di André Frament 1
Uno studio dedicato alla femminilità da parte di alcuni scienziati 2, tra cui un Premio Nobel, ha citato due versi di Molière (1622-1673), tratte dalla commedia Les Femmes savantes (1672):
E le conclusioni di questo lavoro accademico possono essere riassunte in una proposizione di buon senso: una donna non è un uomo... Questo avveniva prima che il terrorismo del «politicamente corretto» ci proibisse che di dire che una donna è femmina 3.
I IL GENDER: LA NUOVA MANIA LAICISTA
Una decisione controversa
All'inizio dell'anno scolastico 2011, la cosiddetta «istruzione» nazionale francese ha incluso nel programma per gli studenti delle scuole superiori lo studio della teoria del gender durante i corsi di Scienze. Secondo questa teoria, sarebbe necessario distinguere l'identità sessuale (dato biologico) dal genere (maschile o femminile) che sarebbe, di per sé, una «costruzione sociale», ossia qualcosa di imposto dalla società. Di conseguenza, l'individuo, in nome della libertà (?!) dovrebbe poter scegliere il proprio sesso.
Questa teoria è stata ufficialmente inserita nei programmi di questi corsi per tutte le classi del primo anno, nel modulo «Femminile/Maschile», e più in particolare nei nuovi capitoli Diventare uomo o donna e Vivere la propria sessualità, subito dopo la parte dedicata alla controllo delle nascite.
La teoria del gender (tradotta in italiano con «genere») è nata negli Stati Uniti e si è sviluppata negli anni '90. Questo concetto è stato imposto nel vocabolario internazionale durante la World Conference on Women («Conferenza Mondiale sulle Donne»), tenutasi a Pechino nel 1995, e il termine è stato recentemente ripreso dal Parlamento Europeo 4.
Sopra: la World Conference on Women, a Pechino, nel 1995.
All'inizio, questa teoria è stata accolta in Europa con una certa indifferenza: «È troppo stupida». Ma ai nostri giorni, la teoria del gender ci sta invadendo come un'ondata di fango. Un numero crescente di Università e grandi scuole ha deciso di assegnare ai loro alunni lo studio del gender inserendolo nei programmi sulle relazioni sociali tra i sessi. Questo approccio include varie teorie femministe, compresa quella del gender, basata sulla negazione della diversità tra uomo e donna e sul paradigma (il postulato) della loro intercambiabilità.
Nel giugno del 2010, l'Institut d'études Politiques di Parigi annunciò l'istruzione obbligatoria sugli studi di genere per settembre del 2011. All'inizio di gennaio del 2011, lo stesso Istituto organizzò a Nizza un incontro su «Filles et garçons au sein de l'institution scolaire» («Ragazze e ragazzi all'interno dell'istituzione scolastica»), con la possibilità di scegliere se accedere o meno a questi studi. La successiva decisione di Luc Chatel, ministro della Pubblica Istruzione francese, di imporre lezioni sul gender nell'istruzione superiore causò non poche polemiche.
A nostro avviso, questo è stato uno «scandalo» deliberato da parte sua. Nient'altro che un dibattito pubblico per abituare il pubblico a quell'idea. In effetti, fuorviati dalla propaganda contraddittoria dei media, le persone sono arrivate a pensare che l'idea del gender non sarebbe così stupida come sembrava, dal momento che così tante persone ne parlano e hanno opinioni contrastanti e opposte. A forza di sentire di tutto, si finisce per accettare tutto...
