Il 18 dicembre 1993, l'avvocato napoletano Virgilio Gaito fu eletto Gran Maestro del Grand'Oriente d’Italia, l'Obbedienza massonica detta di Palazzo Giustiniani. Poco dopo, il Gran Maestro concesse due significative interviste, la prima a Fabio Andriola, giornalista de L'Italia Settimanale, la seconda a Giovanni Cubeddu, inviato del mensile ciellino Trenta Giorni, diretto a quel tempo da Giulio Andreotti (1919-2013). In entrambe le interviste, Gaito accennò a Giovanni XXIII (1881-1963). Le domande e le risposte sono simili, con lievi differenze. Eccole. Andriola chiese a Gaito:
Il Gran Maestro rispose:
Cubeddu, a sua volta, chiese:
Sopra: il simbolo del Grand'Oriente d'Italia, detta di Palazzo Giustiniani.
Rispose Gaito:
Sopra: il simbolo della Gran Loggia d'Italia, detta di Piazza del Gesù.
Anche il Gran commendatore del Supremo Consiglio della Massoneria messicana, Carlos Vásquez Rangel, ha recentemente rivelato che Angelo Roncalli sarebbe stato iniziato alla Massoneria a Parigi 4.
Queste interviste del Gran Maestro della Massoneria italiana ripropongono autorevolmente una importantissima questione: quali erano i rapporti tra Giovanni XXIII e la Massoneria? E, addirittura: Angelo Giuseppe Roncalli era un fratello massone? Secondo Virgilio Gaito la risposta è la seguente:
Abbiamo già espresso il nostro parere sulle notizie emananti da iscritti alla Massoneria a proposito delle «rivelazioni» di Pier Carpi (1940-2000) 5. Benché Virgilio Gaito sia più autorevole di Pier Carpi, dobbiamo ribadire che, per noi, la parola di un massone è, a priori, sospetta. Gaito stesso non dà per certa l'affiliazione di Giovanni XXIII alla Massoneria.
Ciò non toglie che la sua testimonianza è di peso, e merita di essere messa al vaglio, cercando dei riscontri alle sue gravissime affermazioni. È lo scopo di questo articolo, che ci costringerà a ritornare sul passato del nostro personaggio...
Il Grand'Oriente in Oriente (Bulgaria, Grecia, Turchia)
La quarta puntata de «il Papa del Concilio», («Un ecumenista nei Balcani: 1925-1939») e quella successiva («Dalla Seconda Guerra Mondiale alla nomina a Parigi: 1939-1944») erano dedicate appunto al periodo passato da Mons. Roncalli in quella regione, come rappresentante della Santa Sede, prima in Bulgaria e poi in Turchia 6. Secondo Pier Carpi, egli si affiliò ai Rosacroce nel 1935, appena giunto ad Istanbul, appunto.
Secondo Gaito, frequentò solo le Logge, pur senza essere iniziato. Non abbiamo nessuna esplicita conferma di queste informazioni. Possiamo però dimostrare che esse non sono assolutamente inverosimili. Abbiamo già parlato delle sue relazioni amichevoli, al di là dei doveri del diplomatico, con la gerarchia «ortodossa» e con il governo turco. Ora, in entrambi i casi, si può ipotizzare un'entrata in contatto col mondo massonico.
Sopra: Mons. Roncalli, Nunzio ad Istanbul.
È risaputo, infatti, come le confessioni anglicane ed «ortodosse» non abbiano, verso la Massoneria, le preclusioni della Chiesa cattolica. Il «Patriarca» di Costantinopoli, Atenagora (1886-1972), che paragonò Giovanni XXIII a San Giovanni Battista, era ad esempio, un alto dignitario della Massoneria 7.
Sopra. Paolo VI incontra più volte il massone Atenagora, Patriarca ortodosso di Costantinopoli.
Il governo turco, poi, non era solamente di impronta rigidamente laicista, ma emanazione di una società segreta, i «Giovani Turchi», appoggiata dalla Loggia massonica di Salonicco e composta in gran parte dai membri di una
Questi «amici» possono aver fatto conoscere la Massoneria al Nostro. D'altra parte, l'atteggiamento e i discorsi di Roncalli, riportati nelle precedenti succitate puntate di Sodalitium, indicano chiaramente come Mons. Roncalli, se non era un iniziato, aveva «degli aspetti che sono proprio massonici», per riprendere la felice espressione del Gran Maestro.
Coi Massoni della III Repubblica
È a Parigi che, secondo Gaito e Vasquez Rangel, Mons. Roncalli sarebbe stato iniziato ai segreti dei «Figli della Vedova». A quanto già detto su Sodalitium 9 si possono aggiungere alcune precisazioni. L'intima amicizia del Nunzio per due acerrimi anticlericali, il socialista Vincent Auriol (1884-1966) e il radicale Edouard Herriot (1872-1957), stupì il pur smaliziato mondo politico parigino. Ora, lo storico della Massoneria Aldo Alessandro Mola precisa che entrambi, Auriol ed Herriot, erano membri della Massoneria 10.
Sopra: tre fotografie che immortalano il Nunzio Angelo Roncalli con il massone Vincent Auriol.
Sopra: un paio di fotografie del Nunzio Angelo Roncalli in compagnia del radicale massone Edouard Herriot.
L'ambasciatore spagnolo a Madrid, Miguel Matèu Pla (1898-1972), fu praticamente messo alla porta della nunziatura da Mons. Roncalli, che evidentemente non gradiva il rappresentante del Generale Francisco Franco (1895-1972) quanto Auriol ed Herriot.
Un altro indizio dell'affiliazione massonica di Roncalli, si trova nella sua amicizia per il Barone Yves Marsaudon (1899-1984), attestata da questi in tre libri da lui pubblicati 12. Siccome ne ho già parlato nelle precedenti puntate, riassumo solamente e preciso quanto già detto, con alcuni nuovi particolari. Marsaudon e il Nunzio Roncalli si conobbero nel 1947 e divennero amici, benché Marsaudon non facesse mistero della sua affiliazione massonica.
L'occasione dei primi contatti fu causata dall'appartenenza del Barone all'Ordine di Malta: Marsaudon chiedeva a Roncalli il suo appoggio per far riconoscere l'Ordine nei paesi dell'America Latina. Marsaudon, infatti, era stato iniziato alla Massoneria nel 1926 da Pierre Valude (1891-1930), che nel mondo profano era Ministro della Marina Mercantile e, dopo un anno, inviato da costui in Sudamerica come rappresentante delle Compagnie francesi di navigazione. Lavorò dal 1927 al 1932 per il governo francese e la Massoneria (che facevano tutt'uno!) e conobbe benissimo le Logge sudamericane.
Tornato in Francia, e salito ai massimi Gradi massonici al seguito del grande iniziato spiritualista, Oswald Wirth (1860-1943) 13, Marsaudon venne nominato nel dopoguerra, dal Gran Maestro dell'Ordine di Malta, fra Ludovico Chigi Albani della Rovere (1866-1951), Ministro plenipotenziario in missione speciale del Sovrano Militare Ordine di Malta (S.M.O.M.). Naturalmente, grazie ai suoi appoggi massonici, egli ottenne dal governo francese il riconoscimento ufficiale della Delegazione dell'Ordine in Francia.
Conoscendo le sue entrature in Sudamerica, l'Ordine di Malta aveva affidato a Marsaudon l'incarico di ottenere il medesimo riconoscimento in quel continente, e così andò a farsi consigliare al proposito dal Nunzio Roncalli. Secondo il Barone, da allora Mons. Roncalli divenne, per sempre, il suo «protettore» e «confidente». Nei loro lunghi colloqui, sia in nunziatura, che nella residenza di Marsaudon, i due parlarono dei problemi dell'Ordine di Malta, «dei rapporti tra la Chiesa e la Massoneria», «dei problemi Spirituali», «del riavvicinamento tra le diverse Chiese cristiane» 14. Secondo Marsaudon, Roncalli gli avrebbe detto:
Tra queste novità, l'infallibilità del Papa, sulla quale manteneva volontariamente il silenzio, e l'Assunzione di Maria, che Pio XII (1876-1958) si accingeva a definire dogmaticamente 16. A proposito della Massoneria, il Nunzio «non disdegnò di interessarsi» alle «modeste concezioni» di Marsaudon sui «rapporti tra la Chiesa e la Massoneria» 17,
al punto che consigliò «formalmente» al Barone «di restare in Massoneria» 19. Il carattere e le idee di Roncalli, come sono state descritte dal Marsaudon, corrispondono al ritratto che di lui fece un altro dignitario massonico e diplomatico svizzero, suo amico ai tempi della nunziatura parigina, Carl Jacob Burckardt (1891-1974):
Insomma, tutto andava per il verso giusto (dal punto di vista di Marsaudon) quando scoppiò lo scandalo dell'Ordine di Malta.
