di Yves Tillard 1
Le società di pensiero
Affrontare la questione delle società di pensiero significa puntare i riflettori su tutti i settori della vita sociale, intellettuale, culturale, politica e religiosa. Si entra in un mondo complesso: club, think tank, laboratori di idee, sindacati, sètte, partiti politici, lobby, gruppi di ricerca, seminari, simposi, ecc... Tuttavia, queste strutture e organizzazioni non sono tutte «società di pensiero» che si caratterizzano, non per l'etichetta che gli è stata appiccicata, ma per l'obiettivo che perseguono e dai metodi utilizzati:
Non possiamo studiare le società di pensiero senza almeno menzionare succintamente alcune parole di Augustin Cochin (1876-1916), uno storico deceduto eroicamente durante la battaglia di Verdun nel 1916. Egli annota nell'introduzione al suo libro La Révolution et la libre-pensée («La Rivoluzione e il libero pensiero»):
Sopra: Augustin Cochin e il suo libro La Révolution et la libre-pensée.
Le sue ricerche sulla campagna che precedette le elezioni del 1789 in Borgogna in vista degli Stati Generali lo portò alla scoperta della palese ispirazione massonica dei «quaderni di lamentele». Si tratta di un fatto provato e confermato da Gaston Martin (1886-1960), un massone che fu professore universitario a Bordeaux e lo storico ufficiale del Grand'Oriente di Francia:
A partire da Cochin, l'espressione «società di pensiero» descrive i gruppi di persone impegnate in attività ideologiche per realizzare, promuovere, difendere e diffondere certe idee.
Trasformare la società
Agire sulle menti Le società di pensiero si modellano in molteplici forme di gruppi di persone che mirano a trasformare le menti in vista di un cambiamento nella società. Tecnico della «liberazione dell'individuo» per promuovere la creatività, Michel Fustier (1923-2018) conclude così il suo libro Pratiques de la créativité («Pratiche della creatività»), pubblicato nel 1973 2:
Sopra: Michel Fustier e il suo libro Pratiques de la créativité.
George Brock Chisholm (1896-1971), il primo direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha dichiarato:
Si tratta di trasformare lo spirito dei tempi, di trasformare lo spirito delle leggi, e quindi di trasformare gli uomini per trasformare le relazioni sociali e offrire un altro modello di vita quotidiana. Julian Beck (1925-1985), uno degli ispiratori della rivoluzione dei costumi negli anni '60 ha scritto:
La trasformazione richiederà del tempo
Si tratta di un lungo lavoro ideologico nella
società civile che renda possibile preparare il terreno, di
coltivarlo mediante una lenta sovversione degli spiriti.
Sir Julian Sorell Huxley (1887-1975), che fu il primo direttore generale dell'UNESCO, l'organizzazione mondiale della cultura e dell'istruzione, affermò nel 1946 durante un discorso inaugurale:
Un esempio significativo del fattore tempo necessario alla trasformazione delle menti, della morale e delle istituzioni, si ottiene leggendo il libro De la vie avant toute chose («La vita innanzitutto»), del dr. Pierre Félix Simon (1925-2008), attore protagonista in questa vasta operazione di trasformazione. Ignorare questa figura equivale a non comprendere altrettanto bene la vera rivoluzione avvenuta nella società francese e internazionale da più di mezzo secolo.
Durante la permanenza nelle carceri fasciste, dal 1926 al 1937, Antonio Gramsci (1891-1937), politico comunista, teorico dell'egemonia culturale e del potere, si impegnò in un'analisi delle ragioni del fallimento delle varie rivoluzioni comuniste, soprattutto nei Paesi occidentali cattolici:
Si tratta di ottenere una maggioranza ideologica, conquistata con diversi riferimenti. Gramsci, le cui parole miravano alla conquista del potere politico - che non è l'obiettivo di tutte le società di pensiero - sottolinea che il voto popolare confermerà - trasponendolo sul piano istituzionale e sul sistema di governo - un'evoluzione già acquisita dalla mentalità generale. Le sue analisi evidenziano il ruolo primordiale delle idee, e quindi dell'intellettuale, che per primo definisce con la sua funzione sociale, in quanto organizza
Il potere culturale inghiotte il potere politico. Sotto un'altra angolatura dell'attacco alla società, il sito web della Transatlantic Policy Network, una delle miriadi di organizzazioni che gravitano nell'orbita dell'ideologia globalista, ha precisato di aver
È a questo compito che si dedica la società del pensiero.
