«Noi (ebrei) siamo
stati la causa prima non solo dell'ultima guerra, ma quasi
tutte le vostre guerre. Noi siamo stati i promotori non
solo della rivoluzione russa, ma di tutte le grandi
rivoluzioni della vostra storia. Noi abbiamo suscitato e
continuiamo a suscitare discordie e contrasti nella vostra
vita pubblica e privata...».
- L'ebreo rumeno
Marcus Eli Ravage
(1884-1965)
(Century Magazine, nn.
3 e 4, 1928).
«Si può dire, senza
esagerazione, che la grande rivoluzione sociale russa è
stata opera degli ebrei, e che gli ebrei non soltanto
hanno condotto l'affare, ma hanno ancora preso in mano
interamente la causa dei soviet».
- Vieille France, nº
169, aprile 1920, pagg. 22-20.
«Il maggior numero dei
componenti il corpo dirigente la repubblica comunista in
Russia non è di indigeni russi, ma di intrusi "ebrei", i
quali però si danno premura di occultare quasi sempre il
nome di origine, sotto la maschera di uno pseudonimo di
colore slavo. Lo dimostra il fatto, che sopra 545 nomi di
membri degli uffici direttivi dello Stato, i cittadini di
stirpe russa sono nulla più che 30: quelli di razza ebraica
sono la bellezza di 447. Su 42 giornalisti che dirigono
l'opinione pubblica, uno solo è russo: Maxim Gorky! I
Commissariati del Popolo sono interamente ebraici: 18 ebrei
su 22 al Consiglio dei Commissari del Popolo, 34 su 43 al
Commissariato della Guerra, 45 su 64 all'Interno, 13 su 17
agli Affari Esteri, 26 su 30 alle Finanze, 18 su 19 alla
Giustizia, 4 su 5 all'Igiene, 44 su 53 alla Sanità Pubblica,
6 su 6 all'Assistenza Sociale, 1 su 1 al Lavoro, 21 su 23 al
Commercio, 45 su 56 all'Economia Generale, 8 su 8 alla Croce
Rossa, 21 su 24 ai Commissariati Provinciali, 41 su 42 alla
Stampa, 95 su 119 al Comitato Sovieti Operai e Soldati, 49
su 50 all'Alto Commissariato di Mosca».
- Times di Londra, del
10 maggio 1920; articolo a firma di T. H.
Clarke.
Prefazione
Per quanto ciò possa apparire
paradossale, più ci si allontana nel tempo dalla tragedia dei campi
di concentramento e più aumentano le iniziative per impedire che il
ricordo di questo evento impallidisca nella memoria storica
collettiva. Ogni anno, infatti, soprattutto in occasione della
ricorrenza della liberazione del campo di Auschwitz (27 gennaio),
veniamo letteralmente bombardati da tutta una serie di programmi
televisivi, dibattiti, testimonianze, interviste, reportage,
tavole rotonde e film (come Schindler's List) che
ripropongono il dramma vissuto dagli ebrei
durante la persecuzione messa in atto dal regime hitleriano. Il
leit-motiv di questa kermesse tutta ebraica è la frase «per
non dimenticare». Fanno la loro comparsa anche lo spauracchio di
un serpeggiante antisemitismo mai estinto e il pericolo di un
rigurgito neonazista. Ma se da un lato si propongono alla nostra
attenzione queste tematiche, dall'altro si osserva il più assoluto
silenzio su altri olocausti non meno sanguinosi. Si pensi, ad
esempio, al feroce genocidio degli armeni (un milione di
morti!) operato dai turchi nel XX secolo, o agli
altri morti senza un nome o una tomba, gettati in fosse comuni nel
famigerato «triangolo
della morte» in Emilia sempre dai partigiani rossi. Per non
parlare dei prigionieri tedeschi morti di fame e di
stenti nei campi di concentramento allestiti dagli alleati lungo le
rive del Reno nell'immediato dopoguerra2.
Tuttavia, i massacri di cui si è macchiato il comunismo, soprattutto
negli Stati dell'Est, superano ogni aspettativa.
Si parla di 70
milioni di morti nella sola Russia, di 30 milioni di morti in
Cina, 2 milioni in Cambogia (dal 1975 al 1979) e di un numero imprecisato negli altri Paesi satelliti
caduti dopo la Rivoluzione d'ottobre del 1917 sotto l'egida
marxista-leninista. Ciò che tuttavia viene taciuto nella maniera più
assoluta è che in molti casi i macellai che si alternarono nelle
varie stragi di cristiani, perpetrate all'ombra e in nome
dell'ideologia, erano in grandissima parte di origine ebraica. E
mentre i goym (i non-ebrei) vengono invitati quasi
quotidianamente a battersi il petto e a chiedere perdono per il
presunto delitto dell'antisemitismo (addossato anche alla Chiesa
cattolica), non ci risulta che da parte ebraica qualcuno abbia anche
solo sollevato la questione della responsabilità che molti israeliti
hanno oggettivamente nell'eccidio di milioni di cristiani. Chi, come
l'Autore di questo scritto, lo fà è destinato a finire nelle liste
dei «pericolosi antisemiti» redatte dall'Anti-Defamation League
(una costola dell'Ordine massonico esclusivamente ebraico del
B'nai B'rith). Parrebbe dunque che esistono
olocausti di serie A e di serie B: i primi destinati a finire sotto
la luce dei riflettori, e i secondi a rimanere buchi neri della
Storia dei quali è meglio non parlare. E questo persino dopo la
caduta del Muro di Berlino (1989) e il successivo smantellamento
dell'apparato sovietico, il quale, evidentemente, è stato solo lo
strumento di chi l'ha finanziato e sostenuto (le
banche ebraiche di Wall Street) fin dalla sua
creazione... Ricordiamoci dunque anche di questi defunti, e affinché
la loro morte non sia stata inutile rammentiamo questa pagina di
Storia e ciò che insegna.
Due storie, una persona
I ritratti sovrastanti sono dello stesso uomo, ma in due momenti
diversi della sua vita. A sinistra, vediamo Martin Gray in
pensione, dopo una carriera riuscita, mentre vende al minuto pezzi
d'antiquariato fasulli a collezionisti creduloni. Tiene fra le mani
il suo libro di successo, For Those I Loved («Per quelli ho
amato»), che trabocca delle sue imprese come «santo sopravvissuto
dell'Olocausto», costretto ad aiutare a portare i cadaveri fuori
della camere a gas di Treblinka. Il ritratto di destra è del giovane
Gray nei panni di un ufficiale altamente decorato nel NKVD
sovietico (il selvaggio precursore del KGB), responsabile
dell'assassinio di milioni di cristiani in Russia e in Europa
orientale.
Alcuni ricercatori dell'establishment hanno dovuto
ammettere che il libro di Gray è fasullo come i pezzi d'antiquariato
che vende al minuto. Ma la vicenda di Gray è emblematica di altri
innumerevoli mostri comunisti che hanno armeggiato per mettere i
piedi nell'Ovest, travestiti come poveri, perseguitati,
sopravvissuti all'Olocausto», e festeggiati come «santi» e «martiri»
dell'Universo. Nel frattempo, l'olocausto che essi perpetrarono
contro milioni di cristiani scivola negli scuri dintorni del buco
della memoria di George Orwell (1903-1950). Nel tredicesimo
capitolo del suo libro Oliver Twist, Charles Dickens
(1812-1870) nota che l'ebreo Fagin ha un approvvigionamento
inesauribile di costumi e di travestimenti...
