I
Le fonti finanziarie del comunismo sovietico - e, più in generale, del comunismo internazionale - come quelle di altri fenomeni storicopolitici contemporanei, quali il totalitarismo nazionalsocialista, sono argomento che, se da un lato è stato affrontato in maniera non del tutto approfondita e, quindi, in modo non del tutto convincente da parte della storiografia «ufficiale» - neppure da quella di scuola marxista, che pure dovrebbe essere particolarmente attenta e sensibile agli aspetti economici, che considera «strutturali», dei fenomeni politici - dall'altro ha sempre e giustamente attratto gli scrittori di tendenza cattolica 2, i quali, sia per ragioni polemiche che sulla scia del Magistero pontificio degli ultimi due secoli 3, danno prova di una peculiare considerazione per i retroscena della Storia.
Negli anni Settanta, il tema è stato affrontato con cura scientifica - cioè con un'ampia documentazione e con un adeguato apparato critico - da diversi autori, prevalentemente anglosassoni, tra i quali emerge Antony C. Sutton (1925-2002) 4. Un ulteriore contributo ci viene da due volumi 5 del giornalista e politologo francese Pierre Faillant de Villemarest (1922-2008) 6, che sintetizzano assai bene le conclusioni dell'ultima ricerca storica, integrandole con materiali inediti e con quelli da lui raccolti personalmente nella sua pluriennale attività a contatto con gli ambienti politici e diplomatici europei.
Pierre Faillant de Villemarest sostiene due tesi: la prima è che sia la Rivoluzione d'Ottobre che il nazionalsocialismo hanno beneficiato di enormi aiuti finanziari da parte del supercapitalismo internazionale per installarsi al potere e per mantenervisi; la seconda è che gli stessi ambienti hanno promosso, a partire dagli anni immediatamente seguenti la Grande Guerra, una strettissima collaborazione economica, politica e militare tra Germania e URSS, avente come scopo il riarmo e la ripresa della politica di potenza da parte della prima, nonché la sopravvivenza della seconda, nonostante le conseguenze destabilizzanti a essa causate dall'imposizione di un regime sociale contro natura ai popoli dell'antico impero russo.
II RIVOLUZIONE D'OTTOBRE
È certamente il capitolo meno ignoto della complessa vicenda descritta dallo storico Pierre Faillant de Villemarest. Alla vigilia della Grande Guerra, l'Alta Finanza internazionale deteneva già vasti interessi economici nei cinque continenti e il fenomeno delle società multinazionali era tutt'altro che sconosciuto. La guerra, poi, con la necessità sempre crescente dei governi di ricorrere a prestiti, e con la sempre maggiore importanza degli apparati industriali, aumentò l'influenza del mondo bancario sulla vita politica nazionale e internazionale.
Questo mondo, che mostra una grande coesione, ha i suoi centri decisionali negli Stati Uniti: mentre le nazioni occidentali si scagliavano le une contro le altre in una sanguinosa guerra fratricida, che segnò il tramonto dell'egemonia mondiale del Vecchio Continente, da Wall Street - che si può assumere come emblema dell'alta finanza internazionale - partivano (e partono tuttora) operazioni che, passando al di sopra dei belligeranti, miravano non soltanto a tutelare gli investimenti operati ai quattro angoli del globo, ma anche a esercitare una regìa, tanto discreta quanto efficace, sugli avvenimenti 7.
Così, lungo tutto l'arco della guerra si assistette all'«imparziale» sostegno finanziario - attraverso la concessione di crediti e con la prosecuzione degli investimenti - ai tedeschi, ai russi e agli «alleati». Per quanto riguarda la Russia, se non stupisce che i crediti e gli investimenti siano continuati anche con il profilarsi e l'attuarsi della «rivoluzione borghese» di Aleksandr Fedorovic Kerensky (1881-1970), il fatto che essi siano proseguiti anche con il procedere di questa rivoluzione in rivoluzione bolscevica pone certamente alcuni quesiti. Ed è apparentemente ancora più inspiegabile che il denaro americano abbia raggiunto, in preparazione dell'abbattimento del regime imperiale, non solo i rivoluzionari liberali e socialdemocratici, ma anche i gruppi della sinistra comunista.
La spiegazione dell'apparente contraddittorietà del comportamento dell'élite supercapitalista internazionale - sostenere economicamente uomini e movimenti politici che si dichiarano nemici mortali del capitalismo e della proprietà privata - va ricercata nel fatto che questo ambiente è sempre più infiltrato da dottrine e da ideali di origine massonico-esoterica, che propugnano una riorganizzazione universale della vita economica e di quella politica in senso sinarchico - cioè di un unico Governo Mondiale - e nella prospettiva della pianificazione delle economie nazionali e del loro coordinamento sul piano internazionale da parte di un unico centro, in un contesto di tecnocrazia, di laicismo e di socialismo di tipo «fabiano», cioè riformista, gradualista e «liberale» di matrice tipicamente anglosassone e protestante 8.
Sopra: il simbolo della Fabian Society, un'organizzazione mondialista inglese di stampo socialista fondata nel 1884.
Secondo questa visione del mondo, gli uomini delle multinazionali e delle finanziarie privilegiavano nel socialismo bolscevico appunto il momento socialista, auspicando un'evoluzione del bolscevismo in un senso più «liberale», ma, comunque, anteponendo il beneficio del fatto compiuto - la demolizione di un ordine plurisecolare - alla perfetta attuazione del modello di società sognata.
Il finanziamento diretto
Questa sostanziale non incompatibilità tra utopia «mondialista» e socialismo sovietico fece sì che - anche mettendo a repentaglio i proprî interessi economici in loco, diversi esponenti del clan supercapitalista si prodigarono per sostenere finanziariamente la Rivoluzione russa. Mentre Jacob Henry Schiff (1847-1920), uno dei dirigenti della banca nuovayorchese Kuhn, Loeb & C., iniziò a inviare denaro a vari gruppi sovversivi russi fino dal 1905 - e proseguì fino al 1920 9. Il «bolscevico» William Boyce Thompson (1869-1930) versò personalmente un milione di dollari ai bolscevichi in Russia, in occasione di una sua visita a Pietroburgo nel 1917 al seguito di una missione della Croce Rossa internazionale 10.
Sopra: la sede della banca Kuhn, Loeb & C. a New York.
Al denaro, William Boyce Thompson aggiunse la raccomandazione per i comunisti russi di utilizzarlo «per diffondere la loro dottrina in Germania e in Austria» 11. Oltre ai versamenti a titolo personale da parte di simpatizzanti dichiarati, ai bolscevichi vennero devoluti fondi da società bancarie e dai consigli di amministrazione di importanti multinazionali. Le varie iniziative vennero accentrate e coordinate sotto il nome di associazioni e di leghe per la cooperazione economica internazionale, quasi tutte con sede in un grattacielo - di proprietà dell'assicuratrice Equitable Life, controllata dalla famiglia Rockefeller - situato al numero 120 di Broadway a New York 12.
