di Yann Le Coz 1
Ognuno è europeo... a modo suo! C'è chi vuole «fare» L'Europa sul modello della propria ideologia o secondo la sua immaginazione, come quegli scienziati che costruiscono invenzioni inutili. Si tratta di instaurare un «sistema la cui complessità e mancanza di coerenza riducono la sua efficienza»! Altri, invece, sono fermamente convinti che l'uomo non può padroneggiare l'Universo se non tenendo conto di tutte le realtà che lo compongono, materiali, ma anche storiche, morali, intellettuali e spirituali. Due modi diversi di affrontare la questione «Europa».
Fu con queste parole che lo scrittore Victor Hugo (1802-1885) 2 espresse il grande sogno dei futuri «Stati Uniti d'Europa» mettendo il suo lirismo magniloquente al servizio del federalismo europeo e internazionale, sotto la protezione divina, naturalmente! Subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il premier britannico Winston Churchill (1874-1965) espresse in modo più sobrio lo stesso concetto: «Dobbiamo costruire una specie di Stati Uniti d'Europa» 3. Il 17 settembre 1997, Louise Weiss (1893-1983) in qualità di decano pronunciò il suo discorso inaugurale della prima assemblea del Parlamento Europeo:
Le Figaro, di venerdì 31 dicembre 2010, pubblicò un articolo intitolato «En 2011, parlez l'européen» («Nel 2011, si parla l'europeo»), in cui il romanziere Benoît Duteurtre ha definito l'Europa
I UN'EUROPA CHE NON FINISCE MAI DI COSTRUIRSI
Una breve rassegna storica aiuterà a capire le origini dell'Europa attuale.
Fallimento del tentativo di un'Unione Europea all'interno della Società delle Nazioni
La creazione della Società delle Nazioni 4, nel 1919, sotto la guida di Woodrow Wilson (1856-1924), presidente degli Stati Uniti, durante il Trattato di Versailles, non fu ratificata dal Senato americano. Il 9 maggio 1929, su istigazione di Wilson e di Richard Coudenhove-Karlegi (1894-1972), ideatore della Paneuropa, Aristide Briand (1862-1932), allora presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri francese, si rivolse all'Assemblea della Società delle Nazioni per promuovere un «collegamento federale» tra i Paesi europei che andasse ben oltre i legami economici.
Il 9 settembre 1929, Gustav Stresemann (1878-1939) seguì le orme di Briand proponendo un «disarmo doganale» e l'instaurazione di istituzioni politiche nell'ambito della Società delle Nazioni:
I ventisette Stati della Società delle Nazioni affidarono alla Francia un progetto per la realizzazione dell'«organizzazione di un regime federale dell'Unione Europea». Per la prima volta venne utilizzato il termine «Unione Europea». Il funzionamento a ruota libera di funzionari incontrollati sembra aver ispirato quello del Consiglio d'Europa odierno, senza la pseudo-democrazia del Parlamento Europeo.
Il progetto era innanzitutto quello di un'organizzazione politica europea nel quadro di una «visione» più internazionale, per non dire corrispondente all'ideologia globalista, un'organizzazione che richiedeva da un punto di vista economico
Il progetto fallì a causa delle resistenze nazionali - oggi alcuni direbbero per colpa dei populisti, dei sovranisti o degli euroscettici - in Francia come nel resto d'Europa, senza però contestare la necessità di accordi tra i Paesi. La crisi economica del 1929 mise temporaneamente fine a questo sogno.
Piccoli passi A partire dal 1945, diverse strutture governative tra nazioni, organizzazioni e gruppi di pressione... iniziarono ad apparire gradualmente o si adattarono ai bisogni; così la Fabian Society 5, creata nel 1884, fu il motore intellettuale e finanziario di tutta la corrente mondialista. Le strutture internazionali si moltiplicarono anche all'interno dell'ONU: UNESCO, ILO, OMC, OCSE, OMS, FAO, UNIDO, FMI, ecc... Futuri ministeri di un Governo Mondiale?
Sopra: due simboli della Fabian Society. Il lupo travestito da agnello
e la tartaruga con il
motto «Quando colpisco, colpisco forte».
Il Trattato di Londra, fondatore
dell'Europa (1949)
Questo Trattato,
sottoscritto il
5 maggio 1949, diede vita:
Al Consiglio
d'Europa, un'istituzione dotata di personalità
giuridica, che si basava su due pilastri: la Convenzione
Europea dei Diritti dell'Uomo e la Corte europea dei
Diritti dell'Uomo. Esso decretò norme, regolamenti,
documenti e
convenzioni intesi a facilitare la cooperazione e la costruzione
politica, economica e sociale;
All'Assemblea
Parlamentare del Consiglio d'Europa, composta da
parlamentari nominati dai parlamenti nazionali competenti con
poteri di discussione e di informazione.