L'Ordine di Malta sotto inchiesta
Roma, 14 novembre 1951: muore Ludovico Chigi Albani della Rovere, Gran Maestro dell'Ordine di Malta. I Cavalieri avrebbero dovuto riunirsi per eleggere il successore, ma non lo fecero. Non potevano farlo: Pio XII glielo aveva strettamente proibito. Il Papa nominò una Commissione cardinalizia incaricata di riformare (o sopprimere) l'Ordine di Malta e, finché Papa Pacelli visse, i Cavalieri non ebbero più un Gran Maestro.
Sopra: il simbolo dell'Ordine di Malta.
Tutto si risolverà il 24 giugno 1961. In quella data, festa di San Giovanni Battista, patrono dell'Ordine (e della Massoneria), Giovanni XXIII ricevette in Vaticano i Cavalieri e con loro grande soddisfazione rese noto il Breve con il quale sopprimeva la Commissione cardinalizia istituita da Pio XII e approvava le nuove costituzioni dell'Ordine, autorizzandolo ad eleggere un Gran Maestro, che sarà, nel maggio dell'anno successivo, Fra Angelo de Moiana (1905-1988), cugino di Mons. Mario Nasalli Rocca di Corneliano (1903-1988), «Maestro di Camera di Sua Santità» 21.
Ma perché Pio XII aveva lasciato per tanti anni l'Ordine senza un Gran Maestro, retto solamente da un Luogotenente generale, e sotto l'osservazione di una Commissione cardinalizia? Il fatto è che i problemi erano tanti: poco o nulla avevano conservato i Cavalieri del loro carattere di Ordine religioso e pochissimi sono i membri professi che avevano fatto i voti.
Già dal 1799, nella bufera della Rivoluzione Francese, uno scismatico quale lo Zar di Russia, era stato eletto Gran Maestro (1799-1800), e nel secolo scorso non pochi Cavalieri anglicani erano stati ricevuti dal Gran Maestro, prima di fondare un ramo separato, il Saint John's Order, legato alla (massonicissima) monarchia inglese 22. L'ecumenismo ante litteram dell'Ordine è vantato dallo stesso Fratel Marsaudon 23.
Ma, soprattutto, quello che preoccupava era l'infiltrazione della Massoneria nell'Ordine di Malta 24. Questa infiltrazione è documentata, e ammessa dagli stessi massoni, quale Marsaudon e Mola 25. Fu così che intervenne il Cardinale Nicola Canali (1894-1971) 26. Mons. Canali, nella sua qualità di «Gran Priore Commendatario in Roma del sacro e Sovrano Ordine Militare Gerosolimitano di Malta», aveva motivo di interessarsi all'Ordine. I suoi nemici lo accusavano di voler sopprimere o riformare l'Ordine di Malta per metterlo direttamente sotto il controllo della Santa Sede, e in particolare dell'Ordine del Santo Sepolcro, di cui egli era Gran Maestro 27.
In realtà, lo spirito di fede del Cardinal Canali, che aveva contribuito alla battaglia antimodernista di San Pio X (1835-1914), era allarmato dalle infiltrazioni massoniche di cui sopra. Lo dimostra la «nota dell'Editore» al libro di Marsaudon, L'Œcumenisme vu par un Franc-Maçon de Tradition. Scrive l'Editore Vitiano a proposito di Marsaudon:
Quindi, fu proprio Marsaudon ad essere scoperto e, conseguentemente, costretto a dare le dimissioni! A questo punto, il racconto che fa dell'episodio il discusso Franco Bellegrandi 29 non sembra del tutto infondato, e chiarisce viepiù la faccenda. Scrive Bellegrandi:
L'episodio, così com'è raccontato da Bellegrandi, è del tutto verosimile, e corrisponde a quanto già sappiamo da altre fonti. Mons. Bruno Heim (1911-2003), di Basilea, era infatti di sentimenti liberal-monarchici, del tutto sensibile, pertanto, ad una Massoneria di stile anglosassone, sicura forza di conservazione sociale.
Trasferito in Austria dopo l'incidente parigino, si ritrovò in Scandinavia quando, nella conferenza plenaria della Conferenza Episcopale scandinavo-baltica, il 21-23 ottobre 1966, quei Vescovi decisero di non chiedere l'abiura ai massoni che venivano accolti nella Chiesa, permettendo così la doppia appartenenza, alla Chiesa e alla Massoneria. Ora, riferisce Mola, questa decisione fu preparata
Qual'era, d'altra parte, il clima che si respirava in certi ambienti cattolici francesi (e anche germanici) di quegli anni? Proprio il religioso gesuita Joseph Berteloot, al quale si era rivolto per informazioni il visitatore romano, era un pioniere della riconciliazione tra la Chiesa e la Massoneria simbolica (in chiave antimaterialista) fin dal 1947, ed intimo amico del massone Albert Lantoine (1869-1949) 32; i suoi libri sulla possibile riconciliazione datano proprio dal 1947 e 1952, gli anni della nunziatura Roncalli!
I contatti tra certi massoni e la nunziatura di Parigi, la convinzione diffusa che una collaborazione era possibile, le idee di Mons. Heim e quelle di Mons. Roncalli, la loro amicizia per Marsaudon, Herriot, Auriol... Tutto porta alla conclusione che l'iniziazione massonica a Parigi di Mons. Roncalli è tutt'altro che inverosimile.
In ogni caso, un fatto è certo: Pio XII, commissariando l'Ordine di Malta, approvò le preoccupazioni del Cardinal Canali; Giovanni XXIII, al contrario, rovesciò la decisione del suo predecessore e diede nuovamente il via libera all'infiltrazione massonica nell'Ordine. Nell'Ordine solamente, o anche nella Chiesa? È quel che vedremo. Intanto, meno di due mesi dopo l'udienza ai Cavalieri di Malta, il vecchio Cardinal Canali morì, per nulla compianto dal suo antagonista, Angelo Giuseppe Roncalli 33...
Ombre massoniche sui Conclavi
Trasferito a Venezia nel 1953, il Cardinal Roncalli ribadì il suo vecchio principio, dall'aspetto «proprio massonico» 34 che bisogna guardare a ciò che ci unisce piuttosto che a ciò che ci divide, e continuò ad incontrare i fratelli massoni Auriol e Marsaudon. Nel 1958, morì Pio XII, e venne eletto il nostro, col nome di Giovanni XXIII. Abbiamo già parlato della strana certezza del Roncalli di essere lui l'eletto del Conclave, certezza alimentata dalle inquietanti profezie dell'esoterico Jean-Gaston Bardet (1907-1989) 35.
Abbiamo anche accennato al ruolo spiegato dalla Massoneria nel Conclave del 1963, svoltosi dopo la morte di Giovanni XXIII e conclusosi con l'elezione di Paolo VI (1897-1978) 36. Su quest'ultimo avvenimento, si possono dare alcune precisazioni. Per ben due volte il «vaticanista» Benny Lai (1925-2013) ne ha fatto esplicita menzione 37.
Ma un primo, discreto accenno venne da un personaggio certamente ben informato (a più titoli!), Giulio Andreotti, che scrive:
Sopra: tre scatti di incontri tra Giulio Andreotti e Paolo VI.
