di John Vennari 1
Presentazione
Non c'è alcun dubbio che tra i Santi la cui figura è stata più deturpata e alterata dopo il Concilio, il primo posto spetti sicuramente a San Francesco d'Assisi. In questi ultimi decenni, infatti, il Santo che ha ricevuto le stigmate è stato presentato dagli uomini di Chiesa (specialmente dai più sinistrorsi) come un ambientalista, un pacifista, un animalista, un ecumenico e un promotore della fratellanza umana e del dialogo, ecc...
Niente di più lontano dalla verità, come dimostra questo bellissimo - seppur breve - articolo di John Vennari (1958-2017) pubblicato sul sito Catholic Family News nell'aprile del 2002. In realtà, il Santo era pieno di zelo per la salvezza delle anime, soprattutto per quelle più lontane da Cristo che rischiavano, come dice nel Cantico delle Creature, la «morte secunda» (di andare all'inferno). Possa questo breve articolo illuminare coloro che non hanno paura di misurarsi con la verità e non temono di andare controcorrente in questo momento di grande crisi all'interno della Chiesa.
Lo «spirito di Assisi»
Sta diventando sempre più ovvio che all'interno della Chiesa, dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965), siamo entrati nell'era degli slogan: slogan vuoti e privi di significato che in realtà non hanno molta sostanza e non trasmettono il vero quadro di ciò che viene effettivamente promosso. Conosciamo tutti quegli slogan: la promessa di una «nuova primavera, di una «nuova civiltà dell'amore», di una «nuova Pentecoste», e ora, di un nuovo orientamento chiamato «lo spirito di Assisi» 2.
Sopra: il Concilio Vaticano II, la «nuova Pentecoste», la «nuova primavera», che nel tempo si è dimostrato un rigido inverno per la fede dei cattolici.
In una recente conferenza intitolata «The New Pentecost vs. The True Pentecost» («La "nuova" Pentecoste contro la vera Pentecoste»), ho spiegato che l'unico modo in cui possiamo definire qualsiasi cosa come una «nuova Pentecoste», è di confrontarla con la vera Pentecoste; cioè, con la prima Pentecoste, quella registrata negli Atti degli Apostoli. In quell'occasione ho descritto come, punto per punto, la cosiddetta «nuova Pentecoste» non riesca a misurarsi con la prima, soprattutto per quanto riguarda la conversione degli ebrei.
Sopra: Francesco I incontra in Vaticano l'8 maggio 2017 Edgar Gluck (il secondo da sinistra), rabbino-capo della Galizia.
Spesso, la cosiddetta «nuova Pentecoste» è l'esatto opposto di ciò che vediamo nella vera Pentecoste. Lo stesso bisogna fare con il cosiddetto «spirito di Assisi», un termine recentemente entrato in voga negli ambienti cattolici (più progressisti). Il termine richiama automaticamente l'idea che ci sia una collegamento tra questo «spirito» e San Francesco d'Assisi (1181-1226).
Che cosa c'entra lo «spirito di Assisi» con San Francesco?
Nulla! In realtà, si tratta di spiriti inconciliabili tra loro. Ma in un contesto cattolico, non è possibile contemplare uno «spirito di Assisi» che sia separato da San Francesco d'Assisi. E tuttavia, la «spirito di Assisi» è esattamente uno spirito pan-religioso. È qualcosa che San Francesco d'Assisi avrebbe guardato con orrore assoluto.
Lo «spirito di Assisi» è nato il 27 ottobre 1986, quando per volontà di Giovanni Paolo II (1920-2005), cattolici, protestanti, ortodossi, ebrei, musulmani, animisti, induisti, zoroastriani, sciamani e vari altri esponenti religiosi si sono riuniti ad Assisi nella Basilica di San Francesco per pregare insieme «per la pace».
Sopra: il primo meeting di Assisi, il 27 ottobre 1986.
