di Autori Vari 1
Prefazione
- Considerazioni preliminari La marea montante della pornografia - dal greco pòrnè («meretrice») graphìa («descrizione») - è certamente uno dei fenomeni più visibili della nostra epoca permissiva, ma è certamente anche una delle manifestazioni meno prese in considerazione e sulle quali i media chiudono il più delle volte entrambi gli occhi per non apparire retrogradi o antilibertari.
Eppure, nonostante i collegamenti sempre più lampanti tra questo genere di «passatempo» e gli effetti psicologici e sociali sui suoi consumatori denunciati da una folta schiera di studiosi, ci si aspetterebbe una maggiore attenzione da parte dell'informazione pubblica... Approfittando della grande avanzata tecnologica degli strumenti di comunicazione avvenuta in questi ultimi decenni - soprattutto dell'enorme sviluppo della rete internet e persino sui cellulari mediante i social - la pornografia è penetrata ovunque.
Se fino ad una decina di anni fa la merce a luci rosse era reperibile solo presso le edicole, le videoteche o i pochi sexy shop, l'avvento del computer e della possibilità di visitare un numero sterminato di siti erotici ha amplificato la potenza suggestiva di questa controversa forma di espressione. Con un semplice clic del mouse e un modem è possibile accedere (in un attimo e in qualsiasi momento della giornata standosene comodamente seduti in casa propria) ad una quantità fino a poco fa impensabile di immagini e filmati per adulti, ed entrare in un universo dove la censura non ha alcun potere.
Com'era facilmente prevedibile, il fenomeno sta assumendo proporzioni sempre più imponenti. Negli Stati Uniti, Paese puritano in cui scoppiano i sex-gate, ma allo stesso tempo culla della pornografia 2 e maggior esportatore di materiale per adulti in tutto il mondo, sono già sorti alcuni centri di disintossicazione per sex addict («dipendenti da sesso»), persone che finiscono per perdere il contatto con la realtà quotidiana e passano intere giornate davanti al PC visitando siti osceni. A dire il vero, ce n'è proprio per tutti i gusti. Come un enorme plateau de fromages, i pornografi offrono ai loro assetati clienti una vasta gamma di fanghiglia comprendente diverse forme di perversione al limite della paranoia.
Si arriva persino all'esaltazione dello stupro (il genere rape), alla profanazione della maternità e dell'allattamento (il genere pregnant)..., al sadomasochismo (il genere fetish), al sesso con donne anziane (il genere mature o granny), ai rapporti tra familiari (genere incest), per non parlare della porno-pedofilia, promossa ed esaltata praticamente ovunque dal genere teen (da teenager, ossia «adolescente»).
Il leitmotiv intrinseco a questa nauseante subcultura è sempre lo stesso: il sesso dev'essere separato dall'idea oppressiva di famiglia, di matrimonio e di procreazione, e vissuto finalmente in maniera «liberata»... tranne poi diventare dei poveri alienati e schiavi di questa droga che inquina le menti e gli spiriti.
- La pornografia softcore: cenni storici Storicamente parlando, la pornografia è nata con la fotografia, ma è rimasta nella semi-clandestinità almeno fino alla fine degli anni 60, gli anni cruciali del cambiamento sociale. La prima diffusione della pornografia softcore (corpi nudi senza rapporti sessuali) è legata anche ad un personaggio d'oltre oceano: lo statunitense Hugh Marston Hefner (1926-2017), il fondatore del principale mito pansessuale moderno. Nel 1948, Hefner inventò la rivista softcore Playboy. Ma non fu solo la creazione di una rivista di enorme successo. Hefner è stato l'artefice, tra gli anni Cinquanta e Settanta, di un universo parallelo.
Egli intuì che la spinta consumistica americana non si arrestava ai frigoriferi e alle automobili, ma anche al sesso. La società puritana statunitense si trasformò in un gigantesco paradiso artificiale edonistico. L'immortale logo della coniglietta di Playboy (oggi di proprietà dello stilista Fiorucci) divenne il simbolo del sesso vissuto come relax e intrattenimento, privo di mistero e di prurigini peccaminose. Hefner bandì la perversione ed esaltò il momento ludico.
Sopra: Hugh Hefner e la sua creatura Playboy.