Per far giungere i fondi in territorio russo vennero predisposte «catene» di intermediazione internazionale costituite da istituti bancari corrispondenti, i quali operavano lungo un itinerario che iniziava negli Stati Uniti, proseguiva attraverso Paesi neutrali e si concludeva in Russia. «Catena» tra le più note e più efficienti sembra essere stata quella - già attiva dagli inizi del primo conflitto mondiale - organizzata dalle banche che facevano capo al Morgan Guaranty Trust e che facevano perno sulla Nya Bank di Stoccolma, diretta da Olof Aschberg (1877-1960), uno dei più affezionati «padrini» capitalisti del regime sovietico.
Sopra: Olof Aschberg, direttore della Nya Bank di Stoccolma.
I collegamenti con la casta rivoluzionaria in Russia erano tenuti da un importante - e altrettanto misterioso - agente bolscevico di nome Jacob Fürstenberg (1850-1933), detto «Ganetzki» oppure «Hanetzki». Una seconda «catena» partiva, invece, dalla Banca Franco-Russa diretta da Dimitri Rubenstein, passava attraverso Olof Aschberg a Stoccolma e si chiudeva a Pietroburgo, con la banca di Abraham Givatozvo, simpatizzante del nuovo regime e cugino di Lev Davidovich Trotsky (nato Bronstein; 1897-1940) e di Lev Kamenev (1883-1936) 13.
In questo ambiente discreto primeggiava la figura enigmatica e sinistra del rivoluzionario bolscevico - e, forse, più che bolscevico, rivoluzionario «puro» - Aleksandr Israel Lazarevic Helphand (1867-1924), detto «Parvus», cui Aleksandr Solzenicyn (1918-2008) dedicò molte pagine del suo Lenin a Zurigo 14. Sotto la voce «finanziamento diretto» non si possono non menzionare le agevolazioni ottenute da Trotsky in occasione del rientro in patria dal suo esilio americano per partecipare ai moti rivoluzionari d'Ottobre.
A Trotsky, infatti, venne fornito un passaporto americano per interessamento dell'«eminenza grigia» della presidenza Wilson, il famoso «Colonnello House» (Edward Mandell House (1858-1938), a sua volta sollecitato da ambienti del controspionaggio britannico. Quando il piroscafo sul quale viaggiava, e con lui viaggiavano esponenti del mondo industriale americano, tra i quali Charles Richard Crane (1858-1939) - venne ispezionato dalla polizia canadese in occasione del suo scalo ad Halifax, Trotsky venne fermato - e il fermo gli costò, tra l'altro, l'arrivo a Pietroburgo in ritardo rispetto a Lenin - e, perquisito, fu trovato in possesso di una somma di diecimila dollari.
Tale somma era evidentemente eccessiva per un povero esule socialista, ma si trattava forse di ciò che Trotsky stesso aveva trattenuto per sé - come argent de poche - dell'ingentissimo donativo di cinquecentomila sterline - valore 1977 - ricevuto a New York dalle mani di Madame Fels-Rothschild (1832-1924), membro della Fabian Society 15.
Il finanziamento tramite la Germania imperiale
Il tema del «treno piombato» - cioè munito di sigilli di isolamento - che riportò in Russia Vladimir Ulianov, detto «Lenin» (1870-1924), dal suo esilio svizzero, attraverso la Germania e i territori occupati dai tedeschi, ha già attirato l'attenzione degli storici 16. Il progetto di destabilizzazione dell'impero russo, messo in atto dall'impero germanico mediante l'inoculazione di potenti germi sovversivi in territorio nemico, trova nuova ampiezza e meritato risalto nelle rivelazioni di Pierre Faillant de Villemarest.
Lo stato maggiore del Kaiser, infatti, non si limitò a reintrodurre elementi rivoluzionari in Russia, ma sostenne continuativamente gli avversari del regime, sia contro Nicola II (1868-1918), sia durante il passaggio dalla rivoluzione «borghese» a quella «proletaria». Inoltre, dietro le somme considerevoli che gli agenti tedeschi fecero pervenire a Lenin, si intravvede la lunga mano di Wall Street. Fino dal 1912, Lenin aveva ventilato la possibilità, in caso di conflitto tra la Russia e la Germania, di adoperarsi per organizzare campagne disfattistiche nella sua terra d'origine 17.
Dal canto suo, l'amico-nemico di Lenin, Alexander Israel Helphand, detto «Parvus», nel 1914 fece pervenire a Berlino - tramite l'ambasciata tedesca di Costantinopoli - un vero e proprio progetto di sovversione interna della Russia, corredato da un preventivo di spesa in piena regola, che indicava in 20 milioni di rubli dell'epoca la somma sufficiente per organizzare la rivoluzione nell'impero. Il piano trovò rapida accoglienza da parte dello stato maggiore tedesco, per il quale era evidente l'interesse alla neutralizzazione del potente e tradizionale nemico dell'Est.
Così, dalla primavera del 1915 fino a tutto il luglio del 1918, il denaro tedesco cominciò ad affluire ininterrottamente verso i bolscevichi. Secondo una stima del 1921, fatta dal rivoluzionario socialdemocratico tedesco Eduard Bernstein (1850-1932), il finanziamento tedesco al Partito Comunista sovietico avrebbe raggiunto complessivamente la cifra di 50 milioni di marchi-oro dell'epoca 18. Il sistema per aggirare i fronti e le frontiere era il solito: versamenti su banche di Paesi neutrali e riscossione, o tramite ulteriori giroconti su banche sovietiche oppure in loco, da parte di agenti bolscevichi.
Oltre alla centrale di Stoccolma, attraverso la quale passavano i finanziamenti americani, ne esisteva un'altra a Copenaghen - dove operava Parvus, che aveva costituito un Istituto di Studi di Economia Internazionale - e della quale faceva parte Karl Sobelsohn (1885-1939), più noto come «Radek», che divenne uno dei più stretti collaboratori di Lenin e segretario del Komintern nel 1919. Un esempio significativo dell'impiego dei fondi tedeschi fu il potenziamento della Pravda che, tra il giugno e l'ottobre del 1917, conobbe un autentico boom della tiratura, passando da 10-20.000 copie a circa 40.000 19.
Sopra: Karl Radek e la Pravda («Verità»).