Ebrei comunisti
Parti del presente rapporto apparvero
dapprima nel mio libro The Great Holocaust Trial: The Landmark
Battle for Freedom of Speech («Il grande processo
dell'Olocausto: la battaglia fondamentale per la libertà di
espressione»). La diffusione di questo libro è stata proibita dal
governo canadese e l'opera è tuttora soggetta a confisca da parte
delle poste e delle dogane del Canada che poi bruciano le copie
confiscate.
Il professore ebreo Arno J. Mayer, di
Princeton, nel suo importante libro Why Did the Heavens Not
Darken? («Perché non si oscurarono i cieli»?), ha stabilito che
l'invasione tedesca della Russia fu eseguita con l'intenzione di
sradicare l'ideologia bolscevica. I tedeschi erano quindi, secondo
il Nostro, gli unici ad Ovest a credere che «la Russia sovietica
è una dittatura degli ebrei».
Sopra: il Prof. Arno
J. Mayer e il suo libro Why Did the Heavens Not
Darken?
Tuttavia, un giovane scrittore
britannico fece un'osservazione del tutto simile scrivendo dalle
colonne dell'Illustrated Sunday Herald:
«Non c'è
nessun bisogno di esagerare la parte giocata nella creazione
del bolscevismo e nell'attuale conduzione della Rivoluzione
russa da parte di ebrei internazionali e in gran parte
atei»3.
Lo scrittore in questione era il
giovane Winston Churchill (1874-1965). Nonostante più tardi
preferisse vendere la sua anima per molto più di trenta denari
d'argento, la sua analisi dell'autentica natura del comunismo
sovietico rimane tagliente. Churchill mostrò grande intuito circa il
fatto che i crimini perpetrati da ebrei comunisti contro tedeschi e
russi abbia instillato in quei popoli un desiderio di vendetta:
«Il
predominio degli ebrei stupisce ancor più nelle istituzioni
sovietiche. E la prominente, se non principale, parte nel
sistema di terrorismo applicato dalle Commissioni
Straordinarie per la Lotta alla Controrivoluzione è stata
presa da ebrei, e in casi notevoli da ebree. La stessa
cattiva prominenza fu ottenuta da ebrei nel breve periodo di
terrore durante il quale il giudeo Béla Kun dominò in
Ungheria. Il medesimo fenomeno si è presentato in Germania
(specialmente in Baviera), fino a che a questa canaglia è
stato permesso di predare sulla prostrazione provvisoria del
popolo tedesco. Il fatto che, in molti casi, proprietà
ebraiche e luoghi sacri ebraici siano stati risparmiati dal
furore universale dei bolscevichi, ha portato sempre più ad
associare in Russia la razza ebraica alle infamie che il
comunismo perpetrava [...]. Inutile dirlo, la più
intensa voglia di vendetta è stata così risvegliata nel
cuore del popolo russo».
Ecco cosa scriveva il New York Times:
«Una
lettera spedita al Vaticano dal futuro Pio XII nel 1919,
quando Eugenio Pacelli era ancora Vescovo e Nunzio a Monaco
di Baviera [...] riporta un incontro sgradevole del
suo delegato con i rivoluzionari bolscevichi che stavano
terrorizzando i sacerdoti cattolici e la borghesia tedesca.
La lettera descrive il leader Max Lieven come un "russo e un
ebreo". La missiva descrive anche i compagni di Lieven:
"ebrei come il resto di loro" [...]. La descrizione
di Mons. Pacelli dei comunisti ebrei [...] era
abbastanza comune ottant'anni fa»4.
L'ebreo Chaim Bermant (1929-1998),
scrivendo sul Jewish Chronicle, diceva:
«Fu
il comunismo a far traballare gli odiati zar; fu il
comunismo che rimosse l'immobilismo ebraico e che proscrisse
l'antisemitismo. E fu il comunismo che, almeno nei suoi
primi giorni, aprì le porte ad un avanzamento ebraico»5.
L'analista politico Joseph Sobran
(1946-2010) affermò che la rivelazione di questa «componente etnica»
del comunismo contesta una bugia storica molto benvoluta:
«É
probabile che la storia etnica del comunismo incrini la
convenzionale lacrimevole versione della storia ebraica,
secondo la quale gli ebrei, sempre e dappertutto, siano
state le vittime innocenti del pregiudizio dei "gentili" e
delle persecuzioni».
Chaim Bermant
Joseph Sobran
Vladimir Lenin (1870-1924), il
cui nonno materno, Israel Blank, era ebreo, disse che gli
israeliti erano i migliori rivoluzionari:
«Il
russo intelligente quasi sempre è un ebreo o ha sangue
ebraico»6.
Si riferiva certamente a sé stesso. Il
ricercatore Wayne McGuire, dell'Università di Harvard,
scrive:
«Lenin era
un ebreo per gli standard della "Legge del Ritorno di
Israele": egli aveva un nonno ebreo. Sembrerebbe che non
solo Lenin fosse ebreo, ma che fosse anche un razzista e uno
sciovinista, sebbene lui tenesse le sue idee su questa
questione lontano, nella penombra. Probabilmente perché tali
idee erano in conflitto radicale con il supposto
universalismo del marxismo [...]. Lenin era un
razzista ebreo che diede intenzionalmente e specialmente ad
ebrei, i "compiti intellettualmente più esigenti". Lui
stesso ammise che il 50% dell'avanguardia terrorista
e comunista, nel Sud e nell'Ovest della Russia,
era composta da ebrei».
Lenin dichiarò: «Noi stiamo
sterminando la borghesia come classe». Il suo partner
nel crimine, l'ebreo Zinoviev (Grigory Apfelbaum; 1883-1936)
dichiarò: «Gli interessi della rivoluzione richiedono l'annientamento
fisico della classe borghese». Chi erano questi «borghesi»?
Certamente i non ebrei. L'ebreo Trotskij (Leon Davidovich
Bronstein; 1879-1940) diede un indizio sulla loro identità in una
intervista concessa nel 1937 al giornale ebraico di New York, il
Daily Forward: «Più a lungo la corrotta società borghese
vive, più il barbarico antisemitismo arriverà dappertutto».
«Borghesia» era una parola in codice dei bolscevichi che sta per
«gentile» (in ebraico goi, che significa «non ebreo»). La
prima legge passata dopo l'ascesa al potere dei comunisti in Russia
fu di rendere l'antisemitismo un delitto punibile con la morte7. Lo stesso Zinoviev affermò:
«Senza
misericordia e senza risparmio, noi uccideremo a
centinaia i nostri nemici. Facciamo sì che essi siano
migliaia; facciamo in modo che affoghino nel loro
stesso sangue. Per il sangue di Lenin e Uritzky,
Zinoviev e Vólodarsky, facciamo sì che ci siano inondazioni
di sangue della borghesia. Più sangue! Quanto più
è possibile»8.
Sopra: vittime della
carestia artificiale (holodomor) che colpì la popolazione
ucraina
dal 1929 al 1933,
provocando la morte di circa 7-10 milioni di persone.
L'ebreo bolscevico ritenne la politica
come un posto di controllo della peste dei gentili. Odiare i
cristiani, specialmente il contadino «borghese», era la loro
motivazione primaria. La distruzione sistematica del contadinato
cristiano russo, alla stessa stregua di insetti parassiti,
cominciata con l'attacco di Lenin contro di essi nell'estate del
1918 e la carestia forzata del 1921, è stata ignorata pressoché
completamente dalla storiografia occidentale. Come riporta il
giornale londinese Jewish Chronicle9,
lo scrittore comunista ebreo Isaak Ėmmanuilovič Babel
(1894-1940) era presente ad un'adunata comunista sovietica che
descrisse con questa parole:
«Una
riunione di [...] ebrei [...] è
stata organizzata dal commissario Vinogradov che disse
entusiasticamente [...] agli ebrei: "Voi avete il
potere. Ogni cosa è vostra". Babel scrisse anche
dello "sconfinato disprezzo ebraico" per la "piccola nobiltà
polacca"».