Andreotti non ci dice chi fu il suo informatore; forse il padrone di casa, che si dimentica di nominare... La riunione non ebbe luogo, infatti, in una delle numerosissime case religiose di Roma e dintorni, ma nella villa dell'
Forse il mini-conclave di Grottaferrata designò il Cardinale Giacomo Lercaro (1891-1976), «l'uomo» di Umberto Ortolani (1913-2002). Ma un'altra riunione, tenuta nel convento cappuccino di Frascati, preferì invece Montini; erano presenti il fior fiore del progressismo: i Cardinali Liénart, Frings, Suenens, König 40, Alfrink 41.
Giovanni XXIII avrebbe apprezzato entrambe le elezioni: nel marzo 1963, pochi mesi prima di morire, confidò al bergamasco Mons. Pietro Sigismondi (1908-1967), di Propaganda Fide:
Fu così che Montini rese visita a Lercaro, la sera del 18 giugno, nella casa delle Oblate regolari benedettine di Priscilla, sulla via Salaria, a Roma, congregazione religiosa fondata dallo zio di Andreotti, don Giulio Belvederi (1882-1959), e lì si accordarono sul nome di Montini 43, che poi naturalmente dichiarò di non aver «mai minimamente desiderato, né tanto meno favorito la nostra elezione»! 44. Le riunioni per orientare il Concilio e poi per l'imminente Conclave si tennero dunque nella casa di un massone come Ortolani, il quale aveva già un certo ruolo in Vaticano sotto Giovanni XXIII.
Che il ruolo di Ortolani e della Massoneria nell'elezione di Paolo VI non sia stato secondario lo ha confermato il sacerdote salesiano don Pier Giorgio Garrino, che ricopriva, fino alla sua tragica morte avvenuta nell'agosto del 1996, importanti funzioni nella Curia arcivescovile di Torino. So, da fonte certa, che don Garrino sosteneva che l'elezione di Paolo VI fu favorita dalla Massoneria.
Dati questi presupposti (condizioni dell'elezione di Montini, sicurezza che aveva Roncalli di essere eletto, «profezia» a proposito di Bardet) non risulta del tutto inverosimile un'altra affermazione di Bellegrandi, secondo la quale Paolo Sella, della nota famiglia biellese, avrebbe saputo prima del Conclave del 1958 che l'eletto sarebbe stato Angelo Giuseppe Roncalli.
Da chi lo seppe? «Da un'alta autorità massonica in contatto col Vaticano» 45. Checché ne sia, appena eletto Giovanni XXIII ricevette i più vivi auguri del barone Marsaudon, e questi a sua volta ricevette la risposta del suo amico. Scrisse poi Marsaudon: «Per noi era una grande emozione, ma per molti dei nostri amici fu un segno» 46. Così commenta il fatto Aldo Aldo Mola, non senza una strizzatina d'occhio agli intelligenti:
A buon intenditor, poche parole...
Giovanni XXIII non condanna la Massoneria
Fin'ora, tornando sui nostri passi, abbiamo riesaminato i rapporti di Angelo Roncalli con la Massoneria o, per lo meno, con dei massoni. Ci dobbiamo chiedere, adesso, quale fu l'attitudine di Giovanni XXIII, una volta eletto al Pontificato. Un primo dato significativo, è questo: Giovanni XXIII non ha mai condannato la Massoneria 48.
La cosa è tanto più strabiliante se si pensa al fatto che, dalla Bolla In eminenti, del 28 aprile 1738, con la quale Clemente XII (1652-1740) condannava per la prima volta la Massoneria e ne scomunicava gli adepti, i Papi produssero incessantemente una «enorme massa di documenti di condanna e di scomunica» della Massoneria. Secondo il paolino Padre Rosario Esposito (1921-2007),
di cui 145 per il solo Pio IX (1792-1878) e più di 226 per Leone XIII (1810-1903) 49! In questa «guerra guerreggiata» (per usare un'espressione di Padre Esposito) tra Chiesa e Massoneria, l'ultima voce papale a levarsi contro la sètta è quella di Pio XII, ancora il 23 maggio del 1958, pochi mesi prima della sua morte. Poi, il nulla anzi, una serie di documenti conciliativi, prima delle Conferenze episcopali, e poi della «Santa Sede», culminati nell'abrogazione della scomunica, il 28 novembre 1983 50.
Ignari del cambiamento di rotta operato da Giovanni XXIII, i Vescovi continuarono a condannare, per un po' di tempo, la Massoneria, come fece l'Episcopato argentino nel 1959, e quello del Ruanda Urundi nel 1961 51. Contemporaneamente alla Dichiarazione dei Vescovi del Ruanda, secondo i quali la Massoneria era uno strumento di Satana, il gesuita Padre Michel Riquet (1898-1993), «con l'accordo delle autorità ecclesiastiche», tenne una conferenza nella Loggia Volney di Laval, in Francia, il 18 marzo 1961...
Per la prima volta, sotto Giovanni XXIII quindi, il gran pubblico veniva messo al corrente del dialogo in atto tra alcuni esponenti della Massoneria e della Chiesa. Era iniziata la grande svolta.
La svolta di Giovanni XXIII
Se Giovanni XXIII ha interrotto la catena di condanne e di scomuniche che accomunava tutti i suoi predecessori, tacendo sulla Massoneria, non si può dire però che sia rimasto indifferente a questo tema. Secondo il consenso unanime degli esperti, è sotto il suo pontificato che inizia la svolta e si apre, per la prima volta, il dialogo. Diamo la parola ai testimoni. Il Gran Maestro della Gran Loggia di Francia, Richard Dupuy (1914-1985) ha dichiarato che
Léon de Poncins (1897-1975), gran nemico della Massoneria, ha scritto:
L'allora Gran Maestro della Massoneria, Lino Salvini (1925-1982), dichiarò nel 1970:
Il massone Volpicelli ha dichiarato che
Con vero linguaggio massonico, Padre Esposito ci assicura che quanto alla comunità ecclesiale,
Il cattolico Alec Mellor (1907-1988), entrato in Loggia col permesso del Cardinale Arcivescovo di Parigi, Mons. Maurice Feltin (1883-1975), scrive:
Scrive il già citato giornalista Roberto Fabiani:
Il gesuita Padre José Antonio Ferrer Benimelli conferma la posizione possibilista di Roncalli sulla doppia appartenenza:
La stessa cosa è stata affermata da Marsaudon:
Questa seppur breve rassegna stabilisce che, a giudizio di quanti si sono occupati della questione, il governo di Giovanni XXIII ha mutato la secolare intransigenza della Chiesa nei confronti della Massoneria con una apertura che giunge fino al permettere la doppia appartenenza: alla Chiesa, cioè, e alla Massoneria.
Le grandi concordanze tra Roncalli e la Massoneria
Padre Esposito, dal lontano 1967, è stato impegnato nel dialogo con la Massoneria. Per dimostrare la liceità e la possibilità di questo dialogo ha scritto numerose opere, alcune delle quali citate in questo articolo, tra cui Le grandi concordanze tra Chiesa e Massoneria.
In realtà, le «concordanze» in questione non esistono tra la Chiesa e la Massoneria, ma tra quest'ultima e Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II (1920-2005). Per confermare queste concordanze, Padre Esposito non cita solamente i rapporti diretti di alcuni uomini di Chiesa e la Massoneria, ma anche quelli con associazioni o principî che, pur non essendo esplicitamente massonici, sono stati fondati o voluti dalla Massoneria, ovvero la Società delle Nazioni (divenuta in seguito l'ONU) con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, la Croce Rossa, lo scoutismo e il Rotary Club. In questo articolo tratto dei rapporti di Giovanni XXIII con questi organismi.
L'ONU e la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo
Il 10 dicembre 1948, l'organizzazione delle Nazioni Unite votò una Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo che riprendeva, nel nome e nei contenuti, quella della Rivoluzione Francese, già condannata da Papa Pio VI (1717-1799).
Scrive in proposito Esposito:
Giovanni XIII, quindi, approva sostanzialmente (seppur con riserve generiche) quello che la Chiesa ha condannato.
