di Orlando Fedeli 1
Premessa
La dottrina della reincarnazione è comune a diversi sistemi religiosi, come l'induismo o il buddismo, tutti di matrice gnostica. Essa nasce da un errore riguardo al problema del male e della giustizia divina. Nei tempi moderni, oltre che alle religioni orientali, la dottrina della reincarnazione si è diffusa attraverso lo spiritismo. I reincarnazionisti difendono la tesi secondo cui ogni persona avrebbe diverse vite e si reincarnerebbe per espiare i peccati commessi in una vita precedente. In questo modo, ogni vita ci sarebbe concessa per espiare gli errori commessi in una vita passata di cui non siamo a conoscenza, di una vita che avremmo avuto. Ogni reincarnazione sarebbe una punizione per i mali commessi nelle vite precedenti. Non ci sarebbe l'inferno. La punizione dell'uomo sarebbe quella di vivere in questo mondo materiale e di non diventare un puro spirito.
Per i reincarnazionisti «l'inferno è qui». Essi si rifiutano di ammettere che questa vita è unica e che, dopo la morte, saremo giudicati da Dio e ci verrà concesso il paradiso, o verremo puniti temporaneamente in purgatorio, o condannati eternamente all'inferno. Essi vogliono una «nuova opportunità», rifiutando di cambiare la loro vita adesso. Ad essi potrebbe applicarsi ciò che un autore ha detto a proposito del tempo e del rinvio dei doveri: «Perché prometti di fare, in un futuro che non hai, ciò che rifiuti di fare nel tempo che hai»? Allo stesso modo, coloro che difendono la teoria della reincarnazione intendono migliorare nelle vite future - che immaginano di avere - e si rifiutano di migliorare ora, nella vita che hanno. Per gli induisti la reincarnazione può avvenire attraverso la trasmigrazione dell'anima nel corpo di un animale o di una pianta. Per gli spiritisti la reincarnazione avrebbe luogo soltanto nei corpi umani.
Confutazione
Se l'anima umana si reincarna per pagare i peccati commessi in una vita precedente, la vita deve essere considerata come una punizione, e non un bene in sé. Ora, se la vita fosse un castigo, desidereremmo abbandonarla, poiché ogni uomo vuole che il suo castigo finisca presto. Nessuno vuole restare in punizione per molto tempo. Tuttavia, nessuno in buona coscienza vuole smettere di vivere. Pertanto, la vita non è una punizione. Al contrario, la vita umana è il più grande bene naturale che abbiamo.
Se l'anima si reincarna per scontare i peccati di una vita precedente, ci si dovrebbe chiedere quando è iniziata questa serie di reincarnazioni. Dov'era l'uomo quando peccò per la prima volta? Aveva dunque un corpo? O era un puro spirito? Se avesse un corpo, allora sarebbe già stato punito. Dove aveva peccato prima? Avrebbe potuto peccare solo quando era ancora puro nello spirito. Com'è avvenuto questo peccato? L'uomo era allora parte della divinità? Come potrebbe esserci stato peccato in Dio? Se non era parte della divinità, cos'era l'uomo prima di avere un corpo? Era un angelo? Ma l'angelo non è un'anima umana senza corpo. L'angelo è un essere con una natura diversa da quella umana. Cos'era lo spirito umano quando peccò quella prima volta?
Se la reincarnazione fosse vera, nel corso dei secoli si avrebbe necessariamente una diminuzione degli esseri umani, poiché, man mano migliorassero, non si reincarnerebbero più. Alla fine, l'umanità si dirigerebbe verso l'estinzione. Ebbene, ciò non accade. Al contrario, l'umanità sta crescendo di numero. Pertanto non esiste nessuna reincarnazione.
Sopra: il Samsāra, che nell'induismo e nel buddismo sta ad indicare la «ruota dell'esistenza ciclica» o «ruota del divenire»
Gli spiritisti rispondono che Dio crea continuamente nuovi spiriti. Ma poi, questo Dio creerebbe sempre nuovi spiriti nel peccato, che avrebbero sempre bisogno di reincarnarsi. Non crea mai spiriti perfetti?