Questo nuovo programma ha suscitato forti reazioni
Questo nuovo programma ha provocato forti reazioni da parte dei genitori anche nel mondo dell'istruzione. Una petizione indirizzata a Luc Chatel, che raccoglieva 40.000 firme di insegnanti 5, mise in discussione la teoria del gender. Il ministro rifiutò qualsiasi tipo di dialogo con questi insegnanti. Tutto accade come se egli obbedisse agli ordini di un potere clandestino. Pierre-Olivier Arduin, responsabile della Commissione per la bioetica e la vita umana presso la Diocesi di Fréjus-Toulon, osservò 6:
L'Association pour la Fondation de Service Politique (AFSP) si è chiesta:
Questa osservazione dell'Association pour la Fondation de Service Politique rafforza il sospetto che Luc Chatel sia agli ordini di un potere clandestino antidemocratico. In questo studio, presenteremo prima la teoria del gender. Essa contiene così tante aberrazioni che la discussione punto per punto ne appesantirebbe la presentazione. Ne discuteremo quindi la validità nella seconda parte.
II LA TEORIA DEL GENDER: DI CHE COSA SI TRATTA?
L'idea alla base della teoria del gender è che l'individuo postmoderno non si riconoscerebbe più nella società «eterosessista»: la differenza tra i sessi sarebbe una dittatura poiché è imposta dalla natura. Per essere veramente libero, l'individuo dovrebbe essere in grado di scegliere di che sesso essere. Questo gli permetterebbe di esercitare il suo diritto più fondamentale: «il diritto di essere me stesso», di scegliere cosa essere in modo permanente, mentre la natura esige che l'individuo sia uomo o donna.
Femminismo iniziale
Diamo uno sguardo più da vicino a questa ideologia, ben riassunta da Élisabeth Montfort 9:
Tuttavia, secondo loro, la diversità era alla base della disuguaglianza, e quindi del dominio dell'uomo sulla donna. Esse riconoscevano a questo riguardo che la richiesta di parità tra uomini e donne presupponesse una differenza tra i sessi. Ma, per queste femministe, il condizionamento sociale era sufficiente ad influenzare certi comportamenti considerati specifici dei sessi biologici 10.
Judith Butler, la teorica del gender 11
Tali considerazioni portarono la femminista Judith Butler ad affermare che la definizione classica di «genere», basata sul sesso biologico, è solo una costruzione sociale e culturale al servizio del dominio dell'uomo sulla donna. Inoltre, ella propone di liberarsi dalla natura 12. E quindi,
Judith Butler afferma quindi di vedere collegati «femminismo e sovversione dell'identità». In altre parole, ella si propone di definire una politica femminista che non si basi sull'identità femminile che nega. Nell'introduzione al suo libro, la Butler precisa il suo obiettivo:
Sopra: il libro di Judith Butler Trouble dans le genre: le féminisme et la subversion de l'identité
Poiché l'eterosessualità serve al dominio dell'uomo sulla donna, dobbiamo porvi fine rimuovendo i concetti di uomo e di donna, e imporre che il genere si fondi sull'orientamento sessuale (concezione soggettivista) e non sulla realtà obiettiva dell'identità di genere. Effettivamente, la Butler considera il genere sessuale come un ruolo imposto dalla società, giacché viene appreso, provato ed eseguito dall'individuo.
L'esecuzione «obbligatoria» di questo ruolo (della femminilità o della mascolinità) produrrebbe ciò che definisce la «finzione immaginaria» di un genere «naturale», che è alla base della distinzione tra il sesso esteriore e biologico e il «genere interiore» 14. Ciò costituisce ai suoi occhi un paradosso: la finzione secondo cui un individuo avrebbe un genere stabile.
E questa finzione immaginaria produrrebbe la distinzione altrettanto fittizia tra un «corpo interiore» (il genere desiderato nell'interiorità) e un «corpo esteriore» (il sesso biologico visibile all'esterno). Si giunge così alla sconcertante conclusione delle femministe radicali che rifiutano, come vedremo, l'uguaglianza e la differenza tra uomini e donne 15. Scrive la femminista Kate Bornstein:
Una rivoluzione antropologica
Questa teoria vuole essere una rivoluzione antropologica (vale a dire un cambiamento della concezione di ciò che è umano). Il suo obiettivo è di ripensare i rapporti uomo-donna partendo da una distruzione (nella neolingua moderna «decostruzione») della loro identità. Questo movimento segue due correnti femministe:
È la rivendicazione dei diritti della donna da un lato e la guerra dei sessi dall'altro. Queste due tendenze avevano ancora un aspetto pratico poiché il loro scopo era di ottenere la parità di diritti per legge (diritto di voto, parità di retribuzione, ecc...).