L'ideale femminile della società affluente americana è artificioso e caricaturale, e le donne di Hefner sono giulive e inebetite, come la coniglietta, d'altronde, un animale non troppo intelligente, ma molto prolifico (e quindi disponibile). Il regno dell'ex miliardario Hefner è tramontato negli anni '80 con l'avvento massiccio delle riviste di sesso esplicito e delle videocassette a luci rosse.
Un altro personaggio chiave della storia della letteratura pornografica è lo statunitense Larry Flynt, il creatore della rivista Hustler. Nato povero, è diventato ricco, anzi ricchissimo, nei liberi anni '70 facendo l'editore di riviste porno. Qualcuno che non apprezzava lo stile di Hustler - la testata capofila del gruppo - gli ha sparato, costringendolo su di una sedia a rotelle.
Sopra: Larry Flynt e la sua rivista Hustler.
Incarcerato più volte e portato in tribunale nel 1988 con l'accusa di oscenità, si è trasformato in un paladino del Primo Emendamento della Costituzione americana (che tutela la libertà di espressione). «Se proteggono uno schifo come me - ha dichiarato Flint - proteggeranno tutti voi». Ed è uscito vittorioso dallo scontro. La sua storia è stata oggetto di una pellicola diretta dal regista Milos Forman e intitolata Larry Flynt. Oltre lo scandalo (1996), sulla cui locandina l'attore che interpreta Flynt appare crocifisso («martire» della pornografia) sul pube di una donna (vedi foto sotto)...
Sopra: la locandina di Larry Flynt. Oltre lo scandalo.
Altro personaggio di spicco nel mondo del porno è stato Bob Guccione (1930-2010), un disegnatore, editore e produttore cinematografico statunitense, ma soprattutto il fondatore nel 1965 della rivista per adulti Penthouse - la prima a mostrare i genitali delle modelle - di cui è stato editore fino alle sue dimissioni nel novembre 2003.
Sopra: Bob Guccione e la sua rivista Penthouse.
Per finire, citiamo Al Goldstein (1936-2013), pioniere del porno e portavoce del movimento gay americano (fu lui che inventò il termine «omofobia»). Nel 1968, Goldstein fondò Screw, una pubblicazione che presto divenne un punto fisso nell'universo del softcore cartaceo con 150.000 copie a settimana.
Sopra: Al Goldstein e la sua rivista Screw.
Ma Goldstein non è famoso solo per le sue discutibili riviste, presto trasformate in film o in spettacoli via cavo come Midnight Blue, ma anche per una vita all'insegna degli eccessi. Chi lo conosce lo descrive come «pazzo, blasfemo e crudele con la gente che lavora con lui». Goldstein è stato arrestato diciannove volte per oscenità. Nel 1983, è stato messo al fresco per essersi introdotto nella Cattedrale di San Patrizio, a New York, con una croce a forma di vagina. Sempre lui, citato dal Dr. Nathan Abrams in un articolo pubblicato sul trimestrale Jewish Quarterly nel 2004, ha a affermato:
In un'intervista apparsa sul periodico Media Life, dell'8 agosto 2003, Goldstein ha dichiarato:
Caduto in rovina dopo il crollo delle vendite di Screw, Goldstein ha lavorato fino alla morte in un negozio ebraico che vende cibi kosher («puri»). In Italia, la nascita della pornografia softcore è legata a due persone. La prima è il catanese Saro Balsamo (1930-2005), il primo e massimo editore per la International Press di riviste erotiche e pornografiche della storia patria, ideatore di successi come Men e Le Ore.
La seconda è Adelina Tattilo (1928-2007), moglie di Balsamo, femminista (?!), fondatrice (nel 1967) e direttrice di Playman, una rivista che proponeva «la liberazione dei comportamenti e l'affrancamento da bigottismo e falsi moralismi». Nella sua impresa la Tattilo poté contare sulle sue amicizie con importanti politici appartenenti al Partito Socialista Italiano.
Sopra: Saro Balsamo e Adelina Tattilo.
Lo tsunami pornografico che ha investito l'Italia negli anni '70...