Secondo il Jewish Chronicle,
Babel scrisse per la pubblicazione comunista Red Trooper
(«Cavalleggero Rosso»), e un commissario sovietico gli riferì come
intendevano trattare con i cosacchi:
«"La
svolta rivoluzionaria ha messo primariamente in luce il
fatto che i cosacchi liberi sono pieni di pregiudizi, ma il
Comitato Centrale li strofinerà con una spazzola di ferro".
Babel non espresse alcuna opinione sull'opportunità di
"strofinare" con successo i cosacchi "pieni di pregiudizi",
un termine eufemistico che stava per "feroce antisemitismo"
[...]. Alla fine degli anni Venti e all'inizio degli anni
Trenta, Babel era considerato uno dei talenti più rilevanti
della letteratura sovietica. Parlando al primo Congresso
degli scrittori nel 1934 [...] egli fece scontate
attestazioni di lealtà e di devozione alla Rivoluzione, al
governo e allo Stato. Egli lodò anche lo stile letterario di
Stalin»10.
Nel suo romanzo Il figlio del
rabbino, Babel pone i ritratti di Lenin e del rabbino Mosé
Maimonide (1138-1204) uno accanto all'altro. Egli nota che i
margini dei volantini comunisti sono affollati di «versi
israelitici». Lo scrittore siberiano Valentin Rasputin
scrisse nel 1990:
«Penso
che oggi gli ebrei qui in Russia dovrebbero sentirsi
responsabili per il peccato di avere eseguito la Rivoluzione
e per avervi preso parte. Essi dovrebbero sentirsi
responsabili per il terrore, per il terrore che
dominò durante la Rivoluzione e specialmente dopo la
Rivoluzione[...].
La loro colpa è grande. Gli ebrei perpetrarono una
campagna implacabile contro la classe contadina, la cui
terra fu brutalmente espropriata dallo Stato, e che fu
assassinata spietatamente».
Isaak Babel
Mosé
Maimonide
Il biografo di Aleksandr Isaevič
Solženicyn (1918–2008) narra cosa significasse crescere come
bambino cristiano e russo fra i bambini dell'élite comunista
ebraica:
«All'età di dieci anni egli ebbe la croce strappata dal
collo dai "pionieri" che lo insultavano e fu messo in
ridicolo per più di un anno [...]. Da ragazzo,
Solženicynera a contatto con studenti i cui genitori
avevano ufficialmente una condizione sociale superiore. La
maggior parte dei membri dei movimenti "Giovani Pionieri" e
"Komsomol", almeno a Rostov, erano ragazzi ebrei»11.
Secondo l'agenzia giornalistica
internazionale RNS12,
«circa
200.000 sacerdoti(cristiani), molti dei quali
crocifissi, scotennati o torturati, sono stati uccisi nel
periodo di sessant'anni di dominio comunista in
Unione Sovietica. Una commissione russa riportò lunedì
(27 novembre 1995) che [...] 40.000 chiese
cristiane sono state distrutte tra il 1922 e il 1980».
Sopra: (1925) i
soldati dell'Armata Rossa saccheggiano il monastero Simonov
di Mosca.
Il comunismo è il movimento politico
che più di tutti è da ritenersi responsabile di genocidio nella
Storia del mondo; esso creò i più grandi campi di concentramento e
il sistema di lavoro in schiavitù più orrendo del XX secolo, nei
quali milioni di cristiani furono macellati13.
Questo sistema di sfruttamento e di sterminio fu mandato avanti per
anni da ebrei comunisti giunti ad occupare gli alti gradi della
nomenklatura sovietica. Il mondo è ancora scandalosamente in
silenzio a proposito di questo olocausto e dei crimini commessi
attraverso detto sistema, completamente kosher14. Per non parlare delle persone che
architettarono questo sistema. Auschwitz è sulla punta di ogni
lingua, ma chi ha mai sentito parlare di Kolyma, di Magadan, delle
Isole di Solovetsky e degli altri infernali centri sovietici di
distruzione umana nella Siberia orientale? Chi ha mai visto film o
letto libri a riguardo dei milioni di esseri umani che lavorarono,
che furono congelati e affamati a morte nella costruzione del Canale
Mar Bianco-Mar Baltico, su cui fu eretta una colossale statua
trionfante del massacratore Genrikh Grigoryevich Yagoda
(1891-1938), comunista ed ebreo? L'epopea degli stermini di massa
ebraico-comunisti è scomparsa dalla storiografia ufficiale con uno
degli atti di nemesi storica più disgustosi che si siano mai visti.
Solamente illusionisti professionisti, con tutta la bravura dei
maghi da palcoscenico più abili, potrebbero mettere a segno un tale
colpo contro il resto dell'umanità. Il fatto di imbrogliare
quest'ultima indirizzandola verso la focalizzazione di sentimenti
quasi sempre di espiazione nei confronti delle «povere vittime
ebraiche». Da parte sua, il cristianesimo d'oggi è poco più di un
enorme gregge di tacchini che si abbassa adulando servilmente e
strisciando alla ricerca dell'approvazione ebraica.
Il nostro
Redentore definì i capi ebraici del suo tempo «i figli del
diavolo» (Mt 23, 15), ma quelli che pretendono di parlare
oggi nel Suo nome, sono chiamati santi e saggi universali solo se
chiamano gli ebrei «fratelli maggiori» (l'espressione è di
Giovanni Paolo II), o se sopprimono il culto
dei martiri cristiani
trucidati dai giudei15. Tornando al
discorso della propaganda massmediatica internazionale, può essere
interessante analizzare come fu trattato l'episodio che ebbe come
protagonista il nipote del comandante Leon Trotsky, capo dell'Armata
Rossa, David Axelrod. Questi, nel novembre del 1990, colpì a
morte una coppia di anziani palestinesi in qualità di israeliano
facente parte di un gruppo terroristico di incursione del partito
razzista Kach! («Così»!). Si immagini - se si può - il
polverone che si sarebbe alzato se un nipote di un criminale di
guerra nazista avesse sparato su di una coppia turca in Germania! I
piangenti, gementi e perenni riferimenti al «per non dimenticare» e
alle «lezioni della Storia» colerebbero fuori dai set delle
televisioni del mondo occidentale come rifiuti di un serbatoio
tossico. Ciò che appare chiaro da questo duplice modo di procedere è
che non si stanno imparando le vere lezioni della Storia e che
quest’ultima è ostaggio della propaganda sionista. 16 milioni di
tedeschi furono forzatamente espulsi dalla Slesia, dalla Moravia
e dal Volga, regioni appartenenti ai territori orientali alla fine
della Seconda Guerra Mondiale.
2 milioni di essi perirono per
le ferite, colpiti a morte, affamati, stuprati e picchiati. Qualcuno
chieda oggi in strada a mille, diecimila persone: «Lo sapevate»?