Lo scoutismo
Dopo aver dimostrato l'origine massonica dello scoutismo (pagg. 297-300) e la sua lenta assimilazione da parte dei cattolici dopo la morte di San Pio X, Padre Esposito riporta un'Allocuzione di Giovanni XXIII in occasione del pellegrinaggio internazionale degli scout cattolici del 13 giugno 1962.
Il Rotary Club
Giuseppe Prezzolini (1882-1992) ha scritto: «I rotariani sono un po' come i boy scout diventati anziani, e favoriti dal successo...» 63. Il noto scrittore ignorava (forse) quanto avesse ragione, almeno per quel che riguarda la comune origine dei due sodalizi.
Padre Esposito, infatti, ricorda l'anima massonica del Rotary (lo stesso si potrebbe dire di associazioni simili) con queste parole illuminanti:
La posizione della Chiesa non poteva, pertanto, che essere avversa al Rotary Club. In Spagna (23 gennaio 1929), in Olanda e in alcuni paesi dell'America Latina, i Vescovi proibirono semplicemente a tutti i cattolici l'iscrizione al Club. Quanto alla Santa Sede, due documenti del 15 gennaio 1929 e dell'11 gennaio 1951 proibirono l'iscrizione agli ecclesiastici. Per i laici, specifica il Decreto approvato da Pio XII, «essi devono essere esortati ad osservare quanto è prescritto nel canone 684 del Codice di Diritto Canonico». Il quale recita:
Ma, anche in questo caso, intervenne, secondo l'espressione di Esposito, «la svolta di papa Giovanni» (pag. 344). Della vicenda, abbiamo la versione 65, abbastanza dettagliata, di un protagonista, l'avvocato Omero Ranelletti 66, che svolse un ruolo similare (in piccolo, si intende!) a quello del suo «fratello maggiore», Jules Marx Isaac.
Le condanne e i sospetti della Chiesa bruciavano ai rotariani, che potevano reclutare con difficoltà tra i cattolici; si tentarono perciò più volte delle «riconciliazioni»; in tutti i tentativi, svolse un ruolo Ranelletti. Gli andò male nel 1929. Gli andò male nuovamente nel 1949-50, quando il Presidente internazionale Percy Hodgson, il Governatore Gian Paolo Lang, e il Segretario del Rotary di Roma, Gancia, cercarono di farsi ricevere da Pio XII.
Morto Pio XII, subito il nuovo Presidente, l'avvocato Clifford A. Randall (1906-1987), scrive a Ranelletti: vuole un'udienza col neo-eletto Giovanni XXIII! Ranelletti tastò il terreno incontrando il gesuita Padre Giacomo Martegani (1902-1981) il 2 dicembre 1958, e poi si diresse sicuro verso Mons. Loris Capovilla (1915-2016), il segretario privato di Roncalli a Venezia e poi in Vaticano.
Capovilla era un vecchio amico (dal 1945) del presidente del Rotary di Venezia, Antonio Ambrosini (1933-2015), il quale, scrivendo proprio a Capovilla, descrisse Roncalli come «un Patriarca così indulgente e comprensivo nei confronti dell'attività rotariana» 68.
Ranelletti conferma:
Così, mentre il vicino Arcivescovo di Milano, il Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster (1880-1954), includeva il Rotary, nella Rivista diocesana milanese, tra le varie «forme esoteriche di una Massoneria unica» 70 e Roma rinnovava le sue condanne, il Patriarca Roncalli se la faceva buona con i fratelli rotariani! Strano, vero?
Fatto sta che, dopo una telefonata, Ranelletti e Capovilla si incontrarono il 6 febbraio 1959 e parlarono per un'ora. Capovilla, manco a dirlo, ebbe una «eccellente impressione» del Ranelletti che, da parte sua, gli raccontò le traversie dei passati, falliti tentativi. Questa volta, non avrebbero fallito: il 25 febbraio, la segreteria di Mons. Nasalli Rocca di Corneliano informò Ranelletti che «il Santo Padre avrebbe ricevuto in udienza il presidente Randall per il giorno 20 aprile».
«Ne godo con lei», scrisse Capovilla a Ranelletti il 2 marzo successivo! Ranelletti comunicò la buona nuova a Randall, «raccomandandogli il massimo riserbo», e poi scrisse a Capovilla:
Certo, era paradossale che la «famiglia rotariana», i cui membri cattolici vi erano iscritti contro il volere della Santa Sede, fosse ricevuta da Giovanni XXIII! Di questo si rese conto il Cameriere Segreto Partecipante di turno, il quale disse due volte a Ranelletti che l'udienza era loro concessa come a persone private, e non in quanto rotariani.
Ranelletti oppose gli accordi presi con Capovilla, e si presentò «all'ineguagliabile sorriso di dolcezza e di bontà» di «Papa Giovanni» nella sua qualifica di rotariano, presentando l’omaggio «di tutta la famiglia rotariana del mondo»; al che Giovanni XXIII «ebbe per tutti parole di bontà, confortandoci, infine, della sua apostolica benedizione» 72. L'Osservatore Romano e La Civiltà Cattolica ignorarono l'udienza, riportata da tutti gli altri giornali. Ma ormai i rotariani avevano vinto. Ogni resistenza era ormai crollata quando
I delegati del Rotary, Gelati, Caria e Ranelletti, furono presentati, questa volta, «nelle loro qualifiche ufficiali» 73. Lasciamo al rotariano Alessandro Ubertone il commento finale a questo capitolo:
Le smentite di Mons. Capovilla
Come abbiamo visto, tutti gli indizi convergono: Giovanni XXIII non ha osteggiato la Massoneria, anzi, l'ha favorita; ne ha sposato, almeno in parte, i principî; ha sostenuto la possibilità di essere, nello stesso tempo, cattolico e massone e, coerentemente con questa posizione, è stato probabilmente iniziato egli stesso alla Massoneria. Di fronte a indizi così pesanti, a testimonianze provenienti, per giunta, da persone che dicono di stimarlo per questo, non si erge nessuno a sua difesa?
In verità, un'autorevole personaggio ha smentito ogni collusione tra la Massoneria e Giovanni XXIII: il suo fedele segretario, l'Arcivescovo Loris Francesco Capovilla. A mia conoscenza, Capovilla è intervenuto a due riprese: una prima volta nel 1976, con due articoli su L'Osservatore Romano, e poi, ultimamente, con un libro-intervista col nipote di Giovanni XXIII, Marco Roncalli 75. Nel 1976, Capovilla intervenne, sdegnato, contro il libro di Pier Carpi, Le profezie di Papa Giovanni.
Scritto da un massone, ed edito da una casa editrice massonica, come le Edizioni Mediterranee, il libro asseriva, ricordiamolo, la presunta affiliazione di Roncalli ai Rosacroce, in Turchia. Recisamente, Capovilla smentì, fondandosi sull'Agenda e sul registro delle Messe dell'allora Nunzio in Turchia. Nuovamente, Capovilla ritorna sulla questione, nell'intervista con Marco Roncalli (pag. 117). In questo libro, Capovilla amplia alquanto l'argomento, dilungandosi un po' di più sulle relazioni di Giovanni XXIII con la Massoneria.
Secondo Capovilla le voci di «cospirazioni massoniche finalizzate a distruggere la tradizione e l'unità della Chiesa [sono] fantasie per innescare polemiche» 76, cose «inconcepibili» (pag. 89). «Attualmente», Capovilla esclude «commistioni» con la Massoneria; forse nel passato...! (pag. 88). Dopo di che spezza una lancia in favore della Massoneria americana, che non si è «mai proposta in conflitto con la religione».