- La pornografia hardcore: un po' di storia La legalizzazione della pornografia hardcore (in cui vengono mostrati rapporti sessuali senza censura), e la conseguente espansione a macchia d'olio, si devono, almeno in Europa, all'italiano Lasse Braun - vero nome Alberto Ferro (1936-2015) - regista, sceneggiatore e scrittore, definito il «padre della pornografia moderna» e il «re del porno» 3, un vero pioniere dell'hardcore.
Nato ad Algeri, Braun, iscrittosi in Italia ad una Facoltà di Legge nel 1955 e superati tutti gli esami, stava da mesi preparando la sua tesi di laurea dal titolo «La censura giudiziaria nel mondo occidentale». Un tema del quale aveva sviscerato sia le origini che il «danno sociale» attuale e quantificabile da essa provocato, ma che suscitò le ire del corpo accademico, tanto che infine venne censurata.
Sopra: il «re del porno» Lasse Braun.
Nel 1961, Braun iniziò ad interessarsi alla cosiddetta Rivoluzione sessuale (cavallo di battaglia della sinistra e di tutti i nemici della famiglia) fino a divenirne uno dei più accaniti sostenitori. A quei tempi, la pornografia - ovvero l'esplicita rappresentazione del comportamento erotico di uomini e donne - era severamente proibita in ogni nazione, incluse la Svezia, la Danimarca, l'Olanda, la Germania, la Francia, l'Italia, il Canada, gli Stati Uniti, ecc... Essendo figlio di un diplomatico, era anch'egli membro del Corpo Diplomatico accreditato in Austria. Era abbastanza ricco e possedeva una Mercedes del consolato.
Viaggiava dunque con facilità e soprattutto con la più totale immunità. Nessun doganiere dell'epoca avrebbe mai osato controllare il suo bagaglio. Questa situazione privilegiata lo aiutò a diventare una sorta di «missionario del porno», e dal 1962 al 1967 Braun girò in lungo e in largo l'Europa e l'America con valigie colme di filmini in 8mm, romanzi e riviste porno di produzione «artigianale». Nel 1965, un suo avvocato di Copenaghen, al quale aveva confidato i suoi propositi rivoluzionari, lo mise in contatto con un giovane deputato socialdemocratico del Parlamento danese.
Costui fece tradurre in danese la tesi di laurea che Lasse si era visto censurare in Italia e discusse con lui il problema del «danno sociale» causato dalla censura in materia sessuale. Un danno che, secondo Braun, provoca violenza, nevrosi varie, malattie somatiche, litigi familiari e generalizzata infelicità.
In uno stato di mentalità aperta come la Danimarca (primo Paese al mondo a legalizzare la pornografia) apparve evidente (!?) che la proibizione di scritti ed immagini sessualmente esplicite, era «un retaggio ottocentesco della repressione sulla quale basavano ancora il loro potere i regimi polizieschi instauratisi in Europa, con il sostegno del clero». I risultati non tardarono.
Nel 1966, il Parlamento danese legalizzò gli scritti pornografici, ma non si decise a legalizzare le immagini. Per dare nuovi spunti al deputato danese affinché finalizzasse l'operazione di legalizzazione, nel 1967, Lasse fondò a Stoccolma una società cinematografica che chiamò AB Beta Film e iniziò a produrre lui stesso i primi film hard a colori mai apparsi sul mercato mondiale.
Sopra: uno dei tanti sex shop di Lasse Braun a Londra.
Acquistati i macchinari necessari, Braun organizzò il primo cine-laboratorio hardcore della storia alla periferia di Stoccolma. Nel frattempo, diede vita alla prima vendita diretta per corrispondenza. Riuscì a fare pubblicità all'AB Beta su varie riviste europee e nel 1968 invase il mercato con diversi prodotti pornografici.
Forte dei notevoli guadagni realizzati dall'AB Beta con la vendita di pornografia ai privati, che tra l'inizio del 1968 e la fine del 1969 raggiunsero la cifra record di 50.000 clienti (tra i quali 35.000 solo in Italia...), Braun intuì che la rivoluzione del porno doveva raggiungere al più presto anche il resto d’Europa e gli Stati Uniti.
Viaggiò e produsse senza tregua finché, anche se gradualmente, la vendita di prodotti pornografici venne legalizzata in tutto l'Occidente, grazie anche alla complicità di imprenditori, artisti, psicologi, giornalisti, magistrati e politici di varie nazioni che offrivano finanziamenti a chiunque si adoperasse per far trionfare la «libertà di espressione».