I cattolici, che adorano il vero Dio, si sono uniti ai membri di religioni false che hanno pregato i loro falsi dèi. Potrebbe esserci qualcosa di più contrario allo spirito di San Francesco d'Assisi? Mettere l'unica vera religione di Gesù Cristo sullo stesso piano dei falsi credi? Per quanto riguarda le religioni non cristiane, la Sacra Scrittura insegna che «tutti gli dèi delle nazioni sono demoni» (Sl 45, 5).
Per quel che invece riguarda le religioni eretiche, San Paolo ci dice che le false religioni sono «dottrine diaboliche» (1 Tm 4, 1). Pertanto, la Rivelazione divina e la Sacra Tradizione hanno sempre proibito ai cattolici di impegnarsi in un cameratismo religioso con gli esponenti delle false religioni 3.
Sopra: Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986 incontra uno stregone vudù, adoratore del «dio serpente»...
San Francesco: cavaliere della Chiesa militante
San Francesco d'Assisi era fermamente convinto della verità secondo cui fuori della Chiesa cattolica non c'è salvezza. Non era un apostolo del dialogo, come quello inaugurato dalla Costituzione conciliare Gaudiem et spes (del 7 dicembre 1965). Era un apostolo di Cristo che predicava il Vangelo:
«Extra Ecclesiam nulla salus» («Fuori della Chiesa non c'è salvezza»).
Uno dei sui biografi, il cappuccino Padre Laurence Anthony Hess Cuthbert o.s.f.c. (1866-1939), scrisse nel 1916 che San Francesco «tendeva ad essere impaziente con i ficcanaso e gli eretici ostinati» 4. San Francesco, infatti, ha pronunciato parole dure contro coloro che non accettano la verità cattolica. Non ha parlato in termini vaghi dei «semi di verità presenti in tutte le religioni».
Sopra: la copertina dell'opera di Padre Cuthbert dalla quale sono state estratte diverse citazioni.
Né ha compiuto il suo famoso viaggio in Terra Santa per predicare ai musulmani «un invito al dialogo tra le grandi religioni monoteiste al servizio della famiglia umana» 5. No. San Francesco ha predicato la necessità per la salvezza della conversione degli acattolici all'unica vera Chiesa di Cristo. In una delle sue più antiche Admonitiones ai frati del suo Ordine, San Francesco disse quanto segue a riguardo di coloro che non accettano la verità cattolica:
Secondo San Francesco, i giudei che hanno visto Gesù Cristo nella carne e non hanno creduto sono stati condannati.
Pertanto, coloro che
cercano di ritrarre San Francesco d'Assisi
come un apostolo del nuovo tipo di dialogo
ecumenismo inaugurato dal Vaticano II semplicemente
non dicono la verità.
Tanto più che l'ecumenismo di oggi, di cui
lo «Spirito di Assisi» è l'elemento più
radicale, non cerca la conversione dei non
cattolici all'unica vera religione, ma cerca
solo di collaborare con tutte le religioni
in una «diversità riconciliata» per
il «miglioramento
della famiglia umana»
7. Non c'è contrasto
più netto con questo nuovo ed effeminato
ecumenismo dell'incontro di San Francesco
con il Sultano e dello zelo missionario dei
suoi frati tra i musulmani.
San Francesco
contro l'islam
Intorno al 1219, dopo un Capitolo
Generale dell'Ordine, San Francesco
decise di intraprendere una missione
presso i maomettani in Egitto, dove si
stava combattendo una Crociata. Durante
questo periodo, il Santo rimase con
l'esercito cristiano, per poi andare
oltre le linee musulmane. Una volta
fuori dalle linee cristiane, fu
catturato dai soldati islamici.
Francesco disse loro che voleva
predicare Cristo al Sultano, e
quest'ultimo gli permise di entrare
nell'accampamento.