Quando però si tratta di Giovanni XXIII, il fedele segretario si fa guardingo, smentendo quasi se stesso... Accenna difatti a due episodi, entrambi del 1962: un telegramma ricevuto da una Loggia massonica esprimente auguri per la sua guarigione, e un appunto di pugno di Giovanni XXIII, tratto dal Dictionnaire Apologétique de la Foi Catholique, concernente le condanne papali alla Massoneria. Quanto al telegramma, Giovanni XXIII
Secondo Capovilla, si tratta di una presa di distanza, ma a me sembra il contrario: nessun Papa aveva mai risposto, cortesemente o scortesemente, a lettere o telegrammi della Massoneria! La seconda informazione, di per sé insignificante (la lista delle condanne pontificie) prende significato per l'uso che, eventualmente, intendeva farne Roncalli. «Il papa aveva in animo una nuova condanna»?, chiesero a Capovilla, nel 1979, due gesuiti filo-massoni, Ferrer Benimelli e Padre Giovanni Caprile s.j. (1917-1993) 78. Allora, Capovilla si sbottonò alquanto:
Nel 1979, quindi, Capovilla presenta un Giovanni XXIII che non pensa a condannare la Massoneria, ma ad avere con essa, seppur cautamente (caute) «contatti» e «negoziati». Nel 1994, corregge il tiro, diventando persino astruso nello stile:
Sopra: Giovanni XXIII e Mons. Capovilla.
E e alla domanda se ci siano stati questi negoziati, risponde seccamente: «Non ne ho mai sentito parlare». È credibile la difesa di Capovilla? È lecito dubitarne. Non solo perché il primo argomento (i telegrammi Massoneria-Vaticano) conferma piuttosto l'accusa, e il secondo è stato diversamente interpretato da Capovilla stesso, ma anche per delle omissioni rivelatrici.
Infatti, se non mi inganno, Capovilla non ha mai smentito non solo le affermazioni dei Gran Maestri Gaito e Rangel, ma neppure i tre libri del barone Marsaudon, veramente schiaccianti per Angelo Giuseppe Roncalli! Come mai questo costante silenzio? Eppure i libri del Marsaudon sono stati ripresi e citati da Padre Esposito, ad esempio, ed è strano che Capovilla, che su Giovanni XXIII è informatissimo, non ne fosse a conoscenza.
Si direbbe che il libro granguignolesco di Pier Carpi, un po' come un tempo le falsificazioni di Leo Taxil (1854-1907), sia servito da falso bersaglio per tentare di screditare un argomento ben più seriamente fondato, qual'è quello dell'affiliazione massonica di Giovanni XXIII. Chiunque affermi l'iniziazione di Roncalli sarà così ridicolizzato come seguace di Pier Carpi, come i sostenitori dell'origine satanica della Massoneria lo sono come epigoni di Leo Taxil. Si tratterebbe pertanto di una classica operazione massonica di depistaggio, per nascondere quanto basta la mano dopo aver gettato il sasso...
Massoneria ed ecumenismo
L'accostamento lo riprendo dal libro di Marsaudon: L'Œcumenisme vu par un Franc-Maçon de Tradition. Il motto dell'intimo amico di Giovanni XXIII è (tratto dal rituale massonico) perfettamente ecumenico: «Ad dissipata colligenda», ossia «riunire ciò che è disperso» (pag. 59). Si può dire che l'ecumenismo sia figlio legittimo della Massoneria, la quale unisce, in una superiore tradizione e nel servizio dell'uomo, tutte le confessioni religiose... Scrisse Marsaudon:
Non è a caso allora, forse, che il primo gesto clamoroso di Giovanni XXIII in materia di ecumenismo abbia riguardato proprio un massone, il primate anglicano Geoffrey F. Fisher (1887-1972), «arcivescovo» di Canterbury, ricevuto in Vaticano il 2 dicembre 1960.
Scrive l'ex Gran Maestro Giordano Gamberini (1915-2003):
Certo, stupisce l'incontro, usando le parole di Esposito, di «due Papi e due gerarchi iniziati» (Giovanni XXIII e Fisher, Paolo VI e Atenagora; ai quali bisognerebbe aggiungere il super-iniziato Jules Isaac!) 80. Ignorava Giovanni XXIII che Fisher era non solo un eretico, ma anche un massone? Difficile pensarlo, poiché l'iniziazione delle gerarchie anglicane alla Massoneria è una prassi collaudata 81. La prossima puntata sarà pertanto dedicata all'ecumenismo di Giovanni XXIII. Un altro modo di parlare del suo massonismo...
POSTFAZIONE
A cura del Centro Culturale San Giorgio
Poiché l'articolo di don Ricossa, pur essendo di ancora di grande interesse, risale all'ormai lontano 1996, abbiamo pensato di aggiornare la situazione da lui descritta aggiungendo alcuni sviluppi avvenuti in questi ultimi vent'anni. Come tutti sapranno, il 3 settembre 2000 Giovanni XIII è stato beatificato da Giovanni Paolo II, e il 27 aprile 2014 Benedetto XVI (1927-2022) lo ha elevato agli onori degli altari (insieme allo stesso Karol Wojtyla) dichiarandolo «santo». Ora, alla luce di ciò che abbiamo appreso leggendo l'articolo di cui sopra, il fedele cattolico non può non rimanere sconcertato dinanzi a questa canonizzazione.
Il «papa buono», con il suo fare da persona semplice e bonaria, ha volutamente ignorato il Magistero pontificio precedente e ha di fatto sdoganato la nemica numero uno della Chiesa cattolica liberandola dal serraglio in cui l'avevano rinchiusa i suoi predecessori. A loro volta, i suoi successori, animati dal medesimo spirito progressista, hanno seguito le sue orme approvando ufficialmente dottrine condannate solennemente dai Pontefici pre-conciliari (ecumenismo, libertà religiosa, laicità dello Stato, collegialità, ecc...), tutte concetti cari ai «figli della Vedova».
Come aveva predetto il massone Marsaudon, la Chiesa, o meglio, gli uomini di Chiesa, si sono «adattati» abbandonando o ignorando le numerose condanne pre-conciliari comminate alla sètta. Visti gli atti di benevolenza e di plauso verso il nemico da parte di Roncalli, si direbbe che dopo il Concilio il lupo di cui il Signore parla più volte nel Vangelo non esista più o non tenti più di sbranare le pecore. Chissà! Forse è diventato vegetariano... Per questi signori, intenti a «cercare ciò che ci unisce e non ciò che ci divide», il lupo è nostro amico, nostro fratello... Ed ecco rispuntare il sogno irenistico tipico dei cattolici liberali di un'umanità unita che vive in pace... col lupo.
Ma a chi non ha perduto la fede ricevuta nel battesimo, a chi crede ancora nella malvagità del lupo e non intende rinnegare il Magistero perenne della Chiesa viene invece da pensare che certi pastori siano venuti meno alla loro missione di pascere il gregge di Cristo e siano divenuti mercenari o - peggio - amici del lupo, o peggio ancora, essi stessi lupi travestiti da agnelli. E mentre gli uomini di Chiesa si sono «adattati», la Massoneria non è affatto cambiata nei suoi perfidi propositi. Se il «fumo di Satana» di montiniana memoria è penetrato da qualche fessura nel sacro recinto dobbiamo necessariamente riconoscere che è stato agevolato da personaggi come Giovanni XXIII.
