Sopra: Riccardo Cuor di Leone (1157-1199), re d'Inghilterra, prese parte alla terza Crociata.
La verità sulle Crociate
Il giudizio della Storia moderna sulle Crociate è sempre stato severo e miope, presentando questo glorioso episodio della storia cristiana come moralmente deplorevole. Talvolta, quando mi capita di elogiare il Medioevo, molti giovani cattolici mi chiedono provocatoriamente: «Va bene, d'accordo. Ma come giustifica le Crociate»? Indottrinati da libri di Storia falsificati e da corsi di studio interreligiosi, essi hanno accettato il falso verdetto secondo cui le Crociate non sono state nient'altro che un deprecabile atto di intolleranza compiuto da cristiani in nome di Dio.
Oltre a ciò, buone parte di questa gioventù è stata sfavorevolmente influenzata dalle numerose richieste di scuse per le Crociate enunciate da alti Prelati cattolici, religiosi ed educatori progressisti della Chiesa post-conciliare. Permettetemi di fare solamente alcuni esempi:
Naturalmente, accettare i rimproveri quando si è in colpa è buona cosa. Ma nei summenzionati casi, chi ha chiesto scusa e chi voleva riconciliarsi con gli islamici ha mostrato solamente di conoscere poco la Storia:
La rabbia, la frustrazione e la paura che cova in tutto l'Occidente in quest'epoca di terrorismo islamico ci offrono l'opportunità di rendere le Crociate più comprensibili. Ci sono paralleli sorprendenti tra queste due epoche. C'era allora e c'è adesso:
Quelli che tuonano e inveiscono contro le Crociate potrebbero presto sentire la terra scivolare sotto i loro piedi giacché essi condividono un'idea che, fondamentalmente, non è poi così diversa da quella che sostenne la guerra religiosa medievale che essi stanno condannando. L'appello odierno ad una guerra sul terreno morale non è così diversa dalla chiamata che il Papa rivolse ai cristiani di tutta Europa ad accorrere in difesa della cristianità «per amore di Dio e del prossimo» 5.
Una minaccia per i fedeli cristiani
Fin dal III secolo, uno dei luoghi preferiti dai cristiani per i pellegrinaggi divenne la Terra Santa. Quando nel VII secolo l'islam si espanse al di fuori dell'Arabia e assunse il controllo del Medio Oriente, i pellegrinaggi in Terra Santa divennero più difficili, ma non cessarono mai. Ma la grande era dei pellegrinaggi iniziò nel X secolo. In Palestina, il luogo più amato dai pellegrini, il destino dei cristiani non era più così irto di pericoli, e uomini e donne di ogni classe e di ogni età, viaggiando talvolta in gruppi di numerose migliaia, si muovevano via mare o per terra per poter visitare «il Sepolcro del Signore che è in Gerusalemme».
Gli arabi fatimidi, che a quel tempo governavano la Palestina, erano clementi, il commercio prosperava, e ai pellegrini veniva dato il benvenuto per la ricchezza che portavano in quella zona. Questo periodo di pace relativa venne improvvisamente meno alla fine del X secolo. Gli arabi fatimidi furono rimpiazzati da turchi selgiuchidi, nuovi governatori dei luoghi santi, i quali rinvigorirono lo spirito militare dell'islam e invocarono nuovamente la chiamata alla jihad, o guerra santa. Lo scopo della jihad era identico a quello proclamato fin dall'inizio dell'islam, che non significa «pace», nonostante le strane e insistenti affermazioni a questo riguardo che troviamo nei giornali dei nostri giorni.
Sopra: pellegrini cristiani si recano in Terra Santa.
Infatti, la parola «islam» vuol dire «sottomissione», e non solo una sottomissione passiva al libro dell'islam, il Corano. Per i seguaci di Maometto, sottomissione significa fare la volontà di Allàh nella Storia. La dottrina musulmana della jihad, o guerra santa, derivante dalle idee dello stesso profeta, insegna che Allàh vuole una guerra permanente fino a quando la legge dell'islam non sarà estesa a tutto il mondo. Per questo motivo, la dominazione politica dell'islam può essere, ed è stata, ottenuta mediante la spada. Ecco perché lo scrittore britannico Hilaire Belloc (1870-1953) predisse quasi un secolo fa che l'Occidente avrebbe visto una minaccia sorgere nuovamente dall'islam:
Ma torniamo alla Storia. Entro la
seconda metà dell'XI secolo i turchi brandirono la spada, creando
così considerevoli disagi ai pellegrini occidentali diretti in
Medio Oriente. Per i pellegrini cristiani il viaggio non era più
sicuro senza una scorta armata, e anche quando i cristiani
riuscivano a tornare a casa raccontavano terribili storie di persecuzione. Quando l'appello per una Crociata fu finalmente fatto
da Papa Urbano II (1040-1099) a Clermont, nel 1095, egli pose
l'accento sull'oltraggio subito dai fedeli cristiani per mano dei
musulmani militanti:
Sopra: Papa Urbano II predica la Crociata a Clermont, in Francia, nel 1095.