L'unione mediante le imprese e la
finanza (9 maggio 1950)
Su pressione di
Jean Monnet (1888-1979), Robert Schuman (1886-1963),
allora Ministro degli Esteri francese, suggerì un'unione Francia-Germania
per produrre carbone e acciaio, «il primo passo verso una
federazione europea». Pascal Lamy, ex direttore generale
dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), lo
ha confermato:
«I padri fondatori
volevano che l'Europa promuovesse la pace nel mondo e fosse il
pilota della pace attraverso l'integrazione economica che avrebbe
portato all'integrazione politica»
6.
Come diceva
Montesquieu (1689-1755), «ovunque ci sia commercio, ci sono
costumi rilassati»! 7. La creazione
della
Comunità Europea del Carbone
e dell'Acciaio (CECA),
creata il 28 aprile 1951, tra Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo,
Paesi Bassi e Repubblica Federale Tedesca, lanciò per cinquant'anni
un mercato comune per tali materiali.
Il logo della
Comunità Europea
del
Carbone e dell'Acciaio (CECA).
Subito dopo che il trattato fu
ratificato, il 3 ottobre 1952, Jean Monnet ringraziò il Generale
statunitense della NATO
William Joseph Donovan (1883-1959) 8
per l'aiuto fornito alla «grande impresa» e disse:
«Per la prima
volta nella nostra storia, un'istituzione europea è in grado di
prendere con autorità decisioni immediatamente applicabili sul
territorio dei sei Paesi. Tale autorità non deve rendere conto a
sei governi, ma ad un'assemblea europea [...].
Gli atti dell'autorità sono di competenza esclusiva della Corte di
Giustizia Europea [...]. La
Comunità
Europea del Carbone e dell'Acciaio
è l'inizio
di una rivoluzione nella vita economica e politica dell'Europa
[...]. I governi dei sei Paesi hanno riconosciuto che queste
comunità, per essere efficaci, deve essere posto sotto un'autorità
politica comune [...]. Il progetto di costituzione (per
l'Europa) è atteso per essere sottoposto ai ministri e ai parlamenti
dei sei il prossimo anno. In questo modo stiamo costruendo gli
Stati Uniti d'Europa».
Il Trattato di Roma (1957), CEE e CEEA-EURATOM
Il Trattato di Roma (siglato il 25 marzo 1957)
tra «i sei» respinse la caduta delle frontiere politiche ed
economiche d'Europa. Lord Harold MacMillan
(1894-1986), premier del Regno Unito, paragonò i Paesi
d'Europa ad un blocco continentale, mentre Charles De Gaulle
(1890-1970) si oppose all'ingresso della Francia nel sancta
sanctorum, cui la Gran Bretagna aderì solo nel 1973. Il
tentativo di creare una Comunità Europea di Difesa fallì a causa
dell'autorità sovranazionale concessa in seguito al Comandante in
capo della NATO, nominato dal Presidente degli Stati Uniti.
Progressiva espropriazione degli Stati
nazionali
A partire dagli anni '60, le autorità locali
furono gradualmente abbandonate o confiscate a beneficio di
organizzazioni e persone esterne: norme, regolamenti e strutture
sono state messe in funzione da una tecno-burocrazia europea, che
opera «trasferimenti di competenze», mentre il «club dei sei»
ha assorbito nuovi Paesi:
1962: primi regolamenti della Politica
Agricola Comune (PAC);
1968: eliminazione dei dazi doganali tra i
sei Paesi membri;
1973: dall'Europa dei sei all'Europa
dei nove (si sono aggiunti Danimarca, Irlanda e Regno Unito);
1979: essendo la burocrazia e la
tecnocrazia ben consolidate, non esiste il rischio di eleggere
il Parlamento Europeo a suffragio universale;
1985: gli accordi di Schengen
impegnano i firmatari a garantire la libera circolazione delle
persone (accordo entrato in vigore il 26 marzo 1995);
1992: il Trattato di Maastricht crea
l'Unione Europea (UE) e stabilisce la cittadinanza
europea, rafforza i poteri del Parlamento europeo e vara
l'unione economica e monetaria;
1999: creazione dell'Euro come moneta
unica degli undici Stati membri, dopo la creazione della
Banca Centrale Europea (BCE, 1998);
2003: progetto del Trattato che istituisce
una Costituzione per l'Europa. I capi di Stato e
di governo firmano il Trattato nell'ottobre del 2004 a Roma. Ma
la bocciatura tramite referendum degli elettori francesi
e olandesi non consentono alla Costituzione Europea di vedere la
luce;
Sopra: la sede della
Banca Centra Europea a Francoforte.