Funzionamento delle società di pensiero
Si tratta di sviluppare, produrre e fabbricare idee al fine di instaurare discussioni «libere» tra persone «libere», un'opinione comune o «sociale», come la descrive Cochin. Essa risulterà da un consenso o da un voto. Ma in nessun caso la società di pensiero si fa carico di incarnarla o di passare alla realizzazione.
Scambi «liberi» tra individui «liberati» Partecipare ad una società di pensiero presuppone liberarsi intellettualmente di qualsiasi collegamento. Si tratta di liberare il pensiero per isolarlo dal mondo reale e dalla vita che sono un vincolo, un'«autorità», ossia altrettanti freni alla creatività, alla ragione e all'immaginazione sovrana. Non dovrebbero esistere verità che si impongono, nessuna certezza acquisita... Bisogna respingere tutto ciò che può radicare la persona sia nell'ordine materiale che temporale, oltre che in quello dello spirito e del soprannaturale.
Ognuno ha o si forma la propria opinione. Questo è il poter dire tutto, pensare tutto... ma sotto controllo! Poiché per garantire la libertà d'azione della società di pensiero, ogni critica alle opinioni espresse alle discussioni o ai metodi utilizzati dev'essere vietata e comporta l'esclusione del partecipante. L'espressione è «a ruota libera», senza finalità di cui discutere. Liberarsi... per meglio rispettare questa regola obbligatoria e restrittiva che consiste nel «disallinearsi», nel separarsi dai proprî punti di vista sulla vita sociale, naturale e soprannaturale, di astenersi da ogni giudizio. Si tratta quindi di una pratica detentiva.
Coloro che hanno sperimentato l'ondata della «dinamica di gruppo» che ha raggiunto tutte le organizzazioni e tutti i ceti sociali, negli anni successivi al '68, e hanno avuto più o meno recise le loro radici, hanno sperimentato le vertigini che dà il vuoto. Si perdono tutti i punti di riferimento. Chi ricorda le condizioni della realtà, chi vi si aggrappa, viene eliminato dalla pressione del gruppo (ridicolizzato mediante osservazioni umilianti e messo in minoranza: ritardato, antiquato, conservatore, reazionario, sciovinista, sfruttatore, xenofobo, omofobo, fondamentalista, ecc...), ossia abbandonato a se stesso.
È un'operazione di liberazione mentale, non atta a sconvolgere nell'immediato la vita attraverso cambiamenti pratici, ma per relativizzare in prospettiva comportamenti e modelli, per distaccarsi progressivamente dalle regole acquisite precedentemente in termini di comportamento e di giudizio... Possiamo fare un paragone con ciò che si riscontra negli esercizi proposti nel libro Pratiques de la créativité di Michel Fustier. Nell'introduzione l'Autore invita alla cautela, perché questi temi portano a «rimettere in discussione valori profondi e molto cari».
I primi esercizi consistono nell'impegnarsi in una discussione contraddittoria. Ecco alcuni temi citati dall'Autore: l'opportunità di guidare in città, la normativa dell'ingresso di lavoratori stranieri, l'interesse di un'educazione liberale, la preferenza per un regime democratico o per uno totalitario, la persistenza del nazionalismo contro l'internazionalismo, la necessità di un ritorno alla natura, il diritto di eredità, la libertà sessuale, il posto delle donne nel lavoro, ecc... Dopo questi primi esercizi, l'Autore ritiene opportuno specificare:
Così, ad esempio, c'è un esercizio che si chiama «frantumare la famiglia» attraverso molte idee «fabbricate»:
Dopo mezzo secolo è opportuno ricordare l'obiettivo dichiarato da Michel Fustier: «Questo libro è interamente sostenuto dal profondo desiderio di accelerare la comparsa della nuova civiltà».