Il rifiuto delle differenze tra uomo e donna
Di conseguenza, le femministe di genere lottano per non definire più il «genere umano» usando la distinzione maschio-femmina. Esse rifiutano il termine «sesso» e lo sostituiscono con «genere», un vocabolo cui hanno cercato di attribuire un significato che permetta di escludere tutto ciò che potrebbe richiamare la mascolinità o la femminilità, o essere legato alla fertilità.
Durante accesi dibattiti, alcuni hanno proposto cinque generi: uomo, donna, omosessuali, lesbiche 18 e transessuali. Qualsiasi forma di attività sessuale diventerebbe quindi legittima. Durante i preparativi per la Conferenza di Pechino, nel 1995, l'uso del termine «madre» fu messo in discussione.
Le femministe di genere avevano anche tentato di sostituire il termine «famiglia», «che impone ruoli e tradizioni», con household («casa»); la madre di famiglia doveva diventare l'housecare (colei che gestisce la casa). Invece di parole ritenute «sessiste», come marito-moglie o padre-madre, esse volevano usare termini «sessualmente neutri», come «genitori» 19.
L'uguaglianza alla Conferenza di Pechino
Nel 1997, Michel Berger scriveva:
In nome dell'uguaglianza attraverso l'identità, viene rifiutata ogni nozione di complementarità tra uomo e donna. Le femministe esigono l'uguaglianza mediante la somiglianza e l'assenza di attribuzione dei compiti in base al sesso.
III DISCUSSIONE
In definitiva, queste elucubrazione chiamate «teoria del gender» si basano su un postulato e su proposizioni che sono nel loro insieme un rifiuto della realtà, vale a dire della natura e delle sue leggi. La premessa è che qualsiasi diversità porterebbe alla disuguaglianza e quindi all'oppressione.
Il rifiuto della natura e delle sue leggi
Il rifiuto dell'evidenza Le femministe di genere, scrivendo che l'uguaglianza di genere presuppone una differenza uomo/donna, sottintendono che non ci sarebbe alcuna diversità. Tuttavia, quando si cammina per strada, chiunque si rende conto a prima vista se incontra un uomo o una donna. Ẻ una cosa che «salta agli occhi», per usare un'espressione popolare. Se la persona parla, dalla sua voce si capisce se è un maschio o una femmina. E non avremmo il diritto di rendercene conto?
Queste persone vogliono che di noi si possa dire ciò che si dice di loro: «Hanno occhi e non vedono, hanno orecchie e non odono» (Sl 114, 5). Le femministe di genere rifiutano la dittatura della natura che richiede di essere uomo o donna. Ma questo rifiuto è insufficiente: questa tirannia è molto più grande di quanto esse dicono. Perché non spingere questa (folle) rivolta e rifiutare questo dispotismo a riguardo della necessità di respirare, di mangiare, all'impossibilità di volare fuori dalla finestra o di vivere sott'acqua?
La risposta è evidente: sarebbe un errore fatale a brevissimo termine. Inoltre, coloro che fossero inclini a questa «rivolta» sarebbero considerati pazzi e trattati come tali. Anche rifiutare la natura del proprio sesso è una follia. Certamente non provocherà una sanzione così rapida. La follia può quindi essere dimostrata. E dunque anche la sanzione primo o poi arriverà.