Quando fu davanti dal Sultano, San
Francesco disse: «Sono stato
inviato da Dio Altissimo per mostrare a
te e al tuo popolo la via della salvezza
annunciandoti le verità del Vangelo»
8. E mentre San
Francesco predicava, il Sultano si sentì
molto attratto da Francesco e dalla
forza delle sue parole, tanto che invitò
Francesco a rimanere con lui. Rispose il
Santo: «Volentieri, se tu e
il tuo popolo vi convertirete a Cristo»
9.
Sopra: San Francesco predica il Vangelo
al Sultano.
San Francesco, quindi, propose la sua
famosa sfida. Disse: «Se ancora
vacilli tra Cristo e Maometto, ordina
che si accenda un fuoco e io vi entrerò
con i tuoi sacerdoti affinché tu possa
vedere qual è la vera fede».
10. Il Sultano
non era disposto a permettere questa
prova del fuoco, così Francesco chiese
il permesso di andarsene. E il Sultano
diede ordine che Francesco fosse
ricondotto nel suo campo con gentilezza.
Sopra: San Francesco, il Sultano
e la
famosa sfida del fuoco.
Mentre questo accadeva in Egitto, cinque
frati francescani pieni di zelo
sollevarono un polverone nel Marocco
musulmano, tanto che tutti e cinque
furono messi a morte. Si chiamavano Fra
Berardo, Ortho, Pietro, Accurso e Aduto.
Prima erano andati in Spagna, nella
Siviglia musulmana. E poiché avevano
cercato di predicare il Vangelo in
quella città, erano stati flagellati,
imprigionati ed espulsi da quel regno.
Poi si erano recati nel Marocco
musulmano nel tentativo di convertire
gli infedeli.
Quando arrivarono, questi frati fecero
molto di più che predicare per le
strade. Entrarono direttamente in una
moschea e denunciarono le falsità di
Maometto all'interno di quel luogo
11. I frati
furono catturati, imprigionati e
flagellati, ma ciò non mitigò il loro
zelo. Mentre erano in prigione,
tentarono ripetutamente di convertire i
carcerieri. I governanti del Marocco
cercarono di trovare una via d'uscita
diplomatica, e così decisero che questi
frati zelanti fossero espulsi dal paese.
E come risposero i cinque francescani?
Padre Cuthbert ce lo racconta:
«Ma i cinque frati non sapevano nulla di diplomazia e non avevano
la tempra di "vivere e lascia vivere". Ai loro occhi Maometto era il
nemico di Cristo, e le anime di questo popolo erano il giusto
bottino per il loro Divin Redentore. Rinunciare alla loro missione
sarebbe equivalso a tradire e deviare dalla loro fedeltà al
Salvatore» 12.
Furono
nuovamente catturati, gettati in
prigione e torturati.
Mentre erano in attesa
della condanna, i carcerieri promisero
ai frati che le loro vite sarebbero
state risparmiate e che avrebbero
ricevuto de doni se avessero rinnegato
Cristo e accettato Maometto.
I frati risposero
pronunciando le lodi di Nostro Signore
ed esortando i torturatori a rinunciare
a Maometto e ad accettare Gesù Cristo.
I maomettani
risposero decapitandoli e gettando i
loro corpi fuori dalle mura perché
fossero cibo per cani.
Sopra: il martirio dei cinque
frati
francescani in Marocco.
Un dignitario portoghese
organizzò un'operazione furtiva per
recuperare i loro corpi.
Furono portati in Portogallo
e, con grande riverenza, furono deposti
nella Chiesa dei Canonici Regolari
(agostiniani) a Coimbra.
Tra tutte le persone che accorsero per
pregare e onorare i francescani martiri,
c'era un giovane canonico agostiniano
rapito dallo zelo e dall'amore di Cristo
che ardeva in quei frati. Cercò i
francescani locali e pregò di essere
ammesso nell'Ordine. Quel giovane
agostiniano, divenuto francescano, e ora
è noto come Sant'Antonio da
Padova
(1195-1231), l'operatore di miracoli,
che i cattolici onorarono per secoli con
il titolo di «martello degli eretici».