L'intervento di Wall Street in questa operazione è stato rivelato dalla presenza, nella «catena» imperniata su Olof Aschberg, di banche legate all'establishment finanziario americano: la Diskonto-Gesellschaft Bank, dalla quale partirono i fondi destinati ai bolscevichi, era la corrispondente della Russo-Asiatic Bank di New York, oltre che, appunto, della Nya Bank di Olof Aschberg.
Alla luce di queste rivelazioni, si pone spontaneamente il quesito: come poterono i governi occidentali tollerare che gli stessi ambienti finanziari che li sostenevano nella condotta della guerra contribuissero a debilitare il potente alleato dell'Intesa, che teneva impegnate sul fronte orientale decine di divisioni germaniche?
Poiché le «catene» bancarie erano le medesime, non si può pensare che ne fossero all'oscuro, tanto più che non mancò neppure qualche sporadica denuncia pubblica caduta, però, nel vuoto. Dunque, come spiegare il fatto che nessuno abbia tentato di ostacolare l'operazione?
Come non pensare che le forze che miravano a dirigere le sorti del mondo fossero meno interessate alla vittoria contro l'impero germanico e quello austro-ungarico - e, quindi, ad affrettare la «democratizzazione» dell'Europa occidentale e centrale - che non a consolidare la vittoria già ottenuta con il repentino passaggio della Russia e di diverse altre nazioni dello sterminato impero degli Zar - tra l'altro avversario e concorrente dell'imperialismo statunitense in Estremo Oriente - da un regime autocratico e sacrale ad una «moderna» repubblica socialista?
III
Terminata la Grande Guerra con l'abbattimento di tutti e tre gli imperi conservatori e cristiani ancora sopravviventi, l'interesse per la nuova Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche non venne meno, ma anzi si rafforzò, anche a fronte dell'ostentazione di buoni propositi operata dal regime. Anziché combatterla 20 - nonostante professasse un'ideologia nemica della libertà e della religione, e fondamentalmente imperialista - le potenze occidentali continuarono i loro investimenti economici in Russia, inaugurando un regime di cooperazione economico-industriale che non si interruppe fino al crollo dell'Unione Sovietica.
Così, mentre le grandi corporation americane finanziavano, aiutavano, alimentavano, costruivano, addestravano e producevano, lo Stato socialista assorbì, sostenendo il suo gigantesco apparato burocraticopoliziesco e cercando di turare le falle create nel sistema economico dall'imposizione alla società di un regime contro natura. Questo, e non la guerra, ha distrutto - ricorda Faillant de Villemarest - l'avanzata infrastruttura industriale e commerciale della santa Russia 21, e la sètta comunista non è riuscita a sopperire alla sua debolezza neppure con l'impiego massiccio della forza-lavoro coatta, fornita dal sempre più fiorente «arcipelago» concentrazionario.
Gli investimenti industriali e gli aiuti economici «alleati»
Gli interventi economico-finanziari a sostegno del sistema socialista sovietico trovarono nuovo impulso e coordinamento con la fondazione - nel maggio del 1918 - della Lega Americana per l'Aiuto e la Cooperazione con l'URSS. Subito approvata dal dipartimento di Stato, la Lega operò pressioni sugli ambienti politici e diplomatici ufficiali tra i due governi - tali da agevolare anche le relazioni economiche - e si prodigò per dissipare le perplessità sollevate dalla cooperazione con i sovietici, affioranti dal seno stesso del mondo finanziario statunitense 22.
I primi scambi - peraltro monodirezionali - avvennero verso la metà del 1919, con priorità per gli aiuti di tipo umanitario e per i generi di prima necessità - alimenti, vestiario, calzature - da parte di nove ditte americane 23. Poi si passò a forniture di impianti, di macchinari, di tecnologia e di «quadri». Stalin (1879-1953), in una conversazione con William Averell Harriman (1891-1986), consigliere di Franklin Delano Roosevelt (1882-1945) e per lungo tempo ambasciatore a Mosca, oltreché membro del clan mondialista di Washington - nel giugno del 1944 avrebbe ammesso che i due terzi dell'industria di base sovietica erano stati realizzati con l'aiuto statunitense 24.
Per razionalizzare i flussi monetari tra gli Stati Uniti - e gli altri Paesi occidentali, il cui ruolo non va sottovalutato - e l'Unione Sovietica, nel 1922 venne fondata la RusKomBank per iniziativa di Olof Aschberg, della Banca Nazionale di Germania, del Morgan Guaranty Trust e della Banca d'Inghilterra 25. Pierre Faillant de Villemarest calcola che gli Stati Uniti - non considerando gli aiuti umanitari alle popolazioni russe - abbiano investito nell'U.R.S.S. legalmente oppure illegalmente, sotto diverse forme, più di 63 miliardi di dollari.
Il colossale sforzo prodotto a favore dello sviluppo economico sovietico fu sostenuto da più di duecento gruppi bancari americani, con in primo piano la Chase National Bank dei Morgan, e l'Equitable Trust - passato dai Morgan ai Rockefeller - mentre dal 1920 al 1945 si calcola che quasi mille imprese americane abbiano operato più o meno durevolmente in territorio sovietico. Da questa potentissima iniezione di risorse e di know-how sono derivate conquiste quali l'elettrificazione completa della nazione e la diffusione di massa delle radiocomunicazioni - due realizzazioni rispettivamente della General Electric e della RCA, almeno per il 90% - la motorizzazione dei trasporti e dell'agricoltura con automezzi Ford e Caterpillar, la ripresa del sistema di estrazione e di raffinazione del petrolio e la meccanizzazione dell'esercito.
Lo stesso grande nodo industriale di Stalingrado venne costruito a partire dal 1929 da ottanta imprese americane con un pool di cinquecentosettanta tecnici 26. Il know-how economico e tecnico americano - e tedesco - arrivò anche ad influire pesantemente sulla redazione e nella messa a punto dei mitici Gosplan sovietici degli anni Trenta 27.
C'è da chiedersi se questa folla di dirigenti e di consulenti stranieri fosse rimasta all'oscuro degli orrori del comunismo sovietico e dei milioni di vittime delle epurazioni, delle deportazioni, delle carestie artificiali, dei GULag; oppure abbia finto di non vedere per non mettere a rischio il proprio profitto; oppure, ancora, abbia visto e abbia taciuto per non dovere abbandonare la propria utopia, il proprio sogno sinarchico-mondialista. Sta di fatto che l'establishment americano, per bocca di uno dei suoi più caratteristici esponenti, chiese «ad ogni americano, nell'interesse delle [...] relazioni reciproche, di impedire ogni critica della forma di governo che la Russia si è scelta» 28.
