inosservato». 68 Tartuffe ou l'Imposteur è una commedia tragica in cinque atti, del drammaturgo francese Molière. Tartuffo è il nome del personaggio principale. 69 Cfr. A.-A. Upinsky, La tête coupée ou la parole coupée, éd. de L'OEIL, pag. 104. Il Terrore a cui si fa riferimento è il periodo (1793) più sanguinoso della Rivoluzione Francese (N.d.T.). 70 «La democrazia classica consiste nel non avere alcuna autorità politica il cui titolare non sia stato designato direttamente o indirettamente, per un tempo limitato, dai cittadini, che sono tutti elettori» (cfr. J. Madiran, Les deux democracies, pag. 8). 71 Cfr. F. Furet, Penser la Révolution Française («Pensare la Rivoluzione Francese»), éd. Gallimard, 1978, pag. 241. Nelle ultime quaranta pagine di questo libro, da cui è tratta la citazione di cui sopra, Furet ha riassunto il pensiero sulla Rivoluzione Francese dello storico Augustin Cochin (1876-1916). Gli anglosassoni hanno un gioco di parole per definire il camuffamento delle oligarchie in politica: «È importante conoscere il sostenitore del politico e, ancor più, il banchiere del finanziatore. Ciò che conta è conoscere il "capo" del politico e, ancor più, il banchiere del "capo"». 72 Sarebbe meglio parlare di oligarchie nascoste (al plurale) che di oligarchia (al singolare). 73 Arlington House, New Rochelle-New York 1973. 74 Citato nel numero del 22 gennaio 1990 del settimanale americano The Spotlight. 75 Cfr. Messages d'outre-tombe du Maréchal Pétain («Messaggi dall'oltretomba del Maresciallo Pétain»), Nouvelles éditions Latines, pag. 22. Naturalmente, la persona di sinistra avrà difficoltà ad accettare l'opinione del Maresciallo Pétain, collaborazionista dei nazisti, perché per la mente dei sinistrorsi è più importante il colore di chi parla della veridicità di ciò che dice (N.d.T.). 76 Cfr. I. Benson, Truth out of Africa («La verità fuori dall'Africa»). Sul fenomeno della decolonizzazione, vedi il libro di A. K. Chesterton intitolato The New Unhappy Lords («I nuovi signori infelici»). Sul colonialismo e sulla sua liceità si potrebbe aprire un dibattito, con i dovuti distinguo, ma è chiaro che, come per l'antica aristocrazia (rimpiazzata da un'aristocrazia di finanzieri), il colonialismo tradizionale è stato sostituito da un colonialismo culturale ed economico, sotto molti aspetti peggiori del primo (N.d.T.). 77 Uno degli esempi più tipici è quello dello Zimbawe (ex Rhodesia). Vedi su questo argomento il libro sopra citato di Ivor Benson. 78 Estratto dal memorandum indirizzato da Lenin a Georgy Chicherin, Commissario agli Esteri; cit. in V. Volkoff, La désinformation, arme de guerre, pag. 86. 79 Cfr. O. Friedrich, «Pearl Harbor, Day of Infamy» («Pearl Harbour, giorno dell'infamia»), in Time, del 2 dicembre 1991. 80 A Washington era il 7, mentre a Tokio era l'8 dicembre. 81 Isole situate a circa 7.000 km dal Giappone. 82 Cfr. Figaro-Magazine, del 30 novembre 1991; articolo di J. J. Servan-Schreiber. 83 Douglas Reed è stato uno dei migliori autori politici del nostro tempo. La sua opera The Controversy of Sion, scritta nel 1956, è paragonabile a quelle di Mons. Ernest Jouin o di Léon de Poncins. Egli li completa citando fonti inglesi, americane ed ebraiche generalmente poco conosciute al grande pubblico. 84 Edward Mandell House (1858-1938), eminenza grigia del mondialismo, fu consigliere del presidente Wilson, 85 Cfr. D. Reed, The Controversy of Zion («La controversia di Sion»), pag. 357. Nel resto del suo testo, Douglas Reed dimostra che questo gigantesco aiuto superò di gran lunga le esigenze di guerra. Tale aiuto dovette limitarsi agli accordi presi a Yalta. 86 Parola americana la cui traduzione (insufficiente) è «contenimento». Sostenere il comunismo e allo stesso tempo impedirgli di oltrepassare certi limiti (contenerlo), come avvenne in Corea, a Berlino, a Cuba, ecc... Questa fu una delle caratteristiche principali della politica americana negli anni 1945-1980, la parte «supporto» è stata nascosta, mentre la parte «contenimento» è ufficiale. Il «contenimento» è considerato un «principio essenziale» dell'establishment americano (negli anni 1945-1980), e quindi «un principio fondamentale della politica americana» (cfr. W. Isaacson-E. Thomas, The Wise Men, pag. 30); non lo si può comprendere se lo si separa dall'azione correlativa di appoggio. Su questo ultimo punto, si veda il già citato libro di Douglas Reed The Controversy of Sion e quello di Ivor Benson The Zionist Factor («Il fattore sionista»). 87 Sinodo che si è tenuto a Roma dal 24 novembre all'8 dicembre 1985 e che, sotto la presidenza di Giovanni Paolo II, ha riunito principalmente i Segretari delle Conferenze Episcopali, alcuni rappresentanti delle Chiese orientali e i responsabili dei vari dicasteri della Curia. 