Tali descrizioni sollevarono l'indignazione delle moltitudini e ispirarono una risposta inevitabile. L'opinione generale era che la Crociata fosse giustificata come una reazione difensiva per i danni sostenuti dai fedeli nel passato o delle aggressioni nel presente. I crociati stavano proteggendo il diritto e la possibilità dei pellegrini di recarsi in Terra Santa.
Il fattore religioso positivo: i sentimenti verso Gerusalemme
Nelle menti delle persone, la méta principale della Crociata era la liberazione di Gerusalemme. Questa città era considerata più di un'istituzione militare, economica e simbolica, come il Pentagono o la Casa Bianca. Gerusalemme era una reliquia vivente della cristianità, il luogo sulla Terra in cui Dio aveva scelto di intervenire nella Storia per incarnarsi e redimere l'uomo. Scrisse Jacques de Vitry (1170-1240), storico, teologo e Cardinale francese: «Questi luoghi in cui il Signore ha camminato devono essere considerati dal fedele come santi e sacri, e come preziose reliquie» 8.
Sopra: Jacques de Vitry.
Qui, vicino a Nablus c'era il pozzo dove il Signore si era fermato a riposare e aveva ricevuto la brocca d'acqua dalla samaritana. Lì, nel fiume Giordano, Cristo era stato battezzato. A Betlemme si venerava il luogo sacro della Sua nascita. E ora questi luoghi venivano profanati e ingiuriati; le chiese e i vasi sacri saccheggiati e depredati. Per uomo medievale, difendere Gerusalemme da tali atti di profanazione era la naturale conseguenza del suo grande amore per Dio. Quando Papa Urbano II predicò la Crociata a Clermont descrisse la profanazione per mano dei musulmani della Terra Santa, e specialmente del Sepolcro Santo:
Statua di Papa Urbano II a Châtillon, in Francia.
Tutto ciò fu ritenuto un grande oltraggio, in parte perché l'europeo
medio occidentale conosceva meglio le terre descritte dalla Bibbia, come
esso le
chiamava, di ogni altro altro luogo e persino dei loro villaggi e
delle loro città.
La Terra Santa era «l'altra casa» dei cristiani. Quando il grande
grido Deus vult!
(«Dio lo vuole»!) si diffuse,
la Crociata fu la
risposta zelante dei ferventi cristiani che sentirono i loro simboli
religiosi e la loro eredità violati.
Questa chiamata ad una guerra per difendere il patrimonio religioso
di tutta la cristianità risuonò rapidamente in tutto l'Occidente, e
iniziò una grande alleanza di regni che partirono insieme per lottare
contro una minaccia comune all'Occidente.
Una grave minaccia all'esistenza
stessa della civiltà occidentale Qual'era questa minaccia all'Occidente? Dalla fine dell'XI secolo, i turchi musulmani avevano rivolto la loro attenzione all'Asia Minore. Le orde musulmane erano dilagate attraverso l'Oriente cristiano, e finalmente erano giunte presso Costantinopoli. Il nuovo imperatore, Alessio I Comneno (1056-118), si era reso conto della sua debolezza e aveva fatto appello alla cristianità Occidentale affinché corresse in aiuto per proteggere il suo impero dallo sgretolamento.
Sopra: Alessio I Comneno.
L'Occidente cristiano, che nell'VIII secolo aveva iniziato la Reconquista dei regni iberici, stava già combattendo i musulmani almohadi, invasori arabi, feroci e fanatici, provenienti dal Marocco, su loro suolo. La minaccia costituita dalla caduta in mano ai turchi di Costantinopoli, capitale del cristianesimo orientale, avrebbe reso l'Occidente vulnerabile ad un attacco da parte degli arabi uniti e forti provenienti da Oriente. Convinto che la presenza dell'islam minacciasse l'esistenza della stessa civiltà occidentale e che solo lui aveva il potere di organizzare una grande forza di spedizione per difendere il cristianesimo dai musulmani, Papa Urbano II fece appello alla nobiltà dell'Europa Occidentale.