Non leggiamo forse ogni giorno di numerosissime storie di stupri e omicidi contro il gentil sesso (il «femminicidio») rispetto a quando si è iniziato a pretendere di «liberare» la donna? Lo psicologo e medico statunitense Leonard Sax ricorda preoccupato che la differenza ragazza/ragazzo resta importante:
La negazione della diversità tra uomo e donna Secondo la teoria del gender, la persona umana è prima di tutto un essere umano, prima ancora di essere un uomo o una donna. Questa concezione è una negazione della realtà umana, poiché l'essere umano asessuato in natura non esiste. Afferma lo psicoterapeuta Tony Anatrella:
D'altronde, il nostro patrimonio genetico è all'origine della nostra femminilità o mascolinità. Da un punto di vista scientifico, nei cromosomi dell'embrione c'è la coppia XX o XY della prima cellula risultante dalla fecondazione. Questa coppia definisce il sesso. Tale diversità cromosomica caratterizza i 70.000 miliardi di cellule che compongono il corpo umano nel corso della sua vita, dal concepimento fino alla morte 26. Gli esseri umani sono uomini o donne in tutte le cellule del loro corpo, e questo fin dal concepimento.
La negazione dell'attrazione spontanea verso il sesso opposto Inoltre, ci vuole una forte dose di cecità, di pregiudizi o di incoscienza, per affermare che il dinamismo naturale che spinge l'uno verso l'altro l'uomo e la donna sarebbe dovuto unicamente al condizionamento sociale. Come far credere che l'indossare i pantaloni ad un ragazzino sia l'unico motivo della sua attrazione dai dodici ai quattordici anni nei confronti delle ragazze?
D'altra parte, oggi molte ragazze indossano facilmente abiti maschili (la moda unisex); giovanissime, mostrano comunque una forte propensione a voler sedurre i ragazzi. Ai nostri giorni, i media chiedono crescenti misure per prevenire le gravidanze adolescenziali in quanto diventerebbero sempre più frequenti. Apparentemente, l'abbigliamento unisex non ha davvero svolto il suo ruolo.
Un postulato: ogni diversità porta all'oppressione
Le femministe di genere sostengono che qualsiasi differenza crei disuguaglianza e quindi dominio. Ci sono altre differenze naturali: forse che la forza fisica, la resistenza nervosa, l'altezza o la salute... sono le cause dell'oppressione? I greci avevano mostrato l'aberrazione del rifiuto della differenza con il mito di Procuste: questo bandito tagliava quelli che erano troppo grandi per il suo letto o allungava quelli che erano troppo piccoli per quello standard. Quindi sarebbero morti tutti.
La scelta di un'identità di genere (sesso) non risolve nulla Cos'è che prova che chi sceglie l'identità di genere maschile smetterebbe di fare violenza a chi ha scelto l'identità di genere femminile? E possiamo anche pensare che alcuni sceglieranno il maschile per fare violenza a persone che hanno fatto altre scelte. Anche se il peccato originale viene ignorato o negato, esso rimane presente.
Sopra: i cromosomi presenti nelle cellule di una femmina.
Le donne hanno fatto la Storia Judith Butler afferma che gli individui interpretano un ruolo maschile o femminile perché è stato loro imposto. E la permanenza in questo ruolo (obbligatoria!) sarebbe all'origine della «finzione» di un genere stabile «naturale». Insomma, qualcosa che non esiste (una finzione) avrebbe governato le relazioni umane per millenni. Ciò equivale ad ignorare la stragrande maggioranza degli uomini e delle donne che si sono pienamente riconosciuti, e continuano a riconoscersi, come la natura li ha plasmati 27.
Questa affermazione è assennata giacché sono esistite, in tutte le civiltà della Storia, donne che hanno influenzato il corso degli eventi: la regina Nefertiti (1370-1330 a.C.) tra gli egizi, (che ha assegnato alle donne un ruolo importante nella vita sociale 28), Semiramide, che fondò Babilonia intorno al 2000 a.C., Lisistrata (nel V secolo a.C.) tra i greci, Cornelia (190-115 a.C.), la madre dei Gracchi a Roma.