2007: Trattato di Lisbona. A seguito
di questo rifiuto, dopo un periodo di riflessione (rieducazione
dei popoli), un «trattato di modifica», che in realtà ripropone
la maggior parte del testo precedente, viene firmato dai
ventisette capi di stato e di governo. Per non correre il rischio di
nuovo rifiuto, esso è stato ratificato dal parlamento, tranne in
L'Irlanda che l'ha rifiutato il 12 giugno 2008, ma ha finito per
accettarlo il
2 ottobre 2009;
2012: il
Patto di stabilità, coordinamento e governance (TSCG)
obbliga ogni Paese, sotto pena di sanzioni, a far sì che il
deficit strutturale sia inferiore allo 0,5% del Prodotto
Interno Lordo (PIL). È la consacrazione del trasferimento della sovranità a vantaggio
dell'Unione Europea;
2013: ingresso della Croazia (28º membro). L'Unione Europea rappresenta
quindi un «mercato» di quasi 510 milioni di persone;
2020:
Brexit: la Gran Bretagna se ne torna sulla sua isola.
Supporti dell'ideologia europeista
Non mancano sostegni ideologici, di parte e
finanziari. Louise Weiss, co-fondatrice de L'Europe Nouvelle,
cita il primo numero di questa rivista 9:
«Una fiamma
umanitaria ha chiarito i suoi propositi. Abbiamo annunciato il
nostro desiderio di accogliere i pensatori e gli artisti della
generazione del fuoco [...]. La nuova Europa si presenta
non solo come un collegio di uomini in cerca di una pace basata sul
diritto dei popoli liberi che prevale sul diritto di conquista, ma
anche come un raduno di tecnici consapevoli delle difficoltà da
risolvere per garantire una migliore esistenza alle masse».
The Royal Institute for International Affairs
o Chatam House
(RIIA)
Creato nel 1920 in Gran Bretagna sulla scia della Fabian
Society 10, esso funziona
come la sua controparte americana, il Council on Foreign
Relations (CFR), fondato nel 1921, in totale
discrezione a sostegno di qualsiasi azione mirata alla
concentrazione dei poteri in vista, come dice il mondo della
finanza, di una governance planetaria.
La Fondazione Ford
La Fondazione Ford (creata nel 1936) è stata l'ideatrice
dell'American Committee for United Europe (ACUE),
che è rimasta in funzione dal 1948 al 1960 11,
e ha finanziato il Comitato d'Azione per gli Stati
Uniti d'Europa, creato da Jean Monnet nel 1955, e
supportato dal
Bilderberg Club e dalla
Fondazione Rockefeller. Il 5 agosto 1960, Monnet scrisse a
William Foster, presidente dell'American Committee for
United Europe:
«Sono emerse tre comunità europee. La loro
creazione ha portato in Europa una certa trasformazione di mentalità.
Ma troviamo
anche che questo processo è lungi dall'essere completato, che
l'adattamento delle menti
ha ottenuto risultati migliori in alcuni ambienti economici che in
altri
circoli sociali, che le conseguenze politiche non sono ancora
intese come vorremmo [...]. Credo, infatti, che, entro un lasso di tempo difficile da
stabilire,
dovremo intensificare
la nostra azione in favore dell'istituzione di una vera comunità
politica che non abbiamo mai smesso di desiderare, e in favore
dell'elezione dell'Assemblea parlamentare europea a suffragio
universale
diretto, che speriamo sia prossima».
Il Piano Marshall
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la marcia in avanti venne
accelerata, poiché gli Stati Uniti nutrivono un vivo interesse per l'Europa, che non
doveva cadere sotto la sfera d'influenza sovietica. Tuttavia, c'era il
pericolo che la ricostruzione, la povertà e
la miseria favorissero il comunismo conquistatore. Inoltre, l'Europa
rappresentava un
mercato per i prodotti americani, la cui abbondanza era legata
all'industria bellica.
I Paesi europei furono costretti a
chiedere prestiti dalla
Banca Mondiale, sotto il controllo del Fondo Monetario
Internazionale (FMI),
istituzioni
create nel 1945 e in cui solo gli Stati Uniti avevano il diritto di
veto...
L'aiuto finanziario legò mani e piedi degli europeisti ai desiderata degli
americani.
Ciò consentì più tardi, nel marzo del 1965, a Dean Acheson
(1893-1971),
Segretario degli Esteri statunitense, di scrivere a Jean Monnet,
consegnandogli
un
documento classificato come «segreto di Stato degli Stati Uniti»:
«Gli Stati Uniti sono una potenza europea» («US is an
European power»). Così egli ricordò al
suo
corrispondente che, senza l'intervento militare dell'America nella
Seconda Guerra Mondiale, gli Stati
europei non sarebbero più esistiti.
La French American Foundation
Fin dal 1976, tale Fondazione mirò a rafforzare
i legami tra Francia e Stati Uniti. Una delle sue attività fu
l'organizzazione di seminari per i giovani manager («Young
Leaders», come Goulard, Kerdrel, Pigasse, Kosciuco-Morizet,
Vallaud-Belkacem, Wauquiez, Montebourg... ma anche, Juppé, Macron,
Pécresse, Ockrent, Holland, Dupont-Aignan). Essi hanno in
comune - secondo i criteri del «pensiero corretto» - di essere
«dotati di un certo potenziale di leadership e chiamati a svolgere
un ruolo importante nel loro Paese e nelle relazioni
franco-americane». Essa costituisce uno degli strumenti del
soft power americano 12.
