Ai nostri
giorni si fa un gran parlare di «femminicidio» e di
violenza gratuita sulle donne. Molti «esperti» cercano di
dare una spiegazione a questo fenomeno, ma nessuno, che si
sappia, ha mai tirato in ballo l'effetto malsano che può
causare su certi individui l'esposizione massiccia alla
pornografia. E qui non ci riferiamo solamente
all'esaltazione del sadomasochismo in tutte le sue forme, ma
alla presenza in rete di numerosi siti (alcuni a pagamento,
ma anche tanti gratuiti) contenenti intere gallerie di
immagini o filmati che illustrano generi come il rape
(«stupro»), il rough sex («sesso rude»),
l'humiliation («umiliazione»), il brutal
sex («sesso brutale»), ecc... In questi siti, la
donna è presentata come un oggetto senza lacuna dignità da
torturare o da abusare a proprio piacimento. La
testimonianza di questo serial-killer, autore di
almeno 30-35 omicidi di giovani donne negli Stati Uniti tra
il 1974 e l'inizio del 1978, quando la pornografia era molto
meno a portata di mano rispetto ai nostri tempi, dovrebbe
suonare come un campanello di allarme per chi si interroga
sulle ragioni di questa ondata di violenza.
Theodore Robert Bundy è stato
condannato a morte ed è stato giustiziato all'età di quarantatre
anni il 24 gennaio 1989, in Florida, negli Stati Uniti. Aveva
commesso numerosi delitti spinto da un'inclinazione non dominata - e
in seguito progressivamente esacerbata - alla pornografia.
Diciassette ore prima della sua esecuzione, Bundy ha accettato di
rispondere alle domande del
Dr. James Dobson,
presidente dell'associazione Focus on the family. Il seguente
estratto dell'intervista è apparso sul numero di marzo del 1989
della rivista americana Focus on the family citizen
1.
-
James Dobson:
«Per riassumere, lei è accusato di avere ucciso numerose donne e
ragazze».
-
Ted Bundy: Sì,
sì.
Sopra: i volti di
alcune delle sfortunate vittime di Ted Bundy.
-
James Dobson:
«Ted, come è potuto accadere? Lei è stato cresciuto in ciò che
pensa sia stata una famiglia sana. Non è stato maltrattato
fisicamente, né sessualmente, né affettivamente. Quali sono stati
gli elementi del suo comportamento che hanno provocato tanto dolore
in così tante persone»?
-
Ted Bundy: Sono
cresciuto in una famiglia meravigliosa con due genitori cristiani
premurosi e amorevoli. Andavamo regolarmente in chiesa e in casa non
c'erano né gioco, né tabacco, né alcol, né litigi. Ma all'età
di dodici o tredici anni ho incontrato la pornografia softcore,
fuori casa, sugli scaffali di un negozio locale di generi alimentari
e di un supermercato. Ogni tanto, prendevo coscienza, sfogliando
qualche rivista pornografica trovata nella pattumiera,
dell'esistenza di materiale sempre più hard, più descrittivo,
più esplicito. Il tipo più pericoloso di pornografia implica la
violenza sessuale. Il matrimonio di queste due forze, che
conosco fin troppo bene, porta ad una condotta che è veramente
troppo orribile da descrivere.
-
James Dobson:
«Mi parli ora di questo processo. Che cosa è successo nel vostro
spirito a quell'epoca»?
-
Ted Bundy:
Tutto è venuto per tappe, gradatamente. Una volta preso dalla
pornografia - che considero come una specie di schiavitù (dipendenza),
cercavo tipi di materiale sempre più violento, più esplicito, più
descrittivo. Come per la droga, si ottiene un'eccitazione
insaziabile finché si raggiunge il punto in cui la pornografia non
può spingersi oltre. Si raggiunge quel punto in cui si cambia
registro quando ti chiedi se il fatto di passare all'atto ti darà
più piacere del solo leggere o guardare.
Ted Bundy a colloquio
con James Dobson
il giorno precedente
la sua esecuzione.
-
James Dobson:
«Quanto tempo è rimasto a questo stadio»?
-
Ted Bundy:
Direi per alcuni anni. Lottavo contro un comportamento criminale e
violento grazie alle forti inibizioni dalle quali ero stato
condizionato nel mio ambiente familiare, nella mia parrocchia e
nella mia scuola. Le barriere erano costantemente messe alla prova
ed erano assalite da una vita bizzarra abbondantemente alimentata
dalla pornografia.
