di don Curzio Nitoglia 1
Introduzione
Abbiamo già visto come la teoria del complotto del giudaismo-religione contro la Chiesa di Cristo non sia un'invenzione dell'antisemitismo moderno, ma sia già divinamente rivelata nel Vangelo di Giovanni (Gv 9, 22): «I giudei cospiravano di espellere dalla sinagoga chiunque riconoscesse che Gesù era il Cristo». Cospirare, come già si è detto 2, è sinonimo di congiurare, complottare; e anche in molti altri luoghi della Sacra Scrittura ritroviamo la teoria della congiura dell'ebraismo contro il cristianesimo.
Come negli Atti (At 23, 12-15): «Si riunirono alcuni dei giudei e fecero voto con giuramento di non toccare né cibo né bevanda fino a che non avessero ucciso Paolo. Ed erano più di quaranta quelli che avevano fatto questa congiura ("qui hanc conjurationem fecerant")». Nei quattro Vangeli quasi ovunque si legge del complotto ordito dal giudaismo contro Gesù:
Sopra: il sommo sacerdote Caifa dà a Giuda i trenta denari d'argento pattuiti, il prezzo per il tradimento del Maestro.
Anche negli Atti si legge spesso del complotto ordito per uccidere San Paolo:
Tale odio contro Cristo si riversa nel corso dei secoli specialmente contro il suo Vicario in terra, il Papa. Il 10 gennaio 1937 il giornale ebraico di New York, Freiheit, scriveva:
Anche l'Episcopato spagnolo ricordava tale verità in una lettera del 1° giugno 1939:
Il Loyer infine scriveva:
L'Episcopato spagnolo, in piena guerra civile, considerava dunque «il comunismo l'arma manifesta del giudaismo e la Massoneria la sua arma segreta», evidenziando quegli stretti rapporti tra ebraismo e Massoneria che sono già stati oggetto di un precedente articolo 6. Tutti gli storici, a qualunque area ideologica appartengano, evidenziano d'altro canto l'origine ebraica di Karl Marx (1818-1883) 7.
Senza seguire coloro che in questo solo fatto vedono la radice della persecuzione anticattolica del marxismo, avallando la loro tesi con l'origine ebraica degli esponenti comunisti più importanti prima e dopo la Rivoluzione russa del 1917 8, o con la loro appartenenza a Logge massoniche 9, dobbiamo però riconoscere nella dottrina marxista il fondamento talmudico, come già ben evidenziò lo storico ebreo Bernard Lazare (1865-1903):
Il complotto contro la Chiesa
Maurice Pinay scriveva nel 1962:
L'edizione in lingua spagnola del libro di Pinay.
La tattica che la «quinta colonna» avrebbe dovuto seguire, sarebbe stata quella di spingere il Concilio Vaticano II (1962-1965) a contraddire ciò che la Chiesa romana ha sempre insegnato, per farle perdere così autorità sui fedeli e per «provare» che la Chiesa di Roma non è divina; infatti, un'istituzione che si contraddice non può essere divina.
A tal fine, «fra le manovre che si prepararono, risalta [...] il mutamento di attitudine riguardo i giudei reprobi» 12. Ora, è proprio la Sinagoga talmudica ad avere il più grande interesse a dimostrare che la Chiesa romana non è divina e che, perciò, la vera Chiesa di Dio è ancora la Sinagoga ebraica, non soppiantata dalla Chiesa di Cristo.
La «quinta colonna»
Mons. Antonio De Castro Mayer (1904-1991) pubblicò un'interessante lettera pastorale sulla «quinta colonna» riportata dalla rivista Sodalitium 13, nella quale sosteneva che l'anti-Chiesa non vuole collocare tutti i suoi seguaci nelle file apertamente eterodosse, ma che, anzi, ha sempre cercato il modo di disporre i suoi elementi in gran numero all'interno della Chiesa cattolica, con lo scopo di rovinarla dal di dentro.
Tali agenti della «quinta colonna», infatti, miravano a fare all'interno della Chiesa il gioco dei suoi avversari: essi avevano cioè il compito di introdursi nei posti chiave, soprattutto nei Sogli episcopali. In tal modo, l'eresia cercava di infiltrarsi il più profondamente possibile nelle viscere stesse della Chiesa, per poter un giorno insegnare con l'apparente autorità (materiale, non formale) della Chiesa gli errori da questa condannati. La «quinta colonna», però, una volta smascherata cerca di produrre una «terza forza» che non si dichiari apertamente amica della «quinta colonna» ormai smascherata, ma che le fornisca le condizioni indispensabili per poter sopravvivere e non essere del tutto espulsa dalla Chiesa.
Mons. Antonio De Castro Mayer, Vescovo di Campos (Brasile).
I suppositi della «terza forza» non dovranno mai dichiararsi apertamente amici della «quinta colonna» nemica della Chiesa, ma neppure dovranno mai combatterla; al massimo, dovranno fingere di combattere l'errore, senza attaccare l'errante. Essi, in sostanza, sotto apparenza di moderazione e prudenza, sono devoti alla causa dei nemici della Chiesa, ossia della «quinta colonna». Il loro principio dottrinale è il mantenimento della pace a qualunque costo; la pace, anzi, è per loro il valore sommo cui si può sacrificare ogni cosa, anche la purezza della fede. Conclude il documento:
Tale infiltrazione di una «quinta colonna» mascherata nelle file cattoliche ha conosciuto il suo massimo sviluppo con la crisi modernista. Papa San Pio X (1835-1914) nell'Enciclica Pascendi Dominici gregis (dell'8 settembre 1907) spiegava come il modernista, a differenza di tutti gli altri eretici, non voleva uscire dalla Chiesa, ma restarvi per cambiarla dal di dentro.
