di Yann Le Coz 1
I CONSTATAZIONI
Le migrazioni, un dato di fatto
I movimenti di popolazione, individuali o collettivi, sono sempre esistiti. Le cause, che è indispensabile individuare per una buona trattazione della questione, possono essere diverse: deterioramento delle condizioni di vita del Paese d'origine, asilo politico, fuga dai pericoli o dalle guerre 2, occupazione e sfruttamento di territori abbandonati, colonizzazione più o meno pacifica, anche per conquista, e perché no, voglia di «cambiare aria»...
L'emigrazione, un diritto
La Terra non è un centro di detenzione. Ciò significa che tutti devono avere la possibilità di migrare. Il buon senso parla di un «diritto naturale all'emigrazione», mentre il Magistero della Chiesa insegna che «i beni creati da Dio per tutti gli uomini» devono essere «a disposizione di tutti» 3. Ciò deriva dal principio della destinazione universale dei beni della Terra. Partendo da questo diritto, alcuni rivendicano il diritto di stabilirsi - di immigrare - ovunque ritengano opportuno. A volte andando contro il buon senso e creando allo stesso tempo un certo scompiglio.
L'immigrazione in Francia, ieri
La Francia ha sempre accolto gli stranieri. In quattro occasioni, la Francia è stata persino governata da regine straniere: Bianca di Castiglia (1188-1252), reggente per San Luigi IX (1214-1270), Caterina de' Medici (1519-1589), reggente per Carlo IX (1550-1574), Maria de' Medici (1575-1642), reggente per Luigi XIII (1601-1643) e Anna d'Austria (1601-1666), reggente per Luigi XIV (1638-1715). Cosa c'è di meglio per la promozione degli stranieri (e delle donne)?
Nel XIX secolo, quando gli stranieri arrivarono in gran numero, le difficoltà e gli scontri espressero il timore di vedere minacciata l'identità nazionale. Così fu durante l'immigrazione italiana del 1850 o quella polacca, all'inizio del XX secolo, i cui cittadini arrivarono in molti casi con il desiderio di mettere radici. Ma di origine europea, essi erano impregnati di una storia, di una cultura e di costumi cristiani, il che facilitò l'integrazione.
L'immigrazione incontrollata
A partire dagli anni '70, il significativo aumento di popolazioni non autoctone fu il risultato della convergenza di varie cause: l'esodo rurale dai Paesi di origine, il lassismo dei Paesi ospitanti di fronte all'immigrazione illegale, la demografia galoppante dei Paesi africani, la massiccia importazione di manodopera non qualificata da parte di manager di grandi aziende con l'aiuto dei politici, il calo delle nascite in Europa, le decisioni errate in nome di una tolleranza irragionevole e l'ideologia multiculturale. Oggi molte voci autorevoli non esitano a suonare il campanello d'allarme e parlano di «invasione».
Un'immigrazione di massa voluta e organizzata
Ai nostri giorni assistiamo ad un movimento migratorio di dimensioni senza precedenti 4, incoraggiato e organizzato dai sostenitori dell'ideologia mondialista 5, che, mirando all'organizzazione di un potere centralizzato a livello planetario, vorrebbe distruggere in questo modo la realtà nazionale, la cultura locale e l'identità cristiana dell'Europa, e più particolarmente il cattolicesimo. Questo fatto, confermato dalle notizie, rafforza uno spirito di conquista che l'ex presidente algerino Houari Boumédiène (1932-1978) ha intravisto più di quarant'anni fa:
Evocare l'immigrazione da un punto di vista cattolico significa sostenere la riflessione prima di tutto su ciò che deriva dalla natura umana. Ma bisogna tenere in considerazione anche la nozione di bene comune. Due pilastri della dottrina della Dottrina Sociale della Chiesa.
II IMMIGRAZIONE E AMORE PER IL PROSSIMO
È nella nostra natura ordinare i nostri legami e attaccamenti: la nostra famiglia, i nostri parenti, il nostro Paese... Giacché questi beni sono necessari per noi, prima di tutto per nascere, poi per sopravvivere, per vivere e svilupparsi, è nell'ordine delle cose che essi siano oggetto di tutte le nostre cure prioritarie e della nostra carità.
Dalla fratellanza universale...
Questi collegamenti non sono certamente esclusivi. E la Sacra Scrittura non manca di sottolineare che tutti gli uomini sono fratelli:
Sopra: la fuga in Egitto della Sacra Famiglia.