Se la reincarnazione degli spiriti è per loro una punizione, avere un corpo sarebbe un male per lo spirito umano. Ora, avere un corpo è necessario all'uomo, la cui anima può conoscere solo mediante l'uso dei sensi. Ci sarebbe allora una contraddizione nella natura umana, il che è assurdo, perché Dio ha fatto tutto con bontà e ordine.
Se la reincarnazione fosse vera, nascere sarebbe un male, poiché significherebbe cadere in uno stato di punizione, e ogni nascita dovrebbe causarci tristezza. Morire, invece, significherebbe liberazione, e dovrebbe causarci gioia. Ora, ogni nascita di un figlio è motivo di gioia, mentre la morte ci provoca tristezza. Pertanto, la reincarnazione non è vera.
Abbiamo visto che se la reincarnazione fosse vera, ogni nascita sarebbe motivo di tristezza. Ma se ciò fosse vero, il matrimonio - causando nuove nascite e reincarnazioni - sarebbe un male. Ora, questo è assurdo. Pertanto la reincarnazione è falsa.
Se la reincarnazione fosse una realtà, le persone nascerebbero da una certa coppia solo a causa dei peccati commessi in una vita precedente. Se i suoi peccati fossero stati diversi, i suoi genitori sarebbero stati diversi. Pertanto, il rapporto di un bambino con i suoi genitori sarebbe solo una coincidenza e non sarebbe di grande importanza. Fondamentalmente i bambini non avrebbero nulla a che fare con i loro genitori, il che è assurdo.
La reincarnazione provoca una distruzione della carità. Se una persona nasce in una certa situazione di bisogno, malata, o in una situazione sociale inferiore o dannosa - come uno schiavo, ad esempio, o come un emarginato - non si deve fare nulla per aiutarla, perché fornirle qualsiasi aiuto significherebbe, infatti, aggirare la giustizia divina che ha determinato che ella nascesse in tale situazione come giusta punizione per i suoi peccati in una vita precedente. Ecco perché in India, Paese in cui si crede generalmente nella reincarnazione, praticamente nessuno si preoccupa di aiutare gli emarginati o i poveri. La reincarnazione distrugge la carità. Pertanto, è falsa.
La reincarnazione provocherebbe una tendenza all'immoralità e non un incentivo alla virtù. Infatti, se sappiamo che abbiamo una sola vita e che, alla fine di essa, saremo giudicati da Dio, cerchiamo di convertirci prima di morire. Al contrario, se immaginiamo che avremo migliaia di vite e reincarnazioni, allora non ci troveremmo spinti ad una conversione immediata. Come uno studente che avesse la possibilità di sostenere migliaia di esami di recupero, per essere promosso, non si preoccuperebbe molto di saltare un esame - poiché potrebbe facilmente recuperare questa perdita in esami futuri - così anche con migliaia di reincarnazioni, l'uomo sarebbe portato a trascurare il suo miglioramento morale, perché confiderebbe nella guarigione futura. Qualcuno potrebbe dire:
Pertanto, la
reincarnazione incoraggia l'immoralità più della virtù. Inoltre, perché sforzarsi, lottando contro vizi e difetti, se la guarigione è praticamente fatale, al termine di un processo di infinite reincarnazioni?
Se così fosse, nessuno sarebbe condannato all'inferno eterno, perché tutti si salverebbero dopo un numero infinito di reincarnazioni. Non ci sarebbe l'inferno. Se così fosse, come si spiegherebbe il fatto che Cristo Nostro Signore ha affermato che, nel giudizio finale, dirà agli empi: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno»? (Mt 25, 41).