È nel romanzo Il Santo 15, di Antonio Fogazzaro (1842-1911) - messo all'Indice con l'accusa di modernismo - che si ritrova dettagliatamente descritto l'intento dei modernisti di costruire una società segreta in seno alla Chiesa per impadronirsi dei principali posti della Gerarchia e trasformare la Chiesa in una sorta di società filantropica. A ben vedere vi si possono ritrovare tutte le tattiche di penetrazione all'interno della Chiesa nelle precise descrizioni delle riunioni 16, nell'enunciazione delle grandi speranze di rinnovamento, di apertura ai principî liberali 17.
Sopra: Antonio Fogazzaro e il suo romanzo Il Santo.
Il sogno di Fogazzaro si è - purtroppo - realizzato nel Concilio Vaticano II, vera «quinta colonna» all'interno della Chiesa romana, e con la falsa restaurazione di Giovanni Paolo II (1920-2005) e Joseph Ratzinger, vera «terza forza», per coprire e far accettare il Concilio alla luce della Tradizione. Poco prima che iniziasse il Concilio un gruppo di prelati e laici «controrivoluzionari» diedero alle stampe, sotto lo pseudonimo di Maurice Pinay, un libro veramente profetico, che allora fece molto rumore e che fu anche citato da Renzo de Felice (1929-1996) nella prefazione al libro di Roberto Piperno intitolato L'antisemitismo moderno 18.
Sopra: Roberto Piperno e il suo libro L'antisemitismo moderno.
L'Inquisizione o la legittima difesa della Chiesa contro la congiura giudaico-massonica
La politica inquisitoriale della Chiesa cattolica fu non soltanto teologicamente fondata 19, ma anche di sommo beneficio per i popoli. Se grazie alla Santa Inquisizione si riuscì nel passato a sventare il complotto plurisecolare dell'ebraismo contro la Chiesa di Cristo, ora, con la sua abolizione operata dalla «quinta colonna», la minaccia si è fatta più grave. Anche gli storici ebrei più seri ammettono la funzione positiva di molti aspetti del sistema dell'Inquisizione. Cecil Roth (1899-1970), ad esempio, scrive:
Sopra: lo storico ebreo Cecil Roth e la sua opera Storia del popolo ebraico, da cui è stata tratta la citazione.
La Chiesa non vuole imporre la fede con le armi, ma vuole difendere la fede e i frutti spirituali e sociali che ha portato nel mondo, dalla minaccia del complotto della contro-Chiesa; anzi, fu solo per salvaguardare la cristianità da tale pericolo, che dovette ricorrere a mezzi straordinari. Una delle armi predilette dal giudaismo fu senz'altro quella dell'infiltrazione dei falsi convertiti, i cosiddetti «marrani», all'interno della Chiesa per poterla in qualche modo asservire - se mai fosse possibile - alla Sinagoga.
La cristianità intera era minacciata di morte qualora non avesse reagito energicamente a tale infiltrazione segreta ed esiziale. Da questa esigenza di autodifesa nacque la Santa Inquisizione: essa si serviva di indagini caratterizzate da un'estrema riservatezza e discrezione, non potendosi combattere un'organizzazione segreta con delle attività palesi. Già nel 1184,
Sopra: Papa Lucio III.
Dal fatto che l'Inquisizione proteggeva l'informatore mantenendone segreto il nome, si evince che la Chiesa si servì di informatori segreti 22. Il lettore saprà certamente che il Sodalitium Pianum, fondato da Mons. Umberto Benigni (1862-1934) in onore di San Pio V (1504-1572), raccoglieva le prove sugli infiltrati e sui modernisti, vale a dire inquisiva nascostamente Vescovi e sacerdoti sospetti di modernismo e ne informava il Papa in persona, senza ricorrere ad interrogatori, ma solo raccogliendo prove con indagini, paragonabili a quelle di polizia, svolte dai singoli prelati o fedeli integralmente cattolici.
La «quinta colonna» ebraica nel clero
Uno dei motivi della momentanea vittoria della Rivoluzione sulle forze del bene è che queste combattono contro i tentacoli della piovra e non contro il suo capo. Per tentacoli intendo il comunismo e la Massoneria, per capo il giudaismo. È sorprendente come la «quinta colonna» sia riuscita ad infiltrarsi nella Chiesa sotto Giovanni XXIII (1881-1963) - si pensi ai vari De Lubac, Congar, Küng 24 condannati da Pio XII (1876-1958) e chiamati da Roncalli come «periti» al Concilio - e a prendere saldamente in mano le redini del Concilio per dirigerlo a proprio piacimento, facendogli proclamare il panteismo, l'unità trascendente di tutte le religioni e il diritto, per l'errore, alla libertà 25.
Ma da chi è formata questa cosiddetta «quinta colonna»? Risponde il Pinay: «Essa è formata anche dai discendenti degli ebrei convertitisi nei secoli al cristianesimo, che però hanno praticato la religione di Cristo in forma solo apparente» 26; cioè nell'intimo del loro cuore questi falsi convertiti hanno mantenuto la loro fede talmudica e hanno celebrato i loro riti «organizzandosi in sinagoghe segretissime, che hanno funzionato clandestinamente durante i secoli» 27. Sono interessanti, a questo proposito, le direttive che il Consiglio supremo della diaspora, sito in Gerusalemme, dava agli ebrei di Arles nel 1489:
Sopra: Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II.
È evidente, quindi, che uno degli sforzi maggiori dell'ebraismo è stato quello di introdurre dei «marrani» nei seminari, onde, divenuti sacerdoti, potessero scalare tutti i gradini della gerarchia ecclesiastica 30, fino a salire sul Soglio pontificio - come si augurava il Nubius - e far fare così la Rivoluzione agli stessi cattolici attoniti, disorientati, angosciati, impotenti, come di fatto, purtroppo, è successo con il Vaticano II.
Il supremo attentato: un «Papa» secondo i bisogni della giudeo-Massoneria
Sopra: locandina che i massoni della Gran Loggia delle Filippine hanno diffuso dando il loro benvenuto a Francesco I in occasione della sua visita in quel Paese avvenuta dal 15 al 19 gennaio 2015. «La Gran Loggia dei massoni liberi e accettati delle Filippine da il benvenuto a papa Francesco, il papa della misericordia e della compassione».