Sopra: Sant'Antonio da Padova.
Per quanto riguarda San Francesco ci
chiediamo: cosa pensava di questi cinque
frati che erano entrati in una moschea e
avevano predicato contro Maometto? Che
avevano esortato i musulmani a non
seguire il falso profeta Maometto per la
propria salvezza? Forse che San
Francesco organizzò il 12 marzo
successivo un mea culpa per
chiedere scusa dell'insensibilità dei suoi frati che non
avevano capito che «i musulmani,
insieme a noi, adorano lo stesso Dio»?
No! San Francesco gridò in un trasporto
di gratitudine al Cielo: «Ora posso
davvero dire di avere cinque fratelli»
13.
Questo è il vero spirito di Assisi!
Sopra: nel dicembre del 2006,
Benedetto XVI, accompagnato
dalle aautorità islamiche, ha
pregato verso la Mecca
all'interno della Moschea Blu di
Istanbul. Come siamo lontani dal
vero spirito di San Francesco
d'Assisi!
Note
1 Traduzione dall'originale inglese The «Spirit of Assisi» & The Real Saint Francis of Assisi, a cura di Paolo Baroni. Articolo reperibile alla pagina web http://catholicapologetics.info/modernproblems/ecumenism/assisi.html 2 Questo breve articolo è solo un estratto di un discorso più dettagliato e ampio dell'autore intitolato «The Spirit of Assisi vs. Saint Francis of Assisi» («Lo spirito di Assisi contro San Francesco d'Assisi»). 3 Per il miglior riassunto della costante condanna dell'ecumenismo da parte del Magistero, consultare l'Enciclica Mortalium Animos, del 6 gennaio 1928, di Papa Pio XI 4 Cfr. P. E. Cuthbert, osfc, Life of Saint Francis of Assisi, («Vita di San Francesco di Assisi»), Longmans, Green and Co., New York 1916, pag. 12. 5 Purtroppo, questa è una citazione di Giovanni Paolo II. Vedi «On Pilgrimage to Mt. Sinai», in Origins, del 9 marzo 2000. Riguardo al deludente impegno di Giovanni Paolo II per le novità ecumeniche, Padre Joseph de Sainte Marie (1931-1985), che era un teologo e un figlio fedele della Chiesa, ha emesso il lamento dal cuore spezzato e un ammonimento: «Ai nostri giorni, ed è uno dei segni più evidenti del carattere straordinariamente anormale dell'attuale stato della Chiesa, molto spesso accade che gli atti della Santa Sede esigano da parte nostra prudenza e discernimento» (cfr. Apropos, Isle of Skye, Scozia, 1994, pag. 5). 6 Cfr. Admonto Prima de Corpore Christi (Quaracchi Ed., pag. 4); cit. in J. Jorgensen, St. Francis of Assisi, Longmans, Green and Co, New York 1912, pag. 55. 7 Un esempio specifico tra tanti. Il Cardinale Walter Kasper, ora nominato da Giovanni Paolo II Prefetto del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, ha recentemente affermato: «Oggi non si intende più l'ecumenismo nel senso di un ritorno, con il quale gli altri dovrebbero "convertirsi" e tornare ad essere "cattolici". Ciò è stato espressamente rigettato dal Vaticano II» (cfr. Adisti, 26 febbraio 2001). Vedi anche l'opera Iota Unum (capitolo XXXV), dove Romano Amerio dimostra che la conversione degli acattolici all'unica vera Chiesa non è l'obiettivo della pratica odierna dell'ecumenismo. 8 Cfr. Lives of Saints, «St. Francis of Assisi», John J. Crawley & Co., 1954. 9 Cfr. P. E. Cuthbert, osfc, op. cit., pag. 280. 10 Cfr. Lives of Saints. 11 Cfr. P. E. Cuthbert, osfc, op. cit., pag. 283. 12 Ibid., pag. 284. 13 Ibid., pag. 285.
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