La collaborazione politica ed economica sovietico-germanica
L'altro poderoso puntello del sistema economico sovietico furono la Germania di Weimar e il regime hitleriano ad essa seguente. L'esame delle relazioni sovietico-germaniche tra le due guerre rivela come tutti i governi tedeschi - nonostante i ripetuti tentativi di insurrezione comunista in Germania - non solo non combatterono la potenza sovietica, ma instaurano piuttosto un regime di collaborazione a tutti i livelli - diplomatico, economico e militare - della quale il famigerato patto Molotov-Ribbentrop fu soltanto il culmine e l'Operazione Barbarossa e il periodo della «guerra fredda» soltanto parentesi, destinate a concludersi con l'apertura dell'Ostpolitik del cancelliere tedesco Karl Frahm, detto Willy Brandt (1913-1992) e di Herbert Wehner (1906-1990).
Fino all'ascesa di Adolf Hitler
Alla caduta dell'impero, la Germania fu scossa da moti comunisti che avvamparono in molte regioni: a Kiel, in Sassonia, in Turingia, nella zona anseatica, a Monaco, dove venne proclamata la repubblica dei soviet. Mentre infuriava la repressione promossa dal governo socialdemocratico di Weimar e dai «corpi franchi» - a Monaco caddero i rivoluzionari comunisti Karl Liebknecht (1871-1919) e Rosa Luxemburg (1870-1919) - giunse in Germania Karl Sobelsohn «Radek», inviato da Lenin per sondare le intenzioni del nuovo governo tedesco nei confronti dell'U.R.S.S. e per osservare da vicino lo sviluppo della rivoluzione in Germania; arrestato dalla polizia, egli venne incarcerato a Berlino-Moabit.
Ebbene, proprio durante il suo soggiorno in prigione vennero gettate le basi per la futura cooperazione organica tra la Russia e la Germania. La cella di Radek divenne, infatti, meta di un continuo «pellegrinaggio» di esponenti dell'establishment politico, militare e finanziario di Weimar: passarono da lui Otto Deutsch, presidente della omologa tedesca della General Electric americana, la AEG; Walther Rathenau (1867-1922), azionista della AEG, monarchico, Ministro di Weimar, legato ai clan sinarchici ed esoterici dai quali nacque il nazionalsocialismo, e tanti altri.
Sopra: il logo dell'americana AEG e il Ministro Walther Rathenau.
Le ragioni che indussero le due potenze all'accordo e alla collaborazione erano molteplici: ideali «mondialistici» della classe dirigente tedesca; interessi economici; mète diplomatiche, come ad esempio l'appoggio dell'U.R.S.S. a Versailles per attenuare alla Germania le conseguenze della sconfitta; ragioni militari, come la possibilità di ricostruire un esercito all'altezza del ruolo europeo della Germania, aggirando le clausole restrittive e punitive del trattato di pace in materia di armamenti; interessi politici, come la collaborazione allo sviluppo economico sovietico offerta in cambio della garanzia della non-esportazione della rivoluzione comunista in Europa.
La tappa più importante di questa vicenda fu il Trattato di Rapallo del 16 aprile 1922, con il quale Mosca rinunciava al pagamento dei danni di guerra da parte dei tedeschi e dichiarava la Germania «nazione privilegiata» negli scambi commerciali: il Trattato prevedeva anche clausole «segrete» in materia di collaborazione industriale e militare. Proprio in questo campo la cooperazione iniziò per prima e, mentre le grandi società tedesche di armi - Krupp, Junkers, Dornier, Heinkel, Fokker, MAN, Deutz, Daimler - cominciavano la costruzione di nuovi stabilimenti sul suolo russo destinati a produrre sia a vantaggio dell'Armata Rossa che della Reichswehr, armi e macchinari tedeschi, «sovrabbondanti» rispetto a quanto fissato a Versailles, presero la via della Russia per eludere il controllo delle commissioni militari alleate.
Sopra: i delegati russo-tedeschi al Trattato di Rapallo del 1922.
L'Armata Rossa venne riorganizzata e modernizzata da quadri militari e da tecnici tedeschi (nel 1922 essi erano circa 5.000) in territorio sovietico vennero addestrate sul terreno truppe della Reichswehr, che in pochi anni triplicò silenziosamente i suoi effettivi. Lo sforzo militare comune venne coordinato da una misteriosa «sezione R» del Ministero della Difesa tedesco, cui faceva capo una centrale in Russia, la cosiddetta «Zentral Moskau».
Il personaggio che tirava le fila di questa operazione industriale e militare, fungendo da tramite con i mondi finanziari tedesco e americano - i quali aprirono crediti all'U.R.S.S. per 150.000.000 di marchi nel 1923, per 100.000.000 nel 1925 e per 300.000.000 nel 1926 29 - era il Colonnello Kurt von Schleicher (1882-1934), che fu poi uno degli artefici della scalata al potere di Hitler e che venne fatto assassinare da quest'ultimo nel 1934.
Il traffico di armi e di uomini tra il territorio tedesco e la Russia trapelò in Europa - a causa di alcuni incidenti «sul lavoro» e per opera dei servizi segreti della Polonia, che avvertiva sempre maggiore il disagio di trovarsi schiacciata tra due potenze - ma non trovò alcuna eco nei mass-media dell'epoca. Un particolare significativo: i tedeschi costruirono fabbriche di armi e di munizioni fino nella Russia centrale e furono proprio queste, nel 1942, a consentire all'U.R.S.S. di resistere fino all'arrivo dei soccorsi americani.
Sopra: fabbrica di trattori a Stalingrado nel 1930.
Pierre Faillant de Villemarest stima che la potente iniezione di risorse tedesche abbia consentito lo sviluppo dei settori di base dell'economia sovietica fino alla metà degli anni Cinquanta 30. Negli altri settori industriali si assistette al travaso tecnologico e finanziario tedesco che si indirizzava verso i campi minerario - ferro, carbone del bacino del Don - petrolifero - raffinerie di Batum, Baku, e così via - dell'acciaio, meccanico, ferroviario, chimico - coloranti, gas, ecc...
Durante l'ascesa e il potere del Führer
I benefici soprattutto militari di questa intesa organica con l'Unione Sovietica fecero sì che le correnti nazionalistiche e neo-imperialistiche presenti in Germania premessero sul governo socialista di Weimar perché svolgesse una politica estera più vigorosa e mirasse in tempi brevi a scalzarlo.
Il profilarsi dell'ascesa al potere del nazionalsocialismo e, poi, la sua vittoria non solo non interruppero la politica di collaborazione tra l'U.R.S.S. e la Germania, ma non la rallentarono neppure; anzi, Mosca adeguò la sua politica estera - sia quella ufficiale, sia quella gestita tramite la KPD (Kommunistische Partei Deutschlands), il Partito Comunista tedesco, e l'apparato clandestino di spionaggio - alla politica del nuovo regime e trattò quest'ultimo da interlocutore valido, non nascondendo, sovente, la propria simpatia per gli aspetti pesantemente socialisti del totalitarismo hitleriano.