88 Messaggio al popolo di Dio del Sinodo straordinario riunitosi il 7 dicembre del 1985. Il grassetto è nostro Vedi questo testo alla pagina web http://www.romana.org/art/1_2.6_1 89 Colloquio del Cardinale Ratzinger con giornalista Vittorio Messori; pubblicato dalle Edizioni San Paolo nel 1985. 90 Cfr. L. Méroz, L'obéissance dans l'Église, aveugle ou clairvoyante? («L'obbedienza nella Chiesa, cieca o vedente»?), Martingay, Ginevra 1977, pag. 104. 91 Cfr. Rapporto sulla fede, pag. 40. 92 Rapporto al Sinodo del Cardinale Danneels; cit. in Documentation catholique, n° 1909, pag. 32. 93 Ibid., pag. 31. 94 Ibid., pag. 32. 95 É noto su questo punto il ragionamento del Cardinale Ratzinger. Non è il Concilio, ma la sua cattiva applicazione che, secondo lui, sarebbe la causa di questa catastrofe. Nel suo libro Les principes de la théologie catholique, esquisse et matériaux («I principî della teologia cattolica, schizzo e materiali»), che riproduce un testo di lui redatto dieci anni dopo la fine del Concilio, scrive Ratzinger: «La ricezione corretta del Concilio non è ancora iniziata» (pag. 418). «La ricezione reale del Concilio non è ancora cominciata del tutto» (pag. 437). E nel suo libro Rapporto sulla fede ritorna a più riprese sulla medesima idea: bisogna «riscoprire il vero Vaticano II», - bisogna «ritornare ai testi autentici del Vaticano II». Come ha fatto notare anche Jean Madiran, questa spiegazione non è accettabile. I testi conciliari sono stati interpretati e applicati da coloro che li hanno decretati; dunque, essi sono stati interpretati e applicati conformemente all'intenzione dei legislatori (vedi l'editoriale del nº 297 di Itinéraires). 96 Cfr. Mons. M. Lefebvre, Lettre ouverte aux catholiques perplexes («Lettera ai cattolici perplessi»), pag. 142. 97 Cfr. P. J. Gélineau s.j., Demain la liturgie («Domani la liturgia»), édit. du Cerf, 1976, pagg. 9-10. Padre Gélineau è uno dei maggiori compositori delle «canzonette» che in Francia hanno sostituito il canto gregoriano dopo la riforma liturgica (N.d.T.). 98 É noto che la dottrina conciliare sulla libertà religiosa afferma che la libertà di culto è un diritto sia per le false religioni che per la vera. È uno dei punti su cui questo documento si allontana dalla dottrina tradizionale. 99 Cfr. Card. J. Ratzinger, Les principes de la théologie catholique, esquisse et matériaux, pag. 426. Il Sillabo che corredava l'Enciclica Quanta Cura (dell'8 dicembre 1864) si definisce come «una raccolta che racchiude i principali errori del nostro tempo che sono stati segnalati nelle allocuzioni concistoriali, nelle Encicliche e nelle altre Lettere apostoliche del nostro Santo Padre Papa Pio IX». Ecco, nell'ordine, i principali argomenti trattati: panteismo, naturalismo, razionalismo, indifferentismo, socialismo, comunismo, società segrete, errori sulla società civile considerata sia in se stessa che nei suoi rapporti con la Chiesa, errori sulla morale, errori sul matrimonio cristiano, errori sul potere civile del Pontefice romano, errori che si riferiscono al liberalismo contemporaneo. Si tratta dunque di un testo essenzialmente dottrinale. 100 Cfr. Card. J. Ratzinger, Les principes de la théologie catholique, esquisse et matériaux, pag. 427. 101 Cfr. Card. J. Ratzinger, Les principes de la théologie catholique, esquisse et matériaux, pag. 426. Il Sillabo che corredava l'Enciclica Quanta Cura (dell'8 dicembre 1864) si definisce come «una raccolta che racchiude i principali errori del nostro tempo che sono stati segnalati nelle allocuzioni concistoriali, nelle Encicliche e nelle altre Lettere apostoliche del nostro Santo Padre Papa Pio IX». Ecco, nell'ordine, i principali argomenti trattati: panteismo, naturalismo, razionalismo, indifferentismo, socialismo, comunismo, società segrete, errori sulla società civile considerata sia in sé stessa che nei suoi rapporti con la Chiesa, errori sulla morale, errori sul matrimonio cristiano, errori sul potere civile del Pontefice romano, errori che si riferiscono al liberalismo contemporaneo. Si tratta dunque di un testo essenzialmente dottrinale. 102 Rapporto finale votato dai Padri del Sinodo; cit. in Documentation catholique, n° 1909, pag. 39. 103 Rapporto al Sinodo del Cardinale Daneels; cit. in Documentation catholique, n° 1909, pag. 31. 104 «La più grande sregolatezza dello spirito è di credere le cose come si vuole che siano, e non perché si è visto come sono in effetti» (cfr. Mons. J. B. Bossuet, Traité de la connaissance de Dieu et de soi-même, I, n° XVI). 105 Cfr. I. Shahak, Histoire juive. Religion juive. Le poids de trois millénaires, La Vieille Taupe, 1996, pag. 73. L'edizione italiana è disponibile alla pagina web https://www.sodalitiumshop.it/Storia-ebraica-e-giudaismo-Il-peso-di-tre-millenni 106 Ibid. 107 Ibid., pagg. 73-74. 108 Ibid., pag. 75. 109 Lettera aperta ai dirigenti dell'Unione Sovietica, Mosca, 12 febbraio 1974.
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Feltrinelli,
1978.
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