A noi più note, tutte le donne che, durante il cristianesimo, hanno fatto la Storia: Santa Genoveffa (422-502), Bianca di Castiglia (1188-1252), Santa Giovanna d'Arco (1412-1431), prima pastorella e contadina e in seguito a capo di un esercito, che rimproverò i generali ribelli dell'esercito del re di Francia, Maria de' Medici (1575-1642), Caterina di Russia (1729-1796), ecc... Queste donne non sapevano di avere un ruolo da imparare e... da interpretare!
Infatti, il degrado delle donne è stato il risultato diretto della cosiddetta Rivoluzione Francese (1789-1799), tradotta da Napoleone I (1769-1821) nel codice civile, che pose le donne in uno stato di inferiorità, passando dal potere paterno al potere del marito. Non è un'affermazione provocatoria vedere il nostro mondo moderno come una regressione piuttosto che come un progresso.
E non condivido nemmeno l'opinione della storica francese Élisabeth Badinter (nata Bleustein-Blanchet) che in un'intervista a France Info ha affermato che il nemico numero uno della donna è la religione, specificando che non limita il suo giudizio al fondamentalismo islamico. Lo scrittore André Malraux (1901-1976) gli aveva risposto in anticipo quando scrisse:
La complementarità: condizione della vita e della civiltà È evidente che le diversità sono reali, ma non tutte le differenze sono necessariamente negative, specialmente quando consentono la complementarità. Vedere la complementarità solo come un pretesto per la rivalità e i conflitti è segno di uno spirito marxista distorto e perverso. In ogni struttura umana (squadre sportive, vita sociale, ecc...) le complementarità sono necessarie per lo sviluppo di ciascuno e di tutti.
Un idraulico è diverso da un falegname: ma abbiamo bisogno di entrambi, soprattutto se non abbiamo le loro capacità. La complementarità dei ruoli nella città permette a tutti di vivere meglio. Coloro che non si avvedono di questa verità sono profittatori ciechi o spudorati del sistema che li nutre. Di per sé la complementarità dei sessi non causa alcun sistema oppressivo.
La condanna della complementarità pronunciata dalle femministe si oppone direttamente all'insegnamento del Libro della Genesi e alla volontà di Dio che ha detto: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile» (Gn 2, 18). E l'esclamazione del primo uomo alla vista della donna creata è un'esclamazione di ammirazione e di incanto che ha attraversato tutta la storia dell'uomo sulla terra.
Nel matrimonio cristiano la complementarietà degli sposi è feconda, non solo attraverso la procreazione, l'educazione e il miglioramento umano dei figli. Questa complementarietà, vivificata dalla carità tra gli sposi, li rende felici. Come insegna San Paolo, il marito deve amare sua moglie come Cristo ha amato la Chiesa al punto da dare la vita per lei. La moglie deve rispettare il marito (Ef 5, 28-29). La volontà di conformarsi a questa legge, anche se non perfettamente eseguita, dà, già quaggiù, un assaggio della vera felicità.
IV Conclusione
La teoria del gender è una divagazione senza alcuna base scientifica. È smentita dai fatti e dalla realtà. Ciò è normale: se si avanzano posizioni di principio senza preoccuparsi della realtà, il ragionamento può solo giungere a conclusioni aberranti.
Sopra: Dale O'Leary.
Sarebbe troppo lungo descrivere le diverse origini di questa corrente di idee
Queste sono le divagazioni che il Ministero dell'Istruzione Pubblica vorrebbe insegnare! Esse sono in netto contrasto sia con la Rivelazione cristiana che con le leggi naturali note alla ragione. A questo livello di opposizione alla realtà, dobbiamo vedere qualcosa di più serio della stupidità.