Sopra: bandiera del Kommunistische Partei Deutschlands.
Mosca, come ai tempi di Weimar, così con la dittatura nazionalsocialista, mantenne fede ai patti: non approfittò del caos creato dal putsch di Wolfgang Kapp (1858-1922), nel 1920; per favorire l'intesa economica, nel 1921 offrì al cancelliere Paul Ludwig Hindenburg (1847-1934) di far cessare la propaganda rivoluzionaria in Germania e di mettere «in sonno» l'apparato clandestino; fece votare la KPD insieme alla destra e ai popolari bavaresi contro la richiesta di leggi speciali fatta dalla sinistra in seguito all'assassinio di Walther Rathenau, nel 1922.
Abbandonò a sé stesse le rivolte comuniste della Ruhr, nel 1923, e della Sassonia; nel 1929, rifiutò - di fatto - di trarre vantaggio dalle conseguenze sociali della Grande Crisi per scatenare la rivoluzione in Germania; procedette all'epurazione della KPD dei militanti contrari all'intesa con il governo tedesco; fece in modo che la KPD votasse contro il governo socialdemocratico a fianco dei popolari, dello Stahlhelm e dei nazionalsocialisti nel referendum prussiano del 1930. L'avvento alla cancelleria di Adolf Hitler venne accolto con queste dichiarazioni: «I nostri rapporti con la Germania hanno sempre occupato un posto a parte», affermò il ministro degli Esteri Molotov il 28 dicembre 1933;
Così si espresse il Ministro degli Esteri russo Mejer Wallakh, alias Maksim Litvinov (1876-1951) il 29 dicembre 1933.
Così sentenziò Stalin il 26 gennaio 1934, davanti al XVI Congresso del Partito Comunista dell'U.R.S.S. 31. La conseguenza di questa buona accettazione fu la concessione a Mosca - nella primavera del 1935 - di crediti a lungo termine per un ammontare di 200.000.000 di marchi-oro 32.
Per favorire il meccanismo dei rapporti con la Germania nazionalsocialista, a partire dal 1936 Stalin sostituì il Ministro degli Esteri Maksim Litvinov, ebreo, con Viacheslav Ivanovich Molotov (1890-1986) e, nelle grandi purghe di quegli anni, epurò dei loro animatori ebrei le reti clandestine all'estero, Sobelsohn-Radek e Jacob Fürstenberg-Ganetzki compresi, e con analoghi intenti gettò nella fornace della guerra civile spagnola gli attivisti «troppo» antifascisti 33.
Se, da parte sovietica, le dichiarazioni - e gli atti concreti - di collaborazione con la Germania si moltiplicavano, da parte dei nuovi dirigenti tedeschi non mancarono espressioni analoghe, che rivelano come, tra il nazionalsocialismo e il bolscevismo, vi fosse più una sorta di rivalità politica che non una vera e propria opposizione ideologica 34.
Come il Partito nazionalsocialista non partecipò alla crociata anticomunista dei «corpi franchi» - animati da ex combattenti e dalla destra tedesca - così, nella sua marcia verso il potere, non combatté i comunisti se non per necessità di affermarsi e, se Adolf Hitler scagliò la Germania contro l'Unione Sovietica nel 1941, lo fece da dominatore dell'intera Europa e in una prospettiva chiaramente e apertamente imperialistica, mirando più agli spazi dell'impero russo che non a distruggere la centrale del comunismo mondiale 35.
Stalin fece di tutto per propiziare la vittoria del nazionalsocialismo in Germania - impedendo sempre, ad esempio, che la KPD si coalizzasse con le altre forze antifasciste - e, forse, il massiccio afflusso di militanti anticomunisti verso le formazioni nazionalsocialiste, avvenuto tra il 1932 e il 1933, non è dovuto solo alla simpatia o alla similitudine ideologica 36. Il massimo grado di alleanza tra i due totalitarismi venne comunque raggiunto all'indomani del patto di non aggressione del 1939 e della conseguente spartizione della Polonia, allorché si videro operare concordemente gli apparati polizieschi delle due potenze, la Gestapo e la NKVD - dalla quale nascerà il KGB - contro i rispettivi avversari nel Paese occupato.
Stalin consegnò ad Adolf Hitler più di cinquecento comunisti tedeschi e austriaci esuli nell'U.R.S.S. 37. Se la parte meno «elastica» dell'apparato comunista mondiale conobbe il GULag, quella «obbediente» così si espresse, il 9 febbraio 1940, in un articolo apparso sul Die Welt di Stoccolma, firmato da Walter Ulbricht (1893-1973) e da Herbert Wehner, futuro leader socialdemocratico della Repubblica di Bonn e con cui collaborò già da questi anni il futuro cancelliere federale Willy Brandt:
IV
Come già accennato, Pierre Faillant de Villemarest avanza la fondata ipotesi che per il clan supercapitalista internazionale, imbevuto di utopie tecnocratiche e sinarchiche, il socialismo marxista, il socialismo «nazionale» e quello «liberale» - sul tipo del New Deal roosveltiano - siano tre aspetti di una unica realtà, e che le esperienze fatte negli anni tra le due guerre mondiali dalla Germania e dalla Russia siano per esso entrambe meritevoli di attenzione, di sostegno e di tutela, sia come tali, sia, comunque, per la loro capacità potenziale di dissolvere i residui «feudali» - cioè cattolici e monarchici - della vecchia Europa.
Negli anni in esame, le più alte sfere della politica e dell'economia tedesche erano legate ai circoli mondialisti americani: basti pensare ai tre cancellieri di Weimar Joseph Karl Wirth (1879-1956) - legato alla AEG di Otto Felix Deutsch e di Walther Rathenau - Wilhelm Cuno (1876-1933) - emanazione dell'Alta Finanza tedesca e Presidente della Hamburg-Amerika Linie - e Gustav Stresemann (1878-1929) - appartenente all'Unione Commerciale tedesco-americana, nonché a Hjalmar Schacht (1877-1970), vera «eminenza grigia» del potere nazionalsocialista 39.
Il nazionalsocialismo nacque negli ambienti sinarchici ed esoterici tedeschi strettamente collegati alle Società Segrete di tipo pangermanico e massonico. La saldatura mondialismo-nazismo avvenne all'incirca nel modo seguente: Rudolf Hess (1894-1987) e gli altri fondatori del movimento nazista - Max Amann (1891-1957), Dietrich Eckart (1868-1923), Alfred Rosenberg (1893-1946) e Adolf Hitler - facevano già parte di una Società Segreta, la Thule, cui apparteneva anche Rudolf Glauer (meglio conosciuto come il Barone von Sebottendorf; 1875-1945), a sua volta in stretto contatto con Anton Drexler (1884-1942), emanazione di ambienti analoghi e fondatore della DAP (Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei), il Partito Tedesco del Lavoro. A questo partito aderì Adolf Hitler, che ne divenne in breve il leader e che ne mutò il nome in NSDAP, Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi.