Ma torniamo un attimo indietro. Abbiamo parlato della Danimarca, che fu il primo Paese europeo a legalizzare la pornografia hardcore il 1º luglio 1969. La storia di questa liberalizzazione è indissolubilmente legata alla Color Climax Corporation, una società danese con sede a Copenhagen che si occupa tuttora di produzione e distribuzione di materiale pornografico. Fino agli anni Novanta essa è stata una delle principali case di produzione pornografiche europee. Tale società iniziò la sua attività nel 1967, con la pubblicazione della rivista pornografica ColorClimax, nonostante la pornografia fosse ancora illegale in Danimarca.
Sopra: la testata della rivista per adulti Color Climax.
I fondatori della Color Climax Corporation furono due fratelli, Jens Grundtvig Theander (1944-2008) e Peter Theander, due danesi cresciuti in una famiglia luterana. Nel 1961, Jens acquistò con il fratello la Rådhus-Antikvariatet, un'antica libreria situata in Studiestræde, al centro di Copenhagen, la quale fungeva da copertura alla vendita sotto banco di materiale pornografico. Nel 1967, i due fratelli iniziarono a stampare con i proprî mezzi Klimaks (che in seguito divenne ColorClimax), la prima rivista pornografica hardcore danese, e produrre video.
Sopra: i fratelli Jens e Peter Theander.
Sia i film 8mm di dieci minuti (detti loops) che la rivista contenevano tra l'altro fotografie di sesso con gli animali (genere animal lover), di rapporti sessuali di uomini adulti con bambine tra i sette e gli unici anni (genere Lolita), di scene sadomaso (genere bizarre), di rapporti omosessuali (genere gay o lesbian), ecc... Nonostante un raid della polizia nella Rådhus-Antikvariatet nel 1967, l'attività continuò indisturbata grazie alle amicizie politiche dei fratelli Theander.
Sopra: la Rådhus-Antikvariatet, la vecchia libreria dietro cui si celava il traffico di materiale a luci rosse.
Da allora la pornografia hardcore è stata rapidamente legalizzata in tutti i Paesi occidentali: in Svezia nel 1971, negli Stati Uniti nel 1973, in Germania nel 1975, in Italia nel corso degli anni '70 in modo altalenante a seconda del giudizio dei vari magistrati locali, ecc...
Nel nostro Paese, la produzione e la diffusione pornografia hardcore sono indissolubilmente legate ad una personaggio-chiave: il romano Riccardo Schicchi (1953-2012), che nel 1986 produsse il primo film hard con Ilona Staller intitolato Telefono rosso. Fu lui a scoprire altre pornostar come Moana Pozzi (1961-1994) ed Eva Henger (che divenne sua moglie). Schicchi, radicale convinto, è morto di diabete all'età di cinquantanove anni.
Sopra: Riccardo Schicchi e Moana Pozzi.
- Chi c'è dietro la pornografia? Fin qui gli la storia a sommi capi e gli attori principali di questo fenomeno. Ma chi si cela veramente dietro il mercato del sesso. Qual è il vero volto dei signori del porno? Nel 1979, uscì in Italia un libro intitolato I padrini della pornografia 4. L'opera di Stefano Surace, curata dal gesuita Padre Arturo Dallavedova s.j., quasi immediatamente irreperibile nelle librerie, faceva nome e cognome dei vari produttori e delle loro ramificate amicizie politiche (quasi tutte appartenenti all'allora Partito Socialista Italiano) e nella magistratura, senza tuttavia elencare i mandanti.
Lo studioso di mondialismo francese Yann Moncomble, morto nel 1997 a soli trentasette anni, nella sua opera La politique, le sexe et la finance («La politica, il sesso e la finanza») 5 sostiene che la pornografia viene dagli Stati Uniti e in particolare da Playboy, la raffinata rivista di erotismo che ha provocato l'ondata pornografica che ha successivamente invaso l'Europa. Dietro ad un erotismo ricercato, in realtà Playboy attaccava la famiglia e i valori tradizionali. Ecco che cosa rivela in proposito Epiphanius:
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