Pretesa di egualitarismo e assenza di gerarchia In una società di pensiero, titoli, funzioni, esperienze, convinzioni, ecc..., non hanno diritto di cittadinanza. I partecipanti costituiscono un'assemblea di eguali (ma, come vedremo in seguito, alcuni sono più «uguali» degli altri). Questa liberazione da tutto ciò che identifica, personifica e radica ha l'effetto di trasformare la persona, essendo unica, in quanto individuo, simile agli altri, uguale agli altri. Uno tra gli altri.
Individui liberi e uguali, tutti uguali, «spersonalizzati», con opinioni altrettanto valide, a discapito di specificità, di diversità, di competenze e talenti che normalmente caratterizzano ciascuno e la rendono una persona. La nozione stessa di gerarchia, nel senso di «ordinamento» dei valori e delle priorità è bandita. Nessuna opinione è più valida di un'altra. Tutto è valido; un voce, un sol uomo.
Grazie a tutto ciò emerge chiaramente il legame esistente tra questi primi due fondamenti: la libertà e l'uguaglianza. Libertà di pensare e ripensare tutto al di fuori di ogni apparente autorità vincolante, che sia l'autorità della conoscenza, dell'esperienza, di una persona o di un'organizzazione. Adrien Loubier, nel suo libro Groupes réducteurs et noyaux dirigeants («Gruppi riduttivi e nuclei dirigenti»), definisce la società di pensiero come «un'assemblea di eguali deliberanti».
Libertà e uguaglianza sono fattori determinanti per la massima alienazione da ogni autorità e pregiudizio.
L'arte di creare coesione Per elaborare un'«opinione sociale» - l'obiettivo della società di pensiero - i partecipanti devono fare blocco. Ciò richiede che i partecipanti siano sufficientemente liberi da vincoli personali o da una qualsiasi gerarchia di valori o di persone. Libertà, uguaglianza! Le discussioni avviate generano pareri e opinioni personali, necessariamente diverse tra loro. Shock, contraddizioni...
Le realtà su cui generalmente c'è assenso si offuscano, diventano vaghe, creano dubbi. Emergono confronti tra le opinioni... A poco a poco, le convinzioni e le certezze personali svaniscono. La coesione del gruppo porta l'individuo o all'accettazione di ciò che viene proposto, o all'autoesclusione mediante l'emarginazione. Il che porta alla fratellanza! Per raggiungere un'opinione o una mozione comune, tutti devono all'interno del gruppo metterci qualcosa di proprio, e al di là delle proprie conoscenze e della propria competenza... faccia concessioni e accetti di ridimensionare la propria opinione.
Il gruppo ha un effetto veramente riduttivo. Il risultato delle opinioni uguali tra loro diventa «l'opinione media», o sociale. Le realtà non contano: serve un'opinione comune. Per consenso o mediante il voto, la società del pensiero pretende di esprimere la «volontà generale» che determina ciò che è vero, ciò che è bello, ciò che è buono e ciò che è giusto. Augustin Cochin annota:
Chi ha vissuto le assemblee generali degli «studenti» del '68 e gli scioperi nelle fabbriche, conosce l'importanza del voto... per alzata di mano! Niente di peggio per annientare ogni accenno di reazione e neutralizzare o addirittura eliminare qualsiasi personalità forte.
Può essere adottata solo la posizione della maggioranza. Chi rifiuta di sottomettersi a quest'ultima esclude se stesso, tanta è la pressione psicologica esercitata dal gruppo e la «verità» collettiva che da esso emana. Giunti al potere, scrive Cochin, i sostenitori della nuova linea di pensiero tratteranno i recalcitranti come sospetti o come nemici del popolo... e non esiteranno, se necessario, a ricorrere all'eliminazione fisica.
Il governo «democratico»
Tuttavia, qualsiasi gruppo di persone che discute argomenti relativi alla vita sociale non costituisce necessariamente una società di pensiero. Lasciato a se stesso, il gruppo non durerà più del gioco di un bambino senza una guida! Appare una nuova condizione di esistenza e di efficacia della società di pensiero. Pertanto, un gruppo non può fare altro che annotare gli interventi reciproci, o elaborare una mozione, una sintesi... soprattutto quando il compito, complesso, è frutto di scambi confusi in un disordine intellettuale.