C'è la firma di chi ha dichiarato: «Non serviam». Colui che ha proposto ai nostri primogenitori di rifiutare il bene e il male definiti dal loro Creatore, e di autoproclamarsi essi stessi giudici su questo punto. Stava lavorando per allontanarli dalla sottomissione al Buon Dio che li aveva voluti maschio e femmina. È con questo nuovo «trucco» che i suoi seguaci vogliono pervertire le nuove generazioni.
APPENDICE I Queer Week all'Instituts d'études politiques
Nel marzo 2010, un gruppo di studenti ha lanciato la prima edizione della Queer Week («Settimana Queer») a Sciences Po (l'Istituto di Studi Politici di Parigi). Ẻ stata la prima settimana di riflessione su gender e sessualità organizzata in un'Università francese. Queer Week è stato un innegabile successo. Essa ha contribuito alla rimessa in causa delle norme di genere e della sessualità, esprimendosi politicamente, artisticamente e accademicamente 34. Ecco una testimonianza illuminante degli studenti di Science Po Parigi del 2014 35.
POSTFAZIONE A CURA DEL CENTRO CULTURALE SAN GIORGIO
Per non tediare il lettore, abbiamo preferito posporre (anziché premetterle) alcune riflessioni opzionali allo scopo di approfondire alcuni argomenti trattati in questo articolo. Si tratta di semplici considerazioni per richiamare alla mente alcuni principî enunciati o impliciti nei discorsi dei sostenitori della teoria del gender. e soprattutto la loro paternità.
Il principio di realtà
Uno degli elementi messi in risalto dai sostenitori del gender è la percezione interiore della propria sessualità rispetto alla propria anatomia. Questo modo di procedere non è una novità introdotta dalle femministe, ma affonda le sue radici nel pensiero della cosiddetta filosofia «moderna».
Il rifiuto della realtà procede primariamente dal disprezzo della ragione, il cui primo assertore fu Martin Lutero (1483-1546), che definì l'intelligenza «la prostituta del diavolo». Per Lutero, la ragione, indebolita dal peccato originale, non è assolutamente in grado di conoscere né la realtà, né la verità.
A sua volta, il filosofo Cartesio (1596-1650), padre del razionalismo moderno, con il suo «cogito ergo sum» («sono perché penso») pone la percezione della realtà mediante i sensi e la ragione non più come il conoscenza di qualcosa che è all'esterno dell'uomo, come faceva la filosofia classica, ma al suo interno. Immanuel Kant (1724-1804) e Friedrich Hegel (1770-1831) seguono la stessa corrente di pensiero.
Dunque, la conoscenza della realtà non sarebbe più il frutto del lavorio dei sensi e dell'intelletto per conoscere qualcosa di oggettivo e universale che è al di fuori di noi, ma un fenomeno interiore. Dunque, secondo la filosofia moderna, la conoscenza della realtà non nasce fuori di noi, ma dentro di noi.
Ne consegue che la percezione della realtà, divenendo un fatto interiore e personale, diventa un evento soggettivo. Ciò che per te è vero o esiste, per me è falso o non esiste. Dalla realtà, ossia dalla verità oggettiva, si passa all'opinione personale, ossia al soggettivismo, e di conseguenza al relativismo. Ed ecco distrutto il concetto di realtà e di verità oggettiva.
La lettura marxista
Uno degli elementi fondamentale dell'ideologia marxista è la dialettica. Per Karl Marx (1818-1883), la materia (l'unica categoria esistente) è in continua evoluzione. Tale evoluzione avviene attraverso un processo triadico (un concetto mutuato da Hegel, che in precedenza l'aveva applicato all'idea).
Due elementi opposti - la tesi e la antitesi - si scontrano dando luogo ad una nuovo elemento: la sintesi. Quest'ultima diviene una nuova tesi da contrapporre ad una nuova antitesi, e così all'infinito verso un miglioramento indefinito (il «progresso»). Applicando il processo triadico alla società, Marx contrappone due classi: il capitalismo (l'oppressore) al proletariato (l'oppresso), dal cui scontro nascerà la società senza classi (il comunismo).