Sopra: Anton Drexler e
il simbolo del Deutsche Arbeiter Partei e del
Furono Walther Rathenau e
Hjalmar Schacht a mettere in contatto
questi ambienti esoterico-politici con
i circoli mondialisti anglosassoni animati da Houston Stewart
Chamberlain (1825-1927) 40, da Karl Ernst Haushofer (1869-1946)
e da
Richard Coudenhove-Kalergi (1894-1972), a cui non furono
estranee influenze magiche mutuate attraverso
Aleisteir Crowley (1875-1947) e
Ignatius Trebitsch-Lincoln (1879-1943)
41. La «sponsorizzazione» del Partito
Nazionalsocialista da parte del mondo finanziario americano si
tradusse, fin dai primissimi anni Venti, in un abbondante sostegno
in denaro.
Che Adolf Hitler abbia ricevuto aiuti finanziari dagli
ambienti della grande industria tedesca è vero - ed è il cardine
dell'interpretazione marxista del nazismo - ma non ci si può fermare
a questo «mondo», costituito dai vari Fritz Thyssen
(1842-1926), August Borsig (1804-1854), Albert Voegler
(1877-1945), Alfred Krupp (1854-1902), Emil Kirdorf
(1847-1938), Fiedrich Flick (1883-1972) e George von
Schnitzler. Se ne devono cercare le radici oltre Oceano.
In prima pagina sul
giornale comunista A-I-Z (Arbeiter Illustrierten Zeitung;
nº 42, del 16 ottobre 1932): «Il significato del saluto
hitleriano. Il piccolo uomo chiede grandi doni».
I tre
principali cartelli industriali di Weimar - primi beneficiari dei
piani di ricostruzione postbellica attuati dagli Stati Uniti - e
cioè quello del carbone e dell'acciaio, Vereinigte Stahlwerke;
quello dell'elettricità, AEG e Osram, e
quello chimico, IG Farben, furono tutti e tre
finanziati da Wall Street e tutti e tre, a loro volta,
figuravano tra i sostenitori di Adolf Hitler: da essi vennero
versati al Führer 400.000 marchi-oro in
vista delle elezioni del 1933 42.
Henri Deterding (1866-1939) della Royal Dutch - la
Shell - fece pervenire personalmente al leader
tedesco, nel 1922, 4.000.000 di fiorini olandesi,
con i quali questi acquistò il quotidiano Völkischer Beobachter,
trasformandolo nel settimanale politico del movimento.
Sopra: da sinistra, i loghi della Vereinigte Stahlwerke, dell'AEG, dell'IG Farben e della Royal Dutch.
Sopra: il Völkischer Beobachter, il quotidiano tedesco che
Adolf Hitler acquistò
con i soldi della Royal Dutch.
Tra il 1929 e il 1933 lo stesso Henri Deterding versò ancora 50.000.000
di marchi ai nazionalsocialisti e, nel 1934, altri 55.000.000
di sterline 43. Solo considerando
il denaro di provenienza americana, Pierre Faillant de Villemarest
calcola che i nazisti abbiano ricevuto complessivamente in quattro
anni, cioè dal 1929 al 1932, 32.000.000 di dollari
44.
I magnati tedeschi, dal canto loro,
contribuirono con 250.000 marchi, versati da Fritz Thyssen nel 1931
45, e con un donativo di 100.000 marchi,
offerto da Emil Kirdorf nel 1929; lo stesso Kirdorf nel 1931
riconobbe ad Adolf Hitler una «tangente» di cinquanta pfennig
per ogni tonnellata di carbone venduta - la sola Ruhr, l'anno
successivo, ne produsse 73.000.000 - e ancora, nel febbraio del
1933, girò sul conto di solidarietà del Partito Nazionalsocialista
altri 600.000 marchi 46.
V
Questo è, per sommi capi, il quadro che Pierre
Faillant de Villemarest descrive nei suoi due volumi. Che cosa
pensare? Al di là di considerazioni di carattere generale - quali,
ad esempio, l'importanza talora decisiva dei retroscena nella genesi
degli avvenimenti - quanto meno non si può non giudicare un fatto
come il processo di Norimberga diversamente da una tragica e iniqua
farsa; si è indotti a pensare che l'aiuto militare americano a
Stalin fu solo la conseguenza di accordi stipulati decenni prima;
che Yalta - e la conseguente «liquidazione» degli organismi e dei
movimenti anticomunisti europei - fu soltanto un capitolo della
conquista del mondo da parte della Rivoluzione.
Che questa non è
ancora completamente realizzata e che la Trilateral Commission,
il Council on Foreign Relations e il Bilderberg
Club, per fare solo qualche nome, sono strumenti del
mondialismo per perseguire nei nostri anni gli scopi di sempre.
Ancora: come immaginare di potere ostacolare questa «tremenda
potenza dell'unione tra i malvagi»? 47.
Sopra: i loghi degli
organismi mondialisti Trilateral Commission, Council on Foreign Relations
e Bilderberg
Club.
Certo ricorrendo, umili
e fiduciosi, all'intercessione
onnipotente di Maria Ausiliatrice, affinché affretti la
instaurazione
del regno del suo Cuore Immacolato sul mondo, di quel Cuore che,
secondo la promessa di Fatima, «infine», inevitabilmente,
«trionferà» 48,
e offrendoLe i piccoli ma importanti meriti che nascono dall'azione
intelligente e costante a favore della verità, anche di quella
storica.