La risposta sarà no. Il film dell'ebreo Steven Spielberg
Schindler's List (Universal 1993) mostra vagoni per il trasporto
del
bestiame bovino stipati con carico umano e riservati solo a vittime
ebraiche. Ma gli oltre 800.000 musulmani ceceni
deportati dai commissari ebrei e selvaggiamente stipati in vagoni
nel Kazakhistan non hanno incontrato lo standard della messa a
fuoco cinematografica di Hollywood. È per questo che quasi nessuno
sa che durante quel viaggio atroce morirono 250.000
«passeggeri». Le deportazioni dei vagoni di bestiame sovietico
afflissero più di mezzo milione di cristiani estoni, lettoni e
lituani che furono inviati nei Gulag. Il 12% dell'intera
popolazione del Baltico o fu deportato in Siberia o fu assassinato
dalla Polizia Segreta sovietica comandata, e in gran parte composta,
da ebrei. Chi ne sa qualcosa? A chi importa? Chi tenta di ricordare
questa parte della Storia? Invece, il Presidente della Lituania ha
fatto un pellegrinaggio al sacrario Yad Vashem giacendo prono
e implorando «perdono» per il suo popolo. Si badi bene: a nostro
avviso chiedere perdono in tutta umiltà si impone solamente quando
si hanno delle vere colpe da farsi perdonare; ma adulare il fariseo
perché questi è padrone di mezzo mondo significa compiere lo stesso
peccato che compì chi adorò il Vitello d'Oro. Nell'era bolscevica,
il 52% dei membri capi del Partito Comunista sovietico era composto
da ebrei, sebbene questi ultimi fossero solamente l'1,8% della
popolazione totale16. Quello che segue
è un piccolo elenco di alcuni dei capi ebrei comunisti, commissari,
spie e propagandisti politici (gli pseudonimi o i veri cognomi sono
indicati tra parentesi). La lista che segue non è per nulla
esaustiva. Catalogare tutti gli ebrei comunisti coinvolti in crimini
contro l'umanità richiederebbe centinaia di pagine.
Elenco degli ebrei comunisti
Vladimir Uljanov (Lenin): dittatore
supremo; nel 1921, egli scrisse: «Se per instaurare il
comunismo sarà necessario uccidere i 9/10 della
popolazione, non esiteremo».
Leon Davidovich
Bronstein (Trotskij): Comandante Supremo dell'Armata Rossa;
egli parlava correttamente l'yiddish (il dialetto parlato
dagli ebrei in Germania e in Polonia).
Grigory Apfelbaum (Zinoviev): dirigente d'azienda, Capo della
Polizia Segreta sovietica; morì durante la purga staliniana del 1936
detta «processo dei sedici».
Lavrentij Pavlovič Berija (1899-1953): socio di partito e
confidente di Stalin, come lui georgiano. Nel 1938, egli divenne il
capo della temuta NKVD. Beria fu responsabile dell'infame massacro
di Katyn in cui furono uccisi con un colpo alla nuca più di
20.000
soldati prigionieri e intellettuali polacchi. Beria fu anche
responsabile del sistema di Gulag che ha spedito milioni di persone
all'oblio. Inoltre, era noto che ordinasse alle sue guardie del
corpo di rapire giovani studentesse per poterle stuprare nel suo
ufficio di Lubyanka, che divenne anche una camera di
tortura;
Solomon Lozovsky (1878-1952): deputato sovietico, Ministro
degli Esteri; egli venne fatto giustiziare da Stalin il 12
agosto 1952, insieme ad tredici altri membri di Comitato
Ebraico Anti-fascista, un evento noto come «la notte dei
poeti assassinati».
Maxim
Maksimovič Litvinov (Finkelstein;
1876-1951): Ministro degli Esteri sovietico;
Yuri
Andropov (Lieberman; 1914-1984): dirigente, capo
del KGB sovietico, più tardi dittatore supremo
dell'Unione Sovietica dal 1982 fino alla morte. La madre si
chiamava Evgenia Fainshtein.
Yacov Sverdlov (Ginzburg; 1885-1919): primo Presidente
dell'Unione Sovietica. Sverdlov ordinò il massacro della
famiglia dello zar - donne e bambini compresi - nella città
di Ekaterinburg (chiamata così dopo la morte di Caterina la
Grande). Nel 1924, tale città cambiò il nome, assumendo
quello di Sverdlovsk in onore del feroce assassino;
Yacov Yurovsky
(1879-1937): comandante della Polizia Segreta sovietica.
Yurovsky comandò la squadra della morte che eseguì l'ordine
di Sverdlov di sterminare la famiglia dello zar, incluso il
colpire con la baionetta a morte le sue figlie. La casa
degli Ipatyev, nella cui cantina avvenne il massacro, rimase
intatta fino al 1977, quando il capo del Partito Comunista
locale, Boris Eltsin, ordinò che fosse demolita,
affinché non divenisse un sacrario del sentimento
antiebraico;
Lazar
Moiseyevich Kaganovich (1893-1991): principale
massacratore al servizio di Stalin, ordinò lo sterminio di
milioni di persone e la distruzione di tantissimi monumenti
cristiani e chiese, inclusa la grande Cattedrale di Cristo
Redentore. Stando in piedi nella breccia di questo luogo
sacro, Kaganovich proclamò: «La madre Russia è caduta.
Noi le abbiamo strappato i lembi»17;
Mikhail Kaganovich (Kahan; 1875-1946): deputato,
Commissario dell'industria pesante, supervisore al lavoro
degli schiavi, fratello di Lazar Moiseyevich;
Rosa
Kaganovich: amante di Stalin; sorella di Lazar e
Mikhail; sembra che sia stata lei ad avvelenare il
dittatore...
Polina
Semyonovna Zhemchuzhina
(1897-1970): membro del Comitato Centrale
del Partito Comunista e moglie del Ministro degli Esteri
sovietico Michajlovic Molotov (1890-1986);
Olga Bronstein
(1883-1941): ufficiale della CEKA, la Polizia Segreta
sovietica, sorella di Trotsky e moglie di Kamenev; venne giustiziata
insieme ad altri centosessanta personaggi politici caduti in
disgrazia davanti a Stalin.
Genrikh Yagoda
(Enoch Geršonovič): Capo della Polizia Segreta sovietica,
straordinario assassino di massa; decine di migliaia di persone
morirono durante gli scavi del Canale Mar Bianco-Mar
Baltico. Nel 1936, Stalin lo fece deporre e giustiziare.
Romain Rolland (1866-1944): poeta
francese, vincitore del Premio
Nobel,
scrisse un inno di encomio a Yagoda;
Matvei Berman (1898-1939), fondatore
del sistema dei campi di morte detti Gulag;
premiato con l'ordine di Lenin nel 1937, arrestato nel 1938,
egli venne giustiziato il 22 febbraio 1939.
Naftaly Aaronovich Frenkel (1883-1960), fondatore,
con Berman,
del sistema dei campi di morte detti Gulag;
Lev Inzhir: Commissario per il trasferimento nei campi di
sterminio sovietici e responsabile dell'amministrazione degli
stessi;
Boris Berman: ufficiale esecutivo della Polizia Segreta sovietica
e fratello di Matvei;
Karl Pauker (1893-1937): Capo delle operazioni, nonché membro importante
della NKVD, la Polizia Segreta sovietica; nell'aprile del
1937 egli venne arrestato e giustiziato.
Firin,
Rappoport,
Kogan e
Zhuk: Commissari nei campi della morte e
per il lavoro degli schiavi; essi diressero l'uccisione in massa dei
lavoratori durante la costruzione del Canale Mar Bianco-Mar Baltico;
M.
I. Gay: Comandante della Polizia
Segreta sovietica;
Mikhail Shpiegelglas
(1897-1940):
con Slutsky, Comandante della Polizia Segreta sovietica;
Isaak Babel
(1894-1941): importante ufficiale della Polizia Segreta
sovietica;
Leiba
Lazarevich Feldbin (Alexander Mikhailovich Orlov;
1895-1973): Comandante dell'Armata Rossa e ufficiale della
Polizia Segreta. Feldbin ricoprì inoltre la carica di Capo
della Sicurezza durante la Guerra Civile spagnola del 1936.