La risposta al Pontefice fu imponente. Un gran numero di nobili risposero alla chiamata con grande entusiasmo e partirono in diverse ondate verso Oriente. Oltre tutte le ragionevoli aspettative, la conquista da parte dei crociati di Gerusalemme avvenne il 15 luglio 1099 10, stabilendo molti stati crociati che avrebbero perdurato per quasi due secoli.
Un'impresa eroica al servizio di un grande ideale Le Crociate hanno lasciato un'impronta positiva sull'immaginario occidentale. La forte espressione «fare una crociata» è divenuta ed è rimasta sinonimo di uno sforzo eroico al servizio di un grande ideale. Per l'uomo medievale, la Crociata era un atto di pietà e di amore compiuto per Dio e per il prossimo. Ma era anche un mezzo per difendere il suo mondo, la sua cultura, la sua religione e il suo stile di vita.
Sopra: i re europei alle Crociate: fu questo l'unico episodio nella Storia che vide i regnanti d'Europa unirsi per una causa comune.
Anche oggi gli uomini lottano per salvare ciò che per loro è più caro. Anche oggi è la cosa giusta da fare. Come spiegare, dunque, il movimento anti-crociata nel nostro Occidente ammalato? Un punto di riferimento potrebbe essere costituito dalla presenza di minoranza pacifista che zelantemente promuove qua e là, spesso nelle Università, manifestazioni e convegni contro le Crociate. Essi rappresentano gli elementi più deleteri per l'opinione pubblica: comunisti, hippy, omosessuali, ecologisti, femministe, religiosi progressisti, ecc..., e le loro voci vengono sempre rumorosamente riprese dai media.
Ovviamente, la loro méta è screditare la Chiesa cattolica e i suoi eroi del passato. Sarebbe difficile comprendere come il movimento anti-crociata sia riuscito ad imporre la sua anti-storica e profondamente distorta tesi alla mentalità occidentale, ma bisogna anche tenere conto del fatto che questa operazione è stata portata a termine con il pieno appoggio del progressismo che oggi regna sovrano negli ambienti ecclesiastici. Ma questo è un altro discorso che richiederebbe ben più di un articolo.
Note
1 Traduzione dell'originale inglese Understanding the Crusades, a cura di Paolo Baroni. Scritto reperibile alla pagina web http://www.traditioninaction.org/History/A_002_Crusades_Horvat.htm L'Autrice è docente di Storia Medievale. 2 Purtroppo, esiste all'interno nella Gerarchia l'intenzione di chiedere continuamente scusa per il passato della Chiesa. In un suo articolo sulle scuse presentate da Giovanni Paolo II, la rivista The Christian Science Monitor ha riportato che il giornalista italiano Vittorio Messori ha scritto sul prestigioso quotidiano Il Corriere della Sera che c'è «una parte della Curia romana che dice che "Giovanni Paolo II sta distorcendo il passato della Chiesa, sta rischiando di esporla ad umiliazioni, sta rendendo omaggio ai suoi persecutori, sta interpretando l'ecumenismo come sincretismo, in cui la religione cattolica sembra essere buono come tutte le altre» (cfr. R. L. Wentworth, «Pope on a Mission of Contrition», in The Christian Science Monitor, dell'8 maggio 2001. 3 Cfr. «An Apology, 900 Years in the Making», in Christianity Today, del 6 settembre 1999. 4 Cfr. «Crusaders Lose Before Joining Battle» («I crociati hanno perso prima di dare battaglia»), in Los Angeles Times, del 26 giugno 2001, pag. B6. 5 Cfr. J. Riley-Smith, What were the Crusades? («Cosa furono le Crociate»?), Londra 1977, pagg. 13-14. 6 Cfr. H. Belloc, The Great Heresies («Le grandi eresie»), cap. IV. 7 Cfr. D. C. Munro, Urban and the Crusaders («Urbano e i crociati»), traduzione e ristampa dalle fonti originali della Storia europea, vol. I, par. II, University of Pennsylvania, Philadelphia 1895, pagg. 5-8. 8 Cfr. J. de Vitry, Historia, vol. I, pag. 1081; in J. S. C. Riley-Smith, «Peace Never Established: The Case of the Kingdom of Jerusalem» («Una pace mai stabilita: il caso del regno di Gerusalemme»), traduzione a cura della Royal Historical Society, 15 settembre 1977, pag. 89. 9 Cfr. D. C. Munro, op. cit., pagg. 5-8.
10
Cfr. The Oxford Illustrated History of the Crusades («La
storia illustrata di Oxford delle Crociate»), Ed. Jonathan
Riley-Smith, Oxford United Press, Oxford, 1995, pag. 141.
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