L'European Council on Foreign
Relations (ECFR)
La stampa francese ha appena accennato alla
creazione della «filiale» del Council on Foreign Relations in
Europa. L'European Council on Foreign Relations - con
l'aiuto, la collaborazione e il monitoraggio della casa madre a New
York - mira a
«dotare di un forte impatto nazionale e
regionale le sue analisi e ricerche, e a fornire un supporto
stimolante al dibattito paneuropeo su questioni strategiche degli
affari esteri europei».
La presenza di questa filiale del Council
on Foreign Relations in Europa fa pensare che
gli affari europei non siano gestiti dagli europei, soprattutto se
pensiamo a quanto affermato da
Hillary Clinton, allora Segretario di
Stato sotto la presidenza Obama, a proposito del ruolo del Council
on Foreign Relations... nei confronti dei governanti
statunitensi.
Il 15 luglio 2009, durante l'inaugurazione di una filiale del Council
on Foreign Relations a
Washington, la Clinton
ha dichiarato:
«Sono felicissima
di essere qui in questo nuovo quartier generale. Mi sono recata
spesso alla casa-madre di New York City, ma è un bene
avere un avamposto anche nel Dipartimento
di Stato [...]. Ricevo molti consigli dal Council, e quindi
ciò significa che non dovrò più andare lontano per sentirmi dire cosa
devo fare e come dovrò guardare al futuro».
Non si può essere più chiari. Potremmo anche
ricordare il Bilderberg Club, creato nel 1954, o la
Commissione Trilaterale, creata nel 1973, hanno avuto il
supporto di
personalità come David Rockefeller (1915-2017), Henry Kissinger
e Zbigniew Brzezinski (1928-2017). Questo viaggio storico
dimostra l'inconsistenza dell'argomento secondo cui ci sarebbe
bisogno di un'Europa forte per combattere il blocco americano,
essendo gli Stati Uniti all'origine di questa Europa, che alla fine
dovrà fondersi in un magma globale.
II
DAL REALE ALLO SPIRITO
DI SISTEMA
L'Europa è una realtà storica
Louise Weiss, ideologa, sostenitrice e
attivista femminista, disse, dopo aver parlato di un'Europa
difficile e quasi impossibile da realizzare:
«Questi uomini
europei esistevano nel Medioevo, durante il Rinascimento,
l'Illuminismo e persino nel XIX secolo. Bisogna rifarli».
È un invito a tornare alla realtà.
Prima osservazione: l'Europa
non è una nazione
Il continente europeo è composto da diverse
nazioni. L'Europa unita esigerebbe il loro annientamento? Dovrebbero
gli Stati, che ne sono i supporti, distruggere le particolarità di
ogni nazione: lingua, cultura, arte, costumi...? Questa è la domanda
centrale: ogni nazione è particolare, unica e dotata di sue
caratteristiche, e può illuminare l'angolo del mondo che le è stato
affidato, esprimere l'abilità e i talenti che possiede. L'Europa, a
rimorchio degli Stati Uniti, seguirà le sagge affermazioni dell'ex
presidente Donald Trump?
«Se volete la
libertà, siate orgogliosi del vostro Paese. Se volete la democrazia,
conservate la vostra sovranità. E se volete la pace, amate la
vostra nazione. I leader saggi danno sempre la priorità al bene
delle loro gente e del loro Paese. Il futuro non appartiene ai
globalisti, ma ai patrioti. Il futuro appartiene alle
nazioni sovrane e alle organizzazioni indipendenti che proteggono i
loro cittadini, rispettano i loro vicini e le diversità che rendono
speciale ed unico ogni Paese» 13.
L'analisi della realtà, il buon senso e
l'intelligenza conducono a questa osservazione: l'Europa
non è una nazione. C'è una nazione cinese, una nazione indiana,
una nazione nordamericana... con uno Stato che tiene tutto insieme.
C'è un popolo cinese, un popolo indiano, un popolo nordamericano...
Non c'è un popolo europeo. È nel tempo che si forma una
nazione; gli ideologi apostoli della fratellanza universale, della
pace o... del loro portafoglio, hanno ignorato questa realtà e
continuano a farlo.
La forza di un organismo vivente si basa sulla
forza di ciascuna sua funzione vitale e dei membri che lo
compongono. La forza e il potere dell'Europa non possono poggiare
che sulla forza e il potere delle nazioni che la compongono. Nei
nostri tempi, giorno dopo giorno, assistiamo alla disintegrazione e
alla neutralizzazione di questi organi a beneficio del tumore
maligno di Bruxelles... per non dire del tumore mondiale!; questo
stato di cose è purtroppo illustrato significativamente dalle
linee-guida sull'educazione sessuale a partire dall'asilo-nido
fornite dall'UNESCO e divenute direttive europee.