Che cosa significa esattamente l'espressione «un Papa per i nostri bisogni»? È semplice: un «Papa» che non è iscritto alla Massoneria, ma che appartenga alla sétta per le idee che ha accolto nel suo intelletto, e cioè il naturalismo, il razionalismo, il liberalismo, il pluralismo, la tolleranza per principio, il non-esclusivismo: in breve, il complesso di idee emanate dalla Massoneria. Tale «Papa» non apparterrebbe al corpo della Massoneria, ma alla sua anima.
Infatti, come nella Chiesa di Cristo si distingue il corpo dall'anima, e si sa che uno può appartenere al corpo senza appartenere all'anima e viceversa, così è per la Massoneria: il corpo sono le Logge, e vi appartengono coloro che vi sono iscritti, l'anima sono le idee, il liberalismo e la tolleranza. Tutti coloro che le professano appartengono all'anima della sétta. Un «Papa» siffatto farà sì che il clero cammini sotto la bandiera massonica, credendo di camminare sotto quella del Vicario di Cristo e la sétta vedrà così realizzato il suo sogno di fare la Rivoluzione «in cappa e tiara» 32.
Origini della «quinta colonna» e sua azione
L'ebraismo, che dopo la dispersione ha dovuto trasformarsi in sétta segreta 33, è quindi antico quasi quanto il cristianesimo.
Sopra: giudaizzazione della Chiesa cattolica; una delle tante fotografie in cui Paolo VI indossa l'Ephod, un paramento che indossava il sommo sacerdote ebraico.
Il giudaismo tenterà, quindi, con ogni mezzo di esercitare il controllo sulle organizzazioni religiose nemiche (cattoliche) per poi disintegrarle; una volta ottenute le cariche ecclesiastiche, le utilizza per sviluppare i proprî piani di dominio universale, come sta accadendo oggi, sotto i nostri occhi, con il nome di Nuovo Ordine Mondiale (N.O.M.).
Oltre ad introdursi nelle fila del clero con lo scopo di scalare la Gerarchia ecclesiastica fino al vertice della Chiesa 35, gli infiltrati della «quinta colonna» cercano anche di creare i cosiddetti santoni secolari laici. Tramite i mass media il lavoro dell'ebraismo è finalizzato a creare un alone di consenso e di popolarità per alcuni «sacerdoti laici». È un dovere cristiano provare la sincerità di coloro che si proclamano apostoli e denunciarli se non lo sono.
«Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: "Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni"?. E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo» (Mt 26, 14-16).
San Paolo stesso, d'altronde, ritenne necessario avvisare i Vescovi che tra loro sarebbero sorti lupi feroci, che non avrebbero perdonato al gregge di Cristo, e che tra gli stessi Vescovi si sarebbero levati uomini che avrebbero detto cose perverse per fare dei proseliti («periculis in falsis fratribus»). Nostro Signor Gesù Cristo nel Vangelo ci mette in guardia contro i «lupi rapaci vestiti da agnello» (Mt 7, 15), ammonendoci di essere vigilanti e sempre in guardia contro il «pericolo interno», e avvertendoci che «è necessario che avvengano degli scandali».
È significativo che meno la Santa Inquisizione ha potuto lavorare liberamente e più hanno trionfato le varie eresie ispirate dall'ebraismo; purtroppo, con il Concilio Vaticano II è stato permesso ai lupi vestiti da agnello di introdursi nell'alto clero e di utilizzare l'autorità (materiale, non formale) per schiacciare i difensori della Chiesa, sia chierici che laici. Non ci si deve meravigliare di questa infiltrazione che Cristo permette nella Chiesa. Il Vangelo, in fondo, ce ne dà un esempio classico, quello di Giuda, uno dei dodici Apostoli, che tradì Cristo per trenta denari. Forse si sbagliò Gesù nel scegliere Giuda? No! Gesù volle darci un esempio e un ammonimento.
Volle farci constatare che il maggior pericolo che corre la Chiesa è quello di essere venduta al giudaismo per trenta denari dagli alti prelati della Chiesa stessa: infatti, altri Giuda sono sorti nel corso bimillenario della storia della Chiesa, e altri ancora ne sorgeranno. I fedeli perciò non devono scandalizzarsi se parliamo del complotto contro la Chiesa che ha potuto realizzarsi nel Concilio Vaticano II grazie al tradimento dei più alti prelati, soprattutto di Giovanni XXIII e Paolo VI (1897-1978). La Chiesa, nel passato, è sempre riuscita a vincere il più grave pericolo, quello della «quinta colonna», grazie ad un clero virtuoso e combattivo e ad un laicato fedelmente sottomesso ad esso.
Purtroppo, con il Concilio Vaticano II, gli agenti giudaico-massonici hanno occupato i posti di comando e hanno attuato quella rivoluzione che ha gettato lo scompiglio tra il clero e il laicato cattolico. È nostro dovere combattere - con l'aiuto di Dio - l'azione dissolutrice della «quinta colonna» che ormai ha invaso la Chiesa di Cristo, e ciò per un misterioso disegno del Redentore che, come ha voluto che durante la Passione la sua Umanità soffrisse terribilmente e la sua Divinità fosse completamente nascosta ed eclissata, così ha permesso dopo duemila anni che il suo Corpo Mistico soffrisse un'analoga e terribile Passione, che il suo elemento divino si eclissasse e che apparisse solo quello umano, totalmente martoriato, quasi irriconoscibile.
Sopra: il barone Yves Marsaudon (1899-1984), membro della Gran Loggia di Francia, amico intimo di Giovanni XXIII, nel suo libro L'œcuménisme vu par un franc-maçon de tradition scrive (pag. 121) parlando del Vaticano II: «A tale proposito, si può veramente parlare di rivoluzione partita dalle nostre Logge massoniche che si è estesa magnificamente sotto il Duomo di San Pietro».