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Note
1 Titolo originale dell'articolo: «Le fonti finanziarie del comunismo e del nazionalsocialismo»; estratto da Quaderni di Cristianità, anno I, nº 1, primavera 1985. Scritto reperibile alle pagine web: https://alleanzacattolica.org/le-fonti-finanziarie-del-comunismo-e-del-nazionalsocialismo/ http://www.agribionotizie.it/le-fonti-finanziarie-del-comunismo-e-del-nazionalsocialismo/ http://www.cogitoergo.it/le-fonti-finanziarie-del-comunismo-e-del-nazionalsocialismo/ Oscar Sanguinetti nasce a Milano nel 1949. Nel 1974 si laurea in Storia Moderna con una tesi sui movimenti popolari controrivoluzionari nella Lombardia della fine del Settecento. Affianca a esperienze professionali in altri campi, attività di studio e di ricerca storica che lo portano, nel 1996, a pubblicare il suo primo volume, Le insorgenze contro-rivoluzionarie in Lombardia nel primo anno della dominazione napoleonica, prefato dal compianto amico e maestro Marco Tangheroni (1946-2004). Nel 1995, con Marco Invernizzi e altri, fonda a Milano l’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale (ISIIN). Attualmente opera come ricercatore senior presso l'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea (ISEM) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). È autore di diversi saggi, apparsi in volumi, in opere collettanee e su riviste, e ha promosso e curato diverse pubblicazioni di argomento storico e politico. Dirige Annali Italiani. Rivista di studi storici, organo dell’ISIIN, nonché Cultura & Identità. Rivista di studi conservatori, testata indipendente di cultura e politica; collabora alle riviste Il Timone e Cristianità. 2 Pare opportuno ricordare, almeno fra quanti hanno operato nel XX secolo, il conte Léon de Montaigne de Poncins, nato a Civens, in Francia, nel 1897 e deceduto a Tolone nel 1975; e Padre Denis Fahey C. S. Sp., nato a Kilmore, in Irlanda, nel 1883 e morto a Dublino nel 1954. 3 Cfr. in particolare la fondamentale Enciclica di Leone XIII Humanum genus e la nozione di «corpo mistico del diavolo» presente nella teologia cattolica fin dalla patristica (cfr. S. Tromp s.j., Corpus Christi quod est Ecclesia. Introductio generalis, 2ª Ed. riveduta e aumentata, Università Gregoriana, Roma 1946, pagg. 160-166. 4 Cfr. A. C. Sutton, Wall Street and the Rise of Hitler («Wall Street e l'ascesa di Hitler»), '76 Press, Seal Beach 1976; Wall Street and the Bolshevik Revolution («Wall Street e la Rivoluzione Bolscevica»), Arlington House, New Rochelle 1974; Wall Street and Franklin Delano Roosevelt, Arlington House, New Rochelle 1975. 5 Cfr. P. Faillant de Villemarest, Les sources financières du communisme. Quand l’URSS était l’alliée des nazis («Le fonti finanziarie del comunismo. Quando l'U.R.S.S. era alleata dei nazisti»), 2ª Ed. CEI; Lettre d'information, Cierrey 1984, pagg. 258; Les sources financières du nazisme («Le fonti finanziarie del nazismo»), ibid., 1984, pag. 96. Le due opere, di diversa mole, hanno una storia: nel marzo del 1984 usciva un volume dal titolo, scelto dall’editore, Quand l'URSS était l'alliée des nazis, pubblicato da Crémille-Framont, Ginevra-Parigi. Poiché in esso sempre l'Editore aveva soppresso un intero capitolo - e precisamente quello dedicato alla descrizione dettagliata delle fonti finanziarie del nazionalsocialismo e intitolato I padrini mondialisti del nazismo - e aveva ridotta l'introduzione a poche righe insignificanti - l'Autore ha proceduto alla ristampa dell'opera a cura del CEI, il Centre Européen d'Information e della Lettre d'information, restaurando il titolo originale e facendola seguire da un secondo volume - di dimensioni assai ridotte rispetto al primo - con le due parti «censurate» riprodotte in integro. 6 Pierre Faillant de Villemarest, dopo avere fatto parte della Resistenza militare e - dopo il 1945 - delle forze di occupazione francesi in Germania come membro dei servizi di sicurezza militari, esordì nel giornalismo nel 1951, specializzandosi in cronache e studi sui retroscena politici e diplomatici internazionali. I suoi articoli appaiono sui principali quotidiani e periodici francesi (Le Figaro, Combat, L'Aurore, Paris-Presse), belgi, tedeschi, svizzeri, statunitensi, turchi, giapponesi e del Sud-Est asiatico. Ha pubblicato finora dodici libri di vario argomento. È membro del pool di quaranta esperti stranieri che, con gli omologhi americani, formano l'apparato dell'United States Strategic Institute di Washington. Nel 1970, egli ha fondato il CEI, il Centre Européen d'Information, e ha iniziato a pubblicare la Lettre d'information che, con cadenza trisettimanale, raggiunge abbonati di diciassette Paesi, aggiornandoli con notizie di carattere riservato su quanto avviene negli ambienti politici ed economici internazionali, con particolare riguardo al mondo comunista in generale. Nel 1983, egli ha dato vita alla CIRPO, la Conférence Internationale des Résistances en Pays Occupés, con l'obiettivo di coordinare e di sostenere propagandisticamente le diverse organizzazioni di opposizione ai regimi comunisti. P. Faillant de Villemarest collabora regolarmente con l'autorevole rivista svizzera L'impact suisse. 7 L'esempio più clamoroso di questa rete tesa dai potentati finanziari sul capo dei governi è quello dei fratelli Warburg, legati alla Banca Kuhn, Loeb & C. Uno di essi, Paul Moritz, restò negli Stati Uniti; un altro, Max, si installò ad Amburgo e si mise in relazione con un altro fratello, Felix, diventato consigliere del Kaiser a Berlino; un quarto fratello, James, si stabilì a Londra. Il giro mentale di questa famiglia ci viene rivelato da James Warburg quando, nel 1932, affermò: «Occorre promuovere un'economia pianificata e socialista e, poi, integrarla in un sistema socialista di dimensioni mondiali» (cfr. P. Faillant de Villamarest, Les sources financiéres du communisme. Quand l'URSS était l'alliée des nazis, pagg. 56-57). 8 Alcune figure dell'establishment liberal americano ostentano pubblicamente simpatia per il socialismo marxista e vengono chiamati i «bolscevichi americani». Tali furono John Reed, lo storico comunista della Rivoluzione d'Ottobre; F. A. Vanderlip, Presidente della National City Bank; William Boyce Thompson, direttore del Federal Reserve Board; Charles F. Crane, uno dei dirigenti della Westinghouse (cfr. P. Faillant de Villamarest, op. cit., pagg. 54-65). 