...all'amore di preferenza
Ma la Chiesa ci insegna anche a gerarchicizzare i nostri atti di carità. Papa Pio XII (1876-1958), nell'Enciclica Summi pontificatus (del 20 ottobre 1939) afferma:
Non è quindi dare prova di razzismo o di xenofobia dare la priorità al proprio vicino più prossimo, o a voler perpetuare, diffondere, difendere tutto ciò che costituisce l'identità del proprio Paese o della propria civiltà. Si tratta di un concetto che il Cardinale Maurice Feltin (1883-1975), Vescovo di Troyes, ha rimarcato con forza:
Essendo limitato, l'uomo non è in grado di fare del bene a tutti. E se la benevolenza dev'essere esercitata verso ogni uomo, il dovere della carità richiede prima di tutto assistenza, dono di sé, sostegno materiale e spirituale al suo prossimo più prossimo. Su questo punto San Paolo è categorico:
Sopra: San Paolo Apostolo.
Questi riferimenti alla Sacra Scrittura fanno luce su un argomento complesso. Poiché si tratta di discernere quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento di cattolici di fronte all'immigrazione di massa.
III IMMIGRAZIONE, SOGGETTO POLITICO
La semplice morale naturale esige rispetto da parte degli altri. Il cristiano deve «amare il prossimo come se stesso» (Es 22, 20-26; 1 Ts 1, 5-10; Mt 22, 34-40). È inoltre necessario che le istituzioni creino le condizioni favorevoli a tale atteggiamento. L'immigrazione, quindi, è soprattutto una questione che emerge dalla politica, l'arte di organizzare e far vivere in armonia la società. Poiché i governanti sono responsabili del bene comune, devono fissare le norme che regolano l'immigrazione.
Il bene comune
È questo insieme di beni molteplici, esterni a tutti - beni materiali, intellettuali, spirituali, culturali, morali - che permeano i modi di vivere in comune; sono il patrimonio della nazione, arricchito negli anni dal contributo delle generazioni successive. I suoi effetti si riflettono su tutti perché sia più facile condurre una vita «degna dell'uomo e del cristianesimo», per usare le parole di Papa Pio XII.
Solo la vita sociale consente la diffusione di questi beni,
inaccessibili all'individuo isolato. Da qui la cura che lo Stato
deve porre nel salvaguardare e sviluppare il «principio del bene
comune, creativo; è l'elemento conservatore della società umana»
8. Diritti e doveri che ne derivano
Così come il neonato, fin dalla nascita, eredita questa proprietà, anche l'immigrato diventa erede, entrambi senza alcun merito da parte loro; sono entrambi debitori, e la loro esistenza non basterà a ripagare il «tesoro della vita» che qualcuno ha messo nelle loro mani. Entrambi dovranno contribuire con i loro sforzi e la loro partecipazione alla vita comune e ad aumentare questo «capitale» e non solo a «trarne profitto».
Il Decalogo, che non è che la prescrizione minima da osservare per rendere possibile la vita sociale, prescrive nel Quarto Comandamento: «Onora il padre e la madre». È perché abbiamo ricevuto tutto ciò che, come insegna San Tommaso d'Aquino (1225-1274), siamo debitori di «pietà filiale, virtù con cui rendiamo i doveri di gratitudine [...] a coloro che ci sono uniti dal sangue e agli amici del nostro Paese».
Se gli autoctoni sono soggetti a questo dovere di natura, su quale base l'immigrato potrebbe essere esonerato dal dovere di rispetto e di riconoscimento nei confronti del Paese che lo adotta? Questa è la condizione per una sana integrazione.
Sopra: San Tommaso d'Aquino.
Rottura dell'unità
Queste considerazioni ci permettono di comprendere il pericolo che può presentare l'immigrazione incontrollata. È in gioco la vita della comunità. Gli «incantesimi magici» del «vivere insieme», non più dell'invocazione dei nostri «valori democratici», non possono proteggere l'unità nazionale.
Se l'immigrazione non è inquadrata da una politica attenta al bene comune, la nazione si scompone in molteplici piccole comunità senza un passato e un futuro comuni, con interessi immediati e futuri in antagonismo, senza relazioni che non siano conflittuali. La nazione diventa terreno di scontri tribali, etnici e ideologici... «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina» (Lc 11, 17). Ẻ stato detto: società multiculturale, società pluriconfittuale.
Sopra: una delle tante immagini idilliache diffuse dalla propaganda multiculturalista per farci accettare l'idea dell'uomo cittadino del mondo.
IV IMMIGRAZIONE E CULTURA
Immigrazione e islam
La Francia, come gli altri Paesi europei, non è un territorio vergine. Eventi, personaggi, famosi o meno, fortune e sventure, religione, costumi, cultura, arte e tradizioni l'hanno plasmata. L'immigrazione di massa che l'Europa oggi sta vivendo è destabilizzante in quanto, quasi interamente islamica, si trova a dover affrontare un atteggiamento aggressivo verso tutto ciò che costituisce la nostra eredità. Governi, media, varie autorità... attraverso le loro azioni e discorsi tutti intrisi di ideologia globalista e multiculturale, rafforzano i rischi di esplosione sociale.