In occasione della morte di Giovanni XXIII, il 3 giugno 1963, la Massoneria messicana comprò uno spazio sul quotidiano El Informador (del 4 giugno 1963) per esprimere il suo lutto. A sinistra, il necrologio originale della Gran Loggia Occidentale. A lato, la nostra traduzione.
La nostra speranza è riposta nella SS.ma Vergine Maria, che sola, il Sabato santo, conservò la fede nella divinità di Cristo, che rianimò gli Apostoli e li predispose a ricevere la forza dello Spirito Santo, onde pieni di coraggio potessero predicare in tutto il mondo il Cristo crocefisso, «scandalo per i giudei e follia per i pagani» (1 Cor 1, 21). Che la Madonna Santissima interceda per noi e che ci dia la possibilità di cantare un giorno come fecero i nostri avi a Lepanto: «Non virtus, non arma, non duces, sed Maria sacratissimi Rosarii, victores fecit».
In che modo i cripto-ebrei (o falsi cristiani) cercano di penetrare nella Chiesa
Abbiamo visto che per conquistare la cristianità l'ebraismo considerò indispensabile impadronirsi nascostamente e a poco a poco della Chiesa di Cristo, e per ottenere tale scopo si valse di diverse tattiche, dalle persecuzioni palesi alle infiltrazioni nascoste. La Chiesa rispose con l'Inquisizione che si serviva di informatori probi e segreti, e questo spiega l'odio insanabile degli ebrei e dei massoni contro l'Inquisizione, e specialmente contro quella spagnola.
Sopra: fotografia scattata nel 1970 di una famiglia di israeliti falsamente convertiti (marranos) mentre preparano la Pasqua ebraica.
Occorre precisare e ribadire che la legittima difesa della Chiesa nei confronti dell'ebraismo non va mai confusa con l'antisemitismo razzista, da essa sempre condannato dal Magistero. L'Inquisizione non ha mai perseguitato persone di sangue ebraico in quanto tali, ma ha vigilato su quegli ebrei che si convertivano falsamente e apparentemente al cristianesimo, restando però, nel loro intimo, legati alla religione ebraica. La Chiesa ha sempre accolto con grande gioia gli ebrei diventati sinceramente cristiani e ha dato loro compiti molto importanti nella ricerca dei falsi convertiti.
Con questa ricerca costoro provavano che la loro conversione era sincera, e se così non era, la Chiesa si premurava di difendere i suoi figli dalla loro nefasta influenza. I primi due inquisitori generali, Tomás de Torquemada (1420-1498) e Diego de Deza (1443-1523) erano di razza ebraica, così come (da parte materna) lo stesso re Ferdinando d'Aragona (1452-1516), che affidò proprio ad ebrei sinceramente convertiti l'indagine sui marrani.
L'Inquisizione non aveva dunque nulla di razzista: essa smascherò i falsi convertiti e nello stesso tempo infuse grande fiducia ai veri convertiti, diminuendo perciò l'avversione dei «vecchi cristiani» verso gli ebrei in genere e dando la dovuta tranquillità a quelli sinceramente cristianizzati, non più esposti ad indiscriminate reazioni popolari. L'Inquisizione corresse in tal modo alcune esagerazioni del popolo cristiano, che riteneva indebitamente che il sangue ebraico significasse, sempre e comunque, una falsa conversione.
Molti ignorano che due grandi santi spagnoli, Santa Teresa d'Avila (1515-1582) e San Giovanni della Croce (1542-1591), erano di sangue ebraico; ora, nessuno può dubitare della sincerità della loro fede, anche perché canonizzati infallibilmente dalla Chiesa. Questo significa che, per la Chiesa, il vero convertito è un cristiano come tutti gli altri, mentre il falso convertito va individuato e smascherato per il danno che arreca alla fede.
Infatti, nella Chiesa di Cristo - come insegna San Paolo - «non vi è più giudeo né greco, schiavo né libero, ma tutti sono uno in Cristo Gesù» (Gal 3, 28); ma, al tempo stesso, essa vigila che al suo interno non si infiltrino falsi convertiti. Ogni interdizione dagli uffici è sempre stata comminata dalla Chiesa in base a motivazioni squisitamente religiose, mai razziali o genetiche, come ammette anche lo storico ebreo Paul Johnson:
Sopra: lo storico israelita Paul Johnson.
I vari Santi che hanno liberato la Chiesa dal pericolo del giudaismo
La Provvidenza di Dio è sempre venuta in aiuto alla sua Chiesa, inviandole e suscitandole uomini capaci di sacrificare tutto per la sua salvezza, uomini che, ispirati e sorretti da Dio, sanno valutare la gravità del complotto che minaccia palesemente od occultamente la Chiesa, e, spinti dallo Spirito Santo, sono pronti a lanciarsi, con disinteresse, nella lotta contro la Sinagoga talmudica e i suoi suppositi.
- San Gregorio VII (1010-1085): in una lettera al re Alfonso di Castiglia (1040-1109) affermava chiaramente:
- Sant'Ambrogio (339-397): quando le turbe cristiane, indignate per le cattive azioni degli ebrei appiccarono il fuoco alla sinagoga di Milano, proclamò:
- San Tommaso d'Aquino (1225-1274) scriveva alla duchessa di Brabante che «de jure era lecito costringere gli ebrei, in quanto deicidi, a vivere in perpetua schiavitù» 42.
- Giovanni Duns Scoto (1265-1308) «suggerì che i giudei fossero trasferiti su un'isola dove potessero praticare la loro religione fino alla loro conversione» 43. - San Luigi di Francia (1214-1270) diceva che qualora gli ebrei oltraggiassero la religione cattolica, la miglior cosa da fare sarebbe stata di affondare loro una spada nel corpo 44. - Sant'Atanasio (295-373) sosteneva che «i giudei non sono più il popolo di Dio, ma i capi di Sodoma e Gomorra» 45.
- San Giovanni Crisostomo (344-407) li definiva:
San Giovanni Crisostomo.