La missione è quindi curata o affidata ad un partecipante di buona volontà che verrà aiutato in questo delicato lavoro da uno o più partecipanti che - volontariamente o scelti - suggeriranno, rettificheranno, chiariranno, guideranno... consapevolmente o meno per un dato scopo. In effetti, occorre un circolo interno più o meno articolato, o «nucleo dominante» che prenda in mano la gestione del gruppo, esercitando il potere - ma senza responsabilità - in nome e all'insaputa della maggioranza dei partecipanti.
La società di pensiero ha dunque un suo «governo», il potere occulto, pur garantendo un'apparenza democratica nelle decisioni prese o nelle mozioni. Parlare di opinione comune risultante da una decisione collettiva, ottenuta mediante il consenso o il voto, è un'esca. Infatti, la maggioranza è governata da un circolo dominante occulto, e quindi non è responsabile. Augustin Cochin osserva:
La Massoneria è il modello di società di pensiero costruita consapevolmente. È una combinazione di società segrete: i massoni che partecipano alle riunioni delle Logge di rango N possono infatti essere stati iniziati di rango N+1, senza essere conosciuti come tali dai Fratelli di rango N. Il che rende possibile orientare il lavoro della Loggia nella direzione desiderata, sia all'interno dell'organizzazione stessa che fuori. Così, trattando del Rotary e del Lions Club, il nº 30 (monografico) della rivista Historia, intitolato Les francs-masçons («I massoni»), osservava:
Inoltre, Augustin Cochin sottolinea l'importanza della segretezza:
Gli effetti del lavoro della società di pensiero
Le scoperte della psicologia contemporanea hanno decuplicato la modalità di funzionamento delle società di pensiero.
Violenza personale Il lavoro tra persone uguali e libere da ogni attaccamento porta ad un'atrofia della persona che, isolandosi da ciò che realmente è, si svuota di tutta l'eredità ricevuta, considerata alienante. Ma l'uomo è per natura un erede che riceve tutto da ciò che lo circonda. La persona, liberata da ogni autorità, fuorché dalle regole del gioco imposte, liberata da vincoli intellettuali, morali e spirituali, senza un riferimento per esercitare ed esprimere giudizi - è vietato criticare - funziona unicamente sulla sensibilità, sull'inconscio e sull'immaginazione, e quindi non sa mettere in ordine sia le proprie idee che quelle ricevute dagli altri durante le discussioni.
L'intelligenza che, a partire dall'osservazione e dall'ascolto, analizza, confronta, soppesa e giudica... è come paralizzata. La pratica ripetuta di questo esercizio porta all'atrofia, alla corruzione e alla dissoluzione dell'intelligenza che non è più in grado di entrare più in contatto con la realtà. Allo stesso tempo, si nota un disordine, un'ipertrofia dell'immaginazione e della sensibilità, per non dire del sentimentalismo.
Disincarnata, tagliata fuori dalla realtà, la mente dubita della validità di alcune conoscenze o credenze acquisite; la paura di esprimere un'opinione che potrebbe andare contro l'idea della maggioranza genera silenzio... o accettazione. Cochin chiama questo fenomeno «legge sociale di riduzione», che Adrien Loubier, associandola a quella che chiama «legge della selezione», la definisce così:
Il pensiero, sotto l'effetto dei confronti e delle discussioni, si riduce a parole, a slogan - ideologia in pillole - a discorsi vuoti e a verbosità. Non senza ragione Cochin parla di oppressione della persona nell'ordine intellettuale, spirituale, morale e sensibile.
Fabbricazione dell'opinione pubblica Le nostre molteplici società umane nella loro diversità sono un campo di scelta per osservare gli effetti prodotti.
Le generazioni che hanno vissuto i primi anni successivi al Concilio Vaticano (1962-1965) e possono ricordare la «schiera» di cattolici che in tutta fretta adottò un linguaggio (e ben presto anche le pratiche) che rompeva completamente con gli usi, con la liturgia e con la dottrina precedenti: «chiesa in cammino», «cristiano adulto», «dialogo con il mondo moderno», «impegno nel sociale», «liberazione», «progresso», «ritorno alle origini», «chiesa dei poveri», «comportamento aperto», «laicato impegnato», «presa di coscienza ecclesiale, ecc...