Non
è uno Stato europeo che ha ottenuto alcuni rari successi -
pensiamo all'Airbus! - ma gli accordi tra nazioni e Stati,
padroni del loro destino. L'Europa non ha aspettato Bruxelles per
brillare in tutto il mondo. Cosa ha fondato l'Europa storica e
carnale? Un'identità? Una coscienza europea? No!
Seconda osservazione: le nazioni
europee hanno un patrimonio comune
Il poeta e filosofo francese Paul Valéry
(1871-1945) ha parlato in questi termini dello scorrere del tempo:
«Ovunque i nomi di
Cesare, di Gaio, di Traiano e di Virgilio; ovunque i nomi di Mosè e
di San Paolo; ovunque i nomi di Aristotele, di Platone e di Euclide,
hanno avuto un significato e un'autorità simultanei, lì è l'Europa.
Ogni razza e ogni terra che è stata successivamente romanizzata,
cristianizzata e sottomessa, nello spirito, alla disciplina dei
greci, è assolutamente europea» 14.
Questa eredità dimostra che l'Europa
è esistita, anche se non è mai esistita una sua unità
politica. Questa eredità viene costantemente rifiutata dai
nostri politici e dai tecnocrati. L'eredità, essenzialmente
cattolica, e più largamente cristiana, viene rifiutata in nome
del... dogma laicista e della sétta più intollerante di tutte
(la Massoneria).
Il
capitale pazientemente rinnovato, viene rigettato, nonostante sia
stato costantemente
arricchito nel corso dei secoli e abbia dato agli europei il buon
senso del «nous», che in greco è lo «spirito»,
malgrado le
contese inevitabili di cui la Storia è punteggiata: mercati, fiere,
scambi,
Università... Gli europei non ha aspettato che arrivasse l'Erasmus!
L'Europa era già viva.
Non veniamo dal nulla. Abbiamo delle radici. Solo se conserveremo la
nostra identità saremo nani sulle spalle dei giganti.
Tutto questo ha nutrito e plasmato le nazioni che oggi
si ritrovano intrappolate nelle maglie della rete dell'Unione Europea.
L'Europa, che è diventata un semplice ingranaggio di un meccanismo
globale, non è più
un faro per il mondo.
L'Unione Europea assorbe, dissolve e ingerisce le energie
umane, i costumi, le tradizioni e le finanze delle singole nazioni.
La tecnocrazia vuole un'Europa
artificiale
Jacques Attali,
un influente uomo d'affari israelita, ha dichiarato nel suo libro L'Europe
15:
«L'Europa ovviamente non esiste. Non è né un
continente, né una cultura, né un popolo, né una storia. Non è né
definita da un unico confine né da un destino o da un sogno comune».
Se dunque l'Europa
non esiste, dobbiamo immaginarla, inventarla, costruirla. L'Europa
promessa offrirà più affari, prosperità, pace, sicurezza,
fratellanza, democrazia, diritti umani e meno disoccupazione,
delinquenza, povertà... Tante parole magiche che altro non sono
che concetti insensati.
Pace attraverso il commercio?
L'economia, il
libero scambio, la soppressione delle frontiere sarebbero
i mezzi per annientare tutti i nazionalismi fautori di guerre. È
l'apparente approccio seguito dall'Europa in via di costruzione: prima la
CECA, poi il Mercato Comune (MEC)... Ancora oggi si
afferma la volontà di influenzare la scena internazionale
svincolandosi da un gran numero di frontiere, e quindi di tasse
doganali.
Negli ultimi anni, l'Unione Europea ha moltiplicato il
libro scambio con Paesi terzi: Corea del Sud, Canada (CETA),
Giappone (JEFTA)... e presto Vietnam, America Latina e Singapore.
Per quanto riguarda il Transatlantic Trade and Investment
Partnership (TTIP), o TransAtlantic Free
Trade Agreement (TAFTA), sarebbe stato sospeso
(cosa sta succedendo dietro le quinte?) a causa della protesta per
la sua opacità e per la segretezza che circonda il suo contenuto.
«Il protezionismo francese è barresiano 16
e colorato di xenofobia».
Queste parole di Pascal Lamy,
Direttore Generale dell'Organizzazione
Mondiale del Commercio 17, sono indicative
dell'incapacità dell'alta tecnocrazia di osservare e comprendere
molteplici realtà, come quelle carnali, storiche, culturali e
spirituali. Ciò che è buono per il Giappone non lo è per nazioni
diverse come la Bulgaria e la Francia: l'Europa non è un popolo.
Visione tecnocratica
L'immagine più
rappresentativa di ciò che l'Europa è agli occhi dell'élite
senza radici che la dirige è data dalle banconote dell'Euro: esse rappresentano
monumenti inesistenti al posto di luoghi o di persone reali; la materia sostituisce gli
uomini, il virtuale sostituisce
il reale. Si tratta di «costruire» l'Europa da zero. Così si è
espresso Pascal Lamy, il 10 maggio 2009, affrontando la questione agricola:
«L'integrazione globale in agricoltura ci consente di considerare
l'efficienza
oltre i confini nazionali, spostando la produzione agricola verso
luoghi più appropriati [...]. Dobbiamo ricordare che i confini
e
le nazionalità non sono state definite da nient'altro che da un lungo gioco
storico di scale musicali».