-
James Dobson:
«Si ricorda ciò che l'ha spinta a superare queste barriere? Si
rammenta della decisione di farlo»?
-
Ted Bundy: Non
voglio pretendere di essere una vittima indifesa. Stiamo parlando di
un anello indispensabile nella concatenazione di un comportamento
che mi ha condotto a commettere degli omicidi. É stato come se
qualcosa si fosse rotto di netto, che non avrei più potuto
controllare per molto tempo, che quelle barriere che avevo appreso
quando ero bambino non bastavano più a trattenermi.
-
James Dobson:
«E dopo avere commesso il suo primo omicidio, qual è stato
l'effetto emozionale su di lei»?
-
Ted Bundy: Ho
avuto l'impressione di uscire da una orribile trance, o da un
sogno. Non voglio drammatizzare troppo, ma mi svegliai alla mattina,
e, con spirito limpido e tutto il mio fondo morale e la mia
sensibilità etica intatta, in quel momento rimasi inorridito di
essere stato capace di fare una cosa simile.
-
James Dobson:
«Prima di allora non aveva mai provato qualcosa di simile»?
-
Ted Bundy: In
fondo, ero una persona normale. Avevo dei buoni amici. Vivevo una
vita normale, eccetto questa parte, ridotta, ma molto potente, molto
distruttrice e che tenevo assai segreta. Occorre che le persone si
rendano conto che non ero un bruto, né un ubriacone. Le persone del
mio genere non sono una specie di «mostri nati». Siamo i vostri
figli, i vostri mariti, e siamo cresciuti in famiglie normali. Ai
nostri giorni, la pornografia può raggiungere e afferrare
bruscamente un bambino in tutte le famiglie, non importa quale. Per
quanto i miei genitori siano stati attenti, essa mi ha strappato
alla mia famiglia trent'anni fa.
Sopra: alcuni esempi
di copertine di DVD pornografici (sia in vendita che scaricabili
dalla rete) dedicati ai vari generi di violenza sulla donna.
-
James Dobson:
«Crede veramente che la pornografia hardcore - cui si arriva
passando per la pornografia softcore - possa causare ad altri dei
danni di cui non si parla e che comportano lo stupro e l'omicidio di
altre donne tramite il processo che ha descritto»?
-
Ted Bundy: Non
sono un esperto in scienze sociali e non ho fatto studi
sull'argomento, ma ho vissuto molto tempo in prigione e ho
incontrato un parecchi uomini che si sono sentiti spinti come me a
commettere esattamente le stesse violenze. E, salvo qualche
eccezione, ciascuno di essi era stato profondamente influenzato e
condizionato da un'assuefazione alla pornografia. Non c'è
dubbio su questo punto. Uno studio condotto dall'FBI sui
serial-killer ha dimostrato che l'interesse più comune a questi
uomini è la pornografia.
-
James Dobson:
«Lei pensa di meritare la punizione che lo Stato sta per
infliggerle»?
-
Ted Bundy: Non
ho intenzione di mentirle. Non voglio morire. Ma merito certamente
la più grande punizione di cui la società dispone, e la società
merita di essere protetta da me e dai miei simili. Allo stesso
tempo, però, certe persone benpensanti e perbene che hanno
condannato la condotta di un Ted Bundy, passeggiano davanti a degli
scaffali pieni di riviste identiche a quelle che instradano tanti
ragazzini sulla via seguita da Ted Bundy. Ciò che mi fà paura e
persino mi spaventa, Dr. Dobson, è ciò che vedo alla televisione.
Certe oscenità che oggi entrano nelle famiglie, vent'anni fa non
sarebbero state mostrate nemmeno negli spettacoli per adulti.
-
James Dobson:Ted, lei sa che esiste un terribile cinismo a suo riguardo, e
per una buona ragione. Non sono sicuro che quello che sta dicendomi
sia credibile per le persone. E tuttavia, mi ha detto di avere
accettato il perdono di Gesù Cristo.
-
Ted Bundy: Sì,
ma non posso dire di essermi abituato a vivere all'ombra della
morte. Non posso dire che nulla mi tormenta. Senta, non è
divertente. Ciò mi rende solo e tuttavia ricordo a me stesso che
ciascuno di noi un giorno dovrà andarsene in un modo o nell'altro.
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