- Mons. Jacques Bénigne Bossuet (1627-1704) diceva degli ebrei «Oh razza maledetta [...]. Il sangue che avete versato vi perseguiterà fino ai vostri più remoti discendenti» 48. - Papa San Pio V (1504-1572): nel primo anno del suo pontificato, allarmato dall'azione sovversiva degli ebrei, li obbligò a portare un distintivo visibile che li distinguesse dai cristiani. E il Pinay, osserva a questo proposito che «se fosse vissuto ai nostri tempi [...] i gerarchi che sono al servizio della Sinagoga [...] lo avrebbero condannato come razzista e antisemita» 49. - San Gregorio di Nissa (335-395) accusa gli ebrei di essere «assassini del Signore, dei Profeti, nemici di Dio [...] nemici della fede dei loro Padri [...], assemblea demoniaca» 50. - Papa Leone XIII (1810-1903)I: di lui l'Enciclopedia Judaica Castellana scrive:
Un Cardinale cripto-ebreo usurpa il Papato
Il fine della «quinta colonna» cripto-giudaica infiltratasi nel clero è sempre stato quello di poter arrivare ad occupare materialmente il Soglio di Pietro, collocandovi un cripto-ebreo o falso convertito, che asservisse gli uomini della Chiesa agli interessi e ai piani più segreti del giudaismo. Questa mèta fu sul punto di essere raggiunta nel 1130. Il rabbino Louis Israel Newman (1893-1972) scrive che
Sopra: il rabbino Louis Israel Newman.
Il professor Brezzi, a sua volta scrive:
Le amicizie ebraico-cristiane
Oggi, tra i mezzi più validi adottati dal giudaismo per impedire l'autodifesa cristiana, spicca particolarmente la creazione di confraternite o «amicizie ebraico-cristiane» che hanno conosciuto un grande impulso e un particolare sviluppo durante e dopo il Concilio, nei lavori preparatori di Nostra Ætate, fino a giungere all'abbraccio, nella sinagoga di Roma, tra Giovanni Paolo II e il rabbino capo Elio Toaff (1915-2015) nel 1986, al riconoscimento degli ebrei quali «fratelli maggiori» (della Chiesa conciliare) e dello Stato di Israele da parte del Vaticano nel 1993; riconoscimento che, come ammette L'Osservatore Romano 55, «è impregnato dello spirito del Vaticano II». Ora, per dirla col Pinay 56,
13 aprile 1986: Giovanni Paolo II si reca in visita alla sinagoga di Roma.
Tutti quelli che, coscientemente o meno, si prestano a questo gioco, sono in sostanza gli «utili idioti» dell'ebraismo. Ben se ne accorse il Sant'Uffizio, che il 25 maggio del 1928 promulgò un documento di condanna dell'Associazione «Amici di Israele» 57. Scrive La Civiltà Cattolica:
Conclusione
Scriveva profeticamente il Pinay poco prima che iniziassero i lavori del Concilio Vaticano II:
Sopra: 31 marzo 1963: il rabbino Abraham Joshua Heschel incontra il Cardinale Augustin Bea. Quest'ultimo ebbe un ruolo importante nella stesura della Dichiarazione conciliare Nostra Ætate facendo da intermediario tra l'associazione ebraico-massonica B'nai B'rith di New York e la Santa Sede. Secondo molti autori, il gesuita Augustin Bea era di origine ebraica.
Ora, noi sappiamo che, proprio perché divina, la Chiesa non può contraddire se stessa, mentre le sue membra, anche le principali (i Vescovi), in quanto umane, possono contraddire l'insegnamento di Cristo (come fece Giuda), e abbiamo assistito sgomenti alla realizzazione del piano ordito dai cripto-ebrei durante il Vaticano II e il pontificato di Giovanni Paolo II. Ma è con Giovanni XXIII e con Paolo VI che ha inizio, in modo talora subdolo e occulto, la rivoluzione all'interno della Chiesa.
Si possono conoscere alcuni aspetti della
personalità cripto-ebraica di Karol Wojtyla attraverso il libro di
Gian Franco Svidercoschi Lettera ad
E ancora che quando nel 1965, ormai vescovo a Roma per seguire i lavori del Concilio, incontra il suo vecchio amico ebreo Jerzy Kluger (1921-2011), lo abbraccia, lo guarda fisso negli occhi e lo sorprende con le sue parole: «Un giorno ebrei e cristiani potranno ritrovarsi così» 64. E così si arriva al 1986, quando
Sopra: Gerusalemme, anno 2000: Giovanni Paolo II incontra l'amico d'infanzia ebreo Jerzy Kluger.
Proprio lui che da giovane sacerdote non aveva voluto battezzare un bambino ebreo. Ma occorre chiedersi se a un siffatto cambiamento di atteggiamento da parte cattolica nei confronti degli ebrei, corrisponda per converso un analogo mutamento di posizioni da parte ebraica.
La risposta è del tutto negativa: non si nota nessun cambiamento di attitudine nei confronti di Nostro Signor Gesù Cristo e del cristianesimo. È molto significativo, a questo riguardo, un articolo comparso recentemente sulla rivista della Comunità Israelitica di Roma, Shalom, che pure è considerata tra quelle «liberali»:
Sulla copertina della Shalom (febbraio 2010) Benedetto XVI stringe compiaciuto una copia della rivista che lo ritrae insieme al rabbino capo Riccardo Di Segni.
Ecco che la religione cattolica apostolica e romana viene declassata a rango di mitologia, senza che nessuna «autorità» ecclesiastica abbia nulla da dire, con buona pace di tanti ecumenici moderni «amici di Israele» e senza che nessuna autorità statale, proprio in base al Decreto Mancino, dimostri quello zelo nel riscontrare gli elementi di discriminazione religiosa che è così pronta a colpire da parte cattolica.