Note
1 Articolo estratto dalla rivista Sodalitium, nº 42, Anno XII, Semestre I, gennaio 1996, pagg. 3-17. 2 Cfr. «La Loggia è una casa di vetro». Intervista di Fabio Andriola a Virgilio Gaito, in L'Italia Settimanale, del 26 gennaio 1994, nº 3, pag.74. 3 Cfr. «Giuliano il Teista». Intervista di Giovanni Cubeddu a Virgilio Gaito, in Trenta Giorni, nº 2, febbraio 1994, pag. 29. 4 «Ero a Parigi quando i non iniziati Angelo Roncalli e Giovanni Montini furono iniziati, lo stesso giorno, agli augusti misteri della fratellanza. Perciò non è strano che molte cose che sono state realizzate nel Secondo Concilio Vaticano, da Giovanni XXIII, siano basate sui principî e postulati massonici» (cfr. Da Proceso, nº 832, del 12 ottobre 1992, cit. in C.D.L. Reporter, maggio 1995, nº 179, pag. 14). 5 Cfr. Sodalitium, nº 25, pagg. 34-35. Fumettista, scrittore e regista italiano, Carpi aderì alla Società Teosofica e all'inizio degli anni Novanta dette vita ad un Gruppo Teosofico, da lui presieduto, che aveva sede a Reggio Emilia https://it.wikipedia.org/wiki/Pier_Carpi 6 Cfr. Sodalitium, nº 25, pagg. 22-37; nº 26, pagg. 3-11. 7 Cfr. P. R. Esposito S.S.P., Santi e massoni al servizio dell'uomo, Bastogi, Foggia, 1992, pag. 216. 8 Cfr. M. Blondet, Gli «Adelphi» della dissoluzione, Ares, Milano, 1994, pagg. 49-51. 9 Cfr. Sodalitium, nº 27, pagg. 17-24; nº 28, pagg. 19-28. 10 Cfr. A. A. Mola, Storia della Massoneria italiana dall'Unità alla Repubblica, Bompiani, Milano, 1976, pagg. 548 e 624. 11 Cfr. F. C. Sante, «De Don Miguel Matèu Pla al cisma, pasando por el Nuncio Roncalli» («Da don Miguel Matèu Pla allo scisma, attraverso il Nunzio Roncalli»), in Que Pasa?, nº 459, del 14 ottobre 1972; cit. in T. Tello, Sombras y penumbras de la figura Roncalli (alias Juan XXIII) («Ombre e penombre della figura Roncalli (alias Giovanni XXIII)), presso l'autore, pagg. 21 e 22. 12 Si tratta, per l'esattezza, di: L'Œcumenisme vu par un Franc-Maçon de Tradition («L'ecumenismo visto da un massone di tradizione»), Vitiano, Parigi, 1964 (con prefazione di Charles Riandey, Gran Commendatore del Supremo Consiglio di Francia, Rito Scozzese Antico e Accettato, e dedica «alla memoria di Angelo Roncalli... al Padre di tutti i Cristiani, all'Amico di tutti gli Uomini, Al suo Augusto continuatore, S.S. Papa Paolo VI»; De l'initiation maçonnique à l'orthodoxie chrétienne («Dall'iniziazione massonica all'ortodossia cristiana»), Dervy, Parigi, 1965; Souvenirs et réflections: un haut dignitaire de la Franc-Maçonnerie de tradition révèle ses secrets («Ricordi e riflessioni: un alto dignitario della Massoneria di tradizione rivela i suoi segreti»), Vitiano, Parigi, 1976. 13 Lo svizzero Oswald Wirth, iniziato alla Massoneria nel 1882 (Gran Loggia di Francia) reagì contro l'abbandono del simbolismo da parte di molti massoni, trovandosi così in sintonia con un altro massone spiritualista ben noto, René Guénon (1886-1951) (cfr. A. Mellor, Dictionnaire de la Franc-Maçonnerie et des Franc-Maçon, Belfond, Parigi, 1971-1979, pagg. 268 e 318). Wirth fu, a sua volta, segretario e discepolo prediletto di Stanislas de Guaita (1861-1897), fondatore dell'Ordine Cabalistico della Rosa-Croce, occultista, morfinomane, accusato di satanismo (ingiustamente, secondo Massimo Introvigne, malgrado libri da lui scritti quali Il tempio di Satana, La chiave della magia nera e Saggio di scienze maledette). A sua volta, de Guaita considerava «Maestro dei Maestri» il celebre mago cabalista Eliphas Levi (1810-1875), pseudonimo dell'ex prete cattolico Alphonse-Louis Constant. Una curiosità: de Guaita era ottimo amico del noto letterato Maurice Barrès (1862-1923), con il quale fondò anche un Ordine martinista. Oltre al dizionario di Mellor (noto catto-massone), vedi anche M. Introvigne, Il Cappello del Mago, Sugarco, Milano, 1990, pagg. 152-154, 187-189, 225. 14 Cfr. Y. Marsaudon, L'Œcumenisme vu par un Franc-Maçon de Tradition, pag. 45. Le notizie biografiche su Marsaudon sono state tutte ricavate dalla stessa opera, pagg. 20 e 44. 15 Cfr. Y. Marsaudon, Souvenirs et réflections: un haut dignitaire de la Franc-Maçonnerie de tradition révèle ses secrets. Non ho potuto consultare il libro, che cito pertanto da T. Tello, op. cit., pag. 7. 16 Cfr. Y. Marsaudon, L'Œcumenisme vu par un Franc-Maçon de Tradition, pagg. 45-46; Souvenirs et réflections: un haut dignitaire de la Franc-Maçonnerie de tradition révèle ses secrets; cit. in T. Tello, op. cit., pag. 7. 17 Cfr. Y. Marsaudon, L'Œcumenisme vu par un Franc-Maçon de Tradition, pag. 45. 18 Cfr. Y. Marsaudon, Souvenirs et réflections: un haut dignitaire de la Franc-Maçonnerie de tradition révèle ses secrets, pag. 263. 19 Cfr. Y. Marsaudon, De l'initiation maçonnique à l'orthodoxie chrétienne, pagg. 135-136; cit. in P. R. Esposito S.S.P., Le grandi concordanze tra Chiesa e Massoneria, Nardini, Firenze, 1987, pagg. 390-391. 20 Vedi Sodalitium, nº 28, pagg. 26-27, ove la citazione di Burckhardt è integralmente riportata. 21 Cfr. Documentation Catholique, Anno 1961, colonne 1193 e 1262 (Breve e nuove costituzioni), colonna 1477 (il Cardinale Giobbe è nominato Patrono dell'Ordine), e Anno 1962, colonna 1029 (elezione del nuovo Gran Maestro). 22 Cfr. P. Jardin, Les Chevaliers de Malte. Une perpetuelle croisade («I Cavalieri di Malta. Una crociata perpetua»), Librairie Academique Perrin, Parigi, 1974, pagg. 305-308. Esiste anche un ramo separato di confessione luterana, il Johanniter Orden (vedi stessa opera, pagg. 299-303). 23 «Se abbiamo insistito un po' sulla questione dell'Ordine di Malta, è perché è interessante da un punto di vista ecumenico. Proprio perché Sovrano, (l'Ordine) ha potuto ammettere nel suo seno dei Cavalieri di confessione Ortodossa. Una associazione Romena, creata inizialmente a Parigi, è ormai installata nella sede stessa del Gran Magistero [a Roma]. Non è forse inutile ricordare che lo Zar Paolo I fu Gran Maestro dell'Ordine» (cfr. Y. Marsaudon, L'Œcumenisme vu par un Franc-Maçon de Tradition, pag. 40). 24 La Massoneria ha sempre avuto una predilezione per gli Ordini cavallereschi, poiché si considera essa stessa una continuazione dell'Ordine dei Templari. 25 Marsaudon afferma di essere stato presentato al Ministro dell'Ordine in Francia, de Pierredon, da un massone di alto Grado, Cavaliere di Malta, e che il presidente dell'Associazione Ospedaliera delle Opere dell'Ordine in Francia, Justin Godard, già ministro della Sanità, era anch'egli massone (cfr. Y. Marsaudon, L'Œcumenisme vu par un Franc-Maçon de Tradition, pag. 44). A. A. Mola, op. cit., pag. 599, nota nº 4) parla di «penetrazione di correnti esoteriche e, in specie, del mesmerismo all'interno dell'Ordine dei Cavalieri di Malta», rinviando il lettore all'opera di E. Bradford, Lo scudo e la spada. Storia dei Cavalieri di Malta. Mursia, Milano, 1975, pagg. 201-203. 