Sopra: manifestanti islamici in Canada nel 2017. Sul cartello è scritto: «No alla democrazia. Noi vogliamo solo l'islam».
Campanelli d'allarme
Nel 1991, il sociologo e giornalista Jules Monnerot (1908-1995) ha osservato:
Nello stesso periodo, Mons. Adolphe-Marie Hardy (1920-2011), ex Vescovo di Beauvais, ha avvertito:
Più di venticinque anni dopo, nonostante le osservazioni rassicuranti, irrealistiche e irresponsabili fatte a tutti i livelli della Gerarchia ecclesiastica, alcune autorità religiose hanno lanciato nuovamente l'allarme. Così si è espresso il Cardinale Raymond Burke:
Mons. Henryk Franciszek Hoser, Vescovo di Varsavia-Praga:
Mons. Laszlo Kiss-Rigô, Vescovo di Szeged, in Ungheria:
La chimera di una società multiculturale, che rivendica la convivenza di culture così opposte, non regge, anche accompagnata dai migliori sentimenti e da una carità per amore di Dio portati ai massimi livelli!
V PUNTI DI RIFERIMENTO PER UNA POLITICA
L'immigrazione può avere solo una soluzione politica. Essa esige una visione chiara di cosa sia il bene comune, di ciò che sostiene e unisce i membri della comunità; perché si tratta prima di tutto di salvaguardare le sue componenti (istituzioni, economia, risorse, cultura, arte, spiritualità, costumi e tradizioni...), ma anche di arricchire il patrimonio comune di ciò che i possibili nuovi arrivati possono apportare.
I governanti devono determinare cos'è buono e cosa non lo è per la comunità nazionale. Poiché hanno ricevuto un incarico e hanno delle responsabilità, essi hanno il diritto - e il dovere - di compiere delle scelte e di decidere secondo le esigenze del bene comune:
Questa osservazione finale riassume la complessità della questione sollevata dall'immigrazione. Certo, il diritto di emigrare è indiscutibile. Non esiste invece un diritto assoluto all'immigrazione, cioè di stabilirsi definitivamente in un altro Paese. La Costituzione Apostolica Exsul familia, di Pio XII (del 1º settembre 1952), interamente dedicata a questo argomento, insiste sul dovere di ogni nazione di non proibire
Non vi è quindi alcun dovere incondizionato per un Paese di accettare l'immigrazione. Solo una politica dell'immigrazione guidata dalla preoccupazione per il bene comune può essere fattore di arricchimento, di rinnovamento della società, che, come ogni corpo vivente, ha bisogno di rigenerarsi.
Note
1 Traduzione dall'originale francese L'immigration, une approche catholique (Action Familiale et Scolaire, Parigi 2019, 2ª ed.), a cura di Paolo Baroni. Sito web https://afs.ovh/ 2 La Sacra Famiglia immigrò temporaneamente in Egitto per sfuggire alla persecuzione di Erode. 3 Cfr. S. S. Pio XII, Enciclica Sertum lætitiæ (del 1º novembre 1939) 4 Qualcuno ha persino parlato di un «cavallo di Troia». Nella mitologia greca, su iniziativa di Ulisse, i guerrieri greci riuscirono ad entrare nella città di Troia, assediata invano per dieci anni, nascosti in un grande cavallo di legno, bardato d'oro e offerto ai troiani. 5 Cfr. «International Migration Challenges in a New Era» («Le sfide della migrazione internazionale in una nuova era») 1993 6 Dichiarazione rilasciata durante una seduta straordinaria dell'ONU nel 1974. 7 Discorso del 20 aprile 1956. 8 Cfr. S. S. Leone XIII, Lettera Apostolica Notre consolation (del 13 maggio 1892) 9 Cfr. Présent, del 29 aprile 1991. 10 Cfr. «Commission des migrations», in Documentation Catholique, del 18 febbraio 1990, pag. 180. 11 Cfr. L'Homme Nouveau, del 29 agosto 2015. 12 Durante una trasmissione radiofonica mandata in onda dall'emittente polacca RFM FM, il 5 settembre 2015. 13 Cfr. Washington Post, del 7 settembre 2015. 14 Così Pio XII ai delegati della Conferenza Internazionale delle Migrazioni, il 17 ottobre 1951. La parola «prosperità» deriva dal latino «prosperare», ossia far avere successo, rendere felice, rendere favorevole.
15 Ancora Pio XII, in
un discorso del 13 marzo 1946.
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