Per queste persone l'Europa è
solamente uno spazio geografico che produce
e consuma, e
in cui
gli uomini contano meno dei capi del bestiame. «L'Europa esiste dove
c'è la ragione, ma non dove c'è la passione» 18.
Oggi l'Europa è un'élite che ragiona, ragionevole e moralizzatrice,
tagliata fuori dalla realtà, dalle sue radici nazionali, un
consorzio di multinazionali
e una coalizione di speculatori finanziari.
Da qui il fatto che l'Unione Europea
viene spesso attaccata per il suo «deficit democratico»,
o per dirla
più chiaramente, per
le sue pratiche dittatoriali, attraverso un legalismo e un interventismo che interferisce
con le più piccole pieghe della vita
sociale
e personale. A Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea,
è stata posta questa domanda: «Cosa dovrebbe fare l'Europa
democratica se un
Paese decidesse democraticamente di uscire dai ranghi»? Ed egli
ha risposto: «Non ci
possono essere scelte democratiche contro i trattati europei»
19.
La Commissione presieduta da Junker ha portato davanti alla Corte di
Giustizia Europea (CGE) Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca per
il fatto che questi Paesi non avevano rispettato la loro quota di
migranti di ospitare! L'amministrazione europea non cessa, in qualità di
rappresentante di un'entità sovranazionale, di creare tensioni e
fare la guerra contro quei Paesi membri che non soddisfano la sua
ideologia.
Istituzioni intergovernative, associazioni private,
partenariati, organi transnazionali... fanno dell'Unione Europea
un magma tecnocratico - un potere senza responsabilità - in cui l'élite
governante conosce meglio di chiunque altro ciò che è bene per le
persone. Il Transatlantic Policy Network (TPN),
il cui motto è «Costruire oggi il partenariato di domani», si
felicita e afferma sul proprio sito:
«Il Transatlantic
Policy Network ha gradualmente formato un folto gruppo di politici
statunitensi e dell'Unione Europea, di dirigenti, di gruppi di
pensiero e di accademici, attraverso un costante dialogo
informale e mantenendo regolarmente stretti rapporti
interpersonali».
UN'EUROPA... GLOBALIZZATA
Tutto quanto detto
sopra dimostra ampiamente un fatto: non possiamo parlare dell'Europa
senza inserirla in un contesto globale. La globalizzazione è
un fatto legato alle conseguenze dell'introduzione di notevoli
cambiamenti tecnologici rispetto al secolo scorso. Questa è la
realtà che oggi devono affrontare le nazioni e gli Stati europei. Ma a
rischio di non capire le difficoltà, dobbiamo sostituire la
costruzione europea, non solo nell'ambito della globalizzazione, ma
anche dell'ideologia mondialista.
Lo scioglimento delle sovranità
nazionali serve a raggiungere l'unità politica per poter giungere ad
un Governo Mondiale. La moltiplicazione delle organizzazioni
transnazionali, attuata a poco a poco nel giro di un secolo, e ai
nostri giorni la creazione di blocchi o regioni continentali, hanno
preparato il terreno.
L'Europa come laboratorio di un
Governo Mondiale
C'è grande
interesse sulla costruzione del blocco «Europa», poiché ci sono
voluti più di settant'anni per imporre questa idea alle diverse
nazioni europee, nonostante le resistenze registrate alle urne.
D'ora in poi, l'Unione Europea avrà una personalità giuridica che le
conferisce il potere di firmare accordi internazionali senza
possibili contestazioni da parte degli Stati membri. Il diritto
europeo ha la precedenza sul diritto nazionale. L'Unione Europea è
il prototipo della ristrutturazione globalista del
pianeta.
Tutti gli altri blocchi sono stati costruiti sullo stesso
modello. Questo è il significato delle parole di Pascal Lamy,
pronunciate alla fine del 2009 durante le celebrazioni del 20°
Anniversario della caduta del Muro di Berlino: «L'Unione
Europea è il laboratorio del Governo Mondiale»
20. Il blocco europeo è composto da:
suffragio universale, cittadinanza, Parlamento, consiglio,
costituzione, valuta, tribunale... La visione globalista espressa da
Jacques Chirac (1932-2019) dall'alto della tribuna dell'UNESCO
il 7 dicembre 1998 ha preso forma:
«Per costruire
il Nuovo Ordine Mondiale che garantirà la pace duratura, la
sicurezza e il progresso economico e umano, il mondo ha bisogno di
un'Europa forte in un rinnovato partenariato transatlantico. È
responsabilità della comunità internazionale sviluppare le regole di
questo Nuovo Ordine Mondiale e concordare una visione comune
ispirata alla Carta delle Nazioni Unite».