Diresse il massacro dei sacerdoti cattolici e dei contadini
spagnoli;
Iona
Emmanuilovich Yakir
(1896-1937): Generale dell'Armata Rossa e membro del
Comitato Centrale del Partito Comunista;
Dimitri Shmidt: Generale dell'Armata Rossa;
Yakov
«Yankel» Kreiser (1905-1969):
Generale dell'Armata Rossa;
Miron
Vovsi (1897-1960): Generale dell'Armata Rossa;
David
Dragunsky (1910-1992): Generale dell'Armata Rossa
ed «eroe» dell'Unione Sovietica;
Grigori Mihailovich
Shtern (1900-1941): Generale
dell'Armata Rossa;
Mikhail Chazkelevich: Generale dell'Armata Rossa;
Semyon Krivoshein
(1899-1978): Generale dell'Armata Rossa;
Arseni Raskin: Vice-Comandante dell'Armata Rossa;
Yefim
Moiseevich Fomin (1909-1941): Comandante della
fortezza di Brest, dell'Armata Rossa.
Almeno cento Generali
sovietici erano ebrei18. Molti
Generali che non lo erano ebbero però spesso mogli ebree.
Fra questi il Maresciallo Kliment Efremovic Voroshilov
(1881-1969), il Maresciallo Nicolaj Aleksandrovic
Bulganin (1875-1975), il Maresciallo Peresypkin e
il Generale Pavel Sudoplatov19.
La moglie ebrea come «polizza di assicurazione» si estese a
membri del Politburo come Andrei Andreyev e
Leonid Brezhnev (1906-1982).
Sergei Eisenstein (1898-1948): Direttore della
propaganda comunista. Egli girò un film che dipinse i
contadini cristiani (i kulaki) come orrendi parassiti
a caccia di denaro. I kulaki furono quindi massacrati20;
Julius Rosenwald (1862-1932): fondatore del
KOMZET, la Commissione per la sistemazione degli ebrei
comunisti sulla terra rapinata ai cristiani assassinati in
Ucraina. Rosenwald era un finanziere ebreo americano;
Ilya
Ehrenburg (1891-1967): Ministro della Propaganda
sovietica e disseminatore di materiale di odio antitedesco
fin dagli anni '30. Ehrenburg istigò gli stupri dell'Armata
Rossa e l'assassinio in massa dei civili tedeschi.
Riferendosi alle donne tedesche, Ehrenburg esultò per
l'avanzata delle truppe dell'Armata Rossa e disse:
«Quelle streghe bionde sono nei guai». Ehrenburg
scrisse, fra l'altro, in un volantino indirizzato alle
truppe sovietiche: «I tedeschi non sono esseri umani
[...]. Niente ci dà tanta gioia come i cadaveri tedeschi»21. La scrittrice Vicki Goldberg
afferma che Ehrenburg, «provò sempre antipatia per i
tedeschi [...]. Ora che c'era una guerra contro di
loro mise in atto il suo vecchio pregiudizio»22. Un'altra pubblicazione
distribuita all'Armata Rossa, quando i soldati si
avvicinavano a Danzica, fu così descritta da uno storico:
«Furono lasciati cadere dagli aerei sulle truppe milioni di
volantini contenenti un discorso propagandistico composto da
Ilya Ehrenburg e firmato da Stalin: "Soldati dell'Armata
Rossa! Uccidete i tedeschi! Uccidete tutti i tedeschi!
Uccidete! Uccidete! Uccidete"»!23.
Il comando sovietico ammise che Ehrenburg perseguiva lo
sterminio di tutto il popolo tedesco24.
Ehrenburg vinse inoltre l'Ordine di Lenin e il Premio
Stalin, e volle che i suoi scritti fossero conservati al
Museo israeliano dell'Olocausto Yad Vashem;
Mark Donskoy
(1901-1981),
Leonid Lukov (1909-1963),
Yuli Reisman (1903-1994),
Vasilij Semënovič Grossman
(1905-1964),
Yevgeny Iosifovich Gabrilovich
(1899-1993), Boris Volchok e
Lillian Hellman (i cui vecchi film
continuano a essere trasmessi sulle televisioni americane) furono
propagandisti cinematografici sovietici.
Solomon Michajlovič Michoėls (1890-1948): Commissario della Propaganda sovietica
e presidente del
Comitato Ebraico Antifascista;
Yevgeny Anan'evich
Khaldei
(1917-1997): propagandista sovietico che inscenò la
fotografia dell'alzabandiera con falce e martello sul Reichstag a Berlino, il 2
maggio 1945. Subito dopo aver scattato questa
storica foto, Khaldei, il capo dei fotografi della Tass di Stalin,
salì su di un aereo speciale che lo stava aspettando per
trasportarlo in un laboratorio di Mosca dove più tardi modificò la
sua fotografia (il bottino esposto in una delle mani di un soldato
sovietico fu rimosso nel negativo e Khaldei aggiunse nubi e fumo
alla scena per aumentare l'effetto drammatico). Khaldei continuò a
lavorare come uno dei principali propagandisti sovietici fino al suo
pensionamento dalla Pravda nel 1972. La sua propaganda comunista è
orgogliosamente in mostra al Museo ebraico di New York e al Museo
ebraico di San Francisco. Il New York Times ha raccontato che lo scrittore Goldberg esultò per
quell'alzabandiera infradiciato di sangue, emblema della
macellazione di milioni di contadini cristiani descrivendola come
«un simbolo nazionale (e mondiale) di trionfo, di giustizia e di
vendetta»25. In questo succinto
elenco merita una menzione particolare anche il Jewish
Anti-Fascist Committee («Comitato Ebraico Antifascista»; J.A.C.),
nuova forma del YEVKOM bolscevico, che Stalin utilizzò per
procurarsi denaro. Lo J.A.C. sostenne e influenzò politicamente, in
favore della Russia sovietica, gli ebrei nel mondo, utilizzando come
principale strumento la propaganda delle atrocità olocaustiche26;
Nikolaj
Ivanovic Bukharin (1888-1938): teorico di Lenin;
egli venne processato pubblicamente nel marzo 1938, come parte del
«processo dei ventuno», durante le grandi purghe, e giustiziato.
Samuel
Agursky (1884-1947): Commissario politico;
Karl
Bernhardovic Radek (Karl Sobelsohn; 1885-1939):
membro del Comitato Centrale del Partito Comunista; nel 1937
venne incarcerato per alto tradimento, condannato a dieci anni di
prigione. La vendetta di Stalin lo raggiunse nel 1939, quando fu
assassinato in carcere da un agente dell'NKVD.
Lev
Grigorievich Levin: medico, avvelenatore dei
nemici di Stalin;
Lev Rosenfeld
(Kamenev; 1883-1936):
membro del Comitato Centrale del Partito Comunista;
nell'agosto del 1936, Kamenev e Zinoviev furono i principali
imputati del «processo dei sedici»; giudicati colpevoli di aver
costituito un centro terrorista legato alla Gestapo, furono
condannati a morte.