Negli anni '60, i filosofi neo-marxisti (soprattutto quelli della Scuola di Francoforte) hanno applicato il processo dialettico all'uomo (l'oppressore) e alla donna (l'oppressa). Ed ecco nato il femminismo. Dallo scontro in chiave classista dei due sessi dovrebbe derivare il progresso... La teoria del gender è uno dei frutti avariati di questa filosofia utopistica, così lontana dalla realtà dell'uomo e della società.
L'odio per la natura e per l'ordine
In questo articolo, l'Autore parla della teoria del gender come di una forma rivolta, un tentativo di sovversione dell'ordine naturale delle cose. E in effetti, il rifiuto della propria corporeità è un'assurdità. Secondo questi nuovi prometei, l'umanità, per essere totalmente libera da qualsiasi costrizione esterna, dovrebbe poter scegliere tutto ciò che la riguarda, e soprattutto non vorrebbe che le fosse imposto da qualcosa che la trascende nulla che non desideri. Ed ecco dunque la rivolta dei figli verso l'autorità genitoriale (la «contestazione giovanile»), o verso l'autorità civile (l'anarchia). Per essere veramente libero l'individuo deve poter decidere in piena autonomia:
«O Libertà, quanti delitti si commettono in tuo nome»! (Jeanne Marie P. Roland).
Naturalmente, tutto ciò grazie alla complicità dei governi laici, sempre pronti a promulgare leggi che soddisfino il capriccio di chi vorrebbe una libertà illimitata. Ai sostenitori della teoria del gender vorremmo chiedere se quando sono stati concepiti nel grembo materno è stato chiesto loro in quale periodo storico, in quale parte del pianeta o in che famiglia venire al mondo. Hanno forse potuto scegliere il colore dei loro occhi, dei loro capelli o la loro statura? Niente di tutto questo!
Ẻ evidente che fin dal primo momento del concepimento, l'essere umano non ha alcuna possibilità di scelta, almeno fino all'età della ragione o dell'età adulta. Ed è altrettanto palese che dietro questa rivolta si cela quello spirito di ribellione che è figlio del rifiuto di qualsiasi forma di limitazione che ha il suo principio nella negazione del nostro status di creature.
Come gli occultisti, che mediante l'iniziazione cercano l'autodeificazione, i teorici del gender si considerano degli dèi, e in quanto tali hanno dichiarato guerra al vero Dio, a Colui che senza il loro consenso li ha creati secondo il proprio volere, una guerra spietata e senza limiti, nemmeno quelli imposti dalla natura e dalla ragione. L'odio per Dio si trasforma sempre nell'odio per l'ordine che c'è nel creato. Un'avversione che si manifesta soprattutto verso la famiglia monogamica fondata sull'unione di un uomo e una donna.
Spesso sentiamo dire dagli ambientalisti che se l'uomo ferisce natura questa si vendica. Lo stesso si può dire per qualsiasi vano tentativo di scegliere o mutare la propria sessualità, come se si trattasse di cambiare di vestito. L'esito sarà sempre lo stesso perché non siamo affatto degli dèi, ma - come abbiamo già ricordato altrove - delle misere creature mortali, fallibili e bisognose di tutto.
Troppo spesso l'uomo, inebriato dalla sete di libertà (come se fosse un assoluto), dimentica queste verità basilari. Non lasciamoci dunque ingannare da questi venditori di fumo, un fumo tossico sia per i singoli che per la società.
E IN ITALIA?
Essendo stato scritto da un francese, questo articolo risente della prospettiva dell'Autore, E in Italia che sta succedendo? La trattazione dell'argomento sarebbe troppo lunga, per cui ci limiteremo ad illustrare brevemente alcuni libri messi in commercio per preparare gli animi dei giovanissimi al cambiamento di mentalità in atto (un vero e proprio lavaggio del cervello...).
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