Tutto questo lungo discorso riporta al problema dell'autorità, al fatto cioè che i Papi del Concilio abbiano solo materialmente l'autorità, ma non formalmente, altrimenti saremmo costretti ad ammettere - absit! - che le porte dell'inferno abbiano prevalso, (poiché la Chiesa si è contraddetta e quindi non è divina), oppure che l'insegnamento del Concilio Vaticano II è conforme alla dottrina tradizionale della Chiesa, il che è contrario all'evidenza. Pio XII nell'Enciclica Mystici Corporis (29 giugno 1943) scrisse: «Cristo, benché non visto, presiede e conduce i Concili della sua Chiesa».
È dunque una ben debole trovata la teoria del Concilio solo pastorale e non divinamente assistito, per eludere il problema ben più grave della vacanza formale dell'autorità; se Roncalli e Montini, che lo hanno presieduto, sono Papi, se Giovanni Paolo II, che lo ha applicato è Papa, allora è Cristo che «ha presieduto e guidato il Concilio», e il suo insegnamento non può essere erroneo. Ma se si constata che l'insegnamento conciliare è erroneo, allora i suoi Pontefici non sono formalmente tali, non sono i Vicari di Gesù ma dei Caifa.
Sopra: scultura marmorea di Benedetto Antelami (1150-1230) conservata nel Duomo di Parma che ben riassume la dottrina della Chiesa cattolica sull'ebraismo: mentre Cristo viene deposto
dalla Croce, un angelo
scende dal cielo e obbliga la Sinagoga a piegare il capo e a
riconoscere il Messia.
Alla luce di tutto ciò risulta praticamente
impossibile capire appieno i problemi della «Chiesa conciliare»
senza capire a fondo il complotto contro la Chiesa romana.
Purtroppo, il nemico, per un misterioso permesso di Dio, è riuscito
ad operare la rivoluzione; tutto ciò ha provocato una gran
confusione presso i cattolici fedeli, che hanno cercato di opporsi
all'«autodemolizione della Chiesa», a prezzo di una gran divisione
al loro interno.
Se, per certi versi, è naturale che, senza
autorità, i fedeli si dividano («colpirò il pastore pastore e il
gregge sarà disperso», dicono le Scritture), sarebbe invece
auspicabile che, contro un nemico temibile ed infido, il quale cerca
con ogni mezzo di dividere i fedeli per meglio assoggettarli, si
potesse trovare quella indispensabile unità nella Verità che sola
può garantire la vittoria finale. La cosa è difficile, soprattutto
perché manca quella autorità unica e vera che è il Papa: ciò non
toglie che sia doveroso unirsi per combattere il «nemico» di Cristo
e della sua Chiesa. A noi non resta che pregare nella speranza di
poter un giorno cantare nuovamente tutti insieme: «Roma immortale
di Martiri e di Santi».
Questa immagine, estratta dal
Messale Romano pre-conciliare, raffigura Cristo Sommo Sacerdote.
Ai suoi piedi, oltre a
Melchisedech, c'è il sommo sacerdote del Tempio ebraico; Cristo è la
realtà
di due sacrifici dell'Antico
Testamento che erano figura del Sacrificio di Cristo sulla Croce.
Negli anni '30,
mentre infuriava la Guerra Civile Spagnola e la
Chiesa si trovava a dover affrontare altri
problemi in Germania e in Italia, a Papa Pio
XI (1857-1939) venne rivolta questa domanda:
«Chi sono i nemici più pericolosi della
Chiesa»? La sua risposta fu la seguente:
«I peggiori persecutori della Chiesa
sono i suoi Vescovi, i suoi
sacerdoti e suoi religiosi infedeli.
La persecuzione dall’esterno è
terribile; ci dà molti martiri. Ma i
peggiori nemici della Chiesa sono coloro
che la tradiscono dall'interno».
Note
1 Articolo estratto dalla rivista Sodalitium, Anno X, nº 2, maggio 1994. 2 Vedi Dizionari Devoto-Oli, Zingarelli, Cortellazzozoli, Battaglia, ecc... 3 Cfr. P. Loyer, in Revue Internationale des Sociétées Secrètes, 13 aprile 1930, Parigi, pag. 352. 4 Ibid. 5 Ibid. 6 Cfr. Sodalitium, nº 34, pagg. 18-34. 7 Vedi, ad esempio, C. L. Ottino, voce «Marx», in Grande Dizionario Enciclopedico, UTET, vol. XII, pagg. 139-142, Torino 1970. Sul sovvertimento dei valori cristiani operati dal comunismo vedi: - J. Daujat, Conoscere il comunismo, Il Falco, Milano 1979; - P. Calliari, Trattato di demologia, C.E.C.C., Vigodarzere 1992, pag. 249; - J. Bordiot, Le pouvoir occulte fourrier du comminisme («Il potere occulto foriero del comunismo»), Chiré, Chiré en Montreuil 1976; - E. Maleny, Histoire du socialisme européen («Storia del socialismo europeo»); - Miroir de l'histoire, nº 16, maggio 1951; - J. Ousset, Le marxisme leninisme («Il marxismo leninismo»), La Cité Catholique, Québec 1960; - L. De Poncins, Histoire du communisme («Storia del comunismo»), Chiré en Montreuil 1973; - D. Mc Lellan, Guida a Marx, BUR, Milano 1978; - Salluste, Les origines secrètes du bolchevisme: H. Heine et C. Marx («Le origini segret del comunismo: H. Heine e C. Marx»), J. Tallandier, Paris; - J. Meinvielle, Le judaisme dans le mistère de l'histoire («L'ebraismo nel mistero della storia»), éd. Saint Jeanne d’Arc, Les Guillot 1983; - A. Besancon, Le origini intellettuali del leninismo. Filosofia religione scienza gnosi o ideologia?, Sansoni, Firenze 1978. 