Se la reincarnazione fosse vera, l'uomo sarebbe il salvatore di se stesso, perché egli stesso pagherebbe sufficientemente le sue colpe attraverso successive reincarnazioni. Se così fosse, Cristo non sarebbe il Redentore dell'uomo. Il sacrificio del Calvario sarebbe nullo e senza senso. Tutti si salverebbero. L'uomo sarebbe il redentore di se stesso. Questa è una tesi fondamentale della Gnosi.
Di conseguenza, la Messa e tutti i Sacramenti non avrebbero alcun valore e sarebbero inutili o superflui. Questa è un'altra sciocchezza eretica.
La dottrina della reincarnazione porta necessariamente all'idea gnostica che l'uomo è il redentore di se stesso. Ma se così fosse ci troveremmo di fronte ad un dilemma:
Che l'offesa dell'uomo a Dio sia infinitamente grave deriva dall'infinità di Dio stesso. Pertanto, si deve concludere che, se l'uomo è il redentore di se stesso, pagando con i proprî meriti le offese da lui fatte ad un Dio infinito, è dovuto al fatto che i suoi meriti personali sono infiniti. Ora, solo Dio può avere meriti infiniti. Pertanto l'uomo sarebbe divino. Questa è una conclusione gnostica o panteistica. In ogni caso, è assurda. Pertanto, la reincarnazione è una falsità.
Se l'uomo fosse divino per natura, come si spiegherebbe la sua capacità di peccare? La dottrina della reincarnazione porta poi alla conclusione che il male morale deriva dalla stessa natura divina. Il che equivale all'accettazione del dualismo manicheo e gnostico. La reincarnazione porta necessariamente all'accettazione del dualismo metafisico, che è una tesi gnostica ripugnante alla ragione e contraria alla fede.
È questa tendenza dualistica e gnostica che porta gli spiritisti, difensori della reincarnazione, a considerare il male come qualcosa di sostanziale e metafisico, e non solo morale. Il che, ancora una volta, è la tesi della Gnosi.
Se, reincarnandosi all'infinito, l'uomo tende alla perfezione, non è possibile comprendere come, al termine di questo processo, non diventi assolutamente perfetto, cioè diventi Dio, poiché ha nella sua stessa natura questa capacità di miglioramento infinito.
La dottrina della reincarnazione, ammettendo diverse morti successive per l'uomo, contraddice direttamente ciò che Dio ha insegnato nella Sacra Scrittura. Ad esempio, San Paolo scrive: «E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio» (Eb 9, 27). Anche nel Libro di Giobbe è scritto: «Ma l'uomo che giace più non s'alzerà, finché durano i cieli non si sveglierà, né più si desterà dal suo sonno» (Gb, 14, 12).
Infine, la dottrina della reincarnazione si oppone frontalmente all'insegnamento di Cristo nel Vangelo. Infatti, insegnando la parabola del ricco Epulone e del povero Lazzaro, Cristo Nostro Signore disse che, quando morirono entrambi, furono immediatamente giudicati da Dio, con il ricco malvagio inviato al castigo eterno, e Lazzaro inviato nel seno di Abramo, cioè in Paradiso ( Lc 16, 19-31).
Agli spiritisti ricordiamo che in quella stessa parabola Cristo nega che un'anima possa tornare ad insegnare qualcosa ai vivi (soprattutto cose futili). Oltre a tutto ciò, anche senza argomentazioni contrarie alla reincarnazione, si dovrebbe ricordare che nella Sacra Scrittura, Dio proibisce di evocare le anime dei defunti. Ẻ scritto nel Libro Deuteronomio: «Non si trovi in mezzo a te chi immola, facendoli passare per il fuoco, il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o l'augurio o la magia; né chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti» (Dt 18, 10-12).
Note
1 Traduzione dall'originale portoghese Reencarnação. Argumentos católicos contra os fundamentos do espiritismo, a cura di Paolo Baroni. Articolo reperibile alla pagina web https://www.montfort.org.br/bra/cadernos/apologetica/reencarnacao/ Sito web https://www.montfort.org.br
|