Modellata
sull'architettura mondialista, nel 2004 l'Unione Europea ha
incorporato gli Stati dell'Europa centrale, allargando così il
blocco europeo e aumentando le difficoltà da risolvere: l'ideologia
non regge la realtà delle ventotto nazioni europee il cui passato, i
costumi e gli interessi sono molto spesso divergenti tra loro. Ma
tutto ciò è solo temporaneo, giacché la standardizzazione, le norme
e l'armonizzazione dovrebbero far quadrare tutto... e se dovessero
sorgere dei problemi? Ci pensa Bruxelles!
Il ruolo del «soft power»
21
Un fatto
significativo della concezione assai particolare della democrazia
europea è stata la nomina del Presidente del Consiglio dell'Unione
Europea nel 2009. Essa è stata occasione di un discorso al
Parlamento di Bruxelles, pronunciato l'11 novembre di quell'anno da
Mario Borghezio, europarlamentare italiano, e del quale
i media francesi non hanno fatto menzione. Esso riguardava i
tre candidati alla presidenza:
«Com'è possibile che nessuno
si sia accorto che tutti e tre i candidati - Balkenende, Miliband e
Van Rompuy - partecipano regolarmente alle riunioni del Bilderberg o
della Trilaterale? [...]. Dobbiamo chiedere con chiarezza a
queste persone se sono candidati del loro Paese o di forze politiche
o gruppi occulti che si incontrano a porte chiuse e decidono
della pelle e della testa del popolo...».
Tre giorni dopo, il 14 novembre 2009, l'agenzia
di stampa RTBF Info ha pubblicato questo comunicato:
«Van Rompuy si
rivela di fronte al gruppo del Bilderberg. Il primo ministro Herman
Van Rompuy, finora molto discreto a riguardo delle sue ambizioni
europee, ha presentato giovedì sera, alla presenza di Henry
Kissinger, la sua visione sull'Europa al Bilderberg Club, un gruppo
che riunisce personalità dell'élite politica e imprenditoriale
mondiale, durante una cena a Val-Duchesse [...]. Le conferenze
discrete del Bilderberg riuniscono persone con grandi poteri
decisionali e opinionisti occidentali per una sorta di Forum di
Davos segreto in cui la stampa non può mettere piede. La prima
riunione ebbe luogo nel 1954 nei Paesi Bassi, e precisamente
nell'hotel Bilderberg, a Oosterbeek. Il nome dell'albergo è stato
mantenuto anche per le successive riunioni».
Quattro giorni dopo, Herman Van Rompuy è stato
investito della presidenza dell'Unione Europea, e nel suo discorso
di accettazione ha osservato: «Il 2009 è anche il primo anno
della governance mondiale con l'istituzione del G20 nel bel
mezzo mezzo
della crisi finanziaria».
Regionalizzazione dell'Europa
Si tratta, all'interno dello stesso spazio
europeo, di favorire lo sviluppo delle regioni secondo criteri
etnici ed economici per poi sottrarli a poco a poco all'autorità
degli Stati, e di promuovere la fusione tra le regioni esistenti
per formare nuove entità territoriali, politiche, culturali ed
economiche in collegamento diretto con l'autorità centrale europea
con sede a Bruxelles.
Questa «regionalizzazione» lusinga le
aspirazioni popolari «locali», riducendo tutto a misura d'uomo,
promuovendo l'autosufficienza e il contatto diretto con l'autorità
centrale: «Small is beautiful, ("Piccolo è bello"), una società a
misura d'uomo», come ha affermato nel 1973 l'economista anglo-tedesco
Ernst Friedrich Schumacher (1911-1977).
Quarantacinque
anni fa, il 16 settembre 1974, l'Herald Tribune pubblicò una
mappa di un'Europa occidentale regionalizzata in cui gli Stati erano
scomparsi! Le regioni, ricostruite tecnocraticamente, trattano
direttamente con il potere sovranazionale. Ciò è illustrato dalle
osservazioni di Hillary Clinton davanti al Council on Foreign
Relations nel luglio del 2009:
«...occorre difendere
l'autonomia locale democratica, sostenere le comunità collettività
territoriali e le associazioni nazionali e autonome [...].
Noi andremo avanti con i
contatti con i governi, perché crediamo che le partnership
con i popoli giocherà un ruolo cruciale nel modo di governare
del XXI secolo».
Le parole di Hillary Clinton ci permettono di
capire la ragione della moltiplicazione delle organizzazioni, dei
partenariati, dei trattati e delle regionalizzazioni, che ha
l'effetto dividere per regnare meglio («divide et impera»)
al di sopra delle nazioni sotto il manto della democrazia diretta.
Quindi, ogni organizzazione locale o piccola comunità si sente come
se stesse diventando un attivo «cittadino del mondo», un «villaggio
globale» guidato da un'élite che non desidera altro che il
suo bene. Così valorizzati, le organizzazioni, le comunità e gli
individui... diventano, a loro volta, attivisti della causa
mondialista.