Ivan
Mikhailovich Maisky (1884-1975): Ambasciatore
sovietico in Gran Bretagna;
Itzik
Solomonovich Fefer (1900-1952): Commissario della
Polizia Segreta sovietica;
Abraham Sutzkever (Smorgon;
1913-2010): terrorista e partigiano sovietico;
Mark
Osipovich Reizen (1895-1992): propagandista
sovietico, vincitore di tre Premi Stalin;
Lev Leopold
Trepper (1904-1992): ufficiale dello spionaggio
sovietico;
Béla Kun
(Cohen; 1886-1939): dittatore supremo dell'Ungheria
nel 1919. Kun fu più tardi il capo dei terroristi di Stalin
in Crimea. Il successore di Kun fu Matyas Rakosi
(Roth; 1892-1971), ebreo comunista responsabile dello
sterminio in massa di cristiani in Ungheria. Secondo il
Jewish Telegraph Agency, gli ebrei «hanno giocato un
ruolo chiave nell'introduzione del regno comunista in
Ungheria. Infatti, durante la brutale oppressione dei primi
anni '50, i cinque leader a capo del regime erano ebrei»27;
Lev
Zakharovich Mekhlis (1889-1953): capo-carnefice
di Stalin;
Henrykas
Zimanas: leader dei terroristi comunisti
lituani, grande macellaio di cristiani;
Moshe Pijade
(1889-1957; detto anche Piade):
comandante dell'Esercito Popolare Comunista Iugoslavo. Il
miglior macellaio per conto dell'altro ebreo Josip Broz,
detto Tito (1892-1980), di centinaia di migliaia di
cattolici croati. Pijade fu più tardi Presidente del
Parlamento Comunista Iugoslavo. Almeno diciotto Generali
nell'Esercito Popolare Comunista Iugoslavo erano ebrei.
Negli anni '40, il Partito Comunista Iugoslavo inviò
massicce spedizioni di armi ai combattenti ebrei in
Palestina.
La Polonia post-bellica fu
completamente dominata da ebrei comunisti, come il torturatore
Józef Różański (1907-1981) Capo della Polizia Segreta, e da
Jacob Berman (1901-1984), Comandante del Politburo, e i
Commissari Minc, Specht (Olszewski) e Marian
Spychalski (1906-1980). Questi uomini assassinarono o deportarono a Kolyma e
in altri campi della morte dell'Artico decine di migliaia di
cattolici polacchi. Secondo il ricercatore ebreo americano John
Sack (1930-2004), «molti polacchi sentirono nel 1945 (e non senza
ragione) che ebrei dominavano l'Ufficio di Sicurezza di Stato
[...]. Il capo dell'Ufficio era Jacob Berman, un ebreo, e tutti,
o pressoché tutti, i capi del reparto erano ebrei».
Sack
racconta che il 75% dei membri della Polizia Segreta comunista in
Slesia erano ebrei. Inoltre, egli notò che molti ebrei, presenti
nell'apparato del terrore comunista in Polonia, cambiarono i loro
cognomi ebraici in cognomi polacchi, come il Generale Roman Romkowski
(Natan Grünspan; 1907-1965),
il Colonnello Różański, il Capitano Studencki e il
Tenente Jurkowski28.
Prima
della Grande Guerra, in Polonia,
«un
numero sproporzionato di comunisti erano ebrei; si parla
della quasi totalità di questa minoranza. Infatti, nel 1930,
nel suo picco massimo, il 35% dei membri di tale partito
erano ebrei. Nelle organizzazioni comuniste giovanili,
l'appartenenza all'ebraismo era anche più alta, mentre
comunisti di origine ebraica occuparono la maggior parte dei
seggi nel Comitato Centrale del Partito. Il comunismo
piacque agli ebrei perché si oppose all'antisemitismo più
vigorosamente di qualsiasi altro partito polacco [...].
Ebrei comunisti arrivarono al loro apogeo negli anni
immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale,
quando il comando del Partito era totalmente nelle mani del
Comitato comunista prebellico che aborriva l'antisemitismo»29.
Sopra: lo scrittore
ebreo americano John Sack, autore di An Eye for an Eye,
un'opera che racconta
la vendetta di molti ebrei sui tedeschi dopo la guerra.
Chiaramente, se fosse posto il
problema degli ebrei comunisti e dei rapporti che essi ebbero con la
maggioranza cattolica polacca, nei media dell'establishment
o nelle Università di oggi, il problema dello sterminio dei
cattolici polacchi ad opera degli ebrei comunisti non verrebbe mai
sollevato. Al contrario, una ribellione di piccola entità contro gli
ebrei, da parte di contadini polacchi esasperati per il ruolo che i
giudei ebbero nel terrore comunista30,
sarebbe al «centro della discussione». La motivazione della rivolta
di solito non è nemmeno menzionata. Piuttosto, il contadino
cattolico è dipinto nei termini di un «fanatico bigotto» che nutriva
un «odio cieco e irrazionale» nei confronti dei «poveri perseguitati
ebrei». Tutta la discussione, ovviamente, terminerebbe con la
solita, oramai consunta, elegia sull'ennesimo martirio subìto dal
«popolo eletto». Ma dello stesso avviso non era certo l'allora
Primate cattolico della Polonia, il Cardinale August Hlond
(1881-1948). Questi fu un prelato assai coraggioso che organizzò in
Polonia un forte movimento di resistenza cristiana contro la
tirannia comunista. Il Cardinale Hlond affermò che la rivolta di
Kielce avvenne a causa del risentimento «contro gli ebrei che
oggi occupano le cariche più alte nel governo della Polonia
(comunista) e che si sforzano di introdurre una struttura
governativa che la maggioranza (all'epoca cattolicissima) dei
polacchi non desidera avere»31.
Anche Piotr Stefan Wandycz, dell'Università di Yale, osserva
che «il polacco medio non poteva non notare che nell'era
stalinista i due uomini più potenti nel Paese - Berman e Minc -
erano ambedue ebrei, come ebreo era il temibile ufficiale della
Sicurezza Różański»32. Riprendiamo
la lista:
Solomon Morel
(1919-2007): Comandante di un campo di concentramento comunista del
dopoguerra per tedeschi in Polonia. Stalin mise intenzionalmente
ebrei a capo di tali campi. Morel torturò e assassinò migliaia di
tedeschi, qualche volta con le sue stesse mani33.
Morel è vissuto per il resto della sua vita in pensione comodamente
a Tel Aviv. Alcuni sopravvissuti tedeschi del campo comandato da
Morel hanno chiesto che egli fosse processato come criminale di
guerra, ma per i media dell'establishment e per le
varie associazioni che si battono per il rispetto dei «diritti
umani» il portare Morel di fronte alla giustizia è semplicemente un
non-senso. Dopo tutto, egli assassinò solamente dei tedeschi
indifesi; qual'è il problema?
Armand
Hammer (1898-1990): grande sostenitore del
diritto d'aborto a New York e co-fondatore dell'American
Communist Party. Procacciatore di fondi e finanziere di
Lenin e di Stalin;
Lev
Davidovich Landau (1908-1968): fisico stalinista,
insieme ad altri fisici fu il padre della bomba atomica
sovietica.
Klaus
Fuchs (1911-1988): aiutò il furto dei segreti
della bomba atomica per Stalin;
Ruth
Werner (1907-2000): Colonnello e membro dei
servizi segreti dell'Armata Rossa (G.R.U.); aiutò
Fuchs;
Julius Rosenberg (1918-1953) e la moglie
Ethel Greenglass
(1916-1953): rubarono agli USA i segreti della bomba
atomica per conto di Stalin;
Morris Cohen (Peter Kroger; 1910-1995): aiutò i
Rosenberg nella loro impresa;
Markus Johannes Wolf (Mischa;
1923-2006): Capo della STASI, la Polizia Segreta
comunista dell'ex Germania dell'Est;
Howard
Fast (1938-1997): propagandista comunista in
America per conto di Stalin;
David
Dubinsky (1892-1982): alleato di Stalin e Capo
della statunitense International Ladies Garment Workers
Union («Unione internazionale dei lavoratori nel settore
dell'abbigliamento femminile»);
Nahum
Goldmann (1894-1982): fondatore del World
Jewish Congress («Congresso Mondiale Ebraico») e
propagandista comunista;
Moses
Rosen (1912-1994): rabbino, agente e membro del
Partito Comunista Rumeno;
Victor Rothschild (1910-1990): agente capo dello
spionaggio britannico per conto di Stalin;
Mark
Zborowski (1908-1990): medico ricercatore, è
«considerato dagli storici di operazioni sovietiche del
terrore la migliore [...] spia sovietica di ogni
tempo»34. Zborowski
assassinò un dissidente con un'arancia avvelenata
nell'ospedale dei rifugiati sovietici a Parigi. Tra il 1936
e il 1937, egli venne implicato in molti altri omicidi.