8 Per constatare la presenza ebraica nel movimento marxista, vedasi anche F. Pierini, Gramsci e la storiologia della Rivoluzione, Ed. Paoline, Roma 1978. 9 La rivista del Grand'Oriente d'Italia asserisce che Marx fu iniziato alla Massoneria presso la Loggia «Apollo» di Colonia (cfr. Hiram, nº 5, 1990, pag. 114). 10 Cfr. B. Lazare, L'antisemitisme («L'antisemitismo»), Documents et Témoignages, Vienna 1969, pagg. 162-170. 11 Cfr. M. Pinay, Complotto contro la Chiesa, Roma 1962, pag. 1. 12 Ibid., pag. 3. 13 Cfr. Sodalitium, nº 10, pagg. 22-29. 14 Cfr. Mons. A. de Castro Mayer, La terza forza, in Sodalitium, n° 10, pag. 29. 15 Su questo argomento si veda anche J. Ousset, Pour qu'Il règne («Affinché Egli regni»), Parigi 1970, pagg. 197-257. 16 Cfr. A. Fogazzaro, Il Santo, Oscar Mondadori, Milano 1989. Pietro Maironi, ritiratosi dal mondo dopo una visione e divenuto monaco benedettino laico, nonostante gli sforzi, non riesce a dimenticare Jeanne. Fattosi eremita a Subiaco col nome di Benedetto, Pietro, il «santo laico», arriva fino al Papa per esporgli un programma di rinnovamento della Chiesa, ispirato alle dottrine del modernismo, ma si scontra con il conservatorismo della Curia romana che lo ritiene un sovvertitore pericoloso. Muore assistito da Jeanne. Su Fogazzaro vedi: - S. Jacomuzzi, voce «A. Fogazzaro», in Grande Dizionario Enciclopedico, UTET, vol. VIII, pag. 117-121, Torino 1968; - G. Cattaneo, voce «A. Fogazzaro», in Storia della letteratura italiana, vol. VIII, pag. 414-427, Garzanti, Milano 1968; - Gallarati-Scotti, Vita di A. Fogazzaro. Su Il Santo vedi gli articoli introduttivi al romanzo, in op. cit. Sull'azione occulta del modernismo si vedano: - P. Ambrosini s.j., Occultismo e modernismo, Tipografia Arcivescovile, Bologna 1907; - A. Roncuzzi, L'impossibile secolarismo, cap. III, Ed. Marzorati, Milano 1970; - F. Petrocchi, «Il "Leonardo" e il modernismo», in Critica letteraria, nº 54, pagg. 9-61, nº 53 pagg. 705-745, Napoli 1986-87, Ed. Loffredo. 17 A Roma, il Fogazzaro era solito frequentare le riunioni che si tenevano in casa di Pio Molajoni, in piazza Rondanini, dove incontrava don Romolo Murri, il Minocchi, il Fracassini, il Valdambrini, il Ghignini, il Buonaiuti, il Clementi, il Genocchi, don Brizio, padre Semeria, ecc..., cioè il meglio del modernismo italiano. Il Nardi afferma che proprio in quelle adunanze il Fogazzaro trovava un serbatoio di figure per il romanzo: se ne Il Santo si sostituisce piazza Rondanini con Via della Vite, ci si ritrova in casa Molajoni. È superfluo ricordare i suoi rapporti con il Loisy, col Tyrrell, con Mons. Bonomelli e con i più noti modernisti dell'epoca. Scrive il Croce su questo romanzo. «Il Fogazzaro si lascia vedere, in primo luogo, nelle sue velleità di consigliere di riforme alla Chiesa, di ammorbidimenti e ammodernamenti da introdurre nelle credenze, di ibride escogitazioni dottrinali e pratiche [...]. Il Fogazzaro, senza rendersene conto - e ciò dimostra la fiacchezza confusionaria della sua logica - enuncia proposizioni che, ammesse, distruggerebbero le pretese, non solo del cattolicesimo, ma di qualsiasi religione rivelata; giacché egli pensa che "un uomo può negare Dio? Senza essere veramente ateo, e senza meritare la morte eterna, quando nega quel Dio che gli è proposto in una forma ripugnante al suo intelletto, ma poi ama la Verità, ama il Bene, ama gli uomini, pratica questi amori". Ché in effetti, nessun uomo, nessun filosofo, nega Dio, ma nega soltanto questa o quella forma inadeguata, mitologica e contraddittoria in cui l'idea di Dio venga presentata» (cfr. La letteratura della nuova Italia, VI, Laterza, Bari 1950). 18 Cfr. R. Piperno, L'antisemitismo moderno, con introduzione di Renzo de Felice, Ed Cappelli, Rocca San Casciano, 1964, pag. 75. 19 Cfr. Sodalitium, nº 5, pagg. 14-23. Vedi anche K. Bihlmer-T. Tuchle, Storia della Chiesa, vol. II, «Il Medioevo», Morcelliana, Brescia 1982; M. Di Alatri, Eretici ed Inquisitori in Italia, Vol. I, «Il Duecento», Istituto storico dei Cappuccini, Roma. 20 Cfr. C. Roth, Storia del Popolo ebraico, Ed. Silva, Milano 1962, pag. 447. 21 Cfr. G. Mollat, voce «Inquisizione», in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1951, vol. VII, coll. 43-45. 22 «Vim vi repellere licet»? Ossia: è lecito respingere la forza con la forza? Alla subdola obiezione che il cristiano non può difendersi ma deve sempre offrire l'altra guancia, secondo il detto evangelico, la vera morale cattolica insegna che di fronte ad un ingiusto aggressore si può e si deve resistere, e che la frase di Gesù è un'iperbole, nel senso che insegna a perdonare le offese ricevute, ma non proibisce la legittima difesa, che fa parte del diritto naturale. Gesù stesso reagì contro i mercanti nel Tempio e contro il servo di Anna, ad insegnarci che, se dobbiamo perdonare le offese personali, non possiamo non reagire di fronte all'offesa fatta a Dio. Per questo dobbiamo lottare contro le macchinazioni dei nemici della Chiesa, senza lasciarci legare da un falso concetto di carità. Vedi anche San Tommaso d'Aquino, Somma teologica, II II. Q. II, a. 3. 