26 «Nicola Canali, ordinato sacerdote nel 1900, segretario e commensale di Merry del Val, al quale testimoniò anche dopo la sua morte una fedeltà incrollabile (adoperandosi e riuscendo a far aprire il suo processo di canonizzazione), e che rifiutò ogni posto diplomatico per restare al suo servizio. Sostituto alla segreteria di Stato nel 1908, segretario della Congregazione cerimoniale nel 1914, assessore del Sant'Uffizio nel 1926 (del quale, allora, era segretario Merry del Val), Cardinale diacono nel 1935 e gran penitenziere, gran priore dell'Ordine di Malta e gran maestro dell'Ordine del Santo Sepolcro, diresse sotto Pio XII tutta l'amministrazione materiale e finanziaria del Vaticano» (cfr. É Poulat, Intégrisme et catholicisme intégral, Casterman, Tournai, 1969, pag. 587). Il libro più conosciuto sul caso dell'Ordine di Malta, giudicato «di tipo scandalistico» dallo storico Andrea Riccardi (Il partito romano, Morcelliana Brescia 1983, pag. 61, nota nº 83), è quello del noto e discusso scrittore Roger Peyrefitte (I cavalieri di Malta, Firenze, 1957) nel quale vi sono anche numerosi cenni alla personalità del Cardinal Canali. 27 Vedi le accuse di Marsaudon nel suo libro L'Œcumenisme vu par un Franc-Maçon de Tradition, pag. 39, e di P. Jardin, op. cit., pag. 313. 28 Cfr. Y. Marsaudon, L'Œcumenisme vu par un Franc-Maçon de Tradition, pag. 21. 29 Franco Bellegrandi, già Cameriere di Spada e Cappa di Sua Santità e collaboratore de L'Osservatore Romano, scrisse nel 1977 un libro che solo nel 1994 è stato edito, nonché pubblicamente presentato a Roma con un certo scalpore della stampa nazionale, poiché tra i partecipanti alla presentazione vi era il Cardinal Silvio Oddi. Il libro, edito dalla E.I.L.E.S. di Roma e intitolato Nichitaroncalli. Controvita di un Papa, sostiene molte delle tesi della serie di articoli che Sodalitium sta pubblicando. Il suo principale difetto però, a nostro avviso, consiste nello stile irriverente dell'Autore, e nella quasi assoluta mancanza di documentazione: Bellegrandi riferisce i pettegolezzi (o i fatti di cui fu testimone) della Corte vaticana alla quale appartenne, senza discernimento tra notizie serie o chiacchiere infondate. Per questo anche negli ambienti «tradizionalisti» (ad esempio, sulla rivista toscana Controrivoluzione) il libro di Bellegrandi è stato stroncato. Non mi sembra però che si debbano considerare inattendibili tutte le affermazioni di Franco Bellegrandi che possono essere molto utili se suffragate dai necessari riscontri. 30 Cfr. F. Bellegrandi, op. cit., pagg. 59-61. 31 Cfr. A. A. Mola, op. cit., pag. 628. 32 Ibid., pag. 626; P. R. Esposito, op. cit., pagg. 119, 388, 409. 33 Giovanni XXIII ricevette l'Ordine di Malta il 24 giugno 1961, Canali morì il 2 agosto dello stesso anno. Andrea Riccardi, ne Il «partito romano» nel secondo dopoguerra (1945-1954), Morcelliana, Brescia, 1983, pag. 62, nº 83, acutamente coglie, in poche righe di Roncalli, il suo disprezzo per Canali: «Scrive Giovanni XXIII al Cardinal Testa a proposito del ruolo del Canali: "Il posto occupato a suo modo dal defunto Cardinale Canali..."» (9 agosto 1961, in Giovanni XXIII, Lettere 1958-1963, a cura di Mons. L. F. Capovilla, Roma, 1978, pag. 307). 34 Cfr. Sodalitium, nº 29, pagg. 3-5. 35 Cfr. Sodalitium, nº 32, pagg. 29-31. 36 Cfr. Sodalitium, nº 33, pag. 22. 37 Cfr. B. Lai, I segreti del Vaticano da Pio XII a papa Wojtyla, Laterza, Roma-Bari, 1984, pagg. 82-83; Il Papa non eletto. Giuseppe Siri, Cardinale di Santa Romana Chiesa, Laterza, Roma-Bari, 1993, pag. 202, nº 7. 38 Cfr. G. Andreotti, A ogni morte di Papa. I Papi che ho conosciuto, Rizzoli, Milano, 1980, pag. 106. Il senatore a vita Giulio Andreotti, protagonista della politica italiana dal dopoguerra a oggi, è stato sotto processo per delle supposte collusioni con la Mafia e la Massoneria o, meglio, con la Mafia tramite la Massoneria. Secondo alcuni accusatori, sarebbe stato lui il vero capo della Loggia Massonica Propaganda 2 (P2). Secondo altri, i contatti con la Mafia iniziarono quando, su richiesta di Paolo VI, egli intervenne per proteggere il finanziere siciliano (e massone) Michele Sindona, morto poi suicida (?) in carcere. 39 Cfr. B. Lai, Il Papa non eletto. Giuseppe Siri, Cardinale di Santa Romana Chiesa, pag. 202, nº 7. 40 È noto che sono circolate molte liste, più o meno attendibili, di prelati iscritti alla Massoneria. Tra le varie e presunte affiliazioni, una è particolarmente documentata, quella di Franziskus König, dal 1956 Arcivescovo di Vienna, creato Cardinale da Giovanni XXIII il 15 dicembre 1958. Il bene informato Roberto Fabiani, senza esitazioni o mezzi termini, asserisce che il Cardinal König è massone, precisando l'iscrizione alla Loggia coperta Giustizia e Libertà della Massoneria di Piazza del Gesù (cfr. R. Fabiani, I massoni in Italia, L'Espresso, 1978, Farigliano, pagg. 78 e 130. In ogni caso, al seguito del suo predecessore, il Cardinale Innitzer, König è stato un personaggio attivissimo nel dialogo con la Massoneria (cfr P. R. Esposito, op. cit., pagg. 26, 126, 163-167; P. R. Esposito, La riconciliazione tra la Chiesa e la Massoneria, Longo, Ravenna, pag. 12). König è stato un grande elettore di Karol Wojtyla nel Conclave che lo elesse. 41 Cfr. B. Lai, I segreti del Vaticano da Pio XII a papa Wojtyla, pag. 84. 42 Ibid., pag. 83. 43 Ibid., pag. 85; B. Lai, Il Papa non eletto. Giuseppe Siri, Cardinale di Santa Romana Chiesa, pag 202; G. Andreotti, op. cit., pag. 106. Era la sera prima del Conclave. 44 Cfr. Paolo VI, discorso del 21 giugno 1972; cit. in L'attività della Santa Sede, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1972, pag. 221. 45 Cfr. F. Bellegrandi, op. cit., pagg. 61-62. 46 Cfr. Y. Marsaudon, L'Œcumenisme vu par un Franc-Maçon de Tradition, pag. 47. 47 Cfr. A. A. Mola, op. cit., pagg. 598-599. 48 Si potrebbe obbiettare che il sinodo del 1960, all'art. 247, riprese la condanna della Massoneria sulla base del canone 2335 del Codice di Diritto Canonico. Osserva però P. Esposito: «Si tratta di un adempimento che ha l'aspetto di un prodotto della forza d’inerzia e che sembra corrispondere solo parzialmente alla "mens" del Pontefice. Il tutto è fatto in maniera automatica, senza porsi nemmeno il problema delle mutate situazioni storiche e delle ripercussioni che esse hanno avuto tanto nella Chiesa che nella Massoneria. In maniera analoga egli non ammorbidì sicuramente, in teoria, il pensiero della Chiesa nei confronti del comunismo, mentre nel comportamento concreto compì gesti la cui bontà e fraternità - si pensi all'udienza concessa ad Agiubei, genero di Krusciov - non hanno bisogno di commenti» (cfr. P. Esposito, Santi e Massoni, pag. 213). Lo stesso Capovilla, Segretario di Giovanni XXIII, pur conoscendo la prescrizione del Sinodo romano, ribadisce che Giovanni XXIII non fece nuove condanne della Massoneria. (cfr. Giovanni XXIII, nel ricordo del segretario Loris F. Capovilla. Intervista di Marco Roncalli con documenti inediti, San Paolo, Cinisello Balsamo, 1994, pagg. 87-90 e 117). 