Negli anni '40, Zborowsky lavorò per l'American Jewish
Commitee («Comitato Ebraico Americano») e per il KGB.
Negli anni '60, egli lavorò come medico ricercatore al
Mount Zion Hospital, a San Francisco, dove addestrò
numerosi psichiatri e medici specialisti nella Bay Area.
Morì nel 199035.
Il 16 ottobre 1948, 50.000 ebrei
comunisti si riunirono nella Piazza Rossa per accogliere
cordialmente la prima delegazione israeliana a Mosca. Nel 1947,
Stalin sostenne il piano sionista di spartizione della Palestina,
diede un riconoscimento di cruciale importanza allo Stato d'Israele
appena costituito e votò per l'ammissione di Israele alle Nazioni
Unite. Nel 1951, il Partito Comunista e il Partito Marxista
israeliani ottennero all'interno della Knesset ben ventitre
seggi.
Il sistema del kibbutz era il più potente organo nel
Paese e i leader dei kibbutz più potenti erano quasi
tutti marxisti. La più grande festa israeliana era il 1° maggio,
celebrato con riunioni, marce, bandiere rosse e canzoni comuniste.
Nel 1987, gli israeliani passarono al KGB l'intero
organigramma dei servizi segreti americani36.
Jonathan Jay Pollard faceva parte di tale giro di spie.
Kim Philby (1911-1988), traditore britannico e spia comunista,
fu aiutato nell’ottenere un porto sicuro nell'Unione Sovietica dal
Mossad israeliano37. Si trattò
di un'operazione abbastanza facile, in quanto chi controllava il
KGB era anch'egli ebreo. Il regime comunista della Romania
ricevette per anni trattamenti commerciali favorevoli dagli Stati
Uniti dovuti alla pressione israeliana sul Congresso statunitense38.
L'idea che il movimento sionista fosse
anticomunista è una menzogna. La verità è molto più complessa.
All'interno del sionismo c'erano un'ala sinistra e un'ala destra. I
«destrorsi» (e alleati dei nazisti), come i terroristi ebrei
Vladimir Z. Jabotinsky (1880-1940) e Avraham Stern
(1907-1942), furono sostenitori di un approccio di tipo
«conservatore»39. I sionisti
«sinistrorsi», come David Ben Gurion (1886-1973; detto «il
bolscevico»), grandi ammiratori del modello sovietico, cercarono di
incorporarlo come tipo di politica economica dello Stato israeliano.
Scrive Stalin:
«Lo
sciovinismo nazionale e razziale è un residuo di
misantropici costumi caratteristici del periodo del
cannibalismo. L'antisemitismo, come forma estrema di
sciovinismo razziale, è il residuo più pericoloso di
cannibalismo [...]. In URSS, sotto la legge attiva,
l'antisemita è punito con la morte»
40.
In Sud Africa, l'African National
Congress (A.N.C.) fu guidato da due ebrei comunisti:
Albert «Albie» Louis Sachs, «uno dei suoi
migliori intellettuali», e da Yossel Mashel Slovo (detto
«Joe Slovo»; 1926-1995). Slovo nacque in uno shtetl in
Lituania e crebbe parlando l'yiddish e studiando il Talmud.
Nel 1961, egli si unì all'ala terrorista dell'African National
Congress, l'Umkhonto We Sizwe, e ne divenne il
Comandante.
Nel 1986, egli venne nominato Segretario Generale del
Partito Comunista del Sud Africa41.
Slovo
«fu il "pianificatore" di molti attacchi terroristici dell'African
National Congress, inclusa l'autobomba del 1983 che uccise
diciannove persone e ne ferì molte altre [...]. Slovo, che si
era recato in Russia molte volte, fu insignito dall'Unione Sovietica
di una medaglia al valore in occasione del suo 60° compleanno
[...]. Slovo era uno zelante comunista, un marxista-leninista
senza moralità di alcun genere, uno di quelli per cui conta
solamente la vittoria, senza tenere minimamente conto dello
spargimento di sangue [...]. Egli preferiva non parlare della
sua immagine come "mente pensante comunista" dietro la lotta armata
dell'African National Congress. Le paure dei bianchi del Sud Africa
sono per lui una misura della crescita della forza dell'African
National Congress, assieme ad un fattore cruciale nell'accelerare
ciò che lui crede sarà la sua vittoria finale. Egli ha affermato:
"La violenza rivoluzionaria ha creato "l'impatto ispirazionale" che
noi avevamo inteso, e la violenza rivoluzionaria ha assicurato all'African
National Congress la sua posizione dominante"»42.
Albie Sachs
Joe Slovo
Quando l'African National Congress
di Nelson Mandela (1918-2013) prese il potere in Sud Africa,
Slovo venne nominato Ministro dell'Edilizia. Quando guardiamo queste
orrende personalità che sono solo la punta dell'iceberg
ebraico e di ciò che era il comunismo sovietico, e constatiamo
quanto poco sia stato scritto o sia stato filmato sui loro crimini,
allora e solo allora cominciamo a capire che la messa a fuoco
esclusiva dei crimini commessi dai tedeschi durante la Seconda
Guerra Mondiale riveste in gran parte una funzione propagandistica.
Resta inteso che in quell'immenso impero ebraico chiamato
«Occidente», i fatti cruciali inerenti il comunismo di matrice
ebraica non devono essere mai documentati nei film, mai discussi in
corsi universitari o descritti in periodici. Su tutto questo grava
una censura totale, o peggio, la completa auto-censura.
Sopra: da sinistra,
Winnie, Nelson Mandela e Joe Slovo a pugno chiuso
durante una riunione
del comunisteggiante African National
Congress.
Ecco perché
il libro Winter in Moscow («Inverno a Mosca»; del 1934), di Malcolm
Muggeridge (1903-1990), un racconto di un testimone oculare
dell'olocausto comunista ebraico contro i cristiani, è stato
letteralmente fatto scomparire. Dalle colonne del giornale inglese
Sunday Telegraph è stata posta la seguente domanda:
«Ma allora perché
il libro (Winter in Moscow) non è mai stato ripubblicato? La
risposta può risiedere nel fatto che Muggeridge parla di quella che
venne poi chiamata la "questione ebraica" [...]. "Winter in
Moscow" si occupava troppo accuratamente degli ebrei [...].
Ciò è dovuto al numero veramente enorme di giudei bolscevichi della
prima ora, oltre che ai Commissari politici e ai membri ebrei
appartenenti alla nomenklatura»43.
Sopra: lo scrittore
britannico Malcolm
Muggeridge e il suo libro Winter in Moscow.
La campagna per la verità integrale
nella documentazione storica di questi e di altri fatti dimenticati
costituisce la motivazione principale del tentativo di sopprimere
con leggi specifiche la libertà di stampa (e di parola) da parte di
taluni gruppi ebraici radicali, come l'Anti-Defamation League
(«Lega anti-diffamazione») e il Simon Wiesenthal Center.