Sopra: sessione del Concilio Vaticano.
Tanti nuovi riferimenti usciti da vari movimenti
costituirono la nuova Azione Cattolica, le Settimane sociali, le
associazioni di intellettuali... che poi sono divenute società di
pensiero. Uniformità, simultaneità di nuovi orientamenti, la forza
di decreti che obbligavano ai cambiamenti giunsero anche da
religiosi affidabili, alcuni dei quali osarono esprimere il loro
disaccordo solo in privato, per paura di rappresaglie.
Oggi, i mezzi per la propagazione del lavoro delle società di pensiero possono essere la pubblicità, i corsi di formazione, l'insegnamento, Internet, le assemblee dei Vescovi, i club di lettura, la liturgia domenicale (o ciò che ne resta), la partita amichevole di bocce, la redazione di quaderni di rimostranze, o la rotonda vicino all'ipermercato... A proposito della protesta dei «gilet gialli», è doveroso notare l'osservazione fatta il 16 dicembre 2018 durante una trasmissione radiofonica dal giornalista Jean-Michel Apathie:
La pressione sociale, le abitudini acquisite nel dare la propria opinione su tutto, i sondaggi, il potere mediatico dei mezzi di comunicazione, l'emarginazione e la riduzione al silenzio di chi «non sa pensare bene»... non mancano di contribuire alla moltiplicazione dell'opera delle società di pensiero. La macchina funziona. All'interno delle strutture e delle organizzazioni che abbondano in tutti i centri della vita sociale, senza intoppi, con dolcezza, senza toccare le apparenze, le menti e le istituzioni vengono stravolte; esattamente come viene eroso senza modifiche visibili il legno di un telaio sotto l'azione delle termiti, fino alla distruzione dell'edificio.
L'espressione di quella che viene chiamata «opinione pubblica» è infatti unicamente l'ufficializzazione dell'operato delle società di pensiero, un'opinione «formattata» dagli onnipresenti mass media che trasmettono all'unisono le stesse notizie. L'opinione sociale prodotta si propone di conquistare l'opinione pubblica. Cochin, attraverso il suo lavoro, evidenzia chiaramente la strategia e la volontà affinché l'opinione venga adottata, sebbene questo passaggio non sia di responsabilità della società di pensiero: oggi, media, forum e blog su Internet e i social network sono altrettante casse di risonanza del lavoro delle società di pensiero.
Dalle idee alle istituzioni Le dichiarazioni ufficiali di personalità riconosciute sono più evocative di un commento.
● Stati Uniti: Hillary Clinton, membro dell'amministrazione Obama, durante l'inaugurazione della filiale del Council on Foreign Relations (CFR), un potente club globalista, ha dichiarato a Washington, il 15 luglio 2009:
● Chiesa cattolica: nel 1964, ossia in pieno Concilio, un alto dignitario massone, Yves Marsaudon (1899-1985), scrisse nel libro L'œcuménisme vu par un franc-maçon de tradition («L'ecumenismo visto da un massone di tradizione»):
● Repubblica francese: Pierre Mollier, curatore del museo della Massoneria e membro del Grand'Oriente di Francia, rispondendo alle domande di un giornalista 9 in occasione del 3° centenario dell'istituzione ha affermato:
Conclusione
Osservare le società di pensiero significa capire come si possa passare da una visione della società ad un cambiamento della società. Significa comprendere la traiettoria delle idee che guidano il mondo e che creano l'opinione pubblica. È capire che nel tempo è possibile sconvolgere una società: passare dalle opinioni alle idee, dalle idee alle certezze e dalle certezze agli sconvolgimenti nelle menti e nelle istituzioni. Per Gramsci, attraverso l'azione culturale, le società di pensiero possono accerchiare e manipolare tutte le istituzioni e il potere politico.
Applicando i loro meccanismi d'azione sulle istituzioni e rivelando i loro metodi di manipolazione delle masse per creare l'opinione pubblica, le società di pensiero si rivelano come il principio attivo 10 delle nostre democrazie. Infatti, attraverso le sue analisi storiche, Augustin Cochin ha concluso che la democrazia è il governo di una minoranza (un tritacarne) - le società di pensiero - che elimina la personalità più forti per portare al potere un'oligarchia di mediocri e di abili oratori.