49 Cfr. P. R. Esposito, La riconciliazione tra la Chiesa e la Massoneria, pag. 34, nota nº 2. 50 E questo malgrado le pretese di Alleanza Cattolica. Il nuovo «Codice di diritto canonico» del 1983 non nomina neppure più la Massoneria, ed abroga la scomunica contemplata dal Canone 2335 del Codice di Diritto Canonico (l'unico autentico, quello del 1917). Per ovviare alle reazioni dei cattolici, il Cardinale Ratzinger dovette fare una «dichiarazione sopra le associazioni massoniche», il 26 novembre 1983, nella quale si afferma che è ancora proibito iscriversi alla Massoneria, per cui i trasgressori sono in stato di peccato mortale e non possono ricevere l'Eucarestia. Si tratta certo di un passo indietro rispetto alla decisione del predecessore di Ratzinger, il Cardinale Seper, che autorizzava la doppia appartenenza (alla Chiesa ed alcune obbedienze massoniche), ma non si tratta però della scomunica, che non è più contemplata dal nuovo diritto. È la tattica dei due passi avanti e uno indietro... Sulla questione si veda don C. Nitoglia, Infiltrazioni giudaico-massoniche nella Chiesa romana, in Sodalitium, nº 38, pagg. 17-29 (specialmente pagg. 22-23: «La falsa restaurazone degli anni '80»). 51 Cfr. Dichiarazione collettiva dell'Episcopato argentino, del 20 febbraio 1959 (in Documentation Catholique, col. 483-488) e la Lettera pastorale collettiva degli Arcivescovi e Vescovi del Ruanda-Urundi (in Documentation Catholique, 1961, col. 511-532). 52 Cfr. J. Ploncard D'Assac, Le secret des Franc-Maçons («Il segreto dei massoni»), éd. de Chiré 1979, pag. 169. 53 Cfr. L. De Poncins, Infiltrations ennemies dans l'église («Infiltrazioni nemiche nella Chiesa»), Documents et témoignages, Paris 1970 pagg. 85-88. 54 Colloquio catto-massonico di Ariccia, del 20 aprile 1970; cit. in P. R. Esposito, La riconciliazione tra la Chiesa e la Massoneria, pag. 79. 55 Dibattito catto-massonico di Lecce, del 24 febbraio 1979, cit. in P. R. Esposito, La riconciliazione tra la Chiesa e la Massoneria, pag. 114. 56 Ibid., pag. 122. 57 Cfr. A. Mellor, op. cit., pag. 114. 58 Cfr. R. Fabiani, op. cit., pag. 85. 59 Articolo pubblicato su El Paìs, Madrid, del 10 marzo 1985, tradotto da Hiram, Roma, aprile 1985, e riportato da P. R. Esposito, Le grandi concordanze tra Chiesa e Massoneria, pag. 84. 60 Cfr. Y. Marsaudon, De l'initiation maçonnique à l'orthodoxie chrétienne, pagg. 135-136; cit. in R. Esposito, Le grandi concordanze tra Chiesa e Massoneria, pag. 391. 61 Cfr. R. Esposito, Le grandi concordanze tra Chiesa e Massoneria, pagg. 251-252. 62 Ibid., pagg. 313, 301. 63 Cfr. G. Prezzolini, «Nel circolo dei rotariani ci sono tutti i "primi della classe"», articolo pubblicato su Il Tempo di Roma, del 10 marzo 1955. 64 Un articolo de La Civiltà Cattolica preciserà che la qualifica attribuita al Rotary è quella di associazione «sospetta». 65 Cfr. O. Ranelletti, «La Chiesa cattolica e il Rotary Internazionale», in Realtà Nuova, rivista mensile dei Rotary Club d'Italia, Milano, nº 4, aprile 1972. L'autore ne curò, nel 1975, l'aggiornamento e la riedizione. Io cito dall'ultima edizione: O. Ranelletti, Il Rotary e la Chiesa cattolica, Quaderni di Realtà Nuova, Istituto culturale rotariano, Torino, 1991, con una prefazione di Alessandro Ubertone e un articolo sull'autore di Antonio de Majo. 66 Nato a Celano nel 1885, è morto nel 1979, a novantaquattro anni. Ranelletti si proclama fervente cattolico, ma c'è da dubitarne, e non solo per le alte cariche rotariane da lui ricoperte a lungo, fin da quando fondò il Club a Roma nel 1924. Fu, infatti, Capo Gabinetto del Ministero della Pubblica Istruzione per molti anni, e fino al 1920, sotto il ministro Ruffini e nel governo Nitti. Il senatore Ruffini, liberale, professore di Diritto ecclesiastico, fu tenace assertore della libertà religiosa, nonché difensore della Massoneria; Nitti, anch'egli liberale, è citato come affiliato da alcuni autori (vedi per la questione dibattuta G. Vannoni, Massoneria, Fascismo e Chiesa Cattolica, Laterza, Bari, 1979, pag. 71). «Abbandonato il Ministero - ci informa Ubertone - si adoperò con l'on. Andrea Torre per la fondazione e direzione amministrativa del giornale di opposizione al regime fascista "Il Mondo", al quale collaborò, trattando i problemi della scuola e della cultura, in leale sodalizio con Giovanni Amendola, Meuccio Ruini, Alberto Cianca ed altri, fino al 1925, quando il giornale dovette cessare le pubblicazioni». Ora, l'on. Ruini era, notoriamente, un'alta carica della Massoneria (cfr. A. A. Mola, op. cit., pag. 258); massone erano anche l'on. Torre (cfr. A. A. Mola, op. cit., pag. 389) e l'on. Amendola (cfr. G. Vannoni, op. cit., pagg. 75 e nota nº 25 a pag. 84; per Mola ciò è probabile; vedi pag. 492) e, lo lascia capire il Mola, pure per Alberto Cianca (pag. 615). Possibile che solo Ranelletti, in questa bella congrega di massoni e filo-massoni, fosse un «cattolico a tutta prova» (cfr. O. Ranelletti, op. cit., pag. 87)? 67 Cfr. O. Ranelletti, op. cit., pag. 86. 68 Ibid., pag. 88. Lettera di Lando Ambrosini a Mons. Capovilla, del 22 dicembre 1958. 69 Ibid., pag. 91. 70 Cfr. Rivista diocesana milanese, novembre 1949, pagg. 240-241; cit. in R. Esposito, Le grandi concordanze tra Chiesa e Massoneria, pag. 342. 71 Cfr. O. Ranelletti, op. cit., pagg. 89-90. 72 Ibid., pag. 91. 73 Ibid., pag. 93; cit. in R. Esposito, Le grandi concordanze tra Chiesa e Massoneria, pag. 346. 74 Prefazione a O. Ranelletti, op. cit., pag. 5. 75 Cfr. L'Osservatore Romano, del 15-16 novembre 1976 (Una dichiarazione di S. E. Mons. Capovilla. «Falsa e deformante l'opera "Le profezie di Papa Giovanni"»); e del 23 dicembre 1976: Giovanni XXIII, nel ricordo del segretario Loris F. Capovilla. Intervista di Marco Roncalli con documenti inediti, San Paolo, Cinisello Balsamo, 1994, pagg. 87-90 e 117. 76 Prova ne sia, continua Capovilla, che tra i «protagonisti della riforma annunciata da papa Giovanni» c'erano persone irreprensibili come Lercaro, Bugnini, Pellegrino e Bevilacqua! (pag. 87). 77 La nota è del 6 dicembre 1962; sono io che ho messo i caratteri in grassetto. La citazione è tratta da L'Osservatore Romano, 15-16 novembre 1976. 78 Cfr. J. Ferrer Benimeli, G. Caprile, Massoneria e Chiesa cattolica. Ieri, oggi e domani, Roma, 1979, pag. 71; cit. in M. Roncalli-L. Capovilla, op. cit., pagg. 88-89. 79 Cfr. G. Gamberini, Mille volti di massoni, Roma, Erasmo, 1975, pag. 229; cit. in R. Esposito, Santi e massoni al servizio dell'uomo, pag. 214. 80 Cfr. R. Esposito, Santi e massoni al servizio dell'uomo, pag. 214. 81 Esposito cita studi secondo i quali nel 1955 vi erano ben diciassette «vescovi» e 500 «prelati» anglicani solo negli ultimi e più alti Gradi massonici! (cfr. R. Esposito, Santi e massoni al servizio dell'uomo, pag. 214).
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