23 Cfr. C. A. Agnoli-P. Taufer, La Santa Inquisizione, Ed. Civiltà, Brescia 1989, pag. 75. 24 Cfr. Sodalitium, nº 25, pagg. 13-22; nº 27, pagg. 24-29. 25 Cfr. Sodalitium, nº 20, pagg. 7-11; n° 22; pagg. 20-24, nº 23 pagg. 12-17. 26 Cfr. M. Pinay, op. cit., pag. 264. 27 Ibid. 28 Per mosaica si intenda talmudica. 29 Un esempio terrificante di infiltrazioni ebraiche nell'alto clero è quello di Mons. Clemente Riva, Vescovo ausiliario di Roma, che dichiara alla rivista della Comunità israelitica di Roma: «Vorrei ricordare le parole di un grande rabbino, il quale disse una volta che "la fede di Cristo" (cioè l'ebraismo, che sarebbe stata la fede di Gesù; N.d.R.) ci unisce, la fede in Cristo ci divide» (cfr. Shalom, gennaio 1994, pag. 3). 30 Cfr. H. Delassus, Il problema dell'ora presente, Desclée, Roma 1907, vol. I, pag. 291. 31 Cfr. H. Delassus, La conjuration antichrétienne («La congiura anticristiana»), Desclée, Lille 1940. pagg. 490-501. 32 Ibid. 33 Cfr. Sodalitium, nº 34, pagg. 18-34. 34 Cfr. M. Pinay, op. cit., pag. 279. 35 E qui si vede quanto sia falsa la tesi anticlericale, che fa risalire solo e soltanto al clero la responsabilità dell'attuale crisi nella Chiesa e non invece agli agenti giudaico-massonici della «quinta colonna» che hanno imposto al clero fedele la Rivoluzione conciliare. 36 Cfr. M. Pinay, op. cit., pag. 279. 37 Cfr. G. Mollat, voce «Inquisizione spagnola», in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano 1951, vol. VII, col 48. Vedi anche: - M. Kamen, L'Inquisizione spagnola, Feltrinelli. Milano 1966; - A. S. Turberville, L'Inquisizione spagnola, Feltrinelli, Milano 1957; - B. Bennassar, Storia dell'Inquisizione spagnola, Rizzoli, Milano 1980. 38 Cfr. C. A. Agnoli-P. Taufer, op. cit., pag. 94. 39 Cfr. P. Johnson, Storia degli ebrei, Longanesi, Milano 1991, pag. 250. 40 Cfr. San Gregorio VII, Regesta IX. 41 Cfr. Sant'Ambrogio, Lettera all'imperatore Teodosio. 42 Cfr. San Tommaso d'Aquino, De regimine Judeorum. 43 Cfr. J. S. Raisin, Gentile Reactions to Jewish Ideals («Reazioni gentili di fronte agli ideali ebraici»), Philosophical Library, New York 1953, cap. XXI, pag. 525. 44 Ibid., cap. XVII, pagg. 482-483. 45 Cfr. Sant'Atanasio, Trattato De Incarnazione, 40, 7. 46 Cfr. San Giovanni Crisostomo, Contra Judeos, passim. 47 Cfr. M. Pinay, op. cit., pag. 586. 48 Cfr. Mons. J. B. Bossuet, Sermone del Venerdi Santo, in Œuvres, vol. II, pag. 628. 49 Cfr. M. Pinay, op. cit., pag. 590. 50 Cfr. San Gregorio di Nissa, Oratio in Christi Resurrectionem. 51 Cfr. Enciclopedia Judaica Castellana, voce «Papas», vol. VIII, pag. 351. 52 Cfr. L. I. Necuman, Jewish Inflence on Christian Movements Reform («L'influenza ebraica nei movimenti cristiani di riforma»), 1925, vol. II, IV-1, pag. 248. 53 Cfr. M. Pinay, op. cit., pag. 541. 54 Cfr. P. Brezzi, voce «Anacleto II», in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano 1948, vol. I, coll. 1126-1128. Un caso analogo si verificò con il Card. Morone († 1580); cfr. Don F. Ricossa, L'eresia ai vertici della Chiesa, in Sodalitium, nº 36, pagg. 33-47. Chi volesse approfondire il caso Pierleoni può consultare lo studio particolarmente approfondito e dotato di una ricca bibliografia ragionata di P. F. Palumbo, Lo Scisma del MCXXX, Roma 1942. 55 Cfr. L'Osservatore Romano, del 1° gennaio 1994, pag. 1. 56 Cfr. M. Pinay, op. cit., pag. 599. 57 Cfr. La Civiltà Cattolica, vol. II, pag. 171. 58 Cfr. La Civiltà Cattolica, 1928, vol. II, quad. 1870, del 12 maggio 1928, pagg. 339-340. 59 Cfr. M. Pinay, op. cit., pag. 603. 60 E quello di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI ancora di più. 61 L. De Poncins, Christianisme et Franc-Maçonnerie («Cristianesimo e Massoneria»), D.P.F., Chiré-en-Montreuil, 1975, pagg. 283-292. - Sul pontificato di Giovanni XXIII vedi gli articoli di don F. Ricossa Il Papa del Concilio, in Sodalitium, dal nº 22. - Il pensiero di Giovanni Paolo II è stato analizzato in Vita e pensiero di Karol Wojtyla, di don F. Ricossa, in Sodalitium, n. 19. pagg. 10-19. - Notevole interesse rivestono anche i seguenti libri: - D. Leroux, Pietro, mi ami tu?, Ed. Gotica, Ferrara 1989; - J. Dormann, L'etrange théologie de Jean Paul II («La strana teologia di Giovanni Paolo II»), éd. Fideliter, Eguelshardt 1992. 62 Cfr. G .F. Svidercoschi, Lettera ad un amico ebreo, Ed. Mondadori, Milano 1993. 63 Ibid., pag. 26. 64 Ibid., pag. 97. 65 Ibid., pag. 101. 66 Cfr. L. F., «Quei sudditi troppo leali di Roma», in Shalom, nº 9, ottobre 1993, pagg. 18-19.
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