Tuttavia, la realtà è assai diversa. Ovviamente, le
rosee prospettive annunciate sono contraddette da un
impoverimento dovuto, tra l'altro, alla moneta unica e e
all'ideologia del libero scambio che ha portato al crollo del
mercato interno, alle delocalizzazioni, alla disoccupazione, ecc...
L'America, una potenza
europea
Influenzati dal messianismo democratico
nordamericano, i «padri fondatori» dell'Europa vengono evocati, come
accade negli Stati Uniti con i padri pellegrini o George Washington;
sull'esempio del presidente degli Stati Uniti davanti al Congresso,
il presidente della Commissione Europea parla «sullo stato
dell'Unione» davanti al Parlamento. L'Europa e la
NATO sono figli degli Stati Uniti. Dean Achison, Segretario di Stato americano per gli esteri, ha
ritenuto necessario
«sviluppare una comunità
politicamente unita, forte in termini economico e militare, che
potremmo e continueremo a sostenere come punto focale della nostra
politica estera» 22.
Richard Holbrooke (1941-2010)
23, negli anni '90 vicesegretario di Stato
aggiunto per i rapporti con l'Europa e il Canada, ha affermato il 1º
marzo 1995, dopo la visita del presidente Bill Clinton in
Europa:
«L'anno scorso, il
presidente Clinton ha compiuto quattro viaggi in Europa. L'impegno
del presidente, per i tempi e per l'attenzione presidenziale
prestata, manifestano un fatto indiscutibile ma sottovalutato:
gli Stati Uniti sono divenuti una potenza europea, in un senso
che va ben oltre le solite affermazioni di "impegno per l'Europa".
Nel XXI secolo, l'Europa avrà ancora bisogno del coinvolgimento
attivo americano».
La «grande sostituzione»
Questa espressione suscitò una forte protesta
in diversi ambienti. Un documento di prospettiva del Dipartimento
degli affari economici e sociali delle Nazioni Unite sottolineò
questa realtà:
«Le nuove sfide dovute al
declino e all'invecchiamento della popolazione richiederanno
rivalutazioni complete di molte politiche e programmi in corso,
compresi quelli sulla migrazione internazionale.
Concentrandosi su queste due tendenze della popolazione, di un certo
rilievo e piuttosto critiche, il rapporto riguarda la migrazione
sostitutiva per otto Paesi a bassa fertilità (Francia, Germania,
Italia, Giappone, Corea del Sud, Russia, Regno Unito e Stati Uniti)
e due regioni (Europa e Unione Europea)».
Questo documento, pubblicato il 17 marzo
2000, vent'anni fa, dimostra che per gli ideologi globalisti i
popoli e le nazioni sono solo pedine sulla scacchiera. Per
cancellare le differenze nazionali, l'ideologia mondialista ricorre
alla creazione di una società multiculturale.
Si può
ancora parlare di Europa? È solo un sogno, un'illusione e un
diversivo. Uscire da questa Europa equivale ad operare il ritorno
alla realtà. Il discorso lirico di Victor Hugo ha dato inizio a
questo articolo. Lo vorrei concludere con una accenno alla
fantascienza, un soggetto che forse susciterà tante domande! C'era
una volta... Pubblicato nel 1914, The World Set Free
(«Il mondo liberato»), di Herbert George Wells (1866-1946),
racconta come l'élite abbia sprofondato il mondo nel caos, a
causa di guerre e crisi di ogni tipo.
Sopra: Herbert George Wells e
il suo romanzo The World Set Free.
Le persone desidererebbero un
cambiamento e un po' sicurezza, ma non sono in grado di reagire; figuriamoci di proporre! Politici e tecnocrati proclamano una
repubblica planetaria e organizzata in blocchi o collegi elettorali.
È nato un Nuovo Ordine Mondiale. Per la prima volta nella Storia
viene pronunciata questa nuova designazione.
Wells, affiliato alla Fabian Society, un
eugenista convinto,
riteneva che i popoli, di per sé ignoranti, hanno bisogno di essere
tenuti per mano. Supportato dalla Società delle Nazioni, il globalismo ha fatto da
sfondo alle sue riflessioni. Nel 1940, egli pubblicò The New
World Order («Il Nuovo Ordine Mondiale»). Queste opere hanno gradualmente abituato le menti ad
accettare la standardizzazione e la schiavitù inavvertita.
«Sono stato abbastanza chiaro
sul fatto che la Comunità Europea che noi creeremo non sarà fine
a se stessa, ma sarà solo un passo verso forme di organizzazione
mondiali di
domani?
Questa osservazione dello stesso Monnet nelle sue Mémoires
(«Memorie»), secondo
ciò che ci dice l'imprenditore francese Philippe de Villiers, è indicativa del vero
obiettivo
perseguito dai cosiddetti «padri fondatori» dell'Europa, una
prospettiva
distorta poiché irrispettosa dell'eredità ricevuta.
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