Entrambe queste organizzazioni vorrebbero, se potessero, incarcerare
tutti gli intellettuali, tutti i religiosi, e, soprattutto, tutti
gli storici «non allineati e corretti» con i desiderata della
Sinagoga di Satana di cui parla la Sacra Scrittura (Ap 3, 9).
Tali organizzazioni pubblicano delle «liste» di associazioni o di
intellettuali «indesiderati». Ogni Paese occidentale deve tenere
conto di dette liste. Le organizzazioni in questione informano
regolarmente gli «archivi segreti» dei governi occidentali sulle
attività degli scrittori pro-cristiani. A questi censori ebrei
piacerebbe che tali leggi liberticide passassero in tutto il mondo,
e in particolare in quei Paesi che essi considerano ormai «cosa
loro»; cioè tutte quelle nazioni sottomesse agli Stati Uniti
d'America44.
Sopra, quattro famose
femministe: da sinistra, Emma Goldman (1869-1940), Alexandra
Kollontaj
(1872-1952), Betty
Friedan (Goldstein; 1921-2006) e Gloria Steinman, abortista
scatenata.
Tutte «rosse» e tutte
di origine ebraica.
Epilogo
Il dare voce all'altra faccia della
Storia, quella autentica, spesso detta «revisionista», contro le
menzogne propinateci dai media, è merito di pochi e, come
abbiamo visto, perseguitatissimi storici. Il dare voce ai milioni di
vittime, morte in silenzio, a causa del comunismo ebraico è
considerato come «odioso» dall'orgoglioso sionismo che vomita uno
sbarramento di liquame menzognero che, quotidianamente, cola dalla
nostra televisione, dai nostri giornali, dai nostri libri e dalle
nostre riviste sulla nostra «memoria storica» creata ad arte dalla
propaganda su ciò che era il cattolicesimo prima di sottomettersi
agli adoratori del vitello d'oro, e su ciò che erano i nostri popoli
prima di essere dominati dalla Massoneria.
Il difendersi contro
tutti questi tentativi, peraltro quasi sempre ben riusciti, di
disonorare la nostra eredità spirituale e i nostri antenati, non è
certamente frutto dell'odio, ma è anche l'esercizio del naturale
diritto di difendere sé stessi, il proprio onore e le proprie radici
da questa guerra psicologica.
- «Senza gli
ebrei non ci sarebbe stato il bolscevismo. Per un ebreo nulla è
più offensivo della verità. Dal 1918 al 1957, i terroristi ebrei
assetati di sangue hanno ucciso 66.000.000 di
persone».
- «Dovete capire
che i principali capi bolscevichi che si impadronirono della Russia
non erano russi. Essi odiavano i russi. Odiavano i
cristiani. Guidati da un odio razziale, essi torturarono
e macellarono milioni di russi senza il minimo rimorso. La
Rivoluzione d'Ottobre non fu quella che voi in America definite la
"Rivoluzione russa". Essa fu l'invasione e la conquista della
popolazione russa. Molti miei connazionali soffrirono crimini
orribili che mai nell'intera Storia dell'umanità popoli o nazioni
hanno dovuto subire. Questo fatto non può essere minimizzato. Il
bolscevismo ha realizzato la più grande carneficina umana di tutti i
tempi. Il fatto che la maggior parte del mondo oggi ignori questa
realtà è la prova che gli stessi mezzi di comunicazione globali
sono nelle mani degli assassini».
-
Aleksandr Solženicyn
(1918-2008)
Premio Nobel
per la Letteratura nel 1970.
La preponderanza israelitica nel primo
governo bolscevico è stata confermata anche dal presidente russo
Vladimir Putin.Il 13 giugno 2013, parlando davanti ai
rappresentanti della comunità ebraica di
Mosca riuniti nel museo Schneerson, egli ha affermato:
«Le decisioni
riguardanti la nazionalizzazione della Libreria "Schneerson" furono
prese dal primo governo dell'Unione Sovietica. E oltre l'80-85%
dei membri del primo governo dell'Unione Sovietica era
composto da ebrei. E questi ebrei, guidati da concezioni
ideologiche false, hanno arrestato e represso i seguaci del
giudaismo, del cristianesimo, dell'islam e i credenti di altre
religioni. Essi non hanno fatto alcuna differenza. Grazie a Dio
questi paraocchi ideologici e queste false concezioni ideologiche hanno
collassato...»45.
Note
1
Traduzione dell'originale inglese The Prop-Masters. Perpetrators
of the Holocaust Against Christian Russia Transform Themselves Into
«Survivors» of a Holocaust (2006), a cura di
Antonio Casazza.
Scritto reperibile alla pagina web
2
Secondo le stime di James Bacque, autore del libro Gli altri
Lager (Mursia 1993), nei vari campo di concentramento in mano
agli alleati sarebbero morti di fame e di stenti non meno di 800.000
prigionieri tedeschi (N.d.T.).
3
Cfr. Illustrated Sunday Herald,dell'8 febbraio 1920.
11
Cfr. M. Scammell,
Solženitzyn: A Biography, pag. 64.
12
Notizia poi ripresa da The Christian News, dell'8 gennaio
1996, pag. 2.
13
Sul tipo di sistema di campo di concentramento come i GULag
vedi C. Andrew-O.
Gordievsky, KGB:
The Inside History, e il New York Times, del 22 ottobre
1990, pag. 82. Purtroppo, a differenza dei campi nazisti, nessuno di
questi campi comunisti potrà essere visitato dalla posterità. La
maggior parte di essi è stata distrutta già da qualche anno da
brigate militari speciali (cfr. M.
Specter, «Cold
Reminder», in New York Times, del 3 dicembre 1994).
14
I cibi kosher (dall'ebraico kasher, ossia «puro») sono
i soli che gli ebrei possono mangiare, in base alla regole
alimentari proprie del giudaismo (N.d T.).
15
L'Autore si riferisce ai vari fanciulli martirizzati in passato
dagli ebrei (San Simonino da Trento, San Domenichino Del Val, il
Beato Lorenzino da Marostica, il Beati Niño de La Guardia, ecc...),
il cui culto fu soppresso dalla Santa Sede all'indomani del Concilio
Vaticano II.
16
Cfr. S. Kahan, The
Wolf of the Kremlin, pag. 81.
27
Cfr. Jewish Telegraph Agency, del 14 maggio 1997.
28
Cfr. The New Republic, del 14 febbraio 1994, pag. 6.
Nell'articolo in questione, Sack confuta anche la scadente ricerca
compiuta dall'ebreo Daniel Jonah Goldhagen, autore dell'opera
Hitler's Willing Executioners («I volenterosi carnefici di
Hitler») che, nel duplice standard tipico della mentalità
ebraica, rifiuta di accettare il fatto verificato che ebrei
dominarono anche la Polizia Segreta comunista polacca. Sack fà un
meritevole lavoro nello smascherare le menzogne di Goldhagen sulla
Polonia.
29
Cfr. The Canadian Jewish News, del 5 novembre 1992, pag. 16.
L'articolo era di Sheldon Kirshner.
30
Accadde nel luglio 1946 a Kielce e viene chiamato il «pogrom
di Kielce».
31
Cfr. New York Review of Books, del 18 agosto 1983, pag. 51.
44
L'Italia, ad esempio, che pure rappresenta il prototipo della
colonia modello, è presidiata da circa 60.000 soldati americani in
ben 113 basi NATO, i quali certo non si trovano nel nostro
Paese per difenderci dall’imperialismo di San Marino... (N.d.T.).