9 Cfr. P. Faillant de Villamarest, op. cit., pag. 54, riprendendo J. Bordiot, L'Occident démantelé («L'Occidente smantellato»), Librairie Française, Parigi 1970. 10 Cfr. Washington Post, del 2 febbraio1917. Su questa strana missione umanitaria - composta da circa trenta persone, delle quali solo cinque erano medici e due infermieri, e il resto era costituito da emissari di Wall Street, vedi P. Faillant de Villamarest, op. cit., pagg. 87-88. 11 Cfr. P. Faillant de Villamarest, op. cit., pag. 58. 12 La Guaranty Trust Company di J. P. Morgan diede vita all'American International Corporation, cui partecipò l'assicuratrice Equitable Life, della famiglia Rockefeller. Otto Kahn della Banca Kuhn, Loeb & C, creò la Lega per una Democrazia Industriale, mentre da ambienti legati alla General Electric nacque la Lega per l'Aiuto e la Cooperazione con la Russia, della quale faceva parte anche Henry Ford; e, ancora, nel grattacielo di Broadway hanno sede la Dupont de Nemours, la Ingersoll Rand e la National City Bank. Legato agli ambienti dei Rockefeller - suo padre era direttore della banca tedesca dell'Equitable Life - era il futuro Ministro delle Finanze del Terzo Reich, Hjalmar Horace Greely Schacht (cfr. P. Faillant de Villamarest, op. cit., pagg. 60-61). 13 Cfr. P. Faillant de Villamarest, op. cit., pagg. 63-64. 14 Cfr. A. Solzenicyn, Lenin a Zurigo, Mondadori, Milano 1976. 15 Cfr. P. Faillant de Villamarest, op. cit., pag. 80. 16 Cfr. A. Solzenicyn, op. cit.; M. Pearson, Il treno piombato, Sperling & Kupfer, Milano 1976. 17 Vedi le rivelazioni del rivoluzionario russo Vladimir Burtzev, passato in Occidente negli anni Venti, riportate in P. Faillant de Villamarest, op. cit., pag. 68. 18 Cfr. P. Faillant de Villamarest, op. cit., pag. 80. 19 Ibid., pag. 76. 20 Le truppe dell’Intesa presenti in territorio russo durante la guerra civile combatterono solo in due casi: per allontanare i giapponesi dall'Estremo Oriente russo, dove si erano infiltrati approfittando del vuoto di potere successivo alla Rivoluzione d'Ottobre, e per difendere le sedi diplomatiche occidentali nell'infuriare della lotta; non vi fu mai alcuno scontro con l'Armata Rossa, né, tanto meno, diedero mai appoggio alle armate «bianche» (cfr. P. Faillant de Villamarest, op. cit., pag. 101). 21 Cfr. P. Faillant de Villamarest, op. cit., pagg. 106-107. 22 Ibid., pag. 104. 23 Ibid., pag. 107. 24 Ibid., pag. 109. 25 Ibid., pag. 108. 26 Ibid., pagg. 108-109. 27 Ibid., pag. 111. 28 Così si espresse Thomas Watson, direttore dell'IBM, nel 1933, durante un ricevimento in onore di Maksim Litvinov, ministro degli Esteri di Stalin, organizzato al Waldorf Astoria di New York (cfr. P. Faillant de Villamarest, op. cit., pagg. 113-114). 29 Cfr. P. Faillant de Villamarest, op. cit., pag. 176. 30 Ibid., pag. 182. 31 Ibid., pagg. 196-197. 32 Ibid. 33 Ibid., pag. 198. 34 Ovviamente ciò vale per il vertice dei due movimenti: alla base, la lotta tra le squadre nazionalsocialiste e i militanti comunisti infuriava più dura e sanguinosa che mai, causando ventinove morti nei due campi nell'arco di diciotto mesi tra il 1930 e il 1931, e ottantadue morti nel 1932 (cfr. P. Faillant de Villamarest, op. cit., pag. 213). 35 Nel 1941, Adolf Hitler non volle ascoltare i consigli di Boris Bajanov - segretario personale di Stalin e archivista del Politburo dal 1920 al 1928, fuggito in Occidente e arrestato dalla Gestapo nei dintorni di Parigi dopo l'occupazione - che consigliava: «Occorre che voi costituiate un governo russo in esilio e un esercito di liberazione perché se farete la guerra contro il comunismo, il popolo sarà dalla vostra parte. Ma se farete la guerra alla Russia, il popolo sarà contro di voi». Hitler replicò: «Un governo russo non è nemmeno in questione: la Russia sarà una colonia tedesca, amministrata da tedeschi» (cfr. P. Faillant de Villamarest, op. cit., pag. 204; si tratta di dichiarazioni raccolte dall'autore). 36 Pierre Faillant de Villemarest cita un rapporto del prefetto di polizia di Berlino che afferma: «Negli ultimi anni, i vecchi membri del fronte rosso sono passati in massa alle S.A. Parecchi capi attuali nazisti sono comunisti. A Berlino, secondo informazioni di polizia raccolte da me, le sezioni d'assalto naziste contavano (nel 1933) fino al 50% di ex comunisti. Ed è perciò che i nazisti agiscono, nei loro colpi di mano, seguendo gli stessi metodi dei comunisti. I nazisti assorbirono i gruppi terroristi» (cfr. P. Faillant de Villamarest, op. cit., pag. 215). 37 Cfr. P. Faillant de Villamarest, op. cit., pag. 225. 38 Ibid. 39 Questi, al processo di Norimberga, alluse nella sua deposizione al fatto che, a suo parere, il nazionalsocialismo fosse stata un'esperienza di socialismo dirigistico del tutto analoga al New Deal americano, e lanciò, in sostanza, un avvertimento che, se sfuggì ai giudici non-iniziati, non mancò di arrivare certamente ai «padrini» del nazionalsocialismo stesso, tanto americani che sovietici, e servì altrettanto certamente ad evitare il capestro a Hjalmar Schacht (cfr. P. Faillant de Villamarest, op. cit., pagg. 199-200). 40 Inglese (1855-1927), genero di Richard Wagner, dottrinario del pangermanesimo, fu consigliere di Guglielmo II; Adolf Hitler lo considerò il fondatore spirituale del Terzo Reich (cfr. P. Faillant de Villamarest, op. cit., pag. 129). 41 I veri nomi di questi due personaggi sono, rispettivamente, Alexander - in gaelico, Aleister - Crowley, nato a Manchester nel 1875 e morto a Hastings nel 1947; e Timoteo-Ignazio Trebitsch, nato a Paks, in Ungheria, nel 1879 e morto a Shangai nel 1943, il cui secondo cognome «Lincoln» venne aggiunto dopo l'ingresso del soggetto nella Chiesa anglicana (cfr. W. Gerson, Le nazisme société secrète, Éditions J'ai lu, Parigi 1976; particolarmente interessanti risultano i cenni biografici contenuti nelle appendici B e D). 42 Cfr. P. Faillant de Villamarest, op. cit., pag. 24. 43 Ibid., pagg. 25-26. 44 Ibid., pag. 28. 45 Ibid., pag. 38. 46 Ibid., pagg. 40-41. 47 Cfr. E. Ramière s.j., L'apostolato della Preghiera in unione col Cuore SS.mo di Gesù, Messaggero del S. Cuore, Roma 1927, pagg. 179-185.
48
Cfr. A. A. Borelli Machado,
Le apparizioni e il messaggio di Fatima secondo i manoscritti di
suor Lucia, 4a ed. it., Cristianità, Piacenza 1982,
pag. 37.
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