APPENDICE I METODI DELLE SOCIETà DI PENSIERO
Nel suo libro De la vie avant tout chose 11, il Dr. Pierre Simon descrive l'azione in favore della contraccezione e dell'aborto, diffusa nell'arco di un quarto di secolo (1950-1974), di cui la legge Neuwirth sulla contraccezione (nel 1967) segnò il punto di partenza di tutta la legislazione francese in materia di bioetica. Le sue spiegazioni illustrano i metodi utilizzati dalle società di pensiero.
Un'azione multiforme
L'evoluzione sociale contro la vita introdotta dal Dr. Simon è stata il risultato di azioni lanciate in più ambienti contemporaneamente (politico, medico, sociale, mediatico e anche religioso), per dare l'impressione di un movimento di massa. Reti utilizzate dall'Autore sono allo stesso tempo schermi il cui scopo è sempre quello di nascondere la vera origine delle azioni, vale a dire la Massoneria. Il risultato ottenuto era partito
da una riflessione concepita dai Fratelli della Loggia La nouvelle Jérusalem.
da un gruppo: Littré (una società del pensiero).
da una rete, il Planning Familial (di cui Simon fu cofondatore).
dall'azione delle Fratellanza Parlamentare;
dalle azioni e dalle provocazioni trasmesse
dai media:
● «Includere le rivendicazioni popolari» 17; inscrivere nel campo del reale «ciò che la legge proibisce» 18;
● Una volta raggiunto il consenso - in parte con l'aiuto delle forze provocatrici - occorre far sì che lo Stato faccia proprio un fatto che finora è apparso solo come un tema utilizzato dai gruppi di protesta:
●
Per ottenere il consenso popolare,
associare ciò che è viscerale a ciò che viene presentato come
scientifico:
● Una rete importante da non trascurare: i teologi:
Il senso dell'organizzazione
Per illustrare questo risultato, proveniente da una società di pensiero, occorre sottolineare una delle qualità essenziali di ogni squadra motrice: la tenacia, il significato delle tappe:
La lunga marcia durò trent'anni anni, dal 1950 al 1980. Il suo obiettivo: trasformare la società nella sua interezza...
Note
1 Traduzione dall'originale francese Sociétés de pensée, opinion publique et subversion (Action Familiale et Scolaire, Parigi 2020), a cura di Paolo Baroni.
2
In questo studio vengono citati volontariamente documenti, scritti e
citazioni «vecchie», per permettere al lettore di apprezzare la
portata di questi laboratori di idee che sono le 3 Frase pronunciata da Chisholm durante una conferenza sull'educazione tenuta in California l'11 settembre 1954. 4 Cfr. G. Mantegna, We, the Living Theater («Noi, il teatro vivente»), Ballantine Books, 1970, pag. 14; Anarchisme et non violence, n° 27, ottobre 1971. 5 Cfr. J. Baby, La grande controverse sino-soviétique («La grande controversia cino-sovietica»), éd. Grasset, 1966. 6 Discorso di Julian Huxley all'assemblea dell'UNESCO, del 20 novembre 1946. 7 Gruppo politico che cerca di promuovere certe idee. 8 Cfr. Y. Marsaudon, L'œcuménisme vu par un franc-maçon de tradition, Vitiano, 1964, pag. 121. 9 http://www.lemonde.fr/politique/article/2017/02/27/francois-hollande-rend-hommage-auxfrancs-macons 10 Per definizione, il principio attivo è una sostanza contenuta in un medicinale, avente azione terapeutica e che, rispetto agli eccipienti, si trova in piccole quantità. 11 Certo ci vuole un bel coraggio ad intitolare un libro La vita innanzitutto quando si tratta di un'opera in favore di chi semina la morte! 12 Cfr. P. Simon, De la vie avant tout chose, Mazarine, Parigi 1979, pag. 143. 13 Ibid., pag. 83. 14 Ibid., pag. 188. 15 Ibid., pag. 135. 16 Ibid., pag. 84. 17 Ibid., pag. 207. 18 Ibid., pag. 131. 19 Ibid., pag. 85. 20 Ibid., pag. 205. 21 Ibid., pag. 134.
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